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Contenuti del libro
Informazioni
ti porta a ripensare tutto quello che credevi di sapere sull’esistenza e su chi siamo noi. Non si tratta di un libro con personaggi o ambientato in un posto specifico, ma è un viaggio nel cuore della filosofia e dell’ontologia, esplorando come l’essere non sia mai solitario, ma sempre un essere-con, una co-esistenza fondamentale. Jean-Luc Nancy sfida l’idea di un’origine unica o di un soggetto isolato, mostrando invece una pluralità delle origini che si manifesta in ogni cosa e in ognuno di noi. Il libro analizza come questa condizione di essere singolare plurale si rifletta nella politica, nella comunità, nel senso che diamo alle cose e nel ruolo della tecnica nel mondo di oggi. In un’epoca segnata dal nichilismo e dall’assenza di una sovranità tradizionale, Nancy ci invita a trovare un nuovo senso nel “con”, nella relazione e nella distinzione che ci lega gli uni agli altri. È un testo che ti fa vedere il mondo, la società e te stesso sotto una luce completamente diversa, concentrandosi sulla comparizione, sull’apparire insieme, come l’essenza stessa dell’esistenza.Riassunto Breve
Il pensiero filosofico contemporaneo guarda al di fuori di sé, concentrandosi sullo spazio e sulla saturazione del mondo, non più visto come espandibile ma come intensivo, generando sia angoscia che apertura. La politica e la filosofia emergono dalla mancanza di una presenza fondante o sovrana, portando al nichilismo, da cui si esce cercando nel vuoto ciò che lega e separa, scoprendo un senso nuovo. L’idea che tutto sia politico, derivante da visioni totalizzanti, si scontra con la mondializzazione che mostra l’insufficienza umana; la politica diventa quindi un luogo di detotalizzazione, dove esercitare il potere per una giustizia che rispetta l’incommensurabilità delle esistenze. La comunità non è un corpo unico, ma l’essere-con, la relazione e distinzione tra singolari; l’identità individuale esiste solo in rapporto agli altri. Il corpo è associato all’immunità, mentre la carne all’apertura e all’essere comune. Il senso non è un contenuto perso, ma l’elemento stesso in cui i significati circolano, l’essere dato come spartizione e circolazione di sé. L’esistenza è essere-con-gli-altri, e la circolazione del senso avviene nella spaziatura delle origini plurali. La tecnica, legata alla natura umana, espone la finitezza e segna la fine della sovranità, richiedendo una politica non basata su di essa, forse una politica della “cosa”. L’etica coincide con l’ontologia dell’essere-con, esigendo rispetto per la giustizia e i valori incommensurabili. L’origine non è un punto unico, ma si ritrae nella sua molteplicità; l’alterità di ogni cosa è la sua origine, diffusa nell’intimità del mondo. L’essere non si fonda su un singolo ente, ma sulla pluralità, manifestandosi come esistenza, un essere fuori di sé che si esplicita attraverso gli uomini per tutto ciò che esiste. Si accede all’origine toccandola, essendo esposti all’essere-insieme, al “noi”. La creazione non è opera di un creatore esterno, ma il venire all’essere stesso dal nulla, che è provenienza e destinazione, un evento unico che si ripete singolarmente. L’alterità genera curiosità autentica, interesse per l’origine diversa negli altri, ma può trasformarsi in desiderio distruttivo se si cerca di appropriarsi di un’origine unica. La storia umana è una dis-posizione di eventi singolari, non un processo lineare. Una filosofia prima è necessaria per ripensare l’essere dal singolare plurale delle origini, dall’essere-con, che è essenziale all’esistenza. Il senso dell’essere è sempre tra gli uni e gli altri, posto in gioco come “con”, comunicazione intesa come struttura della spaziatura che costituisce il “noi”. L’essenza dell’esistenza è