Contenuti del libro
Informazioni
“Guerra e rivoluzione” di Lev Tolstoj è un pamphlet incredibilmente attuale, scritto nel pieno della guerra russo-giapponese e della rivoluzione russa. Tolstoj non le manda a dire: fa una critica al governo radicale, definendo ogni forma di potere statale immorale e criminale. Il libro analizza come la società moderna sia corrotta, piena di ipocrisia e di persone che si rifugiano in piaceri effimeri o si abbrutiscono nel lavoro, vittime di una servitù volontaria. Tolstoj esplora la spirale della violenza e dell’oppressione che si ripete nella storia, dimostrando come il potere si basi sulla menzogna e sulla forza, seguendo una logica quasi machiavellica. Ma la vera rivoluzione, per lui, non è quella violenta che cambia solo chi è al comando; è una rivoluzione interiore, basata sulla non-violenza e sulla non resistenza, radicata in una vera coscienza religiosa e morale. Tolstoj vede nel popolo russo, specialmente nei contadini, e nella loro tendenza a rifiutare l’obbedienza allo stato, la chiave per superare la menzogna della libertà apparente e costruire una società basata sul mutuo soccorso, non sulla coercizione. È un testo fondamentale per capire la filosofia di Tolstoj e il suo anarchismo cristiano.Riassunto Breve
I governi sono visti come intrinsecamente immorali e criminali, basati sulla violenza e sull’inganno per mantenere il potere su una maggioranza. Questa oppressione si manifesta storicamente attraverso abusi, guerre e sfruttamento, non solo in regimi autocratici ma anche in quelli democratici, poiché l’autorità si fonda sulla capacità di usare la forza. La sottomissione dei popoli è spesso volontaria, un paradosso in cui si rinuncia alla libertà per servire pochi, come già osservato da La Boétie. I governanti, spesso individui mediocri o malvagi, si mantengono al potere seguendo una logica machiavellica, dove il fine giustifica i mezzi, inclusa la crudeltà e la menzogna. I governi moderni sottraggono risorse tramite tasse, controllano la terra, formano eserciti e creano leggi a proprio vantaggio, corrompendo moralmente e intellettualmente i cittadini fin dalla nascita, facendoli credere che lo stato sia indispensabile e benefico, privandoli dei loro diritti naturali e rendendoli schiavi economici e militari. La società è divisa tra una minoranza ricca e una maggioranza oppressa, generando conflitti interni e guerre tra stati, nonostante la consapevolezza della loro insensatezza. Si cerca di cambiare la società attraverso riforme governative o rivoluzioni violente, ma la violenza non può portare a libertà e fraternità; la storia dimostra che i cambiamenti imposti dall’alto non eliminano l’ingiustizia. La vera trasformazione è interiore, un superamento di false dottrine religiose e scientifiche che distraggono dal vero senso della vita. La vera dottrina religiosa, basata sull’amore attivo e sul perfezionamento morale individuale, è l’unica via per la felicità collettiva e la liberazione dalla violenza governativa. La guerra russo-giapponese evidenzia il fallimento della civiltà cristiana corrotta e la forza di un popolo non vincolato dai suoi principi distorti. La rivoluzione russa, a differenza di quelle passate, deve essere pacifica, basata sul rifiuto dell’autorità violenta e non sull’imitazione di metodi violenti. La causa profonda delle rivoluzioni è religiosa, legata alla mancata comprensione e applicazione della non resistenza al male, principio fondamentale del cristianesimo autentico. La vera libertà non è una concessione statale, ma deriva dal rifiuto di obbedire a leggi ingiuste e alla violenza, un principio distorto dal cristianesimo ufficiale che ha portato alla sottomissione al potere terreno. I sistemi elettorali offrono una falsa libertà, mascherando la manipolazione e gli interessi di parte. La privazione del diritto alla terra è un’altra forma grave di schiavitù che impedisce una vita dignitosa. Il popolo russo, con la sua coscienza cristiana e il legame con la terra, è visto come capace di una rivoluzione basata sulla consapevolezza