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“Complotti! Da Qanon alla pandemia, cronache dal mondo capovolto” di Leonardo Bianchi ti porta dentro il labirinto delle teorie del complotto, esplorando come nascono, si diffondono e influenzano la nostra realtà, partendo dalla loro “ufficializzazione” nel dibattito pubblico con l’omicidio Kennedy fino ai giorni nostri. Non è roba da pochi, ma un fenomeno diffuso che, soprattutto con la pandemia di COVID-19, ha trovato terreno fertile, mescolando paure vecchie (come quelle sul 5G e le onde elettromagnetiche) con nuove narrazioni (tipo il Grande Reset o la plandemia), spesso amplificate da politici e media. Il libro analizza come queste cospirazioni non restino solo online, ma portino a violenza nel mondo reale, dagli attacchi ai centri vaccinali agli assalti a edifici simbolo come il Campidoglio, mostrando legami preoccupanti con l’estremismo di destra e la disinformazione. Viene fuori anche come vecchi falsi, come i Protocolli dei Savi di Sion, si riciclino in teorie moderne tipo la Grande Sostituzione o QAnon, diventando motori di odio e radicalizzazione che si diffondono su internet e social media. Bianchi non si limita a descrivere il fenomeno, ma cerca di capire perché ci crediamo (cercando ordine nel caos) e quanto sia difficile uscirne, anche quando le “profezie” falliscono, come visto con QAnon post-Trump, mostrando come la dissonanza cognitiva mantenga viva la credenza. È un viaggio nel “mondo capovolto” delle cospirazioni, che ti fa capire quanto siano radicate e quanto sia complicato affrontarle, tra debunking e la necessità di empatia, mostrando che la realtà è spesso più complessa e meno rassicurante di qualsiasi complotto immaginato.Riassunto Breve
Il termine “teoria del complotto” acquisisce il suo significato negativo dopo un cablogramma della CIA del 1967, usato per contrastare critiche sull’omicidio Kennedy. Una teoria del complotto spiega eventi attribuendoli a un piccolo gruppo che agisce segretamente per scopi dannosi, basandosi sull’idea che nulla sia casuale o come sembra e tutto sia collegato. La credenza in queste teorie è diffusa, non limitata a gruppi marginali, e offre ordine e spiegazioni semplici in un mondo complesso, sfruttando la ricerca umana di schemi. Sono difficili da smentire perché ogni prova contraria può essere vista come parte del complotto. Le pandemie favoriscono la loro diffusione; con il COVID-19 emergono narrazioni come il virus creato in laboratorio o il “Grande Reset”, interpretando eventi come “Event 201” o le iniziative del World Economic Forum come piani elitari, spesso legati a idee preesistenti sul “Nuovo Ordine Mondiale”. Queste teorie si fondono con paure preesistenti, come quelle sul 5G, portando a episodi di violenza come attacchi a ripetitori o l’attentato di Nashville. La paura delle tecnologie wireless ha radici storiche, manifestandosi in passato come “radiofobia”. Emerge la narrazione della “plandemia”, sostenendo che l’emergenza sanitaria sia pianificata, diffusa tramite documentari online che sfruttano la sfiducia nelle istituzioni. Si verifica una “singolarità complottista” dove diverse comunità si uniscono online, creando movimenti come il tedesco Querdenken 711, che unisce gruppi eterogenei nella sfiducia verso lo Stato e nella credenza in complotti, con proteste che contestano le istituzioni democratiche. Figure come David Icke guadagnano popolarità, promuovendo l’idea che la pandemia sia una truffa, mescolando spesso idee con la “conspiritualità”. Una teoria diffusa è lo “spargimento virale” dai vaccinati ai non vaccinati, priva di fondamento scientifico. La diffusione di queste idee porta ad azioni concrete, inclusi attacchi e sabotaggi contro centri vaccinali e personale sanitario, visti come atti contro una “dittatura”. Esiste una presenza preoccupante di estremisti e aderenti a teorie cospirazioniste anche nelle forze armate e di polizia, con casi che mostrano come queste ideologie possano portare a minacce e azioni violente, infiltrandosi nelle istituzioni. Storicamente, testi falsi come i Protocolli dei Savi di Sion hanno alimentato l’antisemitismo, riemergendo oggi in teorie come il “marxismo culturale” o “Eurabia”, che identificano nemici e mobilitano l’estrema destra, mantenendo un nucleo antisemita o islamofobo. Teorie estremiste moderne come la “Grande Sostituzione” e il “genocidio dei bianchi” si diffondono online e ispirano atti violenti, come la strage di Christchurch. Parallelamente, emerge QAnon, che sostiene l’esistenza di un “Deep State” pedofilo satanista combattuto da Donald Trump, inglobando varie cospirazioni e diffondendosi rapidamente online, assumendo tratti