Contenuti del libro
Informazioni
“Come desideriamo” di Carolin Emck non è il solito libro sulla sessualità, ma un viaggio profondo che smonta le idee fisse su come dovremmo desiderare e chi dovremmo essere. Emck ci fa riflettere su come fin da scuola ci vengano imposte rigide categorie di genere e sessualità, rendendo invisibile la vera complessità del desiderio umano. Il libro esplora l’esperienza dell’invisibilità sociale, specialmente per l’omosessualità, mostrando come il silenzio e la repressione possano avere conseguenze devastanti, toccando luoghi diversi, da contesti scolastici a situazioni estreme come a Gaza con personaggi come Ibrahim. L’autrice sfida l’idea di identità sessuale come qualcosa di statico, paragonando il desiderio a modulazioni musicali in continua evoluzione, e critica le etichette che, pur utili a volte, limitano la nostra percezione di noi stessi e degli altri. Attraverso analogie potenti, ci invita a cambiare il nostro modo di vedere, riconoscendo la fluidità del desiderio e la ricchezza delle identità che vanno oltre le definizioni superficiali, spingendoci a cercare una verità personale che superi pregiudizi e discriminazioni LGBTQ+.Riassunto Breve
Le istituzioni, come la scuola, impongono fin da giovani rigide divisioni di genere e una visione limitata della sessualità, spesso ridotta a nozioni tecniche di riproduzione, ignorando desiderio e intimità. Questo approccio genera confusione e impreparazione di fronte ai cambiamenti dell’adolescenza. Il concetto di passaggio definito all’età adulta, il “Coming-of-Age”, appare inadeguato a descrivere la fluidità e l’evoluzione continua del desiderio e dell’identità. La società tende a categorizzare rigidamente la sessualità in identità fisse come eterosessualità o omosessualità, trascurando la complessità umana. Storie come quella di Nicola, intersessuale, mostrano come le norme sociali escludano chi non rientra nelle categorie binarie. La musica, invece, può superare queste divisioni e aprire alla comprensione del desiderio. In contesti sociali rigidi, si ripropongono dinamiche di inclusione ed esclusione simili a quelle adolescenziali, rendendo difficile accettare identità non conformi. La vera comprensione richiede di superare le categorie predefinite. Esiste una metafisica dell’invisibile, una fede radicata che si manifesta anche nell’esperienza dell’omosessualità infantile, un’esistenza celata e inespressa. La società erige barriere all’espressione del desiderio omosessuale, creando un’invisibilità sociale potente, simile all’esperienza delle persone di colore descritta da Ellison. Questa invisibilità nega l’esistenza esplicita pur riconoscendo le pratiche in forma occulta. Imparare a percepire ciò che è nascosto, come ascoltare la “mano sinistra” in Bach, è una metafora per decifrare la realtà sociale. La repressione del desiderio, specialmente omosessuale, favorisce abusi e violenze, annullando i confini tra espressione sana e sfruttamento. La negazione della soggettività, soprattutto femminile e omosessuale, perpetua violenza e incomprensione. La storia di Ibrahim a Gaza e quella di Daniel a scuola illustrano le pericolose conseguenze dell’invisibilità e della repressione in contesti ostili. La criminalizzazione storica dell’omosessualità maschile in Germania Ovest, basata su paure infondate, evidenzia le radici ideologiche della repressione. La mancata criminalizzazione di quella femminile non indica tolleranza, ma una mancata percezione del desiderio femminile stesso, relegato all’invisibilità. La verità personale è complessa, stratificata come cerchi concentrici, con il silenzio al centro a proteggere il desiderio più intimo, circondato da verità parziali o menzogne. Questa stratificazione emerge con forza riguardo alla sessualità non conforme. Domande semplici possono rendere la menzogna una protezione necessaria, anche se chi ha lottato per la propria verità la trova insopportabile. La verità diventa un valore irrinunciabile contro omologazione e pregiudizio. La società riduce l’individuo a una sola dimensione, spesso quella sessuale, come essere relegati al “tavolo dei gay”, trasformando la sessualità in una gabbia che oscura la complessità dell’identità. Essere omosessuale implica confrontarsi con uno sguardo esterno che etichetta e discrimina. La sfida è rivendicare una verità personale che vada oltre le definizioni imposte. L’omosessualità è anche un’etichetta storica e una categoria identitaria costruita socialmente, radicata in un contesto collettivo che definisce l’esperienza personale e porta un bagaglio di criminalizzazione. Le etichette identitarie, utili politicamente, sono limitanti, semplificando la complessità individuale. La pretesa di autenticità identitaria può diventare una trappola. Il desiderio sessuale è dinamico e in evoluzione, simile