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Informazioni
“Grammatica finlandese. Fonologia. Morfologia. Cenni di sintassi” di Alexandra Foresto …ti porta a scoprire un mondo linguistico affascinante e diverso dall’italiano: la lingua ungherese. Preparati a capire perché l’ungherese è una lingua agglutinante, dove plurali, complementi e persino preposizioni si attaccano alla fine delle parole come suffissi, creando strutture uniche e compatte. Vedrai come funziona l’armonia vocalica, un sistema elegante che fa ‘suonare bene’ le parole, e come l’accento fisso sulla prima sillaba semplifica la pronuncia. Il libro esplora ogni aspetto, dalla fonologia con le sue 40 lettere e regole precise, alla morfologia che scompone le parole in radici e suffissi, fino ai cenni di sintassi che spiegano come si costruiscono le frasi, i verbi con le loro due coniugazioni (soggettiva e oggettiva) e l’uso delle posposizioni al posto delle preposizioni. È un’immersione completa nella struttura della lingua ungherese, perfetta per chi vuole capirne i meccanismi fondamentali.Riassunto Breve
La lingua ungherese funziona in modo diverso dall’italiano, usando soprattutto suffissi e posposizioni attaccati alle parole per mostrare la loro funzione nella frase, invece di usare tante preposizioni separate. L’accento cade sempre sulla prima parte della parola e non c’è il genere maschile o femminile. I verbi all’indicativo hanno solo un passato, un presente e un futuro semplici, e il condizionale fa anche il lavoro del congiuntivo. L’ungherese è una lingua agglutinante, cioè aggiunge pezzi (suffissi e prefissi) alla fine o all’inizio delle parole base per cambiare il significato o la funzione grammaticale, come per fare il plurale con il suffisso -k o per indicare i complementi come l’oggetto con -t o il termine con -nak/-nek. Questa struttura permette a volte di dire con una sola parola quello che in italiano richiede più parole. I suffissi si scelgono anche in base alle vocali della parola base, seguendo una regola chiamata armonia vocalica, dove vocali “alte” vanno con vocali “alte” e vocali “basse” con vocali “basse”. Dopo un numero, il nome resta al singolare. Le posposizioni, che stanno dopo la parola a cui si riferiscono, servono anche a indicare relazioni di luogo, tempo o modo, come le preposizioni italiane. Quando si usano con i pronomi personali, le posposizioni spesso diventano prefissi attaccati al pronome. L’articolo determinativo ha due forme, ‘a’ e ‘az’, che non cambiano per genere o numero e si usano in vari casi, ma non per esempio con i nomi di città o paesi senza aggettivo, o nella costruzione per dire “avere”, che si fa con il possessore che prende il suffisso -nak/-nek e la cosa posseduta che prende un suffisso che indica chi possiede, più una forma del verbo “van” (essere/esserci). Il verbo “van” è importante, ha forme sue e si usa anche per dire “c’è/ci sono” (spesso si omette al presente) e per la costruzione del possesso. I verbi si dividono in due gruppi principali per la coniugazione: soggettiva e oggettiva. Si usa la coniugazione oggettiva quando l’oggetto è specifico (per esempio, un nome proprio o un nome con l’articolo determinativo), altrimenti si usa quella soggettiva. I tempi e i modi dei verbi si formano aggiungendo suffissi o segni alla forma base del verbo. Ci sono anche i prefissi verbali che si mettono prima del verbo e ne cambiano il significato, indicando per esempio la direzione o se un’azione è completa; questi prefissi a volte si staccano dal verbo, specialmente nelle frasi negative o quando c’è una parola importante prima del verbo. La frase ungherese ha un ordine delle parole abbastanza libero, ma la parola su cui si vuole mettere l’accento va di solito subito prima del verbo. La negazione si fa mettendo “nem” prima della parola negata, o “ne” per l’imperativo. Capire come funzionano i suffissi, le posposizioni, le due coniugazioni verbali e la posizione dei prefissi è fondamentale per capire come si costruiscono le frasi.Riassunto Lungo
