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Informazioni
“Cosa succede a settembre. Scuola e didattica a distanza ai tempi del COVID-19” di Gino Roncaglia è un libro che ti fa pensare un sacco a quello che è successo alla scuola italiana quando è arrivato il COVID-19. Non parla solo di didattica a distanza (o meglio, DAD d’emergenza, come la chiama lui), ma scava a fondo su come questa situazione improvvisa abbia messo a nudo un sacco di disuguaglianze che c’erano già, non create dalla tecnologia ma solo rese più visibili. Roncaglia analizza come abbiamo usato il digitale in fretta e furia, le difficoltà, ma anche le potenziali opportunità per ripensare tutto il sistema. Parla del ruolo strano della televisione (tipo RAI Scuola) in tutto questo, e sottolinea quanto siano fondamentali le biblioteche scolastiche, non solo come posti con i libri, ma come veri e propri spazi per imparare, usare risorse digitali e affrontare la complessità. E poi c’è la lettura, vista come una specie di superpotere per resistere nei momenti difficili. Insomma, è un viaggio attraverso l’esperienza della pandemia per capire come deve cambiare la scuola del futuro, integrando il meglio della presenza con le possibilità del digitale, senza dimenticare l’importanza dei libri e della cultura.Riassunto Breve
La diffusione del coronavirus nel 2020 porta alla chiusura delle scuole e all’attivazione della didattica a distanza, che si rivela essere una didattica di emergenza, diversa dalla didattica a distanza progettata per integrare la presenza. Nonostante le difficoltà legate a diseguaglianze tecnologiche e di competenze, una grande maggioranza di studenti viene raggiunta, con tassi di partecipazione e soddisfazione elevati. Questa esperienza segna uno spartiacque, mostrando la necessità di ripensare la scuola futura integrando strumenti e metodologie nuove. Si osserva una tesi diffusa secondo cui la didattica a distanza crea diseguaglianze, ma questa confonde la situazione di emergenza con una didattica online ben progettata e non riconosce che le diseguaglianze emerse esistevano già, venendo semplicemente rivelate dalla necessità di usare la tecnologia, analogamente a come la disponibilità di libri rivela diseguaglianze nella lettura. La responsabilità non è della tecnologia, ma della nostra incapacità di garantire accesso e competenze a tutti. L’introduzione del digitale a scuola richiede di considerare un setting complesso che include software, contenuti, contesti, metodologie, infrastrutture e competenze, non solo i dispositivi. Durante l’emergenza, l’assenza di una strategia chiara porta spesso a replicare lezioni frontali, limitando il potenziale collaborativo e attivando rapporti asimmetrici. Le disuguaglianze nella didattica a distanza dipendono molto dall’ambiente familiare e dal tipo di attività proposte in relazione alle dotazioni tecnologiche degli studenti; attività che richiedono un computer, ad esempio, escludono chi usa solo lo smartphone. Modelli ibridi che non ripensano le attività per i gruppi in presenza e a distanza risultano inefficaci. L’emergenza riporta l’attenzione sulla televisione come strumento educativo, ma la richiesta di lezioni tradizionali in palinsesto non considera la varietà di materie e livelli attuali e il ruolo della rete; la televisione può offrire contenuti culturali e divulgativi o programmazione per i più piccoli, ma la soluzione per le disuguaglianze tecnologiche sta nel garantire accesso e competenze digitali. La biblioteca scolastica si configura come un ambiente di apprendimento e ricerca che va oltre i libri, un “terzo spazio” per l’approfondimento degli interessi e lo sviluppo di competenze informative, integrando risorse cartacee e digitali. Le biblioteche innovative hanno continuato a offrire servizi a distanza durante l’emergenza, dimostrando il loro potenziale nel contrastare le disuguaglianze e supportare la didattica e il benessere degli studenti, anche se non ricevono ancora il riconoscimento istituzionale necessario. Durante l’emergenza, la lettura non aumenta in Italia come in altri paesi, evidenziando difficoltà nel promuoverla come