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Contenuti del libro
Informazioni
“Discorso per un amico” di Erri Luca ti porta subito in montagna, ma non come ti aspetteresti. Inizia con la morte inaspettata di un esperto di alpinismo, trovato senza vita sulla Tofana di Rozes, non per una caduta ma per un infarto, mostrando che anche chi domina la scalata in solitaria è vulnerabile. La solitaria, qui, non è incoscienza, ma un modo intenso di vivere le montagne, un esercizio di controllo e pace interiore. Poi il libro si apre al ricordo di un’amicizia profonda, quella con Diego, un altro alpinista con cui l’autore ha condiviso non solo salite sulle Dolomiti e viaggi incredibili in posti come Ecuador o Tasmania, ma anche pensieri, libri e il peso del lutto. È un confronto tra due modi di affrontare la vita e la roccia, uno più cauto e uno più audace. La scrittura diventa il filo che lega tutto, un modo per elaborare la memoria di chi non c’è più e tenere viva l’amicizia attraverso i paesaggi condivisi. È un libro che parla di perdita, sì, ma soprattutto di come i legami e le passioni, come l’amore per le montagne, restino vivi dentro di noi.Riassunto Breve
Un alpinista esperto muore sulla Tofana di Rozes. Il corpo si trova a bassa quota, intatto, senza ferite alle gambe. Questo fa pensare che non sia caduto mentre era cosciente e cercava di attutire il colpo. La causa della morte è un infarto, confermato da stanchezza e dolori avuti nei giorni prima e da una predisposizione in famiglia. Essere in buona forma fisica non basta a evitarlo. Quest’alpinista era conosciuto per fare molte salite da solo senza protezioni. Questa non è una cosa fatta a caso, ma richiede di controllare ogni movimento e conoscere perfettamente la via. Gli appigli si usano con calma per non farli cedere. Quando si scala da soli non si rischia, a differenza di quando si è legati in cordata dove si può provare a fare un passo difficile sapendo che c’è l’assicurazione. Le salite in solitaria si fanno per una grande passione che fa vedere il mondo in modo “esatto”. Scalare da soli è come un allenamento continuo per capire come si sta e per stare in pace con sé stessi e l’ambiente. Le montagne sono un posto dove si è fragili, ospiti non attesi, a contatto diretto con la natura. Scalare è come leggere la parete, muovendosi usando tutto il corpo, non solo le mani. Lo stile giusto è fare le cose in modo efficace con il minimo sforzo, e questo si impara con la pratica. Una morte improvvisa ferma questa relazione forte con le montagne, riduce le possibilità di scoprire nuovi posti e fa sembrare il mondo più piccolo. Si riflette su un’amicizia con un altro alpinista, Diego, che non c’è più. Si raccontano esperienze vissute insieme in montagna, ma anche viaggi in posti lontani e traversate in mare difficili. Si citano montagne famose e sentieri in Himalaya. L’amicizia era fatta anche di scambi su libri, come l’Odissea di Kazantzakis, e storie personali, come quelle legate alla guerra e al dolore per chi non c’è più. L’alpinismo è una parte importante, sia come attività fatta insieme che come sfida personale, specialmente le salite da soli. Si parla dei pericoli, come valanghe e cadute, e di quanto sia faticoso, notando i limiti del corpo e la sua capacità di riprendersi. Si mette a confronto un modo di scalare più prudente con uno più coraggioso. Scrivere diventa un modo per ricordare e affrontare l’assenza. Si descrive lo scrivere del passato come un modo per tenere vive le cose, influenzato dalla sensazione che il padre morto e Diego siano ancora presenti. Quello che si scrive non è una biografia, ma un racconto personale sul legame tra le persone. L’amicizia è vista come una forza importante che dura anche se la persona non c’è più fisicamente. Il legame continua attraverso i ricordi, lo scrivere e i posti visitati insieme. Questo legame continua, e la presenza di Diego resta nella vita e nelle azioni, anche quando si è da soli sulla roccia.Riassunto Lungo