1. Uno Sguardo Sulla Lingua Ungherese
La lingua ungherese possiede caratteristiche che la rendono strutturalmente più semplice rispetto all’italiano sotto certi aspetti. L’accento tonico, per esempio, cade sempre e senza eccezioni sulla prima sillaba di ogni parola. Un’altra semplificazione è l’assenza del genere grammaticale, il che significa che sostantivi e aggettivi non cambiano forma in base al maschile o femminile. Per quanto riguarda i verbi all’indicativo, il sistema è ridotto a un solo tempo per il passato, uno per il presente e uno per il futuro, tutti semplici. Inoltre, il modo condizionale viene utilizzato al posto del congiuntivo, semplificando ulteriormente la coniugazione verbale.L’agglutinazione: costruire con prefissi e suffissi
L’ungherese è definita una lingua agglutinante perché costruisce gran parte della sua grammatica aggiungendo prefissi all’inizio delle parole e, soprattutto, suffissi alla fine della radice. Questo meccanismo serve a esprimere concetti che in italiano richiederebbero l’uso di preposizioni, complementi o la formazione del plurale. Grazie a questa struttura, singole parole ungheresi possono racchiudere significati complessi. I suffissi non vengono aggiunti in modo casuale, ma si adattano alla radice della parola seguendo una regola chiamata armonia vocalica: si usano vocali “alte” con radici che contengono vocali “alte” e vocali “basse” con radici che contengono vocali “basse”. Una particolarità interessante è che dopo un numerale, il sostantivo che segue rimane sempre al singolare. Questa lingua dimostra una grande plasticità, facilitando la creazione di parole composte e nuovi termini (neologismi).Alfabeto, pronuncia e punteggiatura
L’alfabeto ungherese è composto da 40 lettere, ognuna con una pronuncia ben definita. Ogni segno scritto corrisponde generalmente a un unico suono, rendendo la lettura abbastanza regolare. Le vocali si dividono in due categorie: alte e basse, un aspetto fondamentale per l’armonia vocalica. Esiste il fenomeno dell’assimilazione consonantica, dove il suono di una consonante può cambiare quando si trova vicina a un’altra. L’accento tonico, pur essendo fisso sulla prima sillaba, non viene segnato graficamente. I tratti che appaiono sopra alcune vocali non indicano l’accento, ma la lunghezza del suono vocalico, che è distintiva e può modificare il significato della parola. La divisione delle parole in sillabe segue regole precise e specifiche. Anche la punteggiatura ha un ruolo chiaro e regole definite; virgola, lineetta, punto, punto esclamativo, virgolette e trattino sono usati per separare proposizioni, inserire incisi, riportare discorsi diretti, elencare elementi, indicare titoli o formare parole composte.L’articolo determinativo
L’articolo determinativo in ungherese ha due forme principali: ‘a’ e ‘az’. La scelta tra le due forme dipende dalla lettera iniziale della parola seguente: ‘a’ si usa prima di una consonante, mentre ‘az’ si usa prima di una vocale. Queste forme sono invariabili, non cambiano per genere o numero. Sono considerate atone e vengono pronunciate unite alla parola che introducono. L’articolo si usa in diversi casi, ad esempio davanti a sostantivi che sono già noti nel contesto, con aggettivi qualificativi o dimostrativi, in espressioni che specificano qualcosa, con suffissi o pronomi che indicano possesso, e in costruzioni che esprimono possesso. Si trova anche prima dei superlativi e con nomi di mari, fiumi, laghi, montagne, luoghi geografici specifici, paesi accompagnati da un attributo, enti e giornali. Al contrario, l’articolo non si usa nella costruzione che corrisponde al verbo “avere” in italiano, né generalmente prima dei nomi propri di persona. Non si usa neanche prima dei nomi di continenti, paesi (senza attributo), regioni, province o città.Ma è davvero così ‘strutturalmente più semplice’ la lingua ungherese, come afferma il capitolo, di fronte a meccanismi come l’agglutinazione e l’armonia vocalica che richiedono un apprendimento radicalmente diverso dall’italiano?