strumento di resilienza. Le biblioteche scolastiche e progetti basati su piccoli gruppi di lettura, anche a distanza con strumenti online, possono aiutare a superare queste difficoltà e promuovere la lettura aumentata. La scuola del futuro deve integrare presenza e digitale, riconoscendo che la rete e le tecnologie sono fondamentali nella società attuale. L’esperienza emergenziale, pur imperfetta, mostra la necessità di superare disuguaglianze e carenze di competenze, e di usare la tecnologia per ridurre gli svantaggi e preparare gli studenti. I limiti della didattica tradizionale, come la rigidità del gruppo classe e la difficoltà a differenziare le attività e stimolare la collaborazione, vengono rivelati dalla didattica a distanza e richiedono un ripensamento per una migliore integrazione tra lavoro in presenza e online. Le biblioteche scolastiche sono cruciali per organizzare attività differenziate e collegare la cultura del libro con le culture digitali. Il libro e la lettura sono indispensabili per affrontare la complessità, e il digitale offre opportunità per l’evoluzione della forma-libro. La sfida è usare strumenti e strategie per costruire e utilizzare contenuti digitali complessi, mantenendo la profondità della cultura del libro.Riassunto Lungo
1. Didattica d’Emergenza: Un Bilancio e una Svolta
La diffusione del coronavirus COVID-19 nel 2020 ha portato alla chiusura delle scuole in Italia a partire da fine febbraio e marzo. Questo ha reso necessario attivare modalità di didattica a distanza per tutta la durata della sospensione delle attività in presenza, che si è protratta fino alla fine dell’anno scolastico. È importante capire che questa esperienza su larga scala non è stata un vero esperimento di didattica a distanza come la si intende in contesti normali, ma piuttosto un esperimento di didattica di emergenza. La didattica a distanza, in situazioni non di crisi, è pensata per integrare o affiancare la presenza, non per sostituirla completamente, specialmente nella scuola che è un ambiente fisico e relazionale fondamentale per l’apprendimento e lo sviluppo. L’uso degli strumenti digitali durante l’emergenza è stato spesso obbligato e non sempre metodologicamente ottimale, dettato dalla necessità improvvisa.I risultati dell’esperienza di emergenza
Nonostante le notevoli difficoltà incontrate, incluse le diseguaglianze tecnologiche tra studenti e famiglie e le diverse competenze nell’uso degli strumenti digitali, l’esperienza di didattica di emergenza ha raggiunto una grande maggioranza di studenti. I dati iniziali mostrano tassi di partecipazione elevati, con oltre l’80% degli studenti raggiunti e alti livelli di coinvolgimento da parte di docenti e famiglie, che si sono dovuti adattare rapidamente. La dispersione scolastica, pur presente, è risultata contenuta, inferiore al 20% in molte scuole, dimostrando uno sforzo collettivo per mantenere il legame educativo. Anche la soddisfazione generale per le attività svolte a distanza si è attestata su livelli positivi, superando il 60-70% nelle diverse indagini condotte.Una svolta per il futuro della scuola
L’emergenza coronavirus segna senza dubbio uno spartiacque per il mondo della scuola e indica che la scuola futura non sarà uguale a quella del passato. L’esperienza forzata con strumenti e metodologie nuove, la necessità di ripensare l’organizzazione degli spazi fisici e la possibilità di lavorare con gruppi di studenti più flessibili offrono concrete opportunità per ripensare complessivamente la didattica. È fondamentale, però, saper distinguere l’uso emergenziale della tecnologia, dettato dalla crisi, dal suo potenziale impiego in una situazione di normalità progettata. In un contesto pianificato, gli strumenti digitali possono realmente migliorare la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento integrando in modo efficace il lavoro in presenza, senza l’obiettivo di sostituirlo del tutto.Se l’esperienza è stata ‘di emergenza’ e non vera didattica a distanza, con quali criteri si può affermare che abbia raggiunto una ‘grande maggioranza’ di studenti e segnato una ‘svolta’ positiva per il futuro della scuola?
