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Contenuti del libro
Informazioni
RISPOSTA: “Homo credens. Perché il cervello ci fa coltivare e diffondere idee improbabili” di Michael Shermer è un viaggio affascinante nelle profondità della mente umana, esplorando perché, nonostante la nostra capacità di ragionamento scientifico, siamo così inclini a credere in cose che sfidano la logica, dal soprannaturale alle teorie del complotto. Shermer, attraverso un’analisi che spazia dalla neuroscienza alla psicologia evoluzionistica, ci mostra come il nostro cervello sia cablato per trovare schemi, anche dove non esistono, un processo chiamato schemismo, e come questo, unito all’intenzionismo – la tendenza ad attribuire intenzioni agli eventi – sia alla base di molte delle nostre credenze più radicate. Il libro non si limita a un’analisi teorica, ma utilizza esempi concreti, come le esperienze di scienziati che si convertono alla fede o le spiegazioni neurologiche dietro le presunte presenze paranormali, per illustrare come le nostre convinzioni, influenzate da fattori emotivi, sociali e persino chimici (come la dopamina), plasmino la nostra realtà interiore ed esteriore. Shermer ci guida attraverso la storia della scienza, dalla rivoluzione copernicana alle scoperte cosmologiche, mostrando come il metodo scientifico sia uno strumento potente per distinguere la realtà dall’illusione, ma anche come i nostri bias cognitivi, come il bias di conferma e l’effetto framing, rendano questa ricerca della verità una vera e propria battaglia. È un’esplorazione che ci invita a comprendere meglio noi stessi e il perché, in un mondo sempre più complesso, la fede e le idee improbabili continuino a esercitare un fascino così potente.Riassunto Breve
Gli esseri umani hanno una forte tendenza a credere in cose che non sono sempre supportate da prove concrete, come il soprannaturale o il paranormale. Questa inclinazione non scompare con l’istruzione scientifica; anzi, a volte può persino aumentare tra le persone più istruite. Il problema non è solo la mancanza di conoscenza, ma il fatto che molte persone non capiscono come funziona il metodo scientifico, cioè come si verificano le affermazioni. Le credenze più radicate si formano per ragioni personali, emotive e sociali, e la ragione spesso interviene dopo per giustificarle.Il cervello è naturalmente portato a cercare schemi nei dati sensoriali (schemismo) e ad attribuire loro un significato o un’intenzione (intenzionismo). Questi processi sono stati utili per la sopravvivenza nel corso dell’evoluzione, perché era meglio vedere un predatore dove non c’era (falso positivo) piuttosto che non vederlo dove c’era (falso negativo). Questa tendenza innata porta a vedere schemi e agenti anche dove non esistono, alimentando superstizioni, credenze magiche e la convinzione in entità invisibili o complotti. Esperienze personali intense o la mancanza di controllo sull’ambiente possono rafforzare questa ricerca di schemi e la credenza in agenti esterni.Le credenze sono profondamente legate all’attività del cervello. Neurotrasmettitori come la dopamina giocano un ruolo nel rinforzare la ricerca di schemi e la credenza. Il cervello elabora le informazioni in modo che le affermazioni che considera vere vengano accettate più velocemente di quelle false o incerte. Non esiste un’area cerebrale separata per la fede; la valutazione della credibilità avviene nelle stesse zone, ma le credenze religiose possono coinvolgere più emozioni. Inoltre, il cervello umano è soggetto a numerosi bias cognitivi, scorciatoie mentali che distorcono la percezione della realtà e rafforzano le convinzioni esistenti. Tra questi ci sono il bias di conferma (cercare prove che confermano le proprie idee), il bias retrospettivo (pensare che gli eventi passati fossero prevedibili), il bias di attribuzione (spiegare le proprie azioni in modo diverso da quelle altrui) e il bias dello status quo (preferire ciò che è familiare). Questi bias rendono difficile cambiare idea anche di fronte a prove contrarie.La credenza in un’anima separata dal corpo (dualismo) è intuitiva fin da bambini, ma la scienza suggerisce che la mente è il risultato dell’attività cerebrale (monismo). Esperienze come le allucinazioni o le esperienze di