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Risposta: “Da Minosse a Omero. Genesi della prima civiltà europea” di Louis Godart ci porta in un viaggio incredibile attraverso l’Egeo antico, esplorando le radici della nostra civiltà. Il libro inizia con le avventure di pionieri come Schliemann e Evans, che hanno letteralmente riportato alla luce città leggendarie come Troia e la civiltà minoica a Creta, svelando misteri che sembravano persi nella storia. Scopriremo come la scrittura, dalla misteriosa Lineare A alla Lineare B decifrata da Ventris, sia stata fondamentale per capire queste culture. Attraverseremo l’Età del Bronzo, dalle Cicladi con le loro iconiche statuette di marmo, alla potenza di Creta con i suoi palazzi, fino all’ascesa dei Micenei, guerrieri che hanno lasciato il segno in tutto l’Egeo. Godart ci guida attraverso l’organizzazione sociale e religiosa dei Micenei, con figure come il “wanax”, e ci fa capire come le loro lingue e le loro storie abbiano poi influenzato i poemi di Omero, l’Iliade e l’Odissea, che sono il culmine di questo percorso affascinante. È un libro che ti fa sentire parte di una scoperta continua, svelando come il mito e la realtà si intrecciano per creare la prima grande civiltà europea.Riassunto Breve
La riscoperta delle civiltà egee è un percorso che parte dalla volontà di Heinrich Schliemann di trovare prove concrete delle leggende omeriche, portando alla luce Troia e Micene. Successivamente, Arthur Evans a Creta scopre la civiltà minoica e le sue scritture, la geroglifica, la Lineare A e la Lineare B. La decifrazione della Lineare B da parte di Michael Ventris rivela che il greco era parlato nell’Egeo molto prima di quanto si pensasse. Il mare è un elemento unificante e la cronologia, suddivisa in Minoico, Elladico e Cicladico, aiuta a datare le scoperte, mostrando un’evoluzione tecnologica e sociale dalle prime tracce nel Paleolitico fino al Neolitico.L’Età del Bronzo nell’Egeo, dal 3200 al 2000 a.C. circa, vede lo sviluppo della metallurgia in Peloponneso, Cicladi e Creta. Siti come Thermi e Poliochni nel nord-est dell’Egeo sono cruciali per la diffusione della metallurgia grazie ai contatti con l’Anatolia. In Grecia centrale e nel Peloponneso, insediamenti come Lerna e Tirinto mostrano un’evoluzione con edifici complessi, suggerendo una società più organizzata. Le Cicladi diventano importanti centri di scambio marittimo, con la loro arte in marmo esportata e imitata. Creta, da provincia neolitica, si sviluppa eccezionalmente nel Bronzo Antico, con comunità agricole prospere e tombe collettive che indicano una gerarchia sociale emergente. Troia, strategicamente situata, attraversa diverse fasi di sviluppo, da un piccolo villaggio a una città importante, con ricchezza e reti commerciali estese. Le Cicladi sono un crocevia di scambi, con l’ossidiana e i metalli come risorse chiave, e la navigazione fondamentale. L’influenza anatolica iniziale lascia poi spazio a una crescente influenza cretese. La civiltà minoica a Creta, con i suoi palazzi, estende la sua influenza sulle Cicladi, come dimostrato dai documenti in Lineare A. L’arte, in particolare gli affreschi di Thera-Santorini, rivela una società complessa. Il passaggio dall’influenza minoica a quella micenea nelle Cicladi è graduale, segnato da scambi e distruzioni, con la talassocrazia di Minosse che trova riscontro nelle evidenze archeologiche di un dominio cretese sull’Egeo.La civiltà minoica vede sorgere i primi palazzi intorno al 2000 a.C. in Creta, centri economici, politici e religiosi che riflettono un potere centralizzato. L’architettura palaziale, con magazzini, aree residenziali e luoghi di culto, mostra una funzione economica legata al controllo della produzione agricola, una funzione politica per la protezione e organizzazione, e una funzione religiosa per l’autorità morale. L’innovazione amministrativa porta allo sviluppo di sistemi burocratici supportati dalla scrittura. L’arte minoica, specialmente nella glittica e nella lavorazione dei