Letteratura

Hadži Murat, Lev Tolstoj

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1. La forza vitale e l’ombra della notte

Nel villaggio ceceno di Machket, avvolto nel silenzio della notte, si muove Chadži-Murat, il celebre naib di Šamil. Giunto in segreto e accompagnato da un solo fedele murid, la sua presenza è una sfida al decreto di Šamil, che lo vuole catturare ad ogni costo. Chadži-Murat trova rifugio nella dimora di Sado, un uomo che, pur consapevole del pericolo mortale, sceglie di onorare l’antica legge dell’ospitalità. Proteggere un ospite, per Sado, è un dovere sacro, superiore alla paura. Chadži-Murat, ha l’urgente necessità di comunicare con i russi. Per questo, Sado affida al fratello Bata il compito di guidare il murid di Chadži-Murat fino al cospetto del capo russo, Voroncov. Il messaggio è preciso, il luogo d’incontro stabilito. Mentre fervono questi preparativi, lontano dalla saclia, nel cuore della foresta vicino alla fortezza di Vozdviženskaja, una pattuglia di soldati russi si concede una pausa. I soldati, impegnati in una missione notturna, condividono storie di vita militare e preoccupazioni economiche. L’atmosfera è sospesa, il silenzio è rotto solo dalle loro voci. Improvvisamente, il rumore di passi rompe la quiete. I soldati, pronti all’azione, vedono emergere dall’oscurità Bata e il murid di Chadži-Murat. I due si dichiarano ceceni pacifici, portatori di un messaggio per il “principe”. Il sottufficiale Panov, diffidente, li considera possibili spie e decide di scortarli al comandante. Ignora l’importanza di quel messaggio, ignora l’identità di Chadži-Murat, ignora che quella notte sta per cambiare il corso degli eventi. Bata e il murid, sotto scorta, si avviano verso la fortezza, mentre la notte continua a celare i destini incrociati di ceceni e russi.

2. L’arrivo di Chadži-Murat

In una fortezza russa nel Caucaso, il comandante Voroncov e sua moglie Mar’ja Vasil’evna sono immersi in una serata di lusso e svago. Durante una partita a carte, un messaggero interrompe bruscamente l’atmosfera, convocando Voroncov per un affare urgente. La notizia è di quelle che suscitano scalpore: Chadži-Murat, noto e temuto capo caucasico, un tempo nemico giurato dei russi e ora in aperto conflitto con il suo stesso comandante Šamil’, ha deciso di arrendersi. L’inattesa novità si diffonde rapidamente, accendendo gli animi e le conversazioni, soprattutto nella dimora dei Voroncov. Nel frattempo, Chadži-Murat, braccato dagli uomini di Šamil’, si ritrova costretto alla fuga. Dopo un breve rifugio in un villaggio, la sua presenza viene scoperta, obbligandolo a cercare riparo nella fitta foresta dove lo attendono i suoi fedeli compagni. Nello stesso momento, un distaccamento di soldati russi, guidato da Poltorackij, è impegnato in un’operazione di disboscamento nella medesima foresta. La quiete del bosco viene improvvisamente interrotta da uno scontro a fuoco tra i soldati e un gruppo di ceceni, durante il quale un soldato russo rimane ferito. Voroncov, giunto sul luogo dello scontro, annuncia ai suoi uomini l’imminente arrivo di Chadži-Murat, venuto per consegnarsi alle autorità russe. L’attesa si conclude poco dopo, quando il capo caucasico e il suo seguito si presentano al cospetto dei russi. Chadži-Murat incontra prima Poltorackij e poi Voroncov, al quale esprime formalmente la sua volontà di passare al servizio dello zar, segnando così la definitiva rottura con Šamil’. Voroncov accoglie la sua resa stringendogli la mano e dando il benvenuto a lui e ai suoi uomini. I soldati russi, testimoni dell’evento, osservano la scena con un misto di curiosità e diffidenza, commentando tra loro il passato turbolento di Chadži-Murat e il suo sorprendente cambio di fronte. Chadži-Murat, pienamente consapevole di essere al centro dell’attenzione, mostra un’espressione compiaciuta mentre viene scortato alla fortezza insieme a Voroncov.

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8. La decisione di Chadži-Murat

La routine delle fortezze di prima linea, scandita da allarmi spesso infondati, prosegue mentre il principe Barjatinskij assume il comando del fronte sinistro. Banchetti e la presenza delle mogli degli ufficiali animano la vita sociale, suscitando a volte il malcontento dei soldati. In questo contesto, anche Butler, giunto in licenza, si ritrova intrappolato nel vortice del gioco d’azzardo, accumulando debiti e vergogna. Questa sensazione di fallimento, per certi versi, rispecchia l’impotenza di Chadži-Murat a Nucha, tormentato dal pensiero della sua famiglia prigioniera di Šamil’. Le promesse dei russi rimangono parole vuote, e i suoi fedeli, intimoriti da Šamil’, si rifiutano di aiutarlo. La minaccia che incombe sui suoi cari spinge Chadži-Murat a una decisione estrema: fuggire sulle montagne. Libera la sua famiglia o morire è l’unico pensiero, così elabora un piano per infiltrarsi a Vedeno. L’amore per la famiglia e l’urgenza lo spingono a ordinare ai suoi uomini di prepararsi alla partenza.

9. La testa di Chadži-Murat

Butler attraversa un momento difficile e cerca conforto nella poesia, nell’amicizia con Bogdanovič e, senza successo, nell’alcol. Le sue avances verso Mar’ja Dmitrievna vengono respinte. L’arrivo di nuove truppe scatena festeggiamenti e ubriachezza nella fortezza. Dopo una scena grottesca con Ivan Matveevič, Butler si allontana, disgustato. Incontra Mar’ja Dmitrievna, ma la conversazione è interrotta dall’arrivo di Kamenev. Quest’ultimo mostra loro la testa mozzata di Chadži-Murat, ucciso mentre cercava di fuggire. Mar’ja Dmitrievna, sconvolta, accusa i militari di essere degli assassini. Kamenev racconta che Chadži-Murat, durante una passeggiata sorvegliata, aveva tentato la fuga con i suoi uomini. Ne era nato un inseguimento, culminato in uno scontro a fuoco in un campo paludoso. Chadži-Murat e i suoi compagni, asserragliati in un fosso, avevano resistito a lungo contro i nemici, guidati da Karganov e Gadži-Aga. Ferito gravemente, Chadži-Murat si era lanciato in un ultimo, disperato assalto, prima di cadere. Gadži-Aga aveva poi decapitato il suo corpo. La testa di Chadži-Murat viene portata come trofeo, mentre gli usignoli riprendono a cantare.

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