1. La Solitaria e il Cuore
Un alpinista molto esperto è morto cadendo dalla Tofana di Rozes. Il suo corpo è stato trovato a circa dieci metri dalla cima della montagna. Era quasi intatto, specialmente le gambe non presentavano fratture o danni gravi. Questo dettaglio è importante perché fa capire che l’alpinista non è caduto mentre era cosciente e cercava di salvarsi, ammortizzando l’impatto con le gambe. La vera causa della morte è stata un infarto. Questa conclusione è supportata dai sintomi che l’alpinista aveva avuto nei giorni precedenti, come stanchezza e dolori. Inoltre, la sua famiglia aveva una predisposizione ereditaria a problemi cardiaci. Purtroppo, anche essere in ottima forma fisica non è bastato a prevenire questo evento improvviso.La natura della scalata in solitaria
L’alpinista era molto conosciuto nel mondo della montagna perché aveva fatto centinaia di salite da solo, senza usare corde o altre protezioni di sicurezza. Questa pratica, chiamata scalata in solitaria, non è affatto un gioco d’azzardo o una scommessa pericolosa. Richiede invece un controllo totale e perfetto di ogni singolo movimento del corpo. Chi scala da solo deve conoscere la via da percorrere in modo estremamente preciso e dettagliato. Quando si afferra un appiglio sulla roccia, lo si fa lentamente e con attenzione. Questo serve per sentire se è stabile e non rischiare che si rompa sotto il peso. Quando si scala da soli, non ci si può permettere di osare o di fare movimenti rischiosi. Invece, quando si è legati a una corda con un compagno, si può rischiare di cadere perché si sa di essere protetti dall’assicurazione. Le salite in solitaria si intraprendono perché si prova un entusiasmo molto forte, quasi travolgente. Questo stato d’animo speciale permette di vedere il mondo “esattamente”, in modo limpido e senza filtri.Scalare da soli: disciplina e rapporto con la montagna
Scalare da soli è un tipo di esercizio molto profondo, quasi una disciplina personale chiamata “askesis”. È un modo per allenarsi costantemente e per capire sempre in che condizione ci si trova, sia fisicamente che mentalmente. Significa trovarsi in un “mondo” tutto proprio, intimo e privato. È un modo per sentirsi in pace con sé stessi e con l’ambiente naturale che ci circonda. Le montagne sono luoghi potenti ma anche dove ci si sente molto fragili e vulnerabili. Lì siamo come ospiti non invitati, a contatto diretto con il vento, il freddo, la roccia e tutti gli elementi naturali. Scalare è come leggere la parete della montagna con tutto il corpo, capendone le forme e le possibilità. È un movimento che richiede aderenza e coinvolgimento di ogni parte del corpo, non solo delle dita che si aggrappano. Lo stile nella scalata è trovare il modo più efficace per muoversi sulla roccia, usando il minor sforzo possibile. Questo stile personale si impara solo con tanta pratica e con l’esperienza diretta sulla parete.L’impatto della morte improvvisa
La morte improvvisa di un alpinista esperto spezza in modo netto il legame profondo che aveva costruito con le montagne. Finisce la sua possibilità di continuare l’esercizio di “askesis”, quell’allenamento costante di sé stesso e della sua relazione con l’ambiente. Non potrà più esplorare nuove vie e luoghi, né vivere quei momenti di pace nel suo “mondo” privato sulle pareti. Questo evento tragico restringe improvvisamente il mondo che l’alpinista percepiva, fatto di vette, pareti e sfide verticali. Non ci saranno più nuove salite, nuove letture della roccia, né la possibilità di vedere il mondo con quella chiarezza unica che la solitaria gli donava.Affermare che la scalata in solitaria non sia un gioco d’azzardo, ma controllo totale, non ignora forse il rischio intrinseco e le fragilità del corpo umano?
