Filosofia

Fisica e filosofia

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Questo libro conduce il lettore in un viaggio affascinante attraverso le fondamenta della fisica moderna, a partire dalla rivoluzione quantistica che ha scosso le certezze della fisica classica. Si esplora come la teoria dei quanti non sia solo un insieme di equazioni, ma una nuova concezione della realtà, in cui l’osservatore e l’atto di misurazione giocano un ruolo cruciale. Il testo analizza l’interpretazione di Copenaghen, i suoi paradossi e le sfide che pone alla nostra comprensione del mondo. Si ripercorre il dialogo tra la fisica e la filosofia, dalle antiche intuizioni degli atomisti greci alle moderne teorie sulle particelle elementari. Un’indagine sull’evoluzione del linguaggio scientifico e sulla sua capacità di descrivere una realtà in continuo cambiamento, aprendo nuove prospettive sull’essenza ultima della materia.

1. La Rivoluzione dei Quanti: Un Nuovo Concetto di Realtà

La fisica moderna e la sua influenza sul pensiero

La fisica moderna ha avuto un impatto molto forte. All’inizio si pensava soprattutto alle armi atomiche e alle conseguenze politiche. In realtà, la fisica moderna ha cambiato profondamente il modo di pensare. Ha messo in discussione idee tradizionali e modi di vedere il mondo che sembravano solidi. La teoria dei quanti è nata in questo periodo di grandi cambiamenti. Non è solo un’evoluzione delle teorie precedenti, ma una vera e propria rivoluzione nel modo di capire la realtà.

La scoperta dei Quanti e l’inizio della rivoluzione

Tutto è iniziato studiando la radiazione termica. Planck ha scoperto che l’energia non viene emessa o assorbita in modo continuo, ma a piccoli pacchetti. Questi pacchetti sono stati chiamati “quanta”. All’inizio questa idea non fu accettata facilmente, ma segnò l’inizio di un cambiamento radicale. Einstein ha ampliato questa idea, spiegando fenomeni come l’effetto fotoelettrico e il calore specifico dei solidi usando l’ipotesi dei quanti. Ha anche introdotto il concetto di dualismo onda-particella per la luce. Questo concetto era strano perché sembrava che la luce potesse essere sia onda che particella allo stesso tempo.

Il modello atomico e i paradossi

Successivamente, Rutherford ha creato un modello dell’atomo e Bohr ha aggiunto le condizioni quantistiche. Questi sviluppi hanno spiegato perché gli atomi sono stabili e come funzionano gli spettri atomici. Però, sono emerse delle contraddizioni sulla natura della radiazione e della materia. A volte si comportavano come onde, altre volte come particelle. Esperimenti come quello di Compton e l’idea delle onde di materia di de Broglie hanno reso questi paradossi ancora più evidenti.

La meccanica quantistica e l’interpretazione di Copenaghen

Per descrivere il comportamento degli atomi, sono state sviluppate due teorie matematiche equivalenti, chiamate meccanica quantistica. Bohr, Kramers e Slater hanno proposto un’interpretazione nuova, parlando di onde di probabilità. Secondo questa idea, la teoria dei quanti non descrive fatti certi, ma possibilità. La realtà quantistica diventa quindi qualcosa di incerto, tra possibilità e realtà concreta. L’interpretazione di Copenaghen ha messo insieme tutti questi concetti in modo coerente. Si basa sul principio di indeterminazione di Heisenberg e sul principio di complementarità di Bohr. Questa interpretazione riconosce che ci sono dei limiti nel modo in cui possiamo conoscere posizione e velocità delle particelle. Accetta anche che il mondo quantistico è strano e probabilistico per sua natura. Capire questa nuova teoria è stato un percorso lungo e difficile, che ha cambiato completamente il modo di vedere la realtà fisica.

Se la meccanica quantistica descrive solo “onde di probabilità”, come afferma il capitolo, non rischiamo di perdere di vista la realtà oggettiva a favore di una mera descrizione matematica?
Il capitolo presenta l’interpretazione di Copenaghen come se fosse l’unica possibile, ma esistono altre interpretazioni della meccanica quantistica che meritano attenzione. Per avere un quadro più completo, sarebbe utile esplorare anche altre interpretazioni, come quella a molti mondi o quella di Bohm. Approfondire autori come David Deutsch o David Bohm, che hanno proposto visioni alternative, potrebbe arricchire la comprensione della natura della realtà quantistica e stimolare un dibattito più ampio sulle implicazioni filosofiche di queste teorie.


