Contenuti del libro
Informazioni
“Corano. Messaggio d’amore, messaggio di odio” di Hamed Samad ti porta dentro il testo sacro dell’Islam per capirne le tante sfaccettature. Il libro esplora le contraddizioni nel Corano, mostrando come la figura di Dio e dell’uomo cambi, passando da misericordia a rabbia divina e da onore a disprezzo per l’uomo. Il testo analizza l’evoluzione dei messaggi islamici legata ai luoghi e ai tempi di Maometto: dalla debolezza del periodo meccano, con minacce di inferno, al potere del periodo medinese, dove la violenza e il jihad nel Corano diventano centrali, superando i versetti più pacifici. Vedrai come cambia il rapporto con la gente del libro, ebrei e cristiani, da potenziali alleati a nemici da combattere. Il libro affronta anche temi delicati come la posizione delle donne nel Corano e la sessualità, tra uguaglianza teorica e norme restrittive. Alla fine, il punto cruciale è l’interpretazione del Corano: è un testo immutabile e letterale o va letto in modo storico-critico per distinguere principi universali da passaggi legati al contesto del VII secolo? Questo libro di Hamed Samad ti spinge a riflettere su queste diverse facce del testo, tra amore e odio, e sul futuro dell’Islam.Riassunto Breve
Il testo sacro presenta immagini contrastanti di Dio e dell’uomo. Dio è descritto sia come misericordioso e fiducioso, sia come deluso e arrabbiato. L’uomo, creato in modo eccellente, è poi visto come ingrato e fallito, dipendente dai doni divini, il che giustifica le richieste di gratitudine. La libertà umana appare limitata, con Dio che guida o svia arbitrariamente, e la misericordia divina è condizionata al timore e alla fede. La vita terrena è spesso svalutata come gioco effimero rispetto all’aldilà, una visione che sembra riflettere le difficoltà iniziali del Profeta. Con l’aumento del potere a Medina, l’atteggiamento verso i beni terreni cambia, diventando lecito goderne. L’autorità del Profeta cresce, fondendosi con quella divina, e criticarlo diventa un peccato grave. Il paradiso è descritto con dettagli sensuali come ricompensa, motivando i credenti al sacrificio e al combattimento. L’approccio alle minacce e ai non credenti evolve con la comunità. A Mecca, debole, le minacce sono infernali. A Medina, con potere militare, diventano fisiche, con l’uso della spada. Versetti che invitano alla pazienza coesistono con quelli che ordinano la lotta, e i versetti più aggressivi, come nella Sura 9, sono considerati posteriori e abrogano o limitano i precedenti. Il principio “non c’è costrizione nella religione” è interpretato come limitato o abrogato, e l’obiettivo è la prevalenza della religione di Allah, portando a ostilità verso i non credenti. Il rapporto con ebrei e cristiani cambia anch’esso. Inizialmente visti come monoteisti e potenziali alleati, a Medina diventano nemici dopo la mancata accettazione, accusati di falsificare le scritture e combattuti. Alla fine, è vietato stringere alleanze con loro e si ordina di combatterli fino alla sottomissione e al pagamento di un tributo. La posizione delle donne mostra contrasti, con riconoscimento di responsabilità individuali ma anche affermazione della superiorità maschile e giustificazione della punizione delle mogli disobbedienti. La poligamia è permessa agli uomini, la castità femminile è centrale, e le punizioni per relazioni illecite si inaspriscono, derivando anche da Hadith. L’omosessualità non è esplicitamente condannata nel testo, ma le interpretazioni negative si basano sulla storia di Lot e le pene capitali derivano da Hadith e scuole giuridiche. La violenza contro donne e omosessuali è legata a una morale sessuale rigida e gerarchie di genere. Il testo sacro ha diverse interpretazioni e contiene sia principi etici universali come giustizia e solidarietà, sia passaggi legati al contesto storico del VII secolo, con norme legislative e incitamenti alla violenza contro avversari specifici. Considerare il testo interamente divino e atemporale rende difficile conciliare queste parti e porta a interpretazioni letterali delle parti violente. Una lettura storico-critica che riconosce il legame con la storia permette di distinguere tra principi universali e passaggi contestuali. Riconoscere l’origine storica del testo permette di focalizzarsi sui messaggi di amore e giustizia, superando quelli di odio.Riassunto Lungo
