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Contenuti del libro
Informazioni
“Combatti!” di Sara Pikler ti porta dentro la vita di un’atleta di karate che ha fatto della disciplina una via per affrontare sfide enormi. Dal kumite agonistico iniziato da bambina vicino al fiume Piave, la ricerca del controllo si trasforma in una lotta contro i disturbi alimentari, anoressia e bulimia, spesso legate alla pressione di un allenatore tossico nella squadra nazionale karate. Il libro non nasconde le relazioni difficili, inclusa una relazione allenatore atleta complessa, ma mostra come lo sport diventi uno strumento di resilienza sportiva e superamento limiti. Attraverso infortuni gravi, come un infortunio ginocchio e il suo recupero infortunio incredibilmente veloce, e la ricerca di un team multidisciplinare (con psicologia sportiva e nutrizione sportiva), Sara trova l’equilibrio. È una storia di come si diventa campione del mondo karate e medaglia europea karate, puntando alle Olimpiadi Tokyo 2020, ma soprattutto di come si impara a fidarsi di sé, supportati dalla famiglia, dagli amici e dall’esperienza nell’Esercito Italiano. È un viaggio potente che dimostra che le battaglie più importanti si combattono dentro, per riconquistare il controllo e trovare la propria forza.Riassunto Breve
Si inizia con l’infanzia, i giochi attivi e una naturale inclinazione alla competizione. La pratica del karate inizia presto, focalizzata sullo sviluppo motorio, poi diventa agonistica con il kumite. La ricerca del controllo e il desiderio di eccellere portano a intensificare l’allenamento con un tecnico esigente, chiamato il “Guru”, che impone un controllo rigoroso sul peso per rientrare nelle categorie di gara. Questa pressione sul peso causa lo sviluppo di disturbi alimentari, anoressia e bulimia, manifestati con comportamenti ossessivi e dannosi. Il karate diventa un mezzo per affrontare le fragilità personali e ritrovare autostima, anche se la lotta interna influenza i rapporti familiari. La vita scolastica presenta sfide legate alla gestione degli impegni sportivi e alle dinamiche sociali. Un evento traumatico vissuto in piscina durante l’infanzia suggerisce un impatto sulla percezione di sé e sul bisogno di controllo. L’ingresso nella squadra nazionale senior a quindici anni espone a rigide gerarchie e costante controllo del peso da parte del “Guru”, spingendo verso categorie molto basse. Parallelamente, si sviluppa una relazione sentimentale complessa con l’allenatore della palestra d’origine, Paolo, che crea tensioni e difficoltà nel separare vita privata e sport. Un periodo di confusione porta a una relazione con un’altra donna, Lisa, che offre un ascolto mancante. Un momento di crisi personale culmina in un tentativo di suicidio. Si cerca un nuovo equilibrio, prendendo una pausa dal karate e dedicandosi al nuoto, per poi tornare gradualmente. Nonostante le difficoltà, si ottengono successi significativi, come l’oro europeo e il titolo mondiale, dimostrando valore anche in categorie di peso diverse da quelle imposte inizialmente. Dopo un risultato insoddisfacente, si decide di cambiare approccio, allontanandosi dalle direttive di un unico tecnico per affidarsi a un team multidisciplinare (preparatore, tecnico, psicologo, nutrizionista, specialisti), che pone l’atleta al centro. La vita personale trova stabilità con il matrimonio e l’arruolamento nell’Esercito Italiano. L’inclusione del karate alle Olimpiadi di Tokyo 2020 definisce un nuovo obiettivo. Durante la preparazione, si verifica un grave infortunio al ginocchio: rottura del legamento crociato anteriore, del legamento collaterale interno e lesione al menisco. La diagnosi porta a un intervento chirurgico rapido. La riabilitazione è intensiva e molto veloce: si cammina dopo un mese, si corre dopo due, si riprendono esercizi di karate dopo tre. La forza mentale, l’accettazione e il supporto del team e della famiglia sono fondamentali. Il ritorno alle competizioni avviene a poco più di cinque mesi dall’operazione, dimostrando di aver recuperato la piena funzionalità e di poter competere ad alto livello, superando l’infortunio principale nonostante una successiva storta alla caviglia.Riassunto Lungo
1. Infanzia, sport e ricerca del controllo
La crescita avviene vicino al fiume Piave, segnata da un legame profondo con il nonno materno. L’infanzia è ricca di giochi all’aperto e manifesta fin da subito una naturale inclinazione alla competizione e al movimento. A sette anni, inizia la pratica del karate, un’attività che si concentra inizialmente sullo sviluppo motorio e su percorsi di agilità. Questa scelta si rivela particolarmente adatta a un carattere irrequieto e desideroso di eccellere, offrendo un canale per incanalare energie e ambizioni.La disciplina del karate e la pressione del peso
