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Informazioni
“E Gesù diventò Dio. L’esaltazione di un predicatore ebreo della Galilea. Ediz. integrale” di Bart D. Ehrman è un libro che ti fa capire come mai un semplice predicatore ebreo come il Gesù storico, che non si è mai definito Dio, sia poi diventato la figura centrale di una religione mondiale vista come divina. Ehrman parte dal mondo antico, mostrando come l’idea di “uomini divini” non fosse strana né nel paganesimo greco-romano né nel giudaismo antico, preparando il terreno per capire come la divinità potesse essere attribuita a un uomo. Il punto di svolta, secondo il libro, non è tanto la vita terrena di Gesù in luoghi come la Galilea, ma la fede dei suoi seguaci nella sua resurrezione di Gesù, un evento che, pur non essendo verificabile storicamente, li ha portati a vederlo esaltato in cielo. Da qui, il libro esplora le prime cristologie, cioè i diversi modi in cui i primi cristiani hanno cercato di definire la natura di Gesù, passando da un uomo esaltato alla divinità (cristologia dell’esaltazione) a un essere divino preesistente che si è incarnato (cristologia dell’incarnazione), come si vede nel Vangelo di Giovanni. Questo percorso non è stato semplice, pieno di dibattiti e “orto-paradossi” che hanno portato a definizioni complesse sulla divinità di Cristo e la Trinità, culminando in momenti chiave come il Concilio di Nicea. Insomma, è un viaggio affascinante per capire l’evoluzione del cristianesimo primitivo e come la figura di Gesù sia passata da Messia atteso a Dio venerato.Riassunto Breve
Nel mondo antico, l’idea che esseri umani potessero avvicinarsi o ascendere alla sfera divina era presente sia nella cultura greco-romana, con figure venerate come dèi o nate da unioni divine, sia nel giudaismo, dove angeli e uomini eccezionali potevano essere associati al divino. Questa concezione di un confine non rigido tra umano e divino fornisce un contesto per capire come, in seguito, si sia potuta pensare la divinità di Gesù. Gesù storico si presenta con un messaggio apocalittico, annunciando il regno di Dio e il Figlio dell’Uomo come giudice, e si considera probabilmente il Messia. La fede nella sua resurrezione è l’evento chiave per i primi seguaci; questa fede nasce da esperienze visionarie e porta a credere che Gesù sia stato esaltato in cielo, ricevendo un corpo spirituale. Le prime interpretazioni sulla resurrezione variano, ma la credenza nell’esaltazione divina di Gesù è fondamentale. Inizialmente, la cristologia dominante è quella dell’esaltazione, dove Gesù è un uomo elevato a rango divino, spesso alla resurrezione. Successivamente, emerge la cristologia dell’incarnazione, che vede Gesù come un essere divino preesistente che si fa uomo, visione presente nel Vangelo di Giovanni e in alcune lettere di Paolo. Diverse interpretazioni alternative coesistono, come l’adozionismo (Gesù uomo adottato da Dio) o il docetismo (Gesù solo apparentemente umano). Per conciliare la divinità di Cristo con il monoteismo e rispondere alle eresie, si sviluppano dottrine che affrontano apparenti contraddizioni scritturali, i cosiddetti “orto-paradossi”. Si afferma che Cristo è pienamente Dio e pienamente uomo, e che Dio è uno ma trino (Padre, Figlio, Spirito Santo). Il Concilio di Nicea nel 325 è cruciale, definendo Cristo “consustanziale” al Padre, affermando la sua piena divinità contro l’arianesimo che lo considerava subordinato. Nonostante Nicea, i dibattiti teologici continuano, con nuove controversie che affinano la definizione della natura di Cristo e della Trinità, mostrando la complessità nel definire dogmi che uniscono affermazioni apparentemente inconciliabili.Riassunto Lungo
1. Uomini Divini: Un Paradigma Antico
Nel mondo antico, sia nella cultura dei Greci e dei Romani che in quella degli Ebrei, era comune pensare che esistessero uomini divini. Figure come Apollonio di Tiana per i pagani e alcune figure della Bibbia per gli ebrei mostrano come a quel tempo non si vedesse un confine netto tra umano e divino.Il concetto di uomini divini nel mondo greco-romano
