1X
🔊 100%
Contenuti del libro
Informazioni
“Giustizia, roba da ricchi” di Elisa Pazè ti fa pensare a quanto il nostro sistema legale non sia uguale per tutti. Questo libro esplora come la giustizia e povertà siano legate a doppio filo, mostrando che il diritto penale sembra avere regole diverse a seconda di quanti soldi hai in tasca. Non è una storia con personaggi classici o luoghi specifici, ma si muove dentro il sistema giudiziario italiano, analizzando le leggi che colpiscono i più deboli. Vedrai come i cosiddetti reati dei poveri, tipo rubare qualcosa per bisogno o raccogliere scarti, vengano puniti duramente, mentre i reati finanziari o quelli commessi dai “colletti bianchi” siano più difficili da perseguire e spesso finiscano in prescrizione. Il libro parla anche di come le leggi sull’immigrazione e legge creino una disuguaglianza sociale enorme, trattando gli stranieri irregolari quasi come nemici. È un viaggio critico attraverso le norme che definiscono cosa è reato e chi finisce in carcere, facendoti capire che il denaro non compra solo beni, ma anche un diverso tipo di giustizia.Riassunto Breve
Il sistema legale, in particolare quello penale, riserva poca attenzione ai poveri, limitandosi a prevedere forme minime di assistenza o a criminalizzare comportamenti legati alla loro condizione, come l’accattonaggio. Nonostante la Costituzione miri a rimuovere gli ostacoli economici per garantire uguaglianza, recenti riforme favoriscono l’iniziativa privata, rischiando di ridurre l’assistenza. Esiste un forte pregiudizio che associa la povertà alla criminalità, colpendo in particolare gruppi come immigrati e nomadi attraverso leggi e pratiche discriminatorie, creando un “diritto penale del nemico” per i non cittadini. La percezione che il criminale sia povero è influenzata dalle limitate opportunità e da scelte legislative che definiscono i reati: i crimini contro il patrimonio individuale, tipici dei poveri, sono puniti più severamente rispetto a illeciti finanziari o societari, che causano danni maggiori ma sono meno visibili. Il denaro crea un doppio binario nella giustizia: chi ha risorse può sfruttare la prescrizione, ottenere sconti sulla pena risarcendo il danno, accedere a benefici come la sospensione condizionale o l’oblazione, mentre i poveri non possono. Le pene minime per reati come il furto sono aumentate, e molte azioni considerate prima innocue o necessarie per la sopravvivenza sono diventate reati, come raccogliere legna, pascolare su terreni altrui, occupare edifici vuoti, raccogliere scarti o trasportare piccole quantità di rottami senza autorizzazioni. Anche attività informali come pulire vetri o vendere piccoli oggetti per strada sono ostacolate da regolamenti locali. Le leggi sulla proprietà intellettuale e industriale proteggono gli interessi delle grandi imprese, punendo severamente i venditori ambulanti di prodotti contraffatti, spesso stranieri, più dei produttori o degli acquirenti consapevoli. Le leggi sull’immigrazione criminalizzano l’ingresso e il soggiorno irregolari, spingendo gli stranieri nell’emarginazione e nel lavoro nero, con pene severe anche per reati minori legati alla condizione di irregolarità, nonostante l’Italia abbia una storia di emigrazione. La richiesta di aiuto da parte dei poveri, un tempo gestita dal diritto penale distinguendo tra poveri “meritevoli” e “oziosi”, oggi vede la mendicità non più reato penale ma ancora limitata da regolamenti locali; l’impiego di minori nell’accattonaggio è punito, ma l’applicazione è complessa per famiglie in estrema povertà. L’inadempimento dell’obbligo scolastico è sanzionato, non considerando le difficoltà economiche. Pratiche come la vendita di parti del corpo o la maternità surrogata sono vietate per prevenire lo sfruttamento, ma possono colpire anche i vulnerabili. La disuguaglianza economica influenza la politica (compravendita di voti, clientelismo). Lo “stato di necessità” è raramente applicato ai reati legati alla