Contenuti del libro
Informazioni
“Della certezza” di Ludwig Wittgenstein non è il solito libro sulla conoscenza, ma un’immersione profonda nel significato di “sapere” e “dubitare”. Partendo dall’idea che il nostro senso comune non è innato ma plasmato dalla scienza e dalla filosofia, il testo esplora come la certezza non sia una qualità assoluta delle cose, ma emerga dal nostro uso del linguaggio. Wittgenstein ci mostra che il sapere è radicato in un “gioco linguistico” e in pratiche sociali condivise, dove il dubbio ha senso solo sullo sfondo di credenze fondamentali che accettiamo senza metterle in discussione. Queste certezze basilari, i veri “cardini” del nostro pensiero e del nostro agire, non sono verità logiche autoevidenti, ma regole implicite che strutturano la nostra esperienza e limitano la portata del dubbio. È un viaggio affascinante attraverso i confini del linguaggio e della conoscenza umana.Riassunto Breve
Il senso comune non è una caratteristica innata dell’essere umano, ma è profondamente modellato dalle teorie scientifiche e filosofiche. A partire dal diciassettesimo secolo, la scienza meccanicista ha separato il mondo fisico dalle qualità sensoriali come colori e odori, considerandole soggettive e svalutando il modo in cui il senso comune percepisce la realtà. Questo ha fatto apparire il senso comune come un insieme di idee superate dalla scienza. In realtà, il senso comune è plasmato dalle tecniche scientifiche e filosofiche; ciò che è stato rifiutato come opinione errata era in precedenza parte del sapere scientifico. Il senso comune non è un punto di partenza autonomo, ma il risultato di una “degradazione” scientifica, un sapere non più riconosciuto come valido, subordinato al discorso scientifico dominante. Anche se offre una guida pratica, rimane definito e limitato dalla scienza. Il senso comune può servire da base per la scienza, ma questa se ne distacca presto. È legato alla grammatica e alle convenzioni linguistiche; le sue certezze non sono verità autoevidenti, ma regole grammaticali e decisioni implicite che guidano la condotta e l’interpretazione del mondo, prodotto di addestramento sociale e linguistico. Il sapere non è solo constatare fatti, ma è radicato nel linguaggio e nel suo uso. Dire “Io so” si inserisce in interazioni linguistiche dove il significato emerge dall’uso delle parole. La certezza soggettiva è diversa dal sapere oggettivo, che richiede validazione esterna. Il dubbio presuppone un terreno di certezze; dubitare di tutto è impraticabile. Le basi del sapere sono proposizioni interconnesse che si sostengono a vicenda, apprese fin da piccoli, che formano l’orizzonte per valutare verità e falsità. L’esperienza è interpretata alla luce delle credenze esistenti. Educazione e scienza consolidano le certezze condivise. La giustificazione si ferma a principi non fondati ma essenziali per agire e giudicare. Il sapere è un costrutto linguistico e sociale; la certezza è una funzione del ruolo delle proposizioni nei giochi linguistici e nelle pratiche condivise. La pretesa di sapere implica dare ragioni valide all’interno di questo sistema, riconoscendo credenze fondamentali accettate senza dubbio. Mettere in discussione le leggi naturali e l’induzione durante l’apprendimento è controproducente; un dubbio sistematico blocca il progresso. Non tutti i dubbi sono validi nel contesto della conoscenza. Esiste una zona sfumata tra proposizioni logiche ed empiriche. Ogni affermazione empirica può diventare un postulato o una norma. La ragionevolezza di una credenza cambia nel tempo e nelle culture, ma in ogni epoca, la persona ragionevole accetta come indubitabili alcune verità fondamentali: l’esistenza della Terra prima della nascita, la vita sulla sua superficie, la propria identità. Queste non sono scelte arbitrarie, ma la base per qualsiasi gioco di conoscenza. L’agire umano si basa sulla credenza e sulla sicurezza; dubitare delle verità basilari è anomalo. Il dubbio è specifico. Il sistema giudiziario si basa sulla probabilità. La sicurezza di alcune proposizioni è simile alla certezza matematica. Queste proposizioni esenti da dubbio sono i cardini delle nostre domande. La ricerca scientifica presuppone che alcune cose non siano messe in discussione. La vita si fonda