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Informazioni
“Critica della ragione liberale” di Andrea Zhok non è il solito libro che ti spiega cos’è il liberalismo con definizioni noiose. È più un viaggio alle radici, un’indagine filosofica e storica per capire davvero da dove viene questa “ragione liberale” che oggi sembra ovunque, e come si lega al capitalismo. Zhok scava nel passato, tipo nell’Inghilterra del ‘600-‘700, per vedere come sono nati insieme l’individualismo, l’idea di mercato, la scienza moderna e il denaro come lo conosciamo, analizzando il pensiero di figure come Hobbes, Locke e Adam Smith. Non si ferma lì, però: segue l’evoluzione fino al neoliberismo di oggi, quello che trasforma tutto in merce e prezzo, e ti fa vedere le conseguenze pesanti: solitudine, crisi ambientale, l’illusione che i “diritti umani” bastino a risolvere tutto mentre i diritti sociali spariscono. È una critica potente alla ragione liberale che ti fa riflettere su quanto questo sistema stia erodendo la società e i legami umani, e ti lascia con la sensazione che serva un cambio di rotta urgente per affrontare la crisi attuale.Riassunto Breve
La ragione liberale e il capitalismo vengono analizzati nella loro origine storica, non solo come idee ma come un movimento che ha cambiato la società. Si riconosce che questi termini sono usati spesso ma in modo confuso. La nascita del capitalismo, legata alla ragione liberale, si colloca nella Rivoluzione Industriale inglese tra il XVII e XVIII secolo. Quattro elementi chiave hanno contribuito: l’idea che l’individuo è libero di agire senza i vecchi vincoli feudali, un sistema monetario efficiente, i progressi scientifici e tecnologici, e uno Stato forte che garantisce leggi e contratti. La diffusione della scrittura ha aiutato a formare l’idea di individuo capace di pensare da solo. Anche la scienza moderna, con il suo modo di analizzare e misurare, e lo sviluppo del denaro, che è diventato uno strumento potente oltre che un mezzo di scambio, sono stati fondamentali. La combinazione di questi fattori in Inghilterra ha creato le condizioni per il liberalismo e il capitalismo, con la scrittura che ha amplificato le capacità umane e trasformato la società, portando però anche tensioni. La ragione liberale non è nata da un singolo pensatore, ma si è formata gradualmente, diventando sia un’idea che una pratica. Pensatori come Hobbes hanno messo l’individuo e la sua libertà al centro, vista come assenza di ostacoli. Locke ha legato i diritti naturali alla proprietà, giustificando l’accumulazione di ricchezza con l’introduzione del denaro. Adam Smith ha sostenuto che l’interesse personale nel mercato porta al benessere di tutti, riducendo il ruolo dello Stato. Il cuore del liberalismo classico è la libertà individuale, la proprietà privata, una società basata sul mercato e uno Stato limitato. Questo si è evoluto nel neoliberismo, specialmente dal Novecento, con l’economia neoclassica che ha cercato di presentarsi come una scienza neutra ma ha agito come una teoria politica dominante, idealizzando il mercato e riducendo tutto a categorie economiche. Dal 1970, il liberalismo politico si è trasformato in neoliberismo, con lo Stato che promuove attivamente il mercato. Mentre il liberalismo classico e la democrazia si sono alleati contro i vecchi poteri, hanno obiettivi diversi: libertà individuale per il primo, uguaglianza per la seconda. Dopo un periodo di economia mista nel dopoguerra, il neoliberismo ha preso il sopravvento, favorito dalla crisi di altri modelli. Il neoliberismo mette lo scambio al centro, portando a lavori precari, finanza dominante e denaro che diventa fine a sé stesso, indebolendo i legami sociali. Il valore si riduce al prezzo, in un sistema che premia l’apparenza e il presente. L’individualismo liberale, paradossalmente, porta alla frammentazione dell’individuo e delle comunità, rendendo l’esclusione sociale quasi normale e riducendo la società a un mercato. Il consumismo cerca di compensare questa fragilità. In un mondo sempre più connesso, si sperimenta una solitudine profonda, mancanza di relazioni significative, perché i legami sono visti come sacrificabili per motivi economici. Il modello basato sull’interesse privato fallisce, portando al problema del “free rider”, dove le persone violano le regole per vantaggio personale, danneggiando la società. La criminalità non è solo legata alla povertà, ma anche al desiderio di successo economico e riconoscimento sociale, mostrando un problema morale. La logica liberale si estende alla sfera pubblica, vedendo politici e burocrati come mossi solo dall’interesse personale, svalutando la funzione pubblica. Lo sviluppo capitalistico causa danni ambientali enormi e incontrollati a causa della competizione e della crescita illimitata, un problema che la ragione liberale non riesce ad affrontare. