Contenuti del libro
Informazioni
“Essenza e fondamento dell’amore” di Nicoletta Cusano è un libro che ti prende per mano e ti porta a guardare dentro la natura più profonda del desiderio e dell’amore. Non aspettarti una storia con personaggi e luoghi, qui il viaggio è tutto nella testa, tra concetti filosofici che però l’autrice rende super interessanti. Il punto di partenza è l’idea che il desiderio nasca non dalla semplice assenza di qualcosa, ma da una vera e propria mancanza che ti fa stare male, e dalla convinzione, forse un po’ illusoria, che quella cosa possa “diventare altro” e renderti felice. È un progetto, insomma, che però, paradossalmente, desidera la propria fine. L’oggetto del desiderio è un po’ un fantasma, una contraddizione, e per questo ottenerlo porta quasi sempre delusione. Ma il libro scava ancora più a fondo, concentrandosi sulla filosofia dell’amore. L’amore, dice l’autrice, è un desiderio speciale, rivolto al desiderio dell’altro, ma con una convinzione nascosta potentissima: quella di essere già amati fin dall’inizio. È come una fede inconscia che trasforma l’incertezza tipica del desiderio in una specie di appagamento illusorio. L’amato diventa quello che “sa”, quello che ti completa, e desiderare il suo desiderio è la via per trovare te stesso. Questa illusione del desiderio e dell’amore viene poi messa a confronto con diverse visioni filosofiche: dall’amore platonico che cerca l’eterno, alle visioni più disilluse di chi, come Schopenhauer o Leopardi, vede l’amore come un inganno destinato a svanire, lasciando spazio al dolore o alla noia. Il libro culmina nella distinzione tra l'”io individuale” che si perde in questi desideri contraddittori e l'”Io trascendentale”, una coscienza più profonda che non desidera ciò che manca, ma ama ciò che semplicemente è, l’eternità dell’esistente. È un percorso affascinante che ti fa riflettere su cosa cerchiamo davvero quando desideriamo e amiamo, e se l’illusione sia l’unica via o se esista una coscienza dell’essere più autentica.Riassunto Breve
Il desiderio nasce da una mancanza, non solo dall’assenza di qualcosa. Si sente la mancanza quando l’assenza provoca dolore e si crede che avere quella cosa possa eliminarlo. Il desiderio funziona come un progetto: si basa sull’idea che una cosa possa cambiare la sua natura, “diventare altro”, per far sparire la mancanza. Questa capacità di “diventare altro” è un’idea centrale nel pensiero occidentale, legata al nichilismo. Desiderare che qualcosa cambi significa credere che il suo essere non sia fisso. Si desidera un’entità impossibile: la cosa assente a cui si attribuisce il potere di trasformare l’infelicità. Unire la cosa assente alla cosa mancante, attribuendole il potere di trasformare, crea una contraddizione che non si vede. Quando si pensa di ottenere ciò che si desidera, si ottiene solo la cosa assente, non l’oggetto impossibile che si desiderava veramente. Per questo, ogni ottenimento porta delusione. L’oggetto desiderato è un’illusione perché è un misto tra la cosa com’è e quello che si proietta su di essa. Sia la volontà, che sembra certa, sia il desiderio, che sembra incerto, vengono da una stessa certezza più profonda e non consapevole. Questa certezza nascosta è l’idea che le cose possano cambiare la loro natura, non restando fisse. Ma questa certezza non è provata logicamente, quindi in fondo è incerta anche lei. Il desiderio d’amore si rivolge al desiderio dell’altro, cercando riconoscimento reciproco. Nell’amore c’è una forte convinzione nascosta: la certezza che il desiderio sia già ricambiato fin dall’inizio. Questa certezza inconscia trasforma l’incertezza del desiderio in un appagamento che però è illusorio. È come la fede, ma non se ne è consapevoli. Questo accade perché si proiettano sull’amato aspettative e bisogni profondi, credendo che l’altro abbia qualcosa di essenziale per la propria esistenza. Per ottenere questo, si desidera essere desiderati dall’amato. Il desiderio dell’altro diventa la via per trovare la propria identità. L’amato è visto come colui che sa e che, soprattutto, corrisponde già. Questa convinzione inconscia spiega la forza dell’amore e perché resiste ai rifiuti. Si