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“Erudizione e devozione. Le raccolte di Vite di santi in età moderna e contemporanea” di Gennaro Luongo ti porta in un viaggio affascinante nel mondo delle raccolte agiografiche, cioè quelle raccolte di vite di santi che hanno plasmato la fede e la cultura per secoli. Il libro esplora come queste collezioni si sono evolute, partendo dalle loro radici medievali, come la celebre Legenda Aurea, e arrivando fino all’età moderna e contemporanea. Vedrai come l’interesse per i santi non fosse solo una questione di devozione popolare, ma anche di profonda erudizione da parte di studiosi e compilatori. Attraverso esempi concreti, come le opere dedicate alla agiografia locale in regioni come l’Umbria, Vicenza e Sicilia, scoprirai figure come Ludovico Jacobilli, Francesco Barbarano e Ottavio Gaetani, che hanno cercato di catalogare e celebrare la santità dei loro territori, spesso in un contesto segnato dalla Controriforma. Il libro analizza anche il passaggio cruciale dai manoscritti alla stampa e come questo abbia cambiato la diffusione e la forma di queste opere. È un’immersione nella storia religiosa e culturale, che mostra come lo studio delle vite di santi sia una chiave per capire non solo la fede, ma anche la società e l’erudizione di diverse epoche.Riassunto Breve
Lo studio delle raccolte di vite di santi analizza un genere letterario che si è trasformato nel tempo, dai menologi medievali alle moderne enciclopedie. Inizialmente l’interesse era sui singoli testi, poi si è capito il valore di studiare le raccolte intere, viste come opere con scopi religiosi e pastorali precisi. Per capirle, si guarda al contesto storico, alle motivazioni di chi le ha create, alla loro funzione e diffusione, confrontando opere diverse per vedere come sono cambiate. Un periodo importante va dal XIII al XVIII secolo, con opere come le *Legenda novae* e le grandi collezioni nate dopo la Riforma e con lo sviluppo dell’agiografia critica. Il *Sanctuarium* di Bonino Mombrizio, del XV secolo, è un esempio notevole, raccogliendo molte vite in ordine alfabetico da fonti antiche e medievali, mostrando rispetto per i testi originali. La ricerca oggi guarda anche alle forme moderne come dizionari ed enciclopedie. La *Legenda aurea* è un altro esempio fondamentale, molto diffusa nel Medioevo e Rinascimento, usata come manuale e poi tradotta in volgare, adattandosi alle devozioni locali. La versione francese di Jean de Vignay, letterale e destinata a un pubblico ampio, divenne anche un oggetto di lusso con le miniature. La stampa cambiò tutto; l’edizione di Lione del 1476 divenne un modello, rivolgendosi a un pubblico più vasto. Nel XVI secolo, le edizioni variavano, aggiungendo o togliendo santi per esigenze locali. Nonostante le critiche sulla sua accuratezza, continuò a influenzare la cultura, ma dopo il 1557 entrò in crisi. Opere come il *Flos Sanctorum* di Pedro de Ribadeneira nel XVII secolo la sostituirono, cercando più verità storica e retorica, pur mantenendo lo scopo edificante post-tridentino. Le vite si arricchirono di dettagli storici e geografici, riducendo l’elemento meraviglioso. La storia divenne uno strumento per l’edificazione. Parallelamente, nacquero raccolte regionali, come quelle napoletane di Davide Romeo, che si concentravano su santi locali, vescovi e leggende popolari con intenti devozionali e apologetici. L’opera di Ludovico Jacobilli, “Vite de’ santi e beati dell’Umbria”, è un’imponente raccolta seicentesca che mira a catalogare tutta la santità umbra. Mostra un metodo che accumula informazioni e valorizza la devozione e i culti locali, con il corpo del santo e le reliquie centrali per la “verità agiografica”. La sua “mal composta historia” privilegia la quantità di fonti sulla precisione filologica, distinguendosi dall’approccio più critico dei Bollandisti. È un prodotto culturale legato all’Umbria del XVII secolo, dove erudizione e promozione del culto si intrecciano. Nonostante le critiche sull’attendibilità, è una fonte importante per la cultura religiosa del Seicento e il culto locale. L’Historia Ecclesiastica di Vicenza di Francesco Barbarano, sempre nel Seicento, usa la storia sacra per scopi ideologici e pastorali nella Controriforma, celebrando la santità locale, le reliquie e i luoghi sacri per rafforzare l’identità religiosa e proporre modelli di santità, spesso legati al suo ordine (Cappuccini). Delinea un ordine sociale con vescovi, ordini religiosi e confraternite centrali. Secoli dopo, “I santi ci sono ancora” di Domenico Mondrone (post-concilio) propone una santità accessibile e imitabile per tutti, presentando figure non canonizzate, laici e persone