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Contenuti del libro
Informazioni
“Del capello e del fango. Riflessioni sul cinema” di Alain Badiou è un libro che ti prende e ti porta dritto nel cuore del legame strano e potentissimo tra cinema e filosofia. Dimentica le solite critiche, qui Badiou, dialogando anche con Gilles Deleuze, vede il cinema non solo come arte, ma come un vero e proprio laboratorio per il pensiero. Il punto è che il cinema è un’arte impura, un mix incredibile di tutto: arte e non-arte, realtà e finzione, il sublime e il volgare. È proprio questa sua natura “sporca”, che parte dal caos del mondo e dell’immaginario di massa, a renderlo una “situazione” unica per la filosofia, capace di creare nuove sintesi e far emergere verità. Il libro esplora come il cinema lavori su questa impurità, analizzando film specifici per capire come riescono a far passare idee, toccando temi come l’identificazione o la storia del cinema stesso, anche nell’era dell’immagine digitale. È un viaggio affascinante che mostra come guardare i film possa essere un atto filosofico, cercando nel “fango” dell’immagine la scintilla dell’idea.Riassunto Breve
Il cinema si confronta con la filosofia, agendo come un “fuori campo” che la trasforma. La filosofia non crea verità, ma circola tra condizioni extrafilosofiche come scienza, arte, politica e amore, cogliendone la molteplicità. Il cinema è un’arte “impura”, un paradosso tra artificio e realtà, arte di massa che unisce politico e artistico. Questa impurità lo rende una “situazione per la filosofia”, un luogo di fratture e paradossi che stimolano il pensiero. Sia filosofia che cinema creano “sintesi” da elementi diversi: la filosofia concettuale, il cinema attraverso il montaggio e l’elaborazione del materiale. L’immagine digitale, legata al numero, modifica il rapporto tra sensibile e intelligibile, corpo e pensiero; il cinema, connesso a queste trasformazioni, è essenziale per la filosofia per indagare nuove questioni e creare nuove sintesi che cambiano la percezione del mondo. Il cinema è un’esperienza filosofica perché affronta “fratture”, rapporti senza relazione immediata, come la filosofia. Dal disordine e dall’accumulo di materiale eterogeneo e impuro, unificato dall’industria, il cinema lavora per estrarre frammenti di purezza. Questa condivisione dell’immaginario impuro lo rende accessibile a milioni. Cinema e filosofia partono dall’impuro reale: la filosofia crea sintesi concettuali dalle fratture, il cinema crea purezza dal materiale volgare. Il cinema esiste nei film, che sono singolarità operative che lavorano per sottrazione e taglio. L’immagine viene tagliata, il movimento ostacolato. Il taglio è più importante della presenza. Il cinema è un’arte del passato, dove l’Idea visita ciò che è stato visto o sentito, passando senza incarnarsi. Il movimento nel cinema ha tre forme: globale (Idea come passaggio), locale (sottrazione dell’immagine), impuro (circolazione tra altre arti). Questi movimenti sono considerati “falsi”, ma il loro intreccio permette alla composizione di liberarsi come puro passaggio, mostrando l’impurità dell’Idea. Parlare di un film richiede un giudizio assiomatico che valuta i suoi effetti sul pensiero, legati al passaggio di un’Idea impura. Il cinema espone il passaggio dell’idea tramite ripresa e montaggio, rivelando che l’impurità dell’idea implica che un’immobilità passi o che un passaggio sia immobile. Il cinema è un’arte intrinsecamente impura, mescolando arte e non-arte. L’attività artistica è una continua “depurazione” di materiali non artistici dall’immaginario comune. Un film è contemporaneo se depura materiali non artistici del suo tempo, come il consumo formale di immagini e suoni (nudità pornografica, effetti speciali, melodramma, crudeltà). Depurando questi elementi si può incontrare un reale e far emergere nuove idee-cinema. La ricerca si concentra sui singoli momenti di depurazione nei film. Il cinema si lega alla musica attraverso il ritmo e al teatro