2. Lo Sguardo dell’Osservatore nella Realtà Quantistica

La Base dell’Interpretazione di Copenaghen

L’interpretazione di Copenaghen della teoria dei quanta si basa su un’idea particolare: per capire gli esperimenti, inclusi quelli che riguardano gli atomi, è necessario usare la fisica classica. Tuttavia, la fisica classica ha dei limiti, specialmente quando si parla di incertezza nelle misurazioni. Nonostante questi limiti, non possiamo fare a meno dei concetti della fisica classica, né dobbiamo cercare di andare oltre. Dobbiamo accettare i limiti della fisica classica pur utilizzandola.

La Funzione di Probabilità e la Descrizione Quantistica

La teoria dei quanta cambia il modo in cui la fisica descrive il mondo, rispetto alla fisica classica. Invece di descrivere con precisione le caratteristiche di un sistema in ogni momento, la teoria dei quanta usa una funzione di probabilità. Questa funzione non descrive un evento che si svolge nel tempo in modo definito. Piuttosto, indica una tendenza, una possibilità, e rappresenta la conoscenza che abbiamo di un evento. La funzione di probabilità si costruisce sia a partire da dati oggettivi, misurabili, sia considerando la conoscenza soggettiva dell’osservatore. Grazie a questa funzione, è possibile calcolare la probabilità di diversi risultati quando si faranno misurazioni in futuro.

Le Fasi dell’Esperimento Quantistico e la Complementarità

Per capire un esperimento nel mondo dei quanta, si possono identificare tre fasi principali. La prima fase consiste nel tradurre la situazione iniziale in una funzione di probabilità. Successivamente, questa funzione evolve nel tempo, seguendo le regole della meccanica quantistica. Infine, si esegue una misurazione, un’osservazione, che permette di passare da ciò che era solo “possibile” a ciò che diventa “reale”. È importante sottolineare che non esiste una descrizione di quello che succede tra due osservazioni successive che possiamo esprimere con concetti classici, con le parole che usiamo tutti i giorni per descrivere il mondo. Inoltre, la teoria dei quanta introduce l’idea di complementarità. Questo significa che per capire completamente la realtà quantistica, abbiamo bisogno sia della descrizione in termini di onde, sia di quella in termini di particelle. Allo stesso modo, sono necessarie e complementari le descrizioni spazio-temporali e quelle deterministiche, anche se queste diverse descrizioni si escludono a vicenda. Questo aspetto duale si riflette anche nel linguaggio matematico della teoria, che può essere formulata sia considerando particelle, sia considerando onde.

L’Osservazione e i Limiti della Descrizione Oggettiva

L’osservazione gioca un ruolo cruciale nel passaggio da ciò che è “possibile” a ciò che è “reale”. L’atto di osservare, inteso come l’interazione fisica tra l’oggetto studiato e lo strumento di misurazione, causa un cambiamento improvviso nella funzione di probabilità. Questo cambiamento seleziona uno degli eventi possibili e lo trasforma in realtà. È fondamentale capire che questo cambiamento non dipende dalla mente dell’osservatore, ma è una conseguenza dell’interazione fisica tra oggetto e strumento. Infine, la teoria dei quanta riconosce che ci sono dei limiti alla possibilità di avere una descrizione del mondo completamente oggettiva. Anche se la teoria non introduce elementi soggettivi nella descrizione degli eventi atomici, si basa sulla distinzione tra “oggetto” e “resto del mondo”. Per descrivere il “resto del mondo”, si utilizzano concetti della fisica classica. Questa divisione, e l’uso dei concetti classici, implica un riferimento all’osservatore, rendendo la descrizione non del tutto oggettiva. La fisica quantistica ci ricorda che la nostra conoscenza della natura è sempre influenzata dai metodi che usiamo per studiarla e dal linguaggio che utilizziamo per descriverla.

