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Informazioni
“Homo comfort. Il superamento tecnologico della fatica e le sue conseguenze” di Stefano Boni è un libro che ti fa riflettere su come la tecnologia ha cambiato radicalmente le nostre vite. L’autore ci porta nell’attuale “era della comodità diffusa”, dove l'”ipertecnologia” ha preso il posto della vecchia “ipotecnologia”, sottomettendo la natura per eliminare la fatica. Ma cosa succede quando diventiamo “homo comfort”, protetti e schermati dal mondo? Il libro esplora la “perdita sensoriale” che ne deriva: i nostri sensi si abituano a superfici lisce, odori sintetici, suoni artificiali, immagini mediate dagli schermi, perdendo il contatto diretto con l’organico e il naturale. Questo allontanamento dalla natura e dallo sforzo fisico ci rende più fragili, ci fa perdere un sacco di “saper fare” pratici essenziali, creando nuove “ignoranza moderne” e rendendoci dipendenti da sistemi complessi e vulnerabili. È un viaggio per capire le profonde conseguenze di questa ricerca incessante di agio sulla nostra salute, sull’ambiente e sulla nostra stessa umanità.Riassunto Breve
La comodità che viviamo oggi viene dal fatto che abbiamo imparato a controllare la natura usando una tecnologia molto avanzata, diversa da quella di una volta. La vecchia tecnologia richiedeva di saper fare le cose con le mani, era legata al posto dove vivevi, usava energie pulite e ogni oggetto era un po’ diverso. Quella di adesso, invece, ti fa solo schiacciare bottoni, non importa dove sei, funziona con benzina o elettricità, fa oggetti tutti uguali e per usarla devi sapere cose specifiche sulla macchina. La natura è quello che non abbiamo cambiato con le macchine, dove le cose crescono e vivono da sole. Noi, quelli che cercano la comodità, abbiamo cambiato tutto l’ambiente, rendendolo meno naturale. Questo ci ha reso dipendenti da sistemi tecnologici complicati e lontani, e creiamo un sacco di spazzatura che l’ambiente non riesce a smaltire. La comodità è una sensazione bella, senza fatica o cose spiacevoli, tutto pulito e prevedibile. Prima era rara, poi era solo per i ricchi che facevano fare la fatica agli altri. Ora, con la tecnologia avanzata, la comodità è per più persone, le macchine fanno la fatica al posto nostro o la fanno fare a gente che sta peggio. La ricerca del comfort di massa è una cosa tipica di oggi, spinta dal modo in cui funziona l’economia e dalla scienza. La tecnologia non è solo uno strumento, ma cambia come stiamo con la natura e tutta la società. Vogliamo sempre più comodità, e questo succede perché cerchiamo di controllare la natura del tutto, i prodotti cambiano sempre, la pubblicità ci fa desiderare cose nuove, le cose si rompono apposta dopo un po’ e ognuno pensa solo a comprare per sé. Questa voglia di stare comodi piace a tutti, anche se fa danni all’ambiente, e per questo nessuno si oppone tanto. La comodità è diventata come un piano politico nascosto che ci tiene legati, ci rende dipendenti e non ci fa interessare alla politica. La tecnologia avanzata e la ricerca del comfort cambiano come sentiamo le cose e come stiamo nel mondo. Sentiamo le cose soprattutto attraverso macchine e oggetti fatti in fabbrica, meno con la natura, le altre persone o il nostro corpo. Tocchiamo meno le persone e le cose naturali. Usiamo oggetti fatti per essere lisci e facili da toccare, e le nostre mani e i piedi diventano più delicati. Usiamo guanti di plastica per non toccare certe cose. L’odore delle cose naturali non ci piace più tanto, lo troviamo sporco o pericoloso, e l’air a è piena di profumi finti o di smog. L’olfatto non ci aiuta più a capire dove siamo nella natura, ma lo usano per farci comprare cose. Il sapore del cibo è tutto uguale perché viene fatto nelle fabbriche. Il cibo non ha più la varietà di prima e ha dentro tante cose chimiche. Non capiamo più se il cibo è buono solo assaggiandolo, guardiamo le etichette. Il cibo è