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Contenuti del libro
Informazioni
“Dalla parte del torto. Per la sinistra che non c’è” di Tomaso Montanari è un libro che ti sbatte in faccia la realtà: il sistema sociale ed economico attuale, dominato dall’ossessione per il mercato e la ricchezza, è profondamente ingiusto e sta creando disuguaglianza crescente, calpestando la dignità umana e distruggendo l’ambiente. Montanari non le manda a dire: la sinistra come l’abbiamo conosciuta ha tradito i suoi principi, si è piegata al sistema e ha dimenticato di stare dalla parte dei poveri e degli oppressi, aprendo la strada alla destra. Questo libro è una chiamata alla ribellione, un invito a non accettare le cose come stanno e a smettere di credere che non ci siano alternative. Non cerca soluzioni dall’alto o nuovi partiti, ma propone di ricostruire una sinistra vera, radicale, che parta dal basso, dalle lotte quotidiane per la giustizia sociale, la dignità umana e la difesa del pianeta, ricordando i valori fondamentali della nostra Costituzione. È un viaggio critico attraverso l’Italia e l’Europa di oggi, mostrando le conseguenze concrete della disuguaglianza e dello svuotamento della democrazia, ma anche indicando la strada per riprendere la lotta, stando sempre, senza compromessi, dalla parte di chi subisce il torto. È un libro per chi non si arrende e crede ancora che un futuro diverso sia possibile.Riassunto Breve
Il sistema sociale ed economico attuale è ingiusto alla radice, basato sull’ossessione per la ricchezza, la privatizzazione e l’aumento delle disuguaglianze, incompatibile con i diritti umani e l’esistenza stessa. È necessario opporsi a questo stato di cose con una ribellione intellettuale ed emotiva, recuperando il desiderio di un mondo giusto dove il fine è la felicità comune, smettendo di credere che tutto sia naturale e immutabile. Accontentarsi del meno peggio o di una “sinistra di destra” non è la soluzione. La situazione attuale deriva dai tradimenti di quella che oggi si definisce sinistra, che agisce come una destra, portando all’egemonia culturale della destra e all’ascesa di un nuovo fascismo, un pericolo reale per le democrazie. È il momento di ricostruire dalla parte di chi subisce ingiustizia, i poveri, per cui essere partigiani è la giustizia, definita ancora al meglio come “sinistra”, ma solo se contesta radicalmente la dittatura del mercato, le disuguaglianze e lo svuotamento della democrazia, rifiutando l’idea che “non c’è alternativa”. C’è qualcosa di profondamente sbagliato nel modo di vivere attuale, dove il perseguimento dell’interesse materiale personale è l’unico scopo collettivo, si conosce il costo ma non il valore delle cose, e non ci si chiede più se una legge sia giusta o migliori la società. È necessario tornare a porsi queste domande e criticare l’ammirazione per i mercati liberi, il disprezzo per il pubblico e l’illusione della crescita infinita. La via per il cambiamento è pensare il conflitto sociale tra poveri e ricchi, oppressi e oppressori, contribuendo a un senso comune di rivolta, vedendo il mondo dalla parte degli sconfitti. La politica di sinistra non si trova nella sinistra politica attuale, che ha fallito, raggiungendo un punto zero non superabile con formule elettorali o nuovi partiti. È necessario vegliare, pensare e parlare per definire cosa significa essere a sinistra oggi e riprendere la lotta per un futuro diverso. La sconfitta della sinistra e l’ascesa della destra dipendono dall’abbandono dei principi da parte della sinistra, che si è piegata al mercato e alla sicurezza di chi sta bene, lasciando soli i più deboli; questa “terza via” è un inganno che ha reso il mondo più ingiusto, smettendo di lottare per un mondo migliore e accettando l’idea che non ci fossero alternative, aprendo la strada alla destra xenofoba e razzista che ha sfruttato la rabbia dei poveri. Per cambiare, è necessario riconoscere gli errori; un “fronte contro la barbarie” non funziona se proposto da chi ha contribuito al problema. Le politiche della destra attuale, specialmente sull’immigrazione (come mostrano le leggi Turco-Napolitano del 1998 e i decreti Minniti-Orlando del 2017), mostrano