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Informazioni
“Gesù Cristo e il cristianesimo” di Piero Martinetti è un libro che ti prende e ti fa vedere la storia della fede in modo diverso. Martinetti non si accontenta della versione ufficiale, ma scava per trovare il cuore del messaggio. Si parte dall’ebraismo antico, con la sua Legge e il Tempio, per capire il contesto in cui è vissuto Gesù Cristo. L’autore cerca il Gesù storico, quello che predicava il Regno di Dio e un amore senza confini, una religione spirituale basata sull’interiorità, non sulle regole esteriori. Poi, il libro racconta come il cristianesimo, anche per l’influenza di figure come Paolo, si sia trasformato in un’istituzione, con dogmi e gerarchie, le chiese storiche che spesso si sono allontanate dall’etica evangelica originale, diventando intolleranti. Ma Martinetti ci mostra che c’è sempre stata una corrente diversa, una tradizione pura, una chiesa invisibile di spiriti che hanno cercato di vivere la non-violenza e la carità, seguendo la luce interiore. È un invito a guardare oltre le forme esteriori e a cercare la vera essenza cristiana, quella che parla direttamente alla coscienza.Riassunto Breve
La religione si presenta come una ricerca interiore per connettersi con l’eterno, che si scontra con una religiosità basata su regole e riti esterni. Dopo l’esilio, l’Ebraismo si organizza attorno al Tempio e alla Legge scritta e orale, con sacerdoti e scribi che diventano centrali. Influenze esterne portano idee come il dualismo e la risurrezione. La dispersione ebraica porta a interazioni culturali, ma anche a un forte attaccamento alla Legge, rendendo l’Ebraismo una religione di pratica e obbedienza, con il rischio di formalismo. Nell’età ellenistica, l’ebraismo si diversifica: a occidente si fonde con la cultura greca (Settanta, Filone), a oriente prevalgono misticismo e sette (Esseni). A Gerusalemme, Sadducei (conservatori, legati alla legge scritta, aristocratici) e Farisei (pietisti, legati a legge scritta e orale, credono nella risurrezione) rappresentano le correnti principali. Accanto a loro, una forte religiosità apocalittica attende un intervento divino e un messia celeste. I Vangeli, specialmente i sinottici (Marco, Matteo, Luca) e quello di Giovanni, nascono in questo contesto, mescolando elementi storici e teologici. Nonostante teorie che negano la sua esistenza, la figura storica di Gesù è fondamentale. La critica moderna analizza la tradizione orale, riconoscendo la difficoltà di distinguere il nucleo storico dalle elaborazioni della comunità. Gesù nasce in Galilea, non è un dotto ma è influenzato da Giovanni Battista. La sua predicazione si concentra sull’imminente regno di Dio e sulla conversione, rivolgendosi a tutti, usando parabole e precetti. Compie miracoli, visti come segni, ma l’importanza sta nella sua dottrina e figura spirituale. Il suo pensiero si basa sull’idea di Dio come Padre buono e universale, senza intermediari. Il regno di Dio è escatologico ma include una restaurazione terrena. Gesù si sente scelto per una riforma, forse acquisisce coscienza messianica, ma non come re politico. La sua opera ha impatto sociale, rivolta ai poveri, criticando l’avidità. La preparazione al regno richiede rinuncia a ricchezze e orgoglio, umiltà e semplicità. La vera santità è l’umiltà. La dedizione a Dio viene prima degli affetti familiari. La morale è religiosa, non ascetica fine a sé stessa; l’importante è l’intenzione, non le regole esteriori. Il secondo grande comando è la carità universale, estesa a tutti, inclusi i nemici, superando il particolarismo ebraico. L’insegnamento si scontra con il legalismo farisaico, che si fissa sulla lettera della legge e porta a ipocrisia. Gesù compie la legge interpretandola secondo lo spirito interiore, ponendo la coscienza