intrinsecamente un essere-con; esistere è co-esistere. Il “con” non è un’aggiunta, ma il nucleo dell’essere. Le aspirazioni moderne alla comunità mostrano l’esigenza di un “noi” non dipendente da autorità esterne. L’essere-con si manifesta oggi in forme limitate, con la società che si rappresenta nello spettacolo, oscurando il senso condiviso reale. Comprendere la contemporaneità richiede una nuova ontologia che parta dall’essere-con come fonte del senso. La condizione attuale dell’essere sociale è l’esposizione della sua realtà attraverso la simbolicità, che crea legame e rappresentazione; il simbolico è l’essere sociale stesso che si presenta, è comparizione. Comparire significa apparire insieme, non un’associazione estrinseca né una totalità. L’essere sociale è la sociazione dell’essere. Essere insieme implica simultaneità; l’apparire è inseparabile dal “con”. La presenza è sempre co-presenza; la società è esposta, spettacolo di sé. Il capitale espone la comparizione violentemente, alienando l’essere singolare plurale, ma mettendo in luce il “con” come tratto dell’essere. L’essere-con singolare plurale è la misura incommensurabile dell’esistenza, commensurabile nell’uguaglianza delle origini. La tradizione ha trascurato il “con”, concentrandosi sull’essere solitario o sull'”altro”. L’essere-con è il regime della pluralità delle origini che si originano reciprocamente; fare senso reciprocamente è essere-con. Il senso è la misura del “con”, e il “con” è la misura del senso. L’origine del mondo si manifesta ovunque come un sorgere diffuso, un essere-con; ogni cosa esiste in relazione, in una dis-posizione di corpi distinti ma sempre accanto. L’essere è questo “tra” e “con”. Il linguaggio è l’esposizione del mondo dei corpi nel loro essere-con-gli-altri, rivelando la pluralità dell’origine; parlare è essere-con. Il pensiero tradizionale lega l’essere alla sovranità, con la guerra come sua tecnica. Il mondo attuale, con l’ecotecnica, dissolve le sovranità tradizionali; questo sistema non ha un fine sovrano. La guerra diventa ambigua. La sfida è pensare l’essere e il senso in un mondo senza sovranità, dove il posto del sovrano è vuoto, un vuoto del fine ultimo. L’ecotecnica non offre un nuovo senso; è necessario cercare un “senso non sovrano”. La sovranità raggiunge il limite nel mondo tecnico, che è spaziatura e mescolanza. La logica estrema della sovranità la rende “niente”. La tecnica diventa la modalità di esistenza di questo mondo finito e spazioso, un’esistenza in-finita. La guerra diventa insostenibile perché lo spazio si trasforma in un’intersezione di singolarità. L’identità pura è un’illusione dannosa; la realtà è mescolanza. Le culture sono configurazioni nate da incroci. L’identità vera emerge dalla distinzione e dal rapporto con gli altri, sempre inidentificabile in senso stretto. Le comunità esistono nel “comune”, che distingue. Il compito del pensiero è comprendere l’evento, il sorprendente “che accade”, il puro presente, un tempo vuoto che apre lo spazio-tempo. L’evento è un salto nel niente, la condizione dell’esistenza, unico ma disperso.Riassunto Lungo
1. La Stranezza del Senso Condiviso
La filosofia, giunta a un punto cruciale, inizia a guardare fuori da sé. Non si concentra più solo su se stessa, ma trova argomenti e spunti nella realtà esterna. Questo cambiamento la porta lontano da un modo di pensare legato unicamente al tempo, chiedendo invece di considerare con attenzione la dimensione dello spazio. L’epoca in cui viviamo è segnata da una sorta di “saturazione” dello spazio terrestre; non è più qualcosa che si espande, ma che si intensifica. Questa condizione particolare ci porta a vedere lo spazio sia come fonte di inquietudine che come possibilità di nuove scoperte e aperture.Politica, Filosofia e la Perdita
