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Contenuti del libro
Informazioni
“Dalla parte giusta. Donne e uomini che salvano il mondo” di Pietro Re ti porta in un viaggio intenso attraverso il nostro pianeta, esplorando le sfide più urgenti del nostro tempo. Dalle ombre dell’estremismo islamico in Siria e Iraq, con le storie toccanti di bambini soldato e la lotta contro l’ISIS, alle dure applicazioni della sharia in Indonesia e le voci di riforma come quella dell’imam donna in Danimarca. Il libro attraversa le crisi umanitarie causate da guerre dimenticate in Africa, come in Sudan del Sud e Repubblica Centrafricana, e i conflitti persistenti in Ucraina e Afghanistan, mostrando il prezzo altissimo pagato dai civili. Affronta l’impatto devastante del cambiamento climatico, dalla desertificazione nel Sahel che alimenta l’instabilità, allo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia e Svalbard, fino alle conseguenze dell’estrazione di risorse e della deforestazione che minacciano la fauna selvatica, come gli oranghi del Borneo e i rinoceronti in Sudafrica, e le ultime foreste primigenie in Polonia. Non mancano le storie di migrazioni forzate e le difficili condizioni nei campi profughi in Europa, come a Lesbo e Calais, evidenziando la paura del diverso e la lotta contro il razzismo e per i diritti umani. Ma in mezzo a tanta oscurità, emergono potenti storie di resilienza, coraggio e speranza: attivisti ambientali che difendono la natura, ranger che combattono il bracconaggio, operatori umanitari che portano aiuto in zone di guerra, leader politici che cercano riforme, e persone comuni che, con piccoli o grandi gesti, scelgono di stare “dalla parte giusta”, dimostrando che un altro mondo è possibile.Riassunto Breve
Il mondo affronta sfide complesse e interconnesse che si manifestano in modi diversi a seconda delle aree geografiche. In alcune regioni, l’Islam è vissuto in modo rigido, come in Indonesia dove la sharia porta a punizioni severe, mentre altrove, come in Danimarca, emergono interpretazioni inclusive e progressiste. Parallelamente, l’estremismo islamico, alimentato da povertà, disoccupazione e propaganda online, si diffonde in aree fragili come il Kosovo o persiste in zone di conflitto come la Siria e l’Iraq, portando a violenza, distruzione e crisi umanitarie. Gruppi come lo Stato Islamico e Boko Haram reclutano giovani, usano la violenza sessuale come arma e continuano a operare anche dopo sconfitte militari, trasformandosi in reti clandestine. La ricostruzione in aree liberate, come Mosul, è lenta e difficile. Accanto ai conflitti e all’estremismo, i cambiamenti ambientali rappresentano una minaccia crescente. La deforestazione, causata da interessi economici e pressione demografica, distrugge habitat naturali in luoghi come il Borneo, mettendo a rischio specie animali. La desertificazione nel Sahel, aggravata dal cambiamento climatico, spinge alla migrazione e crea terreno fertile per i gruppi estremisti. Il riscaldamento globale ha impatti evidenti e rapidi in aree come l’Artico e la Groenlandia, alterando ecosistemi e stili di vita tradizionali e aprendo nuove tensioni geopolitiche. L’estrazione di risorse, come il gas nei Paesi Bassi o il legname in Polonia, genera conflitti tra interessi economici e protezione ambientale. Queste crisi ambientali e i conflitti contribuiscono a un aumento senza precedenti degli sfollati e dei rifugiati a livello globale. Le persone in fuga affrontano viaggi pericolosi, come le traversate nel Mediterraneo, e vivono in condizioni disumane in campi sovraffollati o insediamenti informali in Europa, dove mancano servizi essenziali e la sicurezza è precaria. La risposta europea alla migrazione è divisa, con politiche restrittive che creano tensioni e atti di disobbedienza civile, mentre il dibattito pubblico è spesso segnato dalla paura del diverso e dal razzismo, alimentato anche da movimenti populisti che sfruttano il disagio sociale ed economico. In altre parti del mondo, la violenza persiste in conflitti dimenticati come in Sudan del Sud o nell’Ucraina orientale, causando carestie e distruzione. Paesi come la Repubblica Centrafricana sono dilaniati da guerre per il controllo delle risorse, mentre epidemie