Storia

Gli uomini che hanno detto di no a Hitler

Per favore  Accedi  oppure  registrati  per farlo.



1. Disillusione e Resistenza nell’Elite Tedesca

All’interno dell’élite tedesca, figure di spicco iniziarono a manifestare una profonda disillusione verso il regime di Hitler, portandole a una resistenza attiva. Queste personalità, inizialmente legate alle tradizioni e all’ordine, videro nelle azioni naziste una minaccia intollerabile ai valori fondamentali e alla stabilità del paese.Carl Goerdeler: Dalla Speranza all’Opposizione Carl Goerdeler, che in precedenza aveva ricoperto l’importante incarico di sindaco di Lipsia, era un uomo guidato da una forte moralità e da un profondo senso patriottico. Inizialmente, osservò in Hitler una potenziale forza capace di ristabilire l’ordine in Germania. Tuttavia, le azioni sempre più radicali e violente del regime nazista, come la brutale “Notte dei lunghi coltelli” e l’attacco sistematico alla ricca cultura tedesca, lo spinsero a un’opposizione decisa. Non potendo più tollerare la direzione intrapresa dal paese, si dimise dal suo incarico pubblico. Da quel momento, dedicò tutte le sue energie a un obiettivo cruciale: rovesciare il regime di Hitler. Goerdeler intraprese viaggi all’estero, cercando di avvertire i governi occidentali della vera natura aggressiva di Hitler e dei suoi piani di guerra imminente. Era convinto che solo una ferma e risoluta opposizione esterna potesse fornire il coraggio necessario all’opposizione interna per agire concretamente. Nonostante i suoi pressanti avvertimenti e le sue lucide analisi, la politica di appeasement, in particolare da parte di paesi come la Gran Bretagna, prevalse, ignorando i segnali di pericolo che lui aveva così chiaramente identificato.Ludwig Beck: L’Integrità Militare Contro la Tirannia Un’altra figura centrale in questa resistenza fu Ludwig Beck, che ricopriva l’alta posizione di capo di Stato Maggiore dell’Esercito tedesco. Beck incarnava l’integrità, l’onore e la lunga tradizione militare prussiana. Anche lui, come Goerdeler, aveva inizialmente individuato alcuni aspetti che riteneva positivi nell’ascesa al potere di Hitler. Ciononostante, fu profondamente turbato e allarmato dalla crescente violenza del regime e dai palesi piani aggressivi di Hitler, specialmente la sua manifesta intenzione di invadere la Cecoslovacchia. Beck era fermamente convinto che l’Esercito tedesco avesse un dovere morale imprescindibile: agire come un freno, un contrappeso autorevole contro la politica avventuristica e pericolosa del dittatore. La sua speranza in un’azione correttiva da parte dei vertici militari si infranse definitivamente quando Hitler assunse il controllo diretto delle forze armate, un passo reso possibile dalle purghe militari avvenute nel 1938. Di fronte alla chiara e inequivocabile volontà di guerra di Hitler, Beck giunse a una conclusione drastica: le proteste formali e le rimostranze interne erano ormai del tutto inutili. L’unica via rimasta per salvare la Germania e l’Europa era un’azione diretta e risoluta per rimuovere il dittatore dal potere.

Se l’élite tedesca vide così chiaramente la minaccia e agì per resistere, perché i suoi sforzi fallirono così miseramente nel fermare il regime?
Il capitolo descrive in modo efficace la disillusione e i tentativi di resistenza di alcune figure chiave, ma non approfondisce a sufficienza il contesto più ampio che portò all’inefficacia di tale opposizione. Per comprendere appieno perché la resistenza interna, nonostante le posizioni di rilievo di alcuni suoi membri, non riuscì a impedire la catastrofe, è fondamentale esplorare le dinamiche interne dell’élite tedesca, il ruolo delle istituzioni (in particolare l’esercito) e le strategie del regime nazista per neutralizzare il dissenso. Un’analisi più approfondita dovrebbe considerare le divisioni tra i vari gruppi di opposizione, la mancanza di un sostegno popolare significativo e la brutale efficacia della repressione nazista. Per approfondire questi aspetti, si possono consultare le opere di storici specializzati nella storia della Germania nazista e della resistenza tedesca, come Peter Hoffmann o Richard J. Evans.


2. L’Abwehr e la Rete Segreta Contro Hitler

Wilhelm Canaris prende il comando dell’Abwehr, il servizio segreto tedesco, nel gennaio 1935. È un uomo riservato con un forte senso morale. La sua personalità è complessa, unendo idealismo e astuzia. All’inizio pensa che Hitler sia necessario per la Germania. Tuttavia, eventi come l’affare Fritsch nel 1938 cambiano profondamente la sua visione. Questi fatti gli mostrano la vera natura criminale del regime e lo spingono a opporsi.

