Psicologia

Fuoriclasse: Storia del successo

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La storia di Bill Joy

Nel 1971, l’Università del Michigan inaugurò il suo nuovo Computer Center ad Ann Arbor, dotato di computer mainframe all’avanguardia. Tra gli studenti che frequentarono il centro, il più noto fu Bill Joy, un adolescente di sedici anni, descritto come alto e magro, con capelli disordinati. Joy, inizialmente interessato alla biologia e alla matematica, scoprì il Computer Center durante il suo primo anno e si appassionò immediatamente all’informatica.Joy dedicò gran parte del suo tempo alla programmazione, lavorando anche con un professore di informatica durante l’estate. Nel 1975, si iscrisse alla scuola di specializzazione all’Università della California a Berkeley, dove approfondì ulteriormente le sue conoscenze nel software. Durante gli esami orali per il dottorato, impressionò i suoi esaminatori creando un algoritmo complesso in tempo reale.In collaborazione con un gruppo di programmatori, Joy si dedicò alla riscrittura di UNIX, un sistema operativo sviluppato da AT&T. La sua versione si rivelò così efficace che divenne il sistema operativo utilizzato da milioni di computer nel mondo. Joy contribuì anche allo sviluppo del software che permette l’accesso a Internet.Dopo la laurea a Berkeley, Joy cofondò Sun Microsystems, un’azienda fondamentale nella rivoluzione informatica, dove riscrisse il linguaggio di programmazione Java, aumentando ulteriormente la sua reputazione. Joy è considerato uno dei personaggi più influenti nella storia moderna dell’informatica, paragonato a figure come Bill Gates.La storia di Bill Joy è spesso presentata come un esempio di meritocrazia, dove il successo è determinato esclusivamente dal talento e dai risultati. Tuttavia, si osserva che anche in altri ambiti, come l’hockey e il calcio, il successo non è solo il risultato di abilità, ma anche di opportunità e vantaggi arbitrari. Si pone quindi la domanda se anche nel mondo reale esistano schemi simili di opportunità speciali, invitando a riesaminare la storia di Joy per scoprirlo.

Il dibattito sul talento innato

La questione del talento innato è stata oggetto di dibattito tra psicologi per anni. Sebbene la risposta ovvia sembri essere affermativa, l’analisi delle carriere dei talentuosi mostra che la preparazione gioca un ruolo più significativo rispetto al talento innato.Un esempio chiave è uno studio condotto negli anni ’90 da K. Anders Ericsson e colleghi presso l’Accademia di Musica di Berlino. Gli studenti violinisti furono divisi in tre gruppi: i migliori, i buoni e quelli destinati a diventare insegnanti di musica. A tutti fu chiesto quante ore avessero praticato nel corso della loro carriera. Tutti iniziarono a suonare all’età di cinque anni e praticarono un numero simile di ore nei primi anni. Tuttavia, a partire dall’età di otto anni, i migliori iniziarono a praticare di più, raggiungendo oltre trenta ore settimanali entro i vent’anni, accumulando così diecimila ore di pratica. Al contrario, i buoni studenti totalizzarono ottomila ore e i futuri insegnanti poco più di quattromila ore.Ericsson e i suoi colleghi compararono anche pianisti dilettanti e professionisti, riscontrando lo stesso schema. I dilettanti non praticarono mai più di tre ore settimanali, accumulando solo duemila ore entro i vent’anni, mentre i professionisti raggiunsero anch’essi diecimila ore. Non furono trovati “naturali” che raggiunsero il successo senza un impegno significativo, né “grinders” che lavorassero duramente senza risultati. La ricerca suggerisce che, una volta raggiunto un certo livello di abilità, il fattore distintivo tra i musicisti è la quantità di lavoro svolto.Numerosi studi confermano che per raggiungere l’eccellenza in un compito complesso è necessaria una pratica minima di diecimila ore. Daniel Levitin, neurologista, afferma che questo numero emerge costantemente in vari ambiti, da musicisti a sportivi. Non è stato trovato alcun caso di vera competenza mondiale raggiunta in meno tempo. Anche i prodigi, come Mozart, necessitarono di un lungo periodo di pratica. Le sue prime opere non erano eccezionali e molti dei suoi lavori giovanili erano arrangiamenti di altri compositori. La sua prima composizione considerata un capolavoro fu scritta a ventuno anni, dopo dieci anni di composizione.Il tempo necessario per diventare un grande maestro di scacchi è simile: circa dieci anni, corrispondenti a diecimila ore di pratica. Questo spiega perché le squadre nazionali di sport ceche e canadesi non abbiano giocatori nati dopo il 1° settembre. I talenti nati in ritardo non vengono selezionati per le squadre giovanili e, di conseguenza, non accumulano le ore necessarie per raggiungere il livello professionale.Il numero di diecimila ore è significativo e difficile da raggiungere senza supporto. È necessario avere genitori che incoraggiano e sostengono, oltre a non dover affrontare difficoltà economiche che limiterebbero il tempo per la pratica. La maggior parte delle persone raggiunge questo obiettivo solo attraverso programmi speciali o opportunità straordinarie che consentono di accumulare ore di pratica.