Sia la politica che la filosofia prendono vita dalla scomparsa di una presenza superiore, che fosse divina o sovrana. La metafisica si occupa di ciò che esiste nel momento in cui la presenza che dava fondamento viene meno. La politica, invece, si concentra sull’essere insieme delle persone quando scompare una presenza che stabiliva una gerarchia. Questa mancanza crea un senso di perdita profonda, che chiamiamo nichilismo. Per superare il nichilismo, bisogna esplorare questo vuoto per scoprire cosa ci unisce e cosa ci distingue, trovando così un significato nuovo e inaspettato.Il Significato della Politica Oggi
L’idea diffusa che “tutto sia politico” nasce da una visione che tende a includere ogni cosa, sia essa basata sulla religione o sull’economia e la politica. Questa visione parte dal presupposto che l’essere umano sia autosufficiente. Tuttavia, la globalizzazione attuale dimostra che questa autosufficienza non è reale. La politica, quindi, cambia il suo ruolo: non è più vista come qualcosa che comprende tutto, ma diventa lo spazio dove agire per raggiungere una giustizia che non può essere misurata o definita completamente. Il suo compito è mantenere separate e distinte le diverse aree della vita. In questo modo, la politica diventa un luogo che evita di chiudere tutto in un unico sistema.La Comunità come Essere-con
La comunità non è vista come un unico corpo compatto o un’essenza definita. È piuttosto l’essere insieme, la relazione e la differenza che esiste tra le singole persone. Anche l'”io”, la nostra identità individuale, può essere compreso solo in relazione agli altri. Nonostante ci siano pericoli nel pensare alla comunità in modi troppo rigidi o essenziali, la questione centrale rimane il nostro “essere-in-comune”. Spesso il termine “corpo” è legato all’idea di protezione e chiusura, come un sistema immunitario. Al contrario, la “carne” rappresenta l’apertura verso l’esterno, la possibilità di cambiare e di essere “comune”, condiviso. Il compito della filosofia è quindi quello di usare parole come “mondo”, “carne” e “comunità” al posto di “terra”, “corpo” e “immunità”, per sottolineare questa apertura e relazione.Il Senso e la Singolarità
Non è vero che il senso è andato perduto; piuttosto, siamo noi stessi diventati il senso. Il senso non è un contenuto specifico, ma è l’ambiente, lo spazio in cui i diversi significati si muovono e circolano. L’essere stesso ci si presenta come senso, che è un continuo dividersi e diffondersi. Esistere significa essere insieme agli altri. Il senso si diffonde e circola nello spazio che ci separa, nella molteplicità unica delle nostre origini. Ogni giorno, la nostra esperienza quotidiana ci mostra quanto sia unica e irripetibile ogni singolarità, ogni individuo. Ogni singolarità è come un punto di partenza, un’origine del mondo. Per questo, ciò che appare ordinario è in realtà straordinario, perché rappresenta un’origine.Tecnica ed Etica
La tecnica è profondamente connessa alla nostra natura umana e alla politica. Mostra come la nostra esistenza sia limitata ma allo stesso tempo capace di infinite possibilità, e segna la fine dell’idea di sovranità assoluta. Per confrontarci con la tecnica, serve un modo di fare politica che non si basi sul dominio o sulla chiusura difensiva. Forse serve una politica che si concentri sulle “cose” stesse, o che abbia uno scopo che non si esaurisce in un fine preciso. L’etica fondamentale coincide con l’idea del nostro essere-con gli altri. Questo richiede rispetto per la giustizia e per quei valori che non possono essere misurati o scambiati. Esistere significa essere insieme agli altri, questa è la condizione stessa del nostro essere.Se la politica non “comprende tutto” ma deve “mantenere separate le diverse aree”, come si traduce in pratica questa “giustizia che non può essere misurata”?