Nel mondo dei Greci e dei Romani, c’erano diverse categorie di uomini divini. Alcuni erano dèi che si trasformavano in uomini solo per un periodo. Altri erano nati dall’unione di un dio e una persona normale. Altri ancora erano uomini che, grazie alle loro azioni o alle loro qualità positive, diventavano divini. Romolo, Giulio Cesare e gli imperatori romani sono esempi di quest’ultimo tipo, persone che venivano venerate come dèi sulla Terra. Questo modo di vedere rifletteva l’idea che il divino fosse qualcosa di complesso, con diversi livelli, e che gli uomini potessero, in certi casi, essere elevati a un livello superiore.Il concetto di figure divine nel contesto ebraico
Anche tra gli ebrei, che credevano in un solo Dio, esisteva una varietà di figure divine. Angeli, figure messianiche come il Figlio dell’Uomo, e anche uomini come Mosè e il re d’Israele potevano essere collegati al divino. I testi sacri ebraici descrivono gli angeli come manifestazioni di Dio o come entità divine separate, capaci di diventare uomini. Uomini speciali come Enoch e Mosè erano considerati trasformati in angeli o addirittura chiamati “dio” in alcune situazioni. Questo indica che anche per gli ebrei l’idea di divinità non era completamente separata dall’umanità.L’importanza di questo concetto per la comprensione di Gesù
Questa idea antica, presente sia nel mondo pagano che in quello ebraico, di un divino complesso e aperto all’elemento umano, è molto importante per capire come mai Gesù in seguito poté essere visto come una figura divina. L’idea di uomini divini non era qualcosa di strano, ma faceva parte del modo di pensare religioso e culturale quando il cristianesimo è nato.Ma è davvero così lineare il passaggio dal concetto di “uomini divini” pagani e ebraici alla figura di Gesù?
Il capitolo presenta un’interessante panoramica sul concetto di uomini divini nel mondo antico, suggerendo una continuità culturale che avrebbe facilitato l’accettazione della divinità di Gesù. Tuttavia, questa semplificazione potrebbe trascurare le profonde differenze tra le concezioni di divinità nelle varie culture antiche e il contesto specificamente giudaico e poi cristiano in cui emerge la figura di Gesù. Per una comprensione più approfondita, sarebbe utile esplorare le opere di storici delle religioni e biblisti che analizzano le specificità del monoteismo ebraico rispetto al politeismo greco-romano, e le complesse dinamiche culturali e religiose del I secolo d.C. Approfondimenti su autori come Erich Auerbach e Moshe Idel potrebbero offrire una prospettiva più articolata.2. Gesù Storico: Messaggio, Messia e Miracolo della Resurrezione
Gesù non si presentò come Dio durante la sua vita. Il suo messaggio centrale riguardava un cambiamento radicale che doveva avvenire presto. Annunciava l’arrivo del regno di Dio e del Figlio dell’Uomo, che avrebbe avuto il ruolo di giudice.Gesù e il ruolo di Messia
In questo contesto di cambiamento imminente, Gesù probabilmente si considerava il Messia, ovvero il futuro re di questo nuovo regno. Questa idea si basa sullo studio delle fonti più antiche. Queste fonti descrivono un Gesù diverso da come viene presentato nel Vangelo di Giovanni, che è stato scritto più tardi ed è più concentrato sugli aspetti teologici.La resurrezione di Gesù
La resurrezione di Gesù è fondamentale per la fede cristiana. Però, la storia come disciplina ha dei limiti quando cerca di verificare questo evento. I Vangeli sono le fonti principali su questo tema, ma sono stati scritti molti anni dopo i fatti, non da persone che hanno visto direttamente gli eventi. Questi testi presentano anche delle differenze importanti, soprattutto nei racconti della resurrezione.Inoltre, ci sono dubbi storici sulla storia della sepoltura di Gesù da parte di Giuseppe di Arimatea e sulla scoperta della tomba vuota. Le usanze romane dell’epoca riguardo ai condannati crocifissi e le pratiche comuni rendono poco probabile che Gesù abbia ricevuto una sepoltura onorevole.Il ruolo della fede
La fede nella resurrezione, anche se non può essere dimostrata storicamente, è stata l’elemento chiave che ha portato i primi seguaci di Gesù a considerarlo non solo il Messia, ma anche una figura divina. Senza questa credenza, Gesù sarebbe rimasto una figura storica ebraica come tante altre. Non avrebbe dato origine al cristianesimo come religione mondiale. Quindi, la fede ha un ruolo molto importante per capire la figura di Gesù, andando oltre quello che la ricerca storica può accertare.Se la fede nella resurrezione non può essere dimostrata storicamente, come afferma il capitolo, non rischia l’insistenza sulla verifica storica di oscurare la natura stessa della fede, che per sua essenza trascende la mera evidenza empirica?
