1X
🔊 100%
Contenuti del libro
Informazioni
“Emergenza. Come sopravvivere in un mondo in fiamme” di Adam Greenfield non è il solito libro sul clima, ti sbatte in faccia la realtà: la crisi climatica è già qui, con ondate di caldo record e sistemi che vanno in tilt, e non si fermerà. L’autore la chiama la “Lunga Emergenza”, un’epoca di instabilità dove lo Stato e il mercato non ce la fanno più a proteggerci, lasciando milioni di persone vulnerabili di fronte a siccità, carestie e migrazioni forzate. Ma non è tutto perduto. Greenfield esplora l’unica vera alternativa: il mutuo soccorso. Attraverso esempi concreti, da Occupy Sandy a New York alle cliniche autogestite in Grecia o l’esperimento di autogoverno nel Rojava, mostra come le persone si uniscono per aiutarsi a vicenda quando le istituzioni falliscono, costruendo resilienza comunitaria dal basso. Non parla di eroi o soluzioni magiche, ma di azione diretta e collettiva, di creare “Case della vita” nei quartieri, spazi dove prendersi cura l’uno dell’altro e della Terra ferita. È un invito a smettere di aspettare che qualcuno ci salvi e iniziare a costruire insieme l’arca, perché la vera salvezza, suggerisce questo libro sulla crisi climatica e il collasso sistemico, sta nella cura reciproca e nell’autogoverno locale.Riassunto Breve
Temperature estreme come i 40 °C raggiunti nel Regno Unito nel 2022 mostrano l’arrivo di un caldo senza precedenti che mette in crisi infrastrutture e servizi pubblici, causando anche molte morti. Questo evento evidenzia la vulnerabilità dei sistemi sociali ed economici, già indeboliti da anni di tagli. Il riscaldamento globale, causato dalle emissioni passate, continua ad aumentare e porta a conseguenze a cascata che i sistemi attuali non riescono a gestire. Si entra in un’epoca di instabilità permanente, chiamata “Lunga Emergenza”. Grandi aree del pianeta diventano inabitabili per il caldo eccessivo, costringendo centinaia di milioni di persone a spostarsi, ma le società non sono pronte a gestire migrazioni di massa, portando a conflitti e all’abbandono dei più deboli. La produzione di cibo è minacciata dal clima, e le catene di approvvigionamento globali diventano fragili, rendendo difficile l’accesso a beni essenziali. La pandemia di Covid-19 ha mostrato un’anticipazione di queste crisi e la fragilità dei sistemi interconnessi, evidenziando i limiti delle risposte statali e l’importanza dell’aiuto reciproco, ma anche l’aumento delle divisioni sociali. I tentativi di risolvere la crisi con la transizione verde o tecnologie rischiose non avvengono abbastanza velocemente. Lo Stato, indebolito, fatica a proteggere i cittadini, specialmente i più vulnerabili. I sistemi complessi possono funzionare male per un po’, ma rischiano un collasso improvviso. Il mondo diventa più affamato, malato, violento e affollato; le difficoltà sono la nuova normalità. Quando le strutture tradizionali falliscono, emerge il mutuo soccorso, dove le persone si uniscono per aiutarsi, non per carità ma per solidarietà orizzontale. Esempi come Common Ground dopo l’uragano Katrina, Occupy Sandy, i programmi delle Pantere Nere e le cliniche di solidarietà in Grecia mostrano come le comunità possano fornire assistenza essenziale, spesso in modo più rapido ed efficace delle agenzie ufficiali, accogliendo tutti senza distinzioni. Queste iniziative dimostrano la possibilità di cura de-istituzionalizzata e gestita collettivamente, ma affrontano limiti e repressione. I sistemi di gestione attuali sono spesso inaccessibili e le decisioni importanti sono prese da pochi, rendendo difficile affrontare la crisi. Il mutuo soccorso suggerisce la possibilità di governance locale partecipativa. L’Ecologia Sociale di Murray Bookchin propone il Comunalismo, un sistema decentralizzato basato su assemblee popolari e confederazioni, e il Municipalismo Libertario, che mira a sostituire le strutture statali locali con istituzioni partecipative. Le assemblee sono centrali per la democrazia diretta, ma devono essere inclusive, accessibili e avere potere decisionale reale. Esperimenti recenti come il municipalismo in città spagnole hanno incontrato limiti nel tradurre i principi partecipativi nella gestione istituzionale, mentre l’esperienza del Rojava in Siria dimostra la