miseria, perché la povertà non è vista come pericolo imminente e inevitabile. Le pene colpiscono in modo diverso ricchi e poveri: la reclusione ha un impatto devastante sui secondi, le multe sono sproporzionate e la loro conversione in detenzione penalizza chi non può pagare. Le misure alternative al carcere tendono a favorire chi ha una situazione economica e abitativa stabile. Il sistema penale è sovraccarico di leggi complesse e ambigue, e non può sostituire le politiche sociali; è necessario riformare leggi e pene, riducendo la criminalizzazione della povertà e affrontando le cause sociali dei reati.Riassunto Lungo
1. La legge, i poveri e i criminali
Le leggi, sia quelle che regolano i rapporti tra le persone che quelle che puniscono i reati, si occupano poco dei poveri. Spesso li considerano solo per dare un’assistenza minima o per punire comportamenti come l’accattonaggio. La Costituzione italiana, pur non usando la parola “poveri”, ha l’obiettivo di eliminare le difficoltà economiche e sociali che impediscono a tutti di essere uguali e di crescere. Però, recenti cambiamenti alla Costituzione hanno ridotto la possibilità dello Stato di intervenire sui diritti sociali fondamentali, favorendo invece l’aiuto da parte di privati o enti locali. Questo potrebbe portare a un’assistenza che si limita a coprire solo i bisogni più semplici e solo per poche persone.Il legame tra povertà e criminalità
Oltre a offrire poca assistenza, c’è un’idea diffusa nella società che lega i poveri alla criminalità. Questa idea porta a considerare intere categorie di persone come potenzialmente pericolose. Ad esempio, gli immigrati vengono spesso chiamati “clandestini” per sottolineare la loro presunta illegalità, e i nomadi, come Rom e Sinti, sono spesso visti come criminali per natura. Per questi gruppi sono state create leggi e regole speciali che li discriminano, come la raccolta sistematica delle impronte digitali dei nomadi o pene più severe per chi non è cittadino e commette un reato, anche se alcune di queste norme sono state poi giudicate contrarie alla Costituzione. Questo modo di agire crea una sorta di “legge penale per il nemico” rivolta a chi non è cittadino, una legge che non offre le normali protezioni e garanzie previste per tutti gli altri.Reati diversi, pene diverse
L’idea che le persone povere siano più inclini a commettere reati ha una base nella realtà: chi ha meno opportunità economiche o vive in condizioni difficili può essere spinto a delinquere. Però, la scelta di quali comportamenti considerare reati e come punirli dipende molto dalle leggi e dalle decisioni politiche. I reati che colpiscono i beni di una persona (come furti o rapine), spesso commessi da chi è povero, sono puniti in modo più severo rispetto a reati legati al denaro, alle aziende o alle tasse. Questi ultimi, anche se causano danni enormi a tutta la società, sono meno facili da scoprire e da dimostrare. Allo stesso modo, i reati che mettono a rischio la salute o la vita delle persone sul lavoro o per danni all’ambiente, commessi da chi gestisce imprese, ricevono spesso pene leggere. La legge, inoltre, permette di usare la forza, anche quella mortale, per difendere i propri beni in casa o nel luogo di lavoro.Chi finisce in prigione
I reati commessi da persone ricche o con potere, spesso chiamati “crimini dei colletti bianchi”, sono più difficili da vedere e da provare. Le leggi che li riguardano non sono sempre chiare. Chi ha studiato di più e ha più soldi riesce meglio a trovare il modo di non rispettare le regole o di non subire le conseguenze legali. Nel mondo delle aziende, è complicato capire chi è veramente responsabile. Per questo motivo, nelle carceri si trovano soprattutto persone povere o che vivono ai margini della società, mentre avere soldi e potere spesso significa non essere puniti.Se la legge è uguale per tutti, come mai le carceri sono piene di poveri e marginali, mentre i reati dei ‘colletti bianchi’ restano spesso impuniti?