pre-morte possono essere spiegate da fenomeni fisiologici o dall’attività cerebrale interna, non da entità esterne o da una vita dopo la morte. La credenza in Dio o in agenti soprannaturali è diffusa e potrebbe avere radici evolutive legate alla coesione sociale. Le religioni creano narrazioni e rituali che soddisfano bisogni psicologici e sociali, ma la loro verità non dipende dalla loro diffusione o dalla loro capacità di fornire risposte emotive.La scienza, con il suo metodo basato sull’osservazione, l’esperimento, la verifica delle ipotesi e la ricerca di prove positive, è lo strumento più efficace sviluppato per superare i limiti della percezione e i bias cognitivi umani. Cerca spiegazioni naturali per i fenomeni e richiede che le affermazioni straordinarie siano supportate da prove concrete e verificabili. Anche se la scienza è fatta da esseri umani con i loro bias, il metodo scientifico stesso è progettato per identificarli e correggerli, offrendo un modo per distinguere gli schemi reali da quelli illusori e per costruire una comprensione più affidabile della realtà.Riassunto Lungo
1. La fabbrica delle convinzioni
Molte persone in diversi paesi credono nel soprannaturale e nel paranormale, spesso con percentuali superiori rispetto alla credenza nella teoria dell’evoluzione. Questa tendenza rimane costante nel tempo, mostrando quanto queste convinzioni siano radicate. Si pensa spesso che una migliore educazione scientifica possa contrastare queste credenze, ma i dati indicano che anche tra chi ha studiato molto, la fede in pseudoscienze come la percezione extrasensoriale o la medicina alternativa rimane alta o addirittura aumenta. Il problema non è solo la mancanza di conoscenza scientifica, ma il fatto che molte persone non capiscono come funziona il metodo scientifico, cioè come si verificano le affermazioni e si distinguono i fatti dalle ipotesi. Le scuole spesso insegnano cosa sapere, non come pensare in modo critico e valutare le informazioni.Come nascono le convinzioni
Le credenze più profonde non cambiano facilmente solo con l’istruzione, specialmente se non si considerano attentamente le prove contrarie. La formazione delle convinzioni dipende molto da fattori personali, emotivi e psicologici, ed è fortemente influenzata dall’ambiente sociale in cui viviamo. Le spiegazioni razionali tendono ad arrivare dopo che una credenza si è già formata, come un modo per giustificare ciò in cui già crediamo. Il nostro cervello cerca costantemente di trovare schemi e collegamenti nei dati che riceve dai sensi, un processo chiamato schemismo. Inoltre, tende ad attribuire a questi schemi un significato e un’intenzione, come se ci fosse un agente o una causa dietro di essi, un processo chiamato intenzionismo. Questi meccanismi evolutivi portano naturalmente alla creazione di credenze. Una volta che una credenza esiste, il cervello cerca attivamente prove che la confermino, rafforzandola ulteriormente in un circolo vizioso.Perché è difficile cambiare idea
Cambiare una credenza radicata è un evento raro, anche per gli scienziati, perché siamo portati a schierarci con chi la pensa come noi e a rifiutare o ignorare le idee diverse che potrebbero metterla in discussione. A volte, una singola esperienza molto forte e personale può essere sufficiente a creare una credenza duratura che resiste a qualsiasi spiegazione razionale. Pensiamo, ad esempio, al caso di un uomo che, dopo aver sentito una voce misteriosa, ha dedicato anni a cercare risposte sull’esistenza di un’entità esterna che ci ama, nonostante potessero esserci altre possibili e più semplici spiegazioni per l’evento percepito. La scienza offre uno strumento potente per valutare la realtà degli schemi e degli agenti che percepiamo, basandosi su prove verificabili e un metodo rigoroso. Tuttavia, il processo di credenza è profondamente legato alla psicologia umana e alle nostre esperienze individuali, rendendo le convinzioni un aspetto complesso e spesso resistente al solo ragionamento logico.Se le spiegazioni razionali sono spesso un’aggiunta a posteriori per giustificare convinzioni già formate, come possiamo essere certi che la scienza stessa non sia una forma di “schemismo” e “intenzionismo” evolutivo, piuttosto che un puro riflesso della realtà oggettiva?