1. Contraddizioni Divine e Umane nel Testo Sacro
Il testo sacro presenta immagini molto diverse di Dio e dell’essere umano. Da un lato, Dio viene descritto come pieno di misericordia e fiducia nella sua creazione, mostrando benevolenza verso gli uomini. Dall’altro lato, appare deluso e arrabbiato, esprimendo giudizi severi sulla condotta umana. Parallelamente, l’uomo, inizialmente creato in una forma eccellente e tenuto in grande considerazione, viene poi dipinto in molti passaggi come ingrato, ingiusto e incapace di raggiungere gli obiettivi divini, quasi ridotto a uno stato di debolezza e fallimento. Questa dualità nella descrizione di Dio e dell’uomo crea un quadro complesso delle relazioni tra il creatore e la sua creatura all’interno del testo.Dipendenza Umana e Controllo Divino
La creazione stessa rende l’uomo dipendente da Dio per necessità fondamentali come il cibo e l’acqua. Questa dipendenza materiale sembra essere la base su cui Dio fonda la sua richiesta di gratitudine da parte degli uomini. Nonostante sia presentato come onnisciente, capace di conoscere ogni cosa passata, presente e futura, Dio non sembra fidarsi pienamente dell’uomo e perciò ne controlla attentamente le azioni e le intenzioni. La libertà umana appare limitata in questo contesto: il testo suggerisce che Dio guida sulla retta via o svia chi desidera, e il motivo dietro queste scelte divine non viene sempre spiegato in modo chiaro, apparendo a volte come una decisione arbitraria. Anche la misericordia divina, sebbene affermata come universale e illimitata, viene poi presentata come condizionata in pratica, legata al timore che l’uomo ha di Dio e alla sua fede nei segni divini e nel libro rivelato.La Vita Terrena e la Promessa dell’Aldilà
La vita sulla terra è spesso definita in modo riduttivo, vista come un semplice gioco, uno svago temporaneo o un godimento effimero. Questa visione sminuisce l’esistenza terrena, considerandola priva di un senso profondo se confrontata con la “vera vita” che attende nell’aldilà. Questa prospettiva negativa sulla vita presente sembra contraddire l’affermazione che la creazione non è avvenuta per puro divertimento divino, ma per uno scopo preciso. Le descrizioni sfavorevoli della vita terrena, dei beni materiali e persino dei figli potrebbero riflettere le difficoltà, le privazioni e la povertà che il Profeta e i suoi primi seguaci hanno vissuto durante il periodo trascorso alla Mecca, un tempo di opposizione e stenti.Cambiamento di Prospettiva e Autorità del Profeta
Tuttavia, con il passare del tempo e l’aumento del potere del Profeta, specialmente dopo il suo trasferimento a Medina, l’atteggiamento verso i beni materiali e la vita terrena subisce un cambiamento significativo. Diventa lecito e persino incoraggiato godere dei doni e delle ricchezze terrene ottenute. In questa fase, la volontà di Allah e quella del Profeta tendono a fondersi, rendendo difficile distinguerle. Viene scoraggiato porre domande o esprimere critiche nei confronti del Profeta, la cui autorità viene elevata, in alcuni contesti, quasi al di sopra di quella divina. L’insulto diretto al Profeta è considerato un peccato di estrema gravità, per il quale è prevista la punizione capitale.Il Paradiso come Ricompensa e Motivo di Sacrificio
Il paradiso è descritto con grande ricchezza di dettagli, spesso sensuali, come il luogo di ricompensa finale riservato ai credenti che hanno obbedito ai precetti divini e al Profeta. Questa forte enfasi sulla felicità eterna nell’aldilà, posta in netto contrasto con la svalutazione della vita terrena, serve a motivare profondamente i seguaci. La promessa di godimenti illimitati e di una vita perfetta dopo la morte diventa uno strumento potente per incoraggiare la fedeltà assoluta, la perseveranza nelle difficoltà e, in particolare, la disponibilità al sacrificio e al combattimento per la causa. La prospettiva della felicità eterna nell’aldilà giustifica le azioni intraprese nella vita presente, comprese quelle violente.Se la volontà divina, nel testo sacro, sembra adattarsi alle mutevoli fortune terrene del Profeta, come si può sostenere l’immutabilità della rivelazione?