Il capitolo evidenzia una profonda disparità nell’applicazione della giustizia penale, suggerendo che lo status socio-economico influenzi pesantemente chi viene perseguito e punito. Questa osservazione solleva interrogativi fondamentali sulla natura del diritto penale e sul suo ruolo nella società. Per comprendere meglio le dinamiche descritte, è utile esplorare la sociologia del diritto e la criminologia critica, discipline che analizzano come le strutture di potere e le disuguaglianze sociali si riflettano nel sistema legale. Autori come Michel Foucault o i teorici del conflitto in criminologia offrono prospettive che possono aiutare a contestualizzare e approfondire le ragioni per cui certe forme di devianza vengono criminalizzate più severamente di altre e perché la popolazione carceraria tende a provenire dai ceti sociali più svantaggiati. Approfondire questi studi può fornire gli strumenti per valutare criticamente l’affermazione che la legge, pur formalmente universale, operi di fatto come uno strumento di controllo sociale selettivo.2. Giustizia a Doppio Binario: Denaro e Reato
Il sistema giudiziario sembra seguire percorsi diversi a seconda di quanto denaro possiede una persona. Le risorse economiche di chi è accusato di un reato possono cambiare l’andamento del processo e le decisioni sulle pene.Come il Denaro Influisce sul Percorso Giudiziario
Chi ha più mezzi economici spesso beneficia della prescrizione, che cancella il reato se passa troppo tempo. Questo accade perché i reati legati a chi ha soldi, come quelli fiscali, sono difficili da scoprire e richiedono indagini lunghe. Inoltre, gli avvocati possono usare strumenti legali per prolungare i tempi, facendo scadere i termini. Al contrario, i reati associati alla povertà, come piccoli furti, vengono scoperti subito e i processi sono veloci, spesso con giudizio immediato. Ogni anno in Italia, centinaia di migliaia di reati non vengono giudicati per colpa della prescrizione.Vantaggi Economici Nelle Pene
Avere denaro può anche significare ottenere riduzioni della pena. Chi riesce a risarcire il danno causato dal reato prima della sentenza può vedere la sua pena diminuita fino a un terzo. Chi non ha i soldi per risarcire non ha questa possibilità. Anche ottenere la sospensione condizionale della pena, specialmente se si è già commesso un reato in passato, diventa più facile se si possono pagare i danni, cosa che richiede disponibilità economica. Un altro vantaggio legato al denaro è l’oblazione: per alcune infrazioni minori, si può pagare una somma di denaro prima del processo per estinguere il reato.La Durezza Verso i Reati Legati alla Povertà
Il furto, spesso visto come un reato compiuto per necessità, ha visto aumentare le pene minime. Molti furti, anche di oggetti di poco valore, sono considerati più gravi a causa di dettagli come il fatto che la merce fosse esposta in un negozio o che siano stati usati piccoli trucchi per rubare. Queste circostanze aggravanti sono considerate quasi automatiche, portando a pene severe, a volte più alte di quelle per reati considerati più gravi. Anche allacciarsi illegalmente a servizi come luce o gas è quasi sempre trattato come furto aggravato e continuato, con conseguenze penali pesanti.Una Legge Anacronistica Contro i Poveri?
Esiste una legge vecchia che punisce chi viene trovato in possesso di chiavi modificate o attrezzi da scasso, ma solo se ha già avuto problemi con la giustizia per reati contro la proprietà. Questa norma punisce semplicemente il possesso di oggetti, non un reato vero e proprio, e chiede alla persona di dimostrare perché li aveva, ribaltando il principio per cui è l’accusa a dover provare la colpevolezza. Questa legge colpisce in particolare persone con precedenti e si basa sul sospetto. Una norma simile che puniva chi, essendo povero, possedeva denaro senza giustificarlo, è stata abolita, mostrando quanto sia superata la legge sulle chiavi alterate.Ma è davvero il denaro a creare il doppio binario, o sono le pieghe del sistema legale a permettere che chi ha più mezzi ne tragga vantaggio?