L’Abwehr diventa un centro di resistenza

Sotto la guida di Canaris, l’Abwehr si trasforma in un punto di riferimento per la resistenza interna. Canaris cerca attivamente persone che si oppongono al nazismo e le recluta. In questo modo, crea una rete segreta. Un ruolo chiave ha la Sezione Z, guidata da Hans Oster, che si dedica a sabotare i piani di Hitler.

Le azioni segrete contro il regime

Grazie ai suoi contatti, Canaris aiuta molte persone ebree a fuggire dalla Germania. Usa anche i canali dell’intelligence per informare le altre nazioni sui piani aggressivi di Hitler. Per esempio, Erwin Lahousen, che dirige l’Abwehr in Austria ed è un collaboratore stretto di Canaris, passa informazioni importanti ai francesi attraverso la sua amante, Madeleine Bihet-Richou. Anche l’ufficiale dell’Abwehr Paul Thümmel, conosciuto come agente A54, fornisce ai cecoslovacchi dettagli sui piani tedeschi di invasione. Questo potrebbe essere stato fatto da Canaris per allertare il mondo.

Gli obiettivi della rete di opposizione

Questa rete di resistenza comprende anche figure importanti dell’esercito come Ludwig Beck e civili come Carl Goerdeler. Lavorano insieme per fermare la spinta di Hitler verso la guerra. Cercano di informare i governi delle capitali europee e pensano anche alla possibilità di organizzare un colpo di Stato. Il loro scopo è bloccare la politica di espansione del Führer, che considerano un disastro per la Germania.

Ma siamo sicuri che l’Abwehr, il servizio segreto militare tedesco, fosse un vero e proprio ‘centro di resistenza’ o non piuttosto un nido di ambiguità e doppi giochi?
Il capitolo presenta l’Abwehr come un punto di riferimento per l’opposizione interna, ma la figura di Canaris e il ruolo effettivo del servizio sono oggetto di dibattito storiografico. Non tutti gli storici concordano sulla profondità e l’efficacia della resistenza all’interno dell’Abwehr, né sulla purezza delle motivazioni di Canaris, spesso descritto come una figura enigmatica e opportunista. Per comprendere meglio questa complessità, è utile approfondire la storia della resistenza tedesca e leggere biografie di Canaris, confrontando diverse interpretazioni. Autori come Heinz Höhne o Peter Hoffmann offrono prospettive diverse su questo periodo e su questi personaggi.


3. L’occasione Mancata del ’38

Figure dell’opposizione tedesca, inclusi militari di alto rango e civili, inviano emissari in Gran Bretagna nell’estate del 1938. Il messaggio è chiaro: Hitler intende invadere la Cecoslovacchia a breve, ma l’esercito e parte del governo tedesco si oppongono alla guerra. Questi gruppi sono pronti a rovesciare Hitler con un colpo di Stato se Gran Bretagna e Francia assumono una posizione decisa contro l’aggressione. Vengono preparati piani dettagliati per un golpe a Berlino, previsto per il momento in cui Hitler ordina l’invasione. L’obiettivo è arrestare il dittatore. Tuttavia, la politica di appeasement del primo ministro britannico Neville Chamberlain, che culmina negli accordi di Monaco, concede a Hitler i Sudeti senza un conflitto armato, rimuovendo il pretesto per l’invasione e, di conseguenza, il segnale atteso dai cospiratori per agire.

La risposta britannica e l’occasione perduta

L’opposizione tedesca si sente abbandonata dalle potenze occidentali. La politica britannica si basa sulla convinzione che Hitler possa essere gestito diplomaticamente e sulla tradizione di evitare interventi militari sul continente. Non si comprende appieno la natura del regime nazista. Nonostante i continui avvertimenti sui piani di Hitler, inclusa l’imminente occupazione del resto della Cecoslovacchia nel marzo 1939, l’opportunità di un colpo di Stato interno sostenuto dall’esterno svanisce. L’invasione di marzo conferma le intenzioni aggressive di Hitler, ma la possibilità di fermarlo senza una guerra su vasta scala è perduta.

Registrati gratis!

Senza carta di credito, basta solo un email.

Registrati ora

Già iscritto? Accedi


Come si può criticare la politica degli Alleati senza spiegare appieno le complesse pressioni e considerazioni strategiche che ne hanno plasmato le decisioni durante una guerra totale?
Il capitolo solleva interrogativi importanti sulla politica degli Alleati, ma la critica presentata sembra omettere il contesto delle immense sfide e dei compromessi necessari in un conflitto globale. Per afferrare la complessità di quelle scelte, è indispensabile studiare la storia diplomatica e militare del periodo, esaminando le motivazioni e le alternative percepite dai leader alleati. Approfondire il pensiero di figure chiave come Winston Churchill o Franklin D. Roosevelt, o leggere opere di storici specializzati nella strategia della Seconda Guerra Mondiale come Gerhard Weinberg, può fornire la profondità necessaria per valutare criticamente quelle decisioni.