religiosi per i seguaci. QAnon alimenta paranoia, porta a violenza e influenza la politica. Nonostante la sconfitta elettorale di Trump contraddica le profezie di QAnon, il movimento persiste, con seguaci che razionalizzano gli eventi attraverso la dissonanza cognitiva. Il movimento si adatta e radicalizza, spostandosi su piattaforme decentralizzate come Telegram, con nuove correnti anche antisemite. Figure di spicco continuano a promuovere le idee di QAnon, portando a violenza nel mondo reale, inclusi rapimenti e omicidi, motivati dalla convinzione di “salvare” bambini da una presunta “Cabala”. La diffusione avviene tramite “redpilling”, danneggiando relazioni personali. Lasciare le teorie del complotto è difficile; il debunking spesso non funziona e può dare visibilità alle teorie. Il prebunking cerca di “vaccinare” le persone, ma raggiunge un pubblico limitato. Affrontare il cospirazionismo richiede empatia e supporto, riconoscendo bisogni legittimi e usando relazioni interpersonali. Si può cercare terreno comune e reindirizzare lo scetticismo verso problemi reali. Alcune teorie sono dannose e richiedono opposizione diretta, ma definire qualcuno “cospirazionista” può nascondere pregiudizi. Le persone cercano risposte online anche per la sfiducia nelle autorità. La persistenza delle teorie deriva dall’illusione di ordine e comprensione che offrono in un mondo complesso e caotico.Riassunto Lungo
1. Dietro le quinte: Come nascono e si diffondono le teorie del complotto
La teoria del complotto assume il suo significato moderno dopo un evento specifico: un cablogramma della CIA nel 1967. Questo documento fu usato per contrastare le critiche al rapporto ufficiale sull’omicidio del presidente Kennedy. Anche se l’espressione esisteva già, da quel momento iniziò ad avere una connotazione negativa. Una teoria del complotto offre una spiegazione degli eventi che imputa la causa a un piccolo gruppo di persone che agiscono in segreto. Queste persone avrebbero scopi dannosi e nascosti. Alla base di queste teorie c’è la convinzione che le cose non siano mai come appaiono in superficie. Si crede anche che nessun evento importante sia casuale e che tutto sia in qualche modo collegato da un filo nascosto.Perché le persone ci credono?
Credere nelle teorie del complotto non è un fenomeno limitato a pochi. Questa convinzione è diffusa in ogni strato della società e si trova anche tra persone che ricoprono posizioni di potere. Dal punto di vista psicologico, queste teorie offrono un senso di ordine in un mondo che spesso appare caotico e difficile da capire. Forniscono spiegazioni semplici a problemi complessi. Sfruttano la naturale tendenza della mente umana a cercare schemi e a vedere intenzionalità dietro gli eventi, anche quando non c’è. Queste teorie sono particolarmente difficili da confutare. Questo accade perché qualsiasi prova o informazione che le contraddice può essere facilmente interpretata dai sostenitori come un’ulteriore conferma che fa parte del complotto stesso, creata apposta per nascondere la verità.Esempi recenti e diffusione
Le crisi sanitarie su larga scala, come le pandemie, hanno storicamente favorito la nascita e la diffusione di teorie cospirative. Durante la pandemia di COVID-19, sono emerse diverse narrazioni di questo tipo. Una delle più note è l’idea che il virus sia stato creato artificialmente in laboratorio. Questa teoria viene spesso associata a specifici centri di ricerca, come l’Istituto di Virologia di Wuhan in Cina o la struttura di Fort Detrick negli Stati Uniti. Un’altra teoria molto diffusa è quella del “Grande Reset”. Questa interpreta vari eventi e iniziative, come l’esercitazione “Event 201” o i progetti promossi dal World Economic Forum, come la prova di un piano segreto. Secondo questa teoria, un’élite potente starebbe cercando di riorganizzare la società globale a proprio esclusivo vantaggio. Queste idee si collegano spesso a concetti preesistenti come quello del “Nuovo Ordine Mondiale”. Tali teorie non rimangono confinate in piccoli gruppi, ma vengono attivamente promosse e amplificate da alcune figure politiche e da certi mezzi di comunicazione. Questo accade spesso con l’obiettivo di influenzare l’opinione pubblica e orientare il dibattito sociale o politico. A differenza delle teorie del complotto, che cercano sempre colpevoli precisi e nascosti, la realtà delle grandi crisi globali è di solito il risultato di sistemi molto complessi e dell’impatto che le attività umane hanno sull’ambiente.Ma se la realtà è davvero così complessa e caotica, come si può pretendere che la gente preferisca questa spiegazione ‘difficile’ alle rassicuranti certezze (seppur false) del complotto?
