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Informazioni
“Exodus. Il testamento perduto. Dall’Eden all’esilio cinquemila anni di storia del popolo biblico” di David Rohl è un libro che ti fa vedere la Bibbia in modo completamente nuovo. Dimentica quello che pensavi di sapere sull’archeologia biblica tradizionale, che spesso dice che molti eventi fondamentali non trovano riscontro storico. Rohl propone una New Chronology, una nuova linea del tempo che riallinea i racconti biblici con le scoperte archeologiche. In questo modo, la storia biblica, che inizia dalle sorgenti di Eden in Iran, passando per il Diluvio universale in Mesopotamia, le vicende dei Patriarchi biblici come Abramo, l’Esodo biblico guidato da Mosè dall’Antico Egitto (con prove da siti come Tell ed-Daba), fino alla Conquista di Canaan e l’ascesa della Monarchia unita di Israele con re come Davide e Salomone (supportata da testi come le lettere di Amarna), trova finalmente riscontri storici concreti. È un viaggio affascinante attraverso cinquemila anni di storia, mostrando come la Bibbia possa essere un resoconto storico credibile se letta con la giusta cronologia e integrata con l’archeologia.Riassunto Breve
L’archeologia tradizionale fatica a trovare riscontri per molti eventi raccontati nella Bibbia. Non ci sono prove di un grande esodo di schiavi israeliti dall’Egitto del Nuovo Regno, né di una vasta popolazione asiatica a Pi-Ramesse (Avaris), e figure come Giuseppe non compaiono nei ritrovamenti. La conquista di Canaan descritta nel XIII secolo a.C. non trova supporto archeologico: città come Gerico non esistevano in quel periodo, Azor fu distrutta prima, e gli insediamenti sulle colline non mostrano segni di un’invasione esterna. Anche l’esistenza di un vasto impero sotto Davide e Salomone nell’Età del Ferro I non è confermata, con Gerusalemme che appare come un piccolo villaggio. Questo porta molti a considerare l’origine degli Israeliti come un processo interno a Canaan, derivato dal crollo della cultura cananea locale, e a vedere molti racconti biblici come miti o leggende. Esiste però un approccio diverso, chiamato Nuova Cronologia, che propone un riallineamento temporale di diversi secoli. Secondo questa visione, la storia biblica si colloca in periodi archeologici differenti, trovando così un contesto storico credibile. Adamo si posiziona nel Neolitico, legato alla regione di Eden tra i laghi Van e Urumiya, dove nasce l’agricoltura. Le prime città e il Diluvio, un evento devastante nella Mesopotamia meridionale intorno al 3113 a.C. (Tardo Periodo Ubaid), si legano a figure come Enoch e Noè (Ziusudra). La Torre di Babele è identificata con lo ziggurat di Eridu nel Periodo Uruk. Abramo appare alla fine della Prima Età del Bronzo come capo amorrita, interagendo con l’Egitto della X Dinastia e la III Dinastia di Ur; la distruzione di Sodoma e Gomorra si collega a cataclismi nella regione del Mar Morto in quell’epoca. Giuseppe è visir nella XII Dinastia (Media Età del Bronzo II-A), salvando l’Egitto dalla carestia, e la sua tomba a piramide è identificata a Tell ed-Daba (Avaris). Mosè nasce nella XIII Dinastia, legato ai Madianiti e al dio Yahweh (Eya/Ya), usando la scrittura protosinaitica. L’Esodo avviene nel 1447 a.C. con un disastro in Egitto e l’abbandono di Avaris. La Conquista di Giosuè distrugge città nella Media Età del Bronzo II-B (MB III), come Gerico e Azor, eventi supportati dall’archeologia per quel periodo. Il periodo dei Giudici si estende fino alla Tarda Età del Bronzo I. La Monarchia Unita sotto Saul, Davide e Salomone si colloca nella Tarda Età del Bronzo II-A. Le lettere di el-Amarna e un’eclisse solare a Ugarit nel 1012 a.C. confermano la contemporaneità di Akhenaton, Saul (identificato con Labaya) e Davide (identificato con Tadua/Dadua). Salomone, genero del faraone Horemheb, costruisce palazzi e sfrutta miniere di rame nel periodo TB II-A. La divisione del regno e le invasioni aramee avvengono nell’Età del Ferro I. Il Regno del Nord cade agli Assiri (Sargon II) nell’Età del Ferro I/II. Il Regno di Giuda resiste agli Assiri ma cade ai Babilonesi sotto Nabucodonosor II nel 587 a.C., con la distruzione di Gerusalemme e del Tempio. Questo modello storico alternativo, basato su un diverso allineamento cronologico, fornisce una base credibile per la narrazione biblica, facendo coincidere eventi e figure con periodi archeologici dove le prove corrispondenti esistono.Riassunto Lungo