possibilità di autogoverno su larga scala in condizioni estreme, facilitato da un vuoto di potere ma vulnerabile a pressioni esterne. Le esperienze mostrano che il potere collettivo basato sulle assemblee è efficace ma difficile da realizzare, richiedendo controllo reale sulle risorse senza dipendere solo dai processi elettorali. Le strategie convenzionali per affrontare la crisi sono lente e indirette. Un’alternativa è l’azione diretta e locale, creando “Case della vita”, spazi comunitari ogni pochi isolati che fungono da centri di mutuo soccorso e resistenza. Questi luoghi forniscono risorse essenziali durante le emergenze, usando edifici abbandonati o strutture leggere. Si concentrano sull’autonomia locale per energia e cibo, usando fonti rinnovabili e produzione locale, supportate da laboratori comunitari per riparazioni e fabbricazione. La gestione avviene tramite assemblee locali con potere decisionale diretto. Questa organizzazione ripartita aumenta la resilienza. È fondamentale che questi spazi siano connessi in una rete confederale per supporto reciproco e condivisione di risorse, gestendo le differenze con accordi specifici. Tuttavia, queste iniziative affrontano minacce dallo Stato e da gruppi ostili, richiedendo preparazione alla difesa. Nonostante i rischi, l’azione diretta e la cura reciproca offrono scopo e connessione. In tempi di crisi estrema, l’ordine imposto dall’autorità offre una stabilità apparente che serve a mantenere un sistema iniquo. La sfida è creare una stabilità basata sulla cura e assistenza reciproca per tutti. Progetti come le Pantere Nere, Common Ground, Occupy Sandy e le cliniche greche mostrano come le comunità creino spazi di riparo e sostentamento quando le istituzioni falliscono. Questa capacità di cura collettiva si basa sull’esercizio del potere da parte delle persone per controllare le risorse. Raggiungere questo obiettivo è difficile e contrastato, specialmente nell’epoca attuale di emergenze continue. Le soluzioni proposte dalle élite sono distanti dalla realtà delle persone colpite. La via d’uscita si trova nelle conversazioni e nell’azione tra coloro che vivono l’emergenza. Partecipare a questo lavoro di assistenza reciproca genera un senso di guarigione, potere e possibilità. Questo lavoro richiede uno sforzo enorme e porta a stanchezza, ma nessuno è esonerato dal partecipare. L’organizzazione e l’aiuto reciproco, anche se piccoli gesti, sono tutto ciò che si ha. Nessuna soluzione esterna o individuale salverà l’umanità. Se esiste una salvezza, risiede nell’azione collettiva, nel costruire insieme l’arca. Vivere sull’orlo del precipizio offre l’opportunità di imparare a prendersi cura di sé, degli altri e della Terra ferita, trovando scopo e valore in questo impegno reciproco.Riassunto Lungo
1. La Fine della Normalità
Una temperatura di 40 °C nel Regno Unito nel luglio 2022 ha segnato l’arrivo di un caldo senza precedenti, causando guasti diffusi a ferrovie, strade, aeroporti e ospedali. Questo evento estremo, che ha portato a un migliaio di morti in eccesso, ha messo in luce la grave vulnerabilità delle infrastrutture e dei servizi pubblici essenziali. Queste strutture e servizi erano già indeboliti da anni di insufficienti investimenti e manutenzione. La crisi ha rivelato quanto rapidamente i sistemi complessi possano vacillare di fronte a shock inattesi, con impatti diretti e letali sulla popolazione.L’Avvento della Lunga Emergenza
Il riscaldamento globale, alimentato dalle emissioni accumulate nel passato, è un processo inarrestabile nel breve termine. Anche se le emissioni venissero azzerate immediatamente, un ulteriore aumento della temperatura media del pianeta è ormai certo. Questo aumento innesca una serie di conseguenze a cascata che superano di gran lunga la capacità dei sistemi sociali, tecnici, politici ed economici attuali di gestirle efficacemente. Ci stiamo addentrando in un’epoca definita “Lunga Emergenza”, caratterizzata da uno stato di instabilità e crisi permanenti, dove gli eventi estremi diventano la norma piuttosto che l’eccezione.Impatti Diretti sulla Vita Umana e la Società