Il capitolo sembra suggerire che la fede nella resurrezione sia problematica perché non verificabile storicamente. Tuttavia, questa impostazione potrebbe trascurare che la fede religiosa opera su un piano diverso dalla verifica storica. Per comprendere meglio questa distinzione, sarebbe utile approfondire la filosofia della religione, esplorando autori come Kierkegaard che hanno analizzato la natura paradossale della fede. Inoltre, lo studio della teologia, in particolare le opere di teologi contemporanei che affrontano il rapporto tra fede e ragione, potrebbe offrire una prospettiva più completa sulla questione.3. Dalla Resurrezione alla Divinità
La centralità della resurrezione di Gesù
La fede nella resurrezione di Gesù rappresenta un evento fondamentale per la nascita del cristianesimo. È un fatto storico che i primi seguaci di Gesù credettero nella sua resurrezione. Questa credenza non nacque dalla scoperta della tomba vuota, ma da esperienze in cui ebbero delle visioni. Queste visioni furono interpretate alla luce delle loro credenze ebraiche di tipo apocalittico. Di conseguenza, arrivarono alla conclusione che Gesù non solo era tornato in vita, ma era stato portato in cielo ed elevato a una condizione superiore. Credevano che avesse ricevuto un corpo spirituale e immortale.Diverse interpretazioni della resurrezione
Nei primi tempi del cristianesimo, esistevano diverse interpretazioni su cosa significasse la resurrezione. Alcuni, come Paolo, pensavano a un corpo spirituale trasformato, diverso da quello terreno. Altri, influenzati dalle idee gnostiche, credevano in una resurrezione puramente spirituale, in cui il corpo fisico veniva lasciato nella tomba. C’erano poi altri che insistevano sulla resurrezione di un corpo fisico, che mantenesse una continuità con il corpo terreno di Gesù.L’evoluzione della figura di Gesù dopo la resurrezione
La fede nella resurrezione ebbe un impatto enorme sul modo in cui veniva visto Gesù. Inizialmente, era considerato un messia terreno, una figura importante ma comunque umana. La resurrezione lo portò a essere visto come una figura celeste, superiore. La prima idea sviluppata per spiegare questo cambiamento è chiamata “cristologia dell’esaltazione“. Secondo questa idea, Gesù divenne Figlio di Dio proprio con la resurrezione. In quel momento, Dio lo avrebbe adottato e innalzato a una posizione di potere e autorità divina. In questa prospettiva, Gesù era visto come un uomo che era stato elevato alla divinità, diventando erede di tutto ciò che apparteneva a Dio e quindi degno di essere venerato. In seguito, le interpretazioni cambiarono ancora, anticipando il momento in cui Gesù divenne Figlio di Dio. Alcuni lo collocarono al momento del battesimo, altri addirittura al momento del concepimento verginale. Nonostante queste evoluzioni successive, l’idea che Gesù abbia ricevuto un’esaltazione divina dopo la sua vita terrena è rimasta un elemento fondamentale delle prime credenze cristiane.Ma il capitolo spiega perché si passò da un Gesù “uomo divinizzato” a un Gesù “Dio incarnato”, o si limita a descrivere questa transizione, omettendo il contesto storico e culturale cruciale per comprendere tale cambiamento?