Il capitolo presenta la lingua ungherese come “strutturalmente più semplice” dell’italiano per alcuni aspetti, ma descrive poi meccanismi come l’agglutinazione e l’armonia vocalica che rappresentano una complessità di natura diversa rispetto alle lingue flessive come l’italiano. Questa apparente contraddizione solleva interrogativi sulla definizione stessa di “semplicità” in linguistica e su come si confrontano sistemi grammaticali radicalmente diversi. Per esplorare a fondo questa tematica, è utile approfondire gli studi di linguistica comparata e tipologia linguistica, esaminando le diverse strategie che le lingue adottano per esprimere relazioni grammaticali attraverso morfologia (come l’agglutinazione) e fonologia (come l’armonia vocalica). Autori come Ferdinand de Saussure offrono prospettive fondamentali sulla struttura del linguaggio.2. Radici, Suffissi e Armonia: La Forma delle Parole Ungheresi
Le parole ungheresi si costruiscono partendo da una base, che è la radice. La radice racchiude il significato principale e può a volte esistere da sola, altre volte ha bisogno di elementi aggiuntivi, chiamati suffissi. È interessante notare come una stessa radice possa dare origine a parole con significati diversi a seconda di come viene usata grammaticalmente. A questa radice si possono poi aggiungere suffissi e prefissi per creare parole più complesse e precise.Come si aggiungono i suffissi
I suffissi si attaccano alla radice seguendo un ordine preciso. Prima arrivano i suffissi che servono a formare nuove parole, cambiando il significato originale della radice. Dopo, si aggiungono i “segni”, che modificano leggermente il senso della parola. Infine, c’è un suffisso che serve a definire il ruolo che la parola avrà nella frase. Quando si aggiungono questi suffissi, a volte è necessario inserire delle vocali di collegamento per far suonare meglio la parola, o la radice stessa può cambiare leggermente. I prefissi, invece, si mettono prima della radice; possono essere semplici segni o prefissi che, uniti a un verbo, ne cambiano completamente il significato.Le parole composte
È molto comune formare parole unendo due o più termini. Queste sono le parole composte. Esistono quelle dove le parole unite non hanno una relazione grammaticale stretta; si scrivono attaccate o separate da un trattino. Poi ci sono quelle dove la prima parola modifica la seconda, come in italiano “capostazione”; queste si scrivono quasi sempre unite. Quando si aggiungono suffissi o segni alle parole composte scritte unite, questi vanno alla fine dell’intera parola. Se invece sono scritte con il trattino, i suffissi possono a volte ripetersi dopo ogni parte.L’armonia delle vocali
Una caratteristica particolare della lingua ungherese è l’armonia vocalica. Nelle parole semplici, le vocali presenti tendono ad essere tutte “alte” o tutte “basse”. Ci sono alcune eccezioni, come parole che contengono vocali miste o che derivano da altre lingue. Questa armonia è importante perché influenza la forma dei suffissi. Quando si aggiunge un suffisso, si sceglie la versione che ha le vocali che si accordano con quelle della parola a cui si attacca, mantenendo così l’armonia.Il tema della parola
Il “tema” di una parola è la sua forma base, quella che rimane quando togliamo i suffissi che indicano la funzione nella frase. Riguarda nomi, aggettivi, pronomi e numeri. I temi dei nomi si comportano in modi diversi quando si aggiungono suffissi: a volte si allungano, a volte si accorciano, possono perdere vocali o cambiare l’ordine dei suoni. La forma del tema senza suffissi specifici si usa in diversi casi, ad esempio per il soggetto, per dire di cosa è fatta una cosa, per le unità di misura o per indicare un momento preciso nel tempo.I nomi: genere e numero
I nomi in ungherese non hanno un genere grammaticale come in italiano (maschile o femminile). Si distinguono invece per il numero: singolare, plurale o collettivo. I nomi possono essere formati aggiungendo suffissi a radici che erano originariamente verbi, aggettivi o altri nomi. Questo processo crea parole nuove, come nomi astratti, nomi che indicano il risultato di un’azione, professioni o diminutivi.Come si forma il plurale
Per rendere un nome plurale, di solito si aggiunge il suffisso “-k” alla fine del tema. Spesso, per far suonare meglio la parola, si inserisce una vocale di collegamento prima del “-k”, o il tema stesso subisce qualche cambiamento. È importante sapere che non si usa il plurale dopo i numeri o le espressioni che indicano una quantità. Inoltre, spesso si usa la forma singolare per indicare frutta, verdura, parti del corpo che sono in coppia o capi d’abbigliamento che si usano a “paia”. Esiste anche un plurale speciale, il collettivo “-ék”, che serve a indicare un gruppo di persone legate a un individuo, come una famiglia o un seguito.Professioni, nomi e titoli
I nomi delle professioni sono generalmente gli stessi sia per gli uomini che per le donne. Tuttavia, per alcune professioni, esiste una forma specifica per le donne che si ottiene aggiungendo il suffisso “-nő”. I nomi propri ungheresi seguono un ordine diverso dal nostro: prima si mette il cognome e poi il nome. Le donne sposate possono scegliere di usare il cognome del marito aggiungendo il suffisso “-né”. Anche i nomi propri e i cognomi possono usare il plurale collettivo per indicare una famiglia o un gruppo. Per rivolgersi alle persone con cortesia, si usano appellativi come “úr” (signore) e “hölgy”, “asszony” (signora) o “kisasszony” (signorina), che si usano di solito con il cognome o da soli quando ci si rivolge direttamente alla persona.Al di là della mera descrizione delle regole, qual è il significato linguistico o l’origine di un sistema morfologico così complesso e apparentemente arbitrario?