della tirannia e sul rifiuto pacifico dell’obbedienza, non sulla violenza urbana o sull’imitazione di modelli stranieri. L’abolizione dell’autorità non porta al caos, ma permette l’organizzazione naturale della vita comunitaria agricola, come dimostrato dalle tradizioni russe come il mir e l’artel. La rivoluzione consiste nel rimuovere gli ostacoli alla crescita di queste forme comunitarie attraverso la non-partecipazione e la non-obbedienza, portando alla scomparsa della violenza e a una società basata sul mutuo soccorso e accordi volontari. La civiltà attuale è un’illusione che beneficia una minoranza; la vera libertà si raggiunge liberandosi dalla superstizione statalista e rifiutando la violenza statale. Tolstoj, come pensatore radicale, critica lo stato, la chiesa e la violenza, promuovendo un cristianesimo anarchico basato sulla non-resistenza e sull’amore universale, idee che hanno influenzato altri pensatori ma sono state spesso censurate.Riassunto Lungo
1. La Follia Eretta a Modello
Guerra e rivoluzione: un’opera attuale e critica
Guerra e rivoluzione è un pamphlet inedito di Lev Tolstoj che affronta temi di grande attualità. In questo lavoro, Tolstoj denuncia con forza l’immoralità di ogni governo e la natura criminale di tutte le azioni governative. L’opera si concentra su problemi ancora oggi presenti: la mancanza di trasparenza nella politica, la decadenza morale delle società civilizzate e l’ipocrisia del cristianesimo delle istituzioni religiose.La società contemporanea vista da Tolstoj
Tolstoj osserva come la società di oggi peggiori il male pur riconoscendolo come qualcosa che si potrebbe evitare. Molte persone avvertono una forte contraddizione tra i loro principi morali e la realtà che le circonda. Per sfuggire a questa contraddizione, alcuni cercano rifugio in dipendenze o piaceri superficiali. La maggioranza delle persone, oppressa dal lavoro, si lascia abbrutire da sostanze che i loro stessi sfruttatori forniscono, conducendo una vita priva di pensiero e simile a quella degli animali.Il pericolo di una nuova dittatura e la vera sfida
Tolstoj prefigura una nuova forma di dittatura che non si impone con la forza, ma attraverso la distrazione. Questa distrazione è creata da piaceri superficiali e volgari, che allontanano le persone dalla realtà e dai problemi veri. Di fronte a questa situazione, la vera sfida diventa la lotta interiore contro se stessi e contro una società che ingloba gli individui senza che questi oppongano resistenza.Guerra e rivoluzione nel contesto storico
Scritto tra il 1904 e il 1905, durante la guerra russo-giapponese e la rivoluzione russa, Guerra e rivoluzione esprime il rifiuto totale di Tolstoj per la guerra. In questi anni di conflitti, Tolstoj matura la convinzione che la vera rivoluzione debba avvenire dentro ogni persona, attraverso un cambiamento interiore. Tolstoj invita quindi a ribellarsi contro ogni forma di governo, denunciando la tirannia degli stati e la mancanza di valori morali della società. Nella guerra russo-giapponese, Tolstoj vede una chiara dimostrazione della vergogna del governo zarista e riconosce nell’insubordinazione, sia quella consapevole che quella non consapevole, una risposta legittima a questa ingiustizia.Un capolavoro riscoperto e di grande attualità
Quest’opera, che non poté essere pubblicata in Russia a causa della censura zarista, uscì a Parigi nel 1906 con il titolo Guerre et Révolution. La fin d’un monde. Tolstoj sottolinea l’importanza di un lavoro su sé stessi per migliorare la propria moralità, opponendosi alla delega di potere che porta a una forma di schiavitù accettata volontariamente. Questo saggio si rivela un capolavoro dimenticato, ma di straordinaria attualità. Anticipa problemi e soluzioni che sono ancora oggi oggetto di dibattito, suggerendo che la comprensione della follia che è diventata un modello di comportamento può nascere proprio dalla lettura di queste pagine.Se la rivoluzione deve essere interiore, come si traduce il cambiamento individuale in cambiamento sociale e politico concreto?