Se l’osservazione è un’interazione fisica che causa un cambiamento nella funzione di probabilità, come si distingue esattamente questa interazione fisica da qualsiasi altra interazione fisica nel mondo quantistico, evitando così di introdurre una forma sottile di soggettività nella descrizione scientifica?
Il capitolo descrive l’osservazione come un elemento cruciale, ma lascia spazio a interrogativi sulla sua natura precisa. Se l’osservazione è puramente fisica, quali sono i criteri che la distinguono da altre interazioni quantistiche? Questa distinzione è sufficiente per mantenere una descrizione oggettiva, o si insinua una forma di soggettività nel cuore della fisica quantistica? Per approfondire queste questioni, è utile esplorare la filosofia della fisica e confrontarsi con le opere di autori come Bohr e altri che hanno contribuito al dibattito sull’interpretazione della meccanica quantistica.


3. Dagli Atomisti ai Quanti: Un Dialogo Filosofico-Scientifico

La Nascita del Concetto di Atomo nell’Antica Grecia

L’idea di atomo ha origine nell’antica Grecia, con Leucippo e Democrito. Essi immaginavano gli atomi come elementi indivisibili e fondamentali che costituiscono la materia. Questa visione rappresentava un tentativo di comprendere la natura ultima della realtà fisica. Prima di loro, altri filosofi presocratici avevano cercato di identificare la sostanza primordiale da cui tutto deriva.

La Ricerca della Sostanza Primordiale: Dai Presocratici a Platone

Filosofi come Talete pensavano che fosse l’acqua, Anassimandro l’apeiron (qualcosa di indefinito e illimitato), ed Eraclito il fuoco, simbolo del cambiamento perpetuo. Questi pensatori cercavano di conciliare l’unità della materia con la varietà e il cambiamento che osserviamo nel mondo. Parmenide, invece, propose argomenti logici contro l’idea del divenire e del vuoto, mettendo in discussione la possibilità stessa del cambiamento. Empedocle e Anassagora, per superare queste difficoltà, proposero modelli pluralistici, con più elementi o “semi” come costituenti di base della realtà. Democrito, con la sua teoria atomistica, si inserisce in questo dibattito, immaginando atomi eterni e indivisibili che si muovono nel vuoto. Questi atomi, privi di qualità sensoriali come colore o sapore, rappresentavano una visione materialistica del mondo. Anche Platone, pur non essendo un atomista in senso stretto, si interessò alla struttura fondamentale della materia. Influenzato dai Pitagorici, che consideravano i numeri e le forme matematiche l’essenza della realtà, Platone avvicinò la materia a forme geometriche regolari.

Dalla Filosofia Greca alla Fisica Moderna: Continuità e Rotture

La fisica moderna, con la teoria dei quanti, riprende alcune intuizioni dei filosofi greci, ma le sviluppa con strumenti empirici e matematici molto più rigorosi. Le particelle elementari, studiate dalla fisica contemporanea, possono essere paragonate agli atomi di Democrito. Tuttavia, queste particelle sono entità ancora più astratte, descritte da funzioni di probabilità e prive di molte delle qualità che associamo agli oggetti classici. L’energia, concetto centrale nella fisica moderna, emerge come sostanza fondamentale, un’idea che ricorda la visione di Eraclito sul fuoco come principio dinamico e trasformatore. L’energia, infatti, è capace di trasformarsi in materia, e le particelle stesse non sono eterne e immutabili come gli atomi di Democrito, ma possono essere interconvertibili, un concetto che in qualche modo si avvicina alle idee di Platone e dei Pitagorici sulla natura matematica della realtà.

La Teoria dei Quanti e la Nuova Visione della Conoscenza

La teoria dei quanti mette in discussione alcune idee fondamentali della filosofia e della scienza classica. Il dualismo cartesiano, che separa nettamente spirito e materia, e l’approccio di Kant, con le sue categorie a priori che strutturano la nostra conoscenza, appaiono inadeguati di fronte alle scoperte della fisica quantistica. La scienza, in questa nuova prospettiva, non è più vista come una descrizione oggettiva e distaccata della natura, ma come un’interazione complessa tra osservatore e fenomeno osservato. Concetti che sembravano pilastri della fisica classica, come spazio, tempo e causalità, pur rimanendo strumenti indispensabili per organizzare gli esperimenti e interpretare i risultati, mostrano i loro limiti quando applicati al mondo quantistico. La fisica moderna, quindi, ci svela una realtà in cui la conoscenza è sempre relativa al contesto e all’osservatore, e in cui i concetti che utilizziamo, pur essendo utili, non possono essere considerati definitivi e assoluti. Questo apre la strada a una comprensione della realtà più sfumata, complessa e profondamente radicata nell’esperienza empirica.