continuità con quelle dei governi di centrosinistra, che hanno smantellato parti della Costituzione promuovendo privatizzazioni, precarizzazione del lavoro, indebolimento della progressività fiscale e federalizzazione dei diritti. Anche figure istituzionali moderate mostrano una mentalità che mette gli interessi economici sopra i diritti delle persone. La sinistra ha assorbito idee di destra, considerando le persone come strumenti e non come fini, e il linguaggio basato sull’opposizione tra “noi” e “loro” (i “salvati” contro gli altri, specialmente migranti e periferie) ha preparato il terreno culturale per il successo della destra. Per ripartire, bisogna cambiare linguaggio e cultura, tornando a dire che il mondo è profondamente ingiusto e che è possibile e necessario cambiarlo, stando sempre dalla parte della giustizia. Un episodio di umanità in guerra contrasta con la disumanizzazione attuale, simboleggiata dal Mediterraneo pieno di corpi annegati, segno di una perdita di rispetto reciproco, causata da decenni in cui mercato e denaro hanno prevalso sull’uomo; la società dei consumi è un nuovo totalitarismo che ha trasformato l’intimo delle persone. La società è passata dall’avere un’economia di mercato all’essere una società di mercato, dove tutto, inclusa la persona, è ridotto a merce con un prezzo ma senza valore. La vera differenza tra destra e sinistra sta nel considerare la persona umana come mezzo o come fine; la destra la riduce a strumento, la sinistra, per esistere, deve riconoscere la dignità umana come valore assoluto, come indicato da Kant. La Costituzione italiana mira a “dare a tutti gli uomini dignità di uomo”, implicando rispetto per la diversità; la questione femminile è centrale, la sottomissione del corpo femminile simboleggia l’espropriazione di umanità che colpisce ogni diversità. La privazione della dignità porta alla riduzione a cose e all’emarginazione dei corpi dei carcerati, disabili, malati, poveri e migranti; la lotta per la loro dignità, anche dei colpevoli, è fondamentale per misurare la dignità collettiva. La sinistra ha spesso rinunciato a questa battaglia, adottando retoriche di sicurezza e decoro che colpiscono i più deboli, come dimostrano le politiche sulla casa e l’immigrazione. La sicurezza non si costruisce con la repressione, ma con la giustizia sociale. L’obiettivo della Resistenza era libertà e giustizia sociale, un binomio inscindibile; la Costituzione impone di rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano libertà ed eguaglianza, richiedendo una radicale redistribuzione di potere e ricchezza. L’obbligo verso ogni essere umano, indipendentemente dai diritti riconosciuti, è il vero metro del progresso e richiede un cambiamento personale e collettivo, una responsabilità reciproca. La sopravvivenza umana dipende dall’estensione della fraternità a tutta la terra; giustizia sociale e giustizia ambientale sono la stessa cosa, il grido dei poveri si unisce a quello del pianeta e dei suoi esseri viventi. La crisi ecologica deriva da un modello di sviluppo basato sulla crescita infinita che tratta la natura come una riserva inesauribile, ignorando i limiti finiti del pianeta. Una prospettiva alternativa è quella di Francesco d’Assisi, che abbracciava i poveri e le creature con affetto, vedendole come fratelli, richiedendo umiltà, non dominio. Figure contemporanee come Greta Thunberg mostrano questa umiltà e la necessità di un cambio di rotta, criticando l’ossessione per la crescita economica. Le leggi basate sul concetto di “padroni in casa propria” portano alla distruzione ambientale; è necessario riconoscere i diritti della natura, passando da una visione antropocentrica (l’uomo come dominus) a una biocentrica (l’uomo come frater). La terra è un prestito tra generazioni, non una proprietà da sfruttare; questo richiede una democrazia che includa e ascolti le comunità locali. La vicenda del TAV in Val di Susa simboleggia lo scontro tra il vecchio modello di sviluppo e la giustizia ambientale. Il concetto di “sviluppo sostenibile” è spesso usato per nascondere lo sfruttamento e il razzismo ambientale. La vera sostenibilità implica mettere in discussione la crescita