attraverso l’attore. Il cinema crea “idee” come blocchi di movimento-durata, distinti dai concetti filosofici. Forse il cinema è una critica dell’immagine fatta con l’immagine stessa, un movimento che “disfa” la rappresentazione per far emergere l’idea, una “filosofia senza concetti”. Il cinema mostra il processo di identificazione, come l’identificazione sessuata o politica. L’identificazione non dipende dalla conoscenza ma dalla decisione. La mancanza di decisione trasforma l’altro in enigma. L’atto sessuale non è il luogo dove i sessi si identificano. Il cinema può anche mostrare la fine di un movimento collettivo e la possibilità di un ricominciamento personale basato sulla “dichiarazione”. Il cinema racconta la storia del ventesimo secolo, legandosi ai suoi orrori e all’industria della morte, assumendo una tonalità malinconica. Il cinema è un mistero, l’immagine vera mostra “sogni invisibili”. Un’immagine ha significato solo in relazione a molte altre. La storia del cinema potrebbe essere giunta alla fine. L’immagine nel cinema non riproduce la realtà ma si separa da essa per creare significato.Riassunto Lungo
1. Il cinema, la filosofia e la creazione di verità
La teoria del cinema oggi si interroga a fondo sul suo stato attuale. In questo dibattito, la filosofia di Gilles Deleuze ha avuto un grande impatto, suggerendo che il cinema stesso può trasformare la filosofia. Alain Badiou partecipa a questa discussione, sviluppando un suo punto di vista sul legame tra filosofia e cinema, che pur confrontandosi con le idee di Deleuze, propone concetti originali. Badiou parte dalla differenza tra ciò che “è” e gli “eventi” che accadono e crede che le “verità” siano molteplici. Queste verità nascono fuori dalla filosofia, da quattro aree principali: la matematica e la scienza, l’arte e la poesia, la politica e l’amore. La filosofia non crea queste verità, ma le esplora e le collega.Il cinema: un luogo speciale per il pensiero
Il cinema ha un ruolo speciale in questo quadro. È un’arte che Badiou definisce “impura” e paradossale, perché sta in bilico tra finzione totale e realtà completa. Questa sua natura “impura” lo rende una sorta di “situazione” che stimola la filosofia, un luogo dove emergono contraddizioni e situazioni complesse che obbligano a pensare in modo nuovo. Il cinema, proprio come la filosofia, è in continuo movimento, creando legami e relazioni anche dove all’inizio non sembrano possibili.La sintesi: unire idee diverse
Un’idea fondamentale è quella di sintesi. La filosofia crea sintesi, cioè unisce elementi che sembrano molto diversi tra loro. Anche il cinema produce sintesi, ad esempio attraverso il montaggio che mette insieme immagini e suoni diversi. Quando il cinema e la filosofia si incontrano, permettono la nascita di nuove sintesi concettuali, creando qualcosa di completamente nuovo invece di fare una semplice mediazione tra idee già esistenti.L’era digitale e le nuove domande
Oggi, con l’arrivo dell’immagine digitale, cambia il rapporto tra l’immagine che vediamo e il numero che la genera. Questo modifica anche il legame tra ciò che percepiamo con i sensi e ciò che capiamo con la mente, tra il corpo e il pensiero. L’immagine digitale ci fa pensare che l’immagine sia l’aspetto visibile di qualcosa che esiste prima come dato numerico. Questo ci spinge a ripensare il corpo, non più come qualcosa di opposto al pensiero, ma forse come un risultato di un processo mentale o numerico. Il cinema, essendo così legato a questi cambiamenti, diventa un terreno essenziale per la filosofia. Qui la filosofia può indagare queste nuove domande e scoprire nuove verità sul nostro mondo. La sua forza più grande è la capacità di far nascere il pensiero e di contribuire a creare nuove sintesi che cambiano il modo in cui vediamo e capiamo la realtà.Se la filosofia non crea verità, ma si limita a esplorarle e collegarle, come fa a distinguere una “verità” da un semplice evento o da un’opinione forte, e quale ruolo le rimane nella validazione della conoscenza?