sopra le tradizioni. Valorizza carità e conoscenza di Dio più di sacrifici e cerimonie. L’universalismo è implicito nella carità universale e nell’idea di Dio come Padre di tutti. L’attività di Gesù si sposta a Gerusalemme, dove il suo gesto nel Tempio e la critica ai sacerdoti attirano ostilità. La condanna a morte da parte romana è per sedizione politica (“re dei Giudei”). L’ultima cena è un pasto simbolico di unità, non un sacrificio. Dopo la morte, la fede nella risurrezione nasce da visioni, non da fatti fisici, ed è il fondamento della comunità. La prima comunità ebraico-cristiana si disperde, dando vita al cristianesimo ellenistico, influenzato dalla cultura greca. Paolo è cruciale in questo passaggio, con la sua teologia di Cristo divino e salvezza per grazia/fede, che trasforma il messaggio originale. La separazione dall’ebraismo porta alla strutturazione del cristianesimo: Vangeli, canone, dottrina (Logos, Trinità), attenuazione dell’attesa apocalittica. Il cristianesimo primitivo si separa dall’Ebraismo, si modella su sinagoghe e associazioni pagane, basato su carità. L’autorità passa da figure carismatiche a uffici stabili (presbiteri, episcopi), evolvendo in una gerarchia con il vescovo al vertice. Rituali come battesimo ed eucaristia subiscono influenze e trasformazioni. L’istituzionalizzazione porta a un calo morale e anti-intellettualismo. La chiesa assorbe elementi pagani e si struttura sul modello romano, con vescovi che acquisiscono potere e ricchezza, portando corruzione. Il successo è dovuto a energia morale iniziale, carità, intransigenza e organizzazione. La chiesa cristiana si allontana rapidamente dall’insegnamento di Gesù, divinizzandolo e basandosi su dogmi, cerimonie e gerarchie, spesso intollerante. La dottrina ecclesiastica introduce mediatori, mentre Gesù insegna una relazione diretta con Dio Padre. Il culto dei mediatori è visto come idolatria. L’adesione a sistemi dogmatici complessi crea conflitto e favorisce ipocrisia. Il predominio del simbolico ed ecclesiastico sullo spirituale e morale caratterizza le chiese. La storia del cristianesimo ufficiale è vista come la storia di movimenti che hanno preso il nome di Cristo, spesso perseguitando le tendenze spirituali dissenzienti. La vera chiesa è invisibile, composta da spiriti che seguono la sapienza di Gesù (giustizia, carità). Questa tradizione spirituale continua in movimenti e figure storiche (Marcione, Mani, Catari, mistici, Riforma radicale, Tolstoj) che enfatizzano l’interiorità, la morale rigorosa, il dualismo spirito/materia, il rifiuto dell’autorità ecclesiastica e dei dogmi complessi. Il cristianesimo storico si concentra su dogmi, cerimonie, gerarchie e potere, spesso giustificando violenza e intolleranza. Esiste una corrente spirituale/mistica (Weigel, Mennoniti, Quaccheri, Pietismo, Tolstoj) che enfatizza la luce interiore, la carità universale, la non-violenza, il distacco materiale. La chiesa autentica è una comunità invisibile di spiriti rigenerati. La pretesa delle chiese storiche di monopolizzare la verità è una menzogna. La vita moderna, senza fondamento spirituale dalle chiese, tende all’egoismo. La filosofia moderna cerca un fondamento morale per la religione. Essere cristiani oggi significa aderire a principi spirituali: fede in un ordine morale trascendente, rispetto della persona, libertà religiosa, carità, non-violenza, vedendo Gesù come guida. La tradizione spirituale occidentale trova guida nel Vangelo. L’insegnamento di Gesù è umano e relativo, ma ha un valore pratico assoluto come il più alto sforzo spirituale. Riconoscerne la relatività è “relativismo critico”, non scetticismo. Un rinnovamento non implica il trionfo nel mondo, che è spesso ostile allo spirito cristiano, orientato al denaro e al potere. Stati e chiese spesso agiscono con avidità e