Il capitolo si limita a descrivere le regole di formazione delle parole ungheresi, ma non ne spiega le ragioni profonde o il contesto evolutivo. Per comprendere meglio perché la lingua ungherese funzioni in questo modo, sarebbe utile approfondire discipline come la linguistica storica, che studia l’evoluzione delle lingue, o la tipologia linguistica, che confronta le strutture di lingue diverse. Autori come Ferdinand de Saussure o Joseph Greenberg offrono prospettive fondamentali sulla struttura e la classificazione delle lingue che possono aiutare a inquadrare sistemi come quello ungherese in un contesto più ampio.3. Costruire il Senso: Suffissi, Posposizioni e Possesso
Nella lingua ungherese, il ruolo che una parola (come un nome, un pronome, un aggettivo) ha all’interno di una frase è spesso indicato dall’aggiunta di suffissi o dall’uso di posposizioni. Questi elementi funzionano in modo simile alle preposizioni o ai casi grammaticali di altre lingue.Come funzionano i Suffissi
I suffissi sintattici nominali si attaccano direttamente alla fine della parola. A volte, per attaccare il suffisso, è necessario inserire delle vocali di collegamento, soprattutto se la parola finisce con una consonante. Alcune parole cambiano leggermente la loro forma quando aggiungono un suffisso, ad esempio allungando una vocale breve alla fine o modificando alcune consonanti.I suffissi possono indicare diverse funzioni, come ad esempio:
- Moto a luogo dentro: (-ba/-be)
- Stato in luogo dentro: (-ban/-ben)
- Moto da luogo da dentro: (-ból/-ből)
- Causa: (-ért)
- Moto a luogo verso persona o vicino a cosa: (-hoz/-hez/-höz)
- Limite spaziale o temporale: (-ig)
- Ruolo: (-ként)
- Modo: (-képp(en), -ul/-ül)
- Tempo determinato: (-kor)
- Stato in luogo su o all’aperto: (-n, -tt per alcuni nomi di luogo)
- Termine: (-nak/-nek)
- Stato in luogo presso persona o vicino a cosa: (-nál/-nél)
- Distribuzione: (-nként)
- Frequenza temporale: (-onta/-anta/-ente)
- Moto a luogo su o all’aperto: (-ra/-re)
- Moto da luogo da su o all’aperto: (-ról/-ről)
- Compagnia o modo enfatico: (-stul/-stül)
- Complemento oggetto, quantità o durata: (-t)
- Moto da luogo da persona o vicino a cosa: (-tól/-től)
Alcuni suffissi, come -vá/-vé e -val/-vel, possono causare l’assimilazione di alcune consonanti. Questo significa che la consonante finale della parola si adatta a quella iniziale del suffisso.
L’uso delle Posposizioni
Le posposizioni, a differenza dei suffissi, si scrivono solitamente staccate dalla parola a cui si riferiscono e la seguono. Anche le posposizioni servono a definire il ruolo della parola nella frase.Coprono una vasta gamma di funzioni, tra cui indicare il luogo (sotto, davanti, sopra, verso, attorno, tra, accanto, dietro, di fronte, oltre, lungo, attraverso), il tempo (durante, prima, dopo, fra, da, a partire da) e il modo (relazione, mezzo, compagnia, causa, scopo, vantaggio). È importante notare che alcune posposizioni richiedono che la parola che le precede abbia già un suffisso specifico. Inoltre, quando si riferiscono a pronomi personali, molte posposizioni che indicano luogo o modo cambiano forma e si comportano come prefissi, unendosi direttamente al pronome.
Come si esprime il Possesso
In ungherese, il possesso si indica principalmente aggiungendo suffissi personali possessivi al sostantivo che rappresenta la cosa posseduta. Questi suffissi cambiano in base a chi possiede la cosa e a quante cose sono possedute. Anche in questo caso, possono essere necessarie vocali di collegamento, o il sostantivo potrebbe subire piccole modifiche.Esiste anche un modo diverso per indicare l’appartenenza usando il segno -é/-éi. Questo si aggiunge al nome di chi possiede e sostituisce il nome della cosa posseduta, specialmente quando questa è già chiara dal contesto. Un’altra struttura comune è la costruzione possessiva: si mette prima il possessore (che può avere o meno il suffisso -nak/-nek) e poi la cosa posseduta, che deve obbligatoriamente portare il suffisso possessivo che concorda con il possessore.
