1X
🔊 100%
Contenuti del libro
Informazioni
“Dante Alighieri. Una vita” di Paolo Pellegrini non è solo una biografia, ma un vero e proprio viaggio nella vita intensa e travagliata di Dante Alighieri, partendo dalle sue radici nella Firenze del Duecento, una città in fermento politico tra guelfi e ghibellini. Il libro racconta la sua formazione, l’incontro con Beatrice, l’ingresso nella vita politica fiorentina, il suo priorato e la drammatica caduta che lo portò all’ingiusto esilio nel 1302. Da quel momento, la vita di Dante diventa un’odissea attraverso l’Italia: il primo rifugio a Verona presso gli Scaligeri, le tappe in Lunigiana, forse Lucca e il Casentino, anni cruciali in cui, nonostante le difficoltà dell’esilio, inizia la composizione della Divina Commedia e di altre opere fondamentali come il Convivio e la Monarchia. Seguiamo le sue peregrinazioni, i suoi studi, i rapporti con i potenti dell’epoca, fino all’ultimo soggiorno a Ravenna dove completa il suo capolavoro. È la storia di un uomo che non si arrende, un intellettuale e un politico esiliato che attraverso la sua opera ha lasciato un segno indelebile, un’eredità che i suoi figli, come Pietro Alighieri, si impegneranno a tramandare.Riassunto Breve
Firenze tra il dodicesimo e il tredicesimo secolo è una città che cambia molto politicamente e socialmente. All’inizio ci sono i consoli, poi arrivano figure come il podestà per gestire i problemi interni e le guerre. La gente è divisa: ci sono i cavalieri aristocratici, i milites, e il popolo, che include artigiani, mercanti e professionisti. Questa divisione si mescola con le fazioni politiche, guelfi (pro-Papa) e ghibellini (pro-Impero), creando un clima di scontro. In questo periodo, nel 1265, nasce Dante Alighieri. La sua famiglia è antica a Firenze, legata al popolo e ai guelfi. La sua casa è in centro. Dante studia nelle scuole fiorentine, impara il latino. Da giovane incontra Beatrice, che diventa importante per la sua poesia, e inizia a scrivere nello stile del Dolce Stil Novo. Partecipa anche a una battaglia, Campaldino, nel 1289. Dopo la morte di Beatrice nel 1290, studia filosofia e teologia nelle scuole religiose. Nel 1295 entra in politica, appoggiando una riforma delle leggi e schierandosi con una parte moderata del Popolo. Partecipa ai consigli comunali. Nel 1300 diventa priore, un periodo di forte tensione tra le famiglie Donati (Neri) e Cerchi (Bianchi). Dante cerca di mantenere l’ordine esiliando membri di entrambe le fazioni. Si oppone al Papa Bonifacio VIII che chiede aiuto militare, una scelta che ha conseguenze pesanti. Il Papa manda Carlo di Valois, i Neri prendono il potere. Dante, che è a Roma come ambasciatore, viene trattenuto. Nel 1302 viene condannato in contumacia, cioè senza essere presente, con accuse di corruzione e opposizione al Papa. La condanna si basa sulla “pubblica fama” e lo costringe all’esilio per sempre. Non accetta mai queste accuse. L’esilio inizia unendosi ai Bianchi esiliati, partecipa alle loro azioni militari. Si separa dai Bianchi dopo una sconfitta nel 1303, capisce che non può tornare a Firenze con la forza. Il suo primo rifugio è Verona, ospitato da Bartolomeo della Scala. Documenti storici confermano questa presenza. Durante questi anni inizia a scrivere il Convivio e il De vulgari eloquentia. Si pensa che i primi libri del Convivio siano scritti a Verona. Dopo Verona, le sue tracce sono meno chiare. Si ipotizza un soggiorno in Lunigiana intorno al 1306, dove forse finisce il quarto trattato del Convivio e inizia la Commedia. La conoscenza dei luoghi nella Commedia sembra confermare questo. Lucca è un’altra possibile tappa, supportata da documenti e da un riferimento nel Purgatorio. Anche il Casentino è legato a Dante, forse ospite dei conti Guidi, un periodo che si riflette in alcune sue poesie e lettere. Si discute se sia andato a Parigi, alcuni lo dicono ma non ci sono prove certe, potrebbe essere un’ipotesi basata su riferimenti nella Commedia. La composizione dell’Inferno inizia dopo il 1306. La datazione dei canti si basa su eventi successivi al 1306 che vengono citati. Si pensa che Dante torni a Verona intorno al 1312, dopo la morte