Il capitolo suggerisce che i meccanismi cognitivi come lo schemismo e l’intenzionismo portino naturalmente alla formazione di credenze, anche in assenza di prove concrete, e che la razionalizzazione segua a posteriori. Tuttavia, non approfondisce a sufficienza come il metodo scientifico, con la sua enfasi sulla falsificabilità e sulla revisione paritaria, possa effettivamente mitigare questi bias intrinseci del cervello umano. Per esplorare ulteriormente questa complessa interazione tra cognizione umana e ricerca della verità, sarebbe utile approfondire i principi della filosofia della scienza, concentrandosi su autori come Karl Popper, che ha discusso ampiamente il concetto di falsificabilità, e Daniel Kahneman, che ha esplorato i bias cognitivi e le euristiche nel suo lavoro. Comprendere come la scienza si sforza di superare le nostre tendenze innate a creare schemi e attribuire intenzioni potrebbe fornire una prospettiva più completa sulla validità delle sue conclusioni.2. La forza che modella la realtà interiore ed esteriore
Un uomo, Chick D’Arpino, vive un’esperienza particolare: sente una voce che gli parla. Questa voce gli comunica che esiste una fonte superiore, piena d’amore, che a sua volta desidera ricevere amore. L’uomo interpreta subito questo evento come proveniente da un’entità esterna a sé, una fonte superiore con cui stabilire una relazione basata sull’amore reciproco.Le conseguenze dell’interpretazione
Basandosi su questa forte convinzione, Chick decide di agire e cerca di contattare direttamente il Presidente degli Stati Uniti per condividere il messaggio ricevuto dalla voce. Questo tentativo inaspettato lo porta a interagire con le forze dell’ordine, in particolare l’FBI e il Secret Service, e successivamente a un ricovero in ospedale non volontario. Viene trattenuto per osservazione e, dopo un periodo, gli viene diagnosticata una psicosi, rimanendo ricoverato per un lungo tempo a causa della sua esperienza e delle azioni che ne sono derivate.Spiegare l’origine dell’esperienza: Dentro o fuori?
Come possiamo spiegare esperienze come quella di sentire voci? Una possibile spiegazione scientifica riguarda l’attività interna del nostro cervello. Il cervello, infatti, non percepisce sé stesso in modo diretto. Quando alcune reti neurali si attivano in maniera anomala o inviano segnali che vengono interpretati come provenienti dall’esterno, il cervello li percepisce proprio in quel modo, come se fossero informazioni o stimoli che arrivano da fuori. Situazioni di forte stress o particolari anomalie neurologiche possono scatenare allucinazioni uditive o visive che la persona percepisce come reali e provenienti dall’ambiente esterno. Accanto a questa visione che vede l’origine dentro di noi (“dal basso”, legata all’attività cerebrale), esiste una discussione più ampia sulla fonte della comprensione e della conoscenza. Alcuni propongono che esista una “mente” universale, una sorta di intelligenza o consapevolezza che esiste al di fuori del singolo cervello e che sarebbe la vera origine della nostra capacità di comprendere (“Se conosci la mente, conosci l’umanità”). Questa “mente” universale potrebbe potenzialmente includere altre forme di intelligenza. L’idea di cercare un contatto con intelligenze extraterrestri, come si fa nei programmi SETI o IETI, riflette proprio questo desiderio di trovare una conferma all’esistenza di una fonte esterna di intelligenza o conoscenza che vada oltre quella umana e terrestre.Quanto le credenze influenzano la realtà percepita
Indipendentemente da dove origini un’esperienza, la forza delle credenze personali e sociali nel modellare la percezione della realtà è enorme. Un esperimento condotto in ospedali psichiatrici lo dimostra in modo sorprendente. Alcune persone, che non avevano mai avuto una storia di malattia mentale, si sono fatte ricoverare lamentando di sentire voci molto leggere e poco frequenti. Tutte queste persone sono state diagnosticate con gravi disturbi mentali. La cosa notevole è che, una volta ricoverate, si comportavano in modo assolutamente normale; tuttavia, il personale dell’ospedale, influenzato dalla diagnosi iniziale (la loro credenza sulla persona), interpretava le azioni quotidiane di queste persone, come prendere appunti o fare una passeggiata, come segni evidenti della loro malattia mentale. I pazienti veri, invece, riconoscevano subito che queste persone non erano malate. Un esperimento inverso ha mostrato che il personale identificava erroneamente come impostori pazienti reali quando si aspettava la presenza di finti pazienti. Questo esperimento evidenzia in modo potente come un’etichetta diagnostica, che è essenzialmente una forma di credenza o aspettativa condivisa, possa influenzare profondamente e distorcere l’interpretazione del comportamento umano. Le esperienze vissute e le azioni intraprese dalle persone mostrano chiaramente che i sistemi di credenze, siano essi convinzioni personali profonde, diagnosi mediche o visioni filosofiche del mondo, non sono semplici idee astratte, ma guide attive che determinano il modo in cui interpretiamo la realtà che ci circonda e, di conseguenza, influenzano direttamente il nostro comportamento e le nostre scelte.Se un’esperienza uditiva è spiegabile da un’attività cerebrale anomala, come si può giustificare la ricerca di intelligenze esterne, e quale è la validità scientifica di questa ricerca?
