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Informazioni
“Heidegger e il nazismo” di Victor Farias ti porta dentro una delle storie più controverse della filosofia: come un pensatore gigante come Martin Heidegger si sia legato così tanto al nazismo. Il libro parte dalle sue radici in un paesino come Messkirch, esplorando come la sua infanzia cattolica e l’idea di Heimat abbiano plasmato le sue prime idee nazionaliste e persino l’antisemitismo, già presente nei suoi anni da studente a Friburgo e Costanza, influenzato da certi professori. Poi si vede come la sua filosofia, specialmente in “Essere e tempo”, sembri offrire spunti che risuonano con l’ideologia nazista, parlando di destino del popolo e lotta. Il momento chiave è quando diventa rettore dell’università tedesca di Friburgo, impegnandosi a fondo per trasformarla secondo i princìpi nazisti, un vero “combattimento” per l’università. Farias non nasconde niente: il suo supporto al regime, le sue azioni contro colleghi ebrei, i suoi contrasti interni al partito ma anche la sua fedeltà di fondo. È un viaggio affascinante e inquietante nel legame tra una certa filosofia tedesca e il potere distruttivo del nazismo, mostrando quanto fosse profondo il coinvolgimento di Heidegger e come abbia continuato a difendere, a modo suo, la “verità interna” di quel movimento anche dopo la guerra.Riassunto Breve
TITOLO DELL’OUTPUT Le radici del pensiero di Martin Heidegger si trovano nella sua infanzia a Messkirch, un ambiente segnato da tensioni religiose e un forte legame con il concetto di *Heimat*. La sua formazione è influenzata da un cattolicesimo conservatore, nazionalismo e antisemitismo, visibile nei suoi primi scritti e nell’adesione a gruppi integralisti. Durante gli studi a Friburgo e Marburgo, il suo pensiero filosofico si sviluppa, influenzato da Husserl, ma mantiene legami con ambienti nazionalisti. L’opera *Essere e tempo* introduce concetti come l’esistenza autentica legata al popolo e alla lotta, che vengono interpretati come una base per idee fasciste. Nel 1933, con l’ascesa del nazionalsocialismo, Heidegger si iscrive al Partito Nazista e diventa rettore a Friburgo. Come rettore, promuove attivamente la trasformazione nazista dell’università, abolendo la libertà accademica e imponendo obblighi di servizio legati allo Stato e al popolo. Sostiene l’espulsione di docenti ebrei e partecipa a eventi di regime, affermando la leadership di Hitler. Anche dopo le dimissioni da rettore nel 1934, dovute a contrasti interni al regime, continua a sostenere Hitler e a partecipare a progetti di riforma nazisti, come l’Accademia dei professori. Utilizza la sua posizione per influenzare nomine e denunciare colleghi non allineati. Le sue lezioni su Nietzsche e Hölderlin interpretano il nazionalsocialismo in chiave metafisica, criticando il regime per non averne compreso la vera essenza, ma mantenendo un forte antidemocraticismo. Dopo la guerra, nonostante l’interdizione dall’insegnamento, non condanna esplicitamente le atrocità naziste e riafferma la “grandezza e verità interna” del nazionalsocialismo. Nelle sue riflessioni successive, il legame tra filosofia, patria e lingua tedesca rimane centrale, richiamando figure legate a tradizioni discriminatorie. La sua filosofia è vista come intrinsecamente legata al destino del popolo tedesco e al suo ruolo storico, in contrasto con la teologia che rivendica la sua indipendenza dalla politica.Riassunto Lungo
1. Le Radici Ideologiche Giovanili
Per capire come si è formato il pensiero di un filosofo, è importante conoscere il luogo e l’ambiente in cui è cresciuto. Per Martin Heidegger, il legame con la sua città natale, Messkirch, e l’idea di Heimat (patria, casa) sono fondamentali. Questi elementi hanno avuto un impatto anche sul suo rapporto con il nazionalsocialismo. Messkirch è una città antica, la cui storia è stata segnata da conflitti. Si trova in una zona dove, dopo il 1870 e il dogma dell’infallibilità papale, c’è stato un forte scontro tra cattolici e veterocattolici.La famiglia di Heidegger era cattolica. Il padre era sacrestano, una posizione che li mise direttamente a contatto con le tensioni e le difficoltà che i cattolici affrontavano in quel periodo. Questa situazione di conflitto, vissuta fin da bambino, rappresentava una minaccia sia per la loro vita materiale che per quella spirituale. Nonostante la famiglia non avesse molte risorse economiche, Heidegger riuscì a studiare prima a Costanza e poi a Friburgo grazie a borse di studio e all’aiuto di persone importanti nel mondo cattolico locale, come il curato Camillus Brandhuber.Gli anni del liceo e le prime influenze