1. Dalle Sorgenti di Eden alle Acque del Diluvio
La terra di Eden si trova in una regione montuosa, situata tra i laghi Van e Urumiya, che oggi fanno parte dell’Iran. È una valle molto fertile, considerata la sorgente di quattro fiumi importanti: Tigri, Eufrate, Ghicon e Pison. Questo luogo è visto come il punto di partenza della civiltà e l’inizio di un periodo fondamentale, la Rivoluzione Neolitica. In questa fase storica, le comunità umane iniziano a cambiare radicalmente il loro modo di vivere, abbandonando lo stile di vita nomade per stabilirsi in modo permanente in villaggi. Qui cominciano a coltivare la terra, segnando un passo cruciale nello sviluppo umano.I Primi Antenati e la Partenza
Adamo è il primo antenato importante menzionato in questa antica tradizione. Il suo nome è collegato alla “terra rossa” tipica di quella regione. Non si intende che sia stato il primissimo uomo in assoluto, ma è il capostipite nella linea di discendenza descritta e il primo a onorare la divinità che in seguito sarà conosciuta come Yahweh. L’incontro tra Adamo e questa divinità avviene su una montagna considerata sacra, identificata con il monte Sahand. La decisione o l’evento che porta alla partenza da Eden è vista simbolicamente come una “caduta”. Questo allontanamento segna l’inizio di un’esistenza caratterizzata da maggiori difficoltà e sfide per l’umanità.I Discendenti e lo Sviluppo della Civiltà
Con il passare del tempo, i discendenti di Adamo si dividono in diversi gruppi. Uno di questi gruppi, guidato da Caino, il cui nome significa “fabbro”, si sposta inizialmente verso est e poi prosegue verso sud. Questo ramo della famiglia si dedica alla fondazione di nuovi insediamenti e sviluppa in modo significativo la capacità di lavorare i metalli, una tecnologia cruciale per l’epoca. Un altro ramo della discendenza, legato alla figura di Enoch, il cui nome significa “fondatore”, si dirige invece verso la Mesopotamia meridionale. Enoch è considerato il fondatore di Eridu, quella che è vista come la prima vera città. Viene anche identificato come il capo degli Anunnaki, figure che portano la civiltà agli uomini e che in seguito vengono venerate come divinità. Nella nuova terra in cui si stabiliscono, il dio principale a cui rendono culto è Enki, conosciuto anche come Eya. Questa divinità è vista come un amico dell’uomo e il dio delle acque dolci, elemento fondamentale per la vita e l’agricoltura nella regione mesopotamica.Il Grande Diluvio
Intorno all’anno 3113 a.C., la regione della Mesopotamia è colpita da un evento catastrofico: un grande diluvio. Questo evento non è una semplice inondazione locale, ma è causato da un cambiamento climatico su scala globale. Una delle possibili cause suggerite è un’eruzione vulcanica molto potente. Questa eruzione avrebbe potuto portare a un breve periodo di freddo intenso, una sorta di mini era glaciale, seguita da un rapido e massiccio scioglimento delle nevi accumulate sulle montagne. La conseguenza diretta di questo scioglimento è stato un notevole innalzamento del livello del mare. La pianura mesopotamica, che già in condizioni normali era vulnerabile alle inondazioni causate dai fiumi Tigri ed Eufrate, viene letteralmente sommersa da un’ondata di acqua di proporzioni devastanti.Noè e l’Arca