Il capitolo identifica correttamente la semplicità come uno dei punti di forza delle teorie del complotto rispetto alla complessità della realtà. Tuttavia, non affronta a sufficienza la difficoltà pratica di comunicare e far accettare questa complessità. Non basta affermare che la realtà è complessa; è necessario capire perché le narrazioni semplici, anche se infondate, abbiano un tale potere attrattivo e come si possa competere con esse sul piano della comprensione pubblica. Per approfondire questo aspetto, è utile esplorare la psicologia cognitiva, in particolare i meccanismi che portano alla formazione delle credenze e alla resistenza al cambiamento, e la sociologia della comunicazione, per capire come le narrazioni si diffondono e influenzano l’opinione pubblica. Autori come Daniel Kahneman offrono spunti fondamentali sui processi decisionali e sui bias cognitivi che influenzano il nostro modo di percepire il mondo.2. La Tempesta Perfetta delle Cospirazioni
La pandemia di coronavirus crea un terreno fertile per la diffusione e la fusione di teorie del complotto. Le paure già esistenti, come quelle legate alle onde elettromagnetiche e alla tecnologia 5G, si mescolano alle ansie provocate dalla crisi sanitaria. Questa combinazione porta a episodi di violenza, come l’attentato di Nashville, collegato a teorie cospirative, e gli attacchi a ripetitori telefonici in diversi paesi europei, dove spesso antenne 3G/4G vengono scambiate per 5G.Le radici storiche della paura tecnologica
La diffidenza verso le tecnologie wireless non è un fenomeno nuovo. In passato, questa paura si è manifestata come “radiofobia” o attraverso leggende come il “raggio della morte” di Marconi. Anche le preoccupazioni più recenti sull’elettrosensibilità, sui cellulari e sul Wi-Fi dimostrano una costante inquietudine verso le onde invisibili che ci circondano. Nonostante la scienza offra rassicurazioni sulla sicurezza del 5G, queste preoccupazioni continuano a persistere e a trovare spazio nelle narrazioni complottiste.La narrazione della “Plandemia”
Durante la crisi sanitaria, emerge con forza la narrazione della “plandemia”, che sostiene che l’emergenza sia stata pianificata. Documentari diffusi online, come “Plandemic”, “Hold Up” e “Planet Lockdown”, diventano strumenti potenti per spargere disinformazione. Spesso questi contenuti sono presentati da persone screditate o con legami noti con movimenti complottisti, sfruttando la sfiducia che molte persone provano verso i media tradizionali e le istituzioni. Offrono spiegazioni alternative e fin troppo semplici a una realtà complessa.L’incontro e la fusione dei gruppi complottisti
Si assiste a una vera e propria “singolarità complottista”, un punto di incontro e fusione per diverse comunità online. Gruppi come antivaccinisti, negazionisti della pandemia ed estremisti di vario genere si ritrovano e uniscono le forze. Questo fenomeno dà vita a movimenti come il tedesco Querdenken 711, che raccoglie persone molto diverse tra loro, dalla classe media a gruppi di estrema destra. Sono accomunati dalla profonda sfiducia verso lo Stato e dalla convinzione nell’esistenza di complotti segreti. Le loro azioni, come il tentato assalto al Reichstag, dimostrano una chiara intenzione di contestare le istituzioni democratiche, alimentate da una visione del mondo rigida, divisa tra bene e male, e spesso apocalittica. Questi movimenti rappresentano un fenomeno che si estende a livello globale, spesso guidato da figure che sfruttano la paura e l’incertezza per i propri scopi.Il capitolo descrive la “tempesta perfetta” delle cospirazioni, ma spiega come si forma il terreno fertile nella mente delle persone?