Il capitolo presenta una dicotomia tra l’origine interna (“dal basso”) e l’origine esterna (“dall’alto”) delle esperienze, ma la transizione tra la spiegazione scientifica delle allucinazioni uditive e la discussione sulla “mente universale” e la ricerca di intelligenze extraterrestri appare piuttosto brusca e priva di un’analisi critica approfondita. Non viene chiarito come l’attività cerebrale anomala possa essere distinta da una potenziale comunicazione esterna, né quale sia il consenso scientifico attuale riguardo all’esistenza di una “mente universale” o alla validità dei programmi SETI/IETI come metodi scientifici per confermare tali concetti. Per comprendere meglio questa complessità, sarebbe utile approfondire la neuropsicologia delle allucinazioni uditive, magari consultando lavori di autori come Oliver Sacks, e parallelamente esplorare la filosofia della mente e la cosmologia, con particolare attenzione alle prospettive critiche sulla ricerca di intelligenze extraterrestri, come quelle che emergono da dibattiti scientifici e filosofici più ampi.3. La Fede e la Ragione di uno Scienziato
Le convinzioni delle persone non nascono solo dall’intelligenza o dal ragionamento puro. La storia del dottor Francis Collins, uno scienziato di fama mondiale, ci mostra come questo avviene. Collins è passato dall’essere ateo all’abbracciare la fede cristiana. Questo percorso ha incluso letture e riflessioni profonde, come quelle ispirate dalle opere di C.S. Lewis. Lewis, noto per i suoi scritti sulla fede e sulla ragione, ha offerto a Collins nuovi spunti di riflessione sul rapporto tra scienza e spiritualità. Leggere le sue argomentazioni ha sicuramente stimolato la mente del dottor Collins, spingendolo a considerare prospettive diverse da quelle puramente materialiste che aveva abbracciato in precedenza.Il ruolo delle emozioni e dell’esperienza
Tuttavia, la sua conversione non è stata solo il risultato di argomenti logici o studi intellettuali. Un momento cruciale è arrivato durante un’escursione in montagna. Mentre osservava una cascata ghiacciata, Collins ha avuto un’esperienza personale molto forte, che ha sentito come un vero punto di svolta. Questo momento emotivo lo ha portato a prendere la sua decisione di fede, dimostrando che le esperienze vissute e le emozioni giocano un ruolo fondamentale nella formazione delle convinzioni più profonde. Anche per persone con una mente altamente razionale, come uno scienziato, i sentimenti e gli eventi personali possono avere un impatto decisivo, a volte più potente della sola logica.La ragione al servizio delle credenze
Le persone intelligenti, infatti, non sono esenti da questo processo. Spesso, la loro intelligenza viene usata per dare una spiegazione razionale e per difendere credenze che si sono già formate per altri motivi. Queste ragioni possono includere l’ambiente in cui si è cresciuti, le persone frequentate o, come nel caso di Collins, esperienze emotive intense. In questa prospettiva, la ragione agisce più come uno strumento per sostenere e giustificare una fede o una convinzione che è già presente, piuttosto che come l’unico motore che la crea dal nulla. La logica e l’analisi diventano quindi strumenti potenti per rafforzare ciò in cui si crede, ma non sempre sono il punto di partenza.Le influenze successive
Anche i cambiamenti successivi nel percorso di fede di Collins, come un periodo in cui la sua fede è diventata meno intensa, sono stati influenzati da diversi elementi. Tra questi, c’è stata l’esposizione a punti di vista differenti e la scoperta che esprimere dubbi o scetticismo non portava necessariamente all’isolamento sociale. Questi fattori esterni e sociali hanno contribuito a modellare ulteriormente le sue convinzioni nel tempo. Questo conferma l’idea che le credenze umane sono molto complesse. Raramente derivano da una singola causa, ma sono il risultato di un insieme di influenze che comprendono aspetti intellettuali, emotivi e sociali che interagiscono continuamente.Se la convergenza delle prove e gli esperimenti naturali sono così potenti nel conferire rigore alle scienze storiche, perché il capitolo dedica così poco spazio all’analisi critica dei potenziali bias intrinseci in tali metodi, soprattutto quando applicati a contesti culturali e sociali complessi, e come si può garantire che la “convergenza” non diventi una forma di selezione arbitraria delle evidenze a favore di una tesi preesistente?
