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Contenuti del libro
Informazioni
“How to ADHD” di Jessica McCabe in italiano” di Jessica McCabe… questo libro è una vera svolta per chiunque si senta perso o inadeguato a causa del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività. Non è la solita guida noiosa, ma un viaggio onesto e pieno di speranza nell’esperienza della neurodivergenza. Jessica McCabe, con la sua voce autentica, svela gli ostacoli invisibili dell’ADHD, spiegando come le difficoltà con le funzioni esecutive, la gestione del tempo, la motivazione e la memoria di lavoro non siano segni di pigrizia, ma il risultato di un cervello che funziona in modo diverso. Il libro non si limita a descrivere i problemi, come la disregolazione emotiva o le sfide nelle relazioni ADHD, ma offre strategie ADHD concrete e personalizzate per domare il caos quotidiano. Non c’è un “luogo” specifico, se non la mente di chi convive con l’ADHD e il mondo che lo circonda, ma i “personaggi” principali siamo noi, le persone con ADHD, e chi ci sta accanto. L’obiettivo è smettere di lottare contro se stessi e iniziare a lavorare con il proprio cervello, scoprendo i punti di forza ADHD e trovando supporto nella comunità ADHD. È un invito all’accettazione ADHD e a costruire una vita che valorizzi il proprio modo unico di essere.Riassunto Breve
Le persone a volte si sentono inadeguate o come se fallissero perché fanno fatica con cose che ad altri sembrano facili. Questa sensazione nasce spesso dal cercare di rispettare regole e aspettative fatte per chi ha un cervello che funziona in modo “normale”. Invece di essere pigri o disattenti, queste difficoltà possono dipendere dall’ADHD, che non è solo non riuscire a stare attenti, ma un modo diverso in cui funziona il cervello. Questo influenza come si organizzano le cose, come si gestisce il tempo e come ci si concentra, soprattutto quando un compito non è stimolante. Molti non capiscono bene l’ADHD e continuano a provare a fare di più, il che non funziona e li fa sentire peggio. La cosa importante è capire l’ADHD, parlare con altri che vivono la stessa cosa e imparare a lavorare *con* il proprio cervello, non contro di esso, lasciando perdere l’idea di dover solo “sforzarsi di più”. Il percorso può essere difficile, ma con il supporto giusto e capendo meglio se stessi, si può andare avanti. Il vero cambiamento arriva quando si smette di cercare di essere come gli altri e si accetta e valorizza il proprio modo di essere. Chi ha l’ADHD non ha un problema di attenzione in sé, ma fa fatica a controllarla. È come avere una porta sempre aperta alle distrazioni. C’è anche l’iperfocus, dove ci si concentra tantissimo su una cosa e si perde la cognizione del tempo. La concentrazione dipende molto dall’interesse. Anche le “funzioni esecutive”, che sono come il capo del cervello per organizzare e decidere, sono spesso deboli. Questo crea problemi a fermarsi prima di agire, a ricordare le cose al volo e a cambiare attività. Pure il sonno è spesso disturbato, rendendo tutto più difficile. Per gestire queste cose, si possono usare strategie come rendere i compiti più interessanti, ridurre le distrazioni, usare calendari o liste, semplificare le cose e prendersi delle pause. È utile anche accettare che il cervello tende a distrarsi e imparare a riportare l’attenzione senza giudicarsi. Le persone con ADHD percepiscono il tempo in modo strano, come se non vedessero bene il futuro prossimo, il che rende difficile pianificare. La motivazione non viene tanto dall’importanza di un compito, ma da quanto è urgente, nuovo, difficile o interessante, per via di come funziona la dopamina nel cervello. A volte l’azione aiuta a trovare la motivazione. La memoria a breve termine (di lavoro) è spesso debole, anche se quella a lungo termine va bene. Questo rende difficile ricordare di fare le cose in futuro o richiamare informazioni al momento giusto. Usare strumenti esterni e semplificare le attività aiuta molto. È importante accettare di dimenticare e trovare modi per compensare. Le emozioni sono sentite in modo più forte e durano di più, il che può rendere difficili le relazioni e far sembrare le reazioni esagerate. Reprimere le emozioni non funziona. Riconoscerle e capirle è meglio. Anche le relazioni sociali possono essere una sfida, a volte è difficile capire i segnali degli