dell’imperatore Enrico VII. Verona è un posto sicuro per seguire la politica italiana. Qui si diffonde l’Inferno e si scrive il Purgatorio. Una lettera di Cangrande della Scala all’imperatore Enrico VII del 1312 mostra l’influenza di Dante a corte, forse ha aiutato a scriverla. L’Epistola a Cangrande, dove Dante dedica il Paradiso, è un testo importante, la sua autenticità è stata discussa ma studi recenti la confermano. Mostra che Dante chiede aiuto a Cangrande e si difende dalle critiche. Anche la Monarchia, un trattato politico, e la Questio de Aqua et Terra, su una disputa scientifica, vengono collocate nel periodo veronese. La Monarchia cita il Paradiso, suggerendo che sia stata scritta tardi. La Questio è considerata autentica e mostra l’interesse di Dante per la scienza. A Ravenna, intorno al 1320, Dante trova un ambiente buono per finire la sua opera. Ha uno scambio poetico con Giovanni del Virgilio sul perché ha scelto il volgare per la Commedia, e Dante difende la sua scelta. A Ravenna ha tranquillità familiare e la protezione di Guido Novello da Polenta. Fa anche missioni diplomatiche, come una a Venezia. Tornando da Venezia si ammala e muore tra il 13 e il 14 settembre 1321, venendo sepolto a Ravenna. La città lo onora subito. I figli, Iacopo e Pietro, sono importanti per conservare la sua opera. Si dice che Iacopo trovi gli ultimi canti del Paradiso. Iacopo aiuta a diffondere la Commedia in Toscana. Pietro diffonde il Convivio e l’Epistola a Cangrande, mostrando interesse per il pensiero del padre. Pietro si stabilisce a Verona e scrive un grande commento in latino alla Commedia, mantenendo viva la memoria del padre e creando il ramo veronese della famiglia Alighieri.Riassunto Lungo
1. Le Radici Fiorentine di Dante Alighieri
Firenze nel Duecento: una città in trasformazione
Nel Duecento, Firenze era una città che stava cambiando rapidamente sia dal punto di vista politico che sociale. Inizialmente, era governata da consoli, ma poi emersero nuove figure come il podestà . Questa figura serviva per gestire meglio i conflitti interni e le campagne militari che diventavano sempre più frequenti.La società fiorentina e le divisioni politiche
La società fiorentina era divisa in gruppi sociali diversi. Da una parte c’erano i milites, cioè i cavalieri che provenivano dalle famiglie più importanti. Dall’altra parte c’erano i populares, un gruppo più ampio che comprendeva artigiani, commercianti e persone che svolgevano professioni diverse. Queste divisioni sociali si intrecciarono con le lotte politiche tra guelfi e ghibellini. I guelfi sostenevano il Papa, mentre i ghibellini erano dalla parte dell’Imperatore. Questo creò un clima di tensione e di scontri continui nella città .La nascita di Dante nel contesto fiorentino
In questo periodo di grandi cambiamenti e tensioni nacque Dante Alighieri, nel 1265. La sua famiglia, gli Alighieri, aveva origini antiche a Firenze. Forse le loro radici risalivano addirittura al tempo di Cacciaguida, un antenato che Dante descrive nella sua opera Paradiso. La casa dove Dante nacque si trovava nel cuore di Firenze, vicino alla chiesa di San Martino del Vescovo. Anche se la famiglia Alighieri non faceva parte dell’aristocrazia più antica, riuscì a integrarsi nella società fiorentina, schierandosi con il popolo e con i guelfi.La formazione culturale e gli studi di Dante
Dante iniziò a studiare nelle scuole della città , dove imparò il latino e la grammatica. Durante l’adolescenza, incontrò Beatrice, una figura fondamentale nella sua poesia, e iniziò a scrivere seguendo lo stile del Dolce Stil Novo. Dante partecipò anche alla vita militare di Firenze, combattendo nella battaglia di Campaldino nel 1289. Dopo la morte di Beatrice, nel 1290, Dante approfondì i suoi studi di filosofia e teologia. Frequentò scuole religiose e partecipò alle discussioni filosofiche che animavano Firenze in quel periodo. Questo periodo di studio e di esperienze personali e politiche fu fondamentale per preparare Dante a diventare il poeta e il pensatore che conosciamo.Essere nati a Firenze nel Duecento, in un contesto di divisioni politiche, è condizione sufficiente per diventare Dante Alighieri?