impacchettato, quindi non lo tocchiamo prima di comprarlo. L’udito è pieno di rumori di macchine e suoni registrati. I suoni della natura si sentono meno. La tecnologia ci fa ascoltare la musica da soli, senza sentire quello che succede intorno. I suoni forti vengono da poche fonti. La vista è il senso più importante, ma guardiamo soprattutto schermi e immagini finte, non le cose vere intorno a noi. La natura la vediamo come una foto o in televisione. La vista serve per usare i computer e i telefoni e per guardare le immagini che ci mostrano apposta. Anche il nostro corpo cambia. Non facciamo più tanta fatica fisica e questo si vede. La medicina e la chirurgia cambiano il corpo per farlo sembrare come vogliamo o per farlo funzionare meglio, spesso nascondendo come funziona davvero. Il dolore lo evitiamo o lo togliamo con le medicine. I materiali che usiamo cambiano. Non usiamo più cose naturali che sono diverse tra loro, ma materiali finti che sono sempre uguali, facili da usare e che non si rovinano. Questi materiali finti spesso sembrano naturali, creando un ambiente fatto di copie. Capiamo il mondo meno con i sensi e più con le informazioni che ci arrivano dalla tecnologia. Vivere cercando la comodità e usando la tecnologia avanzata ci allontana dal contatto con la natura e dal fare fatica. L’ambiente naturale lo controlliamo, lo trasformiamo in città o in posti dove andare a pagare per divertirsi, oppure lo lasciamo stare se non ci guadagniamo niente. Stare a contatto con le cose naturali succede meno e spesso lo facciamo solo guardando uno schermo. Anche la fatica non c’è più nel lavoro di tutti i giorni e la facciamo solo quando facciamo sport o hobby, che anche quelli sono diventati comodi (palestre con l’aria condizionata, sport dove non ti fai male). Non stare a contatto con la natura e non fare fatica ci fa avere sempre più paura e schifo delle cose naturali che non controlliamo, come gli animali selvatici, lo sporco o i liquidi del corpo. Essere troppo puliti e protetti dalla natura, specialmente da piccoli, non fa sviluppare bene il sistema che ci difende dalle malattie, e così ci vengono più allergie e malattie dove il corpo attacca se stesso. Non sappiamo più fare le cose con il corpo e con i sensi che servono per stare in un ambiente non cambiato dall’uomo. I modi di vivere di una volta, dove stavi a contatto con le cose naturali, ora li vedi solo nei musei o sono proibiti. Siamo diventati dipendenti dalla tecnologia per fare cose che prima facevamo da soli, perdendo la capacità di arrangiarci e di adattarci. La tecnologia avanzata e il fatto che viviamo in città hanno reso quasi tutti dipendenti da grandi aziende, non siamo più autonomi come i contadini o gli artigiani di una volta. Diamo troppa importanza alla tecnologia di oggi, che è complicata, precisa e comoda, e pensiamo che i vecchi modi di fare le cose non valgano niente. Non capiamo che ogni modo di fare le cose ha una sua logica e funziona bene nel suo contesto. La società di oggi, quella della comodità, non ha più legami con il mondo naturale. La scuola ci insegna cose astratte e uguali per tutti, che impariamo dai libri e dagli schermi, non facendole con le mani o sentendole con i sensi. Non sappiamo più fare cose importanti per cavarcela da soli, come accendere un fuoco, trovare la strada senza telefono o riconoscere le piante. I lavori artigianali, dove usavi le mani e i sensi, stanno scomparendo o non contano più tanto perché le cose si fanno in fabbrica, ci sono troppe regole, c’è troppa concorrenza e tutti vogliono la comodità. Questo si chiama “ipotecnocidio”, cioè l’uccisione delle capacità artigianali. Non sapere più fare le cose pratiche ed essere dipendenti dalla tecnologia avanzata ci rende deboli. Non riuscire a stare a contatto diretto con l’ambiente ci fa fregare del fatto che si sta rovinando. L’aria, l’acqua e il cibo sporchi, gli animali che scompaiono e le piante e gli animali modificati sono colpa di questo modo di vivere. La nostra salute peggiora per le sostanze tossiche nell’ambiente e per le “malattie del benessere”. Il sistema basato sulla tecnologia avanzata, controllato da pochi, è fragile e potrebbe crollare perché è troppo complicato.Riassunto Lungo