mancanza di scrupoli, in contrasto con la legge cristiana. La vera storia della chiesa di Gesù è la successione di spiriti umili e avversati dal mondo. La tradizione cristiana non trionferà nella storia, né il regno di Dio si realizzerà terrena. Le chiese rimangono istituti umani. Il mondo non impedisce il rinnovamento della pura tradizione, che si manifesta in uomini che si elevano al Vangelo eterno. Chi cerca questa verità trova riposo in questa tradizione continua. La fede nel regno celeste trasforma la persona. La fede e la vita cristiana sono possibili oggi mantenendo la purezza. La realtà divina è un presentimento, non un dogma fisso. La fede deve restare un tesoro segreto, una negazione del mondo. Si corrompe mescolandosi con interessi mondani. La diffusione esteriore non conta. La religione vive nelle anime, la luce nella coscienza pura non tramonta, guardando con indifferenza le cose del mondo, poiché l’unica realtà vera è l’attività dello spirito che si libera dal mondo.Riassunto Lungo
1. La Tensione tra Spirito e Legge nella Religione
La religione può essere vista come un cammino che porta alla libertà interiore e all’unione con qualcosa di eterno, permettendo di sentire la vita in un modo più profondo. Questa ricerca personale e spirituale si trova spesso in contrasto con un modo di vivere la religione basato principalmente su regole esteriori e riti da seguire. Esiste una tensione di fondo tra una religione organizzata, legata alla storia e ai suoi comandamenti, e una spinta spirituale che cerca un contatto diretto con il divino, andando oltre le strutture e le leggi umane.Come si è sviluppato l’Ebraismo dopo l’esilio
Dopo il periodo di esilio a Babilonia, il popolo ebraico si è organizzato come una comunità guidata dalla religione, con il Tempio e la Legge al centro della vita. Sono stati scritti codici importanti come il Deuteronomio e il Codice Sacerdotale, che hanno stabilito un insieme dettagliato di regole per i riti e le norme di purezza. In questo sistema, i sacerdoti avevano un ruolo molto importante. La Legge scritta, racchiusa nel Pentateuco, è diventata la base della vita religiosa, affiancata da una serie di insegnamenti trasmessi a voce che spiegavano e interpretavano la Legge stessa.In questo periodo, l’Ebraismo ha incontrato idee da altre culture, specialmente dalla religione persiana. Queste influenze hanno portato nuovi concetti come l’idea di due forze opposte nel mondo (dualismo), una visione più complessa di angeli e demoni, e la credenza nella resurrezione e in un giudizio finale. Queste nuove idee hanno arricchito il pensiero ebraico più tardo, in particolare nei testi che parlano della fine dei tempi. La dispersione degli Ebrei in diverse parti del mondo (la Diaspora) ha favorito lo scambio con altre popolazioni.Questo contatto ha portato da un lato a un desiderio di diffondere la propria fede e a idee più aperte verso gli altri popoli, ma dall’altro ha anche spinto a rafforzare l’identità ebraica attraverso un rispetto ancora più severo della Legge. In questo contesto, la sinagoga è diventata un luogo fondamentale per pregare e studiare, offrendo un’alternativa al Tempio, e gli scribi sono diventati figure centrali perché erano gli esperti nell’interpretare la Legge per la vita di tutti i giorni. Questa evoluzione ha trasformato l’Ebraismo in una religione dove la Legge è centrale.L’attenzione si è spostata molto sulla pratica e sull’obbedienza ai comandamenti. Anche se questo ha portato a un sistema di regole morali molto elevato, ha anche creato il rischio di dare troppa importanza alla forma e ai dettagli, riducendo a volte l’esperienza religiosa a una semplice esecuzione esteriore di riti e norme.Ma è davvero un “rischio” che la religione basata sulla Legge riduca l’esperienza spirituale a mera esecuzione esteriore?
