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Informazioni
RISPOSTA: “Diritto e diritti oltre la Manica. Perché gli inglesi amano tanto il loro sistema giuridico” di Claudio Martinelli ci porta in un viaggio affascinante attraverso la storia e l’evoluzione del diritto e dei diritti nel Regno Unito, mettendolo a confronto con il modello francese. Il libro esplora come la libertà in Gran Bretagna non sia nata da proclami astratti, ma si sia radicata nella storia, nella common law e in documenti come la Magna Carta e il Bill of Rights, che hanno confermato libertà esistenti piuttosto che crearne di nuove. Attraverso l’età del progresso e le sfide della Rivoluzione Industriale, Martinelli analizza come il sistema giuridico britannico, pur con le sue contraddizioni e le risposte reazionarie, abbia favorito un’evoluzione negoziata dei diritti, culminata nella democrazia parlamentare. Vedremo come il liberalismo si sia trasformato, aprendo la strada allo stato sociale democratico con riforme cruciali come il Parliament Act 1911 e il Representation of the People Act 1918, e come il Regno Unito abbia poi affrontato la nascita dello stato sociale moderno nel dopoguerra, con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale. Infine, il libro si interroga sul futuro incerto del modello Westminster, tra devolution, l’impatto della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e la nuova Supreme Court, offrendo una prospettiva unica sul perché gli inglesi amino così tanto il loro sistema giuridico, un sistema profondamente legato alla loro identità storica e alla concretezza dei suoi principi.Riassunto Breve
La concezione della libertà e dei diritti in Gran Bretagna si sviluppa in modo diverso rispetto all’approccio basato su dichiarazioni universali e astratte, come nella Rivoluzione francese. La tradizione britannica si fonda sulla continuità storica, sulla common law e su un governo bilanciato dove i poteri si limitano a vicenda. I diritti non vengono creati dal nulla, ma si affermano gradualmente e sono consolidati in documenti storici come la Magna Carta e il Bill of Rights, che confermano libertà già esistenti e applicabili nelle corti. Pensatori come Edmund Burke e Jeremy Bentham, pur con idee diverse, criticano l’astrazione dei diritti naturali, radicando la libertà nella storia o nell’utilità sociale. Durante l'”età del progresso”, segnata dalla Rivoluzione Industriale, il sistema giuridico flessibile supporta lo sviluppo, ma si verificano anche misure repressive che limitano i diritti. Negli Stati Uniti, invece, emerge un costituzionalismo basato su una Costituzione scritta, diritti naturali universali e controllo di costituzionalità, ponendo i diritti individuali come fondamento. La Gran Bretagna, nel primo Ottocento, affronta la necessità di riforme, influenzata da movimenti come il liberal-radicalismo di Bentham, che promuove una legislazione razionale orientata all’utilità. Le riforme avvengono attraverso un processo pragmatico e negoziale, non rivoluzionario, consolidando la democrazia parlamentare tramite l’estensione graduale del diritto di voto e il rafforzamento della Camera dei Comuni. Si registrano progressi nelle libertà civili, nella tolleranza religiosa e nelle prime forme di legislazione sociale. Tra la fine dell’Ottocento e la Prima Guerra Mondiale, si assiste a un passaggio verso un maggiore intervento statale, definito “collettivismo”, spinto da nuove idee liberali che enfatizzano la libertà sociale e l’uguaglianza delle opportunità. La crescita delle Trade Unions e la nascita del Labour Party contribuiscono a questa spinta riformista. Riforme legislative cruciali limitano il potere della Camera dei Lord e ampliano significativamente il suffragio. Questo periodo vede l’introduzione dei primi diritti sociali, finanziati da una maggiore tassazione, segnando l’inizio di