Contenuti del libro
Informazioni
“Colpirne uno. Ritratto di famiglia con Brigate Rosse” di Mario Vito ci porta dentro gli anni di piombo attraverso la storia dei fratelli Peci, Roberto e Patrizio, due vite che prendono direzioni opposte in un’Italia dilaniata dal terrorismo. San Benedetto del Tronto e Ascoli diventano lo sfondo di questa drammatica vicenda, dove il radicalismo politico di sinistra delle Brigate Rosse si scontra con un contesto sociale complesso. Il libro esplora il prezzo del tradimento, il rapimento e l’omicidio di Roberto Peci, primo atto di rappresaglia contro un pentito, e le indagini che ne seguono, guidate dal procuratore Mario Mandrelli. Attraverso il processo Peci, emergono le dinamiche interne dell’organizzazione, i legami oscuri con i servizi segreti e le ombre che ancora avvolgono quel periodo. Ma non è solo la cronaca di un’epoca buia; è anche il racconto di come il passato, con le sue violenze e le sue scelte, continui a pesare sulla quotidianità , sulle famiglie e sulla memoria collettiva di una provincia italiana. Un libro che affronta temi come il pentitismo, la giustizia, la responsabilità individuale e il difficile percorso verso la riconciliazione.Riassunto Breve
La storia dei fratelli Peci, Roberto e Patrizio, illustra le diverse strade che potevano intraprendere i giovani coinvolti negli anni di piombo in Italia. Patrizio, più radicalizzato, divenne un membro delle Brigate Rosse, partecipando ad azioni come il sequestro di Aldo Moro, per poi diventare uno dei primi pentiti. Roberto, pur avendo avuto legami con attività di gruppo, mantenne un profilo più basso, e le prove contro di lui furono sempre insufficienti, suggerendo che il fratello lo proteggesse dalle azioni più gravi. La vicenda di Patrizio è segnata dalla sua collaborazione con lo Stato, avvenuta in un contesto di forte pressione psicologica. Il rapimento di Roberto Peci nel 1981 da parte delle Brigate Rosse fu una risposta alla collaborazione del fratello, un messaggio di punizione esemplare per chi tradiva l’organizzazione. Questo evento si inserisce in un periodo di forte pressione sulle Brigate Rosse, indebolite da arresti e leggi sul pentitismo, e mirava a terrorizzare i militanti e scoraggiare ulteriori collaborazioni. Le indagini, guidate da Mario Mandrelli, furono complesse e frustranti, con pochi indizi e la costante comunicazione delle Brigate Rosse che giustificavano il rapimento e la condanna a morte di Roberto, presentandolo come una spia. L’omicidio di Roberto Peci nel 1981 segnò un punto di svolta nelle indagini, con l’interrogatorio di Patrizio Peci che fornì un elenco di nomi di militanti, portando ad arresti ma senza elementi concreti sul rapimento. Nel frattempo, la società italiana degli anni ’80 era caratterizzata da disincanto e declino dei movimenti radicali. Le indagini proseguirono con l’arresto di figure chiave come Giovanni Senzani, con legami internazionali che suggerivano una rete di supporto più ampia. L’introduzione di leggi che prevedevano sconti di pena per i collaboratori di giustizia complicò il quadro investigativo, ma la collaborazione di Roberto Buzzati si rivelò decisiva per portare i responsabili a processo.Il processo Peci si svolse ad Ancona, con testimonianze che misero in luce le dinamiche interne delle Brigate Rosse, le motivazioni dietro il sequestro e l’omicidio di Roberto Peci, e i tentativi di depistaggio. La deposizione di Patrizio Peci, fratello della vittima, fu carica di rabbia verso gli imputati, in particolare Senzani. La requisitoria di Mario Mandrelli ricostruì la storia delle Brigate Rosse, sottolineando che Roberto Peci fu una vittima delle dinamiche interne e delle strategie di Senzani volte a terrorizzare i pentiti. La difesa cercò di minare la credibilità dei pentiti e ridimensionare il ruolo degli imputati. Il processo si concluse con ergastoli per Senzani e Petrella e lunghe pene detentive per gli altri imputati, lasciando aperte questioni