Contenuti del libro
Informazioni
“Contro natura Perché la natura non è buona né giusta né bella” di Chicco Feletig è un libro che ti fa guardare le cose in modo diverso. Dimentica l’idea romantica che la natura sia sempre buona, giusta o bella; Feletig smonta il “concetto di naturale” come guida morale o scientifica, mostrando che la natura vera è complessa, indifferente e spesso brutale, piena di forze nascoste e pericoli, dai microbi alle catastrofi cosmiche. Il libro esplora come l’ingegno umano e la tecnologia ci abbiano permesso di superare i limiti naturali, creando città, sviluppando l’agricoltura moderna con innovazioni come gli OGM, migliorando la salute pubblica e aumentando l’aspettativa di vita, anche in ambienti come le città o con pratiche come i vaccini. Viene criticato un certo ambientalismo dogmatico che si oppone al progresso basandosi su paure irrazionali o un principio di precauzione mal interpretato, dimenticando che l’obiettivo è il benessere e lo sviluppo umano. È un invito a essere pragmatici, a usare l’innovazione per affrontare le sfide e a riconoscere che la nostra specie, con la sua “bolla tecnologica”, non combatte la natura, ma i suoi limiti temporanei, sempre spinta dall’istinto di sopravvivenza.Riassunto Breve
Il concetto di “naturale” viene spesso usato per definire ciò che è ovvio, giusto e immutabile, ma questa idea ha giustificato in passato discriminazioni e sistemi di potere ingiusti e oggi promuove tendenze di mercato che considerano il “naturale” sempre migliore dell’artificiale. La realtà mostra che la natura non è sempre buona o sicura, con eventi distruttivi e sostanze pericolose, mentre prodotti artificiali come l’insulina sintetica sono essenziali. La conoscenza comune della natura è spesso superficiale, e chi usa il concetto di “naturale” per rafforzare idee sbagliate può essere pericoloso. La natura ha molte facce, dalle immense forze cosmiche ai mondi microscopici di microbi, che hanno plasmato la storia del pianeta e dell’uomo, causando estinzioni ed epidemie come la Peste Nera. La percezione della natura è cambiata nel tempo, passando dall’essere associata a fatica e pericolo a un luogo di bellezza e svago, soprattutto per chi vive in città. La tecnologia media sempre più il rapporto umano con la natura, creando ambienti protetti e trasformando la natura in uno spettacolo, come nei parchi naturali visitati in sicurezza. La natura funziona secondo le proprie leggi di sopravvivenza e riproduzione, non secondo concetti umani come giustizia o diritto. L’idea che il cibo “naturale” sia intrinsecamente migliore è smentita dalla storia: l’agricoltura moderna, con tecnologia e fertilizzanti, ha aumentato enormemente la produzione, riducendo la fame nel mondo, mentre metodi come il “chilometro zero” su larga scala sarebbero irrealistici. Esistono molte terapie alternative promosse come “naturali” ma prive di basi scientifiche, che possono essere pericolose se portano ad abbandonare cure mediche efficaci. Vaccinarsi è un dovere sociale per l’immunità di gregge, e le teorie che li collegano all’autismo sono false. Nutrire la popolazione mondiale richiede produzione e distribuzione su scala industriale; catene come McDonald’s offrono cibo accessibile, rappresentando una “democrazia del cibo”. L’agricoltura moderna dipende dalla tecnologia, e tornare a metodi arcaici non è praticabile per le esigenze attuali. La paura degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) blocca l’innovazione, nonostante la modifica genetica sia usata da secoli e gli OGM moderni offrano potenziali benefici (resistenza, valori nutritivi) senza aver causato danni alla salute umana su larga scala. La crescita della popolazione mondiale è dovuta alla tecnologia che supera i limiti naturali, riducendo mortalità e aumentando l’aspettativa di vita. Le previsioni malthusiane di carestie non si sono avverate perché l’ingegno umano trova soluzioni e aumenta l’efficienza nell’uso delle risorse. Le città, concentrando persone e conoscenze, accelerano il progresso e offrono libertà e opportunità, contribuendo anche alla stabilizzazione demografica. La