Filosofia

Hegel e la libertà dei moderni

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1. La filosofia di Hegel tra censura e interpretazioni politiche

Per capire la filosofia di Hegel, soprattutto la Filosofia del diritto, è importante guardare al periodo storico in Prussia, dove c’era una forte censura. Questo spiega perché ci sono differenze tra le sue lezioni orali e i testi che venivano pubblicati. Ad esempio, si possono confrontare il manoscritto e la versione stampata del saggio sul Reformbill o le diverse stesure del paragrafo 127 della Filosofia del diritto, che usa l’esempio dell’uomo affamato. Queste variazioni fanno pensare che Hegel usasse un linguaggio cauto o modificasse alcune espressioni per non avere problemi con chi governava, mostrando l’uso della dissimulazione o dell’autocensura. Tuttavia, questi cambiamenti non significano per forza che Hegel abbia abbandonato il suo pensiero originale. Possono essere modi diversi di esprimersi (come un’autocensura nel linguaggio) o aggiustamenti che fanno parte dello sviluppo stesso dell’idea. Una distinzione fondamentale nel suo pensiero, che non è una scelta fatta per convenienza pratica ma un concetto teorico che Hegel ha sempre usato, è quella tra realtà (Wirklichkeit) e semplice esistenza (Dasein).

Significato delle affermazioni di Hegel e interpretazioni diverse

L’affermazione di Hegel che ‘ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale’ è un punto chiave, spesso interpretato in modi diversi. Non va letta come un semplice sostegno alla situazione politica del suo tempo, come la Restaurazione. Per pensatori come Engels e Marx, questo principio esprimeva piuttosto l’idea che la storia segue un percorso razionale e serviva a criticare gli ideali che non riuscivano a concretizzarsi nella realtà. Le interpretazioni contrastanti di Hegel, come quella di Haym che lo accusa di essere un servitore del potere e quella di Marx ed Engels che ne riconoscono il lato progressista, non sono semplici incomprensioni. Queste visioni diverse riflettono le vere lotte politiche di quel periodo, incluse questioni come l’unità nazionale tedesca e l’eredità della Rivoluzione Francese.

La posizione sulla monarchia nel contesto politico

La posizione di Hegel sulla monarchia costituzionale e sul ruolo del principe si colloca in un dibattito politico del suo tempo che era tutt’altro che semplice. Non era una scelta banale o scontata. In certe situazioni storiche, la difesa della Corona poteva persino rappresentare un’opzione considerata più progressista rispetto a un’opposizione reazionaria che si chiudeva a ogni innovazione. Per superare le letture semplificate del pensiero di Hegel, è cruciale analizzare attentamente queste contraddizioni politiche. Comprendere come abbiano influenzato la stesura dei suoi testi è fondamentale per un’interpretazione corretta.

Ma come si fa, concretamente, a distinguere l’evoluzione genuina del pensiero hegeliano dalla semplice ginnastica verbale imposta dalla censura?
Il capitolo, pur evidenziando le tensioni tra le lezioni orali e i testi pubblicati sotto censura, lascia irrisolta la questione metodologica cruciale: come si può stabilire, con una certa sicurezza, se una variazione testuale sia frutto di un’evoluzione interna del pensiero o di una mera dissimulazione linguistica? Per cercare di rispondere a questa domanda, è indispensabile approfondire la filologia hegeliana e le discipline che studiano la storia delle idee e la ricezione filosofica. Autori come Habermas, Gadamer o anche approcci critici post-strutturalisti possono offrire spunti per un’analisi più stratificata dei testi e del loro contesto di produzione.


2. Oltre il Contratto: Stato, Diritti e Storia

L’interpretazione della filosofia politica di Hegel, in particolare il suo pensiero critico sul contrattualismo, non può essere ridotta a una semplice scelta tra idee liberali o conservatrici. La critica di Hegel si rivolge soprattutto a quelle visioni antiche e reazionarie che considerano lo Stato e le sue leggi come un accordo privato tra proprietari o gruppi privilegiati. Questa idea, che vede lo Stato quasi come una proprietà personale, dove diritti e incarichi pubblici sono trattati come beni privati, viene superata dallo Stato moderno. Hegel vede questo cambiamento come un passo avanti fondamentale nella storia.