alle modulazioni musicali. Diverse forme di desiderio possono coesistere e trasformarsi, influenzando la percezione di sé. La scoperta del desiderio lesbico in età adulta ne è un esempio. La società irrigidisce le categorie sessuali, perdendo di vista la fluidità. Nonostante i progressi, persistono discriminazioni legali e sociali, come su adozione e fecondazione assistita, anacronistiche in un contesto laico e ignorando le famiglie omosessuali esistenti. La negazione dei diritti genitoriali si basa su pregiudizi infondati. Identità e desiderio sono complessi e in divenire, plasmati da fattori sociali, culturali e personali. Riconoscere la fluidità del desiderio e la limitatezza delle etichette è fondamentale per una comprensione inclusiva. La percezione funziona come l’illusione ottica della lepre-anatra: si fissa su una figura iniziale, ma riconoscendo la duplicità, la percezione cambia. Questo si applica alle identità: si riconoscono etichette immediate, fissandosi su dettagli che confermano il giudizio iniziale. Si etichetta un uomo con una boa come “travestito” o due donne mano nella mano come “coppia lesbica”. Cambiando prospettiva, si può vedere altro: un padre, delle violiniste, un giocatore di rugby. Anche se le etichette iniziali sono valide, la percezione si trasforma, l’esperienza visiva cambia. Un ebreo che gioca a rugby appare diverso da uno non riconosciuto come tale, e un travestito può sembrare simultaneamente madre e padre. Per chi ha lottato per la visibilità, essere visto è un traguardo, ma identificarsi solo con un’etichetta limita la percezione. Esiste il desiderio di essere riconosciuti nella complessità dell’identità oltre le definizioni immediate. Essere lesbica o gay è una realtà, ma solo una delle possibili interpretazioni. L’identità è sfaccettata e include molto altro. Il desiderio, anche omosessuale, si manifesta in momenti individuali e universali come corteggiamento e intimità. Per le persone omosessuali si aggiunge lo sguardo sociale, l’essere osservati e giudicati in pubblico, la scarsa rappresentazione mediatica e la difficoltà nel decidere quando l’identità debba essere rilevante. Esistono questioni pratiche ed emotive specifiche, come costruire reti di supporto simili a famiglie. La consapevolezza del lutto, della vergogna storica e del silenzio è parte dell’esperienza. Vivere pienamente, con desiderio e felicità, è un modo per superare queste ombre.Riassunto Lungo
1. L’Età Indeterminata
L’esperienza scolastica e le divisioni di genere
L’ambiente scolastico mette in luce come le istituzioni impongano delle rigide divisioni tra i generi, anticipando la consapevolezza del corpo e della sessualità. Luoghi come gli spogliatoi diventano degli spazi dove si cerca di imporre una normalità forzata, e in questi contesti la sessualità viene collegata a idee limitanti. L’educazione sessuale a scuola si concentra solo sugli aspetti tecnici della riproduzione, tralasciando completamente il desiderio, l’intimità e le diverse forme in cui l’erotismo può esprimersi. Questo modo di affrontare l’educazione sessuale crea un senso di impotenza e confusione di fronte alle nuove emozioni e ai cambiamenti del corpo tipici dell’adolescenza.L’inadeguatezza del concetto di “Coming-of-Age”
L’idea di “Coming-of-Age”, che descrive il passaggio all’età adulta come un evento unico e ben definito, non è adatta a rappresentare la naturaMobile e in continua evoluzione del desiderio e dell’identità. La società tende a classificare rigidamente la sessualità in categorie fisse, come eterosessualità, omosessualità e bisessualità. Così facendo, non considera la complessità e la mutevolezza del desiderio umano. Storie come quella di Nicola, una persona intersessuale, mostrano come le regole sociali escludano chi non si riconosce nelle categorie binarie di genere.La musica come linguaggio universale
La musica si rivela un modo di esprimersi che supera le divisioni e che apre nuove prospettive per capire il desiderio. Questi orizzonti altrimenti rimarrebbero inesplorati. In contesti sociali molto rigidi, dove le differenze di genere e di orientamento sessuale sono molto marcate, come in alcune nazioni o comunità religiose, si ripetono meccanismi di inclusione ed esclusione simili a quelli che si vivono durante l’adolescenza. La difficoltà di accettare e comprendere identità che non corrispondono alle norme più comuni si manifesta anche in gesti e incomprensioni culturali, come è accaduto nell’incontro con le donne di Gaza. Per arrivare a una vera comprensione, è necessario andare oltre le categorie predefinite e interrogarsi sulla natura complessa e in continuo cambiamento del desiderio.Ma se l’educazione sessuale è così inadeguata, come mai le società sono riuscite a riprodursi per millenni senza un’educazione sessuale “adeguata” come la intendiamo oggi?