Il capitolo evidenzia come l’atteggiamento verso i beni materiali e l’autorità del Profeta subiscano un’evoluzione, apparentemente legata al suo accresciuto potere terreno. Questa osservazione solleva un interrogativo fondamentale: se la rivelazione divina riflette o si adatta alle contingenze storiche e politiche vissute dal Profeta, è ancora possibile considerarla un messaggio eterno e immutabile? Per approfondire questa cruciale questione, è indispensabile studiare la storia della formazione del testo sacro, esaminare le diverse scuole di pensiero teologico sulla natura della rivelazione e analizzare criticamente il rapporto tra potere religioso e potere temporale. Discipline come la storia delle religioni, la critica testuale e la sociologia delle religioni offrono gli strumenti necessari. È utile consultare autori che hanno affrontato la critica storica e filologica del testo in questione.2. L’evoluzione delle minacce e la tolleranza condizionata nel Corano
L’atteggiamento verso le minacce e i non credenti nel Corano cambia nel tempo. Questa trasformazione riflette lo sviluppo e la crescente forza della comunità guidata da Maometto. All’inizio, nel periodo trascorso alla Mecca, Maometto aveva pochi seguaci e la comunità era debole. In questa fase, le minacce descritte si concentravano principalmente sulle punizioni dopo la morte, come l’inferno, e su disastri naturali, spesso richiamando storie bibliche. Le prime parti delle rivelazioni mostrano anche conflitti diretti che Maometto ebbe con i mercanti della Mecca, descrivendo Allah che interviene direttamente con linguaggio forte e minacciando tormenti severi per chi rifiutava il messaggio o derideva il Profeta. Descrizioni dettagliate e crude dell’inferno compaiono fin dalle prime rivelazioni. Tuttavia, questo tipo di minacce, focalizzate sull’invisibile o su eventi passati, non sembrava impressionare gli abitanti della Mecca, che non credevano nell’aldilà o non temevano tali eventi.Il cambiamento con il trasferimento a Medina
Quando la comunità si trasferì a Medina, acquisì potere politico e militare. Con questo cambiamento, anche la natura delle minacce menzionate nel Corano si modificò in modo significativo. L’uso della forza fisica, in particolare la spada, contro coloro che si opponevano alla nuova fede divenne un tema centrale, e il testo contiene passaggi che sembrano contraddire quelli precedenti. Alcuni versetti incoraggiano la pazienza, il perdono e persino una forma limitata di convivenza con persone di altre fedi, mentre altri comandano chiaramente di combattere e sconfiggere chi non crede. Questa apparente contraddizione si può comprendere osservando il momento in cui i versetti furono rivelati: i versetti più tolleranti provengono generalmente dal periodo meccano, quando Maometto non aveva il potere di imporre la sua fede, mentre i versetti più aggressivi appartengono al periodo successivo a Medina.L’interpretazione e il principio di lealtà
Secondo l’interpretazione tradizionale, i versetti successivi e più aggressivi di Medina, come il noto “versetto della spada” (Sura 9:5), annullano o limitano il significato di quelli precedenti e più tolleranti. Ad esempio, il principio spesso citato “non c’è costrizione nella religione” (Sura 2:256) viene interpretato da commentatori come Tabari in modi specifici, a volte visto come applicabile solo a certe situazioni o ritenuto annullato da versetti successivi che ordinano di combattere i non credenti finché non si convertono o accettano di pagare un tributo. L’obiettivo finale dichiarato è che la religione di Allah prevalga su tutte le altre, portando a un principio fondamentale in cui l’amicizia e il sostegno sono riservati solo ai veri musulmani, mentre le persone che non credono sono viste con disapprovazione e trattate con ostilità.L’interpretazione che i versetti più aggressivi annullino quelli tolleranti è l’unica possibile, o nasconde una controversia irrisolta?