Il capitolo, pur descrivendo l’evoluzione dell’Ebraismo post-esilico verso una centralità della Legge, conclude suggerendo un potenziale “rischio” che tale enfasi porti a una riduzione dell’esperienza religiosa a una pratica esteriore. Questa prospettiva, sebbene legittima, non considera adeguatamente le visioni teologiche che, all’interno dell’Ebraismo stesso e di altre tradizioni, vedono proprio nell’osservanza meticolosa dei precetti (la Halakhah) il percorso principale e più autentico per esprimere la spiritualità, la devozione e l’unione con il divino. Per esplorare questa complessità e bilanciare l’analisi, sarebbe fondamentale approfondire gli studi sulla filosofia e la mistica ebraica, esaminando le diverse interpretazioni del significato e del valore spirituale dei comandamenti. Autori come Maimonide, Abraham Joshua Heschel o Joseph Soloveitchik offrono prospettive essenziali su come la Legge possa essere non un ostacolo, ma il veicolo stesso dell’esperienza spirituale.2. Correnti Ebraiche e le Prime Scritture Cristiane
Nell’epoca ellenistica, la cultura ebraica si trasforma e si diversifica molto, influenzata dal pensiero greco e dalle tradizioni orientali. Nelle comunità ebraiche che vivevano nei paesi di cultura greca, come l’Egitto, si sviluppa un modo di vivere l’ebraismo che unisce elementi ebraici e greci. Un esempio importante di questo incontro è la traduzione in greco dell’Antico Testamento, conosciuta come la Settanta. Anche il filosofo Filone di Alessandria è una figura chiave di questo periodo, cercando di unire la filosofia greca con le idee religiose ebraiche, introducendo concetti come quello del Logos.Influenze Orientali e Gruppi Religiosi
Nelle regioni più a est, l’ebraismo assorbe invece influenze mistiche e idee sulla natura divina e spirituale. Questo si vede in riflessioni profonde sulla creazione del mondo, sul ruolo degli angeli e dei demoni. In questo contesto nascono anche gruppi particolari, come gli Esseni. Gli Esseni erano noti per il loro stile di vita molto rigoroso e semplice, la condivisione dei beni (una forma di comunismo) e la convinzione che le anime esistessero già prima di nascere. Queste correnti mostrano quanto fosse vario il mondo ebraico in quel periodo.Le Divisioni a Gerusalemme: Sadducei e Farisei
Nella stessa Gerusalemme, il centro religioso e politico ebraico, le differenze si manifestano in modo evidente con la presenza di gruppi distinti come i Sadducei e i Farisei. I Sadducei rappresentano la parte più legata alla tradizione e alla legge scritta. Erano spesso aristocratici e avevano un ruolo importante nella vita politica, interessati soprattutto a mantenere il loro potere. Non credevano nella risurrezione né nell’esistenza di angeli o demoni.I Farisei, al contrario, formavano un gruppo più orientato verso la devozione personale e lo studio della legge, sia quella scritta che quella tramandata oralmente. Credevano nella risurrezione e nel mondo spirituale con angeli e demoni. Il loro desiderio era creare una società che seguisse strettamente la legge divina. Questo rigore, però, a volte li portava a un eccessivo formalismo o persino all’ipocrisia. Nonostante ciò, molti Farisei vivevano la loro fede in modo sincero e profondo.
La Speranza Apocalittica
Accanto a questi gruppi più strutturati, soprattutto tra la gente comune, era molto diffusa una forte attesa di un cambiamento radicale, una visione definita “apocalittica”. Questa attesa era alimentata anche da idee provenienti dall’Oriente, come quelle iraniche e babilonesi. Di fronte alle difficoltà e alle sofferenze del presente, si diffondeva la speranza di un intervento diretto di Dio, visto come imminente.Si credeva che stesse per avvenire una grande trasformazione del mondo, che avrebbe portato alla realizzazione del regno di Dio sulla terra. Questo evento sarebbe stato accompagnato da un giudizio finale per tutti e dalla risurrezione dei morti. La figura attesa non era solo un re terreno, ma un messia con caratteristiche divine o celesti. Questa visione si trova espressa in scritti come i libri di Daniele, Enoch, Esdra e Baruch. Anche Giovanni Battista, con il suo messaggio di preparazione per un evento imminente, è una figura legata a questo tipo di attesa.
