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Contenuti del libro
Informazioni
“Dialoghi sul clima. Tra emergenza e conoscenza” di Alberto Prestininzi ti porta dritto nel cuore del dibattito sul cambiamento climatico, ma da una prospettiva che non senti spesso. Invece di dare per scontato che l’aumento della CO2 causato dall’uomo sia l’unica o principale causa, il libro mette in discussione questa certezza. Si parla di scienza, di quanto sia fondamentale basarsi su dati scientifici misurati e non solo su modelli climatici teorici, e di come l’università dovrebbe essere il luogo per questo confronto aperto. Scopri come la “finanza verde” e la “transizione ecologica” muovano enormi somme di denaro, sollevando dubbi sui veri obiettivi dietro queste politiche e sui loro costi nascosti, tipo l’impatto ambientale dell’estrazione dei materiali per le energie rinnovabili. Il libro esplora i cicli naturali del clima terrestre, mostrando come la Terra abbia sempre avuto periodi caldi e freddi, e suggerisce che l’aumento della CO2 possa anche avere effetti benefici, tipo per l’agricoltura. Viene sottolineato come l’attenzione al clima stia forse distogliendo l’attenzione da problemi ambientali concreti come l’inquinamento. È un invito a pensare in modo critico, a cercare la verità basata sull’evidenza e a non farsi trascinare da ideologie o interessi economici, riportando la ricerca scientifica alla sua missione per il benessere.Riassunto Breve
Il dibattito sul cambiamento climatico è acceso, con chiari andamenti osservati nelle temperature e nelle precipitazioni, ma le cause e i meccanismi non sono definiti con certezza. Molti studi indicano le emissioni umane di gas serra, specialmente la CO2, come unica causa, ma la quota esatta del riscaldamento attribuibile all’uomo non è stabilita con precisione. È fondamentale un confronto scientifico aperto basato su dati misurati, non solo su modelli teorici, specialmente perché cresce la preoccupazione che le decisioni politiche si basino su modelli piuttosto che su misurazioni reali. Esiste una prospettiva che considera il cambiamento climatico principalmente un fenomeno naturale e la CO2 un elemento benefico, sostenendo che non vi sia una crisi climatica. La scienza richiede attività sperimentale e analisi di dati per testare ipotesi. Le Università dovrebbero concentrarsi su scienza e tecnologia sperimentale per il benessere, con l’energia nucleare vista come una fonte promettente a differenza delle rinnovabili intermittenti. Grandi somme di denaro sono coinvolte nelle politiche climatiche globali, con meccanismi come l’ETS che generano mercati del carbonio legati a speculazione e frodi, con riduzioni minime delle emissioni europee rispetto al totale globale. L’interpretazione scientifica presenta incertezze; l’IPCC attribuisce quasi tutto il riscaldamento recente all’uomo basandosi su modelli con limiti nella stima della sensibilità climatica e nella scelta dei dati. Studi alternativi suggeriscono un ruolo più significativo per fattori naturali come le oscillazioni solari e astronomiche. La spinta verso la “finanza verde” sembra più legata a una riorganizzazione economica e a nuove opportunità di profitto che a una risposta a un’emergenza scientificamente certa, comportando costi elevati per i cittadini. Le scienze geologiche mostrano che il clima terrestre è sempre cambiato naturalmente, con periodi caldi significativi nel passato, come l’Optimum Climatico Olocenico, il Periodo Caldo Romano e il Periodo Caldo Medievale, con temperature pari o superiori a quelle attuali. Il riscaldamento recente è visto come una continuazione della ripresa dalla Piccola Era Glaciale. Non si osserva una correlazione diretta tra l’aumento della CO2 e le temperature negli ultimi 150 anni; ci sono stati periodi di stabilità o diminuzione della temperatura nonostante l’aumento della CO2. I modelli climatici che attribuiscono il riscaldamento all’uomo non riproducono accuratamente le variazioni climatiche passate e presentano discrepanze con le misurazioni reali. Eventi meteorologici estremi non mostrano un aumento significativo di numero o intensità ; l’aumento