altri o gestire l’empatia. Costruire relazioni piano piano e avere una buona opinione di sé aiuta. L’ADHD spesso si presenta insieme ad altre condizioni, come ansia o depressione, e fattori esterni come la cultura o i pregiudizi rendono tutto più complicato. Serve un approccio che consideri tutti questi aspetti insieme. Le relazioni, specialmente quelle strette, possono essere difficili perché ci sono aspettative non soddisfatte e problemi pratici legati all’ADHD. Le soluzioni normali per le relazioni spesso non funzionano. Servono empatia, collaborazione, concentrarsi sul positivo e prendersi cura di sé. Ma non basta cambiare a livello personale o di coppia; serve un cambiamento nella società per accogliere meglio la neurodiversità. Questo significa più supporto a scuola, al lavoro e nella sanità. Parlare apertamente dell’ADHD e lavorare insieme per un mondo più inclusivo è fondamentale. Cambiare il mondo inizia anche cambiando il proprio modo di vedere le cose e accettando se stessi. Nonostante le difficoltà, l’ADHD porta anche dei punti di forza che spesso non vengono visti. L’impulsività può diventare iniziativa, la curiosità può portare a conoscenze profonde, e la difficoltà a pensare in modo lineare può portare a grande creatività. Non bisogna concentrarsi solo sui problemi, ma trovare un equilibrio e usare i propri talenti naturali. Ognuno ha punti di forza diversi, e mettendoli insieme in una comunità ci si supporta a vicenda. Riconoscere e usare questi talenti, anche quelli che sembrano semplici, è il primo passo per valorizzare la neurodiversità e vivere al meglio. Questo lavoro è stato possibile grazie all’aiuto di tante persone, dalla comunità online a editor, scrittori, scienziati e amici, che hanno contribuito con idee, supporto e competenze, dimostrando quanto sia importante la collaborazione e la comprensione reciproca.Riassunto Lungo
1. ADHD: Svelare gli Ostacoli Invisibili
La sensazione di inadeguatezza
È molto comune sentirsi costantemente inadeguati e percepire di non essere mai all’altezza delle aspettative degli altri. Questa sensazione nasce spesso dall’esperienza di non riuscire a rispettare degli standard creati per persone con un funzionamento neurologico tipico, cosiddetto neurotipico. Di conseguenza, si finisce per interiorizzare dei giudizi negativi, sentendosi “irresponsabili”, “caotici” o “negligenti”. Nel tentativo di superare queste difficoltà, vengono spesso messe in atto strategie comuni come negare le difficoltà, scusarsi di continuo, chiedere comprensione oppure sforzarsi di “provare di più”. Tuttavia, queste strategie si rivelano inefficaci e generano frustrazione nel lungo periodo.Comprendere l’ADHD
Per superare veramente queste difficoltà, è fondamentale capire che potrebbero derivare dall’ADHD. L’ADHD è una condizione neurologica spesso non compresa fino in fondo. È importante sapere che l’ADHD non è semplicemente un problema di attenzione, ma un modo diverso in cui funziona il cervello. Questo diverso funzionamento ha un impatto significativo sull’organizzazione, sulla gestione del tempo e sulla capacità di concentrarsi su attività che non suscitano particolare interesse. Molte persone convivono con l’ADHD senza averne piena consapevolezza, utilizzando quindi strategie che non funzionano e finendo per sentirsi in colpa e inadeguati.Un nuovo approccio
Per affrontare efficacemente l’ADHD, è essenziale prenderla seriamente e cercare il confronto con altre persone che vivono esperienze simili. Ma soprattutto, è cruciale imparare a collaborare con il proprio cervello, invece di lottare contro il suo funzionamento naturale. Questo significa abbandonare l’idea di dover “provare di più” e iniziare a sviluppare strategie personalizzate, create appositamente per le specifiche esigenze di chi ha l’ADHD. Questo percorso può presentare degli ostacoli e dei fallimenti, ma è importante non arrendersi, sostenendosi a vicenda nella comunità e sviluppando una maggiore comprensione di sé. Il vero cambiamento avviene quando si smette di voler rientrare in un modello standard e si comincia invece a dare valore al proprio modo unico di essere e di vivere nel mondo.Ma se l’ADHD è solo un “modo diverso di funzionare del cervello”, come mai sembra richiedere un “nuovo approccio” e “strategie personalizzate” invece di essere semplicemente accettato come una variazione naturale?