sull’accettazione di certezze. Fare una domanda presuppone comprensione linguistica e stabilità dei significati. La sicurezza di “io so” indica l’incapacità di concepire un dubbio plausibile, una sicurezza tranquilla, una forma di vita oltre la giustificazione, quasi istintuale. Il linguaggio nasce dalla fiducia in queste certezze fondamentali; il dubbio ha senso solo sullo sfondo di questa sicurezza. Ci si interroga sull’affidabilità della fisica per l’azione, o se la “ragione valida” sia una costruzione linguistica. Incontrare chi preferisce un oracolo alla fisica mostra uno scontro tra sistemi di regole, “giochi linguistici”. Quando principi inconciliabili si scontrano, si tende a considerare l’altro irrazionale; la persuasione è il limite delle ragioni. La certezza che l’acqua sul fuoco non geli è diversa dallo stupore di vederlo accadere, o dal caos di dubitare dell’identità di un amico. Essere contraddetti universalmente sul nome di una persona distrugge la base del giudizio. La possibilità di giudicare dipende dalla regolarità delle cose. Eventi estremi possono compromettere la sicurezza di un gioco. La regolarità rende possibile l’induzione. Rassicurazioni come “Di questo puoi fidarti” sono parte del linguaggio, giustificate o meno dagli eventi. Esiste un gioco linguistico per tali rassicurazioni. L’uso di “Io so” è corretto in contesti specifici, anche per affermazioni esistenziali. La fallibilità esiste nel linguaggio, ma il dubbio incessante è privo di significato. Alcune proposizioni sono escluse dal dubbio, parte della logica del gioco linguistico. L’identità personale è fondamentale ma non una proposizione logica in questo senso. Affermare “Su questo non posso sbagliarmi” descrive una modalità di asserzione legata alla sicurezza della memoria, giustificata dalla sua generale affidabilità. Anche in caso di errore, l’espressione qualifica l’asserzione nel gioco linguistico e si riferisce al soggetto. Conferisce valore di certezza nel linguaggio ordinario. Si distinguono errori previsti nel gioco da irregolarità eccezionali che mettono in crisi il sistema. Si può convincere altri della propria certezza, ma non escludere sogni o illusioni. Alcuni errori sono eliminabili, come nei calcoli verificati. La certezza matematica non è qualitativamente diversa da quella empirica, entrambe basate su operazioni umane fallibili. Proposizioni matematiche e alcune non matematiche hanno uno status di incontestabilità, fungendo da cardini. L’obiezione dell’illusione può essere mossa anche contro la matematica. Affermazioni come “Non posso sbagliarmi di aver pranzato” o sul proprio nome esprimono una certezza pratica, non assoluta. Anche sbagliando, si ha il diritto di dirlo, perché qualifica l’asserzione nel gioco linguistico. È giustificato in contesti specifici di esperienza diretta e recente. Affermazioni fatte sotto narcosi o in sogno non hanno lo stesso valore di verità sulla realtà esterna.Riassunto Lungo
1. L’Ombra Lunga della Scienza sul Senso Comune
Non si nasce con il senso comune, non è qualcosa di spontaneo. Al contrario, il senso comune è profondamente influenzato dai metodi e dalle teorie della scienza e della filosofia.La Scienza Meccanicista e la Svalutazione del Senso Comune
Nel XVII secolo, la scienza meccanicista ha creato una divisione netta. Ha tolto al mondo fisico qualità che percepiamo con i sensi, come sapori, odori e colori. Queste qualità sono state relegate alla sfera personale, considerate soggettive. Così, i modi comuni in cui percepiamo la realtà sono stati sminuiti. Questa operazione ha fatto apparire il senso comune come un insieme di idee vecchie, superate e rifiutate dalla scienza.Il Senso Comune Come Prodotto della Scienza
In realtà, il senso comune è come un terreno modellato dalle tecniche del sapere scientifico e filosofico. Le qualità che personaggi come Descartes e Hobbes hanno rifiutato, considerandole soggettive o errori del senso comune, sono in realtà il linguaggio e le esperienze concrete della scienza precedente all’epoca meccanicista. Prima di essere attribuite al senso comune, le qualità sensibili erano parte integrante del sapere scientifico e filosofico. Quindi, il senso comune non è un punto di partenza indipendente. È piuttosto il risultato di un “declassamento” scientifico, un insieme di conoscenze che non sono più considerate sapere valido.Il Senso Comune e il Discorso Scientifico Dominante