Il capitolo, pur riconoscendo le difficoltà, sembra interpretare l’esperienza emergenziale in termini eccessivamente positivi, parlando di “grande maggioranza” raggiunta e di “svolta” per il futuro. Tuttavia, la didattica di emergenza ha esasperato le disuguaglianze preesistenti e ha avuto impatti complessi sull’apprendimento e sul benessere degli studenti. Per valutare criticamente questo bilancio e le reali prospettive future, è indispensabile approfondire la sociologia dell’educazione, concentrandosi sull’impatto del divario digitale, e la pedagogia, per analizzare l’efficacia delle metodologie adottate in condizioni non ottimali. Autori che si occupano di equità educativa e di impatto delle tecnologie sull’apprendimento possono fornire strumenti utili.2. Didattica a distanza: uno specchio delle diseguaglianze
Una tesi diffusa sostiene che la didattica a distanza, richiedendo tecnologia, infrastrutture e competenze specifiche, crei diseguaglianze e ostacoli l’inclusione a scuola. Questa idea sembra ragionevole e mette giustamente in luce diseguaglianze esistenti e l’importanza di avere una scuola che includa tutti.La DAD di emergenza e le diseguaglianze che emergono
Questa visione, però, non distingue tra una didattica a distanza improvvisata, usata in una situazione di emergenza per cui non eravamo pronti, e una didattica a distanza pensata e organizzata con cura. Le difficoltà e le diseguaglianze che abbiamo visto durante l’emergenza non sono caratteristiche inevitabili di ogni forma di DAD. Garantire che tutti abbiano accesso alla tecnologia e le competenze per usarla è un punto di partenza fondamentale per creare corsi online efficaci, proprio come lo è per la didattica in classe. La necessità di inclusione è presente in entrambi i casi, anche se si manifesta in modi diversi. Le diseguaglianze che sono diventate evidenti durante l’emergenza esistevano già prima e causavano problemi.La DAD rivela, non crea, le diseguaglianze
Inoltre, non è corretto affermare che la didattica a distanza crei diseguaglianze. Piuttosto, le fa emergere e le rende visibili. Questo accade in modo simile a quanto succede con i libri: gli studenti che crescono in case piene di libri e con genitori che leggono spesso tendono ad avere risultati migliori a scuola. Nessuno direbbe che i libri creano diseguaglianze; è la differenza nell’accesso ai libri e nelle abilità di lettura a rivelarle. È un errore dare la colpa delle diseguaglianze alle tecnologie digitali, invece di riconoscere la nostra responsabilità nel non riuscire a garantire a tutti l’accesso e le competenze necessarie.La nostra responsabilità e l’uso consapevole della tecnologia
Le diseguaglianze e la mancanza di inclusione non dipendono dalla didattica online in sé, ma sono una nostra responsabilità collettiva. Dobbiamo impegnarci per ridurle, affrontando le loro cause profonde, che sono legate a fattori sociali, economici, culturali e geografici. Una scuola che include davvero tutti si costruisce lavorando su queste radici, proprio come ci si impegna per superare le diseguaglianze legate alla lettura. Le tecnologie usate per insegnare, sia quelle digitali che quelle tradizionali, non sono strumenti neutri. L’importanza di avere accesso ai libri include anche la capacità di scegliere e valutare i testi. Allo stesso modo, usare le tecnologie digitali per insegnare richiede scelte ponderate e competenti. Non tutte le piattaforme e gli strumenti sono uguali. Le decisioni su come integrare la tecnologia nell’insegnamento sono decisioni importanti che riguardano gli strumenti, i contenuti, i metodi e le pratiche didattiche. Fare scelte sbagliate porta inevitabilmente a risultati negativi.Ma la didattica a distanza si limita davvero a rivelare le diseguaglianze, o la sua specifica natura digitale non ne amplifica alcune e ne introduce altre?
Il capitolo offre una prospettiva importante nel distinguere tra DAD d’emergenza e DAD pianificata, e nel sottolineare la responsabilità collettiva. Tuttavia, l’argomento che la DAD si limiti a “rivelare” diseguaglianze preesistenti potrebbe non cogliere appieno la complessità del problema. Le specifiche richieste della didattica digitale (accesso a dispositivi, connessioni stabili, competenze digitali avanzate, capacità di autoregolazione in un ambiente virtuale) interagiscono con il contesto socio-economico in modi che possono non solo rendere visibili le diseguaglianze esistenti, ma anche esacerbarle o crearne di nuove legate specificamente al divario digitale e alle diverse capacità di adattamento al mezzo. Per approfondire questo aspetto, è utile esplorare studi sulla sociologia della tecnologia, sul divario digitale, e ricerche specifiche sugli impatti pedagogici ed equitativi delle diverse modalità di apprendimento online. Si possono cercare autori che analizzano le trasformazioni sociali indotte dalle tecnologie digitali e le loro implicazioni educative.3. Il Setting della Didattica Digitale e le Sfide dell’Emergenza