dei danni è legato all’urbanizzazione. Le variazioni climatiche sono governate da cause naturali, non dall’attività umana; gli sforzi per ridurre la CO2 sono considerati inefficaci per controllare il clima. Il clima terrestre presenta variazioni naturali su scale temporali ampie, con cicli glaciali e interglaciali. L’effetto serra naturale è fondamentale, con il vapore acqueo come principale gas serra. L’aumento della CO2 è iniziato prima delle emissioni antropiche significative, suggerendo un contributo naturale, forse legato al riscaldamento degli oceani. Le emissioni umane sono una piccola percentuale del totale. La distribuzione quasi uniforme della CO2 solleva dubbi sul ruolo dominante delle emissioni umane. A livelli elevati, l’effetto riscaldante della CO2 potrebbe saturarsi. Dati storici mostrano spesso l’aumento di temperatura che precede quello della CO2. I modelli climatici presentano incertezze, specialmente nella rappresentazione delle nubi. Di fronte ai cambiamenti, si confrontano mitigazione (riduzione emissioni) e adattamento. La mitigazione basata sulla riduzione della CO2 antropica appare poco efficace globalmente, mentre l’adattamento offre benefici concreti indipendentemente dalla causa. L’Italia dipende dai combustibili fossili; la transizione alle rinnovabili intermittenti richiede investimenti in stoccaggio. L’analisi dei dati storici non mostra un aumento globale significativo di eventi estremi; l’incremento dei danni è spesso legato a miglioramenti nella raccolta dati, crescita della popolazione e urbanizzazione. La definizione di temperatura media globale presenta incertezze. I modelli climatici presentano differenze e incertezze, specialmente sulla sensibilità climatica e il ruolo delle nubi; le stime basate sulle osservazioni tendono a suggerire sensibilità più basse rispetto a molti modelli. Il consenso scientifico citato spesso si riferisce a una generica influenza umana, non a una quantificazione precisa. L’agricoltura è fondamentale per la sicurezza alimentare; l’aumento della CO2 favorisce la crescita delle piante e l’efficienza nell’uso dell’acqua (“global greening”), contribuendo all’incremento delle rese agricole. L’agricoltura assorbe molto più carbonio di quanto ne emetta. L’innovazione tecnologica in agricoltura è essenziale per affrontare le sfide future. La CO2 è un componente fondamentale dell’atmosfera, essenziale per la vita e la fotosintesi; alla sua bassa concentrazione attuale non è un inquinante tossico, anzi favorisce la vegetazione. I cambiamenti climatici sono influenzati principalmente da fattori naturali, con un impatto umano considerato marginale. Un clima più caldo presenta benefici per la salute umana, riducendo la mortalità legata al freddo. Le politiche di contrasto, come l’obiettivo “Zero Netto”, sono viste come costose, dannose e basate su modelli inadeguati e scienza politicizzata. La transizione verso energie rinnovabili e veicoli elettrici richiede enormi quantità di metalli critici (rame, litio, cobalto, terre rare), con riserve e capacità estrattive insufficienti e impatti ambientali devastanti (distruzione habitat, inquinamento) e sociali (sfruttamento lavoro minorile/forzato). Le attuali strategie di decarbonizzazione creano tensioni economiche e sociali, specialmente nei Paesi in via di sviluppo. L’uso di colture alimentari per biocarburanti sottrae risorse all’alimentazione. Un approccio alternativo si basa su soluzioni locali e integrate: gestione del territorio (forestazione, agricoltura rigenerativa), efficienza energetica, bioeconomia. L’attenzione al surriscaldamento globale ha origine da iniziative come quelle del Club di Roma, che hanno usato modelli con variabili limitate per creare scenari catastrofici. Accordi internazionali come Kyoto e Parigi si concentrano sulla riduzione della CO2, ritenuta la principale responsabile, affidando all’IPCC il ruolo di unica fonte scientifica. Tuttavia, esistono studi e dati che presentano prospettive diverse; rapporti passati indicavano una potenziale era glaciale e incertezza sulle cause. Dati recenti mostrano cali significativi della temperatura. Molti scienziati