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Davvero dobbiamo accettare che la realtà a livello fondamentale cambi a seconda di chi guarda, come sembra suggerire l’interpretazione di Copenaghen presentata in questo capitolo?
Il capitolo introduce l’interpretazione di Copenaghen come una rottura rispetto alla fisica classica, evidenziando il ruolo dell’osservatore nella meccanica quantistica. Tuttavia, la presentazione potrebbe generare confusione, lasciando intendere che l’osservatore crei la realtà. Per chiarire questo punto cruciale, è necessario approfondire la distinzione tra “osservatore” come strumento di misura e “osservatore” come coscienza umana. Studiare le opere di fisici come Bohr e Heisenberg, padri dell’interpretazione di Copenaghen, e confrontarle con le critiche di Einstein e altri, può aiutare a comprendere meglio i limiti e le implicazioni filosofiche di questa interpretazione. Inoltre, un testo introduttivo di filosofia della scienza potrebbe fornire gli strumenti concettuali per navigare questo dibattito complesso.


6. Il Dialogo Evolutivo tra Linguaggio e Fisica

Le nuove scoperte scientifiche, in particolare la teoria della relatività e la meccanica quantistica, hanno suscitato molte discussioni e polemiche, mettendo in dubbio le basi stesse della fisica. Questa reazione è nata dalla sensazione che le nuove teorie potessero danneggiare le fondamenta della conoscenza scientifica che si ritenevano solide. Una delle difficoltà principali incontrate è stata l’incapacità del linguaggio di tutti i giorni di esprimere la nuova realtà fisica scoperta.

I limiti del linguaggio comune

Il linguaggio che usiamo tutti i giorni, sviluppato per comunicare azioni e oggetti di tutti i giorni, si è dimostrato insufficiente per descrivere le scoperte della fisica moderna. Per prevedere i risultati degli esperimenti, si è fatto strada un linguaggio scientifico, spesso basato sulla matematica. Tuttavia, la necessità di spiegare la fisica anche a chi non è esperto richiede un linguaggio che possa essere capito da tutti. Il problema è che i concetti del linguaggio comune, che sono per loro natura imprecisi, non sempre si adattano alla precisione richiesta dalla scienza.

L’evoluzione del linguaggio scientifico

La fisica teorica ha introdotto simboli matematici legati alle misurazioni, creando un linguaggio scientifico in continua evoluzione. Parole come “energia” o “campo elettromagnetico” sono esempi di come il linguaggio si sia ampliato. La teoria della relatività e la meccanica quantistica hanno poi evidenziato ancora di più i limiti dei concetti tradizionali di spazio, tempo e materia. In particolare, la teoria dei quanti mette in discussione la nostra capacità di descrivere la realtà degli atomi con il linguaggio di tutti i giorni.

Le sfide della fisica quantistica e le nuove prospettive

Di fronte a queste difficoltà, nella fisica quantistica si è sviluppato un linguaggio ambiguo, che usa concetti classici in modo non definito. In alternativa, si è cercato un linguaggio scientifico più preciso, modificando anche le regole della logica classica. La fisica moderna mostra quindi come i concetti del linguaggio comune, legati alla realtà di tutti i giorni, siano stabili, mentre i termini scientifici, pur essendo più precisi, sono creazioni ideali. Questa evoluzione ci offre una visione più ampia del rapporto tra la mente umana e la realtà, suggerendo che la comprensione scientifica è un percorso continuo e in crescita, che deve integrare diverse forme di linguaggio e ragionamento logico. Infine, la fisica moderna promuove la collaborazione tra nazioni e un atteggiamento di tolleranza, contribuendo a un mondo più unito e pacifico.

È davvero plausibile che la difficoltà di descrivere la fisica quantistica con il linguaggio comune si traduca in un contributo concreto alla pace mondiale, o si tratta di un salto logico eccessivo?
Il capitolo sembra suggerire una connessione diretta e quasi automatica tra la complessità del linguaggio scientifico e la promozione della pace. Tuttavia, non viene chiarito come la difficoltà intrinseca nel comunicare concetti quantistici possa effettivamente generare tolleranza e unità tra le nazioni. Per comprendere meglio le dinamiche che legano scienza e società, sarebbe utile approfondire studi di sociologia della scienza, esplorando autori come Bruno Latour, che analizzano le complesse interazioni tra scienza, tecnologia e società, per valutare criticamente affermazioni così nette sul ruolo pacificatore della fisica.


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