Durante gli studi al liceo di Costanza e al convitto cattolico San Corrado, Heidegger si trovò in un ambiente che univa diverse influenze. Da un lato c’erano idee umanistiche più aperte, dall’altro un forte impegno cattolico. Questo impegno era volto a contrastare il protestantesimo e le idee liberali. Al convitto, l’educazione era basata su princìpi conservatori e patriottici. Gli studenti venivano incoraggiati a sostenere il partito cattolico Zentrum. Le discussioni tra gli studenti mostravano il desiderio di rafforzare la fede cattolica di fronte a una società sempre più laica. Si parlava anche di storia locale, dell’origine delle parole tedesche e di movimenti giovanili con idee radicali.Gli studi universitari e i professori
A Friburgo, Heidegger continuò a studiare teologia, ma seguì anche corsi di storia. I suoi professori avevano posizioni politiche molto chiare: erano nazionalisti, contrari al liberalismo e con idee antisemite. Figure come Heinrich Finke e Georg von Below consideravano lo Stato nazionale come la base fondamentale della storia. Vedevano la democrazia e gli ebrei come un pericolo per la Germania. Queste idee ebbero un’influenza sul giovane Heidegger.I primi scritti e le affiliazioni giovanili
Il primo testo che Heidegger pubblicò, un articolo del 1910, parlava di Abraham a Sancta Clara. Era un predicatore del periodo barocco noto per le sue idee xenofobe e antisemite. In questo scritto, Heidegger presentava Abraham come un esempio da seguire per mantenere la “salute dell’anima del popolo”. Critica la cultura moderna usando termini simili a quelli di un movimento cattolico più rigido, guidato da Richard von Kralik. Heidegger stesso fece parte del Gralbund. Questo era un gruppo integralista che promuoveva idee legate al concetto di “popolo” (völkisch) e a una “grande Germania” (grossdeutsch). Le loro posizioni erano contro la modernità e antisemite, con legami al movimento cristiano-sociale di Karl Lueger. L’impegno di Heidegger in questi gruppi si vide anche in pubblico, quando difese le posizioni integraliste durante una celebrazione in onore di Abraham a Sancta Clara, nel contesto di una “battaglia letteraria” tra cattolici.La scelta di diventare sacerdote, prima con i gesuiti e poi in seminario, non si concretizzò. Fu interrotta da problemi di salute legati al cuore. Questi disturbi furono interpretati come un segno delle difficoltà interiori che stava affrontando riguardo al suo percorso. Anche se non divenne sacerdote, le idee che aveva assorbito in quegli anni di formazione rimasero importanti per il suo sviluppo. Queste idee erano un insieme di cattolicesimo conservatore, nazionalismo, opposizione alla modernità e antisemitismo.Davvero le sole radici giovanili bastano a spiegare l’adesione di un filosofo al nazionalsocialismo?
Il capitolo mette in luce le importanti influenze formative del giovane Heidegger, ma l’insistenza quasi esclusiva sulle radici giovanili rischia di offrire una spiegazione riduttiva di un percorso intellettuale e politico estremamente complesso e controverso. Per comprendere appieno il legame tra il pensiero di Heidegger e il nazionalsocialismo, è necessario considerare non solo le influenze precoci, ma anche l’evoluzione del suo pensiero filosofico maturo, il contesto storico-politico specifico degli anni ’30 in Germania e le diverse interpretazioni critiche che sono state date del suo rapporto con il regime. Approfondire la storia intellettuale tedesca del primo Novecento e le analisi di autori come Hugo Ott, Emmanuel Faye o Donatella Di Cesare può aiutare a inquadrare la questione in una prospettiva più ampia e sfaccettata.2. Heidegger: la rottura e il radicamento
Martin Heidegger iniziò i suoi studi a Friburgo. Si dedicò inizialmente alla teologia, poi passò a matematica e scienze naturali, pur mantenendo un forte interesse per la storia. Durante questo periodo, creò legami importanti con figure del mondo cattolico come Heinrich Finke ed Engelbert Krebs. Krebs, in particolare, pensava che Heidegger fosse adatto per una cattedra di filosofia cattolica. Heidegger completò il suo dottorato e l’abilitazione, lavorando con Arthur Schneider. La sua critica a certe idee filosofiche si basava su come vedeva le leggi della logica, influenzato da pensatori come Husserl e Rickert.Durante la Prima Guerra Mondiale, il servizio militare di Heidegger fu limitato, meno di quanto in seguito avrebbe raccontato. In quel periodo, l’ambiente universitario in Germania appoggiava in modo deciso la politica aggressiva del governo. Persone vicine a Heidegger, come Karl Bertsche ed Engelbert Krebs, scrivevano testi che presentavano la guerra quasi come una missione spirituale. Anche Heinrich Finke si impegnò per difendere gli interessi dei cattolici tedeschi dalle critiche francesi. Figure influenti come Georg von Below criticavano le posizioni più moderate. Persino Rickert e il suo allievo Emil Lask espressero idee nazionaliste sulla guerra.Il distacco dalla Chiesa