In questo contesto di catastrofe, emerge la figura di Noè. Egli è un uomo che dimostra una profonda devozione verso il dio Enki/Eya. Nelle tradizioni di altri popoli e culture, Noè è conosciuto con nomi diversi, come Ziusudra, Atrahasis o Utnapishtim. Grazie alla sua fede e al suo legame con la divinità, Noè riceve un avvertimento riguardo all’imminente catastrofe. Per salvarsi e preservare la vita, gli viene indicato di costruire un’arca. Questa grande imbarcazione viene realizzata utilizzando canne e bitume per renderla impermeabile. Sull’arca, Noè mette in salvo se stesso, i membri della sua famiglia e una selezione di animali. L’arca riesce a galleggiare sulle acque tumultuose del diluvio. Una volta che le acque iniziano a ritirarsi, l’arca si posa sulla cima di alcuni monti. Questi monti sono identificati come i “monti dell’Ararat”. È importante notare che questo luogo non corrisponde all’attuale Monte Ararat, ma è invece identificato con il Judi Dagh, una montagna situata nel Kurdistan. Questa localizzazione è supportata sia da antiche tradizioni che dal ritrovamento di tracce di bitume nella zona. Il diluvio, pur essendo un evento concentrato nella regione mesopotamica, ha avuto una portata enorme per quell’area, arrivando a coprire le zone più elevate delle città per circa sette metri.Ma quanto è solida l’identificazione di luoghi mitici e figure leggendarie con specifiche coordinate geografiche e ruoli storici, specialmente quando si fondono tradizioni diverse?
Il capitolo propone un’interpretazione suggestiva che unisce narrazioni di origini diverse, trattandole come resoconti storici e geografici precisi. Tuttavia, l’identificazione di luoghi e figure leggendarie con coordinate specifiche e ruoli storici definiti, come l’Eden in Iran o Enoch capo degli Anunnaki e fondatore di Eridu, si discosta dalle interpretazioni accademiche consolidate e richiede prove solide che vadano oltre la semplice assonanza tra miti. Per valutare la fondatezza di queste affermazioni, è indispensabile approfondire gli studi di storia antica, archeologia del Vicino Oriente e comparazione delle religioni e dei miti. Autori come S.N. Kramer o G. Roux offrono prospettive basate sulla ricerca archeologica e filologica delle fonti mesopotamiche, mentre gli studi sulla geologia e la climatologia possono fornire contesto per le ipotesi sul diluvio.2. La Dispersione e la Nascita delle Nazioni
Dopo il grande diluvio, l’umanità ricomincia a popolare la terra. In Sumer, sorgono potenti città come Uruk. In questo periodo emergono sovrani guerrieri, che alcune narrazioni identificano con i Nefilim. Tra questi, Meskiagkasher fonda la dinastia di Uruk, figura che viene associata al biblico Cush. Egli esplora nuove rotte commerciali via mare, aprendo contatti con regioni lontane, forse fino all’Indus e all’Africa.Un suo discendente, Nimrod, considerato il primo grande conquistatore e identificato con Enmerkar re di Uruk, desidera procurarsi risorse preziose dal regno montano di Aratta. Vuole usarle per abbellire i templi delle città di Uruk ed Eridu. Le difficoltà nelle comunicazioni con Aratta portano a un’innovazione fondamentale: l’invenzione della scrittura su tavolette d’argilla. Nimrod ordina anche la costruzione di un’imponente torre-tempio a Eridu, l’antica Nun.ki, che viene identificata come la biblica Torre di Babele. Questo progetto, pensato per creare una montagna artificiale dedicata agli dèi, non viene completato. Sia le antiche narrazioni sumere sia quelle bibliche collegano questo evento alla confusione delle lingue e alla conseguente dispersione dei popoli sulla terra.Le Migrazioni dei Figli di Cam
I discendenti di Cam, figlio di Noè, iniziano a migrare, molti via mare. Cush si dirige verso l’Africa nord-orientale, dove fonda il regno che porterà il suo nome. Misraim, associato al Masri, guida un altro gruppo verso l’Egitto. Utilizzano imbarcazioni che vengono trasportate via terra per risalire il Nilo. Questi migranti, noti come “Seguaci di Horo”, si stabiliscono nell’Alto Egitto. Qui incontrano e si scontrano con le popolazioni locali già presenti. Successivamente, una seconda ondata migratoria arriva dalla regione della Susiana. Questi nuovi arrivati vengono identificati come “Seguaci di Seth”. La loro presenza porta a conflitti interni nel territorio egiziano. Alla fine, i Seguaci di Horo prevalgono, riuscendo a unificare l’Egitto sotto il dominio di re come Aha, spesso identificato con il leggendario Menes.La Storia di Abramo