Il senso comune si presenta come un discorso senza una voce autonoma, sottomesso al modo in cui il discorso scientifico principale lo definisce. Non è una fonte originale di verità. È piuttosto uno spazio dove le teorie scientifiche e filosofiche mettono da parte ciò che considerano non scientifico. Anche quando il senso comune sembra dare consigli pratici per la vita di tutti i giorni, come diceva Locke, resta comunque definito e limitato rispetto al campo della scienza.L’Interazione tra Scienza e Senso Comune
Il rapporto tra scienza e senso comune non va in una sola direzione. Il senso comune può essere uno sfondo o un punto di partenza per la scienza. Offre un’esperienza di base da cui il pensiero scientifico può svilupparsi, come suggeriva Mach. Però, anche in questo caso, la scienza si allontana presto dal senso comune, cercando di raggiungere obiettivi di conoscenza propri.Il Senso Comune Come Sistema di Regole Linguistiche
Infine, Wittgenstein mostra come il senso comune sia legato in modo essenziale alla grammatica e alle regole del linguaggio. Le certezze del senso comune, come quelle studiate da Moore, non sono verità assolute e ovvie. Sono piuttosto regole grammaticali che danno forma alla nostra esperienza. In questo senso, il senso comune non è un modo di conoscere immediato, ma un insieme di regole e decisioni, spesso nascoste, che guidano il nostro comportamento e il nostro modo di capire il mondo. È il risultato di un apprendimento sociale e linguistico, non una base di conoscenza indipendente.Se il senso comune è meramente un “declassamento” di teorie scientifiche passate, come si spiega la sua persistente capacità di critica e innovazione nei confronti delle nuove teorie scientifiche?
Il capitolo presenta il senso comune come un derivato passivo del discorso scientifico, quasi una collezione di scarti del pensiero scientifico. Tuttavia, la storia della scienza è costellata di esempi in cui il senso comune, o intuizioni pre-teoriche, hanno giocato un ruolo cruciale nel mettere in discussione e talvolta nel sovvertire paradigmi scientifici consolidati. Per comprendere meglio questa dinamica complessa, sarebbe utile approfondire la storia e la filosofia della scienza, esplorando autori come Thomas Kuhn e Paul Feyerabend, che hanno analizzato criticamente il rapporto tra scienza, conoscenza comune e progresso scientifico.2. Il Gioco Linguistico del Sapere
Il sapere non è solo conoscere dei fatti. È qualcosa di più profondo, legato al linguaggio e a come lo usiamo. Dire “Io so” non significa solo avere un’idea nella testa. Significa partecipare a una conversazione, dove il significato delle parole nasce da come le usiamo insieme agli altri. Essere “sicuri” di qualcosa è diverso dal sapere davvero. Il vero sapere ha bisogno di essere confermato anche da altri.Il ruolo del dubbio
Il dubbio è molto importante quando parliamo di sapere. Ma non possiamo dubitare di tutto senza motivo. Dubitare ha senso solo se siamo già sicuri di alcune cose. Non possiamo mettere in dubbio ogni cosa perché il dubbio funziona solo se abbiamo delle basi solide, delle credenze che consideriamo vere. Queste credenze sono come le fondamenta del nostro sapere. Impariamo queste basi fin da bambini e ci aiutano a capire cosa è vero e cosa è falso.L’importanza dell’esperienza e dell’educazione
L’esperienza è fondamentale per costruire le nostre certezze, ma non basta viverla e basta. Dobbiamo interpretare quello che viviamo, capirlo con le idee che abbiamo già in testa. Anche l’istruzione e la scienza sono importanti per rendere più forti le nostre certezze. Ci aiutano a creare un sapere che è condiviso da tutti. Quando giustifichiamo quello in cui crediamo, non possiamo andare avanti all’infinito a cercare spiegazioni. Ad un certo punto, ci dobbiamo fermare a delle idee di base, che non hanno bisogno di essere spiegate ulteriormente. Queste idee sono fondamentali per capire il mondo e per agire nella nostra vita.Il sapere come costruzione sociale