La Nascita delle Scritture Cristiane
È in questo ambiente così ricco e vario di idee e attese che nascono le prime scritture che parlano di Gesù, i Vangeli. I primi tre Vangeli (Marco, Matteo e Luca) sono chiamati sinottici perché presentano la vita di Gesù in modo simile, con una narrazione che segue in gran parte gli eventi storici. Il Vangelo di Marco è considerato il più antico e sembra sia stato usato come base da Matteo e Luca.Matteo e Luca aggiungono al racconto di Marco altre informazioni, inclusa una raccolta di detti e insegnamenti di Gesù (spesso chiamata fonte Q) e altre storie specifiche delle loro comunità. Questi Vangeli riflettono anche diverse preoccupazioni e intenti, sia nel presentare la figura di Gesù che nel difendere la nuova fede. Il Vangelo di Giovanni ha un carattere molto diverso rispetto ai sinottici. È più orientato verso la riflessione teologica e mistica, concentrandosi sul concetto del Logos (la Parola divina) e offrendo meno dettagli cronologici o geografici della vita di Gesù. Oltre ai Vangeli che sono stati riconosciuti come ufficiali dalla Chiesa (canonici), esistono anche altri scritti antichi chiamati apocrifi. Questi testi mostrano ulteriori tradizioni e visioni su Gesù e i suoi seguaci, a volte influenzate da idee spirituali complesse (gnosticismo) o da elementi della tradizione ebraica.
Il capitolo descrive un ambiente ebraico estremamente vario; come possiamo essere certi che i Vangeli canonici non siano semplicemente una delle tante ‘correnti’ nate in quel contesto, selezionata a posteriori?
Il capitolo offre un quadro efficace della ricchezza e complessità del giudaismo nel periodo in cui emergono le prime scritture cristiane. Tuttavia, la transizione dalla descrizione di questo ambiente alla “nascita” dei Vangeli potrebbe apparire un po’ troppo lineare. Il processo di formazione dei Vangeli, la loro circolazione, l’influenza delle diverse comunità cristiane nascenti e, soprattutto, il lungo e complesso processo che ha portato alla selezione di specifici testi come “canonici” (ufficiali) tra molti altri (come gli apocrifi menzionati) sono aspetti cruciali che il capitolo non approfondisce. Questa mancanza di contesto sulla formazione e canonizzazione può lasciare il lettore con l’impressione che i testi che oggi conosciamo come Vangeli siano emersi in modo quasi automatico da quell’ambiente, trascurando le dinamiche storiche, teologiche e politiche che hanno plasmato il Nuovo Testamento. Per comprendere meglio questo aspetto, è fondamentale approfondire la storia del cristianesimo primitivo, la critica testuale e la storia del canone biblico. Autori come Bart Ehrman, E.P. Sanders e Raymond Brown offrono prospettive essenziali su queste tematiche.3. Il Nucleo Storico e la Predicazione
Le informazioni disponibili su Gesù, come quelle presenti nei Vangeli, sono limitate e non offrono una biografia completa. Esiste un nucleo di dati storici, ma questi sono mescolati con elementi che nel tempo hanno assunto carattere leggendario o sono stati modificati. Alcune teorie arrivano a negare l’esistenza storica di Gesù, vedendolo piuttosto come una figura mitologica nata da correnti religiose dell’epoca. Questa prospettiva interpreta i Vangeli come una sorta di traduzione storica di miti preesistenti. Tuttavia, questa negazione non regge di fronte all’evidenza. La realtà storica di Gesù è fondamentale per capire l’origine del Cristianesimo e non fu messa in discussione nemmeno dai suoi primi oppositori ebrei.Le Fonti e la Critica Moderna