Secoli più tardi, in un periodo segnato da una grave siccità e dalle migrazioni dei popoli amorriti, Abramo lascia la sua terra d’origine a Carran. Viaggia verso la regione di Canaan. A causa di una carestia, è costretto a spostarsi ulteriormente in Egitto, dove incontra il faraone Kheti IV. La regione del Mar Morto viene devastata dall’invasione di quattro re provenienti dalla Mesopotamia. Questi sovrani vengono identificati con figure della dinastia Ur III. Abramo interviene per salvare suo nipote Lot, che si era stabilito nella città di Sodoma. La città di Sodoma viene poi distrutta da un cataclisma geologico. Abramo ha due figli importanti, Ismaele e Isacco. Durante la sua vita, la pratica del sacrificio umano viene sostituita da quella del sacrificio animale. La famiglia patriarcale trova infine sepoltura nella grotta di Machpelah.Ma è così facile far coincidere miti, storia e archeologia, ignorando il dibattito accademico?
Il capitolo presenta come fatti assodati diverse identificazioni tra figure bibliche (Cush, Nimrod) e personaggi o narrazioni sumere (Meskiagkasher, Enmerkar, la torre di Eridu), e tra figure bibliche (Misraim) e narrazioni egizie (Seguaci di Horo/Seth, Menes). Queste associazioni sono in realtà oggetto di ampio dibattito e non trovano unanime consenso nella comunità scientifica. Amalgamare così direttamente testi di natura diversa – narrazioni bibliche, miti sumeri, dati archeologici – richiede una metodologia rigorosa e consapevole delle differenze tra le fonti, cosa che nel capitolo non emerge chiaramente. Per approfondire queste tematiche con uno sguardo critico, è fondamentale studiare la storia del Vicino Oriente Antico, l’egittologia e gli studi biblici da prospettive che analizzino le fonti in modo indipendente e comparato. Autori come Mario Liverani o Samuel Noah Kramer offrono approcci che possono aiutare a comprendere la complessità di queste connessioni.3. Dalla Terra Promessa all’Egitto
Dopo la morte di Abramo, i discendenti di Isacco affrontano momenti difficili, segnati da carestia e tensioni familiari. Isacco ha due figli, Esaù e Giacobbe. Giacobbe, con l’aiuto della madre Rebecca che lo preferisce, riesce a ottenere con l’inganno la benedizione che spettava a Esaù, il figlio maggiore. Per evitare la reazione di Esaù, Giacobbe fugge e si dirige verso Paddan-Aram. Lì, sposa Lia e Rachele, le figlie di Labano. Dalle sue mogli e dalle loro serve nascono dodici figli, che diventeranno i fondatori delle future tribù di Israele.Eventi in Canaan
Una volta tornato nella terra di Canaan, accade un grave episodio: la figlia di Giacobbe, Dina, subisce una violenza nella città di Sichem. Per vendicare la sorella, i suoi fratelli usano l’inganno. Chiedono agli uomini di Sichem di circoncidersi per poter stringere legami matrimoniali misti. Quando gli uomini sono resi deboli dall’intervento, i fratelli di Dina li assalgono e li massacrano. La città viene saccheggiata e i suoi abitanti vengono presi come schiavi. In seguito a questi eventi, Giacobbe riceve un nuovo nome, Israele, e la sua famiglia si stabilisce nella regione di Ebron.Giuseppe venduto in Egitto
Giuseppe, l’undicesimo figlio di Giacobbe, nato da Rachele, è il preferito dal padre. Riceve in dono una veste speciale, un segno del suo favore, che provoca una forte gelosia nei fratelli maggiori. Questa gelosia li spinge a compiere un gesto crudele: vendono Giuseppe a dei mercanti che sono diretti in Egitto. Per nascondere la verità al padre, gli fanno credere che Giuseppe sia stato ucciso da una bestia selvatica. Arrivato in Egitto, Giuseppe viene acquistato da Potifar, un ufficiale importante al servizio del faraone. Giuseppe dimostra grandi capacità e sale rapidamente di grado all’interno della casa di Potifar. Tuttavia, viene accusato ingiustamente dalla moglie di Potifar e per questo finisce in prigione. Mentre è in carcere, ha modo di interpretare i sogni di due compagni di prigionia: il coppiere e il panettiere del faraone.Giuseppe diventa visir
