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Informazioni
“Guarire la democrazia. Per un nuovo paradigma politico ed economico” di Leonardo Becchetti ti prende e ti dice: guarda, il mondo come lo conosciamo, basato solo sulla crescita e sul profitto, non funziona più. C’è un bisogno urgente di cambiare rotta per affrontare il cambiamento climatico e costruire un futuro più giusto. Il libro esplora come passare da un’economia lineare a un’energia circolare, puntando forte sulla transizione energetica verso le fonti rinnovabili e abbandonando i fossili, spiegando perché è necessario e come superare ostacoli e negazionismo. Ma non è solo una questione di energia; è un ripensamento totale. Viene analizzato il potere che abbiamo noi, come consumatori e risparmiatori, di influenzare il mercato con il nostro voto col portafoglio, anche se dobbiamo fare attenzione al greenwashing. Si critica l’idea dell’homo oeconomicus, quello che pensa solo al suo tornaconto, mostrando invece quanto siano fondamentali i beni relazionali, la cooperazione e il dono per una vera economia civile che misuri il valore multidimensionale e la generatività, non solo il PIL. E alla fine, si parla di felicità, quella vera, che non dipende solo dal reddito (il famoso paradosso di Easterlin), ma dallo sforzo, dalle relazioni e dalla capacità di essere generativi. È un invito a capire che cambiare la società e la democrazia parte da noi, dalle nostre scelte economiche e dal modo in cui costruiamo le nostre vite e le nostre comunità, puntando a un nuovo paradigma che metta al centro le persone e il pianeta.Riassunto Breve
Un Nuovo Modello per Società, Economia e FelicitàLa società umana si trova di fronte alla necessità di cambiare radicalmente il proprio approccio all’energia e all’economia per affrontare i gravi problemi ambientali causati dall’uso intensivo di fonti fossili e dalla produzione di rifiuti. L’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera, dovuto principalmente alle attività umane come industria e trasporti, provoca il riscaldamento globale, con conseguenze come lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento dei mari e l’aumento degli eventi climatici estremi. Per limitare questi effetti, è fondamentale passare da un modello economico lineare, basato sulla produttività e sullo sfruttamento delle risorse, a uno circolare. Questo nuovo modello mira a creare valore economico minimizzando l’uso di materie prime e le emissioni, aumentando il riciclo, promuovendo la condivisione e allungando la vita dei prodotti. La soluzione principale per la crisi climatica è la transizione verso fonti energetiche rinnovabili come sole e vento, e verso il nucleare, che producono molte meno emissioni rispetto ai combustibili fossili. Le rinnovabili offrono vantaggi come minore inquinamento, costi in diminuzione e maggiore indipendenza energetica, e le loro criticità, come lo spazio necessario o l’intermittenza, trovano soluzioni in tecnologie avanzate e strategie di gestione. Questa transizione è già avviata, ma richiede un’accelerazione da parte delle istituzioni e un’accettazione da parte delle comunità. Il cambiamento necessario non dipende solo dalle decisioni politiche o dai progressi tecnologici, ma anche dalle scelte economiche quotidiane di cittadini e imprese. Il “voto col portafoglio”, ovvero scegliere beni, servizi e investimenti da aziende che si comportano in modo socialmente e ambientalmente responsabile, è uno strumento potente per spingere il mercato verso pratiche più sostenibili. Nonostante ostacoli come la mancanza di informazioni chiare (greenwashing) o la difficoltà di coordinare le azioni di molti, questo strumento ha dimostrato di poter generare cambiamenti significativi, specialmente quando supportato da iniziative collettive e normative che integrano la sostenibilità. L’idea tradizionale che le persone agiscano solo per massimizzare il proprio guadagno personale non descrive completamente la realtà. Molte persone mostrano altruismo, non accettano le disuguaglianze e apprezzano la cooperazione e il dono. I “beni relazionali”, come le amicizie e i legami comunitari, sono fondamentali per la felicità e la soddisfazione di vita, e la cooperazione genera risultati superiori alla somma delle azioni individuali. Un nuovo modo di pensare l’economia, l’economia civile, propone di considerare l’impresa non solo per il profitto, ma anche per il suo impatto sociale e ambientale. Il valore economico si amplia oltre il PIL, includendo il benessere generale e la “generatività”, cioè la capacità di creare qualcosa di positivo per sé e per gli altri. La politica in questo nuovo paradigma non è un pianificatore centrale, ma un facilitatore che coinvolge attivamente cittadini e imprese per promuovere l’amministrazione condivisa e la co-progettazione. La felicità, poi, non è semplicemente legata alla crescita economica di un paese; il reddito disponibile dopo le spese essenziali e la percezione di giustizia contano, ma soprattutto contano i beni relazionali. Le persone si abituano ai miglioramenti materiali, ma le relazioni e la capacità di essere “generativi” offrono soddisfazioni più durature e danno senso alla vita. La felicità richiede impegno, non solo comodità, e deriva dall’azione e dalla partecipazione attiva. Per costruire una vita soddisfacente e contribuire a una società migliore, è importante investire tempo ed energia nelle relazioni, essere generosi e cooperare, ponendosi obiettivi realistici e agendo con costanza.Riassunto Lungo