Il capitolo enfatizza la necessità di una rivoluzione interiore, ma non chiarisce come questa trasformazione individuale possa effettivamente tradursi in un cambiamento sociale e politico su larga scala. Per comprendere meglio come i cambiamenti individuali si interfacciano con le dinamiche sociali, è utile approfondire le teorie del cambiamento sociale e le scienze politiche. Autori come Gandhi, che ha teorizzato e praticato la resistenza non violenta, o pensatori come Hannah Arendt, che ha analizzato il potere dell’azione collettiva, possono offrire prospettive utili per rispondere a questa domanda.2. La Spirale della Servitù
Il filo rosso della storia: crudeltà e potere
Il modo in cui funziona il governo si ripete nella storia in maniera costante e preoccupante. Se si osservano figure storiche diverse come Ivan il Terribile, Caterina di Russia e vari sovrani europei, si nota una caratteristica comune: l’uso della crudeltà e uno stile di vita dissoluto. Questo modo di governare non è tipico solo della Russia, ma si trova in ogni tipo di governo in cui un piccolo gruppo di persone ha il potere di obbligare la maggioranza a obbedire. La storia dell’Europa, ad esempio, è piena di episodi di prepotenza da parte dei re, guerre senza motivo e comportamenti scorretti da parte del popolo. Episodi come lo scisma voluto da Enrico VIII, le azioni di Cromwell, le tirannie dei re Luigi e Carlo in Francia, fino al periodo del terrore durante la Rivoluzione Francese e all’epoca di Napoleone, dimostrano questa tendenza. Anche in tempi più recenti, guerre come quella in Sudafrica (guerre boere), le spedizioni militari in Tibet e Abissinia e la guerra tra Russia e Giappone, mostrano che questo schema di potere oppressivo continua a ripetersi.La radice nascosta dell’oppressione: la servitù volontaria
La ragione principale di questa oppressione si trova nella servitù volontaria. Già nel Cinquecento, La Boétie aveva spiegato come mai le persone si sottomettono al potere di pochi: non sono costrette con la forza, ma lo scelgono volontariamente. Questa sottomissione è strana: gli individui rinunciano alla propria libertà, ai propri beni e persino alla vita per servire un solo tiranno, che spesso è una persona mediocre e senza valore. La libertà, che è la cosa più importante, viene trascurata e quasi rifiutata, anche se è facile da ottenere. Le persone, senza capire, rafforzano il potere che le opprime, fornendo risorse e soldati per essere distrutte. Per liberarsi, basterebbe smettere di servire. Ma questo consiglio non viene ascoltato e l’analisi di La Boétie viene spesso considerata di poca importanza. I problemi più grandi nascono da un sistema sociale che continua a far esistere la servitù, con persone che continuano a obbedire a figure di potere che spesso non sono adatte a quel ruolo.Machiavelli e l’arte di mantenere il potere
L’autorità di chi governa non si basa sulla sua bontà o capacità, ma sulla sua abilità nell’usare il potere. Machiavelli ha spiegato bene come funziona il potere: un capo di stato deve concentrarsi sull’arte della guerra, essere pronto a prendere e mantenere il potere con qualsiasi mezzo necessario, anche con la crudeltà e l’inganno. È più sicuro essere temuti che amati, perché le persone tendono a essere ingrate e a fingere. Chi governa deve saper usare sia le leggi che la forza, essere furbo come una volpe e forte come un leone, capace di fingere e nascondere le proprie intenzioni. Sembrare virtuosi è più utile che esserlo veramente. In sostanza, per chi ha il potere, il risultato giustifica qualsiasi azione. Questo modo di pensare di Machiavelli si trova in ogni tipo di governo, sia nelle autocrazie che nelle democrazie. Il potere si fonda sul diritto di far soffrire e di uccidere, e si mantiene con la menzogna, l’astuzia e la crudeltà.Se la “spirale della servitù” fosse l’unica chiave per leggere la storia, come mai esistono istituzioni democratiche e società relativamente libere?
