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Contenuti del libro
Informazioni
“Da Berlino a Gerusalemme” di Gershom Scholem non è solo un’autobiografia, è un viaggio intenso alla scoperta dell’identità. Questo libro ti porta nella Berlino borghese di inizio Novecento, in una famiglia ebraica tedesca che si sta allontanando dalle tradizioni, per poi seguire la scintilla che accende nel giovane Scholem un interesse profondo per la storia ebraica, la lingua ebraica e il sionismo. È la storia di una ricerca intellettuale e spirituale che lo porta a immergersi nello studio del Talmud e, soprattutto, nell’enigma affascinante della Qabbalah, la mistica ebraica, un campo allora quasi sconosciuto. Attraverso crisi personali, incontri con figure cruciali come Walter Benjamin e Franz Rosenzweig, e sullo sfondo dei grandi cambiamenti storici, matura la decisione radicale di lasciare l’Europa e l’assimilazione ebraica per abbracciare il richiamo della Palestina e costruire un futuro a Gerusalemme. È il racconto di come un giovane berlinese divenne uno dei più grandi studiosi di ebraismo e un pioniere nella Terra d’Israele, unendo la passione per i libri e la conoscenza con una scelta di vita coraggiosa.Riassunto Breve
Si osserva il percorso di un individuo nato e cresciuto in una famiglia ebraica berlinese, un esempio di assimilazione nella società tedesca dove le tradizioni ebraiche si riducono e si celebrano festività tedesche. La famiglia Scholem, originaria della Slesia, si stabilisce a Berlino, con il padre imprenditore assimilato e la madre colta e liberale; solo uno zio rappresenta una visione sionista alternativa. L’infanzia berlinese include scuole e primi interessi letterari, con una crescente consapevolezza dell’antisemitismo e delle contraddizioni dell’assimilazione. L’interesse per la storia, in particolare la “Storia degli ebrei” di Graetz, funge da primo motore per la coscienza ebraica, spingendo verso una ricerca personale e lo studio intenso dell’ebraico. La frequentazione di sinagoghe diverse e lo studio del Talmud rivelano l’essenza della tradizione, apprezzata per l’onestà intellettuale e il dialogo, pur decidendo di non adottare uno stile di vita ortodosso. Il sionismo emerge come ulteriore interesse, alimentato dalla lettura di testi e dalla partecipazione a circoli come Jung Juda, attratto dall’ebraismo orientale e dal pensiero di Buber e Achad Ha’am. Una crisi familiare porta al trasferimento alla pensione Struck di Berlino, un ambiente unico di intellettuali ebrei dell’Europa orientale, rigorosamente kosher, dove si discutono politica e sionismo, osservando gli eventi della rivoluzione russa e le speranze per l’immigrazione in Palestina. In questo contesto si incontrano figure come Salman Rubaschow, Max Strauß e S. J. Agnon. Dopo un breve periodo militare, si prosegue lo studio a Jena e in Svizzera. A Berna, si studiano matematica, fisica, filosofia e arabo, approfondendo letture filosofiche e giudaiche e incontrando David Schklar per lo studio del Talmud. Nel 1919, a Monaco, si prende la decisione cruciale di abbandonare la matematica per dedicarsi allo studio scientifico della Qabbalah, un interesse nato nel 1915. A Monaco si frequentano corsi di lingue semitiche e filosofia, iniziando la ricerca per una dissertazione sul Sefer ha-Bahir, nonostante l’ambiente universitario poco incline agli studi ebraici. Si incontrano studiosi come Bäumker, Hommel, Robert Eisler e Gustav Meyrink. La preparazione della tesi segna l’inizio dell’impegno accademico sulla Qabbalah. L’attenzione si sposta poi sulla Qabbalah e il sionismo. L’incontro con Franz Rosenzweig a Francoforte rivela posizioni divergenti sull’ebraismo tedesco e il