scarsità di risorse stimola la ricerca di alternative e l’innovazione tecnologica. Le leggi umane sono creazioni sociali che spesso vanno contro la selezione naturale, mirando a proteggere i deboli e garantire pari dignità, a differenza del presunto “diritto naturale” che è ambiguo e retorico. La tecnologia allontana l’uomo dallo stato naturale, creando una “bolla” di comfort e sicurezza, modificando anche il rapporto con la nascita e la morte, generando nuovi dilemmi etici e legali che non trovano risposte nella natura o nella religione. L’evoluzione umana è un viaggio continuo verso l’artificiale, spinto dall’istinto di sopravvivenza. L’obiettivo non è “salvare il pianeta” in senso assoluto, ma “salvare noi stessi” e l’ambiente che ci è utile, manifestando un sano egoismo. Le catastrofi naturali sono parte dei cicli terrestri, e l’umanità deve usare l’ingegno per affrontarle. L’aspettativa di vita è legata alla ricchezza e ai servizi (igiene, sanità, cibo), non solo all’inquinamento; si vive più a lungo nelle città sviluppate che nelle campagne povere. Il movimento ambientalista ha ottenuto risultati, ma una parte è diventata dogmatica, basata sulla paura e su una visione romantica della natura, proponendo misure simboliche e inefficaci e opponendosi a tecnologie come OGM e nucleare anche quando utili. Questo approccio dogmatico, simile a una religione, ignora la realtà dinamica degli equilibri ecologici e ostacola il progresso, mentre un approccio pragmatico basato sull’analisi costi/benefici e sull’innovazione è necessario per affrontare le sfide e garantire il benessere umano.Riassunto Lungo
1. L’inganno del naturale
Il termine “naturale” è spesso usato per descrivere qualcosa di ovvio, che non cambia e che è giusto. Questo modo di pensare porta a considerare come “naturali” anche idee e convinzioni che in realtà cambiano con il tempo. Queste idee, in passato, sono state usate per giustificare ingiustizie e forme di potere ingiuste, come la separazione tra persone di razze diverse o l’idea che i re governassero per volontà divina. Affermare che qualcosa è “naturale” sembra voler dire che è indiscutibile e sempre valido.La natura non è sempre una guida sicura
Molti credono che la natura sia una guida perfetta per la vita. Questa convinzione si vede in idee estreme, come chi rifiuta di intervenire per salvare vite pensando alla “selezione naturale”, ma anche nel mercato, dove si spinge l’idea che ciò che è “naturale” sia sempre meglio di ciò che è artificiale. Eppure, la natura stessa ci mostra che non tutto ciò che è naturale è buono o sicuro. Pensiamo a eventi come i tifoni o a sostanze come l’arsenico. Al contrario, cose create dall’uomo, come l’insulina per chi ha il diabete, possono essere vitali e indispensabili.I rischi di affidarsi all’idea di “naturale”
Affidarsi alla natura come se fosse una maestra infallibile per la vita presenta problemi importanti. Il primo è che la conoscenza che le persone hanno della natura è spesso molto superficiale e si basa solo su quello che si vede subito, senza considerare la sua vera complessità. Il secondo problema, e forse il più pericoloso, è che chi usa l’idea di “naturale” per rendere più forti le proprie opinioni, specialmente quelle sbagliate, cerca di farle sembrare vere e indiscutibili agli occhi degli altri, anche se non lo sono affatto. Questo uso distorto del concetto di “naturale” può essere molto dannoso per la società.La distanza tra l’idea di natura e la realtà
È interessante notare come molte persone non conoscano fenomeni naturali di base, come il modo in cui si muove la luna o le distanze nell’universo, pur apprezzando molto l’idea di “vivere nella natura” o di comprare prodotti “naturali”. Questa mancanza di conoscenza di base è diffusa. Questo mostra che c’è una grande differenza tra l’immagine di natura che ci arriva dalla pubblicità o da un’idea romantica, e la natura come è davvero, nella sua complessità scientifica. La percezione comune della natura è spesso lontana dalla sua realtà studiata dalla scienza.Ma se la natura non è una guida, su cosa dovremmo basare le nostre idee di giusto e sbagliato?