Il capitolo critica l’educazione sessuale tradizionale focalizzata solo sulla riproduzione, suggerendo che sia incompleta e inadeguata. Tuttavia, non affronta il fatto che, da una prospettiva biologica e storica, la funzione primaria della sessualità è stata proprio la riproduzione. Per comprendere appieno le dinamiche in gioco, sarebbe utile esplorare la storia dell’educazione sessuale e le diverse prospettive antropologiche e sociologiche sulla sessualità, approfondendo autori come Michel Foucault e Judith Butler, per capire come le norme sociali e culturali influenzino la percezione e la pratica della sessualità nel corso del tempo.2. Lo Sguardo Invisibile
La metafisica dell’invisibile è una caratteristica fondamentale dell’esistenza umana. Si manifesta come una forma di fede molto profonda, che non dipende dalla realtà concreta e visibile. Questa fiducia in ciò che non si vede si può notare anche nel modo in cui si vive l’omosessualità durante l’infanzia. È una condizione nascosta, di cui non si parla, ma che è comunque presente nella vita della persona. L’omosessualità, in questo senso, è come qualcosa che non viene espresso apertamente, simile a delle figure che si intravedono in un gioco di puntini. La loro forma completa si crea soltanto nell’immaginazione di chi guarda.L’invisibilità sociale e la repressione del desiderio
La società costruisce delle barriere che impediscono di esprimere il desiderio omosessuale, bloccando ogni segno e manifestazione di esso. Questo silenzio forzato crea una forma di invisibilità sociale, che si può paragonare all’esperienza delle persone di colore descritta dallo scrittore Ellison. L’invisibilità diventa quindi una costruzione sociale molto forte, che nega l’esistenza esplicita dell’omosessualità, anche se riconosce che le pratiche omosessuali esistono in modo nascosto.Imparare ad ascoltare ciò che non si dice
L’educazione all’ascolto profondo, che si può imparare attraverso la musica di Bach, è una metafora per capire la realtà in modo più completo. Così come nella musica si impara a sentire la “mano sinistra”, allo stesso modo si può imparare a capire ciò che non viene detto e che rimane nascosto nella società. Questo include anche la complessità del desiderio.La violenza generata dalla repressione
Quando il desiderio viene represso, soprattutto quello omosessuale, si crea un ambiente favorevole per abusi e violenze. Se la sessualità è considerata un tabù, qualsiasi forma di desiderio diventa qualcosa di proibito, e non si riesce più a distinguere tra un’espressione sana e un abuso. Negare l’importanza della persona e del suo desiderio di autonomia, soprattutto se si tratta di donne o omosessuali, porta a un ciclo continuo di incomprensione e violenza.Storie di invisibilità e repressione
La storia di Ibrahim, un interprete gay che vive a Gaza, dimostra quanto può essere pericolosa l’invisibilità in contesti repressivi. La sua identità, che può essere evidente per chi lo guarda da fuori ma forse non pienamente accettata da lui stesso o dalla società in cui vive, lo mette in pericolo in un ambiente ostile. Allo stesso modo, la storia di Daniel, un ragazzo isolato e umiliato a scuola, mostra le conseguenze personali della repressione del desiderio e del non essere conformi alle regole della società.La criminalizzazione e la mancata percezione del desiderio femminile
In Germania Ovest, l’omosessualità maschile è stata considerata un crimine fino agli anni Novanta, a causa di paure infondate di “contagio” ed “epidemia”. Questo dimostra quanto la repressione sia radicata in pregiudizi ideologici profondi. Al contrario, il fatto che l’omosessualità femminile non sia stata criminalizzata non significa che ci fosse tolleranza. Piuttosto, indica che il desiderio femminile stesso non veniva percepito, come se non esistesse e non potesse essere immaginato dalla legge e dalla società. In conclusione, l’invisibilità è una forza sociale e psicologica molto potente, che può influenzare profondamente l’identità, i desideri e la vita delle persone e della società intera.Ma è davvero sufficiente paragonare l’invisibilità sociale dell’omosessualità all’esperienza delle persone di colore descritta da Ellison, senza considerare le profonde differenze storiche e culturali tra queste due forme di invisibilità?