sui possibili legami tra brigatisti e servizi segreti. Le sentenze furono poi ratificate dalla Cassazione. Le Brigate Rosse arrivarono alle fasi finali, con le ultime cellule smantellate e i leader storici che dichiararono conclusa la lotta armata. Le motivazioni della nascita delle Brigate Rosse furono rilette alla luce del contesto storico, come reazione a eventi come la strage di Piazza Fontana. L’analisi del linguaggio e delle ideologie delle Brigate Rosse fu ricondotta a schemi di “veterocomunismo” con tattiche di guerriglia. L’episodio dell’intitolazione di una strada a Roberto Peci a San Benedetto del Tronto nel 2011 evidenziò la difficoltà della provincia nel gestire i traumi storici legati al terrorismo, con una sorta di rimozione collettiva e il dolore irrisolto della figlia della vittima. I ricordi familiari legati a quel tempo, come la preoccupazione del nonno Mario per la sicurezza dei nipoti, riflettono come la violenza politica abbia segnato profondamente la vita delle persone. La storia personale del nonno si intreccia con la memoria collettiva, descrivendo una normalità alterata dalla paura. Nonostante il tempo trascorso, gli echi degli anni di piombo rimangono, con la morte di Roberto Peci vista come un evento inevitabile, frutto di un contesto storico che spingeva verso la violenza.Riassunto Lungo
Capitolo 1: Fratelli di lotta, destini separati
I Fratelli Peci: Percorsi Diversi negli Anni di Piombo
La storia dei fratelli Peci, Roberto e Patrizio, mette in luce le differenti strade che potevano intraprendere i giovani coinvolti nel terrorismo italiano. Patrizio, più radicalizzato, divenne un membro delle Brigate Rosse, partecipando ad azioni significative come il sequestro di Aldo Moro. La sua militanza nel terrorismo lo portò alla latitanza e, infine, all’arresto. Roberto, pur essendo inizialmente legato ad attività di gruppo, mantenne un profilo più basso. Le prove contro di lui furono sempre insufficienti, suggerendo che Patrizio lo tenesse lontano dalle azioni più gravi.La Svolta di Patrizio e il Contesto Sociale
La vicenda di Patrizio ebbe una svolta decisiva quando decise di collaborare con lo Stato, diventando uno dei primi pentiti delle Brigate Rosse. Questo passaggio avvenne in un periodo di forte pressione psicologica, come suggerito dalle testimonianze dal carcere di Cuneo, dove la sua instabilità emotiva fu notata da un maresciallo dei carabinieri. In parallelo, il contesto sociale e politico di San Benedetto del Tronto viene delineato, mostrando come eventi come il naufragio del motopeschereccio nel 1970 abbiano fatto emergere la forza della protesta di sinistra. Viene anche evidenziato il contrasto con Ascoli, città a vocazione di destra, e la figura di Valerio Viccei, un criminale di estrema destra protetto da ambienti conservatori.La Vita Sotto Minaccia: Mario e il Maresciallo Ceneri
La narrazione si focalizza poi sulla figura di Mario, un uomo la cui vita è stravolta dal coinvolgimento dei figli in attività politiche e dalle minacce delle Brigate Rosse, che lo costringono a vivere sotto scorta. La sua quotidianità è scandita da rigide misure di sicurezza. La situazione si aggrava ulteriormente con la decisione del maresciallo Ceneri, suo stretto collaboratore e informatore, di lasciare l’Italia per Washington a causa delle minacce ricevute. Questo evento lascia Mario in una posizione ancora più vulnerabile, costringendolo a convivere con la consapevolezza di essere un potenziale bersaglio e con la necessità di portare un’arma, pur senza la certezza di saperla usare. La vita sotto costante minaccia diventa una nuova, inquietante normalità , vissuta con una crescente abitudine alla protezione e al controllo.È davvero possibile attribuire la “svolta” di Patrizio Peci unicamente a una presunta instabilità emotiva e a pressioni carcerarie, ignorando il contesto ideologico e le dinamiche interne delle Brigate Rosse che potrebbero aver influenzato la sua decisione?