A dodici anni, l’approccio al karate cambia radicalmente con il passaggio alla pratica agonistica, il kumite, che introduce la sfida diretta del confronto con un avversario. Questo nuovo livello di impegno porta rapidamente a risultati significativi, culminando con la conquista del primo titolo italiano a soli tredici anni. L’allenamento si fa più intenso e specialistico sotto la guida di un tecnico esperto, soprannominato il “Guru”, che impone standard elevati di precisione tecnica e, crucialmente, un rigido controllo del peso corporeo per rientrare nella categoria di gara desiderata. Questa pressione costante sul mantenimento di un peso specifico diventa un elemento centrale e stressante della routine quotidiana.La lotta con i disturbi alimentari
La necessità ossessiva di controllare il peso per l’attività agonistica innesca una spirale pericolosa che porta allo sviluppo di gravi disturbi alimentari, manifestandosi sia come anoressia che come bulimia. Questa lotta interna si traduce in un controllo maniacale sul cibo e sul corpo, accompagnato da comportamenti dannosi e autodistruttivi. Le tensioni e le difficoltà legate a questi disturbi influenzano pesantemente anche i rapporti familiari, creando un clima di preoccupazione e conflitto. Nonostante la sofferenza, il karate, che pure aveva contribuito a creare la pressione, diventa paradossalmente un mezzo per affrontare le fragilità personali e cercare di ritrovare un senso di autostima e controllo.Sfide a scuola e ricerca di perfezione
Parallelamente agli impegni sportivi e alle difficoltà personali, la vita scolastica presenta le proprie sfide, legate principalmente alla complessa gestione degli allenamenti intensi e delle gare con gli studi. Si manifestano anche dinamiche sociali complesse, incluse esperienze di esclusione che rendono l’ambiente scolastico a tratti difficile. La ricerca della perfezione, già evidente nello sport e nel controllo del corpo, si estende anche al rendimento scolastico, alimentando un desiderio costante di eccellere in ogni ambito della vita.Un evento del passato e il bisogno di controllo
Un evento traumatico vissuto durante l’infanzia in piscina con un uomo adulto emerge come un elemento significativo nel percorso personale. Questo episodio doloroso suggerisce un impatto profondo sulla percezione di sé e, forse, sull’origine o sull’intensificarsi del bisogno di controllo che caratterizza le successive fasi della vita, in particolare la lotta con i disturbi alimentari. Il percorso attraverso l’anoressia e la bulimia rappresenta una fase di perdita drammatica del controllo personale, seguita da una difficile ma determinante riconquista di sé, un processo in cui la disciplina e la resilienza sviluppate nello sport giocano un ruolo di supporto fondamentale.È sufficiente un singolo episodio traumatico per tracciare una linea diretta verso disturbi alimentari complessi e un bisogno ossessivo di controllo?
Il capitolo suggerisce un legame tra un evento infantile e la successiva lotta con i disturbi alimentari e la ricerca di controllo. Tuttavia, la genesi di tali disturbi e l’ossessione per il controllo sono processi psicologici estremamente complessi, raramente riconducibili a un’unica causa. Per comprendere appieno queste dinamiche, sarebbe necessario approfondire i meccanismi psicologici che legano trauma, controllo e disturbi alimentari, esplorando discipline come la psicologia clinica e la psicopatologia. Autori che si occupano di trauma e dei disturbi del comportamento alimentare possono offrire prospettive più articolate sulla multifattorialità di queste condizioni.2. La Sfida del Peso e del Cuore
L’ingresso nella squadra nazionale senior di karate avviene a quindici anni. Questo ambiente è caratterizzato da rigide gerarchie e da un certo isolamento per i nuovi arrivati. La preparazione atletica è gestita da un allenatore chiamato “Guru”. Egli impone una disciplina severa e un controllo costante sul peso degli atleti. Spinge verso categorie di peso inferiori come i -50 kg e -45 kg. Questo regime rigido porta a gravi problemi alimentari e all’adozione di pratiche dannose per raggiungere il peso richiesto. C’è una costante ricerca dell’approvazione del tecnico, che critica pubblicamente e non tollera debolezze fisiche.La vita personale e le relazioni
Parallelamente alla carriera sportiva, si sviluppa una relazione sentimentale con Paolo. È l’allenatore della palestra d’origine ed è di vent’anni più grande. Questa storia, inizialmente tenuta segreta, crea tensioni familiari e personali. La convivenza successiva rivela difficoltà nel separare la vita di coppia dagli impegni sportivi. Questo periodo di confusione porta anche a una relazione con un’altra donna, Lisa. Lei offre un ascolto che mancava nel rapporto principale.La crisi e la ricerca di equilibrio
Dopo un momento di profonda crisi personale, che culmina in un tentativo di suicidio, inizia la ricerca di un nuovo equilibrio. Viene presa una pausa dal karate e ci si dedica al nuoto. Il ritorno alla disciplina sportiva avviene gradualmente, riscoprendo il piacere nell’allenamento. La relazione con Lisa termina con la consapevolezza di desiderare un rapporto con un uomo. Si torna con Paolo, che riconosce la necessità di migliorare la comunicazione all’interno della coppia.I successi sportivi e la mente