comuni del XX secolo, legando la santità alla vita ordinaria per rinnovare la spiritualità. Entrambe le opere usano l’agiografia come strumento pastorale e di propaganda, ma con scopi diversi: consolidare l’identità locale e l’ordine controriformista (Barbarano) o riaffermare valori tradizionali con modelli quotidiani (Mondrone). La preparazione di queste opere è complessa, come mostrano i materiali per le “Vitae Sanctorum Siculorum” di Ottavio Gaetani. I manoscritti preparatori rivelano una genesi lunga e difficile, con problemi nel trovare fonti, gestire lingue diverse e adattare lo stile per la stampa. L’analisi della materialità dei manoscritti, della scrittura e delle annotazioni marginali fornisce dettagli sui luoghi di ricerca, i collaboratori e la storia della conservazione. Il confronto tra i materiali preparatori e l’edizione a stampa mostra rielaborazioni. La ricerca agiografica è un campo vasto e radicato, con molti studi sulla *Legenda Aurea* e altre raccolte. Si analizzano manoscritti, traduzioni in volgare, fonti, strutture narrative e interpretazioni, dimostrando la continua rilevanza dell’agiografia per capire la storia religiosa e culturale. Autori come Jacobilli mostrano un approccio in evoluzione, con revisioni e aggiunte nelle opere successive, segno di una ricerca in progresso che bilancia erudizione e finalità religiose. Le reti tra eruditi del XVII secolo, come quella con Ughelli, erano importanti per la storia ecclesiastica. L’agiografia seicentesca si inserisce nel contesto post-tridentino, usando il volgare per un pubblico ampio ma mantenendo ambizioni erudite. La riscoperta delle catacombe e il culto delle reliquie si intensificano, diventando centrali nella pietà barocca e strumenti di mediazione culturale. Le raccolte di vite di santi nel Seicento sono progetti culturali complessi che uniscono erudizione, religione e dinamiche sociali. L’analisi fisica dei manoscritti, con i diversi formati di carta, le numerazioni particolari e gli errori di impaginazione, insieme alle variazioni linguistiche e alle annotazioni marginali, offre informazioni preziose sulla storia del manoscritto e della biblioteca che lo ha conservato. Le raccolte agiografiche hanno evoluto le loro finalità, arricchendosi di nuove caratteristiche tematiche e contestuali legate all’ambiente di produzione.Riassunto Lungo
1. Lo Studio delle Raccolte Agiografiche
Cosa sono le raccolte agiografiche e come si sono evolute
Le raccolte di storie di santi rappresentano un tipo particolare di libro, nato nel Medioevo e arrivato fino ai giorni nostri con enciclopedie moderne. All’inizio, gli studiosi si interessavano a queste raccolte soprattutto per studiare e pubblicare in modo corretto i singoli racconti di santi. Poi, si è capito che era importante studiare le raccolte nel loro insieme, considerandole come opere complete con scopi religiosi e pastorali ben precisi.Perché è importante studiare le raccolte agiografiche nel loro insieme
Studiare le raccolte significa capire il periodo storico e il luogo in cui sono state create, le ragioni di chi le ha scritte, il loro scopo e come sono state diffuse. Confrontando raccolte diverse, sia dello stesso periodo che di periodi differenti, si possono notare somiglianze, differenze, elementi che continuano nel tempo e novità. Gli studiosi si sono concentrati soprattutto sul periodo tra il Duecento e il Settecento, un’epoca ricca di opere importanti come le Legenda novae e le grandi raccolte del Cinquecento e Seicento. Queste ultime sono nate nel periodo in cui la Chiesa cattolica rispondeva alla Riforma protestante e si sviluppava lo studio critico delle vite dei santi.Un esempio importante: il Sanctuarium di Bonino Mombrizio
Un esempio significativo di raccolta di storie di santi è il Sanctuarium di Bonino Mombrizio, pubblicato nel Quattrocento. Quest’opera, divisa in due libri, contiene 334 racconti di santi messi in ordine alfabetico. Mombrizio ha preso questi racconti da diverse fonti, soprattutto medievali e antiche. Il Sanctuarium è importante perché è molto ampio e rispetta i testi originali. Rappresenta un momento fondamentale nella storia dei libri di vite di santi. Oggi, la ricerca continua ad approfondire le fonti del Sanctuarium e il suo ruolo nella tradizione agiografica. Si studiano anche i modi moderni di raccogliere storie di santi, come i dizionari e le enciclopedie, che dimostrano come questo genere di libri sia ancora vivo.Ma siamo sicuri che ridurre lo studio delle raccolte agiografiche al loro ‘scopo religioso e pastorale’ non sia un modo per ignorare le complesse dinamiche di potere e controllo sociale che tali narrazioni inevitabilmente riflettono e perpetuano?