esprimono disaccordo sulla teoria dominante. Lo scandalo Climategate ha sollevato dubbi sulla gestione dei dati. L’Accordo di Parigi si concentra sul clima e dedica poca attenzione ai problemi concreti del danno ambientale: inquinamento da rifiuti, urbanizzazione incontrollata, agricoltura intensiva (allevamenti, consumo idrico). L’economia verde spesso si traduce in grandi affari finanziari legati a strumenti per energie alternative e gestione rifiuti, non in una reale riduzione dell’impatto ambientale. Il concetto di effetto serra viene spesso presentato in modo distorto. Il dibattito internazionale focalizzato sul clima sembra distogliere l’attenzione dai problemi ambientali concreti, forse a causa di interessi economici che traggono profitto dalle pratiche distruttive. Le vere emergenze sono l’inquinamento globale e la necessità di energia a basso costo e compatibile con le risorse. Investire massicciamente nella ricerca basata su dati reali è un dovere etico.Riassunto Lungo
1. Oltre la CO2: Scienza e Dibattito sul Clima
Il dibattito sul cambiamento climatico è molto acceso. Si notano chiaramente cambiamenti nelle temperature e nelle precipitazioni, ma non è del tutto certo quali siano le cause esatte e come funzionino questi fenomeni. Molti studi indicano che l’unica causa siano le emissioni di gas serra prodotte dall’uomo, specialmente l’aumento della CO2. È necessario ridurre l’inquinamento, usare le risorse in modo sostenibile e prepararsi ad affrontare i cambiamenti climatici. Tuttavia, non è stato stabilito con precisione quanto del riscaldamento globale sia effettivamente causato dalle attività umane.La Scienza e il Ruolo dell’UniversitÃ
È fondamentale un confronto scientifico aperto e rigoroso, che si basi su dati misurati e verificati, oltre che su modelli che riproducano fedelmente ciò che si osserva. L’Università è il luogo ideale per questo tipo di discussione. Esiste una visione diversa che considera il cambiamento climatico principalmente un evento naturale e la CO2 un elemento positivo, affermando che non ci sia una vera crisi climatica in atto. La scienza si fonda sull’attività sperimentale, sulla raccolta e l’analisi dei dati per verificare le ipotesi e avvicinarsi alla verità scientifica. La conoscenza pratica che deriva dalle misurazioni è indispensabile per prendere decisioni sensate, soprattutto quando i modelli teorici basati su ipotesi non sono molto affidabili.Cresce la preoccupazione che le scelte politiche si basino sempre più su modelli teorici anziché su misurazioni reali, portando a decisioni fondate su idee preconcette. Questo allontana la ricerca universitaria dal suo scopo principale e la spinge verso scontri politici. Le soluzioni tecniche davvero efficaci si basano su dati sperimentali sicuri, non su ipotesi speculative. I campus universitari dovrebbero essere luoghi dove si promuove il pensiero critico e la ricerca della verità scientifica basata su osservazioni concrete. Le idee nuove devono essere accolte e discusse apertamente, non messe a tacere. Estremismi e politica non dovrebbero influenzare l’attività universitaria.Le Università scientifiche e tecniche dovrebbero tornare a dedicarsi allo sviluppo di scienza e tecnologia sperimentale per migliorare la vita delle persone. L’energia nucleare, che si basa su misurazioni tecniche precise, sembra una fonte energetica promettente per il futuro, a differenza delle fonti che dipendono dalle condizioni atmosferiche come il solare e l’eolico. È necessario un vero dialogo basato su prove scientifiche per affrontare temi complessi come il clima, riconoscendo che è un sistema intricato che va oltre la sola CO2. Le vere urgenze sono l’inquinamento globale e la necessità di avere energia a basso costo e compatibile con le risorse disponibili. Investire in modo consistente nella ricerca è un dovere morale per garantire un futuro migliore.Se “molti studi indicano che l’unica causa siano le emissioni di gas serra prodotte dall’uomo”, perché il capitolo afferma subito dopo che “non è stato stabilito con precisione quanto del riscaldamento globale sia effettivamente causato dalle attività umane”?