come l’Ebola complicano ulteriormente la situazione umanitaria in Sierra Leone e nella Repubblica Democratica del Congo. Nonostante questo quadro complesso, emergono segnali di speranza e resistenza: progetti di sviluppo sostenibile, sforzi di conservazione della fauna selvatica, leader politici che promuovono riforme e pace, organizzazioni umanitarie che operano in contesti difficili e la mobilitazione della società civile che lotta per i diritti e la democrazia. Tuttavia, l’indifferenza globale e la lentezza nell’affrontare le cause profonde dei problemi, come l’ingiustizia sociale e gli interessi economici a breve termine, rendono la strada verso soluzioni durature ancora lunga e incerta.Riassunto Lungo
1. Islam: Voci di Rigore e Riforma
Siria: La Fuga dall’Estremismo A Baghuz, in Siria, un bambino orfano di tredici anni riesce a fuggire dall’ultima roccaforte dello Stato Islamico. Racconta la durezza della sua vita dopo la perdita dei genitori, costretto a seguire l’organizzazione e subendo spesso maltrattamenti. Descrive come i bambini nati all’interno delle famiglie dei membri ISIS venissero sistematicamente indottrinati e addestrati fin dalla più tenera età. Invece, i figli delle donne yazide rapite non solo venivano convertiti a forza all’Islam, ma venivano anche preparati per essere utilizzati in attentati suicidi. Il bambino, però, nutre un desiderio diverso per il suo futuro: sogna di diventare medico. Spiega che un’ustione alla mano, che gli ha impedito di essere addestrato al combattimento, è stata in un certo senso la sua salvezza e la ragione per cui è riuscito a scappare.Indonesia: La Rigidità della Sharia e la Lotta per la Riforma
A Banda Aceh, in Indonesia, la legge islamica, la sharia, viene applicata con estrema severità. Una studentessa di diciannove anni ne è una testimonianza diretta: riceve trentotto frustate in pubblico. La sua colpa è essersi trovata da sola in un’aula universitaria con un compagno non sposato. L’imam locale difende la punizione, spiegando che la sharia si applica rigidamente anche per altri reati come il gioco d’azzardo, il consumo di alcol e l’omosessualità. Le donne, inoltre, sono soggette a restrizioni specifiche, non potendo indossare pantaloni attillati o uscire sole di sera senza incorrere in sanzioni. La studentessa, profondamente segnata dall’esperienza, decide di trasformare il suo trauma in un impegno. Inizia a lottare attivamente contro questa applicazione rigida della sharia e per promuovere una chiara separazione tra la sfera religiosa e quella politica nel paese. Sebbene nel resto dell’Indonesia l’Islam sia generalmente vissuto in modo più moderato, si osserva una crescente intolleranza religiosa, alimentata da interpretazioni più conservatrici della fede.Danimarca: Una Voce di Islam Inclusivo e Riformista
A Copenaghen, in Danimarca, si manifesta un approccio all’Islam radicalmente diverso. Una donna, Sherin Khankan, è l’imam di una moschea che si distingue per la sua apertura e inclusività. Questa moschea accoglie chiunque, non solo i musulmani, ma anche non credenti e persone appartenenti alla comunità LGBTQ+. Sherin Khankan è una fervente sostenitrice della parità di genere all’interno della comunità musulmana. Celebra matrimoni interconfessionali, introducendo nei contratti nuziali clausole innovative che vietano la poligamia e, cosa fondamentale, concedono alle donne il diritto di chiedere il divorzio, un passo significativo verso l’equità di genere. Questa visione progressista e inclusiva le attira critiche e opposizione da diversi fronti: sia dai musulmani più ortodossi, che contestano la sua autorità e interpretazione, sia da politici anti-islamici, che la vedono come una figura controversa. Nonostante le difficoltà, Sherin Khankan difende con passione la sua interpretazione moderna e riformista dell’Islam. La sua guida si fonda sulla tradizione maomettana, ma è orientata a combattere ogni forma di oppressione e dogma, dimostrando la possibilità di un Islam che sia al contempo fedele ai principi e aperto ai valori di uguaglianza e rispetto universale.Il capitolo giustappone esempi estremi e un caso di ‘Islam riformista’: questa selezione offre una visione equilibrata della realtà musulmana globale?