Passano due anni, e il faraone Amenemhat III è turbato da sogni che non riesce a comprendere. Il coppiere, che nel frattempo è stato rilasciato, si ricorda di Giuseppe e della sua capacità di interpretare i sogni. Così Giuseppe viene condotto alla presenza del faraone. Ascoltati i sogni, Giuseppe li interpreta come un annuncio di sette anni di grande abbondanza, seguiti da sette anni di grave carestia. Consiglia al faraone di prepararsi raccogliendo grandi quantità di grano durante gli anni fertili e suggerisce anche la costruzione di opere idrauliche, come un canale per deviare le acque del Nilo verso la regione del Fayyum, per garantire l’irrigazione. Impressionato dalla saggezza di Giuseppe, il faraone lo nomina visir, affidandogli il compito di gestire l’intero regno e di attuare il piano di preparazione.La famiglia si riunisce in Egitto
Giuseppe, ora una figura potente in Egitto, sposa Asenat e ha due figli. Quando arrivano gli anni della carestia, i suoi fratelli, spinti dalla necessità di trovare cibo, scendono in Egitto. Non riconoscono Giuseppe nella figura del potente visir egiziano, ma lui li riconosce immediatamente. Dopo averli messi alla prova per un certo periodo, Giuseppe decide di rivelare la sua identità. Li invita a tornare a Canaan per prendere il padre Giacobbe e tutta la famiglia e portarli in Egitto. La famiglia di Giacobbe si trasferisce così in Egitto e si stabilisce nella fertile regione di Gosen.L’oppressione degli Israeliti
Dopo la morte di Giuseppe, la situazione politica in Egitto cambia. Una nuova dinastia di faraoni sale al potere. Questi nuovi sovrani non conoscono la storia di Giuseppe e non hanno memoria del suo importante contributo al regno. Vedono il crescente numero degli Israeliti come una minaccia e iniziano a opprimerli, riducendoli in schiavitù. La schiavitù diventa sempre più dura. Viene anche emanato un terribile decreto: tutti i neonati maschi ebrei devono essere uccisi. Le ricerche archeologiche condotte nel sito di Tell ed-Daba, l’antica Avaris, sembrano confermare questa situazione, mostrando un aumento significativo delle sepolture di neonati maschi risalenti a quel periodo.La nascita e l’educazione di Mosè
È in questo periodo di grande sofferenza che nasce Mosè. Per salvarlo dal decreto del faraone, sua madre lo mette in una cesta e lo affida alle acque del Nilo. La cesta viene trovata dalla figlia del faraone, che secondo alcune fonti è identificata come Meryt, figlia di Paentjenu e sposa di Khaneferre Sobekhotep IV. La principessa adotta il bambino e lo cresce a corte come se fosse suo figlio. Mosè riceve un’educazione tipica della nobiltà egizia, inclusa una formazione militare. Si narra che abbia anche guidato l’esercito egiziano alla vittoria durante una guerra contro i Cusciti, dimostrando le sue capacità di condottiero.La fuga di Mosè e la visione divina
Tornato in Egitto, Mosè assiste a un egiziano che maltratta uno schiavo ebreo. Interviene per difendere lo schiavo e nella colluttazione uccide l’egiziano. Per sfuggire alla giustizia del faraone, Mosè è costretto a fuggire e a rifugiarsi nel deserto del Sinai. Trova ospitalità presso Ietro, che è il capo di una tribù Madianita. Mosè trascorre molti anni con i Madianiti, imparando a conoscere la loro cultura e ascoltando le storie antiche, comprese quelle dei suoi antenati. Tra queste storie, vi è una leggenda su Sargon di Akkad che presenta notevoli somiglianze con la sua stessa nascita. Un giorno, mentre si trova vicino al Monte Horeb, Mosè ha un’esperienza straordinaria: una visione in cui Dio gli si manifesta. In questa visione, Dio rivela il suo nome, Yahweh, e affida a Mosè un compito fondamentale: liberare il popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto.Questa “nuova prospettiva cronologica” è davvero una soluzione o una teoria marginale priva di consenso scientifico?