In conclusione, il sapere è come un gioco linguistico e sociale. La certezza non è una caratteristica delle cose che sappiamo, ma dipende da come usiamo queste cose nei nostri discorsi e nelle nostre azioni di tutti i giorni. Quando diciamo di sapere qualcosa, dobbiamo essere in grado di dare delle ragioni valide, usando le regole di questo “gioco”. Ma dobbiamo anche capire che alla base di tutto ci sono delle credenze fondamentali che accettiamo senza pensarci troppo.Se il sapere è un ‘gioco linguistico’, quali sono le regole precise di questo gioco, e chi decide quali mosse sono valide?
Il capitolo introduce la metafora del “gioco linguistico” per descrivere il sapere, ma non chiarisce in modo sufficiente quali siano le regole di questo gioco. Se il sapere dipende dall’uso del linguaggio e dalla conversazione, è fondamentale comprendere chi stabilisce le convenzioni linguistiche e i criteri di validità all’interno di questo “gioco”. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile approfondire le teorie filosofiche del linguaggio, in particolare quelle di Wittgenstein, che ha introdotto il concetto di giochi linguistici. Inoltre, l’analisi sociologica della costruzione sociale della conoscenza, come proposto da autori come Berger e Luckmann, potrebbe offrire ulteriori strumenti per comprendere come le dinamiche sociali influenzino la definizione di ciò che consideriamo sapere.3. I Cardini del Linguaggio: La Certezza Fondamentale
L’importanza della certezza nell’apprendimento
Nel percorso di apprendimento, mettere in dubbio costantemente le leggi naturali e le nostre intuizioni può essere controproducente. Avere dubbi su tutto blocca l’apprendimento e non permette di andare avanti. È importante capire che non tutti i dubbi sono utili per imparare. C’è una zona incerta tra ciò che è logico e ciò che deriva dall’esperienza, un po’ come il confine tra le regole e ciò che osserviamo. Persino dire cosa sia esattamente una “proposizione” non è così semplice come sembra.Verità fondamentali e cambiamento
Ogni volta che affermiamo qualcosa basandoci sull’esperienza, possiamo considerarla come un punto di partenza, una specie di regola per capire il mondo. Quello che consideriamo ragionevole credere cambia nel tempo e a seconda della cultura. Però, in ogni periodo storico, una persona di buon senso accetta alcune verità come assolutamente certe. Ad esempio, che la Terra esisteva già prima che nascessimo noi, che la vita esiste sulla Terra e che ognuno di noi ha una sua identità. Queste certezze non sono scelte a caso, ma sono la base indispensabile per poter conoscere qualsiasi cosa.La sicurezza come base per l’azione
Le nostre azioni si basano sulla fiducia e sulla sicurezza in quello che crediamo. Non sarebbe normale dubitare di verità così semplici. Una persona ragionevole mette in dubbio le cose solo in situazioni particolari. Anche il sistema della giustizia si basa sul fatto che alcune prove o testimonianze sono più credibili di altre, a seconda delle circostanze. La sicurezza che sentiamo riguardo ad alcune affermazioni è simile alla certezza che abbiamo in matematica. Queste affermazioni che non mettiamo in dubbio sono come dei punti fissi, dei cardini, attorno ai quali ruotano tutte le nostre domande e i nostri dubbi. Quando facciamo ricerca scientifica, partiamo sempre dal presupposto che ci siano delle cose che non possono essere messe in discussione.Certezze innate e linguaggio
La vita stessa si fonda sull’accettazione di alcune certezze che diamo per scontate. Quando facciamo una domanda, diamo per scontato che chi ci ascolta capisca la lingua che parliamo e che le parole abbiano un significato stabile. Quando diciamo “io so”, non intendiamo una sicurezza assoluta, ma piuttosto che non riusciamo nemmeno a immaginare un dubbio sensato, qualcosa che ci faccia pensare di aver sbagliato. Questa sicurezza tranquilla, che non ha bisogno di essere dimostrata, è parte integrante della nostra vita. È qualcosa che va oltre la necessità di giustificazioni, quasi un istinto. Il linguaggio stesso, che usiamo per comunicare, nasce non dal ragionamento, ma dalla fiducia in queste certezze fondamentali. Il dubbio ha senso solo se esiste già questa base di sicurezza imprescindibile.[/membership]Se alcune ‘certezze fondamentali’ sono indispensabili, come si distingue una ‘certezza fondamentale’ utile alla conoscenza da un pregiudizio dannoso che ostacola il progresso?