Nonostante le difficoltà personali e le forti pressioni, si ottengono successi significativi. Tra questi, la medaglia di bronzo agli Europei giovanili a squadre e l’oro al primo Campionato Europeo senior nei -55 kg ad Atene nel 2010. Questi risultati dimostrano il proprio valore in una categoria di peso diversa da quella imposta dall’allenatore “Guru”. La successiva finale mondiale a Belgrado nel 2010 si conclude con un argento. Questo risultato viene vissuto come una sconfitta per non aver espresso appieno il potenziale. Questo evidenzia come lo stato mentale influenzi profondamente la prestazione sportiva. La vita include anche esperienze lavorative e universitarie, oltre a viaggi che offrono momenti di normalità e svago.Il capitolo esplora a sufficienza le dinamiche psicologiche che legano la pressione sportiva estrema ai problemi alimentari e alle crisi personali?
Il capitolo descrive vividamente le conseguenze della disciplina ferrea e della pressione sul peso, ma la narrazione beneficerebbe di un approfondimento sui meccanismi psicologici sottostanti. Come si sviluppa la ricerca di approvazione in un contesto così gerarchico? Quali processi mentali portano all’adozione di pratiche dannose e, infine, a una crisi così profonda? Per meglio comprendere questi aspetti, si potrebbe esplorare la psicologia dello sport, la psicologia clinica e le teorie dell’attaccamento, leggendo autori come Bowlby o Beck.3. Equilibrio e Conquiste
Nel percorso sportivo, imparare a gestire l’aggressività è fondamentale. Non si tratta di violenza, ma di un dinamismo controllato, un’energia da incanalare nel modo giusto. All’inizio, era difficile lasciare fluire liberamente l’istinto nel combattimento. Questo si legava a problemi personali, come disturbi alimentari e manifestazioni notturne di aggressività. Il karate ha insegnato a fidarsi non solo della mente e del cuore, ma anche della propria “pancia”, dell’istinto profondo, come una guida nel percorso.Un Nuovo Approccio e i Primi Grandi Successi
Dopo un risultato non soddisfacente al Mondiale del 2012, è nata la decisione di cambiare rotta. Invece di seguire le direttive di un unico “Guru”, ci si è affidati a un team più ristretto e fidato, che includeva figure importanti come Paolo e nonno Danilo. Questo cambiamento ha portato a un ritrovato equilibrio, sia nella preparazione che nella vita personale. Il 2014 è stato un anno di grandi successi: è arrivato l’oro europeo. Nello stesso periodo, la vita personale ha trovato stabilità con il matrimonio e l’arruolamento nell’Esercito Italiano. Entrare nell’Esercito ha offerto sicurezza e ha permesso di trasformare la passione per il karate in una vera professione. Questo equilibrio ritrovato, sia nello sport che nella vita, ha culminato con la vittoria del Campionato del Mondo a Brema, sempre nel 2014.Gestire la Notorietà e Imparare dalle Sconfitte
La notorietà che deriva dai successi sportivi richiede di imparare a gestire l’immagine pubblica. Questo periodo ha portato anche a nuove esperienze, come le missioni militari all’estero, che hanno arricchito il bagaglio personale. Le sconfitte, come quella subita all’Europeo del 2015, non sono viste come fallimenti, ma diventano occasioni preziose per crescere. Insegnano a gestire le aspettative, proprie e altrui, a capire dove migliorare e ad adattare al meglio la preparazione per le sfide future. Queste esperienze negative sono essenziali per crescere e affinare costantemente la strategia di allenamento e gara.L’Obiettivo Olimpico e il Team Multidisciplinare
L’inclusione del karate nel programma delle Olimpiadi di Tokyo 2020 ha definito un nuovo, grande obiettivo da raggiungere. La preparazione per questo traguardo si è evoluta ulteriormente. È stato adottato un approccio sistemico-integrato, che mette l’atleta al centro di un lavoro di squadra coeso. Questo team è composto da diverse figure professionali: il preparatore atletico, il tecnico-tattico, lo psicologo sportivo, il nutrizionista e altri specialisti. L’obiettivo di questa squadra multidisciplinare è supportare l’atleta a esprimere il massimo potenziale possibile, prendendosi cura di ogni aspetto della sua preparazione. Viene sottolineata l’importanza cruciale dell’equilibrio fisico e mentale e della motivazione che nasce dall’interno, dalla passione per lo sport. Anche quando si presentano infortuni, la forza mentale e il sostegno costante del team permettono di superare le difficoltà e continuare a competere ai massimi livelli.[/membership]Il passaggio da un unico ‘Guru’ a un team ristretto è davvero la causa dei successi sportivi, o si tratta di una correlazione temporale, e quali sono i meccanismi concreti che renderebbero un team più efficace di un singolo allenatore?