Il capitolo introduce una “nuova prospettiva cronologica” come soluzione alle difficoltà di sincronizzazione tra racconti biblici e archeologia, ma non chiarisce che tale visione è estremamente dibattuta e non accettata dalla stragrande maggioranza degli studiosi del campo. Affermare che l’identificazione di Sisach con Ramesse II “aiuterebbe a risolvere” le incongruenze senza presentare le prove a sostegno e, soprattutto, senza menzionare le solide argomentazioni contro tale ipotesi e a favore della cronologia tradizionale (che identifica Sisach con Sheshonq I), lascia il lettore ignaro della controversia. Per comprendere appieno la complessità del problema cronologico e le diverse proposte, è fondamentale approfondire la disciplina dell’archeologia biblica e la storia del Vicino Oriente antico, studiando le diverse scuole di pensiero e le relative evidenze archeologiche ed epigrafiche. Autori come Israel Finkelstein o Kenneth Kitchen offrono prospettive molto diverse su questi temi.7. La Storia Ritrovata: Bibbia e Archeologia in Nuova Luce
L’archeologia come è stata studiata tradizionalmente non trova riscontri per gran parte di ciò che racconta la storia biblica, almeno non secondo le date che vengono solitamente accettate. Prendiamo ad esempio i re Davide e Salomone: le scoperte archeologiche non sembrano confermare che abbiano governato un grande impero durante l’Età del Ferro I. Salomone, in questa visione, appare più come un capo locale e Gerusalemme un piccolo villaggio piuttosto che il centro di un vasto regno.Le sfide dell’archeologia tradizionale
Anche la conquista di Canaan, descritta come avvenuta nel XIII secolo avanti Cristo, non trova prove solide. Città importanti come Gerico, in quel periodo, non esistevano nemmeno, mentre Azor era già stata distrutta in un’epoca precedente. Gli insediamenti che si formarono sulle colline non mostrano segni di influenze esterne o di una conquista violenta. Inoltre, i documenti che ci sono arrivati dall’antico Egitto non menzionano la distruzione di città che erano sotto il loro controllo.Non ci sono nemmeno prove archeologiche che confermino la presenza di una grande popolazione di Israeliti ridotti in schiavitù nell’Egitto del Nuovo Regno. Gli scavi condotti a Pi-Ramesse, l’antica Avaris, non hanno rivelato un insediamento di persone provenienti dall’Asia di dimensioni così vaste come descritto. La figura di Giuseppe, il visir che salvò l’Egitto dalla carestia, non compare nei ritrovamenti archeologici di quel periodo. Per questo motivo, molti storici sono arrivati alla conclusione che gli Israeliti, così come li conosciamo dalla Bibbia, non siano mai stati in Egitto nel modo in cui la storia sacra lo racconta. Sembra piuttosto che la nascita del popolo di Israele sia avvenuta all’interno di Canaan, come conseguenza del declino della cultura cananea locale, e non per un arrivo dall’esterno dovuto a un esodo o a una conquista militare. I primi Israeliti avrebbero avuto origine proprio da quella terra, essendo essenzialmente Cananei. Questa visione mette in discussione eventi considerati fondamentali come l’Esodo dall’Egitto e la celebrazione della Pasqua. Anche i racconti sui Patriarchi sono difficili da inquadrare con precisione dal punto di vista archeologico, e i primi capitoli del libro della Genesi mostrano chiari legami con le antiche storie e credenze della Mesopotamia.
