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Contenuti del libro
Informazioni
“Dall’Islam a Prometeo” di Emanuele Severino ti sbatte in faccia come il mondo è cambiato dopo la Guerra Fredda, con il vero scontro che non è più tra Est e Ovest, ma tra il Nord ricco e il Sud povero, spesso guidato dal mondo islamico. Ma la cosa più forte di tutte, secondo Severino, non è il capitalismo, che pure sembra dominare, ma la tecnica. La dominazione tecnica è inevitabile perché, a differenza del capitalismo che cerca il profitto e ha bisogno di scarsità, la tecnica vuole crescere all’infinito e produrre tutto, finendo per distruggere la base stessa del profitto. Il libro esplora come questa globalizzazione tecnica stia superando tutte le vecchie forze, incluse le religioni e le ideologie, perché la filosofia contemporanea ha mostrato la morte di Dio e l’assenza di una verità assoluta, aprendo la strada a una potenza senza limiti. Severino analizza il conflitto Nord-Sud, i rapporti Russia Europa USA e torna all’antica Grecia per confrontare techne e episteme, mostrando come la Necessità (Anankē) fosse vista come superiore alla tecnica. Alla fine, la tecnica diventa la nuova etica tecnica, la forza suprema che costringe tutto a piegarsi al suo scopo di incremento indefinito, segnando il superamento limiti tradizionali e la crisi capitalismo di fronte al suo potere. È un viaggio intenso nel pensiero occidentale e nel destino del nostro tempo.Riassunto Breve
Dopo la fine della Guerra Fredda, il mondo vede un cambiamento nelle tensioni globali, che si spostano dall’asse Est-Ovest a quello Nord-Sud, con i Paesi poveri, guidati dal mondo islamico, che aumentano la pressione sui Paesi ricchi. In questo scenario, la globalizzazione non è vista principalmente come l’espansione del capitalismo, ma come l’estensione della tecnica.Il capitalismo e la tecnica hanno scopi diversi. Il capitalismo cerca l’aumento del profitto, il che richiede una certa scarsità di beni. La tecnica, invece, mira ad aumentare all’infinito la capacità di produrre, tendendo a eliminare ogni scarsità. Anche se il capitalismo usa la tecnica, questa differenza fondamentale porta la tecnica a minare la base stessa del profitto capitalistico.La tecnica è destinata a diventare la forza dominante e lo scopo ultimo dell’umanità. Questa inevitabilità deriva dal pensiero contemporaneo, che non riconosce più una verità assoluta o limiti divini (“morte di Dio”). Senza questi limiti, non ci sono freni alla trasformazione del mondo. Le forze tradizionali, incluse le religioni, sono destinate a servire la tecnica o a tramontare. L’islam, pur usando la tecnica, si scontra con la sua essenza che non riconosce limiti divini.La tecnica ha il potenziale per risolvere problemi come la povertà, ma non immediatamente, il che contribuisce a mantenere tensioni. Dopo la Guerra Fredda, è venuto meno un ordine globale stabile. La Russia mantiene una potenza nucleare significativa. L’Europa è divisa. Gli Stati Uniti cercano di mantenere la loro posizione dominante anche con attacchi preventivi. L’unione tra Europa e Russia potrebbe creare un polo di stabilità, ma la disunione europea è profonda. La violenza occidentale è legata a una visione dell’esistenza come precario equilibrio tra essere e nulla.La tecnica si presenta inizialmente come un mezzo neutrale per raggiungere scopi come il benessere, rendendosi accettabile in diverse culture. Tuttavia, senza una verità assoluta che stabilisca scopi superiori, la tecnica tende inevitabilmente a diventare lo scopo principale in sé, sostituendo persino l’idea di provvidenza.L’essenza di un’azione è il suo scopo. Lo scopo del capitalismo è il profitto. Quando il capitalismo si confronta con problemi come la distruzione ambientale, per sopravvivere è costretto