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, pur importante, ha una base teorica debole, trasformando desideri in diritti senza limiti chiari o meccanismi di attuazione. L’idea di diritto soggettivo illimitato, diventata centrale con il neoliberismo, porta a rivendicazioni individuali che possono annullare l’interesse collettivo, generando conflitti e indebolendo lo Stato di diritto. La ragione liberale si è sviluppata negando i limiti e le tradizioni, cercando una trasgressione continua. Questo si riflette nella crescita economica illimitata. Culturalmente, crea false opposizioni che impediscono di trovare vere alternative. L’obiettivo implicito è distruggere l’idea di una società basata su valori condivisi, vista come un ostacolo alla libertà individuale, ma una società senza valori comuni non funziona. Anche l’opposizione tra progressismo liberale e reazionarismo neoliberale è una falsa scelta che non mette in discussione le basi del sistema. Per uscire da questa situazione, serve un “freno” all’economia illimitata, limitando il potere del denaro e orientandosi verso sistemi più simili al socialismo, e uno “sterzo” etico-politico, ricostruendo valori condivisi per orientare la società verso vite più equilibrate. La ragione liberale è vista come in declino, ma la sua eredità continua a creare problemi.Riassunto Lungo
1. Genesi della Ragione Liberale
Introduzione al tema
Questo testo si concentra sull’identificazione della natura storica della ragione liberale e del capitalismo. Per farlo, utilizza un metodo di analisi filosofico e storico per ricostruirne le origini. Si riconosce che i termini “liberale” e “capitalista” sono molto comuni ma spesso usati in modo vago, rendendo difficile una discussione approfondita. Per questo motivo, l’indagine si sposta dalla storia delle teorie politiche alla filosofia della storia. L’obiettivo è capire il significato del percorso storico legato al liberalismo, piuttosto che soffermarsi sulle definizioni teoriche.Sviluppo storico del pensiero liberale e capitalista
La ragione liberale si manifesta attraverso un modo di pensare che mette al centro l’individuo e che vede le relazioni sociali basate principalmente sullo scambio economico. Storicamente, il pensiero liberale si sviluppa contemporaneamente ai sistemi di mercato e al capitalismo. Il capitalismo è un sistema economico che ha come scopo principale l’aumento del capitale, cioè della ricchezza. Le origini del capitalismo possono essere individuate nella Rivoluzione Industriale inglese del XVIII secolo. Quattro fattori principali hanno contribuito a questa nascita: l’accettazione dell’azione del singolo senza i limiti tipici del sistema feudale, un sistema di gestione del denaro efficiente, i progressi tecnologici e scientifici, e uno Stato capace di assicurare il rispetto delle leggi e degli accordi.Fattori chiave nello sviluppo della ragione liberale
Un aspetto distintivo della cultura occidentale è il riconoscimento dell’importanza della singola persona. Questo è legato al modo in cui l’individuo si percepisce come soggetto capace di riflettere su sé stesso. Questo processo è stato accelerato dalla diffusione della scrittura alfabetica. La scrittura ha creato nuove possibilità per le relazioni tra persone e per l’indipendenza del pensiero individuale. Allo stesso tempo, la rivoluzione scientifica del XVI e XVII secolo ha giocato un ruolo fondamentale. Questa rivoluzione ha posto l’accento sull’analisi, sulla capacità di intervenire sulle cause degli eventi, sull’uso della matematica e sulla ricerca dell’oggettività. Anche l’evoluzione del denaro è stata cruciale. Il denaro è passato da semplici forme iniziali alle moderne forme digitali, trasformandosi da strumento per conservare il valore e mezzo di scambio a unità di misura standardizzata. Questo percorso è culminato con la creazione delle monete e della moneta legale.La convergenza di fattori e le tensioni generate
La combinazione di questi elementi – importanza dell’individuo, progresso tecnologico-scientifico, denaro e un contesto statale solido – tra il XVII e XVIII secolo in Inghilterra, ha creato le condizioni adatte per la nascita della ragione liberale e del capitalismo. La scrittura, in diverse forme come quella alfabetica, numerica e monetaria, ha agito come elemento di accelerazione. Ha ampliato le capacità di ragionamento e di organizzazione, e ha cambiato le pratiche sociali. Questa unione di fattori storici, pur portando con sé nuove capacità di controllo e dominio, genera anche problemi e squilibri. Si crea quindi una possibile tensione tra lo sviluppo della ragione liberale e altri aspetti culturali importanti, come la consapevolezza storica e la cultura umanistica.È davvero sufficiente identificare solo fattori occidentali per spiegare la nascita della ragione liberale e capitalista?