1. L’era della comodità diffusa e la sottomissione della natura
La comodità che proviamo oggi nasce dal controllo sulla natura, ottenuto grazie a una tecnologia molto avanzata, che chiamiamo ipertecnologia. Questa ipertecnologia è diversa dalla tecnologia del passato, quella prima dell’industria, che potremmo chiamare ipotecnologia. L’ipotecnologia richiedeva l’uso di abilità manuali, era strettamente legata al luogo in cui veniva usata, sfruttava energie che si rinnovano naturalmente e creava oggetti unici, diversi l’uno dall’altro. L’ipertecnologia, invece, riduce il lavoro dell’uomo a semplice attivazione di macchine, non è legata a un luogo specifico, dipende da fonti di energia non rinnovabili come i combustibili fossili o l’elettricità, produce oggetti tutti uguali e richiede conoscenze molto specifiche legate al funzionamento delle macchine.La natura trasformata dall’uomo
Natura è tutto ciò che l’uomo non ha modificato profondamente con la sua tecnologia. È l’insieme di luoghi e processi dove la vita segue i suoi ritmi autonomi, senza l’intervento massiccio dell’uomo. L’uomo moderno, quello che cerca la comodità (spesso chiamato ‘homo comfort’), ha cambiato l’ambiente in modo profondo e organizzato, lasciando sempre meno spazio alla naturalità. Questo cambiamento ci ha resi dipendenti da grandi sistemi tecnologici lontani da noi. Inoltre, produce rifiuti difficili da smaltire per l’ambiente stesso.Che cos’è la comodità e come è cambiata
La comodità è una sensazione piacevole nel corpo e nei sensi. Significa non fare fatica, stare bene, avere tutto pulito e prevedibile. Una volta, la comodità era rara e più o meno uguale per tutti. Poi è diventata un lusso per pochi ricchi, che facevano fare la fatica ad altri. Con l’arrivo dell’ipertecnologia, la comodità si è diffusa a molte più persone. Ora non deleghiamo la fatica ad altre persone, ma alle macchine e, in parte, a gruppi di persone che vivono ai margini della società.Perché la comodità si è diffusa così tanto
Il mondo moderno, spinto dal suo sistema economico (il capitalismo) e dall’applicazione pratica della scienza, ha avuto come obiettivo principale quello di controllare la natura per migliorare la vita delle persone e ottenere maggiori benefici. La diffusione della comodità per un gran numero di persone, resa possibile dallo sviluppo delle fabbriche e dalla creazione di grandi infrastrutture (come strade, reti elettriche e idriche), è diventata una delle caratteristiche più evidenti della vita contemporanea. La tecnologia, in questo contesto, non va vista solo come un insieme di strumenti o macchine. È piuttosto un vero e proprio modo di relazionarsi con il mondo naturale. È anche un fatto sociale che influenza ogni aspetto della nostra vita.Come si espande la comodità e quali sono le conseguenze
La ricerca di maggiore comodità non si ferma mai. È spinta da diverse strategie: il tentativo di controllare la natura in ogni suo aspetto, il continuo lancio di prodotti nuovi e ‘migliori’, la pubblicità che ci fa desiderare sempre qualcosa in più, i prodotti fatti per durare poco (obsolescenza programmata) e l’idea che comprare cose nuove sia la cosa più importante. Questa ricerca di agio crea un accordo generale, anche tra chi compra. È per questo che poche persone si oppongono ai danni che l’ipertecnologia provoca all’ambiente. La comodità è diventata come un piano politico non scritto, che ci lega e ci rende dipendenti. Questo ci rende meno attivi e partecipi nella vita della società.Ma la comodità è davvero solo un “piano politico” che ci rende passivi, o stiamo semplificando eccessivamente la complessa dinamica tra tecnologia, potere e scelte individuali?