sionismo. Si osserva il gruppo di Oskar Goldberg, criticato per le sue interpretazioni mistiche distanti dal sionismo pratico. Lo studio della Qabbalah si approfondisce tramite testi e manoscritti. Il sionismo diventa una scelta esistenziale, motivata dall’incertezza in Germania e dalla speranza di un rinnovamento ebraico in Palestina. L’esperienza di insegnamento sulla mistica ebraica rafforza questa direzione. Un episodio nel movimento sionista Blau-Weiss porta a una presa di posizione contro derive semi-fasciste. Nasce l’amicizia con Ernst Simon, condividendo il percorso verso il sionismo. La decisione di emigrare in Palestina matura, concretizzandosi con un incarico alla Biblioteca Nazionale di Gerusalemme. La partenza rappresenta un addio all’Europa. L’arrivo a Gerusalemme nel 1923 segna una fase cruciale, con le difficoltà dell’immigrazione e l’incontro con figure chiave a Giaffa. Dopo sistemazioni iniziali a Tel Aviv e En-Ganim, Gerusalemme si presenta come centro di interessi. La scelta professionale ricade sulla Biblioteca Nazionale, riflettendo la vocazione per gli studi ebraici. L’ambiente culturale è stimolante, nonostante difficoltà economiche e tensioni. La nascita dell’Università Ebraica rappresenta un orizzonte di speranze, ambendo a diventare un centro di ricerca sull’ebraismo. L’assunzione come docente di Qabbalah indica un percorso accademico inaspettato e promettente.Riassunto Lungo
1. Radici Berlinesi
Le origini familiari e l’assimilazione
La storia narrata riguarda la vita di una persona, dalla nascita e crescita in una famiglia ebraica di Berlino fino alla sua decisione di trasferirsi a Gerusalemme. La famiglia Scholem, originaria della Slesia e stabilitasi a Berlino da diverse generazioni, rappresenta un esempio di ebraismo tedesco che si allontana gradualmente dalle tradizioni più rigide per integrarsi nella società tedesca. Il cognome stesso “Scholem” nasce da un decreto prussiano che obbligò gli ebrei ad adottare cognomi fissi, segnando un ulteriore passo verso l’assimilazione.La vita familiare borghese e l’influenza dei genitori
La famiglia Scholem conduce una vita borghese e liberale, dove le usanze ebraiche sono sempre meno seguite. Le pratiche religiose si limitano al venerdì sera e alla Pasqua, mentre il Natale è festeggiato come una qualsiasi festività tedesca, a dimostrazione della loro volontà di integrarsi. Il padre, imprenditore nel settore della tipografia, è un simbolo di questa assimilazione. La madre, donna colta e pratica, dirige l’azienda di famiglia e influenza il figlio con il suo spirito aperto. In questo contesto familiare spicca la figura dello zio sionista, che rappresenta una visione diversa rispetto all’assimilazione predominante in famiglia.Infanzia berlinese e consapevolezza dell’antisemitismo
L’infanzia a Berlino viene descritta attraverso le esperienze scolastiche, i primi interessi per la letteratura e il teatro, e la nascita della passione per la conoscenza. Parallelamente a questi aspetti personali, emerge una riflessione più ampia sull’assimilazione degli ebrei in Germania. Vengono messi in luce i contrasti di questo processo, le speranze che lo accompagnavano e la crescente consapevolezza della presenza dell’antisemitismo nella società tedesca. In questo modo, la storia della famiglia Scholem si intreccia con la storia più generale dell’ebraismo tedesco e delle sfide che esso affrontò all’inizio del Novecento per definire la propria identità.Se l’assimilazione è presentata come una scelta consapevole e positiva della famiglia Scholem, il capitolo non rischia di minimizzare le complesse dinamiche di potere e le crescenti discriminazioni che gli ebrei tedeschi si trovarono ad affrontare?