Il capitolo presenta l’ADHD come una condizione che necessita di un approccio specifico e di strategie personalizzate, quasi fosse un problema da risolvere, e non come una semplice diversità neurologica da accogliere e valorizzare. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile approfondire le neuroscienze e la psicologia clinica, studiando autori come Oliver Sacks, per comprendere meglio la complessità delle “diversità” neurologiche e il confine tra normalità e patologia.2. Domare il Caos: Focus, Funzioni Esecutive e Sonno nell’ADHD
Chi ha l’ADHD non ha meno attenzione degli altri, ma fa fatica a gestirla. È come se la sua attenzione fosse sempre disponibile a essere distratta, sia da cose che succedono intorno, sia dai propri pensieri. Per questo, concentrarsi su quello che si deve fare diventa difficile. A volte, però, succede il contrario: ci si concentra talmente tanto su qualcosa da dimenticarsi di tutto il resto e perdere la nozione del tempo. Questo si chiama iperfocus ed è un altro modo in cui l’ADHD rende difficile gestire l’attenzione. La capacità di concentrarsi è più forte quando si è interessati a qualcosa, perché chi ha l’ADHD spesso ha bisogno di più stimoli per attivare il cervello.Funzioni esecutive
Oltre all’attenzione, l’ADHD crea problemi anche con le funzioni esecutive. Queste funzioni sono come il capo del cervello, che organizza le attività, decide cosa è importante e aiuta a portare a termine i compiti. Quando le funzioni esecutive non lavorano bene, diventa difficile controllare le reazioni impulsive, ricordare le cose mentre si fanno e passare da un’attività all’altra. Ci sono due tipi di funzioni esecutive: quelle “calde”, che reagiscono alle emozioni, e quelle “fredde”, che sono più logiche. Nelle persone con ADHD, le funzioni “calde” tendono a prendere il sopravvento quando ci si sente sotto pressione.Sonno e ADHD
Anche il sonno è spesso disturbato nell’ADHD. Molti hanno problemi a dormire per diverse ragioni: il cervello è troppo attivo o, al contrario, non abbastanza stimolato, gli orari del sonno cambiano spesso, oppure si rimanda l’ora di andare a letto, rubando tempo al riposo. Dormire poco peggiora i sintomi dell’ADHD, rendendo ancora più difficile concentrarsi, ricordare e controllare le emozioni.Strategie per migliorare il focus
Per migliorare la concentrazione, si possono usare diverse strategie. Un modo è rendere l’attività su cui ci si deve concentrare più interessante e ridurre le distrazioni. Un altro è imparare a riportare l’attenzione sul compito senza giudicarsi quando ci si distrae. È anche importante gestire l’iperfocus, usare il movimento per aiutare la concentrazione e dare al cervello il tempo di riposare.Strategie per le funzioni esecutive
Per aiutare le funzioni esecutive, è utile semplificare le cose da fare, trovare soluzioni adatte alle proprie esigenze, tenere conto che l’ADHD può rendere le cose più complicate e organizzarsi con dei sistemi personalizzati. Questo significa riconoscere che l’ADHD può aggiungere un “costo extra” nella vita di tutti i giorni e trovare modi per compensare queste difficoltà.Strategie per il sonno
Per dormire meglio, è fondamentale dare importanza al riposo e creare delle buone abitudini per il sonno, che tengano conto delle proprie necessità. È utile trovare la motivazione per andare a dormire, rispettare il proprio ritmo naturale del sonno e avere un piano di riserva per le notti in cui si fa fatica a dormire.Trovare un equilibrio
L’obiettivo finale è trovare un equilibrio. Bisogna accettare che il cervello tenderà sempre a vagare, ma è possibile imparare a guidarlo e gestirlo nella vita di tutti i giorni, usando gli strumenti giusti.Ma il capitolo non rischia di ridurre l’ADHD a una serie di ‘problemi’ da risolvere con ‘strategie’, trascurando la complessità individuale e la varietà delle esperienze di chi vive con questa condizione?