Il capitolo propone una ridefinizione del ruolo della politica, allontanandola da una visione totalizzante e assegnandole il compito di mantenere distinte le sfere della vita e di agire per una giustizia non misurabile. Questa impostazione, pur suggestiva sul piano teorico, lascia aperte questioni cruciali sulla sua applicabilità concreta. Come può un’azione politica concreta evitare di “comprendere tutto” mantenendo al contempo una coerenza e un’efficacia? E quali sono i criteri o i processi attraverso cui si persegue una “giustizia che non può essere misurata o definita completamente” nel dibattito pubblico e nella legislazione? Il capitolo delinea un orizzonte filosofico per la politica contemporanea, ma la transizione dai principi astratti alla prassi politica richiede un approfondimento che il testo non sviluppa appieno. Per esplorare questi aspetti, potrebbe essere utile confrontarsi con autori che hanno trattato il tema della giustizia in termini pratici e procedurali, o che hanno analizzato i limiti e le possibilità dell’azione politica nel contesto della complessità sociale, come ad esempio John Rawls, Amartya Sen, o pensatori che si occupano di teoria politica contemporanea e di come i valori non quantificabili possano informare le decisioni pubbliche.2. L’origine plurale e l’essere-con
L’origine non è un singolo punto da raggiungere direttamente, ma si mostra in tanti modi diversi nella sua molteplicità. Non possiamo identificarci con l’origine, ma viviamo insieme ad essa, coesistendo. L’origine di ogni cosa è il suo essere diverso dagli altri, e l’origine stessa è diversa per e attraverso tutto ciò che esiste. Non c’è un essere superiore separato dal mondo; l’essere diverso è parte del mondo stesso, presente in ogni singola cosa e in ogni persona. L’esistenza non si basa su una singola cosa, ma su molte cose insieme. Esistere non è uno stato fisso, ma l’atto di “mettersi in posizione”, che implica sempre una differenza e un trovarsi “in mezzo” ad altre posizioni. Ogni volta che qualcosa appare, appare “insieme” ad altro. Il significato dell’esistenza si vede nel nostro “essere fuori di noi”, che si manifesta attraverso le persone e si estende a tutto ciò che esiste.Essere-con: l’accesso all’origine
L’origine è molteplice e si trova dappertutto nel profondo del mondo. Non riuscire a raggiungerla non vuol dire che sia nascosta o segreta, ma che il nostro modo di esistere è un “essere-insieme”, un “essere-con”. Raggiungiamo l’origine quando la “tocchiamo”, cioè quando siamo esposti ad essa. Toccare l’origine vuol dire toccare noi stessi e tutto ciò che esiste. Questo contatto rende possibile il concetto di “noi”. L’origine si rivela ogni volta che siamo presenti gli uni agli altri e al mondo. Essere presenti significa che le cose e le persone singole hanno il loro spazio e la loro posizione. Ogni cosa e ogni persona è un modo diverso di accedere al mondo.Il significato della creazione
L’idea di “creazione” non parla di un creatore fuori dal mondo, ma del fatto che le cose vengono all’esistenza. Creare “dal nulla” non significa che il nulla sia un punto di inizio, ma che è da lì che ogni cosa viene e dove ogni cosa va. L’origine è come uno spazio vuoto, un intervallo tra le cose che esistono. La creazione non è un evento passato, ma accade sempre e dappertutto, come un fatto unico che però si ripete in modo diverso ogni volta. La creazione è l’esistenza stessa, è l’inizio e la fine che noi stessi siamo. L’esistenza mostra quanto l’essere sia unico in ogni cosa che esiste, non solo nelle persone.Curiosità e desiderio
Questa diversità che caratterizza l’origine ci incuriosisce molto e genera interesse. La curiosità vera è l’interesse verso l’origine che è sempre diversa e difficile da afferrare, presente nelle altre persone e nel mondo. È un modo per entrare in contatto con ciò che è diverso da noi. Invece, quando proviamo a far nostra l’origine, la curiosità si trasforma in un desiderio che distrugge. Questo desiderio vuole stabilire un’origine sola e valida per tutti, spesso vista come un essere superiore, e questo porta a escludere gli altri e alla violenza.Storia e una nuova filosofia
La storia dell’umanità, iniziata in un momento particolare (come la nascita della città greca), non è un percorso dritto verso un obiettivo finale. È piuttosto un susseguirsi di eventi unici, una “disposizione” di fatti. La filosofia e la politica del passato, cercando un’unica origine comune per la società, non hanno capito questa natura fondamentale della storia. Per capire l’esistenza, serve una “filosofia prima”, uno studio dell’essere, che parta dalla molteplicità unica delle origini e dall’idea di “essere-con”. L’essere-con è fondamentale per la nostra esistenza. Il significato dell’essere non riguarda mai una singola persona, ma si trova sempre “tra” le persone. L’esistenza è sempre un “essere-con”. L’essere è come una comunicazione, nel senso che crea lo spazio e la relazione che formano il “noi”.Se l’origine è molteplice e l’esistenza è definita dall'”essere-con”, come si concilia questa visione con l’esperienza quotidiana della singolarità individuale e di un mondo percepito come esterno e relativamente stabile?