Heidegger insegnò filosofia antica e logica alla Facoltà di teologia a Friburgo, con il sostegno di Krebs. Si sposò con Elfriede Petri, proveniente da una famiglia protestante, e Krebs diede la sua benedizione. Tuttavia, non ottenne la cattedra di filosofia cattolica, che fu invece assegnata a Joseph Geyser. Questa delusione, insieme a dubbi legati a questioni dottrinali e alle regole imposte dalla Chiesa in quel periodo, lo portò a prendere le distanze dalla Chiesa cattolica intorno al 1919. In una lettera a Krebs, scrisse di voler dedicarsi solo alla filosofia, pur continuando ad apprezzare il pensiero cattolico medievale. Prima di trasferirsi a Marburgo, tenne ancora corsi su argomenti legati alla religione. Il suo rapporto con la Chiesa rimase complesso e non lineare. La sconfitta della Germania e la nascita della Repubblica di Weimar ridussero l’influenza della Chiesa sulle nomine universitarie, favorendo chi si allontanava da posizioni strettamente religiose.L’influenza di Husserl e il periodo a Marburgo
L’arrivo di Edmund Husserl a Friburgo nel 1916 fu molto importante per Heidegger, aiutando a rendere più preciso il suo pensiero. L’ambiente accademico e politico di quel tempo era pervaso da idee nazionaliste, come mostra l’opera di Max Scheler, che vedeva la guerra come un momento di risveglio spirituale per la nazione. Nel 1923, Heidegger accettò una cattedra all’università di Marburgo, dopo essere stato considerato anche per un posto a Gottinga. Lì, Georg Misch aveva notato la sua forte personalità e il suo allontanamento dalla Chiesa come aspetti positivi. A Marburgo, Heidegger iniziò a interessarsi all’università come istituzione e strinse legami con gli studenti. In particolare, si avvicinò all’Akademische Vereinigung, un’associazione studentesca nazionalista che aveva adottato il “paragrafo ariano”, una regola che escludeva gli ebrei. Questo legame si inseriva nel contesto dei movimenti giovanili dell’epoca e rispecchiava idee che Heidegger aveva avuto fin da giovane. Il suo rapporto con Paul Natorp, un filosofo che vedeva la guerra come un risveglio della Germania e dell’umanità intera, mostrava una sintonia sui temi della “missione tedesca” e della guerra.Essere e tempo e le idee politiche
La pubblicazione di Essere e tempo nel 1927 fu un momento cruciale. Quest’opera superava certe idee filosofiche precedenti, riprendendo temi della metafisica classica. Introduceva il concetto di esistenza autentica, strettamente legata alla tradizione e all’eredità del proprio “popolo” e della “comunità-del-popolo”. L’atto fondamentale per un’esistenza autentica, vissuta insieme agli altri, veniva descritto come una lotta. Questa lotta portava alla “decisione risoluta”. Questa visione, con i suoi riferimenti a modelli eroici, non era vista come un semplice ritorno al passato, ma come una trasformazione del futuro attraverso il conflitto. La critica all’individualismo e al conformismo si legava a un modello di società politica dove solo pochi, coloro che potevano accedere alla “verità”, avrebbero dovuto guidare lo Stato, un’idea simile a quella sostenuta da Yorck von Wartenburg. Essere e tempo, con i suoi concetti, offriva una base teorica per elementi ideologici che si ritrovavano nel fascismo.Il ritorno a Friburgo e l’adesione al nazionalismo
Nel 1928, Heidegger tornò a Friburgo per prendere il posto di Husserl, che andava in pensione. Due anni dopo, nel 1930, rifiutò un’importante offerta dalla prestigiosa università di Berlino. La sua fama era in crescita e il suo ascendente sugli studenti era notevole. Le sue posizioni radicali e il suo antisemitismo erano evidenti in diverse occasioni, come nell’incontro a Davos con il filosofo Ernst Cassirer. La sua partecipazione alla “Giornata della Badische Heimat” nel 1930 a Karlsruhe confermò il suo forte legame con la sua terra d’origine. Questo evento aveva chiare connotazioni nazionaliste e antisemite, con la presenza di figure come Eugen Fischer e Otto zur Nedden. Il rifiuto di trasferirsi a Berlino fu interpretato come un segno del legame profondo tra la sua filosofia, la ricerca della verità e il suolo natio. Questa decisione andò contro il parere della Facoltà di Friburgo, che avrebbe preferito l’arrivo di filosofi come Cassirer o Hartmann, e nonostante gli sforzi del ministro Grimme, che lo sosteneva. Questa vicenda rafforzò in lui la convinzione che fosse necessaria una riforma dell’università e consolidò il suo rapporto con gli studenti, che lo vedevano come una guida. La sua popolarità tra i giovani nazionalisti, spesso insoddisfatti del modo di insegnare tradizionale, derivava dal suo stile innovativo e stimolante.Come si articola filosoficamente il legame tra i concetti di Essere e tempo e le posizioni politiche nazionaliste e antisemite di Heidegger?