Il capitolo suggerisce che la decisione di Patrizio Peci di collaborare con lo Stato sia stata principalmente determinata da fattori psicologici e ambientali, come l’instabilità emotiva notata da un maresciallo e la pressione carceraria. Tuttavia, questa interpretazione potrebbe trascurare elementi cruciali per una comprensione completa. L’adesione a organizzazioni terroristiche è spesso radicata in convinzioni ideologiche profonde e in dinamiche di gruppo complesse. La “svolta” di un militante potrebbe essere influenzata da una molteplicità di fattori, tra cui disillusioni ideologiche, strategie interne all’organizzazione, o persino la percezione di un cambiamento nel panorama politico. Per approfondire questo aspetto, sarebbe utile esplorare la letteratura sulla psicologia dei gruppi estremisti e sulle motivazioni che portano alla dissociazione da tali organizzazioni. Autori come Martha Crenshaw, che ha studiato le origini del terrorismo, o studi specifici sui pentiti italiani potrebbero offrire prospettive più sfumate. È altresì importante considerare il contesto storico-politico in cui si sono verificate queste decisioni, analizzando le politiche di contrasto al terrorismo e le eventuali pressioni esterne che potevano indurre alla collaborazione.Capitolo 2: Il prezzo del tradimento
Il rapimento di Roberto Peci
Il rapimento di Roberto Peci nel giugno 1981 segna un momento cruciale nella strategia delle Brigate Rosse. L’obiettivo non era ottenere un riscatto, ma lanciare un messaggio forte: punire chi collaborava con lo Stato, in questo caso il fratello di un pentito. Questo gesto avvenne in un periodo di grande pressione per le Brigate Rosse, a causa di arresti importanti e dell’introduzione di leggi sul pentitismo. Il rapimento mirava a seminare terrore tra i militanti e a scoraggiare ulteriori collaborazioni.Il contesto del pentitismo e la pressione politica
La vicenda si lega strettamente alla storia di Patrizio Peci, il primo brigatista a pentirsi, le cui confessioni portarono a molti arresti. Il rapimento di Roberto divenne così uno strumento di pressione politica e psicologica. Le Brigate Rosse cercarono di riaffermare il proprio potere e la propria coerenza ideologica, facendo capire che nessun legame familiare poteva proteggere da una “giustizia proletaria”.Le indagini e la comunicazione delle Brigate Rosse
Le indagini, guidate da Mario Mandrelli, si rivelarono difficili e frustranti, con pochi indizi e un senso costante di impotenza. Nel frattempo, le Brigate Rosse continuavano a diffondere comunicati, giustificando il rapimento e la successiva condanna a morte di Roberto, etichettandolo come spia e traditore. La famiglia Peci viveva un’angoscia profonda, mentre la società e le istituzioni sembravano divise su come affrontare la situazione.La spietatezza dell’organizzazione
La storia di Roberto Peci dimostra la spietatezza delle Brigate Rosse nel perseguire i propri scopi politici, usando la violenza anche contro i familiari dei dissidenti per mantenere il controllo e diffondere terrore. La sua esecuzione finale, comunicata con fredda precisione, sottolinea la determinazione dell’organizzazione a non mostrare alcuna clemenza verso chi veniva considerato un nemico.Se le Brigate Rosse miravano a “punire chi collaborava con lo Stato” e a “seminare terrore tra i militanti”, come può il rapimento di un civile innocente, estraneo alla lotta armata, essere considerato una strategia coerente con questi obiettivi, anziché un mero atto di barbarie che mina la credibilità ideologica dell’organizzazione?