Un’altra prospettiva: la Nuova Cronologia
Esiste però un modo diverso di guardare a queste cose, un approccio chiamato Nuova Cronologia. Questa teoria propone di spostare indietro nel tempo la linea temporale di diversi secoli per cercare di far coincidere i racconti della Bibbia con le testimonianze che l’archeologia ha portato alla luce. In questa nuova cornice storica, la narrazione biblica trova un suo contesto più preciso e credibile. Secondo questa visione, Adamo si colloca nel periodo Neolitico, mentre le prime città e l’evento del Diluvio Universale si posizionano nel Tardo Periodo Ubaid, un’epoca molto antica. La famosa Torre di Babele, in questa interpretazione, sarebbe lo ziggurat di Eridu, risalente al Periodo Uruk.La figura di Abramo emerge alla fine della Prima Età del Bronzo, visto come un capo del popolo amorrita. In questo periodo, avrebbe interagito con l’Egitto della Decima Dinastia e con la Terza Dinastia di Ur. La distruzione di Sodoma e Gomorra, in questa cronologia, viene collegata a catastrofi naturali che colpirono la regione del Mar Morto proprio in quell’epoca. Giuseppe diventa visir durante la Dodicesima Dinastia egizia, che si colloca nella Media Età del Bronzo II-A, e avrebbe salvato l’Egitto dalla carestia; la sua tomba, a forma di piramide, è stata identificata nel sito di Tell ed-Daba, l’antica Avaris. Mosè sarebbe nato durante la Tredicesima Dinastia, legato ai Madianiti e al dio Yahweh (identificato con Eya/Ya), e avrebbe utilizzato la scrittura protosinaitica.
L’Esodo dall’Egitto, secondo la Nuova Cronologia, sarebbe avvenuto intorno al 1447 avanti Cristo, in concomitanza con un disastro che colpì l’Egitto e l’abbandono della città di Avaris. La conquista della terra di Canaan, guidata da Giosuè, avrebbe portato alla distruzione di città risalenti alla Media Età del Bronzo II-B, come Gerico e Azor; la Pietra dell’Alleanza a Sichem è vista come un grande monolito di questo stesso periodo. Il tempo dei Giudici si estenderebbe fino alla Tarda Età del Bronzo I. La Monarchia Unita, con re come Saul, Davide e Salomone, si collocherebbe nella Tarda Età del Bronzo II-A. Lettere antiche trovate ad el-Amarna e la registrazione di un’eclisse solare a Ugarit nel 1012 avanti Cristo confermerebbero che figure come Akhenaton, Saul e Davide erano contemporanei.
Salomone, che secondo questa teoria era genero del faraone Horemheb, avrebbe costruito i suoi palazzi e sfruttato le miniere di rame proprio nel periodo della Tarda Età del Bronzo II-A. La divisione del regno di Israele e le invasioni da parte degli Aramei avrebbero avuto luogo nell’Età del Ferro I, costringendo le tribù israelite a cercare rifugio sulle colline. Il Regno del Nord, con re come Omri e Acab, e la sua successiva caduta sotto gli Assiri di Sargon II, si collocherebbero tra l’Età del Ferro I e II. Il Regno di Giuda, invece, avrebbe resistito agli Assiri ma sarebbe poi caduto sotto il dominio dei Babilonesi guidati da Nabucodonosor II nel 587 avanti Cristo, con la distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio. Questo modello storico alternativo, che si basa sull’analisi degli strati archeologici e su testi provenienti da altre culture, offre una base più solida e credibile per comprendere la narrazione contenuta nella Bibbia.
Ma questa ‘Nuova Cronologia’ non è forse un tentativo di piegare l’archeologia alla narrazione biblica, piuttosto che il contrario?
Il capitolo presenta la ‘Nuova Cronologia’ come una soluzione, ma è cruciale sottolineare che tale approccio è altamente controverso e non accettato dalla maggior parte degli studiosi. Le cronologie consolidate dell’antico Vicino Oriente si basano su un complesso intreccio di evidenze che non possono essere semplicemente riscritte per adattarsi a una singola narrazione. Questo metodo rischia di piegare i dati archeologici a una tesi preconcetta, ignorando il vasto consenso scientifico. Per comprendere meglio il dibattito, è essenziale studiare a fondo le basi delle cronologie egizia e mesopotamica e confrontare criticamente le argomentazioni dei sostenitori delle cronologie standard con quelle dei proponenti di revisioni radicali.Abbiamo riassunto il possibile
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