metalli, mostra influenze dal Vicino Oriente. Intorno al 1700 a.C., i Primi Palazzi subiscono distruzioni, attribuite a terremoti e conflitti, segnando la fine della civiltà protopalaziale e l’evoluzione nei Secondi Palazzi. Questo periodo vede l’espansione della potenza minoica nel Mediterraneo orientale, con intensi scambi commerciali. L’arte raggiunge nuove vette con affreschi elaborati e ceramiche raffinate. Circa nel 1450 a.C., un cataclisma, probabilmente l’eruzione di Santorini, distrugge la maggior parte dei palazzi minoici, tranne Cnosso, segnando l’ascesa della civiltà micenea che prende il controllo di Creta, introducendo la Lineare B e modificando la cultura locale. I Micenei, originari della Grecia continentale, sviluppano una propria civiltà palaziale con cittadelle fortificate. Le differenze architettoniche tra i palazzi minoici e micenei suggeriscono un’evoluzione autonoma, sebbene con influenze reciproche. La civiltà micenea, con la sua enfasi sulla guerra, si distingue dalla talassocrazia minoica, segnando un passaggio cruciale nella storia dell’Egeo.La civiltà micenea, sviluppatasi tra il 1700 e il 1200 a.C. circa, è caratterizzata da un’organizzazione complessa basata su palazzi che gestiscono economia e amministrazione. L’arte e la cultura micenea mostrano influenze da altre civiltà, con uno “stile internazionale” in opere d’arte scambiate tra le élite del Mediterraneo. L’introduzione della scrittura nell’Egeo è graduale: nel Neolitico compaiono simboli, nell’Età del Bronzo marche di vasai e sigilli indicano controllo e amministrazione. A Creta emergono la scrittura geroglifica e la Lineare A, utilizzate per scopi economici e amministrativi. La Lineare B, derivata dalla Lineare A, nasce sul continente greco, rivelando che i Micenei parlavano una forma arcaica di greco. La civiltà micenea raggiunge il suo apice tra il XV e il XIII secolo a.C., dominando l’Egeo. Intorno alla fine del XIII secolo a.C., i palazzi micenei subiscono un declino e una scomparsa, attribuiti a disastri naturali, conflitti interni e pressioni esterne. Le evidenze archeologiche mostrano distruzioni diffuse, portando a instabilità e migrazioni. Nonostante la fine del sistema palaziale, la cultura micenea non scompare del tutto, ma la perdita dei centri di potere porta a una fase di recessione economica. La scrittura, in particolare la Lineare B, sembra scomparire con i palazzi, con la successiva rinascita culturale in Grecia che avverrà solo con l’arrivo dei Fenici e l’introduzione dell’alfabeto.La società micenea, emersa dalla civiltà minoica, mostra continuità culturale e politica, con centri come Cnosso per i Minoici e Micene per i Micenei. Il sovrano, “wanax”, è il capo dello Stato con poteri amministrativi, militari e religiosi. La società è strutturata secondo una tripartizione funzionale indoeuropea: sovranità, forza militare e produttività. I testi in Lineare B rivelano funzionari come il “lawagetas” e i “qa-si-re-u” (basileis), artigiani o responsabili di officine. La religione micenea è legata ai centri di potere, con i palazzi che fungono anche da luoghi di culto. Esistono santuari all’interno e all’esterno dei palazzi. Le tavolette in Lineare B menzionano divinità presenti anche nel pantheon greco successivo, come Zeus, Era e Poseidone, oltre a divinità ctonie come la Madre Terra. La tavoletta Tn 316 descrive una processione con offerte a varie divinità, evidenziando la complessità del sistema religioso e la presenza di metalli preziosi nelle offerte. La società micenea è caratterizzata dalla presenza di schiavi e dalla gestione centralizzata delle risorse da parte del palazzo.Il passo dell’Odissea che descrive Creta menziona diverse popolazioni, ma le ricerche archeologiche e linguistiche confermano che gli Achei parlavano greco miceneo, lingua attestata anche a Creta. Non ci sono prove di una lingua “cidonia” distinta. Gli Eteocretesi sono identificati con iscrizioni in caratteri greci, ma la loro lingua non sembra legata al minoico; si ipotizza un’origine