Il capitolo descrive il rapimento di Roberto Peci come un atto mirato a punire i collaboratori e a diffondere terrore, ma la scelta di colpire un familiare di un pentito, seppur legato da vincoli di sangue, solleva interrogativi sulla coerenza logica e strategica di tale azione. L’argomentazione potrebbe essere rafforzata esplorando più a fondo la percezione interna delle Brigate Rosse riguardo ai legami familiari e alla responsabilità collettiva, nonché analizzando l’impatto di tale gesto sulla percezione pubblica e sulla coesione interna dell’organizzazione. Per approfondire la comprensione delle dinamiche psicologiche e ideologiche di gruppi estremisti e le loro strategie di comunicazione e terrore, si potrebbero consultare studi di psicologia sociale e politologia, nonché opere di autori che hanno analizzato il fenomeno del terrorismo, come Bruce Hoffman o Walter Laqueur.L’omicidio di Roberto Peci e l’inchiesta
L’omicidio di Roberto Peci nel 1981 segna un momento importante nelle indagini sulle Brigate Rosse. Il procuratore Mario Mandrelli prende in mano il caso con la ferma volontà di scoprire la verità . Le prime ricerche si concentrano su Caterina Piunti, ma non portano a risultati concreti perché le informazioni in suo possesso sono limitate.L’elenco dei sospettati e le prime indagini
L’interrogatorio di Patrizio Peci, fratello della vittima e pentito, fornisce un elenco di nomi di persone legate alle Brigate Rosse. Tra questi ci sono Domenico Gambini, Bruno Girolami, Massimo Sciarra, Alfredo Rizzoli e Maurizio Assenti. Una volta arrestati, però, questi individui forniscono dettagli che riguardano soprattutto episodi del passato e non offrono elementi utili per capire il rapimento di Roberto.Il contesto sociale e il declino delle Brigate Rosse
In questo periodo, la società italiana degli anni ’80 mostra un diffuso senso di disillusione e i movimenti politici più radicali iniziano a indebolirsi. Molti ex militanti scelgono di abbandonare le vecchie ideologie per adottare stili di vita più normali, mentre altri cadono nella dipendenza da droghe. Le Brigate Rosse, indebolite da divisioni interne e dalla perdita di sostegno, attraversano una fase di profonda crisi.I collegamenti internazionali e la rete di supporto
Le indagini continuano con l’arresto di figure importanti come Giovanni Senzani. Senzani ha legami stretti con l’organizzazione e con contatti internazionali misteriosi, come la scuola Hyperion di Parigi e il Fronte di Liberazione della Palestina. Questi collegamenti fanno pensare a una rete di sostegno e finanziamento più estesa di quanto si pensasse all’inizio.L’impatto emotivo e la collaborazione di giustizia
Un momento significativo nelle indagini avviene quando Mandrelli e sua moglie Loreta guardano il video del processo a Roberto Peci. La reazione di Loreta, turbata dalla voce dell’assassino, mostra quanto queste vicende abbiano un peso emotivo e personale per le famiglie coinvolte. L’introduzione di leggi che offrono sconti di pena a chi collabora con la giustizia, come la legge 304 del 1982, rende più complicato il lavoro investigativo, rendendo più difficile distinguere la verità .La svolta decisiva con la collaborazione di Roberto Buzzati
Nonostante le difficoltà , la decisione di Roberto Buzzati di collaborare rappresenta un passo avanti fondamentale. La sua testimonianza fornisce la chiave per risolvere il caso Peci e portare i responsabili davanti alla giustizia.Se la lotta armata delle Brigate Rosse viene equiparata alla Resistenza e a movimenti di liberazione, con quale criterio si giustifica la condanna dei suoi membri e non, per esempio, dei partigiani?