vive una contraddizione tra il dubbio cosciente sulla corrispondenza e la certezza inconscia di essere amati. L’amore è una ricerca di sé proiettata sull’altro, basata sulla certezza non riconosciuta di essere già amati. La visione dell’amore cambia molto a seconda che si creda o meno in una verità assoluta. Se si crede in una verità eterna, l’amore salva dall’annullamento, rende eterno l’attimo e dà senso alla vita. È legato al desiderio di immortalità e sapere, come in Platone, dove l’amore è un’ascesa verso la bellezza eterna. Se invece si nega una verità assoluta e si pensa che solo il cambiamento sia reale, l’amore perde il suo potere salvifico. Diventa illusorio e destinato a finire. Schopenhauer lo vede come una pulsione cieca per la riproduzione che porta delusione. Leopardi lo chiama un “caro inganno” che fa parte della vanità della vita e porta dolore quando svanisce. Montale sa che l’amore non sfugge all’oblio e al cambiamento. Pavese lega la fine dell’illusione amorosa alla consapevolezza della nullità dell’esistenza e a un profondo malessere. C’è una differenza tra l'”io individuale”, che vive e ama in modo contraddittorio volendo che le cose diventino altro, e l'”Io trascendentale” o Coscienza trascendentale. Quest’ultima è la consapevolezza che le cose *sono* quello che sono, in modo innegabile. L’Io trascendentale non ama volendo il cambiamento, ma è la coscienza non contraddittoria dell’amore come contraddizione. In un senso più profondo, l’Io trascendentale ama ciò che già possiede: l’eternità dell’esistenza. Desidera ciò che è e che ha, a differenza dell’io individuale che desidera ciò che manca. Questo amare senza contraddizione è la coscienza dell’eternità dell’esistente.Riassunto Lungo
1. La natura illusoria del desiderio
Il desiderio nasce da una sensazione di mancanza, che è diversa dalla semplice assenza di qualcosa. Sentiamo la mancanza quando l’assenza di una cosa ci crea dispiacere e siamo convinti che averla possa far sparire quel dispiacere; è questa convinzione a distinguere la mancanza dalla semplice assenza. Il desiderio è come un piano, un progetto: si basa sull’idea che ciò che manca possa cambiare, smettendo di mancare e diventando qualcosa di diverso. Questa idea che le cose possano ‘diventare altro’ è considerata molto importante nel pensiero occidentale e viene collegata al nichilismo. In fondo, desiderare significa credere profondamente nella possibilità di trasformazione.Il Fine del Desiderio
Il desiderio, essendo un progetto per far ‘diventare altro’ ciò che manca, ha come scopo ultimo quello di eliminare la mancanza. Eliminando la mancanza, il desiderio elimina anche sé stesso, perché non ci sarebbe più nulla da desiderare. In pratica, il desiderio vuole esistere solo per non dover più desiderare. È un impulso che mira alla propria fine, sperando di raggiungere uno stato in cui non ci sia più bisogno di desiderare. Questa è la sua natura più profonda e paradossale, un vero e proprio paradosso esistenziale.
L’Oggetto Illusorio e la Delusione
L’oggetto che desideriamo è, per sua natura, pieno di contraddizioni. Desiderare che qualcosa cambi implica credere che la sua esistenza non sia fissa e legata al suo contesto. In realtà, desideriamo qualcosa di impossibile: quella cosa che non c’è ma a cui attribuiamo il potere di trasformare la nostra infelicità in felicità. Questa idea che la cosa assente sia la stessa cosa che ci manca, e che abbia questo potere magico, è una contraddizione che spesso non riconosciamo. Proiettiamo sulla cosa assente un potere e un significato che non le appartengono realmente.
Quando crediamo di aver ottenuto ciò che desideravamo, in realtà abbiamo trovato solo la cosa che era assente. Non abbiamo trovato quell’oggetto impossibile e pieno di contraddizioni che rappresentava il vero contenuto del nostro desiderio. Per questo motivo, ogni volta che otteniamo qualcosa, in un certo senso non otteniamo quello che veramente desideravamo, e ciò porta inevitabilmente alla delusione. L’oggetto del desiderio è quindi un’illusione. È un’illusione perché nasce dalla confusione tra la cosa per come è e ciò che noi proiettiamo su di essa, attribuendole poteri che non ha.