Il capitolo presenta la diffusione della comodità come un quasi inevitabile “piano politico” che lega e rende dipendenti. Tuttavia, questa visione rischia di trascurare le sfumature e le resistenze insite nel rapporto tra tecnologia, potere e scelte umane. Per comprendere meglio questa dinamica, è utile approfondire la sociologia e la filosofia della tecnologia, esplorando come le strutture di potere si intreccino con lo sviluppo tecnologico, ma anche come gli individui e i gruppi sociali interagiscano attivamente con tali processi. Autori come Manuel Castells, Langdon Winner, Michel Foucault o Zygmunt Bauman offrono prospettive diverse su questi temi complessi.2. Il Corpo Schermato e la Perdita Sensoriale
La tecnologia avanzata e la costante ricerca del comfort stanno modificando in modo profondo l’esperienza sensoriale umana e il nostro legame con il mondo. L’interazione dei sensi avviene sempre più spesso attraverso macchine e oggetti prodotti dall’industria. Questo limita le esperienze sensoriali dirette con l’ambiente naturale che ci circonda. Allo stesso modo, si riducono le interazioni sensoriali dirette con gli altri esseri umani e con il nostro stesso corpo.Il Tatto: Meno Contatto Diretto
Il senso del tatto si impoverisce nei contatti umani e con ciò che è organico. Si maneggiano oggetti fabbricati per essere comodi e pratici, che presentano superfici lisce e uniformi. In questo modo, si perde l’abitudine al contatto con la natura non modificata dall’uomo. Mani e piedi tendono a diventare più morbidi e meno resistenti rispetto al passato. Si usano spesso guanti di plastica per evitare il contatto diretto con diversi materiali e con gli alimenti stessi.L’Olfatto: Profumi Sintetici e Aria Inquinata
L’olfatto si allontana progressivamente dagli odori organici, che vengono spesso percepiti come sgradevoli o potenzialmente pericolosi. Questo senso viene invece invaso e dominato da fragranze create in laboratorio. L’aria che respiriamo si riempie di odori legati ai processi industriali e allo smog cittadino. L’olfatto perde la sua funzione di guida e orientamento nel mondo naturale. Al contrario, viene utilizzato in modo strategico per influenzare le decisioni e i comportamenti dei consumatori.Il Gusto: Cibo Standardizzato
Il gusto viene appiattito e reso uniforme dalla produzione alimentare su larga scala. Il cibo che mangiamo è standardizzato, spesso privo della naturale variabilità che caratterizza i prodotti della terra. Molti alimenti sono ricchi di additivi chimici che ne alterano il sapore e la consistenza. Si perde così la capacità di valutare la qualità di ciò che mangiamo usando i nostri sensi. Ci si affida sempre più alle informazioni riportate sulle etichette e alle date di scadenza. Il cibo viene confezionato in modo sempre più ermetico, limitando il contatto sensoriale prima ancora dell’acquisto.L’Udito: Rumori Meccanici e Suoni Artificiali
L’udito è costantemente sollecitato da rumori prodotti da macchine e da suoni riprodotti artificialmente. I suoni che provengono dalla natura diventano meno distinti e difficili da percepire. La tecnologia moderna permette di ascoltare suoni e musica in modo isolato e decontestualizzato. Questo riduce la nostra capacità di ascoltare attivamente l’ambiente che ci circonda e di cogliere le sue sfumature sonore. La diffusione dei suoni è concentrata in poche fonti potenti, spesso trascurando l’ascolto diffuso e ambientale.La Vista: Schermi e Immagini Mediate