a usare la tecnica (ad esempio, per tecnologie pulite). Questo lo porta a fare della tecnica, e della salvaguardia della Terra resa possibile dalla tecnica, il suo scopo primario. La tecnica, come potenza suprema, costringe il capitalismo a cambiare il suo scopo originale.La cultura umana nasce per difendersi dall’angoscia della sofferenza e della morte. La filosofia tradizionale cercava salvezza in un Essere immutabile. La scienza e la tecnica moderne prendono il suo posto, cercando di superare l’angoscia con la potenza illimitata. Il pensiero contemporaneo, mostrando la nullità dell’esistenza, ha aperto la strada alla tecnica per esercitare la sua potenza senza limiti.Nell’età attuale, concetti come verità e libertà cambiano significato. La verità come ordine immutabile scompare, portando a una libertà senza vincoli predeterminati. La tecnica, guidata dalla scienza, prevale e diventa lo scopo principale, subordinando a sé altre forze e volontà, inclusa la libertà individuale e la democrazia. L’etica tradizionale perde potere. La tecnica rappresenta la forma più rigorosa della volontà occidentale di trasformare il mondo senza limiti, volendo così il nulla.La potenza della tecnica prevale su tutto e diventa la forma dominante di etica del tempo presente, non essendoci più un fondamento di verità assoluta a cui l’agire umano possa ancorarsi.Riassunto Lungo
1. La Tecnica Dominante e il Nuovo Ordine Mondiale
Con la fine dell’Unione Sovietica, il mondo ha assistito a un cambiamento radicale. La protezione che il capitalismo godeva è venuta meno, e la Russia ha iniziato un avvicinamento all’Occidente. Questo ha spostato il principale asse di conflitto globale dall’Est-Ovest al Nord-Sud, con i Paesi più poveri, in particolare quelli guidati dal mondo islamico, che aumentano la pressione sui Paesi ricchi.La Tecnica al Centro della Globalizzazione
La globalizzazione che osserviamo non è tanto l’estensione del capitalismo, quanto piuttosto l’espansione della tecnica. Capitalismo e tecnica, pur interagendo, hanno scopi fondamentalmente opposti: il capitalismo cerca l’incremento del profitto, mentre la tecnica mira all’incremento infinito della capacità di raggiungere obiettivi e ridurre la scarsità. Sebbene il capitalismo utilizzi la tecnica per i propri fini, in realtà ne potenzia la forza, portando inevitabilmente alla propria marginalizzazione. La tecnica è destinata a diventare lo scopo ultimo, relegando le forze tradizionali, incluso il capitalismo stesso, al ruolo di semplici mezzi.L’Inevitabilità del Dominio Tecnico
La dominazione della tecnica è vista come inevitabile. Questa visione scaturisce dalla filosofia contemporanea, che ha proclamato la “morte di Dio” e l’impossibilità di una verità assoluta, rimuovendo di fatto ogni limite intrinseco alla capacità umana di trasformare il mondo. Di conseguenza, le grandi forze della tradizione occidentale, come il cristianesimo e l’islam, sono destinate a perdere la loro centralità o a essere integrate e strumentalizzate dalla tecnica stessa. L’islam, pur facendo ampio uso degli strumenti tecnici, si trova in una posizione di intrinseca opposizione alla sua essenza più profonda, che riflette proprio quell’assenza di limiti divini che la tecnica incarna.Tecnica e Pressione dai Paesi Poveri
La pressione esercitata dai popoli poveri, che un tempo era in qualche modo contenuta dall’esistenza dell’URSS, è ora guidata principalmente dal mondo islamico, anche nelle sue manifestazioni più estremistiche. Questa dinamica contribuisce, paradossalmente, all’occidentalizzazione della Russia, spingendola verso un allineamento con le strutture globali dominate dalla tecnica. Sebbene la tecnica possieda il potenziale teorico per risolvere il problema della povertà globale, questa soluzione non è realizzabile nell’immediato futuro. Questa discrepanza tra potenziale e realtà rende la prospettiva di una guerra tra Paesi ricchi e poveri, almeno per un certo periodo, un esito quasi inevitabile.Il Vuoto di Potere Post-Guerra Fredda