Il capitolo descrive la flessibilità dell’ordine delle parole e la separazione dei prefissi come semplici regole. Ma non manca forse il contesto cruciale sul perché il sistema linguistico ungherese funzioni in questo modo?
Il capitolo offre una descrizione corretta di alcune regole sintattiche fondamentali, ma non scava a fondo nelle motivazioni strutturali che le sottendono. L’ordine delle parole in ungherese non è solo questione di enfasi generica, ma risponde a principi precisi di struttura informativa, distinguendo tra topic e focus, e la posizione del focus ha effetti diretti sulla morfologia verbale, inclusa la separazione dei prefissi. Per comprendere appieno questa complessità, è utile approfondire gli studi di sintassi e struttura informativa delle lingue, consultando lavori di linguisti specializzati in ungherese come Katalin É. Kiss o Anna Szabolcsi.11. Gli Elementi Costitutivi della Lingua Ungherese
Per capire come funziona la lingua ungherese, è utile conoscere i suoi elementi principali. Si usano articoli per definire i nomi, sia determinativi che indeterminativi. I nomi hanno forme plurali specifiche. Una caratteristica importante sono i molti suffissi che si aggiungono ai nomi per mostrare la loro funzione nella frase, un po’ come i casi in altre lingue. Anche le posposizioni sono fondamentali; queste piccole parole, messe dopo il nome, indicano rapporti di spazio, tempo, causa o modo.Altre Parti del Discorso
Oltre ai nomi, ci sono i pronomi, che sostituiscono o si riferiscono a persone o cose. La lingua ungherese ha diversi tipi di pronomi per coprire molte situazioni:- Personali: Riferiti a persone (io, tu, lui…).
- Possessivi: Indicano possesso (mio, tuo…).
- Riflessivi: Riferiti al soggetto stesso (me stesso…).
- Reciproci: Indicano un’azione reciproca (l’un l’altro…).
- Dimostrativi: Indicano distanza o posizione (questo, quello…).
- Interrogativi: Usati per fare domande (chi, cosa…).
- Relativi: Collegano parti della frase (che, cui…).
- Indefiniti: Riferiti a quantità o persone non specificate (qualcuno, niente…).
Il Sistema Verbale
Un aspetto centrale è il sistema dei verbi. Il verbo “van” è fondamentale, equivalente all’italiano “essere” o “esserci”. I verbi si coniugano in tempi diversi: presente, passato e futuro. Una distinzione importante nella coniugazione è tra la forma soggettiva, usata quando l’oggetto non è definito, e la forma oggettiva, usata quando l’oggetto è specifico.Esistono anche forme verbali passive e riflessive, che indicano azioni subite o compiute su sé stessi. Ci sono verbi impersonali, utili per esprimere necessità o possibilità in modo generale. Per descrivere azioni che si ripetono abitualmente, si usa un verbo ausiliare specifico, “szokik”. Inoltre, molti verbi cambiano significato o specificano l’azione grazie all’aggiunta di prefissi verbali, che sono piccoli elementi posti prima del verbo stesso.La Struttura della Frase
Costruire una frase in ungherese segue regole precise riguardo all’ordine delle parole. Queste regole determinano come disporre soggetto, verbo, oggetto e altri elementi per dare il giusto significato ed enfasi. La lingua permette anche di costruire frasi più complesse, collegando diverse idee o azioni in strutture articolate.Si può davvero pretendere di comprendere una lingua così peculiare descrivendone gli elementi in isolamento, senza contestualizzarla nella sua storia e nelle sue relazioni linguistiche?
Il capitolo descrive gli elementi della lingua ungherese in modo analitico, ma omette un contesto fondamentale: la sua posizione nel panorama linguistico mondiale e la sua storia. Comprendere l’origine e le relazioni di una lingua è cruciale per capirne le peculiarità strutturali e il perché di certe scelte grammaticali. Per colmare questa lacuna, è indispensabile approfondire la linguistica comparativa e storica, con particolare attenzione agli studi sulle lingue uraliche e finno-ugriche. Autori che si occupano di classificazione linguistica e storia delle famiglie linguistiche possono offrire la prospettiva necessaria.Abbiamo riassunto il possibile
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