Per rispondere a questa domanda, è fondamentale approfondire il contesto storico, filosofico e culturale del mondo tardo-antico in cui queste idee si sono sviluppate. La comprensione delle dinamiche sociali, politiche e religiose dell’epoca è cruciale per non ridurre l’evoluzione teologica a una mera questione interna al pensiero cristiano. Approfondire la storia delle religioni, la filosofia greca e romana, e la letteratura patristica, con autori come Ehrman, Brown e Pagels, può offrire strumenti interpretativi più completi.5. Orto-Paradossi e il Concilio di Nicea
Cosa sono gli Orto-Paradossi
Il cristianesimo ortodosso si sviluppa affrontando e risolvendo quelle che sembrano contraddizioni, che nascono dalle Sacre Scritture e dalle discussioni con altri gruppi cristiani, considerati eretici. Queste apparenti contraddizioni sono state chiamate “orto-paradossi”. Si verificano quando bisogna contemporaneamente affermare verità bibliche che sembrano opposte e rispondere a idee considerate sbagliate. Il risultato sono conclusioni che possono sembrare illogiche, ma che in realtà sono fondamentali per la dottrina cristiana.L’Orto-Paradosso Cristologico
Un esempio importante di orto-paradosso è quello cristologico. Afferma che Gesù Cristo è pienamente Dio e pienamente uomo allo stesso tempo. Non è una via di mezzo o una mescolanza delle due nature, ma una singola persona che è sia divina che umana in modo completo. Questa idea è nata per contrastare posizioni eretiche che davano importanza solo all’umanità o solo alla divinità di Gesù, oppure che le consideravano separate e non unite in una sola persona.L’Orto-Paradosso della Trinità
Un altro orto-paradosso importante è quello teologico sulla Trinità. Sembra esserci una contraddizione tra l’idea che Dio sia uno solo e la credenza che Cristo e lo Spirito Santo siano divini. Per risolvere questa apparente contraddizione, si afferma che Dio è unico nella sua essenza, ma allo stesso tempo esiste come Trinità di persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Queste tre persone sono distinte l’una dall’altra, ma unite in un unico Dio.Il Concilio di Nicea e la Consustanzialità di Cristo
Un evento cruciale nella definizione di questi concetti fu il Concilio di Nicea, che si tenne nel 325 dopo Cristo. Fu organizzato per risolvere una disputa molto importante, chiamata controversia ariana. Ario sosteneva che Gesù Cristo fosse inferiore a Dio Padre, quasi come se fosse stato creato da lui. Il concilio, invece, stabilì che Cristo è “consustanziale” al Padre. Questa parola difficile significa che Cristo è della stessa sostanza divina del Padre, pienamente divino, eterno come il Padre e uguale a lui. Con questa decisione, il concilio definì l’ortodossia cristiana, condannando tutte le dottrine che consideravano Gesù una creazione di Dio o una divinità di livello inferiore. Il Concilio di Nicea affermò con forza che Gesù è pienamente Dio, allo stesso modo del Padre.Le Dispute Teologiche Post-Concilio
Nonostante le decisioni del Concilio di Nicea, le discussioni teologiche sulla natura di Cristo e della Trinità non si fermarono subito. Anzi, sorsero nuove dispute e diverse interpretazioni, proposte da teologi come Marcello di Ancira, Apollinare e Nestorio. Questi teologi, pur cercando di rimanere fedeli alle decisioni di Nicea, proposero idee che vennero poi considerate eretiche. Questi dibattiti successivi dimostrano quanto fosse complicato definire in modo preciso dogmi che mettessero d’accordo affermazioni bibliche e ragionamenti logici che sembravano opporsi tra loro. Questo processo di discussione e definizione continua a influenzare la teologia cristiana ancora oggi.Se le “orto-paradossi” cristologiche e trinitarie sono presentate come soluzioni a contraddizioni apparenti, in che misura rappresentano effettivamente risoluzioni logiche, piuttosto che sofisticate razionalizzazioni di posizioni dottrinali preesistenti?
Il capitolo descrive come le “orto-paradossi” siano state elaborate per superare apparenti contraddizioni. Tuttavia, rimane aperto il dibattito sulla natura stessa di queste “soluzioni”. È fondamentale chiedersi se tali costruzioni teologiche rappresentino vere e proprie risoluzioni logiche, o se piuttosto costituiscano dei quadri interpretativi che permettono di accettare, e persino valorizzare, delle tensioni logiche intrinseche al dogma cristiano. Per approfondire questa critica, può essere utile esplorare la filosofia della religione e la storia del pensiero teologico, consultando autori come Karen Armstrong, le cui opere offrono una prospettiva storica e critica sullo sviluppo delle dottrine cristiane.Abbiamo riassunto il possibile
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