Il capitolo presenta la tesi di Badiou secondo cui le verità nascono al di fuori della filosofia, in specifiche aree come la scienza o l’arte. Questa impostazione, sebbene stimolante, lascia aperta la questione cruciale di come la filosofia, non essendo creatrice di verità, possa comunque operare per identificarle, valutarle e collegarle senza cadere nel relativismo o nella mera descrizione. Per comprendere meglio questo approccio e le sue implicazioni, è fondamentale approfondire il pensiero di Badiou stesso, in particolare la sua teoria dell’evento e dei processi di verità. È inoltre utile confrontare questa visione con altre correnti filosofiche che attribuiscono alla filosofia un ruolo più attivo nella costruzione o scoperta della verità.2. La sintesi del cinema impuro
Il cinema è come un’esperienza di pensiero che trasforma il modo stesso di pensare. Questo accade perché il cinema, proprio come la filosofia, si confronta con situazioni difficili, ovvero legami tra elementi che non sembrano avere nulla in comune. Esempi di queste difficoltà si trovano nel contrasto tra idee opposte, come quelle di Socrate e Callicle, nella distanza tra chi ha il potere e chi cerca la verità, come nel caso di Archimede, o nell’eccezione dell’amore che va oltre le regole della società. La filosofia affronta queste difficoltà creando nuovi collegamenti, trovando un valore generale in ciò che sembra rotto, senza però eliminare la rottura stessa.Il Cinema come Situazione Filosofica
Il cinema è una situazione che stimola il pensiero per la sua natura particolare. È un’arte che unisce la finzione più completa alla realtà e si presenta come un’arte per tutti, capace di mettere insieme l’idea di “massa” (tipica della democrazia) con l’idea di “arte” (spesso vista come qualcosa di più elevato). Il cinema crea nuovi collegamenti in diversi ambiti. Per quanto riguarda il tempo, unisce il tempo costruito dal montaggio con il tempo che semplicemente scorre. Tra le diverse forme d’arte, prende gli elementi più facili da capire e li rende popolari. Soprattutto, il cinema lavora sul rapporto tra ciò che è arte e ciò che non lo è, partendo dal materiale non “puro” del mondo di oggi: i rumori, le macchine, la violenza, la sessualità di tutti i giorni.L’Arte che Nasce dall’Impurità
Mentre altre arti iniziano da qualcosa di “puro” (come una pagina bianca per la poesia), il cinema comincia dal disordine e da un insieme di materiali diversi e non “puri”, tenuti insieme dal denaro e dall’industria. Il lavoro dell’artista nel cinema è una lotta per tirare fuori momenti di purezza da questa infinita impurità. Questo condividere le immagini e le idee “impure” del nostro tempo rende il cinema accessibile a milioni di persone, e spiega perché è un’arte così popolare.Creare Valore dal Materiale Grezzo
Sia il cinema che la filosofia partono da una realtà non “pura”. La filosofia crea idee che collegano le difficoltà della vita, mentre il cinema crea purezza partendo dal materiale più comune o addirittura volgare. Questa vicinanza tra cinema e filosofia mostra quanto sia potente la capacità di creare collegamenti e offre una lezione di speranza: anche dal materiale e dalle situazioni peggiori, è possibile creare qualcosa di valido e trovare dei successi.Ma cos’è esattamente questa ‘purezza’ che il cinema dovrebbe estrarre dall’impurità, e perché dovremmo considerarla un valore?
Il capitolo fonda gran parte della sua argomentazione sulla contrapposizione tra un materiale di partenza definito “impuro” o “disordine” e un risultato artistico che sarebbe invece “purezza”. Tuttavia, i termini “purezza” e “impurità” non vengono definiti con la necessaria precisione nel contesto del cinema e dell’arte in generale. Si assume che la “purezza” sia un esito desiderabile e di valore, ma non viene spiegato in cosa consista concretamente nel prodotto filmico né perché debba essere considerata superiore al materiale di partenza. Per affrontare questa lacuna e comprendere meglio la natura del valore artistico nel cinema, sarebbe utile approfondire gli studi di estetica e filosofia dell’arte, esplorando autori che hanno dibattuto il rapporto tra forma e contenuto, l’autonomia dell’opera d’arte e il ruolo dei materiali “grezzi” o quotidiani nell’arte moderna e contemporanea. Autori come Theodor Adorno o Walter Benjamin, che hanno riflettuto sull’arte nell’epoca della riproducibilità tecnica e dell’industria culturale, possono offrire spunti critici sulla nozione di “purezza” in un’arte intrinsecamente legata alla tecnologia e al mercato come il cinema.3. Falsi Passaggi e Idee Impure
Il cinema prende forma nei film, che funzionano in un modo particolare. Un film lavora togliendo e tagliando. L’immagine viene tagliata, il movimento viene limitato. Il taglio è più importante di ciò che viene mostrato per intero. Il cinema è un’arte che guarda al passato, dove un’Idea tocca ciò che vediamo o sentiamo, passando senza diventare una cosa concreta. Il compito del cinema è mostrare questo breve contatto con l’Idea nel mondo visibile.Il Passaggio dell’Idea