Il capitolo propone un parallelismo suggestivo tra l’invisibilità dell’omosessualità e quella razziale, ma rischia di appiattire specificità cruciali. Per rispondere a questa domanda, è fondamentale approfondire gli studi postcoloniali e la teoria critica della razza, esplorando autori come Said e Fanon, per comprendere le dinamiche uniche e intersecate di oppressione e invisibilizzazione. Un’analisi più dettagliata delle diverse forme di invisibilità sociale potrebbe arricchire notevolmente la comprensione del fenomeno trattato nel capitolo.3. Cerchi di verità e menzogne
Verità personale e silenzio interiore
La verità personale è complicata e non si mostra subito. È fatta come dei cerchi, uno dentro l’altro. Al centro di questi cerchi c’è un silenzio che protegge la parte più nascosta di noi, quella dove teniamo i nostri desideri più intimi.Verità nascoste e mezogne necessarie
Attorno a questo silenzio, ci sono altri cerchi fatti di verità dette solo in parte, oppure cambiate un po’, fino ad arrivare al cerchio più esterno, quello della bugia vera e propria. Questi cerchi si vedono bene quando si parla di sessualità, soprattutto per chi desidera qualcosa che la società non accetta.La difficoltà di dire la verità
Basta una domanda semplice come “Sei sposata?” fatta in un paese straniero per capire quanto è difficile dire la verità. Rispondere “no” a volte può creare problemi, oppure mettere in pericolo chi parla. Così, la bugia diventa quasi un’amica, un modo per proteggersi. Però, chi ha combattuto per vivere come voleva, non sopporta più di mentire. La verità diventa importantissima, un traguardo raggiunto contro chi vuole farci diventare tutti uguali e pieni di pregiudizi.Riduzione della persona alla sessualità
Spesso la società guarda solo una parte di noi, soprattutto quella sessuale. Per esempio, in un matrimonio, ritrovarsi messi al “tavolo dei gay” fa capire come ci riducono a una sola cosa. La sessualità diventa una prigione, un’etichetta che non fa vedere quanto siamo complessi. Essere omosessuale non riguarda solo le proprie preferenze, ma anche dover affrontare gli altri che ti giudicano, ti mettono in una scatola e non ti riconoscono come persona completa. Per questo, è importante far valere la propria verità, che va oltre quello che gli altri ci vogliono appiccicare addosso, per essere accettati per quello che siamo veramente.Se l’omosessualità è solo una costruzione sociale, come mai le discriminazioni omofobe sono tanto persistenti e radicate nel tempo e nello spazio?
