Molte piccole imprese falliscono perché nascono da un’illusione: la competenza tecnica non basta per gestire un’azienda. All’interno di ogni imprenditore convivono tre figure: l’Imprenditore visionario, il Manager pragmatico e il Tecnico operativo. Il libro guida il lettore a bilanciare queste personalità e a superare le trappole della crescita, trasformando l’attività in un sistema efficiente e replicabile, capace di soddisfare i bisogni del cliente e di realizzare il progetto di vita dell’imprenditore. Si esplora come creare un’organizzazione basata su sistemi, definire il proprio scopo primario e comprendere i desideri inconsci del cliente, per costruire un’impresa che sia un vero e proprio “dojo” di crescita personale e professionale.
1. L’Illusione Imprenditoriale
Il mito dell’imprenditore motivato dal profitto
Si crede comunemente che chi avvia una piccola impresa lo faccia principalmente per guadagnare. In realtà, la maggior parte delle piccole imprese nasce da persone con competenze tecniche specifiche, ma inesperte nella gestione aziendale. Questa falsa credenza è una delle ragioni principali per cui molte piccole imprese falliscono.L’ “attacco imprenditoriale” e l’errore di valutazione
Spesso, un esperto tecnico ha un “attacco imprenditoriale”, ovvero un impulso improvviso che lo convince di poter gestire un’azienda solo perché è bravo nel suo lavoro tecnico. Questo è un errore grave perché pensare di saper fare il lavoro tecnico non significa saper amministrare un’azienda che offre quel servizio. Un’impresa è complessa e richiede diverse capacità, non solo competenze tecniche.Il caso di Sarah: dalla passione all’incubo
Sarah, bravissima a fare torte, decide di aprire una pasticceria, sicura del suo talento artigianale. Presto, però, si ritrova sommersa da problemi gestionali inattesi e finisce per odiare persino preparare torte, l’attività che prima amava tanto. Quella che sembrava la realizzazione di un sogno imprenditoriale si trasforma in un incubo per Sarah.Le conseguenze dell’illusione imprenditoriale
L’errore fondamentale è pensare che la sola competenza tecnica basti per avere successo come imprenditori. Questa “illusione imprenditoriale” porta molti tecnici a trasformare la loro passione in un lavoro pesante e stressante, che spesso finisce con il fallimento e una grande delusione.Ma è davvero solo una questione di competenze tecniche contro gestionali, o il capitolo ignora volutamente la complessità del mercato e le innumerevoli variabili che influenzano il successo imprenditoriale?
Il capitolo sembra semplificare eccessivamente il panorama imprenditoriale, riducendo il successo o il fallimento a una mera questione di competenze tecniche versus gestionali. Ignora completamente la complessità del mercato, le fluttuazioni economiche, l’importanza dell’innovazione e la capacità di adattarsi ai cambiamenti. Per una visione più completa e realistica, è fondamentale studiare discipline come l’economia aziendale, il marketing strategico e la gestione dell’innovazione. Autori come Drucker e Kotler potrebbero offrire spunti preziosi.2. Le Tre Personalità Imprenditoriali
Le tre figure dentro ogni imprenditore
Quando una persona decide di avviare un’attività, dentro di sé convivono tre figure diverse: l’Imprenditore, il Manager e il Tecnico. Queste tre personalità, anche se fanno parte della stessa persona, hanno modi di pensare e obiettivi spesso molto diversi tra loro.L’Imprenditore, il Manager e il Tecnico: tre modi di pensare diversi
L’Imprenditore è una persona che guarda avanti, piena di idee per il futuro e sempre alla ricerca di nuove opportunità. Il Manager, invece, è più concreto e legato al passato, si concentra sull’organizzazione, sulla pianificazione e sulla sicurezza. Il Tecnico è una persona pratica, che vive nel presente e si concentra sul lavoro concreto, preferendo fare le cose con le proprie mani piuttosto che pensare a strategie astratte.La fase iniziale: domina il Tecnico
All’inizio di una nuova attività, quando tutto è appena partito, la figura del Tecnico è quella che comanda. L’entusiasmo iniziale e la necessità di fare tutto da soli portano il Tecnico a identificarsi completamente con l’azienda. In questa fase, l’imprenditore-tecnico lavora senza sosta, impegnandosi al massimo nelle operazioni pratiche, ma spesso trascurando di pensare al futuro e a come gestire l’attività in modo organizzato.La crescita e i problemi: emerge la necessità del Manager e dell’Imprenditore