Il capitolo, pur presentando casi emblematici di diverse espressioni dell’Islam, non fornisce un contesto sufficientemente ampio per comprendere la prevalenza e l’influenza di ciascuno di questi approcci nella vasta e diversificata realtà musulmana globale. La giustapposizione di estremismo violento, rigidità legale e riformismo liberale solleva interrogativi sulla rappresentatività di tali esempi e sulla complessità delle dinamiche interne al mondo islamico. Per approfondire questa tematica e comprendere meglio le molteplici sfaccettature dell’Islam contemporaneo, è consigliabile esplorare la sociologia delle religioni e gli studi islamici, leggendo autori come John L. Esposito, Olivier Roy e Karen Armstrong, che offrono prospettive sulla storia, la politica e le diverse interpretazioni della fede.2. Le Ombre dell’Estremismo e la Lunga Via della Rinascita
L’estremismo prende piede facilmente nelle zone dove povertà e disoccupazione sono diffuse, come accade in alcune parti del Kosovo. Dopo la guerra, organizzazioni provenienti da diversi paesi arabi hanno portato un tipo di Islam più rigido. Hanno usato gli aiuti economici per diffondere le loro idee, costruendo moschee e offrendo borse di studio ai giovani. Questa influenza, unita alla propaganda online, ha spinto alcuni ragazzi ad aderire a gruppi estremisti. Le autorità hanno iniziato a intervenire arrestando predicatori radicali, ma la minaccia dell’estremismo rimane presente in queste aree vulnerabili.L’adesione ai gruppi estremisti
Molti giovani in Iraq hanno deciso di unirsi allo Stato Islamico per ragioni diverse. Alcuni cercavano denaro o uno status sociale, mentre altri sono stati costretti con la forza. Chi ha preso parte alle violenze racconta di aver perso la capacità di provare emozioni di fronte agli orrori commessi. Molti combattenti che erano ancora minorenni al momento della cattura sono ora detenuti. Il loro futuro è molto incerto, e la possibilità di tornare a una vita normale è complicata dall’influenza profonda che hanno subito.Le ferite della guerra e la ripartenza
In città come Mosul, dopo essere state liberate dal controllo estremista, il livello di distruzione è enorme. Edifici, inclusa l’università e la grande biblioteca, sono stati gravemente danneggiati o completamente distrutti. Nonostante questa devastazione, la vita sta lentamente riprendendo. Gli studenti stanno tornando, i negozi riaprono e le attività culturali ricominciano, dimostrando la grande forza d’animo della popolazione. La vastità dei danni è paragonabile a quella che si vede alla fine di una guerra su larga scala.La difficile ricostruzione
La ricostruzione è un compito estremamente difficile e richiederà molto tempo. Ci sono ancora ordigni inesplosi e cumuli di macerie ovunque. Serviranno enormi quantità di denaro e anni per poter ricostruire le decine di migliaia di edifici che sono stati distrutti. L’impiego di lavoratori del posto nei progetti di ricostruzione aiuta l’economia locale e coinvolge la popolazione nel processo di recupero. La priorità assoluta è ricostruire ospedali e strutture pubbliche. Questo è considerato fondamentale per ristabilire la presenza dello Stato e contribuire a impedire il ritorno dell’estremismo.Davvero la semplice ricostruzione di edifici pubblici basta a sradicare l’estremismo?