Il capitolo presenta l’evoluzione dell’atteggiamento nel Corano come un dato di fatto legato al mutare delle condizioni storiche e di potere, citando l’interpretazione tradizionale che vede i versetti successivi abrogare i precedenti. Tuttavia, la dottrina dell’abrogazione (naskh) è uno degli argomenti più complessi e dibattuti all’interno degli studi islamici e della teologia. Presentarla come la spiegazione univoca per l’apparente contraddizione tra versetti tolleranti e aggressivi potrebbe non rendere giustizia alla varietà di approcci ermeneutici esistenti. Per approfondire questa tematica e comprendere le diverse posizioni, è fondamentale studiare l’esegesi coranica (tafsir) e la storia delle metodologie interpretative islamiche. Esistono numerose scuole di pensiero e studiosi, sia classici che contemporanei, che hanno proposto criteri diversi per l’abrogazione o che hanno cercato di riconciliare i versetti apparentemente in conflitto attraverso letture contestuali o allegoriche, mettendo in discussione l’idea che i versetti di Medina annullino sistematicamente quelli della Mecca. Approfondire autori che si occupano di tafsir e della dottrina del naskh, esplorando le diverse opinioni in merito, può fornire una visione più completa e critica.3. La visione finale del conflitto
Nei testi sacri si osserva un’evoluzione nel modo in cui vengono trattati i temi della pace e della violenza. Inizialmente, i messaggi invitano alla pazienza e al perdono. Più avanti, viene permesso di difendersi se attaccati. Un punto di svolta importante si trova nei versetti successivi, specialmente nella Sura 9, che sembra essere tra le ultime scritte. Qui vengono annullati accordi di pace fatti prima e viene dato l’ordine di combattere contro vari gruppi, come politeisti, ebrei e cristiani, andando oltre la sola difesa personale.
Dal Permesso all’Obbligo
Questo cambiamento è legato a ciò che accadeva nella comunità di Medina in quel periodo. L’azione militare diventò necessaria non solo per la sopravvivenza del gruppo, ma anche per la sua crescita, portando risorse tramite bottino e riscatti. Per questo motivo, il combattimento, chiamato jihad, non è più solo un permesso per difendersi, ma diventa un vero e proprio dovere per i credenti. Il bisogno di proteggersi e di espandersi trasformò la lotta armata in un elemento centrale della vita comunitaria. Il percorso segnato passa quindi da un permesso difensivo a un obbligo esplicito per i fedeli.
Amici e Nemici
La Sura 9 descrive chi non crede come impuro e suggerisce di non avere legami stretti con queste persone. Si parla anche di chi, all’interno della comunità, viene visto come “ipocrita” perché esita a partecipare alla lotta o a dare soldi per essa. Mettere a disposizione la propria vita e i propri beni per il jihad è presentato come una parte fondamentale dell’essere credenti. A chi muore combattendo, come martire, viene promesso di entrare subito in paradiso. Questo legame tra fede, sacrificio e ricompensa eterna rafforza l’importanza attribuita alla lotta armata.
Il Significato della Pace
In questa fase, la pace viene intesa principalmente come lo stato in cui un territorio si trova sotto il dominio islamico. In alternativa, può essere vista come una tregua temporanea, usata per ragioni strategiche. Questa forte enfasi sull’ostilità verso i nemici percepiti, sia quelli esterni che quelli interni alla comunità, crea una visione del mondo caratterizzata da un costante clima di sospetto. Il conflitto diventa così un elemento quasi strutturale nelle relazioni con chi è considerato diverso o ostile. Questa prospettiva finale è segnata da una forte tensione.
Se il capitolo evidenzia come il Corano condanni l’infanticidio femminile e parli di amore reciproco nel matrimonio, come si giustifica che le interpretazioni classiche, basate su hadith o versetti abrogati, abbiano potuto imporre norme così rigide e asimmetriche, fino a prevedere lapidazione o ripudio unilaterale?