siro-palestinese. I Dori sono una presenza confermata, mentre i Pelasgi rimangono un gruppo linguisticamente difficile da definire. Il testo omerico riflette una situazione linguistica complessa che copre molti secoli, con Omero, scrivendo nel IX secolo a.C., a conoscenza di diverse lingue. I poemi omerici, l’Iliade e l’Odissea, composti tra il IX e l’VIII secolo a.C., sono il risultato di una lunga tradizione poetica che affonda le radici nella civiltà micenea. La poesia epica greca, con il suo verso esametro, sembra avere origini straniere, forse legate al mondo minoico. La presenza di elementi micenei nei poemi suggerisce che Omero abbia attinto a tradizioni risalenti almeno al XVII-XVI secolo a.C. Parallelismi con poemi epici in Anatolia e l’epopea di Gilgameš evidenziano influenze da tradizioni letterarie orientali e un processo di trasmissione e rielaborazione di racconti attraverso i secoli.Riassunto Lungo
Heinrich Schliemann e la scoperta di Troia e Micene
La riscoperta delle civiltà egee è un percorso affascinante che inizia con Heinrich Schliemann, un uomo d’affari tedesco ossessionato dall’idea di trovare prove concrete dell’esistenza di Troia, come descritta nei poemi omerici. Nonostante la mancanza di formazione accademica, Schliemann, grazie alla sua determinazione e alle sue risorse economiche, intraprese scavi che portarono alla luce i resti di Troia e, successivamente, di Micene. Le sue scoperte, sebbene inizialmente accolte con scetticismo, dimostrarono che le leggende omeriche avevano un fondamento storico, aprendo la strada a nuove ricerche.Arthur John Evans e la civiltà minoica
Successivamente, Arthur John Evans, un archeologo più metodico, si concentrò sull’isola di Creta. Influenzato dalle scoperte di Schliemann e dalla domanda su come una civiltà così avanzata potesse non aver sviluppato una scrittura, Evans iniziò a studiare antiche pietre incise. Queste ricerche lo portarono a scoprire la civiltà minoica e le sue tre forme di scrittura: quella geroglifica, la Lineare A e la Lineare B. Evans dimostrò che la civiltà minoica era precedente a quella micenea, suggerendo che la Grecia continentale fosse stata sotto l’influenza cretese.La decifrazione della Lineare B da parte di Michael Ventris
Il passo successivo fu la decifrazione della Lineare B. Michael Ventris, un giovane architetto con una passione per le lingue antiche, dedicò anni allo studio delle tavolette scoperte a Cnosso e Pilo. Attraverso un’analisi meticolosa e un approccio scientifico, Ventris riuscì a dimostrare che la Lineare B era una forma arcaica di greco. Questa scoperta fu rivoluzionaria, poiché provava che il greco era parlato in Egeo secoli prima di quanto si pensasse, spostando indietro la datazione della presenza greca nella regione.Il contesto geografico, cronologico e l’evoluzione delle culture egee
L’analisi del contesto geografico e cronologico dell’Egeo rivela l’importanza del mare come elemento unificante e facilitatore di scambi. La cronologia, suddivisa in periodi come Minoico, Elladico e Cicladico, permette di datare con precisione le scoperte. L’evoluzione delle culture egee, dalle prime tracce nel Paleolitico fino al Neolitico, mostra un progressivo sviluppo tecnologico e sociale, con l’introduzione dell’agricoltura, della metallurgia e di forme artistiche sempre più complesse. Le scoperte archeologiche, dalle prime pietre lavorate a Creta alle tavolette in Lineare B, hanno progressivamente ricostruito un quadro sempre più dettagliato delle antiche civiltà egee, dimostrando come il mito e la storia si intreccino profondamente.È davvero possibile affermare che Schliemann, con la sua “ossessione” e mancanza di formazione accademica, abbia semplicemente “dimostrato che le leggende omeriche avevano un fondamento storico”, quando le sue metodologie sono state ampiamente criticate e la sua interpretazione dei ritrovamenti è stata spesso arbitraria, tanto da portare a un dibattito ancora aperto sulla reale corrispondenza tra i suoi scavi e la Troia omerica?