un embrionale stato sociale. Nel periodo successivo, il Partito Laburista diventa una forza dominante, portando le questioni economiche e sociali al centro del dibattito e aumentando l’intervento statale. Il Rapporto Beveridge del 1942 propone un sistema di sicurezza sociale universale, che viene implementato dopo la Seconda Guerra Mondiale con la creazione del Servizio Sanitario Nazionale e altri sistemi di protezione sociale, costruendo le fondamenta dello stato sociale moderno. Verso la fine del ventesimo secolo, si verifica un ridimensionamento dello stato sociale, pur senza smantellarlo completamente. La tutela dei diritti presenta squilibri, con i diritti sociali meno protetti legalmente rispetto ai diritti civili, considerati competenza del Parlamento. L’istituzione della Supreme Court aumenta l’indipendenza giudiziaria ma non la trasforma in una corte costituzionale nel senso continentale. Il modello tradizionale basato sulla sovranità parlamentare mostra segni di erosione a causa di devolution, influenza europea e della nuova Corte Suprema. Il futuro costituzionale del Regno Unito appare incerto, con la necessità di trovare nuovi equilibri oltre la sola tradizione.Riassunto Lungo
1. Libertà radicata nella storia, non in proclami astratti
La libertà e i diritti in Gran Bretagna hanno radici molto diverse rispetto a quelli nati dalla Rivoluzione francese. Mentre la Francia cercava di costruire un nuovo stato basato su idee universali e teoriche di diritti umani, l’Inghilterra ha sempre fondato la sua struttura legale sulla storia e sulla tradizione della common law.La Tradizione Britannica: Diritti Concreti e Storici
La storia inglese mostra un governo dove i poteri sono bilanciati e limitati, con diverse istituzioni che si controllano a vicenda. I diritti non sono visti come concetti astratti validi per tutti, ma come qualcosa che si è sviluppato nel tempo attraverso accordi e consuetudini. Documenti importanti come la Magna Carta e il Bill of Rights non hanno creato nuovi diritti dal nulla, ma hanno confermato e rafforzato libertà che esistevano già nella pratica e nelle decisioni dei tribunali. La vera forza di questi diritti sta nella loro capacità di essere applicati concretamente nelle corti di giustizia, non nel semplice fatto di essere scritti su un documento teorico.Le Critiche all’Approccio Francese
Pensatori come Edmund Burke e Jeremy Bentham, pur avendo idee politiche molto diverse tra loro, hanno criticato l’idea francese dei diritti umani universali. Burke non accettava il modo di pensare astratto della Rivoluzione francese; per lui, la libertà è un’eredità che si tramanda di generazione in generazione, e i diritti sono specifici di un popolo e della sua storia, non validi ovunque allo stesso modo. Vedeva la costituzione inglese come qualcosa che cresce e cambia poco alla volta, senza bisogno di rivoluzioni improvvise. Bentham, invece, con il suo punto di vista basato sull’utilità e sul diritto positivo, considerava i diritti naturali come semplici “sciocchezze” senza una base legale vera. Per lui, le leggi e i diritti esistono perché voluti da chi ha il potere politico e devono servire a migliorare la vita della maggioranza, non a seguire principi teorici. Questa visione condivisa, che rifiuta l’idea di diritti astratti e universali, affonda le sue radici nel modo di pensare inglese basato sull’esperienza concreta. Questa impostazione ha influenzato profondamente il sistema legale inglese, che ancora oggi considera i diritti come qualcosa di tangibile, legato alla storia e alla struttura della società e delle sue istituzioni.Se la libertà è un’eredità storica e concreta, come si giustifica la sua estensione a coloro che non hanno una storia di diritti consolidati, e non è questo un potenziale vizio logico che rischia di perpetuare disuguaglianze storiche in nome della tradizione?