Il capitolo sembra circoscrivere la genesi della ragione liberale e capitalista a un contesto prettamente occidentale, focalizzandosi in particolare sull’Inghilterra del XVII e XVIII secolo. Questa prospettiva potrebbe risultare limitante. Per una comprensione più completa, sarebbe utile esplorare se e come altre culture e aree geografiche abbiano contribuito, o influenzato, lo sviluppo di questi concetti. Approfondire studi di storia globale e comparata, e considerare autori come Fernand Braudel, esperto di storia economica e delle civiltà, potrebbe arricchire la prospettiva.2. L’Economia come Erede della Ragione Liberale
La ragione liberale non nasce da un singolo pensatore, ma si sviluppa gradualmente. Assume diverse forme e si definisce in base a come viene applicata nella società, nella scienza e nell’economia. All’inizio, serve a giustificare certe idee, ma poi diventa importante anche per guidare le azioni concrete.Hobbes e il diritto individuale
Hobbes mette al centro l’individuo e i suoi diritti. Per lui, la libertà è naturale e significa non avere ostacoli esterni. Questo diritto naturale, inteso come libertà personale, sembraLogicamente contraddittorio, ma è alla base del pensiero liberale in politica.Locke e il diritto di proprietà
Locke parte da idee simili sui diritti naturali, ma li collega a Dio, senza entrare in questioni religiose complicate. Per Locke, il diritto di proprietà è fondamentale e unisce i diritti naturali con l’economia liberale. SiPossiede il proprio corpo e, attraverso il lavoro, si possono possedere anche gli oggetti. L’arrivo del denaro cambia la proprietà, trasformandola in un accumulo senza limiti, giustificato dal consenso della società. Questa idea, anche se non sempre coerente dal punto di vista teorico, funziona bene nella pratica. Oscilla tra l’essere utile e il rispettare i diritti naturali, a seconda di cosa serve al momento.Adam Smith e la “mano invisibile”
Adam Smith introduce l’idea che la società si organizza da sola, senza bisogno di interventi esterni. Quando ognuno persegue il proprio interesse personale, si crea benessere per tutti grazie a una “mano invisibile”. Lo scambio per interesse personale diventa il motore della società. Lo Stato deve intervenire il meno possibile, solo per garantire le libertà personali e il libero mercato. Questa idea, nata in un periodo storico preciso, diventa un modello valido sempre. Smith viene visto come il primo sostenitore del liberismo.I quattro principi della ragione liberale e il Neoliberismo
Il cuore del pensiero liberale si può riassumere in quattro punti fondamentali. Primo, la libertà personale intesa come diritto di base. Secondo, la proprietà privata come modo per esprimere questa libertà. Terzo, la società vista come un insieme di individui che pensano al proprio interesse e agiscono nel mercato. Quarto, uno Stato minimo che deve solo proteggere queste libertà. Il liberalismo classico, così descritto, nel Novecento si trasforma nel neoliberismo. Questi principi vengono messi in pratica attraverso l’economia neoclassica. Questa disciplina vuole sembrare una scienza oggettiva come le scienze naturali, ma in realtà è una teoria politica che vuole imporsi su tutte le altre. L’economia neoclassica si basa su principi come la ricerca del massimo guadagno personale e la concorrenza perfetta. Presenta il mercato come un sistema che si regola da solo, ignorando la storia e i problemi sociali. Promuove una visione negativa del futuro, in cui ogni aspetto della vita umana viene ridotto a questioni economiche.Se il neoliberismo è una mera evoluzione logica del liberalismo classico, come si spiegano le critiche radicali che provengono da autori che si definiscono liberali o di sinistra liberale?