Il capitolo illustra efficacemente la confluenza di paure e narrazioni durante la pandemia, ma si concentra maggiormente sul fenomeno esterno (la fusione dei gruppi, la diffusione dei documentari) piuttosto che sulle ragioni profonde per cui gli individui sono così suscettibili a queste narrazioni. Comprendere i meccanismi cognitivi, i bisogni psicologici e le dinamiche sociali che rendono le persone ricettive alle teorie del complotto è fondamentale per affrontare il problema alla radice. Per approfondire questo aspetto, è utile esplorare discipline come la psicologia sociale e la sociologia, e leggere autori che si sono occupati di disinformazione e ragionamento, come Cass Sunstein o Stephen Lewandowsky.3. L’ombra delle teorie e la violenza
Durante la pandemia di Covid-19, si è assistito a una notevole crescita delle teorie cospirazioniste e della disinformazione. Figure come David Icke, già conosciuto per le sue idee sui rettiliani che controllerebbero il mondo, hanno trovato un terreno fertile per diffondere l’idea che la pandemia fosse una farsa o parte di un piano più grande per il controllo globale. Questo fenomeno si è spesso intrecciato con concetti spirituali o New Age, dando vita a quella che viene definita “conspirituality”, promossa anche da influencer nel settore del benessere e della salute.
Credenze infondate e le loro conseguenze
Tra le credenze più diffuse e dannose c’è quella dello “spargimento virale”, secondo cui le persone vaccinate rilascerebbero sostanze nocive capaci di danneggiare i non vaccinati. Questa teoria, completamente priva di fondamento scientifico, si diffonde rapidamente e porta a comportamenti irrazionali, come l’evitare il contatto con i vaccinati. Spesso, queste false credenze sono legate alla promozione di rimedi alternativi o prodotti pseudo-scientifici, alimentando un vero e vero mercato basato sulla paura e sulla disinformazione, con chiari interessi economici dietro.
La violenza che nasce dalle idee
Queste idee infondate non rimangono confinate al dibattito online o alle conversazioni private, ma si trasformano in azioni concrete e violente. La convinzione in queste narrazioni alternative spinge alcune persone ad agire con violenza. In diversi paesi, si sono verificati attacchi e sabotaggi diretti contro centri vaccinali e personale sanitario, simboli delle misure di contrasto alla pandemia. Esempi evidenti includono l’incendio doloso di un centro a Brescia, gli assalti in Olanda e gli atti di violenza in Francia. Questi gesti sono spesso compiuti da individui che, radicalizzati dalle teorie cospirazioniste, vedono nelle restrizioni sanitarie una forma di “dittatura” da combattere con la forza.
Radicalizzazione nelle istituzioni
Esiste anche una preoccupante infiltrazione di estremisti, spesso legati a teorie cospirazioniste, all’interno di settori come le forze armate e di polizia in varie nazioni. Casi emblematici come quello del soldato belga Jürgen Conings, che ha minacciato pubblicamente un noto virologo, o del militare tedesco Franco Albrecht, scoperto mentre pianificava attentati, dimostrano come la radicalizzazione non sia un fenomeno limitato a gruppi marginali, ma possa attecchire anche all’interno delle istituzioni statali. Anche membri delle forze dell’ordine sono stati coinvolti in eventi eclatanti, come l’assalto al Congresso degli Stati Uniti. Questa presenza di ideologie estremiste, anche quando non si traduce direttamente in violenza organizzata dall’istituzione stessa, crea un clima che può incitare o giustificare atti casuali di violenza da parte di individui o piccoli gruppi radicalizzati.
Ma se le profezie erano destinate a fallire, perché le persone si sono lasciate “redpillare” fin dall’inizio?