Il capitolo, pur introducendo concetti importanti come le funzioni esecutive e l’iperfocus, sembra offrire una visione eccessivamente schematica dell’ADHD. Per comprendere appieno la condizione, sarebbe utile esplorare le diverse sfumature dell’ADHD, leggendo autori come Temple Grandin o Oliver Sacks, che hanno esplorato la neurodiversità in modo più approfondito, o approfondire la ricerca sulla specificità degli interventi basati sull’evidenza.3. Rewiring Time, Motivation, and Memory for ADHD Brains
Le persone con ADHD hanno un modo particolare di percepire il tempo. Questa condizione è spesso chiamata “cecità al tempo” o “miopia temporale”. A causa di questa percezione alterata, diventa difficile gestire il tempo. Infatti, è complicato capire quanto durano le attività, fare programmi e rendersi conto di come il tempo passa. Chi ha ADHD spesso si concentra solo sul presente, e gli eventi futuri sembrano poco importanti. Per questo motivo, quando si pensa a quanto tempoRichiede un compito, ci si dimentica facilmente dei preparativi necessari o di quello che bisogna fare dopo. Le tecniche tradizionali per gestire il tempo spesso non funzionano per le persone con ADHD.La motivazione e l’ADHD
La motivazione nelle persone con ADHD funziona in modo diverso. Non è tanto l’importanza di un compito a spingere all’azione, ma piuttosto se quel compito è urgente, nuovo,Stimolante o interessante. Questo accade perché la chimica del cervello, in particolare la dopamina, è diversa nelle persone con ADHD. Premi o riconoscimentiChe arriveranno in futuro non motivano molto, perché sembrano lontani e pocoConcreti. Inoltre, se un compito viene percepito come negativo o difficile, puòComparire una sorta di “muro di paura” emotivo Che blocca completamente l’azione. È interessante notare come a volte iniziare a fare qualcosa può far nascere la motivazione stessa. Però, la mancanza di motivazione non è l’unico problema. AncheNon avere le capacità giuste, non avere gli strumenti necessari, essere troppo perfezionisti o avere problemi di memoria possono rendere difficileCompito.La memoria e l’ADHD
La memoria a lungo termineDi solito funziona bene, ma la memoria di lavoroSpesso è meno efficiente nelle persone con ADHD. Questo crea problemi nelCodificare, cioè nelRegistrare le informazioni nella mente. L’ADHD rende più difficile anche ricordare le coseLiberamente eProgrammare azioni nel futuro, la cosiddetta memoria prospettica temporale. Per affrontare questi problemi, possono essere utiliDiverse strategie. Per esempio, usareSupporti esterni come calendari e liste per tenere traccia degli impegni. Un altroApproccio è semplificare i compiti perNon sovraccaricare la memoria di lavoro. Inoltre, si può migliorare il modo in cui si memorizzano le informazioni usando metodi di apprendimento attivo, CheCoinvolgonoAttivamente la mente. Infine, usare promemoria può essere molto utile perNon dimenticare le cose importanti. È fondamentale accettare Che a volte dimenticare è normale per chi ha ADHD. Invece diConsiderarlo un fallimento, è meglioConcentrarsi sullo sviluppo di strategie perCompensare questi vuoti di memoria. Inoltre, è importante ricordare Che una memoria Che funziona in modo diverso può avere anche aspetti positivi inaspettati.Ma se ci concentriamo solo sui “talenti nascosti” dell’ADHD, non rischiamo di banalizzare le vere sfide che chi ne soffre deve affrontare ogni giorno?