Questo capitolo presenta il neoliberismo come una diretta conseguenza del liberalismo classico, quasi inevitabile. Tuttavia, questa visione potrebbe essere eccessivamente deterministica. Esistono infatti numerose critiche al neoliberismo provenienti da pensatori che si collocano all’interno della tradizione liberale, o in aree politiche affini. Per comprendere meglio queste sfumature, sarebbe utile approfondire il pensiero di autori come John Rawls o Amartya Sen, che pur partendo da premesse liberali, hanno sviluppato critiche significative alle derive del neoliberismo e alle sue implicazioni sociali.3. Il Prezzo di Tutto, il Valore di Niente
Dal liberalismo al neoliberismo
Il liberalismo politico si è trasformato in neoliberismo a partire dagli anni ’70 del Novecento. In questa nuova fase, lo Stato ha iniziato a giocare un ruolo centrale nel favorire i meccanismi del mercato. Questa evoluzione non è stata un cambiamento radicale rispetto al liberalismo classico, ma piuttosto una sua intensificazione.La nascita dello Stato moderno
Nella storia, lo Stato è nato come unione politica sovrana. Si è sviluppato partendo da forme di autorità basate sulla famiglia, poi è passato alle città-stato e infine agli stati nazione. Lo stato nazione moderno è emerso solo con la Rivoluzione francese, diventando il contesto ideale per la nascita dei governi democratici.Liberalismo e democrazia: due idee diverse
Le idee liberali e democratiche, anche se inizialmente unite contro i poteri tradizionali, hanno obiettivi diversi. Il liberalismo classico mette in primo piano la libertà del singolo e il libero scambio di beni e servizi. La democrazia, invece, punta soprattutto all’uguaglianza tra le persone.Il ruolo dello Stato nell’economia
Alla fine del XIX secolo, lo Stato liberale ha cambiato approccio. Ha smesso di stare completamente in disparte dall’economia e ha iniziato a sostenere attivamente l’economia nazionale. Questo cambiamento ha portato all’imperialismo, cioè alla politica di espansione coloniale delle potenze europee.Il neoliberismo e il cambiamento degli anni ’70
Dopo le guerre mondiali e le dittature del Novecento, in Europa si è diffusa un’economia mista, che combinava elementi di mercato libero con interventi dello Stato per garantire crescita e protezione sociale. Questo modello, però, è stato sostituito dal neoliberismo negli anni ’70. Questo passaggio è stato favorito dalla crisi del sistema sovietico e dalle contestazioni del ’68, che inaspettatamente hanno contribuito all’affermazione di un sistema liberale.Le caratteristiche del neoliberismo
Il neoliberismo mette al centro lo scambio economico come principio fondamentale. Questo porta a rendere il lavoro più precario e meno stabile (flessibilizzazione), a dare sempre più importanza alla finanza e a favorire la mobilità delle persone e dei capitali.Il denaro al centro di tutto
In questo sistema, il denaro diventa sia il mezzo per raggiungere degli obiettivi, sia l’obiettivo finale stesso. Questo modo di pensare indebolisce i legami tra le persone e con i luoghi. Il valore di ogni cosa si riduce al suo prezzo. Si diffonde una visione del mondo in cui non ci sono valori superiori e in cui il potere del denaro conta più del merito e della posizione sociale. L’apparenza e il presente diventano più importanti della sostanza e del futuro.Le conseguenze per l’individuo e la società
L’individualismo liberale, in modo paradossale, porta alla perdita di unità della persona, danneggiando la sua identità e la capacità di progettare il futuro. Allo stesso tempo, le comunità umane siDisgregano, la società si divide e si impoverisce dal punto di vista dei valori morali. L’esclusione sociale diventa una possibilità accettata e la società viene vista solo come un mercato, perdendo di vista obiettivi comuni più importanti. Il consumismo si diffonde come tentativo di compensare la fragilità del singolo con beni materiali. In questo sistema, ciò che conta è l’apparenza e il guadagno immediato, a discapito di principi etici solidi e di una visione di lungo periodo.Ma se i diritti umani sono davvero solo una “illusione” e fonte di “conflittualità sociale”, come mai la loro affermazione è stata storicamente legata a movimenti di liberazione e progresso civile in tutto il mondo?