L’Idea, in questo contesto, non si manifesta completamente, ma appare solo come un passaggio, un tocco veloce. Il cinema organizza questo momento in cui l’Idea si mostra per un istante, senza fermarsi o incarnarsi del tutto. È come intravedere qualcosa che è stato o che sta solo transitando.I Tre Modi del Movimento
Nel cinema, il movimento si presenta in tre modi diversi. C’è un movimento generale che lega l’Idea a un fluire senza tempo. C’è poi un movimento legato al luogo, che toglie qualcosa all’immagine stessa attraverso il taglio. Infine, c’è un movimento “impuro”, che è il modo in cui il cinema usa elementi presi da altre forme d’arte.Il Cinema e le Altre Arti
Il cinema è come un “uno in più” rispetto alle altre arti; le include e le trasforma togliendo qualcosa dalla loro forma originale. Prende spunto da romanzi, teatro, musica e pittura, ma li utilizza in modo allusivo, cambiandone la destinazione iniziale. Esempi come il film Falso movimento di Wenders o Morte a Venezia di Visconti mostrano bene come il cinema lavori con elementi di altre arti per creare qualcosa di nuovo.Perché Questi Movimenti Sono “Falsi”
Questi tre modi di intendere il movimento sono considerati “falsi” perché non corrispondono a un movimento reale o completo. Il movimento generale è falso perché l’arte non si misura con il tempo infinito, ma con la vicinanza e la rottura; l’Idea si mostra solo mentre passa. Il movimento legato al luogo è falso perché nasce dal togliere qualcosa all’immagine, creando una visibilità che sembra “fuori dall’immagine” stessa. Il movimento impuro è il più falso perché le diverse arti non si trasformano davvero l’una nell’altra; il cinema semplicemente mette insieme questi movimenti impossibili prendendo elementi dalle altre arti.Capire un Film
Il modo speciale in cui il cinema funziona nasce proprio dalla combinazione di questi movimenti “falsi”. Questo permette alla struttura del film di presentarsi come un puro passaggio, mostrando che l’Idea stessa non è pura. Il cinema è quindi un’arte “impura”, che ci dà un’idea dell’impurità di ogni pensiero nel breve tempo in cui si manifesta e passa. Per parlare di un film in modo significativo, non dobbiamo giudicare se ci piace o se è fatto bene, ma guardare quali effetti produce sul nostro modo di pensare. Ogni parte di un film è legata a questo passaggio di un’Idea che non è pura. Attraverso le riprese e il montaggio, il cinema mostra l’Idea mentre passa. Questo processo unico rivela che l’impurità dell’idea significa che qualcosa di immobile può passare, o che un passaggio può essere immobile. Il cinema, in un certo senso, ci mostra ciò che potremmo sapere delle idee presentandole nella loro forma impura.Su cosa si basa l’idea della ‘fine possibile’ della storia del cinema?
Il capitolo introduce la suggestione che la storia del cinema potrebbe essere arrivata alla fine, usandola per spiegare il tono malinconico. Tuttavia, non viene fornita alcuna argomentazione o contesto per questa affermazione, lasciando il lettore senza comprendere i criteri o le ragioni di tale “fine possibile”. Per approfondire questo punto e capire le dinamiche che potrebbero portare a considerare una trasformazione radicale o una conclusione per la storia del cinema, sarebbe utile esplorare gli studi sui nuovi media e le teorie sul cinema nell’era digitale. Autori come Lev Manovich offrono prospettive su come le tecnologie digitali stiano ridefinendo le forme artistiche e comunicative, compreso il cinema.7. Punti di Incontro: Cinema e Filosofia
Si esplora il legame tra cinema e filosofia, e tra arte e filosofia. Il contenuto si articola in due sezioni principali. Una parte raccoglie scritti su temi più ampi, come le tendenze attuali del cinema e il processo creativo. L’altra parte presenta analisi dedicate a film specifici. Queste analisi sviluppano una critica che unisce l’approccio filosofico. I testi provengono da conferenze e seminari, già pubblicati in riviste. Le note aggiunte sono a cura del curatore.Come si articola concretamente l’unione tra critica cinematografica e approccio filosofico?
Il capitolo, pur promettendo un legame tra cinema e filosofia, non chiarisce nel riassunto quale sia la natura specifica di questa “unione”. Affermare che le analisi “sviluppano una critica che unisce l’approccio filosofico” è generico e lascia aperta la questione metodologica fondamentale. Per comprendere appieno il valore di tale approccio, sarebbe cruciale sapere se si attinge a specifiche correnti filosofiche (come l’estetica, la fenomenologia, la teoria critica, la filosofia del linguaggio) o se si tratta di un metodo sincretico. Approfondire autori che hanno indagato il rapporto tra arte, immagine e pensiero, come Benjamin, Adorno, Deleuze o Cavell, potrebbe offrire gli strumenti concettuali per valutare la solidità di questa unione.Abbiamo riassunto il possibile
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