1. L’Energia Circolare come Futuro Necessario
L’umanità ha un obiettivo chiaro per il suo futuro energetico e climatico: raggiungere l’indipendenza sfruttando fonti di energia che non si esauriscono e che si rinnovano continuamente. La storia recente, in particolare dopo la rivoluzione industriale, mostra una crescita senza precedenti sia della popolazione che della durata della vita, spinta da un’attenzione quasi esclusiva alla produttività. Inizialmente, nessuno si preoccupava seriamente dell’impatto sull’ambiente, considerato minimo o irrilevante, ma oggi le emissioni inquinanti e i rifiuti sono diventati problemi enormi che richiedono un cambiamento urgente e profondo nel modo in cui produciamo e consumiamo energia.Il Principio della Circolarità
Cambiare direzione significa allontanarsi da un modello basato solo sulla produttività per abbracciare il principio della circolarità. Questo approccio mira a creare ricchezza e valore economico riducendo al minimo l’uso di nuove materie prime e limitando le emissioni dannose. Mettere in pratica la circolarità vuol dire aumentare l’uso di materiali che sono già stati utilizzati e che vengono riciclati, promuovere la condivisione di beni e servizi invece di possederli individualmente, allungare il più possibile la vita utile dei prodotti che usiamo ogni giorno e gestire i rifiuti in maniera molto più intelligente ed efficace, trasformandoli in risorse.Il Problema del Cambiamento Climatico
Il problema più urgente e visibile è l’aumento costante della quantità di anidride carbonica (CO2) nell’aria che respiriamo, causato principalmente dalle attività dell’uomo. L’uso massiccio di combustibili fossili come petrolio e carbone, l’industria e i trasporti rilasciano enormi quantità di gas che intrappolano il calore, creando il cosiddetto effetto serra. Questo porta al riscaldamento globale, con conseguenze gravi come lo scioglimento dei ghiacci ai poli, l’innalzamento del livello dei mari e un aumento degli eventi climatici estremi, come alluvioni e siccità prolungate. Per evitare danni ancora peggiori, l’obiettivo condiviso a livello mondiale è limitare l’aumento della temperatura media del pianeta a meno di due gradi Celsius rispetto ai livelli dell’epoca preindustriale. Nonostante la quasi totalità degli scienziati (circa il 97.8%) sia concorde nell’attribuire il riscaldamento globale all’azione umana, esiste ancora una forma di negazionismo che rende più lento il processo di cambiamento, mettendo in dubbio la causa umana o persino l’esistenza stessa del problema climatico.La Soluzione: Energie Rinnovabili e Nucleare
La via d’uscita da questa situazione è una transizione decisa e rapida: passare dalle fonti fossili, che inquinano e si esauriscono, a fonti di energia pulita e quasi illimitata. Le opzioni principali sono le energie rinnovabili, come quella solare e quella eolica, e l’energia nucleare, che produce pochissime emissioni di gas serra durante il suo funzionamento. Le energie rinnovabili offrono molti vantaggi concreti: riducono drasticamente l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, i loro costi di produzione sono diminuiti così rapidamente da essere ormai inferiori a quelli delle fonti fossili, aumentano l’efficienza nell’uso dell’energia e, cosa fondamentale, garantiscono una maggiore indipendenza dai paesi che producono e vendono combustibili fossili, rafforzando la sicurezza energetica nazionale.Superare le Obiezioni alle Rinnovabili
Esistono alcune preoccupazioni riguardo all’uso su larga scala delle energie rinnovabili, spesso legate allo spazio fisico necessario per installare impianti solari o eolici, alla dipendenza da minerali rari per costruire certe tecnologie e al fatto che la produzione di energia da sole e vento non è costante (è intermittente). Tuttavia, queste obiezioni trovano risposte concrete nelle tecnologie e strategie attuali: lo spazio richiesto può essere trovato su aree che non vengono più utilizzate, sui tetti degli edifici, nei parcheggi o attraverso l’agrivoltaico, che permette di coltivare e produrre energia sulla stessa terra, senza rovinare il paesaggio. La dipendenza da minerali specifici è gestibile con strategie di approvvigionamento diversificate, con lo sviluppo di nuove tecnologie che ne usano meno e con un riciclo più efficiente dei materiali. L’intermittenza, invece, si affronta efficacemente con tecnologie avanzate per immagazzinare l’energia prodotta in eccesso, come batterie sempre più efficienti.La transizione verso un sistema energetico basato su fonti pulite è già iniziata, spinta da numerosi progetti e investimenti da parte di aziende private, ma per accelerare davvero il passo è fondamentale che le istituzioni semplifichino e velocizzino le procedure per ottenere i permessi necessari e che le comunità locali accettino e supportino l’installazione dei nuovi impianti. Il cambiamento tecnologico è così rapido che molte delle critiche basate sul costo attuale delle nuove soluzioni diventano rapidamente obsolete.Se l’energia nucleare è una soluzione ‘pulita e quasi illimitata’, perché il capitolo ignora le sue enormi criticità?