Il capitolo afferma che Essere e tempo offrì una base teorica per elementi ideologici ritrovati nel fascismo, ma non esplora in dettaglio come i concetti fondamentali dell’opera (come Dasein, cura, temporalità, essere-per-la-morte) si traducano o supportino le idee politiche menzionate (critica all’individualismo, leadership d’élite, legame con il popolo). Per comprendere meglio questa complessa relazione, è fondamentale approfondire sia la filosofia di Heidegger, studiando direttamente Essere e tempo e le interpretazioni successive, sia il contesto storico-politico della Germania dell’epoca. Utile sarebbe leggere autori che hanno analizzato criticamente il rapporto tra Heidegger e la politica, come Karl Löwith, Theodor W. Adorno, e pensatori più recenti che hanno affrontato la questione alla luce dei Quaderni neri.3. Heidegger Rettore: La Trasformazione Nazista dell’Università
Le simpatie di Martin Heidegger per il nazionalsocialismo erano già note prima del 1933. La sua elezione a rettore dell’Università di Friburgo nel maggio 1933 coincise con la sua iscrizione al Partito Nazista, di cui rimase membro fino al 1945. L’Università di Friburgo si distinse per essere all’avanguardia nell’allineamento nazionalsocialista, un processo facilitato anche dalla presenza di figure chiave all’interno dell’ateneo e della città. L’avvento del regime nella regione del Baden portò rapidamente alla soppressione di ogni forma di opposizione politica. Iniziò la persecuzione degli ebrei, con l’istituzione di campi di concentramento e l’espulsione di cittadini ebrei dall’amministrazione pubblica e dalle università.La visione di Heidegger per l’università Heidegger, nel suo ruolo di rettore, si impegnò attivamente nell’attuare la trasformazione nazista dell’università. Identificava gli studenti come la vera avanguardia rivoluzionaria di questo cambiamento. Nel suo discorso di rettorato, intitolato “L’autoaffermazione dell’università tedesca”, rifiutò esplicitamente il concetto tradizionale di libertà accademica. Propose invece che gli studenti fossero obbligati a tre “servizi”: quello del lavoro, quello militare e quello del sapere. Ponendo il sapere sullo stesso piano degli altri due, lo legava indissolubilmente al destino del popolo e dello Stato nazista. La scienza, in questa nuova visione, diventava un compito diretto dello Stato nazisionalsocialista. L’università aveva il compito primario di formare le guide destinate a guidare il popolo. La lotta interna tra gli studenti determinati e i professori che mostravano esitazione era vista da Heidegger come un principio fondamentale per regolare la vita universitaria.
Filosofia e azione politica Un altro momento chiave fu il discorso pronunciato in onore di Albert Leo Schlageter, una figura considerata un martire dal nazismo. In questa occasione, Heidegger interpretò la morte di Schlageter non solo come un sacrificio, ma come un modello di esistenza autentica. Questa autenticità era strettamente legata al destino collettivo del popolo tedesco e al legame profondo con la terra d’origine. Attraverso questa interpretazione, Heidegger collegava concetti filosofici che aveva già esplorato, come l’importanza della morte o l’idea di “appello”, alla realtà storica e politica concreta del nazionalsocialismo. Il suo scopo era chiaro: esortare gli studenti a mostrare tenacia e limpidezza di cuore, qualità considerate essenziali per affrontare la lotta imposta dal regime.