Il capitolo smonta con efficacia l’uso distorto del concetto di “naturale” come giustificazione di norme e potere. Tuttavia, concentrandosi solo sugli usi negativi e sulla conoscenza superficiale, rischia di lasciare un vuoto. Se il “naturale” non è una guida, quali altri fondamenti possiamo usare per orientarci nel mondo e nelle nostre scelte? Per approfondire, è utile esplorare le diverse correnti del pensiero etico e filosofico che hanno cercato di rispondere a questa domanda senza ricorrere a un’idea fissa di natura. Discipline come l’etica laica, la filosofia morale e la sociologia offrono strumenti critici. Autori come Immanuel Kant o John Stuart Mill, pur da prospettive diverse, hanno proposto sistemi etici basati sulla ragione o sull’utilità, indipendenti da un presunto ordine naturale.2. Le Molte Facce della Natura
La vita umana e la natura non sono in una condizione fissa e immutabile. La natura stessa ha una sua storia, con un inizio e una fine, ed è costantemente influenzata da forze che agiscono sia dall’esterno che dall’interno. Le forze esterne, come quelle legate al Big Bang e ai processi cosmici, sono immense e lontane, ma plasmano l’universo e il nostro pianeta su scale temporali lunghissime. Le forze interne, invece, modificano aspetti più vicini a noi, causando la scomparsa o l’affermazione di specie e provocando cambiamenti climatici sulla Terra. Gli esseri umani, pur avendo la percezione di un certo controllo sul proprio ambiente, sono in realtà soggetti a queste dinamiche naturali molto più grandi.La Natura che Vediamo e Modifichiamo
Esistono diversi modi per definire o percepire la natura. Uno di questi è quello che potremmo chiamare la natura percepita, uno strato superficiale del mondo che è stato largamente modificato dall’attività umana nel corso del tempo. Questo include i campi coltivati, i fiumi arginati, le montagne rese accessibili e gli animali che abbiamo addomesticato. Si tratta di un ambiente che l’uomo conosce bene e sul quale esercita un certo controllo, combinando le leggi naturali fondamentali, come la crescita delle piante o lo scorrere dell’acqua, con la propria capacità di progettazione per soddisfare le proprie necessità. Esempi come le dolci colline delle Langhe mostrano paesaggi che sono stati modellati dall’ingegno umano per secoli, quasi come un’opera d’arte che utilizza la materia prima offerta dalla natura. Questo strato superficiale può essere efficacemente descritto come “paesaggio”.Le Dimensioni Estreme della Natura
Un’altra definizione di natura si concentra sulle dimensioni estreme del mondo fisico e biologico: l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. La dimensione infinitamente grande comprende le galassie, i corpi celesti e gli spazi intergalattici, con distanze così immense da superare la nostra comprensione sensoriale diretta. La storia dell’universo si misura in miliardi di anni, mentre la storia umana in milioni. I cambiamenti che avvengono a livello cosmico sono estremamente lenti, ma nel tempo lungo possono avere effetti significativi sul nostro pianeta, come dimostrano le tempeste solari che possono influenzare il clima terrestre.Se la natura si manifesta anche nell’infinitamente piccolo, perché il capitolo si ferma all’infinitamente grande?
Il capitolo introduce giustamente l’idea che la natura si estenda su dimensioni estreme, dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo. Tuttavia, l’argomentazione si concentra quasi esclusivamente sulla scala cosmica, trascurando completamente il versante microscopico e subatomico. Questa lacuna lascia in sospeso una parte fondamentale del concetto di “dimensioni estreme” e impedisce una visione completa della natura. Per colmare questa mancanza e comprendere appieno come la natura si manifesti anche a livelli non visibili a occhio nudo, sarebbe utile approfondire discipline come la fisica quantistica, la biologia molecolare e la chimica, che esplorano il comportamento della materia e della vita su scale ridottissime. Autori come Carlo Rovelli o Lynn Margulis offrono prospettive che possono aiutare a integrare questa dimensione nel quadro concettuale.3. Forze Nascoste e Paesaggi Mutati
L’esistenza umana è profondamente condizionata da forze potenti che agiscono su scale molto diverse, dal vasto universo al mondo infinitamente piccolo. Eventi cosmici, come l’impatto di un meteorite che miliardi di anni fa portò all’estinzione dei dinosauri, hanno avuto un ruolo cruciale nel creare le condizioni che hanno permesso la comparsa e lo sviluppo dell’uomo sulla Terra.Esiste poi un mondo microscopico popolato da miliardi di microbi, tra cui virus, batteri e funghi, che sono presenti ovunque, compreso l’interno del corpo umano. Questi organismi sono fondamentali per molti cicli vitali del pianeta e svolgono funzioni essenziali per la nostra salute, supportando ad esempio il sistema immunitario e la digestione. Nonostante i loro benefici, rappresentano anche una minaccia significativa. Storicamente, prima dell’era degli antibiotici, i microbi erano la causa principale di morte per l’umanità. Epidemie devastanti come la Peste Nera, che nel XIV secolo decimò la popolazione europea, dimostrano il loro immenso potenziale distruttivo.