infinita e muovere verso una riduzione dei consumi. La lotta per la giustizia sociale e quella per la sopravvivenza del pianeta sono un’unica battaglia contro il predominio del denaro, richiedendo un cambiamento culturale e personale, abbandonando il dominio per la fraternità con la terra. La libertà e la democrazia richiedono condizioni precise e implicano un conflitto sociale; la democrazia non si definisce solo per le sue regole formali, ma per come il potere è distribuito nella società. Una vera democrazia è caratterizzata dal potere dei più poveri; la situazione attuale è un’oligarchia, un governo dei ricchi, perché sono i pochi ricchi a esercitare il potere. Esiste un conflitto di interessi tra ricchi e poveri; negare questa differenza favorisce gli interessi dei ricchi, che combattono una guerra contro i poveri, spostando costantemente risorse verso l’alto. La crescita economica da sola non risolve questa disuguaglianza; è necessaria la redistribuzione della ricchezza esistente. Per avere una vera libertà politica e un popolo capace di autogovernarsi, sono essenziali due liberazioni: dal bisogno e dall’ignoranza. La liberazione dal bisogno implica garantire ciò che serve per vivere dignitosamente; un vero reddito di base è un dovere dello Stato, non un’elemosina, serve a liberare dalla schiavitù della mancanza di reddito e dalla precarietà del lavoro, che umilia e impedisce la partecipazione politica, creando cittadini attivi. La dignità della persona richiede il necessario per vivere; misure come l’attuale reddito di cittadinanza, condizionate e punitive, non realizzano questo obiettivo e non affrontano le cause strutturali della disuguaglianza. La liberazione dall’ignoranza richiede la capacità di pensare in modo critico e cercare la verità; la scuola è un organo fondamentale che deve formareRiassunto Lungo
1. Contro lo Stato delle Cose: La Necessità di una Sinistra Radicale
Il sistema sociale ed economico attuale è profondamente ingiusto. Si basa su un’ossessione per la creazione di ricchezza, sulla privatizzazione crescente e su un aumento costante delle disuguaglianze tra chi ha molto e chi ha poco. Questo modo di organizzare la società non rispetta i diritti fondamentali delle persone e mette a rischio l’esistenza stessa dell’umanità. Per questo motivo, è essenziale opporsi con decisione a come stanno le cose oggi. Diventare adulti non significa semplicemente accettare il mondo così com’è, ma è piuttosto un invito a una forma di ribellione che coinvolge la mente e le emozioni. Dobbiamo recuperare il forte desiderio di costruire un mondo giusto, un mondo in cui lo scopo principale della società sia il benessere e la felicità di tutti. È ora di smettere di pensare che l’assetto attuale sia naturale e inevitabile. Al contrario, possiamo e dobbiamo cambiarlo, rifiutando l’idea di accontentarsi del meno peggio o di una politica che si definisce di sinistra ma agisce come la destra.La Crisi della Sinistra Attuale
È fondamentale comprendere e rifiutare i compromessi e i fallimenti che hanno portato alla situazione presente. Quella che oggi viene spesso chiamata sinistra, nei fatti, pensa e agisce in modi molto simili alla destra. Questa deriva ha permesso alla cultura della destra di diventare dominante e ha favorito l’ascesa di nuove forme di autoritarismo e persino di fascismo. Il pericolo rappresentato da queste tendenze è concreto e le democrazie, anche quelle che sembrano solide, possono effettivamente morire. Dobbiamo riconoscere questa realtà senza illusioni.Ricostruire dalla Parte degli Ultimi
È il momento di ricominciare a costruire partendo dalla prospettiva di coloro che subiscono le ingiustizie, dalla parte dei poveri e degli oppressi. Prendere posizione a favore di questa parte significa schierarsi per la giustizia, e non esiste ancora una parola migliore di “sinistra” per definire questo schieramento. Una forza politica può definirsi veramente di sinistra solo se mette radicalmente in discussione il dominio incontrastato del mercato, le profonde disuguaglianze sociali ed economiche e lo svuotamento progressivo della democrazia. Se una forza accetta l’idea che “non ci sia alternativa” al sistema attuale, allora non può essere considerata autenticamente di sinistra.Ripensare Valori e Prospettive