Questo capitolo, pur introducendo in modo chiaro il tema delle raccolte agiografiche, sembra limitarsi a una prospettiva eccessivamente interna al mondo religioso. Concentrarsi unicamente sugli “scopi religiosi e pastorali” rischia di oscurare il ruolo che queste raccolte hanno giocato e continuano a giocare nella costruzione e nel mantenimento di strutture di potere sociale. Per comprendere appieno la portata di questi testi, sarebbe fondamentale integrarli con le analisi provenienti dalla sociologia della religione e dagli studi culturali, esplorando autori come Foucault e Bourdieu, che hanno illuminato le intricate relazioni tra sapere, potere e narrazione.2. Dal Manoscritto alla Stampa: Metamorfosi della Legenda Aurea
La Legenda aurea, una raccolta di storie di santi e feste religiose, ebbe una grande diffusione nel Medioevo e nel Rinascimento. All’inizio, era usata come libro di testo nelle scuole dei Domenicani e Francescani, e poi all’Università di Parigi. Essendo un testo pratico, i manoscritti latini non avevano molte decorazioni, ma nel Trecento venne aggiunto un elenco di esempi. La Legenda aurea si diffuse ancora di più grazie a traduzioni veloci nelle lingue locali e adattamenti per le diverse devozioni.La diffusione in Francia e la traduzione di Jean de Vignay
In Francia, esistevano diverse versioni scritte a mano. La più famosa era quella di Jean de Vignay, una traduzione semplice adatta a chi non conosceva il latino. Questa versione aggiungeva spiegazioni sull’origine delle parole e preghiere alla fine di ogni storia. La Legenda aurea francese, decorata con miniature per le persone ricche, divenne un oggetto di lusso, perdendo la sua funzione didattica originale.La Legenda Aurea a stampa
L’arrivo della stampa cambiò tutto. L’edizione pubblicata a Lione nel 1476, rivista da Jean Batallier, diventò il modello per tutte le edizioni successive fino al 1557. Batallier corresse il testo confrontandolo con quello latino, ma la sua revisione non seguiva ancora i principi dell’Umanesimo. Eliminò alcune parti come l’inizio e la fine dei testi antichi, ma mantenne le preghiere finali. Questa edizione era pensata per un pubblico più vasto e meno ricco rispetto a prima.Le edizioni del Cinquecento e le critiche
Nel Cinquecento, le nuove edizioni aggiunsero o tolsero storie di santi, a seconda delle necessità religiose locali. Nonostante alcune critiche sulla sua precisione storica, la Legenda aurea continuò a essere fonte di ispirazione per scrittori e opere teatrali. Tuttavia, con la Riforma protestante e la Controriforma cattolica, il modo di venerare i santi cambiò. L’ultima edizione francese del 1557 mostrava uno stile ormai vecchio e una lingua non più attuale.Il declino e il Flos Sanctorum
Dopo il 1557, la Legenda aurea iniziò a essere meno popolare. Nel Seicento, il Flos Sanctorum di Pedro de Ribadeneira diventò l’opera principale al suo posto. Questo testo rispondeva alle nuove esigenze della Chiesa dopo il Concilio di Trento, che richiedevano verità storica e un linguaggio più efficace, pur mantenendo lo scopo di educare i fedeli. Le vite dei santi vennero arricchite con dettagli storici e geografici, allontanandosi dalle storie fantastiche del Medioevo. La storia diventò uno strumento per insegnare la fede, che era lo scopo principale dei testi sui santi, sia per i Domenicani che per i Gesuiti.Le raccolte regionali e l’agiografia napoletana
Nello stesso periodo, nacquero raccolte di storie di santi locali, come quelle di Napoli scritte da Davide Romeo. Questi autori si ispiravano a modelli precedenti al periodo dei Bollandisti, ma si concentravano sui santi della regione, dando importanza al ruolo dei vescovi e includendo leggende locali. L’obiettivo era sia religioso che di difesa della fede, in un contesto storico successivo al Concilio di Trento.È davvero convincente attribuire il declino della Legenda Aurea unicamente a “mutate esigenze religiose” e all’avvento della stampa, o questo capitolo rischia di semplificare eccessivamente una trasformazione culturale e intellettuale ben più complessa?