Il capitolo presenta l’omosessualità come una mera etichetta sociale, ma non approfondisce le ragioni per cui questa “costruzione” si accompagna a stigma e discriminazione in diverse epoche e contesti culturali. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile esplorare studi antropologici e sociologici sulle manifestazioni dell’omofobia nelle diverse società, e considerare anche prospettive psicologiche e biologiche che potrebbero contribuire a una comprensione più completa del fenomeno, come gli studi di autori quali Desmond Morris e Simon LeVay.5. Modi del Vedere
La percezione è simile all’illusione ottica della lepre-anatra. All’inizio, si nota una sola figura, che sia una lepre oppure un’anatra. Questa prima impressione sembra subito chiara e definitiva. Tuttavia, quando si capisce che l’immagine ha un doppio significato, il modo di percepire cambia completamente. Le orecchie possono diventare un becco e viceversa, e l’immagine sembra oscillare tra le due figure. Non è l’immagine a cambiare realmente, ma il nostro modo di guardarla. Inizia così una nuova fase, in cui si vedono aspetti diversi e possibilità di interpretazione che prima non si notavano.Etichette e percezione delle identità
Questo stesso meccanismo si verifica quando si percepiscono le identità delle persone. Spesso, si riconoscono subito delle categorie come “padre”, “cattolico” o “omosessuale”, e ci si ferma a queste etichette. Come nell’illusione ottica, ci si concentra su piccoli particolari che confermano la prima impressione, vedendo solo ciò cheSupporta il nostro giudizio iniziale. Ad esempio, si vede una persona con una boa di piume e subito la si definisce “travestito”, oppure si notano due donne che si tengono per mano e si pensa immediatamente a una “coppia lesbica”.Cambiare prospettiva per ampliare la visione
Ma cosa succede se proviamo a cambiare il nostro punto di vista? Se cerchiamo di vedere qualcosa di diverso nelle persone che ci appaiono familiari? Nell’uomo con la boa potremmo scoprire un padre, nella coppia lesbica delle musiciste, nell’uomo con la kippah uno sportivo che gioca a rugby. Anche se le etichette iniziali possono essere corrette, la nostra percezione cambia profondamente. L’esperienza visiva si trasforma. Un ebreo che gioca a rugby ci appare diverso da come lo vedremmo senza questa informazione, e un travestito può essere visto allo stesso tempo come madre e padre.La complessità dell’identità oltre le etichette
Per chi ha lottato per farsi vedere e riconoscere, essere finalmente notato è una grande conquista. Però, identificarsi solo con una etichetta può limitare la nostra visione di noi stessi e degli altri. C’è un desiderio profondo di essere riconosciuti in modi diversi, di mostrare quanto è complessa e sfaccettata la nostra identità, che va ben oltre le semplici definizioni. Essere lesbica o gay è una realtà importante, ma è solo uno dei tanti modi in cui possiamo essere visti e descritti. L’identità è fatta di molte sfumature e comprende molti aspetti diversi, se siamo disposti a guardare con mente aperta.Il desiderio omosessuale e la società
Il desiderio, in particolare quello omosessuale, si manifesta in momenti unici e personali, come succede a chiunque. Il corteggiamento, l’innamoramento, l’intimità, la vita di tutti i giorni insieme: sono questi momenti a dare forma alla nostra esperienza personale. Per le persone omosessuali, però, c’è anche un altro aspetto da considerare: il modo in cui la società le guarda. Spesso si sentono osservate, a volte giudicate, per semplici gesti d’affetto in pubblico. Notano di essere poco rappresentate nei mezzi di comunicazione e si chiedono quando sia giusto o necessario mostrare la propria identità omosessuale e quando invece non lo sia. Ci sono difficoltà pratiche ed emotive particolari, come scegliere chi avere accanto nei momenti difficili o creare reti di supporto simili a quelle familiari. La consapevolezza del dolore causato dal lutto, della vergogna legata alla storia passata e del silenzio che ancora circonda il desiderio omosessuale sono elementi importanti di questa esperienza. Vivere la propria vita in modo pieno, con desiderio e gioia, è un modo forte per superare queste difficoltà e affermare una vita autentica.Ma l’analogia tra illusione ottica e percezione dell’identità non rischia di semplificare eccessivamente la complessità delle dinamiche sociali e psicologiche in gioco?
Il capitolo presenta un’analogia suggestiva, ma è sufficiente paragonare la percezione dell’identità a un’illusione ottica? Sebbene l’esempio della lepre-anatra sia efficace per illustrare la possibilità di cambiare prospettiva, l’identità personale e sociale sono costruzioni ben più stratificate e influenzate da fattori culturali, storici e di potere. Per una comprensione più approfondita, sarebbe utile esplorare le teorie della psicologia sociale sulla formazione degli stereotipi e dei pregiudizi, approfondendo autori come Gordon Allport, e considerare le prospettive sociologiche sull’identità, come quelle di Erving Goffman, che analizzano le interazioni sociali e la presentazione di sé.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]