Le conseguenze di questo scenario includono la trasformazione di vaste aree del pianeta in luoghi inabitabili. Questo accade a causa delle temperature di bulbo umido eccessivamente alte, che superano i 31°C, rendendo la sopravvivenza all’aperto e in ambienti non climatizzati estremamente difficile o impossibile. Questa situazione spingerà centinaia di milioni di persone a lasciare le proprie case in cerca di condizioni più vivibili. Le società attuali non sono preparate ad affrontare spostamenti di massa di questa portata, portando inevitabilmente a tensioni e conflitti ai confini. In molti casi, si assisterà a un “abbandono organizzato” da parte degli Stati, che non riusciranno o non vorranno proteggere le popolazioni più emarginate e vulnerabili.Minacce a Cibo e Risorse Essenziali
La produzione agricola mondiale è gravemente minacciata dall’aumento delle temperature e dalla crescente frequenza di periodi di siccità prolungata. Questo porta a una significativa riduzione della disponibilità e del valore nutritivo dei raccolti fondamentali per l’alimentazione umana, come riso, grano e mais. Allo stesso tempo, le catene di approvvigionamento globali diventano estremamente fragili e vulnerabili. Sono soggette a frequenti interruzioni causate da eventi climatici estremi, conflitti geopolitici e colli di bottiglia nel trasporto marittimo internazionale. Questa fragilità rende sempre più difficile l’accesso sicuro e affidabile a beni essenziali come cibo, farmaci e altri prodotti vitali per la sopravvivenza e il benessere quotidiano delle popolazioni.Limiti delle Risposte Attuali
La pandemia di Covid-19 ha offerto un’anticipazione concreta di come le crisi a cascata possano manifestarsi e della profonda fragilità dei sistemi globali interconnessi. Ha mostrato chiaramente i limiti delle risposte messe in atto dagli Stati di fronte a un’emergenza su larga scala. Se da un lato ha evidenziato l’importanza cruciale dell’aiuto reciproco e della solidarietà all’interno delle comunità, dall’altro ha anche esacerbato le divisioni sociali e le disuguaglianze esistenti. Tentativi di mitigazione su larga scala, come la transizione verso fonti di energia verde, non stanno procedendo con la rapidità e l’intensità necessarie per contrastare efficacemente il cambiamento climatico. Tecnologie emergenti come la geoingegneria solare presentano rischi significativi e non sono ancora state dimostrate su vasta scala, mentre la cattura diretta di CO2 dall’atmosfera è ancora limitata e costosa. Nessuna delle iniziative attualmente in atto sembra sufficiente a impedire il progressivo avanzamento della destabilizzazione climatica e sociale.Fragilità dello Stato e dei Sistemi Complessi
Lo Stato, indebolito da decenni di sottofinanziamento e disinvestimenti nei servizi pubblici essenziali, mostra una crescente incapacità di adempiere al suo ruolo fondamentale di proteggere i cittadini e garantire l’accesso ai beni di prima necessità. Questa debolezza è particolarmente evidente nel supporto alle fasce più vulnerabili della popolazione, che sono le prime a subire le conseguenze delle crisi. I sistemi complessi su cui si basa la nostra società, come le reti energetiche, i trasporti e i sistemi sanitari, possono continuare a funzionare in una “modalità degradata” per un certo periodo, adattandosi alle difficoltà. Tuttavia, questa condizione li rende estremamente vulnerabili a un collasso improvviso e inaspettato quando la pressione supera una soglia critica, con conseguenze potenzialmente catastrofiche.La Nuova Condizione Normale
Il mondo che emerge da questi processi diventa un luogo radicalmente diverso. È un mondo più affamato, con una maggiore insicurezza alimentare diffusa. È un mondo più malato, dove le pandemie e le malattie legate al clima si diffondono più facilmente. È un mondo più violento, dove la competizione per le risorse scarse e le tensioni sociali portano a conflitti. È un mondo che, paradossalmente, si percepisce sia più piccolo a causa delle interconnessioni globali, sia più affollato a causa della pressione demografica e della riduzione delle aree abitabili. Le interruzioni, le difficoltà e le emergenze non sono più eventi eccezionali, ma diventano la condizione normale in cui le società devono operare e sopravvivere.Ma se le risposte attuali sono insufficienti, quali alternative radicali o forme di resistenza collettiva potrebbero emergere, e perché il capitolo non le esplora?