Il capitolo tenta di contestualizzare le azioni delle Brigate Rosse paragonandole alla Resistenza e ad altri movimenti di liberazione, suggerendo che l’uso di tattiche terroristiche fosse una forma di “sovversione” politica. Tuttavia, questa analogia solleva interrogativi sulla coerenza logica e sulla definizione stessa di “terrorismo” e “lotta armata”. Per una comprensione più approfondita di queste dinamiche e delle loro implicazioni etiche e storiche, sarebbe utile consultare studi che analizzino criticamente il concetto di violenza politica e le sue giustificazioni in contesti storici differenti. Autori come Hannah Arendt, con le sue riflessioni sulla violenza, o storici che hanno indagato specificamente il fenomeno del terrorismo e della lotta armata nel XX secolo, potrebbero offrire prospettive illuminanti per colmare questa lacuna argomentativa.Capitolo 6: Il Peso del Passato nella Quotidianità Provinciale
L’intitolazione di una strada e la rimozione collettiva
L’episodio dell’intitolazione di una strada a Roberto Peci a San Benedetto del Tronto nel 2011 offre uno spaccato di come la provincia affronti i traumi storici, in particolare quelli legati agli anni del terrorismo. Nonostante la presenza di figure istituzionali e mediatiche, la cerimonia rivela una sorta di rimozione collettiva. La mancata richiesta di scuse da parte di ex terroristi come Giovanni Senzani, unita al dolore irrisolto della figlia di Peci, Roberta, che non riesce a perdonare, evidenziano la profonda difficoltà nel metabolizzare quel periodo storico.Ricordi familiari e le cicatrici invisibili della violenza politica
La narrazione si addentra nei ricordi personali, mostrando come la violenza politica abbia lasciato cicatrici invisibili nelle vite delle persone. La costante preoccupazione del nonno Mario per la sicurezza dei nipoti, il suo rifiuto di parlare della pistola e il suo passato di uomo delle istituzioni che incuteva timore negli ex avversari, creano un contrasto marcato con l’immagine di un uomo placido e affettuoso. Questo dualismo riflette la complessità di un’esistenza segnata da un’epoca di profonde tensioni.Il passato che influenza il presente quotidiano
La storia personale del nonno, vissuta in prima persona nel clima di quegli anni, si intreccia inevitabilmente con la memoria collettiva. Episodi come il furto di un’auto per errore, le ansie della nonna per la sicurezza della figlia e le telefonate anonime, descrivono una normalità quotidiana profondamente alterata dalla paura. Persino il saluto quotidiano a un ex sorvegliato, Giancarlo, dimostra come il passato, anche quando sembra rimosso, continui a influenzare le dinamiche del presente.Echi persistenti e il monito silenzioso della memoria
La conclusione suggerisce che, nonostante il passare del tempo e la normalizzazione della vita quotidiana, gli echi degli anni di piombo continuano a risuonare. La morte di Roberto Peci viene interpretata come un evento quasi inevitabile, conseguenza di un contesto storico che favoriva la violenza. Il ricordo del nonno Mario, scomparso nel 2007, e la sua urna rivolta verso il mare, diventano simboli della persistenza del passato, un monito silenzioso di ciò che è stato e di ciò che non può essere dimenticato.Se la rimozione collettiva è la chiave per la pacificazione, perché il dolore irrisolto della figlia di Peci e il passato “invisibile” del nonno continuano a manifestarsi come “echi persistenti” e “monito silenzioso”?
Il capitolo descrive un quadro complesso di come la provincia affronti i traumi storici, evidenziando una apparente rimozione collettiva a fronte di dolori personali ancora vivi e di memorie che continuano a influenzare il presente. Tuttavia, l’argomentazione sembra suggerire una coesistenza di rimozione e persistenza senza chiarire la natura di questa dialettica o proporre un quadro teorico che spieghi come questi elementi possano coesistere. Per approfondire la comprensione di come le società elaborano traumi collettivi e come il passato continui a plasmare il presente, potrebbe essere utile esplorare i lavori di psicologi sociali e storici che si occupano di memoria collettiva e trauma, come ad esempio Pierre Nora o Maurice Halbwachs.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]