Il capitolo presenta una contrapposizione netta tra l’approccio storico-tradizionale britannico e quello teorico-universale francese alla libertà e ai diritti. Tuttavia, l’argomentazione potrebbe beneficiare di un’analisi più approfondita delle implicazioni pratiche di questa distinzione, soprattutto in relazione a contesti storici e sociali differenti. La critica ai diritti universali, pur fondata sulle posizioni di pensatori come Burke e Bentham, rischia di apparire incompleta senza un’esplorazione delle potenziali criticità insite in un sistema che lega indissolubilmente i diritti alla storia e alla tradizione di un determinato popolo. Per approfondire, sarebbe utile considerare studi di filosofia politica che analizzino le diverse concezioni dei diritti umani, come quelli di John Locke, che pur non essendo un rivoluzionario francese, ha posto le basi per un pensiero sui diritti naturali. Inoltre, un’analisi comparativa dei sistemi legali e delle loro evoluzioni storiche in diverse nazioni potrebbe fornire un contesto più ampio per valutare la validità e i limiti dell’approccio britannico descritto.2. L’Età del Progresso: Contrasti e Diritti tra Vecchio e Nuovo Mondo
Cambiamenti e reazioni in Gran Bretagna
Tra la fine del Settecento e buona parte dell’Ottocento, la Gran Bretagna vive un periodo di grandi trasformazioni che viene chiamato “età del progresso”. La Rivoluzione Industriale cambia profondamente l’economia e la società. Questo sviluppo è favorito da un sistema di leggi flessibile, noto come Common Law, e da un forte senso di libertà individuale tipico della borghesia, che incoraggia il libero scambio di beni e idee. Nonostante questo progresso economico e sociale, la risposta politica del governo è di chiusura. Di fronte ai timori causati dalle rivoluzioni in Francia e alle tensioni all’interno del paese, il governo adotta misure severe. Vengono limitati diritti fondamentali, come la possibilità di non essere arrestati senza un motivo valido (Habeas Corpus), e vengono proibite le associazioni dei lavoratori con leggi specifiche chiamate Combination Acts. Questa linea politica restrittiva rallenta l’espansione dei diritti per tutti i cittadini e il cammino verso una maggiore democrazia.Il nuovo modello degli Stati Uniti
Nello stesso periodo, dall’altra parte dell’Atlantico, negli Stati Uniti d’America, si sviluppa un modo diverso di concepire le leggi e i diritti. Anche se gli americani partono da alcune idee inglesi, come l’opposizione a un potere assoluto e l’uso della Common Law, introducono elementi totalmente nuovi. Decidono di scrivere una Costituzione chiara che stabilisce le regole fondamentali per tutti. Affermano che i diritti delle persone non sono solo privilegi legati alla storia di un paese, ma diritti naturali validi per ogni essere umano, basati sull’idea universale di uguaglianza. Introducono anche un sistema che permette ai giudici di controllare se le leggi rispettano la Costituzione (il cosiddetto judicial review). Questo approccio mette i diritti individuali e l’uguaglianza al centro del sistema legale, superando il vecchio modello inglese che dava molta importanza al governo misto e alla sovranità del Parlamento. Gli Stati Uniti offrono così un nuovo esempio di come costruire una società basata sui diritti.Se la Gran Bretagna, pur innovando economicamente, reprimeva i diritti civili, e gli Stati Uniti, pur partendo da un modello simile, li esaltavano con una Costituzione scritta, come si può affermare che il “progresso” sia stato un fenomeno univoco e lineare, senza considerare le profonde divergenze nell’applicazione pratica dei principi illuministi e la potenziale ipocrisia di un sistema che celebrava la libertà economica mentre negava quella politica?