Il capitolo, nel descrivere la fragilità dei sistemi e l’insufficienza delle risposte istituzionali, offre una visione piuttosto deterministica del futuro. Manca, tuttavia, un’esplorazione approfondita delle possibili reazioni sociali, delle forme di resistenza collettiva o delle alternative radicali che potrebbero emergere al di fuori dei canali tradizionali, alterando potenzialmente la traiettoria descritta. Per ampliare la prospettiva, sarebbe utile indagare discipline come la sociologia dei movimenti sociali, la political ecology e l’economia ecologica, e confrontarsi con autori che analizzano le dinamiche del potere e propongono modelli di trasformazione sociale non convenzionali.2. La rete che sostiene la vita quando tutto crolla
Quando i sistemi tradizionali di supporto, come lo Stato e il mercato, non riescono a rispondere ai bisogni fondamentali delle persone, emerge una forma di aiuto basata sulla comunità. Questo aiuto nasce dalla consapevolezza che le strutture esistenti non sono sufficienti e spinge le persone a unirsi per sostenersi a vicenda. Questa pratica non è carità, perché non crea una relazione tra chi dona e chi riceve aiuto, ma cerca invece di eliminare le disuguaglianze e promuovere l’indipendenza di tutti.Il Mutuo Soccorso in Azione: Esempi Storici e Recenti
Molti eventi hanno dimostrato quanto il mutuo soccorso possa essere efficace. Dopo l’uragano Katrina a New Orleans, per esempio, un gruppo chiamato Common Ground Collective ha offerto assistenza essenziale, lavorando in modo autonomo dallo Stato e basandosi sulla solidarietà tra le persone colpite. Qualcosa di simile è accaduto a New York dopo l’uragano Sandy, dove il gruppo Occupy Sandy ha organizzato soccorsi rapidi e flessibili, spesso più efficienti delle agenzie ufficiali. Queste iniziative sono aperte a tutti, senza chiedere documenti, e vedono le persone non solo come beneficiari ma come parte attiva nella ricerca di soluzioni.Le Esperienze del Passato e le Sfide
Un esempio importante dal passato sono i programmi di sopravvivenza creati dal Black Panther Party tra gli anni ’60 e ’70. Questi programmi offrivano cibo, cure mediche e istruzione gratuita nelle comunità nere più povere, affrontando direttamente le difficoltà causate dal sistema. Nonostante l’impegno e i risultati ottenuti, questi programmi hanno dovuto affrontare l’opposizione dello Stato e hanno incontrato limiti nella loro organizzazione interna.La Risposta della Comunità in Grecia
In tempi più recenti, in Grecia, la crisi economica iniziata nel 2008 ha portato alla nascita di reti di solidarietà. Queste reti hanno aperto cliniche e farmacie autogestite in spazi non utilizzati, offrendo assistenza gratuita a milioni di persone che non potevano più accedere al sistema sanitario nazionale, inclusi i migranti senza documenti. Queste esperienze hanno mostrato un modo diverso di prendersi cura delle persone, non legato alle istituzioni, che unisce l’assistenza sanitaria ad altri bisogni (come cibo e supporto legale) ed è gestito dalla comunità stessa. L’esperienza greca insegna anche che fare affidamento sul possibile ritorno dei servizi statali non è una soluzione sicura, perché questi servizi possono fallire di nuovo.Il mutuo soccorso non è privo di difficoltà, ma rappresenta una risposta fondamentale e capace di dare libertà in momenti di crisi. Aiuta le comunità a sviluppare le proprie capacità e a mantenere la propria dignità. Richiede l’impegno di tutti per costruire strutture forti, in grado di resistere ai cambiamenti politici ed economici e di affrontare le cause profonde che rendono le persone più fragili.Se il mutuo soccorso affronta “l’opposizione dello Stato” e “limiti nella loro organizzazione interna”, quanto è realistico considerarlo una rete di supporto stabile e scalabile, capace di sostituire i sistemi tradizionali su larga scala e per bisogni complessi?