Il capitolo elenca l’energia nucleare tra le soluzioni per la transizione energetica, ma non approfondisce le complessità e le controversie che la circondano. Presentarla come una semplice alternativa pulita ignora questioni cruciali come la gestione delle scorie radioattive, i rischi legati alla sicurezza degli impianti, i costi elevatissimi di costruzione e smantellamento, e la forte opposizione sociale che spesso incontra. Per comprendere appieno il dibattito sull’energia nucleare, è fondamentale esplorare i temi della sicurezza nucleare, della gestione dei rifiuti radioattivi e dell’economia energetica, leggendo autori che hanno affrontato questi specifici argomenti, come per esempio Ulrich Beck per gli aspetti sociologici dei rischi tecnologici o autori che si occupano di politica energetica e gestione dei rifiuti nucleari.2. Il potere della scelta economica nel cambiamento sociale
L’avanzamento della tecnologia, in particolare l’intelligenza artificiale, sta trasformando il mondo del lavoro. Si assiste alla scomparsa di alcuni impieghi e alla nascita di nuovi, creando uno squilibrio tra le capacità richieste e quelle che le persone possiedono. Per questo, la formazione continua e l’aggiornamento delle competenze diventano fondamentali. Le sfide sociali vengono affrontate dalla politica, ma l’economia e i mercati hanno un peso notevole. Un modo per influenzare questo scenario sta nelle scelte economiche che ognuno di noi compie ogni giorno. È quello che viene chiamato il “voto col portafoglio”: decidere quali prodotti comprare, quali servizi usare o dove investire i propri risparmi, preferendo le aziende che si comportano in modo responsabile verso la società e l’ambiente. Questo tipo di scelta può spingere il mercato a cambiare e adottare pratiche più sostenibili.Le sfide del cambiamento attraverso le scelte
Questo strumento, però, incontra diverse difficoltà che ne limitano l’efficacia. Molte persone non sono pienamente consapevoli del potere che hanno con le loro scelte economiche. È spesso difficile verificare se le informazioni sulla responsabilità delle aziende siano vere, il che facilita pratiche ingannevoli come il “greenwashing”. Mettere d’accordo e coordinare le azioni di un gran numero di individui è complicato. A volte, i prodotti o servizi più etici costano di più. La semplice abitudine e la pigrizia possono frenare il desiderio di cambiare. La presenza di aziende che imitano quelle virtuose senza esserlo veramente crea confusione nei consumatori. Anche aspetti psicologici, come il desiderio di acquistare prodotti che danno uno status sociale, possono rendere difficile fare scelte basate sulla sostenibilità.Dove il cambiamento è possibile: successi e prospettive
Nonostante queste sfide, il “voto col portafoglio” ha già portato a risultati importanti, soprattutto nel settore finanziario. Qui, l’esistenza di fondi etici e nuove regole europee incoraggiano gli investimenti che tengono conto della sostenibilità. Nel campo dei consumi, specialmente per quanto riguarda le questioni sociali, i progressi sono più lenti. Tuttavia, nascono iniziative collettive che aiutano a superare la mancanza di informazioni e a coordinare le persone, dimostrando che anche gruppi più piccoli e attivi possono fare una grande differenza. Anche le istituzioni pubbliche stanno iniziando a considerare la sostenibilità nelle loro decisioni e politiche.Ma il “voto col portafoglio” possiede davvero la forza necessaria per innescare un cambiamento sociale profondo e sistemico?