Il capitolo presenta Schliemann come un pioniere la cui determinazione ha trionfato sulle convenzioni accademiche, ma omette di contestualizzare le controversie metodologiche e interpretative che hanno segnato il suo lavoro. Per comprendere appieno la complessità della sua figura e l’impatto reale delle sue scoperte, sarebbe utile approfondire la critica archeologica del suo operato. Autori come Colin Renfrew hanno offerto analisi approfondite sulle prime fasi dell’archeologia egea, evidenziando sia i meriti che i limiti di pionieri come Schliemann. Inoltre, uno studio più dettagliato delle fonti primarie e delle successive campagne di scavo a Troia, condotte da archeologi con approcci più rigorosi, permetterebbe di valutare con maggiore accuratezza il rapporto tra i ritrovamenti e le narrazioni omeriche.L’Età del Bronzo nell’Egeo: Un Periodo di Trasformazione
I Primi Sviluppi e la Diffusione della Metallurgia
L’Età del Bronzo nell’Egeo segna un periodo di grandi cambiamenti, con lo sviluppo della metallurgia che porta a innovazioni significative in aree come il Peloponneso, le Cicladi e Creta. Queste regioni mostrano culture distinte, con cronologie che vanno dal 3200 al 2000 a.C. circa, come indicato dalla periodizzazione del Bronzo Antico. Il nord-est dell’Egeo, in particolare siti come Thermi e Poliochni, gioca un ruolo cruciale nella diffusione della metallurgia, grazie ai contatti con l’Anatolia.La Grecia Centrale e il Peloponneso: Evoluzione e Strutture Sociali
In Grecia centrale e nel Peloponneso, numerosi insediamenti come Lerna e Tirinto evidenziano un’evoluzione rispetto al Neolitico. Si osserva lo sviluppo di culture locali definite dalla ceramica e la comparsa di edifici complessi, come la “Casa delle Tegole” a Lerna, che suggeriscono una struttura sociale più organizzata e centri di potere.Le Cicladi: Crovevia di Scambi e Espressione Artistica
Le Cicladi emergono come importanti centri di scambio marittimo, sfruttando le risorse minerarie come rame e argento. La navigazione è fondamentale, come suggerito dalle raffigurazioni di navi sulle “padelle” cicladiche. L’arte cicladica, nota per le sue statue in marmo, si estende anche a manufatti metallici e ceramiche esportate e imitate altrove. La cronologia cicladica è definita da culture come quella di Grotta-Pelo e Kero-Siro, con la produzione di statuette marmoree che raggiungono un alto livello artistico nel Cicladico Antico II. L’influenza anatolica è evidente nelle prime fasi culturali, mentre in seguito si nota una crescente influenza cretese.Creta: Dalle Comunità Agricole al Sistema Palaziale
Creta, da provincia neolitica, conosce uno sviluppo eccezionale nel Bronzo Antico, con comunità agricole prospere e tombe collettive che indicano una gerarchia sociale emergente. L’intensificarsi dei contatti con altre regioni porta a un fiorire economico legato alla metallurgia e all’agricoltura. La civiltà minoica a Creta, con i suoi palazzi e la sua organizzazione statale, estende la sua influenza sulle Cicladi, come dimostrato dai documenti in lineare A trovati in varie isole.Le Conseguenze delle Trasformazioni e l’Ascesa di Cnosso
La fine del Bronzo Antico II vede distruzioni in molti siti dell’Egeo, forse dovute all’arrivo di nuove popolazioni, ma Creta sembra meno colpita, aprendo la strada al sistema palaziale e all’ascesa di Cnosso. L’arte, in particolare gli affreschi di Thera-Santorini, rivela una società complessa e vibrante, con scene di vita quotidiana, riti religiosi e una possibile identificazione dell’isola con il mito di Atlantide.Troia: Sviluppo Strategico e Legami con l’Egeo