Desiderio, Volontà e una Certezza Nascosta
Spesso pensiamo alla volontà come a qualcosa di sicuro, capace di raggiungere i suoi obiettivi, mentre il desiderio ci sembra incerto e legato solo a ciò che è possibile. In realtà, sia la volontà che il desiderio derivano da una stessa forza più profonda, una specie di certezza inconscia che è dentro di noi. Questa certezza nascosta è la convinzione che le cose possano davvero cambiare, diventare diverse da quello che sono per loro natura. È l’idea che le cose non siano legate in modo fisso alla loro essenza, ma possano trasformarsi. Tuttavia, questa certezza che guida sia il desiderio che la volontà non è basata su una dimostrazione logica, ma è solo una convinzione. Per questo, anche la certezza della volontà è, nel suo profondo, incerta.
Se il desiderio è così centrale nel “pensiero occidentale”, perché il capitolo non si confronta con le diverse e complesse visioni filosofiche che lo hanno analizzato?
Il capitolo propone un’interessante, seppur assertiva, visione del desiderio, legandola esplicitamente al “pensiero occidentale” e al concetto di trasformazione. Tuttavia, questa analisi rimane sospesa nel vuoto, non confrontandosi con le ricchissime e spesso divergenti tradizioni filosofiche che, nel corso dei secoli, hanno fatto del desiderio uno dei loro temi centrali. Affermare un legame con il pensiero occidentale senza dialogare con autori come Platone, che vedeva il desiderio (eros) come spinta verso il bello e il bene, o Spinoza, che lo definiva l’essenza stessa dell’uomo (conatus), o ancora Nietzsche, che lo legava alla volontà di potenza, o le analisi psicoanalitiche di Freud e Lacan, che ne hanno esplorato le radici inconsce e la struttura linguistica, crea una lacuna argomentativa significativa. Per comprendere appieno la complessità del desiderio nel contesto del pensiero occidentale e valutare la specificità dell’approccio proposto nel capitolo, è indispensabile esplorare queste diverse prospettive filosofiche e psicologiche.2. L’illusione della corrispondenza originaria
L’amore è un desiderio che si rivolge al desiderio di un’altra persona, non al possesso di qualcosa. Questo rapporto si basa sul riconoscimento reciproco. Ma l’amore ha una caratteristica particolare: una convinzione molto forte, anche se non ne siamo consapevoli. È la sicurezza che il nostro desiderio sia già ricambiato fin dall’inizio. Questa certezza che rimane nascosta ci permette di trasformare l’incertezza tipica del desiderio in una sensazione di appagamento, anche se è un’illusione. Funziona un po’ come la fede, che ci fa credere che qualcosa di incerto si realizzerà. Solo che nell’amore, questa credenza non è consapevole.Il motivo di questa certezza
Questo accade perché chi ama proietta sull’altra persona le proprie aspettative e i propri desideri più profondi. Chi ama finisce per credere che l’amato possieda qualcosa di fondamentale per la sua stessa esistenza. È come se l’amato avesse una conoscenza speciale o un modo di essere che manca a chi ama. Per poter ottenere questo “qualcosa”, l’amante ha bisogno di essere desiderato a sua volta dall’amato. In questo modo, il desiderio dell’altro diventa la strada per chi ama per trovare la propria identità.L’amato e la forza dell’amore
La persona amata viene percepita come qualcuno che sa e, soprattutto, che ricambia il desiderio fin dall’inizio, in modo naturale. È proprio questa convinzione che non è consapevole a dare all’amore la sua grande forza. Spiega anche perché l’amore a volte resiste anche ai rifiuti. Chi ama si trova a vivere una situazione strana: da un lato, ha il dubbio consapevole di non essere ricambiato; dall’altro, ha la certezza profonda e nascosta di essere già amato. L’amore diventa così un modo per cercare sé stessi, proiettando questa ricerca sull’altra persona. Questa ricerca si basa sulla sicurezza, non riconosciuta a livello cosciente, di essere già amati.Se l’amore si fonda su un’illusoria certezza inconscia di essere già ricambiati, come può coesistere con il dubbio consapevole e la realtà del rifiuto, e definirsi ancora un rapporto basato sul riconoscimento reciproco?