Dopo la fine della Guerra Fredda, è venuto a mancare quel “Super-Stato” globale informale che il bipolarismo tra USA e URSS rappresentava, e che in qualche modo garantiva un certo ordine mondiale. La Russia, pur non essendo più una superpotenza economica, conserva un vasto arsenale nucleare che le conferisce uno status di invincibilità militare, paragonabile solo a quello degli Stati Uniti. In questo scenario, l’Europa, ancora profondamente disunita al suo interno, si trova di fronte alla possibilità di un’unione strategica con la Russia. Una tale alleanza creerebbe un asse economico-militare capace di sfidare l’egemonia americana, spingendo gli Stati Uniti a ricorrere a strategie come l’attacco preventivo per mantenere la propria posizione dominante contro minacce percepite.Le Radici della Disunione Europea e la Violenza Occidentale
La persistente disunione dell’Europa affonda le sue radici nella sua stessa ricchezza storica e nella complessità delle sue diverse culture e identità nazionali. Allo stesso tempo, la tendenza dell’Occidente a manifestare forme di violenza estrema può essere ricondotta a una concezione filosofica dell’esistenza come un equilibrio precario e costantemente minacciato tra l’essere e il nulla. Questa percezione scatena una profonda e incessante volontà di dominio sul mondo esterno e sulla realtà stessa. In questo contesto, la tecnica emerge non solo come uno strumento, ma come la potenza suprema, ereditando e portando alle estreme conseguenze quella volontà di incremento indefinito che era già una caratteristica centrale del capitalismo.Verso un Nuovo Equilibrio?
In questo quadro complesso, la regione dei Balcani, con il legame storico e culturale tra Serbia e Russia, potrebbe giocare un ruolo inaspettato, agendo potenzialmente come fattore di stabilità in un’area altrimenti volatile. L’unione strategica tra Europa e Russia, prospettiva che si delinea sullo sfondo delle dinamiche post-Guerra Fredda, potrebbe rappresentare il tentativo di ripristinare una forma di “monopolio legittimo della violenza” su scala planetaria. Questo nuovo blocco di potere avrebbe la capacità di contenere l’anarchia crescente nel sistema internazionale e di gestire, o almeno mitigare, la pressione persistente esercitata dai popoli poveri sul resto del mondo.Come si può affermare l’inevitabilità del dominio tecnico e la marginalizzazione delle forze tradizionali basandosi unicamente sulla “morte di Dio”, ignorando altre dinamiche storiche, sociali e culturali?
Il capitolo lega in modo molto diretto e forse eccessivamente semplificato l’inevitabilità del dominio tecnico alla “morte di Dio” e all’assenza di una verità assoluta, come se questo fosse l’unico motore della trasformazione globale e della marginalizzazione delle forze tradizionali come le religioni. Questa argomentazione, pur affascinante, rischia di trascurare la complessità dei fattori storici, economici, sociali e politici che contribuiscono all’ascesa della tecnica e al cambiamento del ruolo delle istituzioni tradizionali nel mondo contemporaneo. Per approfondire questa complessa relazione e valutare la solidità di tale nesso causale, è utile esplorare la filosofia della tecnica e la sociologia della religione. Autori come Martin Heidegger, Friedrich Nietzsche, Max Weber e Jacques Ellul offrono prospettive diverse e complementari sull’argomento, aiutando a contestualizzare e criticare l’idea di una inevitabilità determinata da un singolo fattore filosofico.2. La Tecnica Oltre il Profitto