Il capitolo, pur evidenziando l’importanza della ricostruzione materiale, presenta come “fondamentale” il ristabilimento della presenza dello Stato tramite edifici pubblici per impedire il ritorno dell’estremismo. Questa visione rischia di semplificare eccessivamente un fenomeno complesso. Per comprendere meglio i meccanismi che portano alla radicalizzazione e i fattori che contribuiscono a una pace duratura, oltre alla ricostruzione fisica, è essenziale approfondire gli studi sulla costruzione dello Stato (state-building), la sociologia dei conflitti e la psicologia del radicalismo. Autori come Fukuyama o Roy offrono prospettive utili su questi temi.3. La Minaccia Globale e le Sue Vittime
Il terrorismo è una minaccia che esiste in molte parti del mondo ed è persistente. È importante affrontarla con coraggio, senza però darle un peso eccessivo rispetto ad altri problemi come la criminalità comune o gli incidenti, perché conviverci fa parte della vita in una società democratica. Chi compie questi attacchi è spesso un giovane, a volte con problemi psicologici o precedenti con la giustizia. Queste persone si avvicinano a idee estremiste in un secondo momento della loro vita, in un percorso di radicalizzazione. Scelgono di colpire con spietatezza luoghi dove c’è molta gente per creare il massimo orrore possibile.Perché si diventa estremisti
Diventare estremisti, soprattutto in luoghi come le prigioni, può dare a queste persone un senso di importanza o di appartenenza a un gruppo. Spesso è una reazione di rabbia verso la propria famiglia o la società. Non si tratta quasi mai di idee complicate o profonde. Per fermare il terrorismo, servono buone informazioni e l’aiuto delle comunità musulmane che vivono in Europa. È molto dannoso e inutile avere paura o diffidare di tutti i musulmani, perché l’islamofobia rende più difficile la collaborazione necessaria.Le azioni di gruppi come lo Stato Islamico e le loro vittime
Gruppi come lo Stato Islamico hanno commesso crimini terribili, compiendo genocidi e usando la violenza sessuale contro le donne come arma di guerra. Questo è successo in particolare con il popolo Yazida, che è stato perseguitato. Nadia Murad è una donna Yazida che è sopravvissuta a questa schiavitù e oggi lotta per la giustizia. Lei chiede al mondo intero che questi crimini siano giudicati e che si trovino e si identifichino i corpi delle vittime sepolte in fosse comuni, affinché non siano dimenticate.La lotta continua
Anche se lo Stato Islamico è stato sconfitto militarmente, ad esempio nella battaglia di Baghuz, questo non ha eliminato del tutto il pericolo. Alcuni combattenti continuano a resistere con forza. Usano tattiche come attacchi improvvisi uscendo da tunnel sotterranei, che rendono difficile la loro cattura. Questi attacchi causano ancora vittime tra chi combatte contro di loro, come è successo al combattente italiano Lorenzo Orsetti. La battaglia contro questi gruppi continua in molti modi su più fronti. Purtroppo, le azioni violente che avvengono fuori dall’Europa spesso non ricevono la stessa attenzione dai mezzi di informazione.Schengen è davvero il capro espiatorio ideale per problemi che hanno radici altrove?