Il problema si presenta quando l’attività inizia a crescere e le sole capacità tecniche non bastano più. Se l’imprenditore resta bloccato nella mentalità del Tecnico, diventa difficile delegare e sviluppare una visione più ampia dell’azienda. Questa situazione porta l’attività in una fase critica, come una sorta di ‘adolescenza’ difficile.La ‘gestione per abdicazione’ e le sue conseguenze negative
In questa fase di crescita, nel tentativo di ridurre il carico di lavoro, spesso si assumono nuovi collaboratori, ma senza avere una strategia chiara per gestirli. Il titolare, ancora dominato dalla mentalità del Tecnico, ha difficoltà a delegare in modo efficace, finendo per intromettersi nel lavoro degli altri e a riprendere in mano le attività operative. Questa ‘gestione per abdicazione’ crea problemi e inefficienze, perché il titolare si ritrova di nuovo sommerso dal lavoro pratico, senza riuscire a far crescere l’azienda e a liberarsi dalla trappola del dover fare tutto da solo.La chiave per il successo: bilanciare le tre figure
Per superare questo momento difficile, è fondamentale che l’imprenditore riconosca e sviluppi anche le qualità del Manager e dell’Imprenditore. È necessario trovare un equilibrio tra le esigenze operative, la visione strategica per il futuro e la capacità di organizzare il lavoro e delegare compiti. Solo in questo modo l’attività può crescere in modo sano e raggiungere il successo.Ma è davvero così semplice ridurre la complessità dell’imprenditorialità a sole tre figure?
Il capitolo descrive in modo efficace le sfide che un imprenditore affronta durante la crescita della propria attività, ma riduce la complessità del successo imprenditoriale al solo bilanciamento di tre figure interne. Questa semplificazione potrebbe essere eccessiva e fuorviante. Per comprendere appieno le dinamiche imprenditoriali, sarebbe opportuno esplorare discipline come la psicologia del lavoro e la teoria dei sistemi complessi, approfondendo autori come Edgar Morin, per capire se un modello così lineare e schematico sia realmente sufficiente a descrivere la realtà multiforme e spesso caotica del mondo imprenditoriale.3. Oltre la Zona di Comfort: La Rivoluzione Chiavi in Mano
Il limite della zona di comfort
Le aziende che crescono attraversano una fase delicata quando superano la zona di comfort del proprietario. Questa zona di comfort rappresenta il livello di controllo che l’imprenditore sente di avere sulla sua attività. Quando l’azienda supera questi limiti, l’imprenditore con mentalità tecnica reagisce in modi prevedibili, ma spesso controproducenti. Queste reazioni includono il ridimensionamento dell’attività per tornare a una fase più gestibile, la ricerca di una crescita rapida e insostenibile, oppure la scelta di persistere in uno stato di disordine cronico. Questi comportamenti derivano da una visione limitata, tipica di chi si concentra sull’operatività quotidiana piuttosto che sulla strategia aziendale nel suo complesso.Dalla mentalità tecnica alla visione imprenditoriale
Esiste una prospettiva diversa, quella imprenditoriale, che considera l’azienda come un sistema unitario orientato al cliente e ai risultati concreti. L’approccio imprenditoriale si distingue nettamente da quello tecnico. Mentre il tecnico si concentra sul “compito da svolgere”, l’imprenditore si concentra sul “funzionamento complessivo dell’azienda”. Questa visione imprenditoriale è essenziale per una crescita solida e per raggiungere la maturità aziendale. Le aziende che nascono già mature, come McDonald’s, adottano fin da subito questa prospettiva imprenditoriale. Per queste aziende, l’elemento centrale non è il prodotto specifico venduto, ma l’azienda stessa intesa come sistema.Il modello della Rivoluzione Chiavi in Mano
La “Rivoluzione Chiavi in Mano” rappresenta un modello di maturità aziendale, e trova la sua massima espressione nel franchising. Ray Kroc, il fondatore di McDonald’s, comprese che il vero prodotto non era l’hamburger in sé, ma il sistema McDonald’s. Questo sistema è un modello di business replicabile e autonomo, in grado di funzionare efficacemente indipendentemente dalle persone che lo gestiscono. Il modello si basa sulla creazione di un prototipo aziendale, un sistema standardizzato e prevedibile che può essere facilmente replicato. Il successo del franchising dimostra un principio fondamentale: il “come” si vende, ovvero il sistema aziendale, è più importante del “cosa” si vende. L’obiettivo primario diventa quindi la costruzione di un’azienda che funzioni attraverso un sistema efficiente, e non dipenda dalle capacità individuali dell’imprenditore-tecnico.Ma è davvero così rivoluzionario spostare l’attenzione dal prodotto al sistema?