Il capitolo dipinge un quadro storico monocromatico, dove la crudeltà e la servitù volontaria sembrano essere le uniche forze trainanti. Sebbene l’analisi delle dinamiche di potere sia rilevante, rischia di trascurare la complessità del cambiamento sociale e le spinte verso forme di governo più partecipative e meno oppressive. Per arricchire la comprensione, sarebbe utile esplorare discipline come la scienza politica e la sociologia, approfondendo le teorie sulla democrazia, i movimenti sociali e l’evoluzione delle istituzioni politiche. Autori come Norberto Bobbio, o studiosi che analizzano lo sviluppo delle istituzioni democratiche, potrebbero offrire prospettive complementari e una visione più articolata del percorso storico delle società umane.3. Il Giogo Statale e la Crisi Morale
La natura criminale dei governi
La storia delle nazioni cristiane è segnata da una lunga serie di crimini commessi dai governi, sia contro i loro stessi cittadini sia contro altri paesi. Guerre continue, riduzione in schiavitù di popoli, distruzione di interi stati, persecuzioni religiose, tradimenti, inganni, torture, incarcerazioni ed esecuzioni sommarie sono eventi ricorrenti. Questi atti non sono opera solo di figure storiche riconosciute come tiranni, ma anche di sovrani celebrati e lodati.Meccanismi di potere e immoralità
I governi moderni, che siano monarchie, repubbliche o costituzioni, operano in modo simile perché la loro natura di fondo non cambia: sottrarre con la forza le risorse ai cittadini attraverso le tasse, per utilizzarle secondo i propri interessi, spesso guidati da avidità e ambizione. Per fare questo, mantengono il controllo esclusivo sul territorio, creano eserciti di professionisti della violenza e emanano leggi che giustificano le loro azioni. Questo compito è affidato a persone senza scrupoli morali, perché chi ha principi etici non potrebbe mai esercitare un simile potere su un intero popolo. L’idea di uno statista virtuoso è quindi una contraddizione.Crimini continui e sfruttamento dei cittadini
L’attività dei governi si manifesta come una sequenza ininterrotta di azioni criminali, soprattutto considerando la condizione di chi è soggetto al loro potere. La maggior parte delle persone nasce senza diritto alla terra e deve pagare per vivere e lavorare su di essa. Inoltre, vengono imposte tasse per sostenere apparati statali inutili, eserciti, clero e spese superflue. I cittadini sono obbligati al servizio militare, una forma di schiavitù moderna, e costretti a pagare per guerre passate e future.Indottrinamento e corruzione morale
Il danno più grave causato dai governi è la corruzione morale e intellettuale. Fin dalla nascita, attraverso la religione di stato e l’istruzione pubblica, si insegna agli individui che il governo è indispensabile e che il proprio stato è il migliore. Con la scuola, la letteratura e i mezzi di comunicazione controllati, si diffonde l’idea che l’autorità statale sia sacra e meriti obbedienza e rispetto. In questo modo, i cittadini vengono privati dei loro diritti naturali e sfruttati economicamente, diventando sudditi del governo, spesso convinti di essere liberi.Inutilità e dannosità dei governi
I governi, un tempo considerati necessari per la difesa, oggi sono inutili e dannosi. La loro natura violenta attrae individui corrotti al potere, e la struttura governativa è piramidale, con il potere concentrato nelle mani di pochi, spesso i più spregiudicati. L’affermazione che senza governo ci sarebbe il caos è falsa. Dominare significa usare la violenza, e chi ha il potere fa agli altri ciò che non vorrebbe subire. Il sistema statale è instabile e artificiale, e la sua debolezza non dimostra la sua utilità, ma la sua inadeguatezza. L’ordine apparente nasconde molta sofferenza.Crisi morale e mancanza di valori
La società contemporanea vive senza solidi principi morali. La religione, che tradizionalmente forniva una guida, ha perso forza, lasciando un vuoto spirituale. Molti seguono dogmi religiosi superati o una visione scientifica che nega l’importanza della morale, portando a una vita senza direzione e valori. Questa mancanza di principi guida conduce a una società sempre più assurda e sofferente, allontanandosi dall’ideale superiore di amore e cooperazione.È davvero possibile tornare a forme di società pre-statali senza rinunciare ai benefici, seppur mal distribuiti, della civiltà?