Il capitolo solleva un tema cruciale, ma forse non scava abbastanza a fondo nel come i meccanismi legali portino a questi esiti diseguali. Non basta dire che chi ha soldi ne trae vantaggio; bisogna capire se la legge è scritta per favorirlo, o se è la sua applicazione ad essere distorta dalla disparità economica. La prescrizione, il risarcimento, l’oblazione: sono strumenti neutri usati in modo non neutro, o hanno un bias intrinseco? E la distinzione netta tra reati ‘dei ricchi’ e ‘dei poveri’ regge davvero all’analisi criminologica? Per farsi un’idea più completa, è indispensabile studiare il diritto processuale penale, la sociologia del diritto e la criminologia, magari leggendo giuristi e sociologi che hanno analizzato l’impatto delle disuguaglianze sul funzionamento della giustizia.3. Dalle Terre Comuni al Reato
Fino al diciassettesimo secolo, raccogliere legna nei boschi o far pascolare il bestiame in campi aperti era una pratica comune e accettata. Esistevano terre comuni e campi con diritti d’uso collettivo che permettevano alle comunità locali di procurarsi il necessario per vivere. Questo sistema viene smantellato per favorire l’industria e creare manodopera a basso costo. Le terre comuni sono abolite e i campi recintati, impoverendo chi non possiede terra. Il diritto di proprietà diventa assoluto, come stabilito dal codice napoleonico, e il processo di privatizzazione è completato in Italia nel 1927.Raccogliere e Pascolare: Da Diritto a Reato
Oggi, azioni prima considerate innocue sono perseguite dalla legge. Tagliare alberi senza permesso è considerato furto aggravato. Anche raccogliere semplici rami può comportare l’applicazione di sanzioni amministrative. Il pascolo abusivo su terreni altrui è un reato specifico, punito con multa o reclusione, e questo vale anche su terreni con usi civici residui se si supera il diritto concesso. Nonostante sia una pratica ormai marginale, il pascolo su terreni pubblici abbandonati viene spesso perseguito d’ufficio con maggior rigore rispetto a quello su terreni privati, pur essendo un’azione meno dannosa per il proprietario. Curiosamente, prelevare acqua pubblica senza permesso comporta solo una sanzione amministrativa.L’Occupazione di Immobili
Anche l’occupazione di terreni ed edifici altrui è diventata un reato, introdotto nel codice fascista. Questa norma è stata storicamente usata per reprimere le proteste. Più di recente, è stata applicata alle occupazioni di case vuote da parte dei senza dimora. L’occupazione di immobili pubblici, come gli alloggi popolari, è perseguita d’ufficio e riguarda spesso persone in difficoltà che occupano appartamenti vuoti a causa della cattiva gestione e dei lunghi tempi di attesa nelle assegnazioni. L’azione è considerata reato anche se l’occupante è disposto a pagare, poiché si lede il diritto dell’ente pubblico e l’aspettativa di chi è in graduatoria per l’assegnazione.L’Insolvenza Fraudolenta
Il reato di insolvenza fraudolenta ha sostituito la vecchia norma che prevedeva l’arresto per debiti. Punisce chi nasconde la propria condizione di insolvenza per contrarre un’obbligazione con l’intenzione di non pagarla. Non è il mancato pagamento in sé a essere reato, ma il fatto di aver nascosto la propria situazione economica al momento della stipula del contratto. La legge punisce l’indigente che dissimula di non avere mezzi, mentre il benestante che non paga è soggetto solo a un risarcimento in sede civile. Questa distinzione basata sulla condizione economica appare iniqua, specialmente nel contesto del credito al consumo, dove famiglie in difficoltà si indebitano sperando in tempi migliori e sono poi perseguite, mentre gli istituti di credito tutelano i loro interessi.La Spigolatura
La spigolatura, ovvero la raccolta dei residui del raccolto lasciati sul campo, un tempo era una pratica comune e accettata, destinata in particolare ai bisognosi. Questa attività permetteva di recuperare risorse altrimenti sprecate, senza arrecare danno al proprietario del terreno una volta completata la raccolta principale. Nonostante la sua natura inoffensiva e il suo valore sociale storico, in Italia la spigolatura è diventata reato. La legge la sanziona anche se non arreca danno al proprietario, a condizione che il raccolto non sia stato interamente asportato. In questo modo, viene criminalizzata un’attività che storicamente beneficiava i più deboli.Se lo scopo dichiarato è svuotare le carceri e favorire il recupero, perché le nuove misure alternative sembrano solo creare una giustizia a due velocità, una per chi ha i mezzi e una per chi non li ha?