C’è qualcosa di profondamente sbagliato nel modo in cui viviamo oggi. La ricerca del guadagno materiale personale è diventata l’unico obiettivo condiviso dalla società. Sembra che si conosca il prezzo di ogni cosa, ma se ne sia dimenticato il vero valore. Non ci si chiede più se una legge o una decisione sia giusta o se contribuisca a migliorare la vita di tutti. È indispensabile tornare a porci queste domande fondamentali e criticare l’ammirazione diffusa per i mercati non regolati, il disprezzo per le istituzioni pubbliche e l’illusione di una crescita economica che possa continuare all’infinito.La Via del Conflitto e del Cambiamento
Il percorso per ottenere un cambiamento reale passa attraverso la comprensione del conflitto sociale che esiste tra poveri e ricchi, tra oppressi e oppressori. Non si cercano soluzioni pronte all’uso o ricette immediate, ma si vuole contribuire a creare un sentimento condiviso di opposizione e di rivolta. È necessario imparare a guardare il mondo dal punto di vista di coloro che sono stati sconfitti e impoveriti dal sistema attuale. La vera politica di sinistra, quella capace di trasformare la realtà, non si trova nelle forze politiche che oggi si definiscono di sinistra, poiché queste hanno dimostrato di aver fallito. La situazione attuale è come un punto di partenza, un punto zero. Non si può uscire da questa situazione di stallo con semplici strategie elettorali o creando nuovi partiti senza una base solida. È fondamentale dedicare tempo a riflettere, a pensare criticamente e a discutere apertamente per definire cosa significhi essere veramente di sinistra oggi e come sia possibile riprendere la lotta per costruire un futuro radicalmente diverso.Se la “sinistra attuale” ha fallito al punto da rendere necessario un “punto zero”, come può una “sinistra radicale” emergere da questo vuoto, basata sul “conflitto sociale”, senza ricadere negli stessi errori o proporre alternative concrete al di là della mera opposizione?
Il capitolo critica efficacemente lo stato attuale delle cose e la crisi della sinistra tradizionale, proponendo un necessario ripartire da zero basato sul conflitto. Tuttavia, lascia aperta la questione cruciale del come questa nuova forza politica radicale si costruisca concretamente, quali forme organizzative assuma e, soprattutto, quali modelli sociali ed economici alternativi proponga per superare il sistema attuale, evitando di rimanere confinata alla sola dimensione della protesta o di ripetere i fallimenti del passato. Per approfondire questi interrogativi, è utile esplorare la teoria politica, la storia dei movimenti sociali e del pensiero economico alternativo. Autori come Marx, Gramsci, Arendt, Polanyi e i teorici contemporanei delle alternative al capitalismo possono offrire spunti fondamentali per pensare la transizione e la costruzione di un futuro diverso.2. Quando la Sinistra Dimentica la Giustizia
La sinistra ha subito una sconfitta e la destra è salita al potere perché la sinistra ha lasciato da parte i suoi valori fondamentali. Invece di contrastare il sistema esistente, si è adattata alle regole del mercato e ha tutelato gli interessi di chi è già in una posizione sicura, dimenticando chi è più in difficoltà. Questo percorso, chiamato “terza via”, è apparso come un inganno, un modo per diventare troppo simile alle posizioni della destra. Questa trasformazione ha reso il mondo più diseguale e ingiusto. La sinistra ha smesso di battersi per un cambiamento radicale e ha accettato l’idea che la situazione attuale fosse l’unica possibile. Questa rinuncia ha aperto la strada all’avanzata della destra, spesso caratterizzata da idee xenofobe e razziste, che ha saputo approfittare del malcontento e della rabbia delle persone meno fortunate.Le scelte politiche che hanno preparato il terreno