Introdurre il digitale nella scuola significa considerare molti elementi, non solo i computer o i tablet. Bisogna pensare ai programmi usati, ai materiali didattici, a dove si svolgono le lezioni, ai modi di insegnare, alle reti internet e alle capacità di chi usa questi strumenti. Se non si considerano tutti questi aspetti insieme, si rischia di avere tanti strumenti che poi non vengono usati bene o per niente. Lavorare sul “setting didattico” vuol dire organizzare gli spazi e gli strumenti in modo che siano utili per imparare, riflettere su come usare concretamente le diverse maniere di insegnare e capire come tanti fattori diversi influenzano le attività di apprendimento.Le Sfide dell’Emergenza e la Didattica a Distanza
L’esperienza della didattica a distanza durante l’emergenza sanitaria ha mostrato bene le difficoltà nel passare da un’idea teorica di setting a come funziona nella realtà di tutti i giorni. Questo passaggio richiede di scegliere con attenzione le attività da fare, come organizzare il lavoro, quali contenuti proporre e in che modo gli studenti impareranno, e non riguarda solo la scelta di una piattaforma online. Molte volte, non avere un piano chiaro ha fatto sì che la piattaforma diventasse un ostacolo piuttosto che un aiuto. Inoltre, la necessità di fare tutti allo stesso modo ha portato spesso a copiare le lezioni frontali che si facevano in classe o a dare solo compiti da svolgere, diminuendo molto le occasioni di lavorare insieme.Modalità e Attività nella Didattica a Distanza
Nella didattica a distanza durante l’emergenza, si sono usate soprattutto lezioni in diretta dove l’insegnante spiega, lezioni registrate da guardare dopo, materiali trovati online e compiti scritti o esercizi tradizionali. Questi modi di lavorare creano principalmente un rapporto a senso unico tra insegnante e studente, dove ognuno lavora per conto suo. Eppure, ci sono altre attività che si possono organizzare facilmente e che invece aiutano gli studenti a collaborare e a sentirsi più coinvolti. Si possono fare lavori di gruppo a distanza, usare la didattica capovolta dove si studiano i materiali prima e si discute insieme in diretta, analizzare fonti diverse o coinvolgere anche i genitori e l’ambiente di casa nelle attività didattiche.Le Disuguaglianze Oltre la Connessione
Le differenze tra gli studenti nella didattica a distanza non dipendono solo dall’avere o meno un computer o una buona connessione internet, problemi che spesso si possono risolvere prestando dispositivi o dando schede per navigare. Le disuguaglianze più grandi nascono dall’ambiente in cui vive lo studente e da quanto le attività proposte dall’insegnante sono adatte agli strumenti tecnologici che lo studente ha a disposizione. Per esempio, chiedere di fare un lavoro che richiede l’uso di un computer esclude automaticamente chi può collegarsi solo con lo smartphone, e questo aumenta il rischio che questi studenti si perdano per strada.Modelli Ibridi e l’Integrazione delle Tecnologie
Quando si pensa a un modello di scuola che mescola lezioni in presenza e a distanza, magari con gli studenti che si alternano, usare semplicemente una telecamera fissa in classe che riprende l’insegnante favorisce solo la lezione frontale classica e in più aggiunge difficoltà tecniche. È molto più efficace pensare a attività diverse per i gruppi di studenti che sono a scuola e per quelli che sono a casa, magari promuovendo il lavoro di gruppo e la collaborazione per chi segue da remoto. Le tecnologie digitali non sono elementi isolati che funzionano da soli; il modo in cui vengono usate deve far parte di un progetto più ampio che tiene conto degli spazi disponibili, delle attività da svolgere, delle metodologie di insegnamento e di tutti i limiti e le possibilità presenti.Davvero i piccoli gruppi di lettura sono la soluzione, o manca la prova che la lettura sia davvero uno strumento di resilienza, specialmente in un contesto come quello italiano dove i dati mostrano un calo?