Il capitolo mette in luce come le alternative alla detenzione, pur nate con intenti lodevoli, finiscano per favorire chi si trova in condizioni economiche e sociali agiate, lasciando indietro i poveri. Questo solleva un dubbio fondamentale sull’efficacia e sull’equità di tali riforme nel contrastare le disuguaglianze preesistenti. Per approfondire questa apparente contraddizione e capire se il problema sia nella concezione delle misure o nella struttura sociale che le accoglie, è utile esplorare la sociologia della devianza e la criminologia critica. Autori come Michel Foucault hanno analizzato il potere e le funzioni del sistema penale, mentre Loïc Wacquant ha studiato la “penalizzazione della povertà”, offrendo chiavi di lettura per comprendere come le politiche penali possano interagire con le disuguaglianze sociali.10. Riformare leggi e pene per una giustizia chiara
Il sistema penale attuale presenta serie difficoltà. Le leggi sono diventate eccessivamente numerose. Spesso sono scritte in modo complicato e difficile da capire per chi non è esperto. Molte norme si trovano fuori dai codici principali, disperse in vari testi. Questo rende molto difficile per i cittadini comuni sapere con certezza cosa è permesso e cosa è vietato. Il linguaggio tecnico usato nelle leggi crea un ostacolo per chiunque non abbia una formazione specifica. Inoltre, norme poco chiare o ambigue possono essere sfruttate da gruppi potenti. Questi gruppi riescono a evitare le conseguenze legali anche con piccole modifiche formali.Ripensare i valori alla base della giustizia
È fondamentale ripensare quali valori debbano guidare il nostro sistema legale. Al centro non dovrebbe esserci solo la protezione della proprietà individuale. Dovremmo invece mettere in primo piano la persona e i beni che appartengono a tutta la comunità. Pensiamo, ad esempio, all’evasione fiscale. Questa non è solo una questione di denaro che non arriva allo Stato. Danneggia l’intera società, perché sottrae risorse che servirebbero per i servizi pubblici essenziali. Molti comportamenti oggi considerati reati contro il patrimonio potrebbero essere gestiti diversamente. Casi come l’appropriazione indebita, ad esempio, potrebbero forse essere trattati come semplici questioni civili tra privati.Rivedere le leggi sull’immigrazione
Anche le leggi che riguardano l’immigrazione richiedono un cambiamento profondo. Si potrebbe pensare di introdurre un permesso di ingresso per chi cerca lavoro, senza limiti di numero o quote. Non si dovrebbe più richiedere la prova di avere mezzi economici sufficienti per mantenersi. Sarebbe più utile valutare le reali capacità professionali delle persone. I permessi di soggiorno dovrebbero essere a tempo indeterminato. Questi permessi potrebbero essere revocati solo in casi di motivi molto gravi. Infine, sarebbe importante trovare il modo di regolarizzare la posizione degli stranieri che si trovano nel paese senza una casa fissa.Modificare le sanzioni e le pene
Anche il sistema delle sanzioni e delle pene ha bisogno di essere rivisto. Le pene minime previste dalla legge devono essere sempre proporzionate alla reale gravità del fatto commesso. È utile dare ai giudici una maggiore flessibilità, soprattutto per i reati meno gravi. Questo potrebbe riguardare, ad esempio, i piccoli furti. La distinzione attuale tra ‘delitti’ e ‘contravvenzioni’ spesso non ha molto senso nella pratica. A volte, una ‘contravvenzione’ può causare danni molto più seri di un ‘delitto’. È urgente trovare e rendere più efficaci le misure che rappresentano un’alternativa al carcere. La prigione, infatti, sembra avere scarso effetto nell’impedire ai poveri di commettere reati. Potrebbe avere un effetto maggiore sui ricchi, ma questi spesso riescono a evitarla.Il limite del diritto penale e il ruolo delle politiche sociali
È importante capire che il diritto penale da solo non può risolvere tutti i problemi. Non può e non deve sostituire le politiche sociali. Molti comportamenti considerati reati hanno origine diretta dalla povertà. Se non si affrontano le cause profonde, la repressione da sola non è sufficiente. È fondamentale agire per prevenire queste cause, offrendo opportunità e sostegno. Solo così si può sperare di ridurre davvero la criminalità.Ma un permesso di ingresso per chi cerca lavoro, senza limiti di numero o quote e a tempo indeterminato, non rischia di creare più problemi di quanti ne risolva?
Il capitolo, pur offrendo spunti interessanti sulla riforma della giustizia, propone in tema di immigrazione un modello di apertura radicale che appare privo del necessario contesto. Non vengono infatti esplorate le complesse implicazioni pratiche di un sistema senza quote o limiti numerici e con permessi a tempo indeterminato. Come si gestirebbero i flussi migratori in un simile scenario? Quali sarebbero le conseguenze sul mercato del lavoro, sul sistema di welfare e sui servizi pubblici? Per affrontare queste domande con rigore, è indispensabile approfondire gli studi di economia della migrazione, sociologia dell’integrazione e analisi comparata delle politiche migratorie. Autori come Stephen Castles hanno dedicato ampio spazio all’analisi delle dinamiche migratorie globali e all’impatto delle diverse politiche di gestione dei flussi.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