Il capitolo descrive l’assimilazione come una tendenza familiare e sociale, ma manca di un’analisi critica più approfondita delle implicazioni di tale processo. È fondamentale interrogarsi se l’assimilazione fosse realmente una libera scelta o piuttosto una risposta forzata a pressioni esterne, e se abbia effettivamente protetto gli ebrei tedeschi dall’antisemitismo crescente. Per rispondere a queste domande, è utile approfondire la storia dell’ebraismo tedesco, studiando autori come Raul Hilberg e le sue analisi sulla Shoah, e Yehuda Bauer, esperto di storia dell’antisemitismo e del genocidio.2. La Scintilla Ebraica: Storia, Lingua e Sionismo
La scoperta della storia ebraica
L’interesse per la storia rappresenta il punto di partenza per la nascita di una coscienza ebraica. L’educazione religiosa ricevuta a scuola si dimostra insufficiente e stimola una ricerca più personale e approfondita. La scoperta casuale in biblioteca del libro “Storia degli ebrei” di Graetz apre un intero universo di conoscenza sulla cultura ebraica, alimentando un forte desiderio di saperne di più.L’attrazione per la lingua ebraica
Lo studio della lingua ebraica diventa un obiettivo centrale, motivato dalla forte impressione suscitata dalla lettura dell’opera di Graetz. Attraverso lo studio individuale di grammatiche e testi sacri, unito alla frequentazione della sinagoga, sia nella corrente liberale che in quella ortodossa, si arriva a una comprensione diretta della liturgia ebraica. La sinagoga tradizionale, in particolare, con i suoi canti e il coinvolgimento attivo dei fedeli, esercita un notevole fascino.L’interesse per il sionismo e il circolo Jung Juda
Il sionismo emerge come un ulteriore campo di interesse e approfondimento. La lettura di testi dedicati al sionismo e il confronto con le reazioni familiari, spesso contrastanti, rafforzano questo interesse. L’ambiente del circolo Jung Juda si rivela un luogo stimolante per la discussione e la crescita intellettuale, con una particolare attenzione all’ebraismo orientale e al pensiero di figure come Buber e Achad Ha’am.Lo studio del Talmud e la decisione finale
L’esperienza più significativa si realizza con lo studio del Talmud, riconosciuto come l’essenza più profonda della tradizione ebraica. L’onestà intellettuale, la capacità di esprimersi in modo conciso e il dialogo tra generazioni che emergono dal Talmud suscitano un profondo rispetto e ammirazione. Nonostante la profonda immersione nello studio e il forte apprezzamento per la tradizione ebraica, la conclusione finale è di non abbracciare uno stile di vita completamente ortodosso. Permane, tuttavia, un legame solido e duraturo con la cultura ebraica e con il suo continuo rinnovamento.La ‘scintilla ebraica’ si riduce solo alla scoperta intellettuale della storia e della lingua, o si tratta di un’esperienza ben più complessa e sfaccettata?
Il capitolo, pur delineando un percorso di scoperta affascinante, potrebbe implicitamente suggerire che la ‘scintilla ebraica’ sia principalmente un fenomeno intellettuale. È lecito chiedersi se questa visione non rischi di trascurare altri aspetti cruciali dell’identità ebraica, come le dimensioni emotive, spirituali e comunitarie. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile esplorare studi sull’identità culturale e religiosa, approfondendo autori come Clifford Geertz e Jonathan Sacks, che offrono prospettive più ampie e sfaccettate sull’esperienza identitaria.3. La pensione Struck: crocevia di idee ebraiche
Un ambiente ebraico cosmopolita
Nel 1917, una crisi familiare porta a un trasferimento inatteso presso la pensione Struck a Berlino. Questo luogo si rivela un ambiente molto particolare, abitato principalmente da intellettuali ebrei provenienti dall’Europa orientale. La pensione, pur offrendo un ambiente strettamente kosher, è apprezzata anche da chi non segue rigidamente le regole religiose. Qui si crea una comunità varia e vivace, unita da un comune spirito ebraico e sionista. Le discussioni politiche e ideologiche animano le giornate, in un contesto linguistico misto dove si parlano tedesco, yiddish ed ebraico. La pensione Struck diventa così un punto di osservazione privilegiato sugli eventi storici del 1917, specialmente riguardo alla rivoluzione russa.L’eco della Rivoluzione Russa e le speranze sioniste
Inizialmente, la rivoluzione russa genera incertezza, ma l’entusiasmo cresce con l’arrivo del governo Kerenskij e l’abolizione delle leggi contro gli ebrei in Russia. Questa ritrovata libertà per gli ebrei russi alimenta le speranze sioniste. Si discute intensamente dell’immigrazione in Palestina e del futuro del movimento sionista. Figure importanti come Salman Rubaschow, portando notizie fresche dalla Russia, contribuiscono a creare un clima di grande fermento e aspettativa.Incontri importanti e crescita personale
L’esperienza alla pensione Struck è arricchita da incontri personali significativi. Salman Rubaschow, figura carismatica e convinto sionista, offre un sostegno cruciale e introduce alla traduzione del libro “Jiskor”. Nasccono importanti amicizie con Max Strauß e S. J. Agnon, intellettuali che ampliano la prospettiva sull’ebraismo e la letteratura. Parallelamente, il periodo militare, sebbene breve e difficile, si conclude con un congedo per motivi psichiatrici. Questo congedo apre la strada a nuove opportunità di studio e crescita personale a Jena e in Svizzera. Questi anni rappresentano una fase di intensa formazione intellettuale e umana, caratterizzata da momenti di crisi personale, nuove amicizie e un contesto storico in rapida trasformazione.È davvero convincente la motivazione che spinge l’autore ad abbandonare la carriera accademica per abbracciare qabbalah e sionismo, oppure si tratta di una fuga esistenziale mascherata da ricerca intellettuale?