Il capitolo descrive efficacemente come i seguaci di QAnon mantengano le loro credenze nonostante i fallimenti, ma non approfondisce sufficientemente le ragioni profonde per cui le persone sono inizialmente attratte da teorie del complotto così estreme e prive di fondamento. Capire la suscettibilità iniziale è fondamentale quanto capire la persistenza. Per esplorare questo aspetto, è utile rivolgersi alla psicologia sociale, studiando i meccanismi di formazione delle credenze, la polarizzazione e la sfiducia nelle istituzioni. Autori come Cass Sunstein o Stephen Lewandowsky offrono prospettive rilevanti sulla psicologia delle teorie del complotto. Anche la sociologia dei movimenti sociali e lo studio della disinformazione online sono campi pertinenti.7. Uscire dalla tana del Bianconiglio
Lasciare le teorie del complotto è un percorso difficile e stancante. L’esperienza di persone come Jitarth Jadeja, che per quasi due anni ha creduto nella teoria QAnon, dimostra quanto sia dura abbandonare queste convinzioni. Sentirsi scoperti o ingannati genera un forte senso di fallimento e isolamento. Tuttavia, trovare supporto, anche online, può essere fondamentale per ritrovare la propria autostima e dignità. Infatti, uscire da queste idee è spesso più complicato che abbracciarle, e non esiste una soluzione unica o facile per tutti.Approcci per contrastare le teorie
Esistono diversi modi per provare a contrastare la diffusione di queste idee, ma nessuno è una soluzione perfetta. Un metodo è il “debunking”, che consiste nello smontare le teorie mostrando i fatti che le smentiscono. Questo approccio, però, spesso funziona meglio con chi è già un po’ scettico e rischia di dare troppa visibilità alle teorie stesse, facendole sembrare persino più credibili a chi non si fida delle fonti ufficiali. Smontare una teoria richiede tempo e sforzi, mentre nuove ne spuntano fuori di continuo.Un altro metodo è il “prebunking”, che cerca di preparare le persone. L’idea è quella di “vaccinarle” facendole vedere in anticipo come funziona la disinformazione, magari attraverso giochi online. Anche questi strumenti, però, arrivano solo a una parte limitata di persone. C’è anche il pericolo di diffondere involontariamente le idee che si vorrebbero contrastare, o di rendere le persone così scettiche da non credere più a niente, il che è un problema altrettanto serio.
L’importanza dell’empatia e del dialogo
Quando si ha a che fare con persone che credono nelle teorie del complotto, è fondamentale usare empatia e offrire supporto. Bisogna capire che queste persone possono avere preoccupazioni e bisogni reali, anche se li esprimono attraverso queste idee. Le relazioni umane e la fiducia contano molto di più dei semplici fatti o delle smentite. È utile informarsi sulla teoria, mantenere la calma ed evitare discussioni troppo accese o emotive. Si può cercare di trovare punti in comune e magari indirizzare la loro voglia di mettere in discussione le cose verso problemi concreti, come le differenze sociali o il potere di chi sta in alto.Perché le teorie nascono e persistono
Alcune teorie sono pericolose e richiedono attenzione, ma a volte definire qualcuno “cospirazionista” può essere un giudizio affrettato. Molte persone cercano risposte online perché l’accesso alle informazioni è difficile e la sfiducia nelle autorità è spesso comprensibile, basata su esperienze reali. C’è anche chi pensa che la maggior parte delle teorie del complotto sia in fondo innocua e che non valga la pena preoccuparsi troppo, a parte monitorare i gruppi che potrebbero diventare violenti. Le teorie del complotto continuano a esistere perché offrono una spiegazione semplice e l’illusione di un controllo su un mondo che sembra complicato e spaventoso. Danno l’impressione che ci sia un piano, un ordine nascosto, anche se malvagio. La verità, invece, è spesso più disordinata e difficile da accettare rispetto a una cospirazione ben definita.Se la sfiducia nelle autorità è “spesso comprensibile, basata su esperienze reali”, come si distingue una legittima critica del potere da una “teoria del complotto” irrazionale?
Il capitolo, pur riconoscendo che la sfiducia nelle autorità può avere basi concrete e che definire qualcuno “cospirazionista” può essere affrettato, non offre un criterio chiaro per distinguere tra scetticismo giustificato e adesione a teorie infondate. Questa distinzione è cruciale, poiché trattare ogni forma di dubbio verso le narrazioni ufficiali come patologia rischia di delegittimare critiche legittime e di alienare ulteriormente chi le esprime. Per approfondire questa complessa area grigia, sarebbe utile esplorare la sociologia del potere e la storia delle cospirazioni reali, oltre a considerare gli studi sulla formazione del giudizio e sulla valutazione delle fonti. Autori che si occupano di critica sociale o di epistemologia della credenza potrebbero offrire spunti preziosi.Abbiamo riassunto il possibile
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