Il capitolo presenta una certa ambiguità riguardo al ruolo delle attività umane nel cambiamento climatico. Affermare che “molti studi indicano che l’unica causa” siano le emissioni umane, per poi aggiungere che “non è stato stabilito con precisione quanto” sia causato dall’uomo, crea confusione e non riflette accuratamente lo stato attuale della conoscenza scientifica. Il consenso scientifico, espresso da organismi internazionali, è molto più netto nell’attribuire la maggior parte del riscaldamento osservato all’influenza umana. La “precisione” nella quantificazione non implica incertezza sulla causa principale. Per comprendere meglio questo punto, è fondamentale consultare le fonti che riassumono il consenso scientifico sul clima. Approfondire la climatologia e la metodologia scientifica usata in questo campo può chiarire come vengono stabiliti i nessi causali e come vengono utilizzati e validati i modelli climatici. Autori come S. Rahmstorf o K. Trenberth, che sono figure chiave nella climatologia, possono offrire una prospettiva basata sull’evidenza.2. La Finanza Verde e i Dubbi sul Clima
La Finanza per il Clima: Mercati e Dubbi
Grandi somme di denaro si muovono nel campo delle politiche climatiche globali. L’Europa ha messo in piedi sistemi come l’ETS, che permette lo scambio di quote di emissione di anidride carbonica tra aziende. Esiste anche il CDM, pensato per finanziare progetti che riducono le emissioni in altri paesi. Questi meccanismi offrono alle imprese la possibilità di comprare permessi invece di investire direttamente nella riduzione delle proprie emissioni inquinanti. Il mercato del carbonio in Europa è enorme, con un valore che raggiunge centinaia di miliardi di euro ogni anno. Purtroppo, una parte consistente di questo valore è legata a fenomeni di speculazione e persino a frodi. Nonostante tutti questi sforzi e gli investimenti massicci, la riduzione delle emissioni in Europa incide pochissimo sul totale mondiale. Inoltre, le importazioni di prodotti da paesi dove la produzione inquina molto finiscono per vanificare le riduzioni ottenute all’interno dell’Europa.Le Interpretazioni Scientifiche e le Loro Incertezze
Accanto agli aspetti finanziari, l’interpretazione scientifica del cambiamento climatico presenta diverse incertezze che alimentano il dibattito. Il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) sostiene che quasi tutto il riscaldamento osservato di recente sia causato dalle attività umane. Questa conclusione si basa in gran parte sull’uso di modelli climatici computerizzati. Tuttavia, questi modelli hanno dei limiti riconosciuti, uno dei quali è la notevole variabilità nella stima della sensibilità climatica. Questo dato indica quanto il clima si riscalderebbe in risposta a un aumento della CO2 nell’atmosfera. La scelta dei dati utilizzati per i modelli influisce molto sui risultati; ad esempio, l’inclusione dell’effetto isola di calore delle città può alterare le medie globali. Anche i dati sull’irraggiamento solare, che secondo alcuni studi potrebbero essere sottovalutati nei modelli attuali, giocano un ruolo importante. Alcune ricerche alternative suggeriscono che fattori naturali, come i cicli del sole e le variazioni astronomiche, potrebbero avere un peso maggiore nel determinare i cambiamenti del clima. Queste prospettive diverse portano a ipotizzare che il riscaldamento futuro potrebbe essere meno drastico rispetto alle previsioni basate sui modelli che indicano un’alta sensibilità climatica.Costi Sociali e Obiettivi Economici
La forte spinta verso la cosiddetta “finanza verde” e gli ingenti investimenti nel settore delle energie pulite sembrano guidati da logiche che vanno oltre la semplice risposta a un’emergenza climatica. Grandi istituzioni finanziarie e figure molto ricche promuovono attivamente questi investimenti. Questa tendenza appare più legata a una profonda riorganizzazione dell’economia mondiale e alla creazione di nuove e lucrative opportunità di profitto. Le politiche climatiche attuali, pur ambiziose, comportano costi considerevoli per i cittadini, spesso attraverso tasse o aumenti dei prezzi. Queste spese ingenti riducono di conseguenza i fondi disponibili per altri settori sociali cruciali, come la sanità o l’istruzione. Allo stesso tempo, l’effettiva efficacia di queste misure nel ridurre la quantità totale di CO2 presente nell’atmosfera terrestre appare, almeno finora, piuttosto limitata.Considerando le incertezze scientifiche, i costi sociali elevati e i dubbi sulla reale efficacia globale, la spinta verso la finanza verde è davvero guidata dall’emergenza climatica o da altre logiche?