Il capitolo presenta una distinzione forse troppo netta tra mentalità tecnica e imprenditoriale, quasi fossero in opposizione. Questa semplificazione rischia di oscurare il fatto che un sistema efficiente è fondamentale, ma non può prescindere dalla qualità del prodotto o servizio offerto. Per comprendere meglio come bilanciare sistema e prodotto, sarebbe utile approfondire le dinamiche dell’innovazione aziendale e le strategie di differenziazione, studiando autori come Drucker, che hanno analizzato in profondità la gestione d’impresa.4. Il Sistema Prototipo: Costruire un’Impresa Efficace e Indipendente
Il franchising è un modello di business che funziona molto bene, con molte più aziende di successo rispetto a quelle che nascono in modo indipendente. Il segreto di questo successo è il “Franchise Prototype”. Immagina il Franchise Prototype come il cuore dell’idea imprenditoriale, un modello che serve per far nascere e crescere le idee, mettendole alla prova prima di lanciarle sul mercato.Cos’è il Franchise Prototype
Il Franchise Prototype è un sistema completo che risolve i problemi tipici di molte aziende. È come mettere insieme tutti i pezzi necessari per far funzionare bene un’impresa. Trasforma l’attività in qualcosa che funziona quasi da solo, come un organismo vivente, dove ogni parte aiuta le altre a raggiungere l’obiettivo comune. Pensa a McDonald’s: ogni dettaglio, dal panino alle patatine, è stato provato e migliorato nel prototipo, per essere sicuro che tutto funzioni sempre allo stesso modo in ogni ristorante.Come creare un’impresa di successo
Per costruire un’azienda che vada bene, è fondamentale concentrarsi sul sistema aziendale, come se fosse una cosa separata da chi la gestisce. L’azienda deve essere pensata come un modello che si può ripetere, un prototipo da migliorare e rendere standard. Per fare questo, ci sono alcune regole importanti da seguire. Bisogna offrire sempre qualcosa di valore ai clienti, ai dipendenti e ai fornitori. Il lavoro deve essere fatto da persone con competenze di base, mantenendo sempre tutto in ordine. Ogni passaggio del lavoro deve essere scritto e spiegato chiaramente. Il servizio offerto deve essere sempre lo stesso e prevedibile. Infine, l’immagine dell’azienda deve essere uguale per tutti, con standard ben precisi.Il ciclo di miglioramento continuo
Per far crescere l’azienda, bisogna seguire un processo continuo che si ripete sempre: innovazione, misurazione e organizzazione. L’innovazione significa cercare sempre di migliorare l’esperienza dei clienti e il modo in cui l’azienda lavora. La misurazione serve per capire se i miglioramenti funzionano davvero, usando numeri e dati concreti. L’organizzazione, infine, serve a rendere i processi collaudati una routine, un sistema preciso che funziona sempre allo stesso modo, riducendo al minimo gli imprevisti e garantendo che tutto sia sempre uguale. Grazie a questo processo, l’azienda cresce, si adatta ai cambiamenti del mercato e crea un sistema che funziona bene da solo. In questo modo, l’imprenditore non deve più occuparsi di tutto ogni giorno, ma può concentrarsi su altro.Ma è davvero applicabile a qualsiasi settore l’idea che standardizzare ogni processo aziendale sia la chiave del successo, o stiamo ignorando la complessità e l’unicità di ogni impresa?