Il capitolo descrive accuratamente il contesto fiorentino in cui nacque Dante, ma non indaga a fondo se esista una relazione causale diretta tra questo contesto e la grandezza del poeta. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile approfondire gli studi sulla storia della letteratura italiana, con autori come Luigi Russo, per comprendere meglio il ruolo di Firenze nello sviluppo della cultura letteraria. Inoltre, una lettura delle biografie di Dante, come quella di Boccaccio, potrebbe rivelare ulteriori dettagli utili a comprendere i fattori che hanno contribuito a formare il sommo poeta.2. L’Ascesa e la Caduta Politica di Dante Alighieri
L’Entrata in Politica e la Linea Moderata
Nel 1295, Dante Alighieri inizia la sua attività politica a Firenze, prendendo posizione a favore di una revisione degli Ordinamenti di Giustizia. Questa sua prima azione politica indica che Dante si schiera con una fazione moderata del Popolo. Il Popolo era un gruppo sociale in crescita che aspirava a governare la città . La partecipazione di Dante ai consigli comunali nel 1295 e 1296 conferma ulteriormente la sua posizione politica. In questi anni, Dante si dimostra parte integrante del sistema politico fiorentino e sostenitore di una specifica linea politica.L’esperienza come Priore e le Tensioni a Firenze
L’anno 1300 rappresenta un momento cruciale: Dante viene eletto priore. Questo incarico arriva in un periodo di forti tensioni a Firenze, causate dallo scontro tra le famiglie dei Donati e dei Cerchi, che guidavano rispettivamente le fazioni dei Neri e dei Bianchi. Queste fazioni rappresentavano tradizioni e interessi diversi, e la loro rivalità stava portando la città verso il conflitto. Durante il suo priorato, Dante cerca di mantenere l’ordine con una politica severa, decidendo di esiliare esponenti di entrambe le fazioni.L’Opposizione al Papa e il Colpo di Stato
Nonostante gli sforzi di Dante, la situazione peggiora rapidamente. Un punto di svolta è la sua netta opposizione alla richiesta di aiuto militare di Papa Bonifacio VIII. Questa presa di posizione avrà conseguenze molto pesanti per Dante. Il Papa invia Carlo di Valois, il cui intervento cambia gli equilibri politici a Firenze e porta al potere la fazione dei Neri. In questo contesto di crisi, Dante viene mandato a Roma come ambasciatore, ma viene trattenuto in città mentre a Firenze avviene il colpo di stato.La Condanna e l’Esilio
Nel 1302, Dante viene condannato in contumacia, cioè in assenza, con accuse infamanti di corruzione e di opposizione al Papa. La condanna si basa sulla “pubblica fama” e su un processo molto rapido, e costringe Dante all’esilio. Questo evento segna la fine della carriera politica di Dante e l’inizio di un esilio che durerà per tutta la vita. Dante non riconoscerà mai le accuse, considerandole ingiuste e infondate. La vicenda politica di Dante si conclude quindi con una condanna che, anche se poteva essere considerata legittima per le leggi dell’epoca, oggi appare come un chiaro esempio di ingiustizia politica.Affermare che la condanna di Dante sia un “chiaro esempio di ingiustizia politica” non rischia di essere un giudizio anacronistico, applicando categorie moderne a un contesto storico profondamente diverso?