Il capitolo sembra presentare una visione eccessivamente critica e unilaterale dei diritti umani, focalizzandosi sui rischi di “conflittualità” e “manipolazione”. Per contro, la storia dimostra come l’affermazione dei diritti umani sia stata spesso motore di emancipazione e progresso sociale, offrendo strumenti di tutela contro l’arbitrio e l’oppressione. Per una comprensione più equilibrata, sarebbe utile esplorare le origini filosofiche e storiche dei diritti umani, studiando autori come Norberto Bobbio, che ha analizzato le diverse generazioni di diritti, o Martha Nussbaum, che ha approfondito il tema delle capacità umane fondamentali come base per i diritti.6. Il Tramonto della Ragione Liberale
La ragione liberale nasce rifiutando le tradizioni e le regole esistenti. Poi, si sviluppa superando continuamente ogni limite. Questa negazione è fondamentale per la sua crescita, portandola a rompere idealmente ogni equilibrio. Nel mondo dell’economia, questo si traduce in una crescita senza fine del denaro e in un continuo sfruttamento delle risorse per produrre. Questo crea entusiasmo, ma manca una guida morale e filosofica che tarda ad arrivare.Le false divisioni create dalla ragione liberale
Nel mondo della cultura, la ragione liberale crea delle divisioni che non sono reali. Ad esempio, mette in contrasto un modo di vedere oggettivo e materialista, che non considera i valori, con un modo di vedere soggettivo e sentimentale, che ignora la realtà. Questa falsa divisione serve a mantenere stabile il pensiero liberale. L’insoddisfazione delle persone viene così incanalata in un passaggio continuo tra questi due estremi, senza offrire vere alternative.La distruzione dei valori condivisi
Lo scopo nascosto della ragione liberale è distruggere l’idea di una società unita da valori comuni, perché la considera un freno alla libertà del singolo. Si pensa che una società possa funzionare solo con regole formali, lasciando tutto il resto alle decisioni personali. Però, questa idea non funziona nella realtà e non è logica. Se mancano valori condivisi, non si rispettano nemmeno le regole, e si arriva a un punto in cui le persone si sentono sole e chiedono sempre di più per sé stesse.Progressismo liberale e reazionarismo neoliberale: un’altra falsa divisione
Un’altra divisione ingannevole è quella tra il progressismo liberale e il reazionarismo neoliberale. Queste due posizioni nascondono la natura distruttiva della ragione liberale. La reazione, proponendo di tornare a un passato idealizzato prima del liberalismo, in realtà finisce per rafforzare il sistema liberale. Questo succede perché la reazione non mette in discussione le basi economiche e le istituzioni del sistema liberale.Come superare la crisi
Per uscire da questa situazione difficile, bisogna mettere un “freno” alla crescita economica senza limiti e dare una “direzione” etica e politica. Frenare significa limitare il potere del denaro e la crescita continua, cercando un sistema economico che non dipenda solo dal profitto infinito, avvicinandosi al socialismo. Dare una direzione richiede di ricostruire profondamente l’etica, basandosi sulle capacità delle persone e cercando un nuovo accordo sui valori. Questo accordo deve essere capace di guidare la società verso modi di vivere equilibrati e significativi. La ragione liberale, ormai rovinata e incapace di rinnovarsi, sta morendo. Ma la sua eredità negativa continua a danneggiare il futuro.Ma è poi così chiaro cosa si intenda esattamente con ‘ragione liberale’, o non si rischia di criticare un concetto vago e dai molti significati?
Il capitolo critica la ‘ragione liberale’ come motore di divisioni e distruzione di valori, ma non definisce in modo preciso cosa intenda con questo termine. È fondamentale chiarire se si stia parlando di una specifica corrente filosofica, di un generico approccio razionale moderno, o di altro ancora. Per comprendere meglio le diverse interpretazioni di ‘ragione’ e ‘liberalismo’, sarebbe utile approfondire il pensiero di autori classici della filosofia politica, come ad esempio John Stuart Mill o Isaiah Berlin, che hanno offerto analisi più articolate e sfumate del pensiero liberale.Abbiamo riassunto il possibile
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