Il capitolo presenta un quadro comparativo tra Gran Bretagna e Stati Uniti, evidenziando come la prima, pur vivendo un’epoca di progresso industriale, abbia adottato politiche repressive, mentre la seconda abbia posto le basi per una società fondata sui diritti naturali e sull’uguaglianza attraverso una Costituzione scritta e il judicial review. Tuttavia, l’argomentazione potrebbe beneficiare di un’analisi più approfondita delle cause sottostanti a queste divergenze. Sarebbe utile esplorare le differenti filosofie politiche che hanno guidato i due Paesi, magari approfondendo il pensiero di autori come Edmund Burke per comprendere la visione conservatrice britannica e quella di pensatori come Thomas Jefferson per cogliere l’essenza del repubblicanesimo americano. Inoltre, un’analisi delle conseguenze a lungo termine di queste scelte politiche, sia in termini di sviluppo sociale che di stabilità politica, fornirebbe un contesto più completo. È altresì importante considerare come la definizione stessa di “progresso” possa essere contestata, dato che il capitolo sembra privilegiare una visione incentrata sui diritti individuali e sulla democrazia, senza necessariamente esplorare altre metriche di progresso o i costi sociali che tali sviluppi hanno comportato.3. La Via Britannica alle Riforme
Il modo in cui la Gran Bretagna pensava alla costituzione dopo il 1688 puntava a limitare il potere del re (esecutivo) per dare più forza al Parlamento (legislativo). L’obiettivo era proteggere il funzionamento delle istituzioni politiche, non tanto definire diritti che ogni persona ha fin dalla nascita. Invece, il Bill of Rights americano del 1791 creò una netta separazione tra lo stato e i cittadini, riconoscendo diritti che non possono essere tolti, basati sull’idea che esistono per natura. Questo modo di vedere le cose, legato all’idea dei diritti naturali, portò a includere nelle leggi fondamentali concetti come la ricerca della felicità e la dignità umana. Fu un chiaro allontanamento dal modello inglese e promosse l’idea che i diritti valgono per tutti, ovunque.Le idee di Jeremy Bentham per il cambiamento
All’inizio dell’Ottocento, la Gran Bretagna sentiva il bisogno di cambiare, spinta da nuove correnti di pensiero come il liberal-radicalismo. Una figura chiave fu Jeremy Bentham, un pensatore che credeva che le azioni e le leggi dovessero mirare al maggiore benessere per il maggior numero di persone (utilitarismo). Criticava il vecchio sistema legale inglese, basato sulle tradizioni e su una costituzione non scritta (common law), considerandolo superato. Secondo lui, le leggi dovevano essere create in modo logico e chiaro per raggiungere questo obiettivo di benessere. Vedeva il Parlamento, chi fa le leggi, come il potere più importante. Questo potere non doveva essere limitato da regole interne al governo, ma controllato dall’esterno, dalla gente informata e dalla libertà di stampa.I movimenti per le riforme: libero scambio e democrazia
Le idee di riforma ebbero un impatto concreto e ispirarono movimenti importanti. Uno di questi fu l’Anti-Corn Law League (ACLL), che si batté con forza per il libero scambio, opponendosi alle leggi che proteggevano il prezzo del grano inglese e danneggiavano i consumatori. Grazie alla loro azione, fatta di informazione e pressione politica, le leggi sul grano (Corn Laws) furono eliminate nel 1846, favorendo un’economia più aperta. Nello stesso periodo, le difficoltà sociali portarono alla nascita del Cartismo, un movimento che chiedeva cambiamenti politici per rendere il sistema più democratico. Chiedevano, ad esempio, che tutti gli uomini potessero votare e che il voto fosse segreto, presentando le loro richieste attraverso grandi petizioni. Anche se il movimento non riuscì a ottenere subito i suoi obiettivi politici, le sue richieste furono importanti per il dibattito pubblico e spinsero gradualmente la Gran Bretagna verso riforme sia nelle istituzioni che nella società.Se il Rapporto Beveridge ha proposto un sistema di sicurezza sociale “dalla culla alla tomba”, finanziato tramite contributi e tasse, come si concilia questo con l’affermazione che le riforme attuate dal governo laburista del 1945 abbiano creato un’ampia rete di protezioni e servizi pubblici, ma con un’impronta “più centralizzata rispetto all’idea originale di Beveridge”?