Il capitolo definisce la condanna di Dante come un’ingiustizia politica, ma questa interpretazione potrebbe non considerare adeguatamente le norme e le pratiche giuridiche del tempo. Per valutare appieno la vicenda, sarebbe necessario esaminare il sistema legale del basso Medioevo e le consuetudini politiche fiorentine del periodo. Approfondire la storia del diritto medievale e le opere di storici che si sono occupati del contesto politico di Dante, come ad esempio Machiavelli, potrebbe offrire una prospettiva più articolata sulla questione.3. L’Esilio Inizia a Verona
L’Esilio Politico e la Rottura con i Bianchi
Ancor prima di subire condanne a Firenze, Dante si trovò coinvolto nelle complesse dispute tra le fazioni dei Bianchi e dei Neri. In questo contesto politico turbolento, Dante scelse di unirsi ai fuoriusciti Bianchi, partecipando attivamente alle loro iniziative militari e politiche. La sua partecipazione fu significativa, tanto da diventare membro del consiglio dei Bianchi, un ruolo di rilievo all’interno del loro schieramento.Un aspetto cruciale e spesso frainteso riguarda la separazione di Dante dai Bianchi. Contrariamente a quanto comunemente si pensa, questa rottura non avvenne in seguito alla battaglia della Lastra. La realtà storica indica che la separazione maturò precedentemente, precisamente dopo la sconfitta di Pulicciano nel 1303. Questo evento segnò un punto di svolta nel percorso politico di Dante.Verona come Primo Rifugio e la Fine delle Speranze Militari
Il distacco dai Bianchi ebbe conseguenze importanti sulle strategie di Dante. Dopo aver abbandonato la speranza di rientrare a Firenze attraverso la forza delle armi, Verona divenne il suo primo rifugio sicuro. Nella città scaligera, Dante trovò ospitalità e protezione presso Bartolomeo della Scala.Il soggiorno veronese di Dante non è solo una supposizione, ma è ampiamente confermato da documenti storici e testimonianze concrete. Tra queste, spicca l’analisi araldica dello stemma degli Scaligeri, che fornisce un indizio tangibile della sua presenza. Ulteriori prove a sostegno del suo soggiorno veronese emergono dal ritrovamento di cronache e documenti d’epoca. Questi documenti attestano in modo inequivocabile la sua attività e il ruolo politico svolto in quel periodo.L’Attività Letteraria durante l’Esilio Veronese
Oltre all’impegno politico, gli anni dell’esilio veronese furono per Dante un periodo di intensa attività letteraria. In questi anni, Dante iniziò la composizione di due opereCapitali: il Convivio e il De vulgari eloquentia. La precisa cronologia e localizzazione della composizione di queste opere sono ancora oggi oggetto di discussione tra gli studiosi. Tuttavia, l’ipotesi più accreditata suggerisce che i primi libri del Convivio siano stati scritti proprio durante il soggiorno a Verona. Per quanto riguarda il De vulgari eloquentia, si ritiene che la sua composizione possa essere iniziata poco dopo, sempre in terra veronese.Nonostante Verona non potesse competere con la vivacità culturale di Bologna, la città offriva comunque un contesto stimolante per l’attività intellettuale di Dante. Verona garantiva l’accesso a risorse librarie preziose e un ambiente culturale favorevole allo studio e alla scrittura. Il periodo trascorso a Verona rappresenta quindi una fase cruciale e significativa del primo esilio dantesco. Questo periodo è caratterizzato dalla presa di distanza dai Bianchi, dall’ospitalità offerta dagli Scaligeri e dall’avvio di importanti progetti letterari che avrebbero segnato la storia della letteratura italiana.Se l’autenticità di opere chiave come l’Epistola a Cangrande e la Questio de Aqua et Terra è ancora oggetto di dibattito, quanto possiamo fidarci delle interpretazioni del periodo veronese di Dante basate su documenti di dubbia attribuzione?