La critica moderna, in particolare la “storia formale”, si concentra sull’analisi della tradizione orale che circolava prima che i Vangeli venissero scritti. Questo approccio tende a considerare gran parte dei racconti come creazioni della prima comunità cristiana. Secondo questa visione, i testi sarebbero stati influenzati dalle esigenze di culto e insegnamento della comunità, avendo quindi uno scarso valore storico diretto sulla vita di Gesù. Si ritiene che la tradizione rifletta più l’esperienza religiosa collettiva che i fatti realmente accaduti. Tuttavia, attribuire la creazione di tutta questa tradizione a una collettività anonima presenta delle criticità; l’iniziativa dei singoli individui ha avuto certamente un ruolo importante. Nonostante le difficoltà nell’interpretare i testi, è possibile individuare elementi che hanno probabilmente un fondamento storico, soprattutto riguardo alla dottrina, che sembra riflettere il pensiero di una personalità eccezionale.La Vita Prima della Predicazione
Si sa poco della vita di Gesù prima dell’inizio della sua attività pubblica. È nato in Galilea, con buona probabilità a Nazareth, ed era figlio di un artigiano. La narrazione della nascita a Betlemme e quella di una nascita soprannaturale sono considerate leggende aggiunte in seguito. Aveva fratelli e sorelle, e i rapporti all’interno della sua famiglia non sembrano essere stati sempre facili. Non aveva una formazione dotta nel senso tradizionale, ma crebbe in un ambiente profondamente religioso e fu influenzato dalla figura di Giovanni Battista, del quale fu discepolo per un certo periodo. Parlava aramaico, la lingua comune della regione, e potrebbe aver avuto contatti indiretti con elementi della cultura ellenistica diffusa all’epoca.L’Inizio dell’Attività Pubblica
La sua predicazione inizia dopo l’arresto di Giovanni Battista. Il tema centrale del suo messaggio è il regno di Dio e l’invito urgente alla conversione. Predica sia nelle sinagoghe che all’aperto, rivolgendosi a tutte le persone, incluse quelle che all’epoca erano considerate emarginate o disprezzate. Il suo insegnamento si esprime attraverso precetti morali e numerose parabole, racconti semplici ma ricchi di significato profondo. Attorno a lui si raccolgono discepoli e discepole, che lo seguono nei suoi spostamenti. Tuttavia, spesso sperimenta anche la loro mancanza di piena comprensione e di fede incrollabile nel suo messaggio.I Miracoli e il Loro Significato
I Vangeli raccontano molti miracoli compiuti da Gesù, con una particolare enfasi sulle guarigioni di malati. Questa importanza data ai miracoli riflette la convinzione diffusa all’epoca che il potere di guarire fosse un segno evidente di autorità spirituale. Molti dei racconti di miracoli contengono elementi leggendari o possono essere interpretati come fenomeni legati alla sfera della psiche umana. Gesù stesso, in certi momenti, sembra dare più importanza alla sua predicazione che alle guarigioni, talvolta mostrandosi riluttante a compierle o a permettere che la notizia si diffondesse. La sua figura è considerata rilevante soprattutto per la sua dimensione spirituale e per la forza e l’originalità della sua dottrina.Come si può affermare che una “corrente spirituale” rappresenti la “vera essenza” del Cristianesimo, liquidando secoli di storia e istituzioni come un mero allontanamento dalla forma?