Il capitolo presenta una solida base metodologica per lo studio del passato profondo, enfatizzando la convergenza delle prove e il metodo comparativo come strumenti per il rigore scientifico. Tuttavia, l’argomentazione potrebbe beneficiare di un’esplorazione più approfondita delle sfide e delle potenziali insidie di questi approcci. Ad esempio, la “convergenza” potrebbe involontariamente portare a una semplificazione eccessiva o a una visione distorta se non si presta attenzione alla qualità e alla rappresentatività delle diverse fonti di prova. Inoltre, l’interpretazione degli “esperimenti naturali” richiede un’acuta consapevolezza dei numerosi fattori confondenti che possono influenzare i risultati. Per approfondire la comprensione di queste sfumature, sarebbe utile esplorare le opere di storici e filosofi della scienza che si sono occupati della natura dell’evidenza storica e dei limiti dell’inferenza causale in contesti complessi. Autori come Carlo Ginzburg, con i suoi studi sulla microstoria e sull’ermeneutica, o Karl Popper, con la sua enfasi sulla falsificabilità e sulla critica delle teorie, potrebbero offrire prospettive preziose per affinare la comprensione di come costruire argomentazioni solide e resistere alla tentazione di confermare pregiudizi.33. Credenze, Emozioni e la Ricerca della Verità
L’idea che l’essere umano sia una creatura puramente razionale, capace di prendere decisioni basandosi solo su logica e dati, non descrive la realtà. Le persone non agiscono unicamente in modo razionale. Le emozioni hanno un ruolo fondamentale nel processo decisionale, anche nelle scelte di ogni giorno. Chi ha subito danni alle aree emotive del cervello, in particolare ai sistemi limbici, trova enorme difficoltà anche nelle decisioni più semplici, come scegliere un prodotto al supermercato. Affidarsi solo a un’analisi eccessiva basata sulla ragione può portare a non riuscire più a decidere. Spesso, per affrontare la vita quotidiana e le scelte importanti, serve l’intervento delle emozioni o una forma di intuizione che vada oltre i limiti della pura razionalità.Credenze e autoinganno
Il cervello umano è uno strumento molto complesso per elaborare informazioni, capace di capire sia l’universo che il proprio modo di comprendere. Tuttavia, il modo in cui si formano le credenze sul mondo e su se stessi rende gli esseri umani particolarmente portati all’autoinganno e all’illusione. A volte le persone si ingannano da sole, forse nel tentativo di non essere ingannate dalla natura esterna.La difficile ricerca della verità
Esiste nell’uomo un bisogno sia di credere che di conoscere la verità. Trovare la verità, però, presenta delle difficoltà. La scienza è lo strumento più efficace che abbiamo a disposizione per cercare di raggiungere questo obiettivo.Se le emozioni sono così cruciali per il processo decisionale, anche nelle scelte più banali, come possiamo conciliare questo con l’idea che la scienza, basata sulla razionalità, sia lo strumento più efficace per la ricerca della verità, senza cadere in un paradosso autoreferenziale sull’affidabilità delle nostre stesse facoltà cognitive?
Il capitolo solleva un punto interessante sulla dicotomia tra razionalità ed emozione nel processo decisionale umano, ma lascia aperte diverse questioni fondamentali. L’affermazione che la scienza sia lo strumento più efficace per la ricerca della verità, pur essendo ampiamente accettata, necessita di un’esplorazione più approfondita riguardo a come questo strumento possa essere influenzato o addirittura guidato dalle stesse emozioni e credenze che il capitolo stesso identifica come pervasive. Per comprendere meglio questa complessità, sarebbe utile approfondire studi di psicologia cognitiva e filosofia della scienza. Autori come Daniel Kahneman, con le sue ricerche sul pensiero lento e veloce, e Karl Popper, con la sua epistemologia basata sulla falsificabilità, potrebbero offrire prospettive illuminanti per colmare questa lacuna argomentativa e comprendere come la ricerca della verità possa navigare il terreno minato delle nostre predisposizioni emotive e cognitive.Abbiamo riassunto il possibile
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