Il capitolo presenta il “voto col portafoglio” come uno strumento potente, ma elenca anche una serie significativa di ostacoli: la mancanza di informazione verificabile, la difficoltà di coordinamento su larga scala, i costi aggiuntivi, e le dinamiche psicologiche e di mercato che favoriscono pratiche meno virtuose. Questo solleva il dubbio se l’azione individuale, per quanto eticamente orientata, possa realmente controbilanciare forze economiche e strutturali molto più ampie e consolidate. Per comprendere meglio i limiti e le potenzialità di questo strumento, è utile esplorare discipline come l’economia comportamentale, che studia le reali decisioni dei consumatori, la sociologia, che analizza i meccanismi dell’azione collettiva e dei movimenti sociali, e la scienza politica, che indaga il ruolo della regolamentazione e del potere delle lobby nel plasmare i mercati.3. Oltre l’Homo Oeconomicus: Relazioni, Valore e Politica Generativa
Il modello economico tradizionale si basa sull’idea di un individuo puramente razionale che cerca solo il massimo guadagno personale, spesso misurato in denaro e possibilità di spesa. Questa visione, chiamata “homo oeconomicus”, è troppo limitata perché non considera l’importanza fondamentale delle relazioni umane, come l’amicizia, la fiducia e la collaborazione. Eppure, queste relazioni sono essenziali per la nostra felicità e per una vita soddisfacente. Studi concreti dimostrano che le persone non agiscono solo per interesse proprio, ma spesso mostrano generosità, non sopportano le ingiustizie e apprezzano il gesto del dono. La collaborazione, quando riusciamo a lavorare insieme, crea un risultato che è più grande della semplice somma degli sforzi individuali. Questo richiede però fiducia reciproca. Il dono, inteso come fare qualcosa in più del previsto, genera gratitudine e incoraggia gli altri a fare lo stesso, creando un circolo virtuoso che rafforza la fiducia e la voglia di collaborare.Un Nuovo Modello: L’Economia Civile
Un approccio diverso, chiamato economia civile, propone un cambiamento profondo in quattro aspetti chiave: la persona, le imprese, il concetto di valore e le politiche economiche. Le imprese, in questa visione, non devono limitarsi a cercare il massimo profitto, ma devono considerare anche l’impatto positivo che possono avere sulla società e sull’ambiente. Esistono già diverse forme di organizzazione che vanno oltre il profitto, come le cooperative o le società benefit, che dimostrano come sia possibile perseguire obiettivi più ampi. Queste imprese, che possiamo definire con “eccellenza relazionale”, riescono a creare un valore aggiunto maggiore per ogni lavoratore. Anche l’idea di valore economico si allarga: non si guarda più solo al Prodotto Interno Lordo (PIL), ma si considerano indicatori che misurano il benessere delle persone in modo più completo (come il BES, Benessere Equo e Sostenibile) e la capacità di “generare” valore sociale e ambientale. Si distingue così un valore che impoverisce i territori (valore di “serie B”) da un valore che contribuisce allo sviluppo locale (valore di “serie A”), come quello creato dalle banche di credito cooperativo.Il Ruolo della Politica e l’Azione Collettiva
In questo nuovo modo di vedere l’economia, la politica economica non si affida a un’autorità centrale che decide tutto, ma coinvolge attivamente i cittadini, le imprese e le istituzioni. Le istituzioni diventano come delle “levatrici” che aiutano a far nascere e crescere le energie positive presenti nella società. Questo avviene promuovendo l’amministrazione condivisa e la creazione congiunta di progetti. La politica, in questa prospettiva, è vista come la difesa della libertà, della democrazia, della partecipazione e dell’impegno attivo dei cittadini. La libertà stessa ha diverse sfaccettature: c’è la libertà di fare qualcosa, la libertà da costrizioni e impedimenti, e la libertà di perseguire obiettivi e ideali importanti. I social media sono uno spazio complesso nel dibattito pubblico: da un lato offrono grandi possibilità di coordinamento e confronto, dall’altro presentano rischi di divisione e manipolazione. Per ottenere un vero progresso sociale, è fondamentale unire le forze creative e positive che esistono nella società civile e usarle per influenzare l’azione politica, anche attraverso strumenti come piattaforme digitali che mettono insieme idee e buone pratiche concrete.[/membership]Davvero basta riscoprire relazioni e fiducia per superare l’homo oeconomicus, o il capitolo sottovaluta la forza inesorabile dei sistemi economici e politici globali che premiano il profitto a breve termine e la competizione spietata?