Il capitolo presenta la scalata in solitaria come una disciplina di perfetta padronanza e assenza di rischio, contrapponendola nettamente alla scalata con corda. Tuttavia, la morte dell’alpinista per un evento fisiologico improvviso, non legato a un errore tecnico o a una caduta “protetta”, mette in luce come l’ambiente montano e il corpo umano presentino variabili oggettive e imprevedibili che trascendono la pura “askesis” e il controllo soggettivo. Per comprendere meglio questa complessa interazione tra disciplina interiore, percezione del rischio e realtà oggettiva dell’ambiente e del corpo, può essere utile esplorare testi sulla filosofia del rischio, sulla psicologia delle attività estreme e sulle esperienze di grandi alpinisti che hanno affrontato il limite, come Reinhold Messner o Walter Bonatti.2. Sentieri e Scritture Condivise
Un’amicizia profonda con Diego, ora scomparso, ha segnato un percorso fatto di esperienze intense e condivisioni in contesti montani e oltre. Insieme, si sono affrontate scalate impegnative, viaggi in luoghi lontani come l’Ecuador e la Tasmania, e traversate marine difficili. Questi momenti hanno creato un legame indissolubile, nutrito anche da scambi su argomenti vari, dalla letteratura, come l’Odissea di Kazantzakis, alla storia personale, con riferimenti alle origini familiari segnate dalla guerra e all’esperienza del lutto. Luoghi specifici, dalle vette dolomitiche al monte Epomeo e ai sentieri himalayani, fanno da sfondo a questa relazione.Alpinismo e Sfida Personale
L’alpinismo emerge come un elemento centrale di questa storia, rappresentando sia un’attività vissuta insieme sia una sfida affrontata individualmente, in particolare nelle salite in solitaria. Vengono esplorati i rischi intrinseci di questa pratica, come il pericolo di valanghe o cadute, e le esigenze fisiche che essa impone, riconoscendo i limiti del corpo e la sua capacità di recupero. Si confrontano approcci diversi alla montagna: uno più cauto e misurato, l’altro più audace e spregiudicato, riflettendo le diverse personalità e visioni.Scrivere per Ricordare
L’atto di scrivere diventa un potente strumento per elaborare la memoria e affrontare il vuoto lasciato dall’assenza. Mettere su carta il passato è un modo per preservarlo, un processo influenzato dalla presenza percepita di figure care che non ci sono più, come il padre defunto e Diego stesso. Questa narrazione non si propone come una biografia completa, ma piuttosto come un resoconto personale che si concentra sull’essenza di questo legame speciale e sul suo impatto duraturo sulla vita.Un Legame che Continua
L’amicizia viene descritta come una forza vitale che persiste e si manifesta nonostante l’assenza fisica. Il vincolo con Diego continua a vivere attraverso il ricordo, nell’atto stesso della scrittura e nei paesaggi che sono stati teatro delle esperienze condivise. Questa connessione non si è interrotta; la presenza di Diego permane nella vita e nelle azioni, offrendo una compagnia silenziosa anche nei momenti di solitudine sulla roccia.Come può una presenza persistere nonostante l’assenza fisica, e quale ne è la natura oltre la mera percezione soggettiva?
Il capitolo descrive in modo toccante la persistenza di un legame e di una “presenza” anche dopo la scomparsa fisica. Tuttavia, non approfondisce la questione fondamentale di come questa presenza si manifesti o quale sia la sua consistenza al di là del sentire personale. Per esplorare questa tematica, che tocca i confini tra l’esperienza interiore e la realtà esterna, sarebbe utile confrontarsi con discipline come la psicologia della percezione e del lutto, o la filosofia, in particolare la fenomenologia e le riflessioni sull’ontologia e la natura della coscienza. Autori che si sono occupati del rapporto tra memoria, identità e assenza, o della natura della presenza nel pensiero e nell’esperienza, potrebbero offrire spunti preziosi per dare un contesto più ampio a questa affermazione centrale del capitolo.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
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