12. L’Enigma dei Complotti Ignorati

In Germania, nonostante la presenza di un forte controllo di polizia, le cospirazioni importanti contro Hitler rimasero segrete per molto tempo. Le forze di sicurezza, in particolare il Sicherheitsdienst (SD) guidato da Himmler, scoprirono queste trame solo verso la fine del 1943 o l’inizio del 1944. Eppure, queste attività cospirative tra i leader erano iniziate già nel 1937. Questo ritardo nella scoperta solleva interrogativi significativi sul funzionamento del regime e dei suoi apparati di controllo. Questo fallimento nel rilevare per tempo le minacce interne fu un aspetto sorprendente e poco compreso del funzionamento del regime.

Perché i complotti rimasero segreti a lungo

Questo ritardo nella scoperta può essere spiegato da diversi fattori. La struttura rigida e gerarchica dello stato nazista offriva una protezione naturale ai funzionari di alto livello, rendendoli meno esposti ai normali sospetti. Indagare su persone così in alto era considerato più un’azione politica che una semplice questione di sicurezza. Lo stesso Himmler mostrava una certa riluttanza nell’agire contro figure potenti all’interno del regime, come l’ammiraglio Canaris. Inoltre, esisteva una forte cultura di lealtà reciproca tra gli ufficiali della Wehrmacht, che creava un ulteriore livello di protezione per chi era coinvolto nelle trame. I cospiratori furono anche molto abili nello sfruttare strutture e procedure già esistenti e legittime, come il piano conosciuto come “Operazione Valchiria”, usandolo per mascherare i loro preparativi e movimenti. Un elemento determinante fu l’accesso a canali di comunicazione sicuri all’interno dell’Abwehr, il servizio segreto militare. Hans Oster, un membro della cospirazione, utilizzò questa rete per avvertire gli altri complottisti, permettendo loro di evitare la sorveglianza.

Perché l’ipotesi del controllo segreto non convince

È stata avanzata l’idea che Himmler potesse essere a conoscenza delle cospirazioni fin dall’inizio, controllandole segretamente per identificare tutti i partecipanti, una strategia a volte descritta come “attirare la falena verso la fiamma”. Tuttavia, questa spiegazione appare poco credibile. Se Himmler avesse saputo, non avrebbe mai permesso tentativi di assassinio diretti contro Hitler, come quello avvenuto nel marzo 1943 con l’uso di un attentatore suicida, poiché il rischio per la vita del Führer sarebbe stato inaccettabile. Inoltre, i capi della cospirazione coinvolti in questi tentativi furono tutti giustiziati o si tolsero la vita dopo il fallimento dell’attentato del 20 luglio 1944. Questo destino è altamente improbabile per persone che sarebbero state in realtà agenti al servizio di Himmler. Anche le informazioni vitali passate agli Alleati, in particolare attraverso figure come Oster e il gruppo noto come circolo Dora, avevano un valore strategico enorme e non potevano certo essere considerate semplici informazioni di poco conto che un regime avrebbe tollerato per una strategia di controllo.

La spiegazione più plausibile per il mancato rilevamento precoce delle cospirazioni da parte del Sicherheitsdienst non è una sofisticata strategia di controllo segreto, ma piuttosto un semplice fallimento operativo, un vero e proprio “pasticcio” da parte dei servizi di sicurezza del regime nazista. È probabile che l’SD abbia iniziato a comprendere la reale dimensione della cospirazione solo negli ultimi mesi del 1943, ben dopo che le trame erano attive da anni. Tuttavia, la piena portata e la gravità della minaccia emersero in tutta la loro evidenza solo dopo il fallito attentato del 20 luglio 1944. Questo evento cruciale non fu previsto e colse di sorpresa gli stessi apparati di sicurezza del regime, dimostrando la loro inefficacia nel penetrare i livelli più alti del potere e nel proteggere Hitler da minacce interne così serie.

Definire il mancato rilevamento delle cospirazioni un “semplice pasticcio” non rischia di semplificare eccessivamente le complesse dinamiche interne e le rivalità che affliggevano l’apparato di sicurezza nazista?
Il capitolo, pur scartando l’ipotesi di un controllo segreto, conclude che il mancato rilevamento precoce delle cospirazioni fu un “semplice fallimento operativo”. Questa etichetta potrebbe non rendere giustizia alla complessa rete di agenzie di sicurezza concorrenti (SD, Gestapo, Abwehr), alle profonde rivalità personali tra i loro capi (come Himmler e Canaris) e alle inefficienze strutturali intrinseche del regime nazista. Comprendere la natura di questo fallimento richiede un’analisi più approfondita delle specifiche disfunzioni organizzative, delle lotte di potere e delle priorità divergenti all’interno degli stessi servizi di sicurezza. Per esplorare queste sfaccettature, è utile approfondire la storia degli apparati di sicurezza del Terzo Reich e le biografie dei loro leader, magari leggendo autori che hanno analizzato in dettaglio queste dinamiche, come Peter Longerich.


Abbiamo riassunto il possibile

Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale

Compra il libro

[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
Il contagio del desiderio. Statistiche e filosofia per capire il nuovo disordine mondiale
Gli anni