Il capitolo propone una visione dell’esistenza radicalmente relazionale e plurale, che si discosta dalle concezioni tradizionali basate su un’origine unica o su entità separate. Tuttavia, non viene sufficientemente esplorato come questa “filosofia prima” dell'”essere-con” spieghi o integri l’esperienza comune dell’io individuale, della coscienza soggettiva e della percezione di un mondo oggettivo che non si riduce immediatamente alla sola relazione. Per approfondire queste tematiche e comprendere meglio le sfide poste da una filosofia dell'”essere-con”, sarebbe utile confrontarsi con autori che hanno indagato il rapporto tra l’individuo e il mondo, come i fenomenologi (ad esempio, Merleau-Ponty) o i filosofi esistenzialisti (in particolare, Heidegger con il suo concetto di Mitsein). Anche la filosofia del processo (come quella di Whitehead) potrebbe offrire spunti interessanti sulla natura dinamica e relazionale della realtà.3. Il Senso del Con
Esistere significa essere sempre “con” gli altri. Non siamo esseri isolati a cui si aggiunge la relazione, ma la relazione, l’essere insieme, è la base stessa della nostra esistenza. Ogni persona è legata intrinsecamente ad altre, formando un tessuto di connessioni. Questa idea è diversa dai modi tradizionali di pensare che si concentrano sull’individuo singolo o su un’unica origine di tutto. Oggi, il desiderio di sentirsi parte di una comunità, visibile in certi movimenti sociali, mostra quanto sia forte il bisogno di un “noi” che non dipenda da un potere esterno. Questo bisogno rivela la nostra vera condizione: quella di co-esistere. Quando i vecchi modi di organizzare la società e la politica non funzionano più, il fatto di essere “in molti” diventa la questione più importante.L’essere insieme oggi
Oggi, l’essere con gli altri si vede spesso solo in modi superficiali. A volte è solo una vicinanza fisica, uno stare vicini nello spazio, oppure si limita alle regole e alle leggi formali che ci legano. La società tende a mostrarsi attraverso uno “spettacolo”, fatto di immagini e oggetti da comprare, che prendono il posto di una vera vita condivisa. Questo ci fa sentire isolati e lontani da un senso reale e comune. Le apparenze nascondono la possibilità di vivere davvero insieme in modo significativo.Un nuovo modo di capire chi siamo
Anche le critiche forti alla società spesso si basano su vecchie idee, come la differenza tra ciò che è vero e ciò che sembra, o tra essere uno o essere tanti. Questo rende difficile capire veramente la situazione in cui ci troviamo oggi. Per afferrare la nostra condizione attuale, serve un modo nuovo di pensare l’esistenza. Questo nuovo modo deve partire dall’idea che esistere significa sempre esistere “con” gli altri. È proprio questo “essere con” che dà significato alle cose. La domanda più importante oggi è quindi come possiamo capire e vivere pienamente questo nostro essere essenzialmente legati agli altri.Affermare che l’ecotecnica abbia semplicemente ‘sciolto’ le forme di sovranità tradizionale, lasciando un ‘posto vuoto’, non rischia di semplificare eccessivamente la complessa trasformazione del potere nel mondo contemporaneo?