Il capitolo, pur delineando la traiettoria storica della Legenda Aurea, potrebbe presentare una spiegazione un po’ superficiale del suo declino. Per comprendere appieno questo passaggio, è fondamentale indagare le correnti culturali e intellettuali più ampie dell’epoca. Approfondire la storia delle mentalità, come studiata da autori come Lucien Febvre, ed esaminare le trasformazioni intellettuali del Rinascimento e della Riforma, potrebbe offrire una comprensione più sfumata del perché un testo come la Legenda Aurea abbia perso la sua centralità.3. La “Mal Composta Historia” di Jacobilli: Erudizione e Devozione nell’Agiografia Umbra del Seicento
Le “Vite de’ santi e beati dell’Umbria” di Ludovico Jacobilli sono una grande raccolta di storie di santi. Jacobilli voleva mettere insieme tutte le figure sante legate alla regione dell’Umbria. Ha lavorato a quest’opera per molti anni, facendo molte ricerche. Il suo modo di lavorare era particolare: metteva insieme tante informazioni e dava molta importanza alla devozione religiosa, più che al controllo preciso delle fonti.Il legame con il territorio e le reliquie
Jacobilli era molto legato al territorio umbro. Nella sua opera, dava grande importanza ai culti locali e alle tradizioni popolari dell’Umbria. Per lui, il corpo dei santi e le reliquie erano fondamentali. Erano questi elementi che dimostravano la “verità” della storia del santo e che aiutavano la devozione religiosa delle persone.Un lavoro enciclopedico
L’opera di Jacobilli è molto grande e completa. Lui voleva dare un quadro completo di tutti i santi dell’Umbria. Non sceglieva le storie basandosi su criteri storici moderni e rigorosi. La sua “mal composta historia”, come la chiamava lui stesso, mostra il suo desiderio di raccogliere ogni piccola informazione utile per celebrare i santi. Per fare questo, usava molte fonti diverse, anche se a volte non erano molto precise. La cosa più importante per lui era avere molta varietà di informazioni, anche se questo significava essere meno preciso dal punto di vista storico.Devozione popolare e contesto culturale
Il modo di lavorare di Jacobilli era diverso da quello dei Bollandisti. I Bollandisti erano un gruppo di studiosi che cercavano di fare un lavoro più critico e centrale con gli “Acta Sanctorum”. L’opera di Jacobilli, invece, è legata al contesto culturale dell’Umbria del Seicento. Ci fa capire come si pensava alla santità in quel periodo e in quel luogo. Per Jacobilli, lo studio dei santi era legato alla promozione del culto e alla devozione popolare. Anche se la sua opera è stata criticata per la suaattendibilità storica, rimane una fonte importante per capire la cultura religiosa del Seicento e il culto dei santi a livello locale.Ma l’insistenza sull’erudizione e la fede non rischia di oscurare le reali motivazioni, spesso politiche e sociali, dietro la riscoperta delle vite dei santi nel XVII secolo?
Il capitolo presenta un quadro in cui l’erudizione e la fede appaiono come motori principali della riscoperta delle vite dei santi. Tuttavia, è lecito domandarsi se questa interpretazione non sia parziale. Per una comprensione più completa, sarebbe utile esplorare le dinamiche di potere e le tensioni sociali del XVII secolo, approfondendo autori come Norbert Elias, che analizzano i rapporti tra religione, politica e società nelle diverse epoche storiche. Comprendere il contesto politico e sociale potrebbe rivelare motivazioni ulteriori e meno nobili dietro questo rinnovato interesse per l’agiografia.8. Anatomia di un Manoscritto
Dimensioni e formato del manoscritto
La dimensione esterna di questo manoscritto è simile a quella di altri libri antichi dello stesso tipo. Esaminando il manoscritto più nel dettaglio, si nota che le pagine non sono tutte uguali, ma esistono diversi tipi di carta. Per ogni tipo di carta, sono stati creati degli elenchi che indicano precisamente le misure in millimetri. Questi elenchi ci danno una visione chiara e dettagliata delle dimensioni fisiche di ogni parte del manoscritto. Grazie a queste misurazioni precise, è possibile confrontare questo manoscritto con altri simili e capire meglio le sue caratteristiche materiali.Numerazione delle pagine e anomalie