Il capitolo argomenta l’importanza di alcune certezze di base per l’apprendimento e la conoscenza, ma non approfondisce il rischio che queste ‘certezze’ si trasformino in dogmi o pregiudizi. Se accettiamo acriticamente alcune affermazioni come ‘cardini’, come possiamo essere sicuri che non stiamo invece limitando la nostra capacità di comprendere il mondo in modo più completo e sfumato? Per rispondere a questa domanda, è utile esplorare il pensiero di autori come Karl Popper, che ha evidenziato l’importanza della falsificabilità e della critica anche delle teorie più consolidate. Approfondire la filosofia della scienza e l’epistemologia può fornire strumenti concettuali utili per distinguere tra certezze fondate e credenze limitanti.4. I Limiti del Dubbio
Si mette in discussione quanto ci si possa fidare della fisica per guidare le nostre azioni. Ci si domanda se ci sia una ragione valida per seguire le indicazioni della fisica e se questa stessa ‘ragione valida’ non sia solo una costruzione del linguaggio. Si immagina di incontrare persone che non considerano la fisica una giustificazione sufficiente per agire, preferendo consultare un oracolo, un comportamento che potremmo giudicare primitivo. Tuttavia, definire questo comportamento come ‘sbagliato’ significa già accettare un sistema di regole, un ‘gioco linguistico’, che è diverso dal loro.Il Confronto tra Sistemi di Regole Inconciliabili
Quando sistemi di regole che non si possono conciliare si scontrano, si tende a considerare l’altro sistema come irrazionale. Si prova a convincere usando ragionamenti, ma la capacità di ragionare ha un limite: la persuasione stessa. Un esempio è la conversione forzata di popolazioni indigene. Affermare con sicurezza “So che l’acqua nella pentola sul fuoco non congelerà” sembra giustificato. Ci si chiede se questa sicurezza sia paragonabile alla certezza di riconoscere un amico. C’è una differenza importante tra lo stupore di vedere l’acqua congelare sul fuoco e il caos che nascerebbe se dubitassimo dell’identità di una persona che conosciamo bene.La Certezza e il Riconoscimento
Se tutti ci contraddicessero sul nome di una persona, perderemmo la base stessa per dare giudizi. La possibilità di giudicare dipende dal fatto che le cose si comportino in modo regolare. Ci si chiede se sia possibile mantenere un sistema di riferimento anche quando ci troviamo di fronte a fatti che non riusciamo a spiegare. Eventi eccezionali possono mettere a rischio la continuità di un ‘gioco’, togliendo la sicurezza che ci dà. La regolarità degli eventi rende possibile fare induzioni, ma anche se le cose accadessero in modo irregolare, potremmo comunque trarre conclusioni, anche se si potrebbe discutere se questo processo si possa ancora chiamare induzione.Rassicurazioni e ‘Giochi Linguistici’
In alcune situazioni, rassicurazioni come “Ti puoi fidare di questo” sono parte integrante del modo in cui parliamo, che siano poi confermate o meno da quello che succede dopo. Esiste un ‘gioco linguistico’ specifico per queste rassicurazioni. In anatomia, diciamo di conoscere fatti che abbiamo osservato solo indirettamente, come l’esistenza di dodici paia di nervi cranici. Usare l’espressione “Io so” è corretto in contesti specifici, anche per affermazioni sull’esistenza come “So di essere un essere umano”, che possono avere significato in certe situazioni.I Limiti del Dubbio e la Fallibilità