Il capitolo solleva interrogativi cruciali sul vero motore delle attuali politiche climatiche, evidenziando come, accanto alle dichiarazioni d’intenti, emergano incertezze scientifiche sui modelli climatici, dubbi sull’efficacia reale dei meccanismi finanziari come l’ETS (citando speculazione e impatto globale limitato) e la percezione che ingenti investimenti nel settore verde possano servire più a una riorganizzazione economica a vantaggio di pochi che a una risposta efficace all’emergenza. Per approfondire queste tematiche e formarsi un’opinione più completa, è utile esplorare la letteratura sulla critica della finanza, l’economia politica del cambiamento climatico e i dibattiti sulla modellistica climatica. Approfondire le opere di autori che analizzano criticamente i sistemi finanziari globali o che discutono le complessità e le incertezze della scienza del clima può fornire strumenti utili per rispondere a questi interrogativi.3. Cicli Naturali e Fatti sul Clima
Le scienze geologiche, attraverso lo studio di rocce, fossili e ghiacciai, dimostrano che il clima della Terra ha subito continue variazioni nel corso di miliardi di anni. Si sono alternati lunghi periodi freddi, caratterizzati da estese glaciazioni, e periodi caldi. Per ricostruire le temperature del passato, si utilizzano diversi metodi, come l’analisi degli isotopi dell’ossigeno presenti nei sedimenti e lo studio dei depositi lasciati dai ghiacciai, come le morene e le varve. Questi strumenti offrono una finestra sulle condizioni climatiche che si sono verificate sulla Terra milioni di anni fa.Testimonianze di periodi caldi passati
Anche in tempi relativamente recenti, esistono prove di periodi significativamente più caldi rispetto a oggi. Tra questi, spiccano l’Optimum Climatico Olocenico, che si verificò circa 7500-4500 anni fa, il Periodo Caldo Romano, esteso approssimativamente dal 200 a.C. al 400 d.C., e il Periodo Caldo Medievale, durato circa dal 900 al 1300 d.C. Durante questi intervalli, le temperature raggiunsero livelli pari o superiori a quelli attuali. Ritrovamenti archeologici e geologici, come la mummia del Similaun, nota come “Ötzi”, o strati di torba scoperti sotto i ghiacciai alpini, confermano che in passato le condizioni erano più calde e i ghiacciai meno estesi di quanto lo siano oggi.L’influenza dei fattori naturali
Il clima terrestre è profondamente influenzato da numerosi fattori naturali. L’attività tettonica delle placche, ad esempio, contribuisce al calore interno del pianeta e genera fenomeni vulcanici che possono alterare temporaneamente l’atmosfera. Il riscaldamento osservato negli ultimi secoli può essere interpretato come una naturale continuazione della ripresa climatica seguita alla Piccola Era Glaciale, un periodo freddo che si è concluso all’incirca nel 1850. Questi processi naturali giocano un ruolo predominante nel determinare le variazioni climatiche a lungo termine.CO2 e temperature recenti
Analizzando gli ultimi 150 anni, non si osserva una correlazione diretta e costante tra l’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera e l’andamento delle temperature globali. Ci sono stati intervalli di tempo, come il periodo tra il 1940 e il 1980 o quello tra il 2000 e il 2014, in cui le temperature sono rimaste stabili o hanno mostrato una leggera diminuzione, nonostante le emissioni di CO2 abbiano continuato a crescere in modo significativo. Questo suggerisce che altri fattori, oltre alla CO2, influenzino in modo determinante il clima.Modelli climatici ed eventi estremi
I modelli climatici che attribuiscono il riscaldamento recente principalmente all’attività umana incontrano difficoltà nel riprodurre accuratamente le variazioni climatiche del passato. Inoltre, presentano spesso discrepanze rispetto alle misurazioni reali delle temperature atmosferiche. Per quanto riguarda gli eventi meteorologici estremi, come gli uragani, le statistiche non mostrano un aumento significativo nel loro numero o nella loro intensità negli ultimi decenni, contrariamente a quanto a volte viene affermato. L’incremento dei danni registrati in seguito a questi eventi è più strettamente legato all’aumento dell’urbanizzazione e della densità abitativa nelle aree a rischio. Le variazioni del clima sono quindi governate principalmente da cause naturali, e gli sforzi volti a ridurre le emissioni di CO2 sono considerati inefficaci per esercitare un controllo significativo sul clima globale.Se l’influenza umana sui cambiamenti climatici è “considerata limitata”, perché la comunità scientifica globale è quasi unanime nell’attribuire la responsabilità principale alle attività antropiche?