Il capitolo descrive un passaggio netto dalla sovranità classica a un vuoto lasciato dall’ecotecnica. Tuttavia, è lecito chiedersi se le dinamiche di potere, controllo e organizzazione non si siano piuttosto mutate in forme nuove, magari diffuse o reticolari, che continuano a esercitare una funzione quasi-sovrana, sebbene non incarnata in un singolo soggetto o fine ultimo tradizionale. Per approfondire queste tematiche, è utile confrontarsi con le teorie contemporanee sul potere e sulla globalizzazione, esplorando autori come Foucault, Agamben, Hardt & Negri, o Bauman, che offrono prospettive alternative sulla persistenza e trasformazione delle logiche di dominio e controllo al di oltre del modello statuale classico.6. Mondo Misto, Sovranità Vuota, Evento Sorprendente
Il concetto di sovranità, legato a idee antiche come la guerra e il sacrificio, non funziona più nel mondo di oggi. Questo mondo è plasmato dalla tecnologia globale e non ha figure sovrane che lo definiscono. È piuttosto uno spazio aperto e discontinuo dove diverse realtà si mescolano. La logica estrema della sovranità la svuota di significato, rendendola “niente”. In questo scenario globale, la guerra perde il suo ruolo tradizionale. La tecnologia stessa, intesa come “techné”, diventa il modo in cui esiste questo mondo finito e aperto. La tecnica non è solo uno strumento, ma il fine stesso, un’esistenza senza confini che si scontra con le vecchie idee di possesso legate al capitale e alla guerra. La guerra non è più sostenibile, non perché sia sbagliata in sé, ma perché lo spazio in cui si svolgeva si è trasformato in un incrocio di punti unici, non più uno scontro tra entità ben definite.L’illusione dell’identità pura
L’idea di un’identità pura è dannosa e porta a conflitti. La realtà è fatta di mescolanza. Una cultura o un popolo non nascono da una purezza iniziale, ma sono forme uniche create da continui incontri e scambi. L’identità vera, l’essere sé stessi, non è qualcosa di fisso, ma nasce dal confronto e dalla relazione con gli altri, ed è sempre difficile da definire in modo rigido. Le comunità esistono nel “comune”, che però è anche ciò che distingue, non in un’unità chiusa e definita.Il compito del pensiero: comprendere l’evento
Il compito del pensiero è capire l’evento. L’evento non è semplicemente ciò che succede, il racconto dei fatti, ma il sorprendente “che accade”, l’atto stesso di aver luogo. È il presente puro, un tempo “vuoto”, una mancanza che non è assenza, ma la condizione necessaria perché qualcosa esista. L’evento è un salto nel vuoto, una tensione che apre lo spazio e il tempo. La filosofia nasce dallo stupore di fronte a questo accadere. L’evento è unico, ma si manifesta in tanti modi diversi, sparsi e rari. Pensare l’evento significa confrontarsi con questa sorpresa fondamentale dell’esistenza.Se la sovranità è davvero “svuotata” dalla sua stessa logica e la guerra “non è più sostenibile” a causa del cambiamento dello spazio, come si conciliano queste affermazioni con la persistente realtà di conflitti statali e rivendicazioni di potere sovrano nel mondo attuale?
Il capitolo presenta tesi molto forti sulla fine della sovranità tradizionale e l’obsolescenza della guerra, basate su un’analisi dello spazio globale e del ruolo della tecnica. Tuttavia, la realtà empirica sembra mostrare una continua rilevanza degli stati sovrani e un’escalation di conflitti che, pur mutando forma, mantengono elementi riconducibili alla logica della guerra. Per esplorare questa apparente contraddizione e comprendere meglio le sfide poste dal capitolo, potrebbe essere utile approfondire gli studi di filosofia politica, in particolare autori che hanno riflettuto sulla sovranità e il potere, e le teorie delle relazioni internazionali che analizzano le dinamiche dei conflitti contemporanei e l’impatto della globalizzazione e della tecnologia sulla geopolitica.Abbiamo riassunto il possibile
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