Diritti Fondamentali: Non un Contratto, ma Storia

Il fatto che Hegel rifiuti l’idea di Stato come contratto non significa che neghi i diritti fondamentali e che nessuno può togliere. Riconosce pienamente diritti importanti come la libertà della persona e la libertà di pensiero e coscienza. Tuttavia, per Hegel, questi diritti non nascono da un ipotetico stato di natura iniziale o da un accordo stipulato all’origine. Essi sono invece il risultato di un lungo percorso di sviluppo storico. La libertà e i diritti sono visti come una “seconda natura”, qualcosa che è stato creato dalla storia e che non si può più abbandonare.

Il Ruolo dello Stato: Più di un Semplice Guardiano

Hegel critica le teorie liberali che vedono lo Stato solo come un “guardiano notturno” che protegge la proprietà privata, o come una “società per azioni” dei proprietari. Sostiene con forza che lo Stato ha il dovere di intervenire nella società per assicurare il benessere di tutti i cittadini. Questo include garantire il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro e persino il diritto alla vita, specialmente per le persone più povere. Questo intervento pubblico, che mette dei limiti agli accordi privati (come nel caso del lavoro dei bambini o del diritto di chi è in estrema necessità), è considerato essenziale per raggiungere una libertà vera e concreta. Questa libertà va oltre la semplice libertà formale di poter fare accordi individuali.

Libertà Formale e Libertà Concreta

È molto importante distinguere tra libertà formale e libertà concreta. La libertà formale riguarda il consenso personale e le procedure legali, ed è certamente importante. Tuttavia, può anche essere usata per difendere privilegi esistenti e per impedire i cambiamenti necessari a realizzare una libertà più piena e reale. La libertà concreta, invece, si riferisce ai diritti effettivi e alle condizioni di vita reali e oggettive delle persone.

L’Importanza del Contesto e del Benessere Individuale

Discutere di concetti come autorità e libertà, o dello Stato e del singolo cittadino, rimane spesso un esercizio astratto se non si considerano il contesto storico e i contenuti pratici della vita. Hegel, pur criticando l’idea di un individuo isolato e astratto, sottolinea l’importanza di prendersi cura del “benessere specifico” di ogni persona. Questo è particolarmente vero di fronte alla povertà, un aspetto che le teorie liberali spesso trascurano, concentrandosi maggiormente sulla sicurezza della proprietà.

Se i diritti fondamentali sono solo un “risultato di un lungo percorso di sviluppo storico”, su quale base solida poggiano per non essere semplicemente spazzati via dal prossimo “passo avanti fondamentale” della storia?
Il capitolo presenta i diritti come un prodotto storico, una “seconda natura”. Tuttavia, questa prospettiva solleva interrogativi sulla loro stabilità e sul loro fondamento ultimo. Per approfondire, è utile confrontare la visione hegeliana con le teorie dei diritti naturali e studiare le critiche al teleologismo storico. Approfondire il pensiero di Hegel stesso, ma anche quello di filosofi politici contemporanei che discutono la fondazione dei diritti, può fornire strumenti critici per valutare questa posizione.


3. Oltre Liberali e Conservatori: La Lente Plebea di Hegel

La visione della storia e della società non si limita alla differenza tra liberali e conservatori. Confrontando la posizione di Hegel con la tradizione liberale, si nota che egli si allontana significativamente da entrambe le visioni.

