Letteratura

Giornate intere fra gli alberi

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1. Il Peso dell’Oro e degli Anni

Il figlio si stupisce della vecchiaia della madre, che lo accoglie al suo arrivo. I gioielli che indossa, pur mostrando la sua ricchezza, non nascondono il cambiamento del suo corpo. La madre stessa parla di questo cambiamento, avvenuto all’improvviso. Dopo cinque anni di lontananza, i due si ritrovano nel piccolo appartamento del figlio, dove lui vive con Marcelle. La madre mostra subito un grande appetito, come se volesse riempire un vuoto interiore. Parla del passato, della sua ricchezza, ma soprattutto della fabbrica e degli ottanta operai che ha lasciato. La cena diventa un vero e proprio banchetto, con la choucroute come piatto principale. La serata continua in un locale notturno, dove il figlio e Marcelle lavorano. La madre li osserva, riflettendo sulle loro vite, sul lavoro del figlio e sul legame che li unisce. Nonostante un certo interesse per la vita del figlio, la madre pensa sempre alla sua fabbrica. Decide quindi di partire il giorno dopo, non riuscendo a stare lontana dai suoi affari. Quella che doveva essere una lunga visita si conclude in fretta. Dopo un ultimo pasto insieme, ancora a base di choucroute, madre e figlio si salutano, consapevoli della distanza che li separa. La partenza della madre segna la fine di questa breve parentesi, e il figlio e Marcelle tornano alla loro vita di tutti i giorni.

2. Notte di Angoscia e Oro Rubato

Il figlio, incapace di trovare pace, rientra a casa nel cuore della notte. Marcelle, ancora turbata dagli eventi, è in cucina. Lui, incapace di dormire e sopraffatto dall’angoscia, si chiude in sala da pranzo. Marcelle lo cerca, ma lui, pur respingendola con dure parole, le concede di restare a dormire sul divano. L’insonnia lo divora, spingendolo a vagare senza meta nella stanza, in preda a un’inquietudine che non sa spiegare. Lo sguardo cade sui braccialetti d’oro della madre, posati sul caminetto. Un impulso irrefrenabile lo assale. In un attimo di disperazione, ne ruba due e corre in una casa da gioco, dove li impegna. Questo gesto, compiuto quasi in uno stato di trance, lo getta in un profondo smarrimento, incapace di comprendere appieno la gravità di ciò che ha fatto. Al risveglio, la madre si accorge del furto. Marcelle cerca di nascondere la verità, ma l’intuito materno non si lascia ingannare. Il figlio, rientrato all’alba, confessa implicitamente a Marcelle di aver perso tutto al gioco. La conversazione tra madre e figlio svela un legame complesso, fatto di ombre e ambiguità. La madre, pur vedendo i difetti del figlio, nutre un orgoglio contorto per la sua esistenza ai margini, per il suo fallimento, preferendolo ai figli “normali”, integrati nella società borghese. Lui, distrutto, incapace di trovare un lavoro, una direzione, si lascia andare alla disperazione. La madre, con un sorriso amaro, velato di lacrime, sembra quasi accettare, persino celebrare, quell’infelicità. Entrambi rimangono intrappolati in un vortice di dipendenza affettiva e disillusione, incapaci di sfuggire a un destino di dolore condiviso.

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4. Questione di Pattumiera

Ogni mattina, Madame Dodin, portinaia, affronta la pattumiera con un odio viscerale. Questo gesto, compiuto con rumore e fastidio per gli inquilini, rappresenta una lotta contro l’ingiustizia della spazzatura altrui. L’avversione è tale da influenzare i rapporti con gli inquilini, visti come nemici che non collaborano. Madame Dodin trova un alleato in Gaston, lo spazzino. Insieme, condividono lamentele sul lavoro e riflessioni sulla vita, coinvolgendo a volte Mademoiselle Mimì, proprietaria della pensione vicina, più timorosa e distante. Gaston, un tempo spazzino orgoglioso, è cambiato. Disilluso e malinconico, desidera una vita diversa, magari in una città del sud. Questo desiderio si manifesta anche con un aumento del consumo di alcol, preoccupando Madame Dodin. Il loro legame è intenso, fatto di provocazioni, giochi verbali e un affetto ruvido. Si esprime anche attraverso atti di ribellione, come i piccoli furti di Madame Dodin, quasi a sfidare le convenzioni. Gli inquilini, infastiditi, reagiscono con rassegnazione mista a timore. Sotto la durezza e il cinismo, Madame Dodin nasconde una profonda malinconia. Il rapporto con i figli è distante, mentre la quotidianità conflittuale del lavoro, pur con l’odio per la pattumiera, la tiene in vita.

5. L’Attesa e il Cantiere

Vicino a un albergo, un cantiere edile cattura l’attenzione. Un uomo nota una donna visibilmente turbata dalla costruzione. Incuriosito, si avvicina. Lei confessa che il cantiere è così insopportabile da farle desiderare di andarsene. Questa reazione accende nell’uomo una scintilla di interesse. Inizia così un gioco di sguardi durante i pasti, un’analisi silenziosa dei comportamenti e delle reazioni di lei. La paura che la donna prova per il cantiere diventa, per l’uomo, un magnete. Ogni giorno, attende con impazienza il ritorno di lei al viale, proprio dove sorge il cantiere. Il ritorno della donna è il preludio a un secondo incontro. Seguono cenni di saluto, discreti ma carichi di significato. L’uomo, però, non ha fretta. Assapora la tensione dell’attesa, prolungando il momento dell’approccio diretto. Anche la donna, però, tradisce una crescente impazienza, segno che l’interesse è reciproco. L’attesa si conclude in modo inaspettato. La donna, vestita di rosso, appare all’uomo nel fumoir. Un riso condiviso rompe il silenzio, segnando la fine del gioco. Insieme, lasciano l’albergo, diretti verso il lago. Raggiungono un angolo nascosto tra le canne, un luogo che sembra fatto apposta per il loro incontro, inevitabile e denso di promesse.

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