Le azioni concrete del Rettore Le azioni concrete di Heidegger durante il suo rettorato riflettono il suo impegno per la causa nazista. Includono l’espulsione di numerosi docenti ebrei dall’università, sebbene sia intervenuto in un paio di casi specifici, motivato però da ragioni legate al prestigio scientifico tedesco a livello internazionale piuttosto che da solidarietà umana. Supportò attivamente i gruppi studenteschi nazionalisti e quelli che praticavano il duello, considerati espressione dello spirito combattivo. Mantenne un atteggiamento di sostanziale indifferenza di fronte alle violenze perpetrate contro gli studenti ebrei e verso l’opposizione studentesca al regime. Sostenne apertamente i roghi di libri, simbolo della purificazione culturale voluta dal nazismo. Introdusse misure obbligatorie come il giuramento di purezza razziale per il personale e corsi universitari specifici su temi di razza e ideologia nazista. Promosse con forza il legame tra studenti e lavoratori disoccupati, organizzando programmi di indottrinamento politico. Definiva il lavoro non solo come un’attività economica, ma come un’esperienza spirituale fondamentale, e presentava lo Stato nazionalsocialista come il vero Stato del lavoro. In una dichiarazione esplicita che non lasciava spazio a interpretazioni, affermò che “Il Führer stesso e lui soltanto è l’odierna e futura realtà tedesca e la sua legge”, ponendo la figura di Hitler al centro assoluto della realtà e della legalità tedesca.
Se Heidegger non criticava i “principi di base” del nazionalsocialismo, ma solo il suo “deviazionismo”, quali erano esattamente questi principi che riteneva validi?
Il capitolo accenna a una distinzione cruciale nella posizione di Heidegger verso il nazionalsocialismo, parlando di una critica non ai “principi di base” ma a un presunto “deviazionismo”. Tuttavia, non specifica quali fossero questi “principi di base” che il filosofo non riteneva degni di critica. Questa lacuna rende difficile comprendere appieno la natura e la profondità del suo coinvolgimento o della sua distanza dal regime. Per affrontare questa domanda, è fondamentale esaminare più a fondo sia gli scritti e i discorsi di Heidegger del periodo nazista e del dopoguerra, sia i documenti e le testimonianze del tempo. Approfondire la filosofia politica e la storia del pensiero tedesco del XX secolo, studiando autori che hanno analizzato criticamente il rapporto tra Heidegger e il nazionalsocialismo, può fornire il contesto necessario per valutare questa controversa distinzione.7. Saperi e Potere: Due Destini Tedeschi
Secondo una certa visione in Germania, la filosofia e la scienza dovrebbero essere unicamente una questione tedesca, a beneficio del popolo tedesco. Per gli studenti tedeschi, questo implica tre doveri fondamentali, il primo dei quali è verso la comunità popolare, intesa in senso nazionalista. Questa prospettiva vede lo sviluppo storico in modo concreto, come l’affermazione di gruppi etnici e razziali, mettendo da parte l’idea di umanità come protagonista. Si sostiene che l’obiettivo dell’università tedesca sia la scienza intesa come realizzazione del compito spirituale e storico del popolo tedesco, un popolo che si riconosce nel suo Stato. Scienza e destino tedesco devono quindi raggiungere il potere attraverso questa volontà fondamentale, configurandosi come un servizio di tipo politico-filosofico.Il Ruolo Indipendente della Teologia
Un punto di vista differente è quello della teologia. Il compito della teologia è portare la parola di Dio al popolo tedesco. Questo compito non può dipendere da nessun’altra autorità. Cercare ideali o scopi diversi da quelli propri della teologia è considerato un errore sia nei confronti di Dio che del popolo stesso. L’ordine che pone la parola di Dio al centro non deve essere minimamente alterato. Questo significa difendere l’indipendenza della teologia, in contrasto con chi invece rinuncia all’indipendenza della filosofia. Viene criticata la posizione di chi pensa che la chiesa evangelica debba servire il benessere del popolo tedesco e del regime, chiedendo un capo e arrivando a escludere o considerare meno importanti i cristiani di origine ebraica.Se la scienza e la filosofia mirano alla verità universale, come possono essere ridotte a un ‘compito spirituale e storico del popolo tedesco’ al servizio dello Stato?
Il capitolo presenta una visione in cui il sapere è vincolato al destino etnico e al potere statale. Questo solleva interrogativi fondamentali sulla natura stessa della verità e sullo scopo dell’indagine intellettuale. Ridurre scienza e filosofia a un servizio nazionale contraddice le loro aspirazioni tradizionali di comprensione universale e pensiero critico. Per approfondire questa tensione e le sue implicazioni storiche, è utile studiare la storia della scienza e la filosofia politica. Autori come Karl Popper e Hannah Arendt hanno analizzato i pericoli derivanti dal subordinare la conoscenza a ideologie nazionalistiche o totalitarie.Abbiamo riassunto il possibile
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