Troia, situata strategicamente, attraversa diverse fasi di sviluppo, da un piccolo villaggio fortificato (Troia I) a una città importante (Troia II), caratterizzata da ricchezza, artigianato specializzato e estese reti commerciali, come dimostrato dai ritrovamenti di oro e metalli preziosi. Le successive fasi di Troia (III-V) mostrano continuità culturale e legami con le isole vicine, mentre Troia VI e VII evidenziano una crescita urbana significativa, innovazioni nell’armamento e nella ceramica, e una possibile connessione con gli eventi narrati nell’Iliade.Il Passaggio di Influenza: da Minoica a Micenea
Il passaggio dall’influenza minoica a quella micenea nelle Cicladi è un processo graduale, segnato da scambi commerciali e, in alcuni casi, da distruzioni violente, come quelle che colpirono Koukounaries. La talassocrazia di Minosse, descritta da Tucidide, trova riscontro nelle evidenze archeologiche di un dominio cretese sull’Egeo, volto a garantire rotte commerciali sicure e a contrastare la pirateria.Considerando la diffusa distruzione di siti alla fine del Bronzo Antico II e la successiva ascesa di Creta, non si potrebbe ipotizzare che l’influenza anatolica, citata come cruciale per la diffusione della metallurgia, abbia in realtà giocato un ruolo più destabilizzante o di catalizzatore per tali eventi, piuttosto che un mero contributo alla “trasformazione”?
Il capitolo descrive l’influenza anatolica come un fattore di diffusione della metallurgia, ma la connessione tra questa diffusione e le successive distruzioni non è esplicitata in modo critico. Per comprendere appieno la dinamica, sarebbe utile approfondire gli studi sull’archeologia dell’Anatolia e le sue interazioni con l’Egeo in quel periodo, magari consultando lavori di studiosi come Colin Renfrew, che ha ampiamente trattato le interconnessioni nel Mediterraneo preistorico. Un’analisi più dettagliata delle evidenze archeologiche relative ai contatti tra queste regioni e delle possibili implicazioni economiche e sociali della metallurgia potrebbe fornire un quadro più completo.1. L’ascesa e la caduta dei palazzi nell’Egeo
I Primi Palazzi: Nascita di un centro di potere
La civiltà minoica vide i suoi primi palazzi sorgere a Creta intorno al 2000 a.C., segnando un’importante evoluzione sociale ed economica. Questi complessi urbani divennero centri nevralgici per l’economia, la politica e la religione, crescendo grazie all’aumento della popolazione e a una migliore gestione del territorio. La struttura architettonica dei palazzi, con magazzini, aree residenziali e luoghi di culto, rifletteva un potere centralizzato, probabilmente nelle mani di un sovrano. L’attività economica, incentrata sul controllo della produzione agricola, si intrecciava con la funzione politica, che garantiva organizzazione e protezione, e con quella religiosa, fonte di autorità morale.L’innovazione amministrativa e l’arte
Un’innovazione fondamentale fu l’introduzione di una quarta funzione: quella amministrativa. La necessità di gestire risorse e persone stimolò lo sviluppo di sistemi burocratici, supportati probabilmente dalla scrittura. In questo periodo, l’arte minoica fiorì, specialmente nella lavorazione delle gemme e dei metalli, mostrando influenze dal Vicino Oriente.La fine dei Primi Palazzi e l’evoluzione
Intorno al 1700 a.C., i Primi Palazzi subirono distruzioni, attribuite a una combinazione di eventi naturali come terremoti e possibili conflitti interni. Questo segnò la fine della civiltà protopalaziale, ma la cultura minoica continuò a evolversi, dando vita ai Secondi Palazzi.I Secondi Palazzi: Apogeo e scambi nel Mediterraneo
Il periodo dei Secondi Palazzi fu caratterizzato da un’espansione della potenza minoica nel Mediterraneo orientale, con intensi scambi commerciali che raggiunsero l’Egitto e il Vicino Oriente. L’arte raggiunse nuove vette, manifestandosi in affreschi elaborati, ceramiche raffinate e gioielli di alta qualità. La struttura dei palazzi divenne più imponente e complessa, includendo cortili centrali, sale del trono e aree dedicate alle cerimonie.Il cataclisma e l’ascesa dei Micenei