Il capitolo menziona le critiche che legano Schengen a immigrazione e sicurezza, ma non scava a fondo per capire se il nesso causale sia reale o se si tratti di problemi che hanno origini più complesse, magari legate alla gestione delle frontiere esterne o a dinamiche socio-economiche globali. Per un’analisi meno superficiale, bisognerebbe consultare studi sull’impatto effettivo della libera circolazione, dati sulle migrazioni e ricerche sulle politiche di sicurezza a livello europeo. Approfondimenti in politologia e sociologia, magari leggendo autori che si occupano di integrazione europea e migrazioni, possono aiutare a distinguere i fatti dalle narrazioni politiche.21. Voci dall’Olanda: Immigrazione, Identità e Contrasti Politici
Nella provincia del Limburgo, in città come Venlo, la presenza di immigrati non europei si concentra in quartieri specifici. Qui, un immigrato turco che vive in Olanda da molto tempo racconta di un razzismo nascosto. Questo razzismo rende difficile per gli immigrati, anche quelli nati in Olanda e con buone qualifiche, trovare lavoro rispetto ai cittadini olandesi. Secondo lui, l’accusa di “non integrazione” usata dal leader populista Geert Wilders è solo un pretesto. Molti studenti di origine immigrata ottengono ottimi risultati a scuola, dimostrando il loro impegno. Inoltre, la libertà religiosa è garantita, un aspetto importante per molte comunità immigrate.Diverse opinioni a Venlo
Nello stesso quartiere di Venlo, si incontrano sostenitori di Wilders che esprimono posizioni molto chiare. Alcuni ritengono che gli immigrati che non si sentono a loro agio in Olanda dovrebbero semplicemente tornare nei loro paesi d’origine. Questi elettori appoggiano pienamente il programma politico di Wilders, che propone leggi più severe per i musulmani e l’uscita dell’Olanda dall’Unione Europea. Queste opinioni contrastanti convivono nello stesso spazio, mostrando le profonde divisioni presenti nella società.Le radici del disagio
Un giornalista e scrittore di Venlo, che invece sostiene il leader ambientalista Jesse Klaver, analizza le ragioni di queste tensioni. Identifica la paura legata alla fine dell’ondata migratoria e un profondo problema di identità nazionale come temi centrali del dibattito. Sottolinea come il declino del cattolicesimo non sia più una fonte di appartenenza forte per molti olandesi. A questo si aggiunge la diffusione di lavori precari, che impedisce ai giovani di acquistare casa, nonostante un basso tasso di disoccupazione generale. Questi fattori contribuiscono a un senso di insicurezza e smarrimento che può alimentare il sostegno a movimenti populisti.La prospettiva dei giovani a Nimega
Spostandosi a Nimega, una città universitaria, si nota un quadro diverso. Gli studenti mostrano un forte sostegno per Jesse Klaver e la sua visione di un’Olanda aperta e multiculturale. Considerano gli immigrati una risorsa fondamentale per una società che sta invecchiando. Rifiutano con decisione le posizioni di Wilders, definendole basate sull’odio, sull’esclusione e legate a un passato oscuro. Contrappongono a queste idee i valori tradizionali olandesi, come il rispetto reciproco, la tolleranza, l’altruismo e la solidarietà.Contesto nazionale e storico
Esiste una preoccupazione diffusa per la crescita dei leader populisti in Europa, che sembrano sfruttare il disagio sociale ed economico per ottenere consensi. Alcuni cittadini olandesi giustificano il loro voto per Wilders con la percezione che i governi precedenti non abbiano affrontato con sufficiente decisione i problemi legati all’immigrazione. Viene evidenziato come l’Olanda sia uno dei paesi più densamente popolati d’Europa. Questa alta densità alimenta la paura e la preoccupazione per la possibilità di un’ondata migratoria percepita come senza fine. Le attuali tensioni e dibattiti sull’immigrazione e l’identità nazionale riflettono in parte anche il passato coloniale dell’Olanda, un aspetto storico che continua ad avere risonanze nel presente.Ma è davvero sufficiente il successo scolastico per liquidare l’accusa di “non integrazione”, quando il capitolo stesso dipinge un quadro di profonde tensioni identitarie e disagi sociali che vanno ben oltre i risultati accademici?
Il capitolo presenta una serie di fattori complessi – dalla crisi identitaria legata al declino del cattolicesimo alla precarietà economica e alla paura della densità abitativa – che contribuiscono al disagio sociale e al sostegno ai movimenti populisti. Tuttavia, non esplora a fondo come questi elementi si intreccino con il concetto di “integrazione”, che è molto più ampio del semplice rendimento scolastico. Per comprendere meglio la questione, sarebbe utile approfondire le teorie sociologiche sull’integrazione multiculturale, le analisi sulla formazione dell’identità nazionale nell’era post-secolare e gli studi sull’impatto socio-economico della globalizzazione e della precarietà. Autori che si occupano di questi temi, come i sociologi che studiano le dinamiche delle società complesse o gli storici che analizzano l’evoluzione dell’identità europea, potrebbero offrire strumenti concettuali più robusti per affrontare la polemica sull’integrazione.Abbiamo riassunto il possibile
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