Nel mondo di oggi, forze potenti come capitalismo e democrazia cercano di imporre il loro ordine globale. Il capitalismo è diventato dominante, forte del suo legame con la tecnica moderna.La Differenza tra Tecnica e Capitalismo
Spesso sembrano uguali, ma c’è una differenza profonda. Il capitalismo vuole il profitto e per ottenerlo ha bisogno che i beni siano un po’ scarsi. La tecnica, invece, vuole produrre all’infinito e quindi eliminare ogni scarsità. Il capitalismo si serve della tecnica, ma deve limitarne le capacità per non distruggere la base del suo profitto.La Tecnica: Da Mezzo a Scopo
La globalizzazione dell’economia si basa sulla globalizzazione della scienza e della tecnica. Questa cerca di essere riconosciuta ovunque per la sua potenza, non per una verità legata alla tradizione. È una forma di specializzazione estesa, dove ogni parte è controllata separatamente dal resto. A differenza di antiche fedi come il cristianesimo, che proponevano uno scopo assoluto, la tecnica si presenta come uno strumento neutrale per raggiungere obiettivi diversi, come il benessere. Per questo è stata accettata anche in culture lontane dall’Occidente, come quella islamica. Ma da semplice strumento, la tecnica tende a diventare lo scopo principale dell’umanità, prendendo il posto persino dell’idea di una guida divina.Lo Scopo del Capitalismo e la Sua Fine
Il senso di un’azione dipende dal suo scopo. Lo scopo del capitalismo è aumentare il profitto. Se si prova a cambiare questo scopo, per esempio puntando al bene di tutti o a salvare l’ambiente, l’azione non è più capitalistica. La forza più forte che può spingere il capitalismo a cambiare scopo, e quindi a finire, è il capitalismo stesso. Quando si accorge di essere distruttivo, cerca soluzioni nella tecnica o nella protezione del pianeta.Le Radici Culturali e la Tecnica
La cultura umana nasce per difendersi dalla paura e dall’angoscia di soffrire e morire (questo stato è chiamato thàuma). La filosofia di un tempo cercava salvezza in qualcosa di stabile e immutabile. Scienza e tecnica moderne prendono il suo posto, provando a superare il thàuma con una potenza senza limiti. La filosofia più recente, mostrando che ogni cosa appare e poi scompare nel nulla, ha permesso alla tecnica di usare la sua potenza senza freni su un mondo considerato provvisorio. Così, la tecnica diventa la forma più alta di cultura e la nuova padrona, anche se non capisce del tutto da dove viene e il problema del nulla che cerca di risolvere.È davvero così lineare il passaggio dalla filosofia recente all’uso “senza freni” della tecnica?
Il capitolo suggerisce un legame diretto tra una certa filosofia che evidenzia la transitorietà del reale e la possibilità per la tecnica di esercitare una potenza illimitata su un mondo considerato “provvisorio”. Tuttavia, questa connessione appare piuttosto assertiva e necessiterebbe di maggiore argomentazione. Non è immediatamente chiaro quale “filosofia recente” venga chiamata in causa e attraverso quali specifici passaggi logici o storici essa abbia “permesso” alla tecnica di diventare la “nuova padrona”. Per comprendere meglio questa tesi e valutarne la fondatezza, sarebbe utile approfondire la filosofia della tecnica e studiare autori che hanno analizzato il rapporto tra metafisica, nichilismo e sviluppo tecnologico, come ad esempio Heidegger o la Scuola di Francoforte.3. Il Destino della Tecnica e il Tramonto della Verità
Il pensiero greco antico legava strettamente la conoscenza della verità, chiamata “episteme”, alla felicità della comunità, la “polis”, e alla gioia del singolo individuo. All’inizio, la verità era vista soprattutto come uno strumento potente per liberarsi dal dolore e ottenere forza, prendendo il posto dei vecchi saperi basati sui miti. Anche la politica si adattava e si guidava seguendo la verità che veniva scoperta attraverso il sapere filosofico. In questa visione, la felicità era spesso associata alla “theoria”, cioè alla contemplazione, intesa come un modo per elevarsi al di sopra delle sofferenze e trovare una forma di salvezza, un’idea legata anche all’immagine di festa e celebrazione.La verità diventa uno scopo in sé