Il capitolo presenta una dicotomia netta tra un Cristianesimo spirituale “autentico” e le chiese storiche viste come mera “forma” deviata. Per valutare la validità di questa prospettiva, è cruciale approfondire la storia complessa del Cristianesimo, studiando le interazioni tra movimenti spirituali e strutture istituzionali, le diverse teologie che si sono sviluppate e il contesto socio-politico in cui le chiese hanno operato. Discipline come la storia della Chiesa, la teologia storica e la sociologia delle religioni offrono strumenti critici. Autori come MacCulloch, McGrath o Stark possono fornire spunti per un’analisi più articolata dell’evoluzione cristiana.11. La Tradizione Pura e il Mondo
La tradizione spirituale dell’Occidente trova la sua guida nella luce del Vangelo. L’anima si scopre naturalmente incline al Cristianesimo, poiché questa fede ha plasmato la cultura, trasmettendo verità fondamentali. L’espressione più alta di questa tradizione è Gesù Cristo. La fondazione del Cristianesimo è dovuta alla sua personalità e alla sua predicazione, non a semplici apparizioni. Le sue parole toccano profondamente l’anima e hanno ispirato nel tempo santi e martiri. Egli ha saputo esprimere le verità essenziali con una semplicità e una grandezza uniche, vivendole in prima persona, quasi come una luce vicina a Dio.La Relatività dell’Insegnamento
Nonostante la sua profondità, il Cristianesimo non è l’unica religione possibile per l’umanità. L’insegnamento di Gesù è legato alla storia umana ed è quindi relativo. Questa relatività può sembrare una difficoltà per chi cerca una base spirituale immutabile. Tuttavia, nella vita di ognuno, l’assoluto e il relativo si intrecciano continuamente. L’uomo può conoscere solo ciò che è relativo, ma proprio il concetto di relativo porta con sé un’intuizione dell’assoluto. Questa intuizione si manifesta in realtà che, pur essendo relative per loro natura, assumono per noi un valore pratico assoluto. I precetti morali, ad esempio, sono relativi, ma guidano la vita come se fossero valori assoluti. Allo stesso modo, la nostra percezione sensibile del mondo è relativa, ma ci appare come la vera realtà. L’insegnamento del Vangelo rappresenta il culmine dello sforzo spirituale umano, raccogliendo le esperienze più elevate, e per noi ha un valore pratico di verità assoluta. Riconoscere la sua relatività significa semplicemente ammettere che è espresso in una forma umana e quindi limitata, non che sia un dogma intoccabile. Questo approccio, definito “relativismo critico”, si distingue sia dal dogmatismo rigido che dallo scetticismo, riconoscendo nel Vangelo la visione spirituale più alta, da accogliere con l’intelletto critico e una profonda coscienza religiosa.La Tradizione e il Mondo Reale
Un rinnovamento del Cristianesimo non significa che esso debba trionfare nel mondo, poiché questo non è mai accaduto e probabilmente non accadrà mai. Esiste infatti un contrasto costante tra la visione del Cristianesimo proposta dalle chiese e l’approccio spirituale di una minoranza. Spesso la società che si definisce cristiana si dimostra ostile ai veri insegnamenti di Cristo, manifestando una religiosità che rimane solo esteriore e non incide sulla vita quotidiana. Questa vita è invece orientata alla ricerca e alla conquista di beni materiali e denaro. Per molti, il denaro diventa il vero oggetto di culto. L’interesse per la religione è spesso superficiale e viene facilmente abbandonato quando entrano in gioco interessi materiali più pressanti. Le classi sociali più ricche e potenti tendono ad essere legate alle forme esteriori della religione, ma rimangono distanti dalla sua essenza spirituale. La reverenza mostrata pubblicamente è spesso solo una maschera socialmente utile, perfettamente compatibile con un ateismo vissuto nella pratica.Gli Stati e la “Ragion di Stato”
Anche gli Stati, pur ostentando una religiosità ufficiale, agiscono spesso con avidità e senza scrupoli, seguendo quella che viene definita la “ragion di Stato”, un concetto che ricorda il pensiero di Machiavelli. La società occidentale, attraverso le sue istituzioni e pratiche come la guerra, il sistema giudiziario, la servitù economica e la colonizzazione, mostra uno spirito in netto contrasto con i principi cristiani. Tali istituzioni glorificano la volontà di potenza dei più forti e dei più astuti, rivelando un lato barbaro e disumano dell’uomo occidentale. Filosofi come Hegel hanno visto l’essenza della società nello Stato, inteso come entità dominatrice e predatrice, piuttosto che nell’anima umana. Egli considerava Napoleone l’uomo ideale e lo Stato il dio vivente, in opposizione diretta alla figura di Cristo.Le Chiese Istituzionali