Sappiamo che il linguaggio può essere fallibile, anche quando identifichiamo i colori. Però, dubitare di tutto continuamente non ha senso. Anche dire “Il nome italiano di questo colore è ‘verde’” non ha bisogno di essere messo in dubbio in ogni situazione, perché sarebbe assurdo. Ci sono affermazioni che non possono essere messe in dubbio e che fanno parte della logica, in quanto elementi fondamentali del ‘gioco linguistico’. Tuttavia, l’identità personale, anche se è essenziale, non è un’affermazione logica nello stesso modo.La Certezza della Memoria e il Linguaggio Ordinario
Dire “Su questo non posso sbagliarmi” descrive un modo particolare di affermare qualcosa, legato alla fiducia nella memoria. La fiducia nella memoria è giustificata perché di solito la memoria è affidabile. Anche se scoprissimo di aver sbagliato su qualcosa che avevamo affermato con certezza, questo non toglierebbe significato all’espressione “Non posso sbagliarmi”. Questa espressione indica la posizione di un’affermazione all’interno di un ‘gioco linguistico’ e riguarda soprattutto chi parla. Serve a dare un valore di certezza a un’affermazione nel linguaggio comune.Tipi di Errore e Certezza Matematica
Si distingue tra diversi tipi di errore: alcuni sono previsti all’interno del ‘gioco’, altri sono eventi eccezionali che possono mettere in crisi tutto il sistema. Possiamo convincere gli altri di essere certi di qualcosa, ma non possiamo escludere del tutto la possibilità di sogni, illusioni o errori di distrazione. In alcuni casi, la possibilità di errore può essere eliminata, come quando controlliamo più volte un calcolo. La certezza matematica, come “12 x 12 = 144”, non è diversa dalla certezza che deriva dall’esperienza, perché entrambe si basano su azioni umane che possono sbagliare. Affermazioni matematiche e alcune affermazioni che non riguardano la matematica hanno uno status di certezza e sono fondamentali per altre discussioni.Illusione, Certezza Pratica e Contesti Specifici
Si può obiettare di essere vittime di un’illusione anche riguardo alle affermazioni matematiche. Frasi come “Non posso sbagliarmi di aver appena mangiato” o “Non posso sbagliarmi sul mio nome” esprimono una certezza pratica, non assoluta. Anche se ci sbagliassimo, abbiamo il diritto di dire “Qui non posso sbagliarmi”, perché questa espressione definisce l’affermazione all’interno del ‘gioco linguistico’. Ci sono situazioni specifiche in cui è giusto dire di non potersi sbagliare, come quando parliamo di esperienze dirette e recenti, anche se non possiamo dare una regola generale per questi casi. Anche se dicessimo “Sto sognando” mentre siamo sotto anestesia o stiamo sognando, questa affermazione non avrebbe lo stesso valore di verità di un’affermazione sulla realtà esterna.Se la certezza è confinata a un “gioco linguistico”, come possiamo distinguere la conoscenza valida dalla mera credenza soggettiva, e quali sono le implicazioni etiche e pratiche di tale distinzione nel mondo reale?
Il capitolo introduce il concetto di “gioco linguistico” come fondamento della certezza, ma non esplora a fondo le conseguenze di tale approccio. Se la certezza è relativa al gioco, come possiamo affrontare dispute tra diversi “giochi linguistici” e garantire una base comune per la conoscenza e l’azione? Per approfondire queste questioni, è utile studiare Wittgenstein, l’autore che ha sviluppato la teoria dei giochi linguistici, e esplorare i campi dell’epistemologia e della filosofia del linguaggio.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