Questo cambiamento di rotta della sinistra si è tradotto in scelte politiche precise che hanno preparato il terreno per la situazione attuale. Le politiche messe in atto dai governi di centrosinistra, specialmente quelle sull’immigrazione, mostrano una chiara continuità con le misure più severe adottate successivamente dalla destra. Leggi che hanno limitato i diritti dei migranti, come la Turco-Napolitano del 1998 e i decreti Minniti-Orlando del 2017, sono esempi significativi di questo approccio. Questa somiglianza non si limita solo all’immigrazione. Anche in altri settori, i governi di centrosinistra hanno agito in modi che hanno indebolito i principi di giustizia sociale. Ci sono stati interventi che hanno smantellato aspetti fondamentali della Costituzione, favorendo le privatizzazioni, rendendo il lavoro più precario, riducendo la progressività delle tasse e introducendo forme di federalismo che hanno toccato i diritti dei cittadini. Persino figure istituzionali viste come moderate hanno mostrato una tendenza a dare più peso agli interessi economici rispetto ai diritti delle persone, come accaduto nel caso della nomina di un ministro, dove è stata considerata la reazione dei mercati finanziari.Il linguaggio che divide
Oltre alle politiche, la sinistra ha anche fatto proprio un certo modo di pensare e di parlare tipico della destra. Ha iniziato a vedere le persone non come individui con dignità e diritti, ma piuttosto come strumenti utili a raggiungere certi scopi. Un elemento cruciale di questo cambiamento è stato l’uso di un linguaggio che crea divisioni, basato sull’idea di un “noi” contrapposto a un “loro”. Questa distinzione ha spesso separato chi è considerato “salvato” o integrato dal resto della società, in particolare i migranti e le persone che vivono nelle aree periferiche. Questo tipo di comunicazione ha contribuito in modo determinante a creare l’ambiente culturale favorevole all’ascesa e al successo delle idee di destra.La via per il cambiamento
Per invertire questa tendenza e costruire un futuro diverso, è indispensabile un profondo cambiamento nel modo di parlare e nella cultura politica. È cruciale affermare con forza e chiarezza che il mondo in cui viviamo è profondamente ingiusto e che non dobbiamo accettarlo così com’è. È possibile e necessario lottare per trasformarlo. Questo significa schierarsi sempre e senza riserve dalla parte della giustizia, anche quando questa posizione è impopolare, va contro l’opinione della maggioranza o comporta il rischio di subire delle sconfitte politiche. La priorità assoluta deve essere la difesa dei diritti e l’uguaglianza per tutti.È sufficiente attribuire l’ascesa della destra unicamente al presunto ‘tradimento’ dei valori da parte della sinistra?
Il capitolo presenta una tesi forte e lineare sulla causa principale della sconfitta della sinistra e del successo della destra. Tuttavia, concentrandosi quasi esclusivamente sulle responsabilità della sinistra, rischia di trascurare la complessità del fenomeno. L’ascesa di movimenti e partiti di destra in contesti globali diversi suggerisce che potrebbero esserci fattori strutturali più ampi in gioco, legati a trasformazioni economiche, sociali e culturali che vanno oltre le specifiche scelte strategiche di un singolo schieramento politico. Per comprendere appieno questo scenario, sarebbe utile approfondire le analisi sulle dinamiche del populismo, la crisi delle democrazie rappresentative e l’impatto della globalizzazione e delle nuove tecnologie sul consenso politico. Autori come Zygmunt Bauman o Colin Crouch hanno esplorato questi temi, offrendo prospettive che arricchiscono il quadro e aiutano a contestualizzare le vicende politiche nazionali in un orizzonte più vasto.3. Il Valore della Persona nell’Età del Mercato
Un episodio di umanità in tempo di guerra, dove soldati nemici condividono cibo, contrasta fortemente con la disumanizzazione che vediamo oggi. Il Mediterraneo è pieno di corpi annegati, un segno chiaro di quanto poco rispetto ci sia rimasto tra le persone. Questo peggioramento non è dovuto alla guerra, ma è il risultato di decenni in cui il mercato e il denaro sono diventati più importanti dell’uomo. La società dei consumi è come un nuovo totalitarismo, che ha cambiato profondamente le persone, rubando e modificando la loro anima. La società è passata dall’avere un’economia di mercato all’essere una società di mercato. Questo significa che tutto, anche le persone, è trattato come merce, con un prezzo ma senza un vero valore.La persona al centro: dignità e Costituzione