Con il passare del tempo, nella stessa epoca greca, questa prospettiva cambiò. La verità non fu più considerata solo un mezzo per raggiungere la felicità, ma divenne lo scopo più alto e importante in sé. La felicità, intesa come la contemplazione della verità, divenne il fine ultimo. Le forme di felicità considerate “inferiori” e la stessa vita della polis divennero semplici strumenti per rendere possibile questa contemplazione. Il sapere, in particolare la sapienza filosofica, era ricercato e voluto per se stesso, senza cercare altri vantaggi pratici o benefici esterni. Anche figure mitologiche come Prometeo, come raccontato da Eschilo, subiscono una trasformazione, passando da eroi della “techne”, la tecnica, a eroi dell'”episteme”, la conoscenza. Questo mostrava che, secondo questa visione, la vera potenza non risiedeva nella capacità di creare o fare (techne), ma nella comprensione profonda della “Necessità” che governa ogni cosa, un destino o una legge universale a cui nessuna tecnica, per quanto avanzata, può sfuggire o opporsi.L’epoca moderna e la scomparsa della verità assoluta
Arrivando all’epoca contemporanea, l’idea di una verità unica, assoluta e definitiva scompare. Di conseguenza, anche la politica e i principi morali perdono un fondamento stabile su cui basarsi. La vita della comunità, la polis, si lega ora a un sapere che è provvisorio, che cambia continuamente e il cui valore non si misura più sulla sua corrispondenza a una verità eterna, ma sulla sua capacità concreta di trasformare il mondo e la realtà che ci circonda. Tra le diverse forme di sapere disponibili, la scienza moderna, specialmente quando unita alla tecnica, dimostra di avere la maggiore capacità di trasformazione e di intervento sul mondo.La tecnica prende il sopravvento
In questo scenario, la vecchia distinzione tra scienza e tecnica si fa sempre più sfumata, fino quasi a scomparire. Una teoria scientifica viene considerata valida e importante non tanto perché ritenuta “vera” in senso assoluto, ma per la sua efficacia pratica e la sua utilità nell’applicazione tecnica. Si assiste così a un nuovo e decisivo cambiamento: la tecnica, che prima era uno strumento al servizio dei diversi modi di organizzare la società e la politica (come la democrazia o il capitalismo), diventa essa stessa il fine ultimo. Le forze politiche ed economiche che un tempo usavano la tecnica per i propri scopi finiscono per esserne subordinate, diventando a loro volta semplici mezzi per permettere alla tecnica di aumentare la propria potenza senza limiti.La tecnica come potenza dominante
Questo processo di sottomissione alla tecnica appare inevitabile nell’epoca attuale. I saperi che abbiamo oggi, non avendo più il sostegno di una verità assoluta, riconoscono, al di là delle loro pretese, di essere forme di “volontà di potenza” inferiori e meno efficaci rispetto a quella della tecnica. La tecnica, vista come la capacità di accrescere all’infinito la propria forza e capacità di trasformazione, si impone così come la potenza suprema. Diventa la forma dominante di “logos”, cioè del principio razionale o logico che ordina e governa il divenire e lo sviluppo del mondo. Il ruolo della politica nel futuro sembra consistere semplicemente nel prendere atto e riconoscere questa inevitabile subordinazione alla forza travolgente della tecnica.Ma se la tecnica è solo un sintomo di una ‘follia’ nichilistica, non si rischia di ignorare le sue cause materiali e storiche?