Il capitolo presenta il mutuo soccorso come una risposta efficace e liberatoria al fallimento delle strutture statali e di mercato, evidenziandone i successi in contesti di crisi. Tuttavia, pur menzionando le sfide, non approfondisce sufficientemente la natura dei “limiti nell’organizzazione interna” o le difficoltà intrinseche nel mantenere tali strutture nel tempo, specialmente quando i bisogni diventano complessi (come l’assistenza sanitaria specialistica) o quando le iniziative devono crescere oltre una dimensione locale. Per comprendere meglio la sostenibilità e la scalabilità del mutuo soccorso, è utile esplorare gli studi sull’economia solidale, la sociologia delle organizzazioni non gerarchiche e le analisi storiche dei movimenti sociali che hanno tentato forme di auto-organizzazione su vasta scala. Autori come Peter Kropotkin hanno teorizzato sul mutuo appoggio come principio evolutivo e sociale, ma è fondamentale confrontare queste teorie con le esperienze pratiche e le loro documentate difficoltà.3. Autogoverno e Crisi: Lezioni dal Municipalismo e dal Rojava
I sistemi di gestione attuali, sia quelli statali che quelli legati al mercato, spesso non permettono a tutti di partecipare. Le decisioni importanti vengono prese da un numero ristretto di persone. Questo rende difficile affrontare sfide complesse come quelle che stiamo vivendo. L’aiuto reciproco dimostra che l’autogestione funziona e suggerisce che sia possibile avere una gestione locale basata sulla partecipazione di tutti.Una teoria per il potere collettivo
Il pensiero di Murray Bookchin offre una visione per creare un potere che parta dalla collettività. La sua teoria, chiamata Ecologia Sociale, spiega che i problemi dell’ambiente sono legati a problemi sociali come il dominio dell’uomo sulla donna, il potere dello Stato e il sistema economico attuale. Propone il Comunalismo, un sistema organizzato in modo decentrato, basato su assemblee dove le persone si incontrano e decidono insieme, e su unioni tra queste assemblee. Suggerisce anche il Municipalismo Libertario, che punta a sostituire le strutture locali dello Stato con forme di partecipazione diretta dei cittadini. L’assemblea è lo strumento principale per questa democrazia, dove le decisioni vengono prese faccia a faccia.Le sfide nella pratica
Mettere in pratica queste idee presenta delle difficoltà. Le assemblee devono essere aperte a tutti, includere persone diverse e avere un numero sufficiente di partecipanti per essere considerate valide. Inoltre, devono avere un vero potere di decidere su come usare le risorse, non essere solo luoghi dove si danno consigli.Esempi di municipalismo in Spagna
Esperimenti recenti mostrano queste difficoltà. In città spagnole come Madrid e Barcellona, movimenti basati sul municipalismo hanno provato a vincere le elezioni locali per realizzare un programma ispirato alle idee di Bookchin. Queste esperienze hanno coinvolto molte persone, ma hanno trovato limiti nel trasformare i principi di partecipazione nella gestione concreta delle istituzioni. Il potere dei governi locali è limitato, e l’impegno nelle elezioni ha portato a una gestione che è diventata simile a quella tradizionale, perdendo gran parte delle caratteristiche di libertà e autonomia.L’esperienza del Rojava
Un esempio differente è il Rojava, nel nord della Siria. Qui, durante la guerra civile, è stato creato su larga scala un sistema che non dipende dallo Stato, basato su assemblee e comunità locali. Ispirato dalle idee di Bookchin, questo sistema ha sviluppato una gestione decentrata che dà grande importanza al ruolo delle donne, a una giustizia che cerca di riparare i danni e all’unione tra diverse comunità. Le comunità locali gestiscono la vita di tutti i giorni e la distribuzione dei beni. Questa esperienza dimostra che l’autogoverno è possibile anche in situazioni difficili, ma è stato aiutato dal fatto che lo Stato era debole e rimane esposto a pressioni esterne.Le esperienze concrete mostrano che un potere basato sulla collettività e sulle assemblee può funzionare, ma realizzarlo è complicato. La sfida è capire come costruire questo potere e adattarsi alle crisi di oggi, considerando sia la presenza dello Stato che la necessità di avere un controllo reale sulle risorse, senza dipendere solo dai risultati delle elezioni.Davvero l’autonomia locale e l’azione diretta possono resistere alla violenza organizzata dello Stato o di altri poteri ostili, come il capitolo stesso ammette essere un rischio concreto?