Il capitolo sembra presentare una visione eccessivamente semplificata del successo imprenditoriale, quasi fosse una formula magica replicabile all’infinito. Si trascura il fatto che mercati diversi richiedono approcci diversi e che l’eccessiva standardizzazione potrebbe soffocare l’innovazione e la capacità di adattamento, elementi cruciali in un contesto economico dinamico. Per comprendere meglio i limiti di un approccio eccessivamente sistemico, sarebbe utile approfondire il pensiero di autori che hanno studiato la complessità dei sistemi organizzativi e l’importanza dell’adattamento contestuale.5. Il Proposito Primario e l’Obiettivo Strategico
Il programma di sviluppo aziendale è un percorso graduale che trasforma un’attività in un modello organizzato e che può essere ripetuto con successo. Questo percorso è diviso in sette fasi. La prima fase è definire il Proposito Primario e l’Obiettivo Strategico. Poi, si passa a delineare le strategie per l’organizzazione, la gestione, il personale, il marketing e il sistema aziendale.Il Proposito Primario: la visione personale
Il Proposito Primario riguarda la visione personale della vita che si desidera. Prima di pensare all’attività lavorativa, è fondamentale riflettere sui propri valori, sul tipo di vita a cui si aspira e su chi si è veramente. Il Proposito Primario è la risposta a queste domande. Serve come guida per ogni decisione che si prende. Definire questo scopo è molto importante per dare un significato al lavoro e per inserire l’attività imprenditoriale in un progetto di vita più ampio e soddisfacente. Senza un Proposito Primario ben definito, sia la vita che l’attività lavorativa rischiano di mancare di direzione e di un vero significato.L’Obiettivo Strategico: cosa deve fare l’azienda
L’Obiettivo Strategico indica in modo preciso cosa deve fare l’azienda per sostenere il Proposito Primario. Non è semplicemente un piano aziendale, ma una dichiarazione chiara degli standard che l’impresa deve raggiungere, inclusi quelli economici. Stabilire degli obiettivi economici, come il fatturato totale e i guadagni, è fondamentale per capire se l’azienda ha successo e se è in grado di supportare le aspirazioni personali di chi la guida. Un punto essenziale è considerare l’attività come una vera opportunità, cioè un’impresa che ha la possibilità concreta di raggiungere gli obiettivi economici fissati e di generare un guadagno rispetto a quanto investito.Valutare l’opportunità: bisogno del mercato e cliente tipo
Per capire se un’attività è una buona opportunità, è necessario comprendere quale bisogno soddisfa nel mercato e chi sono i clienti tipo a cui si rivolge. È importante capire la differenza tra “merce” e “prodotto”. La merce è l’oggetto fisico che si vende, mentre il prodotto è la sensazione positiva che il cliente prova dopo aver fatto l’acquisto. Le persone comprano soprattutto esperienze e emozioni, non solo oggetti materiali. Per definire un’offerta di valore, è quindi essenziale capire i bisogni emotivi dei clienti, usando informazioni demografiche (come età e luogo di residenza) e psicografiche (come interessi e valori). L’Obiettivo Strategico si realizza quindi definendo degli standard precisi per ogni aspetto dell’azienda, dalla sua espansione sul territorio ai modi in cui opera. Questo assicura che l’attività sia coerente con il Proposito Primario e contribuisca a una vita piena e realizzata.Ma è davvero sempre necessario che un’azienda di successo sia direttamente legata a un ‘Proposito Primario’ profondamente personale, o le esigenze del mercato e l’innovazione possono essere motori sufficienti per il successo, indipendentemente dalla visione di vita personale del fondatore?
Il capitolo sembra suggerire una dipendenza eccessiva dal ‘Proposito Primario’, trascurando altri fattori cruciali per il successo aziendale. Per una visione più ampia, è utile approfondire le strategie di gestione aziendale e l’analisi di mercato, studiando autori come Peter Drucker, che offre prospettive più ampie sugli obiettivi aziendali.6. La Strategia Sistemica
L’importanza di una struttura chiara
Per far funzionare bene un’organizzazione, è essenziale avere una struttura gerarchica definita. Questa struttura serve a evitare confusione e a essere sicuri di raggiungere gli obiettivi prefissati. All’inizio, molte aziende tendono a organizzarsi basandosi sulle persone invece che sui ruoli. Questo modo di fare crea disordine e rende l’azienda meno efficiente. È molto più efficace stabilire una strategia organizzativa che si fondi su ruoli e responsabilità precise, rappresentate in un organigramma.L’organigramma e i contratti di posizione