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L’importanza della data di nascita nel successo sportivo e scolastico

In Canada, la selezione per le squadre di hockey giovanile è influenzata dalla data di nascita, poiché il cutoff per l’età è fissato al 1 gennaio. Questo significa che un ragazzo che compie dieci anni il 2 gennaio gioca con coetanei che potrebbero compiere dieci anni solo a dicembre. A questa età, un anno di differenza rappresenta un notevole vantaggio in termini di maturità fisica. I coach tendono a selezionare i giocatori più grandi e coordinati, favorendo quelli che hanno avuto mesi aggiuntivi di sviluppo.I giocatori scelti per le squadre di rappresentanza ricevono migliori allenamenti, giocano molte più partite e praticano di più rispetto a quelli che restano nelle leghe minori. Inizialmente, il vantaggio deriva solo dall’età, ma con il tempo e l’allenamento, questi giocatori diventano realmente più abili, aumentando le loro possibilità di arrivare a livelli professionistici.Barnsley evidenzia che questo fenomeno si verifica quando ci sono tre fattori: selezione, differenziazione e esperienza differenziata. Se si decide chi è talentuoso in giovane età, si separano i “bravi” dai “meno bravi” e si offre una migliore esperienza ai primi, si crea un vantaggio per chi è nato vicino alla data di cutoff.Negli Stati Uniti, sport come il football e il basket non presentano una selezione così netta, mentre nel baseball il cutoff è il 31 luglio, portando a una maggiore presenza di giocatori nati in agosto. Anche nel calcio europeo, le date di nascita influenzano le opportunità, come dimostrato dai dati sui giocatori nati in Inghilterra e nelle competizioni internazionali.La disponibilità di spazi per praticare sport come il basket consente a bambini meno maturi di giocare quanto i loro coetanei più grandi, a differenza dell’hockey, che richiede strutture specifiche. Tuttavia, le stesse distorsioni si riscontrano anche nell’istruzione. I genitori di bambini nati a fine anno spesso considerano di trattenere i loro figli prima dell’inizio della scuola materna, poiché i più giovani possono avere difficoltà a tenere il passo. Questo vantaggio iniziale persiste nel tempo, influenzando i percorsi di successo e insuccesso.Due economisti, Kelly Bedard ed Elizabeth Dhuey, hanno analizzato i punteggi dei test TIMSS e hanno scoperto che i bambini più grandi ottengono risultati significativamente migliori rispetto ai più giovani. Questo divario di prestazioni può determinare l’accesso a programmi avanzati. Gli insegnanti tendono a confondere maturità e abilità, collocando i bambini più grandi nei gruppi avanzati, il che porta a un ciclo di successo continuo.Nell’istruzione superiore, gli studenti più giovani sono sotto-rappresentati nei college, dimostrando che il vantaggio iniziale non svanisce. Questo svantaggio può avere un impatto duraturo sulle opportunità di accesso alla classe media. Dhuey sottolinea che la scelta arbitraria delle date di cutoff ha conseguenze significative e spesso ignorate.Inoltre, Barnsley e i suoi colleghi hanno trovato una correlazione tra la data di nascita e il tasso di tentativi di suicidio tra gli studenti, suggerendo che le prestazioni scolastiche inferiori possano contribuire a problemi di salute mentale. Tuttavia, la connessione tra età relativa e successo sportivo è molto più evidente.

Il fenomeno del successo

La storia dell’hockey e delle date di nascita evidenzia che il successo non è solo una questione di talento. I giocatori di hockey professionisti sono più talentuosi, ma hanno anche ricevuto opportunità che non hanno né meritato né guadagnato. Queste opportunità sono fondamentali per il loro successo.Il sociologo Robert Merton ha definito questo fenomeno “Effetto Matteo”, che si basa sul concetto che chi ha successo è più propenso a ricevere ulteriori opportunità. Le persone già avvantaggiate, come i migliori studenti o i più grandi atleti, ricevono più attenzione e risorse. Questo porta a un vantaggio accumulato, dove anche una piccola differenza iniziale può crescere nel tempo, trasformando un atleta in un vero e proprio outlier.Un altro aspetto importante è l’inefficienza dei sistemi che determinano chi ha successo. Le leghe sportive e i programmi per talenti, pensati per non far sfuggire nessun talento, possono in realtà escludere molti. Ad esempio, nella squadra di calcio della Repubblica Ceca non ci sono giocatori nati negli ultimi mesi dell’anno, il che suggerisce che molti talenti sono stati trascurati o esclusi.Le conseguenze di questa visione del successo sono significative. La personalizzazione del successo porta a perdere opportunità per aiutare gli altri. Le regole attuali possono ostacolare il raggiungimento degli obiettivi e portare a considerare prematuramente alcune persone come fallite. La società tende a idolatrare i successi e a ignorare le difficoltà degli altri, diventando passiva nel riconoscere il proprio ruolo nel determinare chi ha successo.Si propone una soluzione: riconoscere che le date di nascita hanno importanza. Creare leghe sportive divise per mese di nascita permetterebbe a tutti gli atleti di avere una chance equa. Analogamente, le scuole potrebbero organizzare classi in base al mese di nascita, consentendo agli studenti di apprendere e competere con coetanei di pari maturità. Sebbene questa organizzazione possa sembrare complessa, non comporterebbe necessariamente costi elevati e potrebbe livellare il campo di gioco per coloro che sono stati svantaggiati dal sistema educativo.In sintesi, il capitolo sottolinea che il successo è influenzato da fattori esterni e che la società ha la capacità di modificare le strutture per garantire opportunità più eque. Tuttavia, si continua a mantenere l’idea che il successo derivi esclusivamente dal merito individuale, ignorando l’importanza del contesto e delle regole sociali.

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