Il capitolo presenta una visione della tecnica fortemente radicata in un’interpretazione filosofica del pensiero occidentale, legandola a un’essenza nichilistica e a una “follia” metafisica. Questo approccio, pur offrendo una lettura suggestiva, rischia di trascurare le complesse dinamiche storiche, economiche e sociali che hanno concretamente portato allo sviluppo e alla pervasività della tecnica moderna. La tecnica non è un’entità puramente filosofica, ma un insieme di pratiche, strumenti e sistemi che emergono da contesti materiali specifici, esigenze pratiche, strutture di potere e processi storici ben definiti. Ridurla unicamente a una manifestazione di una “volontà del nulla” potrebbe semplificare eccessivamente un fenomeno multidimensionale. Per ottenere una comprensione più completa, sarebbe utile integrare questa prospettiva filosofica con l’analisi delle condizioni materiali e storiche che hanno favorito l’ascesa della tecnica. Approfondire la storia della scienza e della tecnologia, la sociologia dei processi scientifici e tecnologici, e le diverse filosofie della tecnica che considerano il suo impatto sociale e politico (non solo metafisico) può fornire un quadro più ricco. Autori come Lewis Mumford, Jacques Ellul, o pensatori legati alla sociologia della scienza offrono spunti preziosi in tal senso.6. La Tecnica come Potenza Etica Suprema
La fisica moderna, specialmente la teoria della relatività, mostra somiglianze con il pensiero di Parmenide. Entrambe le visioni suggeriscono che la realtà profonda sia fissa e immutabile, e che il cambiamento e il tempo che percepiamo possano essere solo apparenti. Questa idea contrasta con il modo di pensare tipico dell’Occidente, dove il cambiamento è visto come un passaggio dal nulla all’esistenza e viceversa, considerato un fatto evidente e non una semplice ripetizione. In questa prospettiva occidentale, la coscienza è ciò che vive l’esperienza del cambiamento. Tuttavia, nascere dal nulla e tornare ad esso non sono esperienze dirette, ma piuttosto modi in cui interpretiamo le cose. In realtà, ogni cosa esiste eternamente, e il cambiamento è solo l’apparire e lo scomparire di queste realtà eterne. La coscienza stessa non cambia, ma è il modo in cui queste realtà eterne ci appaiono senza cambiare.L’etica tradizionale e la nuova potenza della tecnica
L’etica che abbiamo conosciuto in Occidente si è sempre basata sull’idea di un legame con una verità e una forza superiori, spesso identificate con Dio. Quando questa idea di una verità assoluta è venuta meno nel pensiero moderno, non ci sono più stati limiti naturali all’azione umana. La tecnica, guidata dalla scienza, ha preso il posto di questa potenza suprema. La sua essenza, che è quella di aumentare senza limiti la nostra capacità di raggiungere obiettivi, è diventata la forma principale di etica nel mondo di oggi.La tecnica subordina il capitalismo
Le vecchie forze, così come il capitalismo, credono erroneamente di poter usare la tecnica semplicemente come uno strumento. In verità, è la tecnica che finisce per controllare queste forze. Il capitalismo, che ha come scopo principale l’aumento costante del profitto, si trova oggi di fronte a un grave problema ambientale. Continuare a cercare il massimo profitto porta a distruggere la Terra, e quindi a distruggere sé stesso. Cambiare obiettivo per salvare il pianeta significherebbe rinunciare alla sua natura più profonda. La necessità di usare la tecnica, per esempio con tecnologie pulite, per poter sopravvivere, obbliga il capitalismo a fare della tecnica, e della possibilità di salvare la Terra che la tecnica offre, il suo scopo principale. La potenza della tecnica è così forte da costringere il capitalismo a cambiare strada, non l’etica tradizionale. La forza della tecnica prevale, diventando l’etica dominante del nostro tempo.È davvero la “potenza” della tecnica a definire l’etica del nostro tempo e a costringere il capitalismo a cambiare la sua natura più profonda, o stiamo forse confondendo strumenti e valori?
Il capitolo presenta la tecnica come una forza quasi autonoma e determinante, capace di imporsi sia sull’etica tradizionale sia sulla logica intrinseca del capitalismo, piegandola ai propri fini (la sopravvivenza ambientale). Questa visione rischia di semplificare eccessivamente il complesso rapporto tra tecnologia, società, economia ed etica. La tecnica è uno strumento potentissimo, ma il suo sviluppo e il suo utilizzo sono profondamente influenzati da scelte umane, strutture di potere, interessi economici e sistemi di valori preesistenti. Attribuire alla tecnica una “potenza etica suprema” potrebbe sottovalutare il ruolo della responsabilità umana e delle dinamiche sociali e politiche nel dirigere (o non dirigere) l’innovazione tecnologica verso fini etici. Per approfondire questa complessa interazione, è utile esplorare la filosofia della tecnica, l’etica applicata, la sociologia economica e le teorie critiche del capitalismo. Autori come Martin Heidegger, Jacques Ellul, e pensatori contemporanei che si occupano di etica della tecnologia e sostenibilità possono offrire prospettive più sfaccettate.Abbiamo riassunto il possibile
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