Il capitolo descrive il cambiamento di direzione come motivato da un interesse per qabbalah e sionismo, ma non chiarisce pienamente se questa transizione sia il risultato di una rigorosa analisi intellettuale o piuttosto una risposta a “un periodo familiare difficile” e “incertezza economica”. Per comprendere meglio le dinamiche psicologiche e sociali dietro tali scelte, potrebbe essere utile approfondire la storia delle idee del XX secolo, con particolare attenzione agli autori che hanno esplorato il rapporto tra crisi personale, ricerca di significato e ideologie politiche e religiose. Si potrebbero leggere autori come Erich Fromm, che ha analizzato i meccanismi di fuga dalla libertà, o Karl Mannheim, che ha studiato la sociologia della conoscenza e le influenze sociali sul pensiero.6. Gerusalemme: Tra Scogli, Libri e l’Università Nascente
L’Arrivo a Gerusalemme e i Primi Passi in Palestina
Nel 1923, Gerusalemme divenne una meta cruciale. Il viaggio per raggiungerla iniziò via nave da Trieste e proseguì verso Alessandria, per poi concludersi a Giaffa. Questo percorso evidenziò subito le difficoltà tipiche dell’immigrazione in Palestina. Una volta giunti a Giaffa, alcuni incontri importanti con figure di spicco dell’Agenzia ebraica facilitarono l’ingresso nel paese, aiutando a superare sia gli ostacoli burocratici che quelli pratici legati all’arrivo. Dopo l’arrivo, la prima sistemazione fu a Tel Aviv, per poi spostarsi a En-Ganim. Questi primi insediamenti permisero di conoscere da vicino i pionieri e le nuove comunità agricole che stavano nascendo. Fu possibile osservare la vita comunitaria e le sfide che comportava la creazione di nuovi insediamenti. Nonostante queste esperienze iniziali, Gerusalemme si impose rapidamente come il vero centro di interesse, sia intellettuale che personale.La Scelta tra Libri e Numeri e l’Attrattiva di Gerusalemme
A Gerusalemme, si presentò una scelta professionale importante: da un lato, l’insegnamento della matematica, dall’altro, un impiego presso la Biblioteca Nazionale. Alla fine, venne preferita la biblioteca, una decisione che rifletteva una forte inclinazione per gli studi ebraici e un vivo desiderio di immergersi nel mondo dei libri. L’ambiente culturale di Gerusalemme si rivelò molto stimolante, grazie alla presenza di numerose librerie e figure intellettuali di spicco. Questo avvenne nonostante le difficoltà economiche del periodo e le tensioni religiose esistenti tra i sionisti e le comunità ortodosse.La Nascita dell’Università Ebraica e l’Inattesa Cattedra di Qabbalah
Un evento di grande importanza fu la nascita dell’Università Ebraica, che rappresentò un futuro pieno di speranze e nuove sfide. L’inaugurazione dell’università, resa possibile grazie a donazioni e al sostegno di personalità importanti, segnò l’inizio di un’istituzione accademica con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per la ricerca sull’ebraismo. In questo contesto, l’assunzione come docente di qabbalah rappresentò un percorso accademico e personale del tutto inaspettato, ma anche ricco di potenzialità. La qabbalah, all’epoca considerata una disciplina marginale, si rivelò invece centrale per gli sviluppi futuri della ricerca universitaria.Se la qabbalah era considerata marginale, come si spiega la sua improvvisa centralità senza un’analisi più approfondita delle correnti intellettuali e accademiche dell’epoca?
Il capitolo menziona l’inattesa cattedra di qabbalah, suggerendo una sua successiva centralità per la ricerca universitaria. Tuttavia, non chiarisce i fattori che hanno portato a questa rivalutazione. Per comprendere appieno questa trasformazione, sarebbe utile esplorare il contesto intellettuale dell’epoca, le figure accademiche che hanno promosso lo studio della qabbalah, e le ragioni per cui una disciplina precedentemente marginale ha acquisito un ruolo centrale. Approfondimenti sulle opere di studiosi come Gershom Scholem, che ha contribuito significativamente alla rinascita accademica della qabbalah, potrebbero fornire una risposta più esaustiva.Abbiamo riassunto il possibile
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