La vera differenza tra destra e sinistra sta nel modo in cui vedono la persona umana: come un mezzo da usare o come un fine da rispettare. La destra, sia quella legata al libero mercato che quella neofascista, tende a usare la persona come uno strumento. Invece, per esistere davvero, la sinistra deve riconoscere la dignità umana come un valore assoluto, proprio come diceva Immanuel Kant. La Costituzione italiana ha un progetto politico preciso: vuole “dare a tutti gli uomini dignità di uomo”. Questo significa che dobbiamo rispettare le differenze tra le persone, i loro corpi e le loro situazioni di vita. La questione delle donne è molto importante qui, perché il modo in cui il corpo femminile viene sottomesso e trasformato in merce è un simbolo di come l’umanità venga tolta a chiunque sia diverso. Le lotte portate avanti dalle donne e da tutti gli oppressi per difendere la loro diversità sono un’unione di forze per la dignità e contro l’esclusione.Le conseguenze della perdita di dignità
Quando si toglie la dignità a una persona, la si riduce a una cosa e la si mette ai margini della società. Questo succede ai corpi dei carcerati, delle persone disabili, dei malati, dei poveri e dei migranti. Lottare perché queste persone abbiano dignità, anche se hanno commesso errori, è fondamentale per capire quanto valore diamo alla dignità di tutti noi come società. Purtroppo, spesso la sinistra ha abbandonato questa battaglia. Ha iniziato a usare parole che parlano solo di sicurezza e decoro, che finiscono per colpire i più deboli. Le politiche sulla casa e sull’immigrazione ne sono un esempio chiaro: invece di aiutare, perseguitano chi vive un disagio sociale o chi esprime un’opinione diversa.La vera sicurezza: giustizia sociale e redistribuzione
La sicurezza di una società non si costruisce con la repressione o punendo le persone. Si costruisce invece con la giustizia sociale, creando condizioni di vita migliori per tutti. L’obiettivo principale della Resistenza era ottenere libertà e giustizia sociale, due cose che non possono stare separate. La Costituzione ci chiede di eliminare gli ostacoli economici e sociali che impediscono a tutti di essere liberi e uguali. Realizzare questo progetto significa distribuire in modo nuovo il potere e la ricchezza nella società. Il vero segno del progresso è l’impegno che abbiamo verso ogni essere umano, a prescindere dai diritti che gli vengono riconosciuti sulla carta. Questo richiede un cambiamento profondo, sia personale che collettivo, basato sulla responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri.Siamo certi che la disuguaglianza crescente sia solo colpa dello smantellamento dello Stato?
Il capitolo pone un’enfasi molto forte sullo smantellamento dello Stato e dei servizi pubblici come causa principale della disuguaglianza, ma questa prospettiva rischia di trascurare altri fattori cruciali che contribuiscono al fenomeno a livello globale e nazionale. Per un’analisi più completa, sarebbe fondamentale esplorare l’impatto delle trasformazioni tecnologiche sul mercato del lavoro, le dinamiche della globalizzazione finanziaria e produttiva, e le specifiche scelte di politica monetaria e fiscale che vanno oltre la semplice “privatizzazione”. Approfondire il pensiero di economisti che analizzano le cause strutturali della disuguaglianza, come Thomas Piketty, o che studiano il ruolo delle istituzioni nello sviluppo economico, come Daron Acemoglu, può offrire un quadro più articolato e sfumato.7. La politica vera nasce dal basso
La politica non si limita alla sola conquista del governo. L’eccessiva concentrazione sul raggiungimento del potere governativo distoglie dagli obiettivi davvero importanti, come la giustizia sociale e la creazione di una società più umana. Il vero scopo non è esercitare potere sulla società, ma piuttosto dare potere nella società, mettendo le persone in condizione di difendersi dalle pressioni del mercato e di lottare per i propri diritti nei luoghi di lavoro, per la tutela dell’ambiente e per l’accesso alla conoscenza.Le Radici Storiche di questa Idea