Creare un organigramma è il primo passo fondamentale. Con questo strumento, si può vedere in modo chiaro come dovrebbe essere organizzata l’azienda, indipendentemente da quanto è grande in quel momento. L’organigramma definisce le posizioni chiave, le responsabilità di ognuna e i rapporti tra i vari livelli. Per ogni posizione, è importante scrivere un “contratto di posizione”. Questo documento specifica quali risultati ci si aspetta, quali sono i compiti e come verrà valutato il lavoro. In questo modo, la gestione non dipende più dalle persone, ma dal sistema organizzativo.Il sistema come strategia di gestione
Il sistema organizzativo diventa quindi la strategia di gestione principale. Un sistema ben fatto permette di ottenere buoni risultati di marketing, perché rende automatici molti processi e riduce i problemi causati dagli errori umani. L’esempio di un hotel spiega bene questo concetto: con delle liste di controllo e delle procedure standard, si può garantire ai clienti un’esperienza sempre ottima e costante. Per far funzionare questo sistema, non servono manager straordinari, ma solo un metodo di lavoro chiaro e facile da ripetere.Le persone nel sistema: il “gioco” aziendale
Anche la gestione delle persone si integra in questo sistema. Non si tratta solo di dare ordini, ma di creare un ambiente in cui “fare bene” sia un valore condiviso da tutti. L’azienda diventa come un “gioco”, con regole chiare che riflettono i valori di chi l’ha fondata. Questo gioco deve avere un significato, essere logico e, perché no, anche piacevole. Solo così le persone si sentiranno coinvolte e saranno motivate a dare il meglio. È fondamentale comunicare a tutti la visione dell’azienda e le regole del gioco fin dall’inizio del rapporto di lavoro. Un sistema ben definito, insieme a una strategia che valorizza le persone e si basa su valori comuni, è la base per un’azienda di successo.Ma è davvero sufficiente un sistema, per quanto ben oliato, a garantire il successo di un’azienda nel complesso e mutevole mondo reale?
Il capitolo presenta un’argomentazione lineare e apparentemente ineccepibile sull’importanza dei sistemi organizzativi. Tuttavia, si potrebbe obiettare che la realtà aziendale è raramente così prevedibile e controllabile come suggerito. L’enfasi eccessiva sul sistema rischia di trascurare fattori umani cruciali come la creatività, l’adattabilità al cambiamento e la capacità di problem solving non standardizzato. Per una visione più completa, sarebbe utile integrare nel capitolo riflessioni provenienti dagli studi sull’organizzazione aziendale e sulla gestione delle risorse umane, approfondendo autori come Edgar Schein o Peter Senge, che hanno esplorato le dinamiche complesse delle organizzazioni e l’importanza della cultura aziendale.7. Decifrare l’Inconscio del Cliente
Mettere il cliente al centro di ogni azione è la base di una strategia di marketing efficace. Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale superare le proprie idee e concentrarsi sui veri desideri del cliente. Spesso, questi desideri non corrispondono a quello che l’imprenditore si aspetta. Infatti, le decisioni di acquisto non nascono da ragionamenti logici, ma sono spinte dall’inconscio del cliente. L’inconscio è come un sistema complesso di aspettative, che si formano con le esperienze di vita. Per capire chi è veramente il cliente e perché compra, è utile usare strumenti come la demografia e la psicografia. Questi strumenti aiutano a creare offerte che rispondano ai bisogni nascosti del cliente. Un buon marketing non si limita a soddisfare un bisogno evidente, ma lavora sulla percezione che il cliente ha di quel bisogno.L’Organizzazione Aziendale come un Sistema Interconnesso
L’azienda è come un insieme di sistemi collegati tra loro: sistemi materiali, sistemi di procedure e sistemi informativi. Ad esempio, avere un sistema di vendita ben organizzato può aumentare di molto i guadagni. Questo sistema include fasi precise, testi di vendita già pronti e materiali di supporto. Tutto ciò serve per comunicare in modo efficace e costante con il cliente. Allo stesso tempo, i sistemi informativi servono a controllare come sta andando l’azienda. Questi sistemi forniscono dati importanti per migliorare continuamente i processi aziendali. Quando tutti questi sistemi lavorano insieme in modo coordinato, si crea un’azienda forte e capace di ottenere buoni risultati.La Mentalità dell’Imprenditore di Successo
Per avere successo come imprenditore, bisogna impegnarsi al massimo e guardare oltre il semplice guadagno. È necessario uscire dalla propria zona di sicurezza e vedere l’incertezza come un’opportunità per crescere. Bisogna riscoprire il vero spirito imprenditoriale, quello che nasce dalla passione e dall’attenzione per il cliente. Il vero scopo di un’impresa è prendersi cura del cliente e mantenere le promesse di valore che si fanno. Questi valori devono guidare ogni decisione, sia quelle più importanti che quelle di tutti i giorni.Ma è davvero possibile “decifrare” l’inconscio del cliente, o si tratta di una semplificazione eccessiva di dinamiche psicologiche complesse?