Le chiese, a loro volta, hanno spesso utilizzato la religione come strumento per accumulare ricchezza e potere. La chiesa cattolica, in particolare, si è configurata come un’istituzione fiscale, dimostrandosi ostile a qualsiasi forma di rinnovamento spirituale, intollerante e incline alla persecuzione, rivendicando persino il diritto di punire chi veniva considerato eretico. Nonostante le limitazioni imposte dai tempi moderni, questo spirito non sembra essersi modificato, come dimostra la glorificazione storica dell’Inquisizione. Le chiese sono rimaste spesso insensibili alle sofferenze delle classi lavoratrici e umili, negando loro giustizia e condannando i movimenti sociali che promuovevano l’elevazione dei lavoratori. La vera spinta al risveglio della coscienza umana è venuta dal socialismo, non dalle istituzioni ecclesiastiche. Le chiese tendono a riempire le coscienze dei fedeli con preoccupazioni di poco conto, rimanendo cieche di fronte ai veri peccati sociali, un fatto riconosciuto anche in alcune conferenze.La Vera Chiesa di Cristo
La storia autentica della chiesa di Gesù Cristo non si identifica con quella delle grandi istituzioni ecclesiastiche. Essa è piuttosto la storia di una successione di spiriti che, nel corso dei secoli, hanno mostrato una somiglianza con Cristo stesso, vivendo nell’umiltà e subendo l’avversione del mondo. La tradizione cristiana nella sua purezza non raggiungerà mai un trionfo esteriore nel mondo, né il regno di Dio si realizzerà compiutamente nella storia terrena. Le chiese, nella loro forma istituzionale, rimarranno sempre organizzazioni umane, limitate alla glorificazione esteriore e alla conservazione, spesso involontaria, di alcune tradizioni.La Possibilità della Fede Pura Oggi
Nonostante le resistenze del mondo, il rinnovamento della pura tradizione cristiana è sempre possibile. Esso si manifesta in quegli individui che, ispirandosi agli insegnamenti del Vangelo, riescono a elevarsi verso il Vangelo eterno che risiede nello spirito umano. Queste persone preservano la tradizione della verità non fondando regni o nuove chiese, ma vivendola interiormente. Chi è alla ricerca di questa verità può trovare pace e certezza nella continuità di questa tradizione spirituale. È possibile credere che questo mondo sia solo un luogo di passaggio e una prova, e che esista una realtà superiore alla quale l’anima buona è destinata. Questa fede nel regno celeste, quando è sincera e totalizzante, ha il potere di trasformare profondamente la persona, creando un “nuovo Adamo”. In questa dimensione spirituale, l’individuo si unisce agli altri spiriti affini nel sentimento della carità universale. Una fede e una vita autenticamente cristiane sono quindi possibili anche oggi, a patto che la fede mantenga la sua purezza originaria. La realtà divina non è un dogma rigido e definito, ma piuttosto un presentimento, una percezione interiore. La fede deve rimanere un tesoro custodito nel segreto dell’anima, una presenza costante del divino, una negazione delle vanità del mondo. Quando la fede si mescola con gli interessi e le illusioni mondane, inevitabilmente si corrompe. La sua diffusione esteriore o un eventuale trionfo nel mondo non hanno alcuna importanza. La vera religione vive esclusivamente nelle anime individuali, e la luce che brilla nella coscienza pura non si spegne mai, osservando con distacco le cose del mondo, poiché l’unica realtà autentica è l’attività dello spirito che si libera dalle sue catene terrene.Se la “tradizione pura” vive solo nell’anima individuale e si distacca dal mondo, come può influenzare o relazionarsi con la società umana e le sue istituzioni, che il capitolo critica così aspramente?
Il capitolo propone una netta dicotomia tra la purezza della fede individuale e la corruzione delle istituzioni mondane e religiose. Tuttavia, se la fede autentica si ritira completamente dalla sfera pubblica e sociale, sorge la questione di come possa esercitare un’influenza etica o trasformativa sul mondo che pure critica. Per esplorare questa tensione, è utile approfondire la sociologia della religione e la filosofia politica, studiando autori che hanno analizzato il rapporto tra credenze spirituali, strutture di potere e organizzazione sociale. Un autore rilevante in questo contesto è Max Weber, che ha studiato l’impatto delle etiche religiose sulla vita economica e sociale.Abbiamo riassunto il possibile
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