Il capitolo presenta il soggiorno veronese di Dante come un periodo cruciale per la composizione di opere politiche e scientifiche, basandosi in parte su testi la cui autenticità è stata a lungo contestata. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile approfondire le metodologie della critica testuale e le controversie filologiche riguardanti le opere dantesche, consultando studi di esperti come D’Arco Silvio Avalle e Michele Barbi, per comprendere meglio la solidità delle fonti utilizzate per ricostruire questo periodo della vita di Dante.6. L’Eredità Ravennate e la Memoria Perpetuata
L’arrivo di Dante a Ravenna e il dialogo intellettuale
A Ravenna, Dante trova un ambiente favorevole per completare la sua opera. Intorno al 1320, si stabilisce in città e qui ha un importante scambio poetico con Giovanni del Virgilio. Giovanni del Virgilio lo spinge a scrivere in latino e mette in dubbio la scelta del volgare per temi importanti come quelli della Commedia. Dante risponde a queste sollecitazioni con un’egloga virgiliana, difendendo l’importanza del volgare e la sua decisione di innovare la poesia epica tradizionale. Questo scambio di idee mostra quanto Dante fosse intellettualmente attivo durante gli anni trascorsi a Ravenna.La vita familiare, gli incarichi diplomatici e la morte a Ravenna
Ravenna non offre a Dante solo un ambiente intellettualmente stimolante, ma anche un luogo di quiete familiare, amicizie sincere e la protezione di Guido Novello da Polenta. Nonostante fosse impegnato nella scrittura della sua opera, Dante non smette di svolgere incarichi diplomatici. Ad esempio, viene mandato in ambasceria a Venezia. Proprio mentre sta tornando da Venezia, Dante si ammala gravemente e muore a Ravenna tra il 13 e il 14 settembre 1321. Viene sepolto nella stessa città . La comunità di Ravenna si mobilita subito per onorare la sua memoria, e discepoli e amici si impegnano a mantenere vivo il suo ricordo.Il ruolo dei figli e la conservazione dell’opera dantesca
I figli di Dante, Iacopo e Pietro, hanno un ruolo fondamentale nel preservare l’opera del padre. Si racconta che Iacopo ritrovò gli ultimi canti del Paradiso, permettendo così che la Commedia fosse diffusa integralmente. Mentre Iacopo sembra aver favorito la prima diffusione del poema in Toscana, Pietro si dedica soprattutto a far conoscere il Convivio e l’Epistola a Cangrande. Queste opere testimoniano l’attenzione di Pietro per l’eredità filosofica e politica del padre. Pietro si stabilisce poi a Verona e inizia un grande commento in latino alla Commedia. In questo modo, consolida ulteriormente la memoria del padre e dà origine al ramo veronese della famiglia Alighieri, che continuerà nei secoli successivi.Ma è davvero Ravenna solo un porto sicuro di pace intellettuale e familiare per Dante, o il capitolo rischia di idealizzare eccessivamente la sua permanenza in esilio?
Il capitolo presenta Ravenna come un ambiente idilliaco per Dante, quasi dimenticando la natura dolorosa e complessa dell’esilio. È plausibile che la narrazione enfatizzi gli aspetti positivi, tralasciando eventuali difficoltà o tensioni che Dante potrebbe aver vissuto a Ravenna. Per comprendere appieno il periodo ravennate di Dante, sarebbe utile approfondire studi biografici che non edulcorino le sfide dell’esilio, e considerare analisi storiche sull’esperienza dell’esilio in generale. Approfondire le dinamiche politiche e sociali di Ravenna in quel periodo, e la posizione specifica di Dante all’interno di esse, potrebbe offrire un quadro più completo e meno celebrativo.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]