La numerazione delle pagine di questo manoscritto presenta alcune particolarità. Ad esempio, per indicare pagine aggiunte in seguito, sono usate espressioni come ‘bis’ e ‘ter’. Inoltre, in alcuni casi, lo stesso numero di pagina viene ripetuto più volte. Questo suggerisce che ci siano stati degli inserimenti o delle suddivisioni nel manoscritto dopo la sua prima realizzazione. Oltre a queste particolarità, si nota che alcune pagine hanno una numerazione a matita diversa da quella principale. Questa doppia numerazione potrebbe indicare che il manoscritto è stato catalogato o studiato in momenti diversi, oppure che ci sono stati interventi successivi per correggere o chiarire la numerazione originale. Infine, sono stati trovati degli errori nell’ordine delle pagine e nella rilegatura del manoscritto. Alcune pagine, infatti, non sono numerate in modo consecutivo, mentre altre sono state rilegate in posizioni sbagliate. Questi errori possono rendere più difficile la lettura e la comprensione del manoscritto, ma allo stesso tempo forniscono informazioni sulla sua storia e sulle diverse fasi della sua produzione e conservazione.Lingue e contenuti eterogenei
Analizzando il contenuto del manoscritto, si scopre che alcune pagine contengono testi in lingue diverse. Ad esempio, nella stessa pagina si possono trovare frasi in greco e in latino. In altri casi, invece, il manoscritto è diviso in sezioni distinte, alcune in latino e altre in una lingua volgare, ovvero la lingua parlata comunemente all’epoca. Queste differenze linguistiche suggeriscono che il manoscritto potrebbe essere composto da materiali provenienti da fonti diverse, oppure che i suoi contenuti siano di natura eterogenea, ovvero riguardanti argomenti o generi letterari differenti. La presenza di lingue diverse rende il manoscritto particolarmente interessante per lo studio delle culture e delle lingue del passato, e testimonia la ricchezza e la varietà dei testi che venivano prodotti e conservati nelle biblioteche antiche.Annotazioni, provenienza e storia del manoscritto
Per studiare in modo approfondito questo manoscritto, è utile consultare cataloghi e bibliografie specializzate. Questi strumenti forniscono informazioni importanti sul manoscritto stesso, sul periodo storico in cui è stato prodotto e sull’ambiente culturale in cui è nato. Inoltre, all’interno del manoscritto si trovano delle annotazioni scritte ai margini delle pagine o sopra le righe del testo. Queste annotazioni rivelano dettagli preziosi sulla storia del manoscritto. Ad esempio, alcune annotazioni indicano da dove provengono certe opere, se sono state donate o acquistate da priori o bibliotecari. Altre annotazioni, invece, riportano restrizioni di lettura, ovvero indicazioni che proibivano la consultazione del manoscritto a persone non autorizzate. Tutti questi elementi ci aiutano a ricostruire la storia del manoscritto e della biblioteca che lo ha conservato nel corso del tempo, permettendoci di capire meglio come veniva utilizzato e valorizzato in passato.Evoluzione dei testi agiografici
Le raccolte di storie di santi, chiamate agiografie, hanno subito un’evoluzione nel corso dei secoli. In origine, queste raccolte avevano soprattutto uno scopo religioso, ovvero servivano per la preghiera e per l’insegnamento durante le omelie, i discorsi religiosi. Col tempo, però, le raccolte agiografiche si sono arricchite di nuovi elementi e significati. Le storie dei santi hanno iniziato ad essere interpretate anche in base al contesto storico e culturale in cui venivano prodotte e diffuse. Questo significa che le agiografie non sono solo testimonianze di fede, ma anche documenti che ci aiutano a capire la società, la cultura e le idee delle epoche passate. L’evoluzione delle raccolte agiografiche riflette quindi i cambiamenti nella società e nel modo di pensare, e ci offre una prospettiva interessante per studiare la storia della cultura religiosa e non solo.Ma siamo sicuri che la presenza di lingue diverse o annotazioni marginali ci fornisca automaticamente una comprensione univoca della storia del manoscritto, o rischiamo di sovrainterpretare indizi che potrebbero avere molteplici chiavi di lettura?
Il capitolo sembra suggerire che l’analisi linguistica e delle annotazioni conduca direttamente alla storia del manoscritto. Tuttavia, l’interpretazione di documenti antichi è un processo complesso e stratificato. Per comprendere appieno le sfumature e le potenziali ambiguità, sarebbe utile esplorare le metodologie della critica testuale e della filologia, discipline che offrono strumenti concettuali e pratici per decifrare la complessità dei testi antichi. Approfondire autori come Umberto Eco, esperto di semiotica e interpretazione, potrebbe arricchire la comprensione di come i segni e le tracce del passato possano essere interpretati in modi diversi.Abbiamo riassunto il possibile
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