Il capitolo propone una prospettiva affascinante sull’amore, ma la tensione tra questa certezza inconscia e la concreta esperienza del dubbio e del possibile rifiuto merita un’analisi più approfondita. Per esplorare questa apparente contraddizione e comprendere meglio come l’amore si articoli tra dinamiche interne e realtà relazionale, è utile rivolgersi a discipline come la psicoanalisi e la filosofia della relazione. Autori come Jacques Lacan, con le sue teorie sul desiderio e l’Altro, o pensatori che hanno indagato l’intersoggettività, possono offrire strumenti concettuali per affrontare la complessità di questi temi.3. L’amore tra eterno e illusorio, e la coscienza dell’essere
Il modo in cui si intende l’amore cambia molto a seconda che si creda o meno nell’esistenza di una verità che dura per sempre e che non si può negare. Quando si crede in questa verità eterna, l’amore viene visto come ciò che ci salva dallo scomparire, una dimensione quasi sacra capace di rendere eterno un momento e contrastare lo scorrere del tempo. La presenza della persona amata dà un senso profondo all’esistenza, la sua assenza la rende priva di significato. Questa visione, presente nella poesia antica e nel pensiero di Platone, lega l’amore al desiderio di non morire mai e di sapere, intesi come “avere il bene per sempre”. L’amore secondo Platone, in particolare, è un desiderio di bellezza, un cammino che parte dalla bellezza che vediamo con gli occhi per risalire alla bellezza eterna delle Idee.L’amore quando la verità non esiste
Quando invece si nega l’esistenza di una verità assoluta e si pensa che l’unica realtà sia il continuo cambiare delle cose, l’amore perde il suo potere di salvare. Diventa qualcosa di illusorio, destinato a finire. Filosofi come Schopenhauer vedono l’amore solo come una spinta cieca della Natura, che serve solo a far riprodurre la specie e che porta a delusione una volta raggiunto lo scopo. Poeti come Leopardi lo considerano un “dolce inganno”, una parte dell’inutilità di tutte le cose che genera dolore e noia quando l’illusione svanisce. Montale esprime la consapevolezza che l’amore non può sfuggire al dimenticare e al cambiare, proprio come tutto ciò che esiste. Pavese collega la fine dell’illusione amorosa al capire che l’esistenza non ha senso e al “male di vivere”, una sofferenza che può portare all’idea del suicidio come a un “vizio assurdo”.Due aspetti del sé e la coscienza dell’esistere
Esiste una differenza importante tra l'”io di tutti i giorni”, quello che vive e prova amore in modo spesso confuso, desiderando che le cose cambino in un modo che forse non è possibile, e un'”Io più profondo”, che possiamo chiamare Coscienza. Quest’ultima è la consapevolezza chiara e certa del fatto che ogni cosa “è sé stessa” in modo innegabile. Questo Io più profondo non ama nel senso di desiderare che le cose cambino, ma è la consapevolezza senza contraddizioni dell’amore stesso, anche quando l’amore sembra pieno di contraddizioni. In un senso ancora più profondo, questo Io ama ciò che ha già: l’eternità del semplice esistere. Desidera ciò che è e che possiede, diversamente dall’io di tutti i giorni che desidera ciò che gli manca. Questo modo di amare senza contraddizioni è la consapevolezza dell’eternità di tutto ciò che esiste.Ma questo “Io più profondo”, questa Coscienza che “ama ciò che ha già”, non rischia di essere un concetto astratto e poco utile per comprendere le reali esperienze d’amore, fatte di desiderio, mancanza e contraddizioni?
Il capitolo introduce la distinzione tra l'”io di tutti i giorni” e un'”Io più profondo” o Coscienza, presentandola come una consapevolezza innegabile e priva di contraddizioni che “ama ciò che ha già”. Questa nozione, pur interessante, appare slegata dalla precedente analisi dell’amore come esperienza vissuta, sia essa legata a una verità eterna o percepita come illusoria. Non è chiaro come questa Coscienza interagisca con le passioni, le delusioni e i conflitti che il capitolo stesso attribuisce all’amore. Per colmare questa lacuna e capire meglio la relazione tra la coscienza e l’esperienza emotiva, potrebbe essere utile approfondire gli studi sulla filosofia della mente e sulla fenomenologia, esplorando autori che hanno indagato la struttura della coscienza e il suo rapporto con il mondo vissuto e le emozioni.Abbiamo riassunto il possibile
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