Il rischio di epidemie e pandemie è tutt’altro che superato. Nuove malattie continuano a emergere, e virus come quello dell’influenza subiscono costantemente mutazioni, rendendo difficile il controllo. La crescente interconnessione globale e l’aumento dei viaggi internazionali facilitano enormemente la rapida diffusione dei contagi tra diverse aree geografiche del mondo. Questo significa che ogni città dotata di un aeroporto internazionale è potenzialmente esposta all’arrivo di nuove infezioni, rendendo la prevenzione e il monitoraggio una sfida continua.
Come è cambiata la visione della natura
La percezione che l’uomo ha della natura si è trasformata radicalmente nel corso del tempo. Per gran parte della storia, specialmente per le comunità rurali, la natura non era vista come un luogo idilliaco o ricreativo, ma piuttosto come una realtà dura associata alla fatica del lavoro agricolo, all’imprevedibilità delle stagioni, al rischio di carestie e alla minaccia costante di malattie. La vita era strettamente legata ai ritmi naturali, spesso difficili e implacabili.L’idea della natura come luogo di bellezza da contemplare o come spazio per lo svago e il tempo libero è un concetto relativamente moderno. Inizialmente, questa visione si diffuse principalmente tra le classi più colte e agiate. A partire dalla metà del ventesimo secolo, un forte sviluppo economico ha causato un massiccio spostamento di popolazione dalle campagne verso le città. Questo esodo rurale ha portato a un miglioramento generale delle condizioni di vita per molti, offrendo maggiore comfort, accesso ai servizi e migliori standard igienici.
Mentre le aree rurali si spopolavano, i cittadini hanno iniziato a cercare la campagna per scopi ricreativi, come gite fuori porta, escursioni o l’acquisto di seconde case. Questo nuovo interesse ha innescato una progressiva “urbanizzazione” del paesaggio rurale. Le campagne hanno iniziato ad adattarsi alle esigenze e alle aspettative di chi proveniva dalla città, portando a cambiamenti nell’uso del suolo e nell’aspetto dei luoghi, che sempre più spesso sono vissuti non più come luoghi di produzione agricola, ma come estensioni dello spazio urbano dedicate al tempo libero.
Definire “dogmatico” chi solleva dubbi su OGM o nucleare non ignora forse le complesse questioni scientifiche, etiche e sociali ancora aperte su queste tecnologie?
Il capitolo contrappone un approccio “dogmatico” a uno “pragmatico”, ma la cautela verso tecnologie come OGM e nucleare non deriva unicamente da emotività o rigidità. Esistono dibattiti scientifici ancora aperti sui loro impatti a lungo termine, questioni complesse di valutazione del rischio, sfide etiche e sociali (come la gestione delle scorie nucleari o il controllo delle sementi). Per comprendere meglio queste posizioni, è utile approfondire la letteratura scientifica sugli impatti ambientali e sanitari di queste tecnologie, le metodologie di analisi del rischio e le opere di autori che hanno esplorato il rapporto tra scienza, tecnologia e società, come Bruno Latour o Ulrich Beck.18. Il Prezzo della Paura e la Fede Ambientale
Il principio di precauzione, come stabilito dalla legge europea, richiede di agire quando ci sono rischi potenziali identificati dalla scienza, anche se non sono ancora certi. Questo significa riconoscere i possibili effetti negativi, valutare i dati scientifici disponibili e accettare che ci sia incertezza. Non dà però il permesso di prendere decisioni senza una base chiara. Purtroppo, una versione semplificata e diffusa di questo principio finisce per bloccare tutto: non si fa più niente se non si ha la certezza assoluta che non ci saranno conseguenze negative, neanche in futuro. Applicando questo approccio, molte scoperte e innovazioni importanti del passato, come l’automobile, non sarebbero mai state permesse se valutate solo in base ai rischi iniziali.Cercare di eliminare ogni rischio porta inevitabilmente alla paralisi e all’incapacità di agire. Ogni attività umana comporta dei rischi, e una valutazione corretta non punta ad annullarli del tutto, ma a trovare un equilibrio tra i pericoli e i benefici che ci si aspetta di ottenere. La paura del futuro, specialmente in Europa, spinge a cercare una protezione completa, spesso basata più su sensazioni ed emozioni che su dati reali o su un’analisi delle probabilità.Il Rischio e la Paura nelle Decisioni Pubbliche