Circa nel 1450 a.C., un altro cataclisma, probabilmente collegato all’eruzione del vulcano di Santorini, causò la distruzione della maggior parte dei palazzi minoici, con l’eccezione di Cnosso. Questo evento coincise con l’ascesa della civiltà micenea, che prese il controllo di Creta. I Micenei, provenienti dalla Grecia continentale, introdussero la scrittura lineare B e modificarono la cultura locale. Avevano sviluppato una propria civiltà palaziale, con cittadelle fortificate e un’architettura imponente, evidente nei palazzi di Micene, Tirinto e Pilo.Confronto tra civiltà: Minoici e Micenei
Le differenze architettoniche tra i palazzi minoici e micenei suggeriscono un’evoluzione autonoma, pur con influenze reciproche. La civiltà micenea, con la sua enfasi sulla guerra e sulla difesa, si distinse dalla talassocrazia minoica. La fine del mondo minoico e l’emergere di quello miceneo rappresentano un passaggio cruciale nella storia dell’Egeo, aprendo una nuova era di dominazione e scambio culturale.Considerando la tripartizione funzionale indoeuropea e la figura del “lawagetas” come capo militare non del tutto definito, come si concilia la potenziale sovranità assoluta del “wanax” con la presenza di un “lawagetas” la cui autorità militare potrebbe aver rappresentato un contrappeso, o addirittura un’alternativa, al potere del sovrano, soprattutto alla luce delle lacune informative sui rapporti di potere effettivi tra queste figure?
Il capitolo presenta una struttura sociale e politica micenea basata su una tripartizione funzionale e menziona figure chiave come il “wanax” e il “lawagetas”. Tuttavia, la definizione del ruolo del “lawagetas” come capo militare non è completamente chiara, lasciando aperta la questione di come questo potesse interagire o confliggere con il potere del “wanax”. Per una comprensione più approfondita di queste dinamiche di potere e delle possibili tensioni interne alla struttura sociale micenea, sarebbe utile consultare studi specifici sull’organizzazione militare e politica delle società dell’età del bronzo e approfondire le interpretazioni delle tavolette in Lineare B relative a queste figure. Autori come Michael Ventris e John Chadwick, pionieri nella decifrazione della Lineare B, e studiosi successivi che hanno analizzato la struttura sociale micenea, come Emily Vermeule, potrebbero offrire prospettive illuminanti.Le popolazioni di Creta e le loro lingue secondo Omero
Le diverse popolazioni di Creta
L’Odissea di Omero descrive Creta come abitata da diverse popolazioni: Achei, Eteocretesi, Cidoni, Dori e Pelasgi. Secondo il poema, queste genti parlavano lingue differenti. Tuttavia, le indagini archeologiche e linguistiche più recenti non confermano questa molteplicità di lingue. Gli Achei, infatti, utilizzavano il greco miceneo, una lingua che si ritrova anche a Creta. Per quanto riguarda i Cidoni, le prove disponibili suggeriscono che parlassero la stessa lingua del resto dell’isola, sia durante il periodo minoico, quando si usava la scrittura Lineare A, sia durante il periodo miceneo, con la Lineare B. Pertanto, non esistono prove di una lingua “cidonia” distinta da quella generale.Gli Eteocretesi e i Dori
Gli Eteocretesi sono identificati grazie a iscrizioni in caratteri greci rinvenute a Praisos e Dreros. La lingua di queste iscrizioni, però, non sembra avere legami con il minoico. Alcune ipotesi suggeriscono che gli Eteocretesi potessero essere collegati a popolazioni provenienti dalla costa siro-palestinese, giunte a Creta intorno al IX secolo a.C., portando con sé l’alfabeto. I Dori, invece, sono una presenza confermata dalle iscrizioni, e Omero era a conoscenza delle loro tribù. I Pelasgi, al contrario, rimangono un gruppo la cui identità linguistica è difficile da definire con certezza, con alcune teorie che li collegano ai Peleset, i cosiddetti “Popoli del Mare”.L’eco dell’epica e le sue origini