Il capitolo propone un’alternativa suggestiva al modello dominante, basata sull’economia civile e sul primato delle relazioni. Tuttavia, l’entusiasmo per le potenzialità della collaborazione e del dono sembra non confrontarsi a sufficienza con le profonde radici strutturali del sistema economico attuale, che tende a marginalizzare le esperienze non orientate al massimo profitto. Come possono le “imprese relazionali” prosperare in un contesto globale dominato da logiche diverse? Per comprendere meglio le dinamiche di potere e le resistenze al cambiamento sistemico, è utile esplorare la sociologia economica e le teorie critiche dell’economia. Autori come Karl Polanyi o David Harvey offrono analisi fondamentali su come l’economia si intreccia con la società e il potere.4. La Felicità Richiede Sforzo e Relazioni
La felicità non è solo un umore che va e viene, ma una condizione più duratura legata a quanto ci sentiamo soddisfatti della nostra vita e al senso che le diamo. Questo tipo di felicità dipende molto dalle scelte che facciamo e da quanto riusciamo a costruire il nostro percorso. Grazie a studi recenti basati su dati raccolti in tutto il mondo, oggi possiamo capire meglio quali fattori influenzano questa soddisfazione, andando oltre le vecchie idee legate solo all’economia.Il Paradosso di Easterlin
Un punto importante emerso da queste ricerche è il paradosso di Easterlin: anche se la ricchezza di un paese cresce (misurata dal PIL), questo non significa che i cittadini diventino automaticamente e costantemente più felici. Ci sono diverse ragioni per cui questo accade. Quello che conta davvero per il benessere economico personale è il reddito che rimane dopo aver pagato le spese necessarie, non il PIL medio. Inoltre, le persone si abituano in fretta ai miglioramenti materiali, un fenomeno chiamato adattamento edonico, che fa sì che la gioia legata ai soldi duri meno. La disuguaglianza, soprattutto quando sembra ingiusta, diminuisce la felicità, mentre la possibilità di migliorare la propria posizione sociale può aiutare a sentirsi meglio anche in un contesto di disuguaglianza.Relazioni e Tipi di Beni
I legami con gli altri, come le amicizie e i rapporti all’interno della comunità, sono fondamentali per sentirsi felici. Costruire e mantenere queste relazioni richiede tempo ed energia, un impegno che può essere difficile da portare avanti in società dove si pensa soprattutto al singolo e al guadagno. Esistono due tipi di cose che ci danno piacere: i beni di comfort, che offrono una soddisfazione immediata ma possono creare dipendenza, e i beni di stimolo, che richiedono fatica e imparare cose nuove, ma offrono soddisfazioni che durano nel tempo e rendono la vita più interessante. Spesso la società di oggi tende a preferire i beni di comfort.L’Importanza della Generatività
La capacità di essere “generativi”, cioè di creare qualcosa o di avere un effetto positivo sulla vita degli altri, è strettamente legata alla felicità e al senso che diamo alla nostra esistenza. Questo significa desiderare qualcosa, impegnarsi per realizzarlo, aiutare gli altri e anche saper lasciare andare. La felicità vera non è una condizione di totale comodità, ma richiede impegno e a volte fatica.Come Coltivare la Felicità
Per raggiungere una felicità duratura, è importante non basare le proprie decisioni di vita solo sui soldi. È cruciale dedicare tempo ed energie alle relazioni con gli altri, essere generosi e collaborare. Stabilire obiettivi che si possono raggiungere e fare piccoli passi costanti verso un orizzonte di generatività aiuta a costruire una vita soddisfacente e piena di significato. La felicità nasce dall’agire e dal partecipare attivamente, sia nella propria vita personale che nella società.Se la felicità richiede ‘sforzo e relazioni’, come suggerisce il capitolo, non rischiamo di ignorare il peso schiacciante delle circostanze esterne e la legittimità di altre forme di benessere meno ‘attive’?
Il capitolo, nel porre l’accento sullo ‘sforzo’ e la ‘generatività’ come vie maestre per la felicità, rischia di trascurare quanto la capacità di impegnarsi in relazioni significative e progetti costruttivi sia condizionata da fattori esterni, come la disuguaglianza sistemica, le condizioni lavorative e la salute. Inoltre, la netta contrapposizione tra ‘beni di comfort’ e ‘beni di stimolo’ potrebbe semplificare eccessivamente la complessità del benessere umano, che può legittimamente includere momenti di piacere passivo o semplice riposo, non necessariamente legati a sforzo o produttività. Per una visione più completa, sarebbe utile confrontarsi con studi sulla sociologia del benessere, che analizzano l’impatto delle strutture sociali sulla vita individuale, e con approcci filosofici che esplorano diverse etiche della felicità e il valore del piacere, come quelli proposti da autori che criticano le pressioni della società della performance o che esplorano il ruolo delle emozioni e delle condizioni materiali nella fioritura umana.Abbiamo riassunto il possibile
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