La vista emerge come il senso predominante nell’esperienza moderna. Tuttavia, la sua attenzione si concentra sempre più su schermi digitali e immagini create artificialmente. Si perde il contatto visivo diretto e non filtrato con la realtà circostante. La natura viene spesso vista solo come uno sfondo, un panorama da osservare da lontano o una rappresentazione mostrata dai media. La vista è usata principalmente per interagire con le interfacce tecnologiche e viene continuamente stimolata da immagini prodotte con scopi specifici, come la pubblicità.Il Corpo Trasformato
Il corpo umano stesso subisce profonde trasformazioni in questo contesto. La riduzione della fatica fisica nella vita quotidiana porta a cambiamenti evidenti nella corporatura e nella struttura muscolare. La medicina e la chirurgia estetica intervengono sul corpo per modificarlo. Queste modifiche mirano a conformare il corpo a standard estetici o a migliorarne le funzioni, ma spesso finiscono per mascherare i processi naturali di invecchiamento e cambiamento. Il dolore fisico, un tempo segnale importante, viene sistematicamente evitato o gestito attraverso l’uso di farmaci.Materiali Sintetici e Conoscenza Mediata
Anche i materiali con cui interagiamo quotidianamente cambiano radicalmente. Si passa dall’uso prevalente di materiali organici, che presentano proprietà variabili e uniche, a sostanze sintetiche prodotte industrialmente. Questi materiali artificiali sono standardizzati, prevedibili nel loro comportamento e richiedono generalmente poca manutenzione. Spesso, i materiali sintetici vengono creati per imitare l’aspetto e la consistenza dei materiali naturali, costruendo così un ambiente fatto di surrogati. Di conseguenza, la nostra conoscenza del mondo si basa sempre meno sull’esperienza sensoriale diretta e concreta. Si affida invece sempre più a informazioni astratte e mediate dalla tecnologia e dai dispositivi digitali.Ma siamo sicuri che si tratti di una vera e propria “perdita” sensoriale, o piuttosto di un’inevitabile trasformazione dell’esperienza umana in un ambiente radicalmente mutato?
Il capitolo presenta un quadro netto di impoverimento sensoriale, suggerendo un declino rispetto a un passato implicito. Tuttavia, non esplora a fondo la possibilità che i sensi si stiano semplicemente adattando e riorganizzando per navigare un mondo dominato da stimoli diversi. Per affrontare questa questione con maggiore rigore, sarebbe fondamentale esplorare studi antropologici e sociologici che analizzano come la percezione sensoriale sia culturalmente e storicamente costruita. Approfondire la filosofia della tecnologia e autori che si sono occupati della storia dei sensi o dell’evoluzione del rapporto corpo-ambiente può fornire strumenti critici per distinguere tra una reale “perdita” di capacità e una semplice rimodulazione dell’esperienza.3. Schermati dalla Natura e dalla Fatica
La vita basata sulla comodità e l’ipertecnologia allontana l’umanità dal contatto diretto con la natura e lo sforzo fisico. L’ambiente naturale viene controllato, trasformato in spazi urbani o aree ricreative a pagamento, oppure abbandonato se non produce profitto. L’interazione con l’organico diventa mediata e spesso virtuale. Anche la fatica viene rimossa dalla quotidianità lavorativa e ricollocata in attività di svago o sport, anch’esse spesso mercificate e rese comode (palestre climatizzate, sport protetti). Questa mancanza di contatto diretto con la natura e lo sforzo porta a una crescente paura e disgusto verso l’organico non controllato, come animali selvatici, sporco, o fluidi corporei.Le Conseguenze sulla Salute e l’Autonomia
L’eccessiva igiene e la protezione costante[/membership]Davvero l’eccessiva igiene, presentata come conseguenza della nostra ‘schermatura’, è universalmente un male per la salute umana, o mancano sfumature scientifiche cruciali in questa affermazione?