L’idea che una vita umana “non abbia prezzo” non può essere applicata in modo assoluto nelle decisioni che riguardano tutta la società, perché ogni scelta pubblica o privata implica inevitabilmente dei rischi per la salute e la sicurezza delle persone. Ad esempio, gli incidenti che avvengono in casa sono la causa principale di morte in Italia, dimostrando come il rischio sia una componente costante della nostra vita quotidiana, anche negli ambienti che consideriamo più sicuri.Esempi Italiani di Decisioni Basate sulla Paura
Diversi casi in Italia mostrano come questa tendenza alla paura e alla ricerca di rischio zero influenzi le decisioni. Per l’Ilva di Taranto, la scelta di chiudere l’impianto basandosi su un dubbio radicale non ha tenuto conto dei costi enormi per la società e l’economia locale, come la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Un approccio diverso avrebbe potuto puntare a ridurre gradualmente l’inquinamento, permettendo però all’industria di continuare a operare e salvaguardando l’occupazione.La centrale elettrica di Vado Ligure è stata chiusa dopo indagini giudiziarie che le attribuivano un numero preciso di morti, dati che però non erano stati confermati dalle agenzie ambientali ufficiali come l’ARPA. La chiusura è avvenuta nonostante l’impianto rispettasse le leggi italiane vigenti, anche se non utilizzava le tecnologie più avanzate disponibili come se fossero obbligatorie per legge. Dopo la chiusura della centrale, l’inquinamento nella zona non è diminuito, ma è addirittura aumentato, suggerendo che le cause principali fossero altre, come il traffico dei veicoli e il riscaldamento delle abitazioni.Le politiche energetiche italiane offrono un altro esempio di decisioni che sembrano guidate più da convinzioni che da un’analisi razionale. Il rifiuto dell’energia nucleare, unito a ingenti investimenti pubblici (circa sette miliardi all’anno) per incentivare l’energia solare, ha portato a una riduzione molto piccola delle emissioni di CO2. Questo risultato è stato ottenuto a un costo enormemente più alto rispetto a quanto si sarebbe speso acquistando crediti di emissione o investendo quelle risorse in settori cruciali come la sicurezza delle scuole, la bonifica di aree inquinate o la tutela dei beni culturali. L’energia solare, in questo contesto, sembra essere trattata quasi come un dogma, una verità di fede, piuttosto che essere valutata con un’analisi rigorosa dei costi e dei benefici effettivi.Una Critica all’Ambientalismo Dogmatico
Questa mentalità riflette un modo di vedere l’ambiente che è diventato rigido e dogmatico. Questo approccio critica l’idea che l’uomo sia separato dalla natura e propone invece la coevoluzione: l’essere umano è parte integrante dell’ambiente e lo trasforma continuamente. L’idea che l’ambiente sia l’unica cosa centrale è considerata limitante. L’ambientalismo, secondo questa critica, è caduto nello stesso dogmatismo che contestava in origine, interpretando l’equilibrio ecologico come uno stato fisso e immutabile della natura, invece di riconoscerlo come un processo in continua evoluzione e dinamica. I concetti di “limite” visto come un vincolo insuperabile e l’eccessiva enfasi sulla “penuria” delle risorse sono considerati ideologie che guardano al passato e frenano il progresso e la capacità di innovare.Per superare questa visione, è fondamentale riconoscere che i limiti possono essere spostati e superati grazie all’innovazione tecnologica, che la mancanza di risorse non è un destino assoluto e che gli equilibri dell’ambiente sono strettamente legati agli equilibri sociali e alla capacità di soddisfare i bisogni delle persone. È necessario sostituire il pessimismo con un atteggiamento di speranza, guardare al futuro con fiducia e dare valore sia alla salute del pianeta che al benessere dell’umanità.Se l’ambientalismo è solo un “dogma” o una “fede”, come si concilia questa visione con il vasto corpo di evidenze scientifiche sui rischi ambientali globali?
Il capitolo presenta una critica forte verso un certo tipo di ambientalismo, definendolo dogmatico e basato sulla paura. Tuttavia, per comprendere appieno la complessità delle decisioni ambientali, è fondamentale considerare anche le basi scientifiche che guidano molte preoccupazioni. Approfondire discipline come l’ecologia, la climatologia e la tossicologia è essenziale per valutare i rischi ambientali in modo informato. Inoltre, esplorare diverse prospettive nell’economia ambientale e nella filosofia della scienza può aiutare a contestualizzare il dibattito tra rischio, innovazione e precauzione, andando oltre la semplice contrapposizione tra progresso e paralisi.Abbiamo riassunto il possibile
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