Il capitolo introduce concetti di marketing psicologico, ma la nozione di “decifrare l’inconscio” appare riduttiva. La mente umana è un sistema complesso, influenzato da molteplici fattori consci e inconsci. Per una comprensione più approfondita, sarebbe utile esplorare la psicologia del profondo di autori come Jung, e considerare le critiche mosse alla psicografia come strumento di marketing.8. Il Dojo Imprenditoriale
Il riflesso del caos interiore nel mondo esterno
Il mondo di oggi viene spesso descritto come caotico e disordinato. Tuttavia, questa percezione di caos non è una caratteristica oggettiva del mondo esterno, ma piuttosto un riflesso del disordine interiore che ognuno di noi porta dentro. In altre parole, il caos che vediamo nel mondo è il risultato del nostro stesso caos interiore. Pertanto, se desideriamo veramente cambiare il mondo che ci circonda, il primo passo fondamentale è affrontare e trasformare il nostro disordine interiore. Il cambiamento del mondo parte necessariamente dal cambiamento personale.La piccola impresa come ‘dojo’ di crescita personale
In questo contesto, la piccola impresa assume un ruolo cruciale, diventando un ponte tra il nostro mondo interiore e la realtà esterna. La piccola impresa può essere vista come un vero e proprio ‘dojo’ imprenditoriale, un luogo dove possiamo imparare a conoscere meglio noi stessi. Proprio come un dojo di arti marziali è uno spazio dedicato all’allenamento e alla crescita personale, l’impresa si trasforma in un microcosmo in cui possiamo confrontarci con le nostre paure, ansie e abitudini limitanti. Affrontare le sfide del mondo imprenditoriale diventa così un percorso di apprendimento accelerato, che ci permette di comprendere le nostre reazioni e di crescere a livello personale. Le difficoltà incontrate nell’impresa ci preparano ad affrontare le sfide più ampie del mondo esterno con maggiore consapevolezza e preparazione.Affrontare il caos interiore per il successo imprenditoriale
Molti si avvicinano all’imprenditoria con l’idea di sfuggire al caos del mondo esterno e di creare un ambiente più controllato. Tuttavia, questa aspirazione rischia di fallire se non si affronta il proprio caos interiore. Un’impresa che nasce con l’obiettivo di costruire un ‘mondo proprio’ può facilmente trasformarsi in una fonte di frustrazione e insoddisfazione, diventando il peggiore dei lavori possibili, se non si affronta il disordine interiore. Per avere successo nel mondo imprenditoriale, è essenziale comprendere le regole specifiche di questo ‘mondo’, studiarlo a fondo e viverlo pienamente.Strumenti e pratiche per la crescita imprenditoriale
La piccola impresa, grazie alle sue dimensioni gestibili, offre un ambiente ideale per studiare sia le dinamiche del mondo esterno sia il nostro mondo interiore. Programmi di sviluppo aziendale e modelli come i prototipi di franchising forniscono strumenti concreti e una disciplina strutturata per affrontare questo percorso di crescita. L’innovazione continua, la misurazione attenta dei risultati (quantificazione) e la capacità di coordinare efficacemente le diverse attività (orchestrazione) diventano pratiche fondamentali per superare i limiti personali e aziendali. Attraverso queste pratiche, l’impresa si trasforma in un luogo di realizzazione personale e professionale, capace di soddisfare le diverse aspirazioni che convivono in ogni individuo: quelle dell’imprenditore, del manager e del tecnico. Per concretizzare appieno il potenziale di un’impresa e riscoprire il vero spirito della piccola impresa americana, è fondamentale passare all’azione, smettendo di procrastinare e di rimuginare idee senza metterle in pratica.Ma è davvero il “caos interiore” la lente esclusiva attraverso cui interpretare le sfide del mondo imprenditoriale, o rischiamo di trascurare fattori esterni e oggettivi che influenzano il successo di un’impresa?
Il capitolo sembra presentare una visione eccessivamente psicologizzante del successo imprenditoriale, quasi che ogni difficoltà esterna sia riducibile a un problema interiore. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile esplorare discipline come la sociologia economica e la teoria delle organizzazioni, per comprendere meglio come le strutture sociali, le dinamiche di mercato e le variabili economiche oggettive influenzino concretamente le sorti di un’impresa, al di là della pur importante dimensione personale dell’imprenditore. Approfondire autori come Mark Granovetter o Walter Powell potrebbe offrire una prospettiva più equilibrata e completa.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