Il capitolo accenna a “conseguenze sulla salute” legate all’eccessiva igiene, ma questa è una questione complessa che coinvolge dibattiti scientifici attuali. Per approfondire questo aspetto, è utile esplorare discipline come l’immunologia e la microbiologia, che studiano il rapporto tra l’ambiente, i microrganismi e lo sviluppo del sistema immunitario umano. La ricerca sul microbioma, in particolare, offre prospettive articolate che vanno oltre una semplice equazione “più igiene = meno salute”.4. Saper fare e ignoranze moderne
La vita di oggi, dominata dall’ipertecnologia e dallo sviluppo delle città, ha reso molte persone dipendenti da grandi organizzazioni. Questo riduce l’autonomia che si aveva in passato, quando la vita era più legata alla terra o ai mestieri artigiani. La tecnologia moderna, con la sua complessità, precisione e comodità, tende a farci vedere il mondo solo attraverso la sua lente. Questo fa spesso dimenticare il valore dei saperi tradizionali, che pure erano efficaci e razionali, ma legati in modo diverso alla cultura e al contesto in cui nascevano.La disconnessione dal mondo naturale
La società attuale, che potremmo chiamare “società del comfort”, ci allontana dal contatto diretto con la natura e i suoi ritmi. L’educazione che riceviamo nelle scuole e nelle università si concentra su conoscenze astratte, uguali per tutti, imparate sui libri o sugli schermi. Vengono messe in secondo piano le abilità pratiche e l’apprendimento che viene dall’esperienza diretta, dal fare con le mani e con i sensi.La perdita delle abilità pratiche
Con il tempo, si perdono capacità fondamentali per potersela cavare da soli. Saper accendere un fuoco senza accendino, orientarsi senza navigatore, riconoscere le piante utili o pericolose: queste sono abilità che un tempo erano comuni e che oggi sono rare. Anche i mestieri artigianali, che richiedono grande manualità e conoscenze tramandate di generazione in generazione, stanno scomparendo. Questo accade per diverse ragioni: la produzione industriale di massa, le leggi dello stato, la concorrenza spietata e il desiderio generale di avere tutto subito e senza fatica. Questo processo di perdita delle competenze artigianali è stato chiamato “ipotecnocidio”.Fragilità umana e degrado ambientale
Perdere i saperi pratici e diventare sempre più dipendenti dalla tecnologia rende l’umanità più fragile. Non sapendo più interagire direttamente con l’ambiente che ci circonda, diventiamo indifferenti al suo peggioramento. L’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del cibo, la scomparsa di molte specie animali e vegetali, le modifiche genetiche delle coltivazioni sono conseguenze dirette di questo modo di vivere. Anche la nostra salute ne risente, con malattie legate all’ambiente tossico in cui viviamo e quelle causate dal troppo benessere. Il sistema basato sull’ipertecnologia, gestito da pochi centri di potere, è di per sé delicato. La sua enorme complessità lo rende vulnerabile e a rischio di un possibile crollo.Ma la perdita di certe abilità pratiche è davvero la causa principale del degrado ambientale e della fragilità umana, o non piuttosto un sintomo di processi più complessi?
Il capitolo stabilisce una correlazione significativa tra la perdita dei saperi pratici, la dipendenza tecnologica e fenomeni come il degrado ambientale e la fragilità umana. Tuttavia, presentare questa relazione come una diretta catena causale potrebbe semplificare eccessivamente dinamiche storiche, economiche e sociali ben più articolate. Il degrado ambientale e la fragilità umana sono esiti di un complesso intreccio di fattori, dove la tecnologia e la perdita di certe abilità sono solo alcune delle componenti, non necessariamente le cause prime. Per esplorare la complessità di questi temi e comprendere meglio le molteplici radici dei problemi contemporanei, sarebbe utile approfondire studi di storia ambientale, sociologia della tecnologia e analisi dei sistemi socio-tecnici. Autori come Ulrich Beck o Jared Diamond offrono prospettive che considerano una gamma più ampia di variabili nel delineare le sfide della modernità.Abbiamo riassunto il possibile
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