Il capitolo propone un modello di resistenza e autonomia basato sulla comunità locale, riconoscendo però esplicitamente il rischio di repressione violenta da parte di poteri esterni. Tuttavia, non approfondisce in modo convincente come queste comunità, per quanto interconnesse, possano realisticamente difendersi da attacchi organizzati e su larga scala. Per esplorare questa lacuna argomentativa, sarebbe utile considerare gli studi sulla natura del potere statale e sulle dinamiche del conflitto, approfondendo autori che hanno analizzato la resistenza nonviolenta e la difesa territoriale, così come quelli che hanno studiato la storia dei movimenti autonomi e la loro interazione con le strutture di potere esistenti.5. Costruire l’Arca Insieme
In momenti di crisi profonda, l’ordine imposto da chi ha autorità, anche se ingiusto e poco efficace, può sembrare una forma di “stabilità”. Le persone in difficoltà possono accettare questa stabilità per avere accesso a beni essenziali come il cibo. Spesso, questa stabilità ufficiale serve a mantenere un sistema che non è equo, sacrificando alcuni per dare un’illusione di normalità ad altri, specialmente nei paesi più ricchi del Nord del mondo.Il Desiderio di Stabilità e la Cura Reciproca
Il desiderio di avere stabilità non è sbagliato in sé; è un bisogno fondamentale per vivere bene. La vera sfida è costruire una stabilità che si basi sulla cura e sull’aiuto reciproco, che si estenda a tutti coloro che ne hanno bisogno. Progetti come le Pantere Nere, Common Ground, Occupy Sandy e le cliniche di solidarietà in Grecia dimostrano come le comunità possano creare luoghi sicuri, fornire cibo e assistenza quando le istituzioni non riescono a farlo.Il Potere della Comunità
Questa capacità di prendersi cura gli uni degli altri nasce quando le persone usano il loro potere per gestire le risorse e farle arrivare a chi ne ha bisogno. Esempi su larga scala di questo approccio si vedono nei movimenti municipalisti in Spagna e tra i curdi nella Siria settentrionale. Il potere esercitato insieme crea una protezione che permette a chi è stato colpito di riprendersi e ritrovare la forza per reagire e creare cose nuove.Le Sfide e le False Soluzioni
Raggiungere questo obiettivo è sempre stato difficile e ha incontrato molta resistenza. Oggi, in un’epoca di emergenze continue, diventa ancora più arduo. Sembra che tutto renda difficile l’aiuto reciproco. Le soluzioni proposte da esperti o politici, come ridurre le emissioni di carbonio o creare mercati per i crediti di inquinamento, sono lontane dalla vita di chi è colpito dalle crisi e non danno un ruolo attivo alla maggior parte delle persone.La Via d’Uscita: Agire Insieme
La vera soluzione si trova nelle conversazioni e nelle azioni di coloro che vivono direttamente l’emergenza. Partecipare a questo lavoro di aiuto reciproco porta un senso di guarigione, di forza e di nuove possibilità, aprendo la mente a ciò che si può davvero realizzare.Uno Sforzo Continuo
Questo impegno nella cura reciproca è un lavoro costante e richiede uno sforzo enorme, che porta inevitabilmente a stanchezza e sfinimento. Non è responsabilità di una sola persona salvare tutti, ma nessuno è esonerato dal partecipare. Organizzarsi e aiutarsi a vicenda, anche se sembrano piccoli gesti di fronte all’immensità dei problemi, sono tutto ciò che si ha e tutto ciò che si può offrire.Costruire l’Arca Insieme
Nessuna soluzione esterna o individuale salverà l’umanità: non saranno le proteste, i partiti politici, le tecnologie, i mercati o le figure carismatiche. Se c’è una salvezza, questa si trova nell’azione collettiva, nel costruire insieme l’arca. Vivere in una situazione critica dà l’opportunità di imparare a prendersi cura di sé, degli altri e della Terra ferita, trovando un senso e un valore in questo impegno condiviso.Se la ‘salvezza’ si trova solo nell’azione collettiva e nel costruire l’arca insieme, come suggerisce il capitolo, non si rischia di ignorare il ruolo (anche potenziale) di altre leve, come la politica, la tecnologia o persino i mercati, che, pur imperfetti, influenzano la realtà delle crisi che viviamo?
Il capitolo pone giustamente l’accento sull’importanza vitale dell’azione collettiva e dell’aiuto reciproco di fronte alle crisi. Tuttavia, nel liquidare in blocco altre possibili leve di cambiamento o intervento – dalla politica istituzionale alla tecnologia, passando per i mercati – l’argomentazione rischia di apparire eccessivamente rigida. La realtà delle crisi complesse che affrontiamo suggerisce che la “salvezza”, o almeno la resilienza su larga scala, potrebbe richiedere un’interazione più articolata tra la forza della comunità e altri strumenti o strutture, anche quelle imperfette. Per esplorare questa complessità, potrebbe essere utile approfondire studi di sociologia dei movimenti sociali, economia sociale e solidale, o autori che analizzano la governance dei beni comuni e le dinamiche tra stato, mercato e società civile, come Elinor Ostrom.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]