Le Rivoluzioni come Tappe della Libertà

Hegel vede molte rivoluzioni storiche come passaggi necessari per il progresso della libertà. Tra queste, cita quelle antiche, come le lotte di schiavi e plebei a Roma, e quelle moderne, come le rivoluzioni americana, francese, olandese e inglese, oltre alla Riforma. Questa visione contrasta con i conservatori, che condannano le rivoluzioni, e spesso anche con i liberali, che ne accettano solo alcune, come la Gloriosa Rivoluzione inglese, vista come un cambiamento pacifico e aristocratico.Hegel riconosce anche le “rivoluzioni dall’alto”, cioè i cambiamenti voluti dai sovrani, come Richelieu o Federico II. Questi sovrani riducono i privilegi dei signori feudali per favorire l’interesse generale dello Stato. Sebbene i liberali critichino questo tipo di “dispotismo” perché difendono le libertà dell’aristocrazia, Hegel lo considera giusto. Questo perché combatte l’oppressione esercitata dai baroni. La lotta nella storia, per Hegel, non è solo tra chi ha l’autorità e chi vuole la libertà, ma è soprattutto tra l’aristocrazia e il popolo. Per questo, Hegel si schiera con il “partito popolare”, sia nelle vicende di Roma antica, dove i plebei lottavano contro i patrizi, sia nella storia più recente, dove il popolo si oppone ai baroni.

Povertà e Ingiustizia Sociale

La libertà, per Hegel, non è solo una questione formale o qualcosa garantito dalla proprietà. La grande differenza di ricchezza e la miseria annullano la libertà reale delle persone. Hegel considera la povertà un problema che riguarda tutta la società, un’ingiustizia che la società civile ha il compito di risolvere. Non la vede come una colpa del singolo o un fatto naturale. Questa idea è molto diversa dalla tradizione liberale, che tende a considerare la miseria come una responsabilità della persona povera o semplicemente come una condizione naturale delle cose.

Il Valore del Lavoro e l’Estensione dei Diritti

Gli intellettuali, che spesso non possiedono grandi ricchezze ereditate, sono visti da Hegel come coloro che interpretano ciò che è universale, distinguendosi dai proprietari che pensano principalmente ai propri interessi. Hegel dà grande valore sia al lavoro intellettuale che a quello manuale, considerandoli fondamentali per lo sviluppo della persona. Questo si oppone all’idea, diffusa tra liberali e conservatori, che il tempo libero e l’agiatezza siano necessari per dedicarsi alla cultura e partecipare alla vita politica. Hegel sostiene che i diritti politici debbano essere estesi oltre i soli proprietari, includendo anche gli intellettuali e gli artigiani. La sua visione è influenzata dalla sua origine sociale, più vicina al “popolo” rispetto a molti pensatori liberali. Questo lo porta a essere più attento ai problemi sociali e a criticare l’idea che solo la proprietà debba essere la base dei diritti e della rappresentanza politica.

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Siamo davvero certi che figure filosofiche così complesse possano essere semplicemente schierate “a favore” o “contro” i principi della Rivoluzione, come se si trattasse di una partita di calcio?
Il capitolo offre una distinzione netta tra universalismo e particolarismo, associando filosofi come Kant e Hegel al primo e pensatori come Burke e Möser al secondo. Tuttavia, la ricchezza e le sfumature del pensiero di questi autori rischiano di essere appiattite in questa contrapposizione. Per apprezzare appieno la loro posizione e il loro impatto, è indispensabile andare oltre le etichette e immergersi nei loro scritti originali. Approfondire la filosofia politica di Kant, la filosofia del diritto e della storia di Hegel, e le riflessioni di Burke sulla tradizione e il cambiamento può rivelare complessità e persino contraddizioni che un riassunto non può cogliere, offrendo una visione meno schematica del dibattito post-rivoluzionario.


8. Confronti di Idee Politiche

Si mettono a confronto diverse visioni politiche e filosofiche, analizzando come autori differenti abbiano affrontato temi cruciali come lo Stato, la società, la libertà e la rivoluzione. Questo confronto esplora le radici di pensiero che hanno plasmato il dibattito politico moderno, evidenziando le continuità e le rotture tra le varie correnti.