Il racconto omerico, quindi, riflette una realtà linguistica complessa che abbraccia molti secoli. Omero, scrivendo nel IX secolo a.C., aveva conoscenza della lingua achea, dorica ed eteocretese. È plausibile che i “Cidoni” menzionati nell’Odissea rappresentino un ricordo del popolo minoico che viveva nella città di Cidonia prima della conquista micenea.La composizione dei poemi omerici
L’analisi dell’Iliade e dell’Odissea colloca la loro composizione tra il IX e l’VIII secolo a.C. Questi poemi sono considerati capolavori della letteratura mondiale e sono il risultato di una lunga tradizione poetica, le cui radici affondano nella civiltà micenea. La poesia epica greca, con il suo verso esametro, sembra avere origini esterne, forse legate al mondo minoico. La presenza di elementi micenei nei poemi, come l’elmo di zanne di cinghiale o lo scudo a forma di torre, suggerisce che Omero abbia attinto a tradizioni risalenti almeno al XVII-XVI secolo a.C.Influenze orientali sull’epica
Inoltre, la scoperta di poemi epici in Anatolia, come l'”Epopea della liberazione” che narra la presa di Ebla, mostra parallelismi con l’Iliade, suggerendo influenze da tradizioni letterarie orientali. L’epopea di Gilgameš, la più antica conosciuta, presenta anch’essa similitudini con l’epos omerico, sia per la struttura che per i temi trattati. Questo evidenzia un processo di trasmissione e rielaborazione di racconti attraverso i secoli, sia oralmente che per iscritto. L’autore finale dell’Iliade, così come il poeta che diede forma definitiva all’epopea di Gilgameš, ha probabilmente unificato e armonizzato diverse tradizioni per creare un’opera d’arte duratura.Se Omero rifletteva una realtà linguistica complessa di molti secoli, come conciliare la sua presunta conoscenza della lingua achea, dorica ed eteocretese con l’assenza di prove archeologiche e linguistiche che confermino la molteplicità di lingue a Creta, specialmente considerando che i Cidoni sembrano aver parlato la stessa lingua del resto dell’isola?
Il capitolo presenta un’interessante dicotomia tra la descrizione omerica di una Creta multilingue e le attuali evidenze archeologiche e linguistiche che suggeriscono una maggiore omogeneità linguistica. La questione centrale risiede nel capire come Omero, operando nel IX secolo a.C., abbia potuto descrivere una realtà che le indagini successive non sembrano pienamente confermare. Per approfondire questo aspetto, sarebbe utile esplorare ulteriormente le metodologie di datazione dei poemi omerici e le loro implicazioni sulla memoria storica degli eventi. Inoltre, un’analisi più dettagliata delle iscrizioni eteocretesi e dei loro potenziali legami con altre lingue del Mediterraneo orientale potrebbe fornire un contesto più chiaro. La figura dei Cidoni, in particolare, merita un’indagine più approfondita per comprendere se la loro menzione da parte di Omero sia un retaggio di una distinzione linguistica o culturale ormai scomparsa, o se vi siano altre interpretazioni possibili. Si consiglia di consultare studi specifici sull’archeologia di Creta durante l’età del Bronzo e del Ferro, nonché lavori di linguistica comparata che trattino le lingue dell’Egeo e del Mediterraneo orientale. Autori come Michael Ventris per la decifrazione della Lineare B e John Chadwick per gli studi micenei potrebbero offrire spunti preziosi, così come ricerche più recenti sulle lingue pre-elleniche e sulle influenze linguistiche nell’area.Abbiamo riassunto il possibile
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