Il capitolo critica la civiltà moderna come strumento di oppressione, suggerendo un ritorno a comunità agricole basate sull’aiuto reciproco. Tuttavia, non affronta la complessa questione della scalabilità e della sostenibilità di tali modelli in un mondo densamente popolato e con risorse limitate. Per una comprensione più approfondita, sarebbe utile esplorare le opere di autori come Jared Diamond, che analizzano i collassi delle società complesse e le sfide della sostenibilità, o studiare l’antropologia politica per comprendere meglio le diverse forme di organizzazione sociale umana.10. Tolstoj: Il Profeta Inatteso
Tolstoj Pensatore Radicale
Tolstoj è una figura complessa. La sua grande fama come scrittore di romanzi spesso mette in ombra la profondità del suo pensiero in ambito morale, religioso e politico. Meno conosciuto è infatti il suo lato di pensatore, che lo portò a criticare in modo radicale la società, le istituzioni e le regole del suo tempo. Tolstoj non si limitò a scrivere storie, ma analizzò a fondo le strutture del potere, mettendo in discussione governi, chiese e ideali patriottici.Critica alle Istituzioni e alla Chiesa
Il suo lavoro intellettuale si sviluppò in una continua riflessione su temi come l’etica, la fede, l’arte, l’educazione e la politica. Tolstoj criticò duramente il governo degli zar e la chiesa ortodossa. Arrivò persino a immaginare una forma di cristianesimo anarchico, che rifiutava ogni tipo di violenza e promuoveva l’amore universale. Questa sua visione lo portò inevitabilmente a scontrarsi con il potere politico e religioso, fino alla scomunica da parte del Santo Sinodo.Pacifismo e Censura
Il pensiero politico di Tolstoj, soprattutto il suo pacifismo espresso nel libro “Guerra e rivoluzione”, fu censurato in Italia all’inizio del Novecento. Questo avvenne nonostante un primo interesse da parte del mondo socialista e anarchico. La sua critica alla violenza rivoluzionaria e la sua insistenza sull’amore come unico strumento di cambiamento sociale risultarono scomode per l’epoca, e per questo furono taciute.Influenza e Eredità Filosofica
Nonostante il Tolstoj pensatore abbia ricevuto meno attenzione rispetto al Tolstoj romanziere, la sua opera filosofica ebbe una grande influenza su importanti figure intellettuali come Wittgenstein, Rolland e Gandhi. Wittgenstein trovò in Tolstoj una guida spirituale negli anni della guerra. Rolland e Gandhi, invece, accolsero con favore il suo pacifismo e la sua filosofia della non-violenza, ispirandosi profondamente al suo pensiero.Un Pensatore Poliedrico
Isaiah Berlin interpretò Tolstoj come una “volpe” che si illudeva di essere un “riccio”. Con questa immagine, Berlin mise in luce la tensione tra la natura complessa e sfaccettata di Tolstoj e il suo desiderio di trovare un sistema di pensiero unico e coerente. Questa interpretazione sottolinea la complessità di Tolstoj, un pensatore che affrontò temi ancora oggi molto importanti. Tra questi, il rifiuto della violenza, la critica al culto del progresso materiale, e la ricerca di una vita vera e spirituale. La sua eredità si basa su una critica radicale dello Stato e su una idea di società fondata sulla non-resistenza e sull’amore fraterno, prendendo spunto anche da pensatori come La Boétie e Rousseau.Ma è davvero possibile ridurre il pensiero complesso di Tolstoj alla dicotomia volpe-riccio di Berlin, senza banalizzarne la profondità critica?
Il capitolo presenta l’interpretazione di Berlin come chiave di lettura del pensiero di Tolstoj, ma rischia di semplificare eccessivamente la ricchezza e le sfumature del suo pensiero. Per comprendere appieno la complessità di Tolstoj, sarebbe utile esplorare direttamente le sue opere filosofiche e confrontarsi con le diverse interpretazioni critiche, approfondendo autori come lo stesso Isaiah Berlin, ma anche critici letterari e filosofi che hanno analizzato il pensiero di Tolstoj da diverse prospettive.Abbiamo riassunto il possibile
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