Il capitolo presenta una serie di norme e interpretazioni che sembrano in contraddizione o in forte tensione tra loro, senza esplorare a fondo i meccanismi attraverso cui alcune interpretazioni, spesso derivate da fonti secondarie come gli hadith o da letture specifiche di versetti, abbiano acquisito autorità preponderante rispetto ad altri principi coranici. Per comprendere questa dinamica, è fondamentale approfondire la storia e la metodologia della giurisprudenza islamica (Fiqh), lo studio critico degli hadith e il dibattito sul concetto di abrogazione (Naskh). Approfondire il pensiero di autori come Wael Hallaq, Mohammad Hashim Kamali o Khaled Abou El Fadl può offrire strumenti critici per analizzare come si sono formate e consolidate le diverse scuole giuridiche (Madhahib) e le loro visioni sulla donna e sulla sessualità, e come queste si rapportino al testo coranico.6. Le Molte Facce del Testo Sacro
Il testo offre diverse letture, che cambiano a seconda di chi legge e di cosa sta cercando. Contiene principi etici validi ovunque, come l’importanza della giustizia, dell’onestà, dell’uguaglianza, dell’aiuto ai poveri e agli orfani, del rispetto per la natura e del valore della conoscenza. Molti passaggi promuovono l’equità anche verso chi non segue la stessa fede, l’importanza di mantenere gli accordi presi e l’invito a cercare la conoscenza. Incoraggia a usare la ragione e a riflettere a fondo sui suoi contenuti, come si vede nella storia di Abramo che cerca la verità osservando il mondo e ponendosi domande. Accanto a queste idee universali, il testo include anche parti strettamente legate al periodo storico in cui è nato, con leggi precise e richiami alla lotta contro nemici specifici di quel tempo.Contesto Storico e Interpretazione
Queste parti, che riguardano ad esempio punizioni fisiche o regole sociali particolari, erano risposte alle situazioni del settimo secolo. Non mantengono la stessa validità nelle società di oggi, che sono diverse, aperte a molte culture e basate sulla democrazia. Vedere il testo come qualcosa di completamente divino e fuori dal tempo rende difficile mettere insieme queste differenze. Questo modo di vedere porta spesso a interpretare in modo letterale le parti che parlano di violenza. Invece, leggere il testo tenendo conto del suo contesto storico e della vita del Profeta permette di distinguere tra i principi che valgono sempre, come l’etica e la spiritualità, e le parti legate a momenti specifici della storia, come leggi o descrizioni di conflitti.Il Valore di una Lettura Attenta
Riconoscere che il testo è legato alla storia umana non lo rende meno importante. Al contrario, permette a chi legge di concentrarsi sui messaggi di amore, speranza e giustizia, lasciando in secondo piano quelli di odio e conflitto. Scegliere quale messaggio fare proprio è una scelta personale di ogni credente. Avvicinarsi al testo con attenzione e con coraggio è fondamentale per il futuro della fede. Questa prospettiva attenta è anche essenziale per vivere insieme in pace con persone di fedi diverse.Ma chi stabilisce, e con quali criteri, quali parti del testo sacro sono “principi etici validi ovunque” e quali invece “strettamente legate al periodo storico”?
Il capitolo propone una distinzione cruciale tra messaggi universali e norme contestuali, ma non chiarisce la metodologia per operare tale distinzione. Questo lascia aperta la questione fondamentale: su quali basi interpretative si decide cosa “vale sempre” e cosa no? Senza criteri espliciti, il rischio è che l’interpretazione diventi arbitraria, riflettendo più le preferenze del lettore che una comprensione profonda del testo nel suo complesso. Per affrontare questa complessità, è indispensabile approfondire lo studio dell’ermeneutica, la disciplina che si occupa dei principi dell’interpretazione dei testi, e confrontarsi con i lavori di studiosi di storia delle religioni e di esegesi testuale, che offrono strumenti critici per analizzare i testi sacri nel loro contesto storico, letterario e teologico.Abbiamo riassunto il possibile
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