Conservatorismo e Radici Aristoteliche

Vengono presentate posizioni conservatrici attraverso la figura di Edmund Burke, che riprende concetti aristotelici come la temperanza e critica apertamente la Rivoluzione Francese. L’influenza dell’aristotelismo si ritrova anche nel pensiero di Schelling. Accanto a queste visioni, si pone il pensiero di Hegel, che pur riconoscendo certe strutture storiche, si distacca su punti fondamentali come la schiavitù, che considera estranea ai concetti di diritto e Stato nel senso moderno. Questo confronto iniziale mette in luce le diverse interpretazioni delle tradizioni filosofiche nel dibattito politico.

Liberalismo e Diritti Individuali

Una corrente di pensiero fondamentale esplorata è il liberalismo. Autori come John Locke sono esaminati per le loro teorie sul governo civile e l’importanza del lavoro come base della proprietà. John Stuart Mill contribuisce al dibattito con la sua analisi approfondita del concetto di libertà individuale e dei suoi limiti. L’applicazione e le implicazioni della democrazia sono poi studiate attraverso l’opera di Alexis de Tocqueville, che analizza la realtà americana, confrontandola con le strutture sociali e politiche dell’Ancien Régime e con gli esiti della Rivoluzione Francese, offrendo una prospettiva unica sulle sfide della società democratica.

La Rivoluzione Francese e l’Uomo Universale

La Rivoluzione Francese emerge come un evento centrale che introduce la categoria dell’uomo universale. Pensatori come Immanuel Kant riflettono su questo nuovo contesto, sviluppando idee fondamentali sul diritto, sulla morale e sulla possibilità di una pace perpetua tra i popoli. Questo periodo storico e i suoi principi universali diventano un punto di riferimento e, al contempo, un bersaglio di critiche radicali che mettono in discussione la filosofia accademica e la morale tradizionale.

Critiche alla Modernità e Tradizioni Nazionali

Figure come Arthur Schopenhauer e Friedrich Nietzsche rappresentano una critica profonda e radicale alla filosofia e alla morale consolidate, con Nietzsche che analizza in particolare la figura dell’intellettuale e il concetto di superuomo. Parallelamente, si confrontano diverse tradizioni politiche nazionali, in particolare quella tedesca con quelle inglese e francese. Si evidenziano le distinzioni nel modo di concepire lo Stato, la società (Gesellschaft) e la comunità (Gemeinschaft). Autori tedeschi del periodo romantico e conservatore, come Justus Möser, Adam Müller, Friedrich Schlegel e Novalis, esprimono idee spesso in contrasto con i principi universali emersi dalla Rivoluzione Francese, valorizzando le specificità storiche e culturali delle nazioni.

Nazionalismo e Tipi di Rivoluzione

Il testo esplora anche la critica al liberalismo e l’ascesa di idee nazionaliste e autoritarie in diversi contesti europei, con riferimenti a figure come Maurice Barrès e Enrico Corradini. Un tema ricorrente nel dibattito politico analizzato è la distinzione tra diversi tipi di rivoluzioni: quelle considerate pacifiche o graduali, come la Glorious Revolution inglese, e quelle violente e radicali, come la Rivoluzione Francese. Questa distinzione riflette le diverse concezioni del cambiamento politico e sociale e le preferenze per percorsi riformisti o rivoluzionari.

Davvero la Rivoluzione Francese ha svelato un ‘uomo universale’, o ha semplicemente imposto un modello particolare spacciandolo per tale?
Il capitolo introduce la categoria dell'”uomo universale” come centrale nella Rivoluzione Francese e nel pensiero di Kant, ma non esplora a fondo le critiche radicali a questa nozione universalistica, che emergono con forza nelle tradizioni nazionali e in autori come Nietzsche. Questa mancanza di approfondimento sulla natura controversa e contestata dell’universalismo lascia una lacuna argomentativa. Per comprendere meglio questa tensione, è essenziale studiare sia le basi filosofiche dell’universalismo (Kant) sia le diverse forme di critica ad esso (Burke, Hegel, i Romantici tedeschi come Möser o Müller, e Nietzsche), esplorando discipline come la storia delle idee e la filosofia politica.


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