Il capitolo presenta questo cambiamento come un punto di svolta decisivo, ma non esplora a fondo come la dinamica di un team influenzi la performance rispetto a un approccio più centralizzato. Per comprendere meglio questa transizione e i suoi effetti, sarebbe utile approfondire gli studi sulla psicologia dello sport di squadra, le dinamiche di gruppo e la leadership negli ambienti ad alta performance. Autori come Daniel Goleman o Stephen Covey potrebbero offrire spunti su come la collaborazione e la gestione delle relazioni influenzino i risultati.4. La Risalita
Un infortunio inaspettato colpisce durante un allenamento non intenso. Il danno è serio: si rompono il legamento crociato anteriore e quello collaterale interno, e si aggiunge una lesione al menisco. Questo evento porta con sé momenti di paura e pensieri difficili, ma subito prevale la chiara consapevolezza della gravità della situazione. La valutazione medica conferma che l’unica strada possibile è l’intervento chirurgico. La decisione di operare viene presa senza esitazione, scegliendo di affidarsi a un chirurgo con grande esperienza. L’operazione si svolge con l’atleta completamente cosciente, potendo così seguire ogni momento del processo.La Riabilitazione Intensa
La fase di recupero inizia immediatamente dopo l’intervento. La riabilitazione è molto intensa, con sessioni quotidiane svolte presso il Centro sportivo olimpico dell’Esercito. I progressi sono sorprendentemente rapidi: si riesce a camminare già dopo un solo mese, a correre dopo due mesi e a riprendere gli esercizi di base del karate dopo appena tre mesi. Questo recupero così veloce è reso possibile anche grazie al supporto costante di un fisioterapista dedicato e di un osteopata, che seguono un programma di esercizi studiato su misura e molto vario.La Forza Mentale e il Supporto
Per affrontare le difficoltà e il dolore di questo percorso, la forza mentale gioca un ruolo cruciale. Accettare subito l’infortunio e avere un piano di recupero ben definito sono elementi fondamentali per non perdersi d’animo. Questa determinazione aiuta a superare i momenti più duri. Durante tutto il percorso, il sostegno costante di allenatori, dello staff medico, della famiglia e degli amici si rivela un aiuto indispensabile.Il Ritorno alle Gare
Il rientro nel mondo delle competizioni avviene a poco più di cinque mesi di distanza dall’operazione. Viene scelta una gara particolarmente impegnativa per testare la ripresa. Nonostante i dubbi espressi da chi osservava da fuori, l’atleta riesce a gareggiare in modo efficace. Dimostra di aver recuperato completamente l’uso della gamba operata, utilizzandola senza problemi. Si vincono diversi incontri, arrivando a competere nelle fasi finali del torneo. Purtroppo, una storta alla caviglia nell’ultimo incontro costringe al ritiro dalla finale per la medaglia di bronzo. Tuttavia, la prestazione complessiva conferma in modo netto di aver superato l’infortunio principale e di essere tornato a competere ai massimi livelli.Quanto è davvero “sorprendentemente rapido” un recupero completo da un infortunio così grave, o si rischiano ricadute tornando a competere ai massimi livelli in soli cinque mesi?
Il capitolo descrive una ripresa eccezionalmente veloce dopo un grave infortunio al ginocchio, culminata nel ritorno alle gare in poco più di cinque mesi. Sebbene l’intensità della riabilitazione e il supporto siano evidenziati, la rapidità del recupero per lesioni multiple come quelle descritte (legamento crociato, collaterale, menisco) solleva interrogativi rispetto ai tempi di recupero standard nella medicina sportiva, che sono spesso significativamente più lunghi per garantire la piena integrità strutturale e funzionale e minimizzare il rischio di nuove lesioni. Per comprendere meglio le tempistiche e i protocolli riabilitativi tipici, si possono approfondire le discipline della medicina dello sport e della fisioterapia. Autori come Frank Noyes o Michael Wilk hanno contribuito in modo significativo alla letteratura sulla riabilitazione del ginocchio.Abbiamo riassunto il possibile
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