Il capitolo presenta una visione ottimistica dell’ADHD, enfatizzando la trasformazione di “difetti” in “risorse”. Tuttavia, questa enfasi sui talenti potrebbe semplificare eccessivamente una condizione complessa. È cruciale considerare se questa prospettiva rischia di minimizzare le difficoltà quotidiane e le sofferenze associate all’ADHD. Per una comprensione più equilibrata, si consiglia di esplorare lavori che affrontano sia gli aspetti positivi che le sfide dell’ADHD, magari leggendo autori che si occupano di neurodiversità e psicologia clinica, come Russell Barkley, noto per i suoi studi sull’ADHD.7. Dietro le Quinte: Un Ringraziamento Corale
Il libro è nato grazie all’impegno di molte persone che hanno offerto il loro sostegno. Un aiuto iniziale e fondamentale è arrivato da Scot Melville, il cui incoraggiamento e le sue risorse hanno permesso di superare un momento difficile e continuare con il progetto.Il ruolo della comunità
La comunità di “Brain Advocates” e “Patreon Brains” è stata essenziale non solo per la sopravvivenza, ma anche per la crescita del progetto “How to ADHD”. Grazie a questa comunità, è stato possibile sviluppare sia il canale online che la pubblicazione del libro.Il team editoriale
Un contributo importante è stato dato dall’editor, Elysia Liang, che si è dimostrata paziente e comprensiva. Ha saputo adattarsi alle esigenze specifiche legate all’ADHD e ha offerto una guida costante e sicura per realizzare l’opera. Anche il team editoriale di Rodale, guidato da Linnea Toney, ha avuto un ruolo cruciale nel trasformare l’idea in un libro accessibile e adatto a persone con ADHD.Supporto alla scrittura e contributo scientifico
La collaborazione di Theresa Weiler come writing buddy è stata molto importante per la stesura di ogni capitolo. Ha fornito un supporto pratico e ha dato molta motivazione. Per garantire la validità delle informazioni, è stato fondamentale il contributo scientifico del Dr. Patrick LaCount. Si è occupato di cercare le fonti, rivedere il testo con attenzione e approfondire argomenti complessi sull’ADHD.Collaborazioni specifiche per i contenuti
Caroline Maguire ha dato un contributo significativo al capitolo sulle relazioni sociali, mettendo a disposizione la sua competenza e offrendo il suo aiuto. Anche Dr. Carolyn Lentzsch-Parcells, Dani Donovan, Brendan Mahan, Ari Tuckman e René Brooks hanno contribuito direttamente al contenuto del libro.Supporto operativo e di produzione
Harley Lohs e Jessica (J2) Via hanno offerto un supporto operativo indispensabile durante le fasi finali di scrittura e produzione. L’intero team di produzione di “How to ADHD”, guidato da Eddie Hollenbeck, ha trasformato la visione del progetto in video e altri contenuti. I moderatori della comunità online, tra cui Scot Melville e altri, hanno creato spazi online protetti e accoglienti.Ringraziamenti speciali
Un ringraziamento speciale va al partner, Dr. Raffael Boccamazzo, e alla madre. Grazie a loro, ho imparato l’importanza di includere gli altri e di dare valore alla voce di ognuno. Infine, un ringraziamento sentito va a ogni persona della comunità che ha offerto idee, storie, supporto e incoraggiamento durante il lungo processo di scrittura. La condivisione e la comprensione reciproca sono state fondamentali.Ma tutto questo ringraziare, si traduce poi in un reale beneficio per chi legge il capitolo?
Il capitolo si concentra molto sul processo collaborativo e sui ringraziamenti, trascurando però di esplicitare in che modo questo sforzo corale si traduca in un valore aggiunto per il lettore. Per comprendere meglio questo aspetto, sarebbe utile approfondire le dinamiche della comunicazione efficace e le teorie della ricezione, per capire come un messaggio, pur ben confezionato e supportato da molti, possa effettivamente raggiungere e influenzare il suo pubblico.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
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