Questa visione di una politica che affonda le sue radici nella società civile ha origini profonde, che risalgono ad esempio al periodo della Resistenza. Carlo Levi descriveva bene la differenza tra i politici distaccati, troppo presi da manovre e tattiche lontane dalla vita reale, e chi, come Parri, restava saldamente legato alla realtà concreta delle persone e alle loro difficoltà quotidiane. Esiste una chiara distanza tra la politica che si svolge nelle sfere di governo e le battaglie che si combattono ogni giorno. Essere di sinistra, secondo il pensiero di Emilio Lussu, non significa semplicemente creare un governo che si definisca “amico dei lavoratori”, ma basare ogni progresso e ogni conquista sulla lotta autonoma e organizzata delle persone comuni. La democrazia e i diritti fondamentali non vengono concessi dall’alto, ma nascono dalla forza e dall’impeto della lotta popolare. La Costituzione stessa è efficace e viva solo se è animata e sostenuta da questa spinta dal basso. Affidarsi unicamente alle istituzioni senza l’azione diretta delle persone è, in sostanza, una forma di resa.L’Azione Concreta Parte dal Basso
La possibilità di una vera ripartenza si trova nell’azione che parte dalla base della società: dalle associazioni di cittadini, dai comitati spontanei che nascono sui territori, dai centri sociali, da tutte quelle realtà che si impegnano concretamente per prendersi cura dei più poveri e degli emarginati. Queste esperienze rappresentano la sinistra nella sua forma più concreta, quella che agisce quotidianamente a contatto con le persone e i loro bisogni. Invece di disperdere energie nella fondazione di nuovi partiti, è molto più utile e costruttivo lavorare per costruire un fronte unito dei lavoratori e un sindacato dei diritti che sia capace di includere tutti, anche le figure più precarie e vulnerabili del mondo del lavoro. Questo percorso punta a far emergere e consolidare un vero e proprio “popolo dei diritti” che si organizza e agisce partendo dalle proprie esperienze e necessità.La Sinistra che Cambia il Mondo
La sinistra che si ferma alle idee e ai principi generali, quella che potremmo definire “astratta”, può esistere e avere un senso solo se è sostenuta e resa concreta dalla sinistra che agisce nella realtà, quella che si prende cura di ogni singola persona nella sua complessità. La giustizia non è un concetto astratto, ma si manifesta concretamente nel vigilare costantemente affinché a nessuno venga fatto del male o subisca ingiustizie. Il movimento che si oppone allo stato attuale delle cose si basa proprio su questo impegno concreto e diffuso. La sua forza più grande è racchiusa nell’invito a «Insorgere! Risorgere!». Insorgere significa ribellarsi con forza a ogni forma di ingiustizia, prima dentro di sé e poi pubblicamente, per poter risorgere da un sistema politico ed economico che genera sofferenza e disuguaglianze. La sinistra che riesce davvero a produrre un cambiamento nel mondo è quella fatta di impegno costante e quotidiano, che agisce partendo dalla base della società per costruire una giustizia sociale autentica e accessibile a tutti.Ma come si trasforma l’azione “dal basso” in cambiamento sistemico e giustizia per tutti, se si ignora o si rifiuta la leva del potere statale e la rappresentanza politica tradizionale?
Il capitolo articola una critica efficace della politica intesa solo come conquista del governo, proponendo un’alternativa basata sull’azione diretta e l’organizzazione della società civile. Tuttavia, non affronta in modo esauriente la questione cruciale di come questa spinta “dal basso” possa effettivamente tradursi in un cambiamento sistemico su larga scala e confrontarsi con le strutture di potere statale e globale che spesso richiedono un’azione coordinata “dall’alto”. Per esplorare questa tensione e capire meglio le dinamiche tra movimenti sociali e istituzioni, sarebbe utile approfondire gli studi di scienza politica e sociologia che analizzano le strategie di cambiamento sociale e il ruolo dello stato, leggendo ad esempio autori che hanno riflettuto sul rapporto tra società civile e potere politico.Abbiamo riassunto il possibile
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