Il capitolo presenta una visione dei cambiamenti climatici che diverge significativamente dal consenso scientifico prevalente, attribuendo la causa principalmente a fenomeni naturali e minimizzando il ruolo umano. Questa prospettiva, pur legittima nel dibattito, ignora il vasto corpo di ricerca e le conclusioni di organismi internazionali come l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), che documentano in modo approfondito l’impatto predominante delle emissioni di gas serra di origine antropica. Per comprendere appieno la complessità del dibattito e valutare la solidità delle diverse argomentazioni, è fondamentale approfondire le basi della climatologia, la fisica dell’atmosfera e l’analisi dei dati climatici a lungo termine, consultando direttamente le fonti scientifiche e i rapporti di sintesi prodotti dalle principali istituzioni di ricerca sul clima.7. La Fabbrica del Clima e l’Ambiente Dimenticato
L’attenzione verso il surriscaldamento globale comincia con le attività del Club di Roma, nato nel 1968. Questo gruppo, supportato dal Gruppo Rockefeller, diffonde rapporti influenti come “I limiti dello sviluppo” nel 1972, che usano modelli semplificati per presentare scenari futuri allarmanti. Questi scenari hanno contribuito a dirigere l’attenzione del pubblico e della politica su questi temi. In seguito, sono stati firmati accordi internazionali importanti, come il Protocollo di Kyoto nel 1997 e l’Accordo di Parigi nel 2015. L’Accordo di Parigi si propone di limitare l’aumento della temperatura media globale a meno di 2°C rispetto all’era preindustriale, concentrandosi sulla riduzione dei gas serra, specialmente la CO2, considerata la causa principale dei cambiamenti climatici legati all’uomo. L’accordo prevede un grande impegno economico annuale, di almeno 100 miliardi di dollari, e crea vari organismi di controllo, riconoscendo l’IPCC come l’unica fonte scientifica ufficiale.Diverse Prospettive Scientifiche
Esistono però studi e dati scientifici che offrono punti di vista differenti. Già negli anni ’70, alcuni rapporti suggerivano la possibilità di una nuova era glaciale e sottolineavano la grande incertezza sulle cause dei cambiamenti climatici, ritenendo impossibile prevederli con precisione. Dati più recenti, come quelli pubblicati dalla NASA nel 2019, hanno mostrato cali significativi della temperatura media globale in brevi periodi. Molti scienziati non concordano con la teoria principale che attribuisce il surriscaldamento all’attività umana, mettendo in risalto quanto sia complesso il sistema climatico e quanto sia difficile creare modelli esatti. Lo scandalo Climategate del 2009 ha inoltre sollevato dubbi sulla trasparenza nella gestione dei dati scientifici da parte dell’IPCC.I Danni Ambientali Spesso Ignorati
Mentre l’Accordo di Parigi si concentra sulla gestione del clima, dedica poca attenzione ai problemi concreti che danneggiano l’ambiente. L’inquinamento, per esempio, provoca danni diretti e misurabili che rendono il pianeta meno vivibile. Questo inquinamento deriva da pratiche come la produzione eccessiva di rifiuti, considerando che gran parte di ciò che compriamo è imballaggio inutile. Contribuiscono anche l’urbanizzazione che non tiene conto dell’ambiente, dato che le città usano il 75% delle risorse su meno del 5% delle terre emerse, e l’agricoltura intensiva. Per produrre 1 kg di carne bovina servono 15.000 litri d’acqua, e gli allevamenti sono una fonte importante di gas serra e inquinamento delle falde acquifere. La cosiddetta economia verde, presentata come soluzione, spesso si trasforma in grandi affari finanziari legati alla produzione di tecnologie per energie alternative e alla gestione dei rifiuti, piuttosto che portare a una vera riduzione dell’impatto ambientale. Il concetto di effetto serra, che è un fenomeno naturale essenziale per la vita sulla Terra, viene spesso presentato in modo non corretto nei trattati internazionali. Il dibattito a livello mondiale, concentrato sul clima, sembra così distogliere l’attenzione dai problemi ambientali più vicini e concreti, forse perché ci sono interessi economici che beneficiano delle pratiche attuali che danneggiano l’ambiente.Ma se la scienza del clima è così incerta e piena di “diverse prospettive”, perché il capitolo non spiega come si forma il consenso scientifico su temi complessi?
Il capitolo presenta esempi di incertezza storica e dati a breve termine per suggerire un ampio disaccordo scientifico sulla causa del riscaldamento globale. Tuttavia, questo approccio rischia di semplificare eccessivamente il dibattito e di ignorare il processo attraverso cui la comunità scientifica, nel suo complesso, giunge a conclusioni basate sull’accumulo di prove. La scienza del clima, come molte discipline complesse, si basa su modelli, statistiche e un vasto corpo di ricerca peer-reviewed. Per comprendere appieno le posizioni in campo, è utile studiare la metodologia scientifica, l’analisi statistica dei dati ambientali e il ruolo degli organismi di sintesi scientifica. Approfondire autori che hanno scritto sulla filosofia della scienza e sulla sociologia della conoscenza scientifica può fornire gli strumenti critici per valutare le affermazioni sulla certezza o incertezza in campi come la climatologia.Abbiamo riassunto il possibile
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