Il capitolo presenta una potenziale incongruenza tra la visione di Beveridge e la sua applicazione pratica, suggerendo che la centralizzazione possa aver alterato l’equilibrio finanziario o operativo del sistema. Per comprendere appieno questa discrepanza, sarebbe utile approfondire le teorie economiche relative alla decentralizzazione e ai modelli di finanziamento del welfare state, magari consultando studi sull’opera di William Beveridge e sulle politiche economiche keynesiane applicate in contesti differenti. Analizzare le implicazioni di una gestione centralizzata rispetto a una decentralizzata nella fornitura di servizi sociali potrebbe chiarire la natura di questa “impronta più centralizzata” e le sue conseguenze.7. Il Regno Unito: Diritti, Poteri e un Futuro Incerto
Tra la fine del Novecento e l’inizio del Duemila, il modo in cui il Regno Unito vede e protegge i diritti cambia molto. Dopo un periodo in cui lo stato sociale e i diritti dei cittadini crescono, c’è un cambiamento con il governo di Margaret Thatcher. Questa fase spinge sull’importanza del singolo, riduce le spese dello stato e limita il potere dei sindacati, anche se i servizi sociali di base non vengono smantellati del tutto.La protezione dei diritti: civili e sociali
La protezione dei diritti in tribunale presenta delle debolezze, soprattutto per i diritti sociali. Questi diritti, che richiedono allo stato di spendere soldi, sono considerati una questione che riguarda solo il Parlamento. Questo rispetta l’idea che il Parlamento ha il potere più grande. I diritti civili, invece, sono più protetti dai giudici. Questa protezione aumenta quando il Regno Unito include la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo nella sua legge nazionale con lo Human Rights Act del 1998. Tuttavia, questa legge ha poco effetto sui diritti sociali, mantenendo una differenza tra la protezione dei diritti civili e quella dei diritti sociali.Un nuovo tribunale: la Supreme Court
Un importante cambiamento nelle istituzioni è la creazione della Supreme Court del Regno Unito nel 2009. Questa corte prende il posto della funzione di giudice che prima era svolta dalla Camera dei Lord. Questa novità separa il potere dei giudici da quello di chi fa le leggi, dando più libertà ai giudici. Però, la Supreme Court non è come una corte costituzionale di altri paesi, perché la costituzione britannica non è scritta in un unico documento e ci sono diverse regole legali in uso.Il modello di governo britannico sotto pressione
Il modo tradizionale di governare nel Regno Unito, basato sul potere del Parlamento, su due partiti principali e su regole non scritte (chiamate convenzioni), mostra segni di indebolimento. Il potere del Parlamento è messo in discussione dalla creazione di assemblee locali in Scozia, Galles e Irlanda del Nord, dall’adesione all’Unione Europea e dall’influenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della nuova Supreme Court. Anche le regole non scritte, come quella sulla durata del Parlamento, sono state cambiate.Il futuro incerto
Il futuro del sistema di governo britannico non è chiaro. Una questione fondamentale riguarda il rapporto con l’Unione Europea, con la possibilità di un voto popolare per decidere se il paese debba essere più vicino all’Europa o mantenere una relazione più distante. Le vecchie tradizioni da sole non bastano più a tenere insieme il sistema, e si cercano nuovi modi per bilanciare i poteri e trovare valori comuni.Se la protezione dei diritti sociali è considerata una questione di competenza esclusiva del Parlamento, come può la Supreme Court, istituita per garantire un maggiore controllo sull’operato del governo, intervenire efficacemente per tutelare tali diritti senza minare il principio della supremazia parlamentare?
Il capitolo evidenzia una chiara disparità nella tutela dei diritti civili e sociali, con questi ultimi relegati alla sfera parlamentare e meno protetti dai giudici. Questa dicotomia solleva interrogativi sulla reale efficacia dell’Human Rights Act del 1998 nel garantire un quadro equo per tutti i cittadini. Per approfondire la complessità di questo rapporto tra potere legislativo e giudiziario, e per comprendere meglio le sfide nella tutela dei diritti sociali, sarebbe utile consultare testi che analizzino il costituzionalismo britannico e le teorie sulla separazione dei poteri. Autori come A.V. Dicey, con le sue opere sul diritto costituzionale inglese, o studiosi contemporanei che si occupano di diritto pubblico comparato, potrebbero offrire prospettive illuminanti.Abbiamo riassunto il possibile
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