Il capitolo presenta i piccoli gruppi e i tandem come metodi efficaci per avvicinare alla lettura e promuovere la resilienza, ma non fornisce dati o evidenze empiriche a supporto di queste affermazioni, né spiega a fondo il meccanismo per cui la lettura dovrebbe favorire la resilienza, specialmente di fronte a dati nazionali che sembrano contraddire questa ipotesi nel periodo considerato. Per colmare questa lacuna argomentativa, sarebbe utile approfondire studi di psicologia della lettura, ricerche pedagogiche sull’efficacia comparata di diverse metodologie di promozione della lettura, e analisi sociologiche sui consumi culturali in tempi di crisi. Autori che si occupano di biblioterapia o di impatto della lettura sul benessere psicologico potrebbero offrire spunti rilevanti.7. Scuola, Digitale e Libri: Costruire il Futuro Complesso
La scuola del futuro unisce l’insegnamento in classe con l’uso degli strumenti digitali. Stare fisicamente insieme e interagire direttamente è fondamentale, ma la scuola esiste in una società dove internet e le tecnologie digitali sono ormai indispensabili. Non considerare importante il digitale rischia di mettere la scuola ai margini. Una scuola che vuole includere tutti usa le tecnologie per aiutare chi ha più difficoltà e per preparare i ragazzi al mondo di oggi. L’esperienza della didattica a distanza durante l’emergenza COVID-19, pur non essendo un modello ideale, ha mostrato chiaramente quanto sia necessario superare le differenze nell’accesso alla tecnologia e la mancanza di competenze digitali.Lezioni dall’esperienza digitale
L’esperienza della didattica a distanza, con le sue difficoltà, ha fatto emergere anche le debolezze della didattica tradizionale. Ad esempio, si fa fatica a differenziare le attività per i diversi studenti, a lavorare sui loro interessi, a stimolare la collaborazione e a superare la rigidità del gruppo classe. Queste pratiche sono invece fondamentali per la scuola che vogliamo costruire. Permettono di unire meglio il lavoro fatto in presenza e quello online, rendendo più semplice imparare anche in piccoli gruppi. Hanno anche evidenziato l’importanza di strumenti e metodi digitali, anche se usati in modo imperfetto.Il ruolo centrale delle biblioteche scolastiche
Le biblioteche scolastiche hanno un ruolo fondamentale nel supportare una didattica più varia e attenta agli interessi degli studenti. Sono luoghi ideali per sviluppare l’abilità di cercare e usare le informazioni in modo consapevole (alfabetizzazione informativa) e per creare un legame tra il mondo dei libri e le nuove forme di cultura digitale. Devono essere viste e usate come spazi attivi per l’apprendimento collaborativo, non solo come luoghi dove prendere in prestito libri o aule di riserva. Il loro potenziale va sfruttato per costruire percorsi di apprendimento personalizzati e coinvolgenti.Il valore continuo del libro
Il libro e la lettura sono strumenti insostituibili per approfondire argomenti e sviluppare la capacità di capire situazioni complesse. La forma del libro si è trasformata nel tempo insieme ai cambiamenti della società e della tecnologia. Il digitale non è una minaccia per il libro, ma un’opportunità per la sua evoluzione e diffusione. Avere una solida cultura della lettura è necessario per comprendere le grandi sfide di oggi, come le emergenze legate all’ambiente e al clima, e per trovare risposte efficaci e informate.La sfida della profondità nel digitale
Anche se la rete mette a disposizione una grande quantità di risorse, queste sono spesso frammentate e superficiali. La vera sfida per la scuola e per chi impara è riuscire a usare gli strumenti e le strategie digitali per costruire e lavorare con contenuti che siano complessi e approfonditi, capaci di offrire quella ricchezza di pensiero che da sempre caratterizza la cultura del libro. Si tratta di trovare il modo di organizzare e dare senso alla vastità di informazioni digitali, creando percorsi di apprendimento che vadano oltre la semplice navigazione superficiale.Si parla di “costruire il futuro complesso” unendo digitale e libri, ma quali sono le basi scientifiche e le esperienze pratiche che dimostrano l’efficacia di questa integrazione nella scuola, o stiamo navigando a vista?
Il capitolo presenta l’integrazione tra didattica tradizionale e strumenti digitali come una necessità e un’opportunità, ma non approfondisce sufficientemente le evidenze empiriche che ne comprovino l’efficacia generalizzata per tutti gli studenti e in tutti i contesti. La visione è chiara, ma mancano dettagli sulle modalità concrete di implementazione che superino le sfide pratiche e pedagogiche. Per esplorare questa lacuna, è fondamentale approfondire la ricerca nel campo della pedagogia digitale e delle scienze dell’educazione, esaminando studi sull’impatto delle tecnologie sull’apprendimento, le metodologie didattiche basate sull’integrazione digitale e le analisi delle politiche educative che hanno tentato questa transizione. È utile considerare il lavoro di autori che si occupano di didattica innovativa, inclusione digitale e valutazione degli apprendimenti in ambienti misti (blended learning).Abbiamo riassunto il possibile
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