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Contenuti del libro
Informazioni
“Cerco il tuo volto. Conversazioni su Dio” di Francesco Schillebeeckx è un libro che ti prende e ti fa pensare un sacco. Non è la solita roba, ma un viaggio super interessante su cosa significa cercare Dio oggi. Schillebeeckx parte dal cristianesimo primitivo, mostrandoci che fin dall’inizio c’era una cristologia pluralistica, cioè tanti modi diversi di vedere e capire Gesù di Nazaret, non uno solo. È affascinante vedere come la fede si lega alla storia, al Gesù storico, ma anche a un Cristo della fede che va oltre. Il libro poi si tuffa nella nostra epoca, parlando della ricerca di senso in un mondo pieno di secolarizzazione e crisi, dove la gente cerca risposte ma non sempre le trova nelle religioni tradizionali. Si parla del vero messaggio del Regno di Dio, che non è regole rigide ma giustizia e amore. C’è spazio anche per il desiderio umano profondo di qualcosa di più, di superare i nostri limiti, e come questo ci spinge verso Dio. E la parte sulla mistica contemporanea è pazzesca, esplorando come l’esperienza spirituale non è roba strana, ma un modo intenso di vivere la fede, anche in un mondo super-razionale. Schillebeeckx non ha paura di affrontare temi difficili, come il male, e apre anche al dialogo interreligioso, riconoscendo che Dio può manifestarsi in modi diversi. È un libro che ti sfida a pensare alla fede e ragione in modo nuovo, esplorando il desiderio umano di trovare quel “volto” divino.Riassunto Breve
Il cristianesimo primitivo si basa sulle prime esperienze di fede su Gesù di Nazaret, trasmesse e poi scritte nel Nuovo Testamento. Questi scritti presentano diverse visioni di Gesù, una pluralità di forme che le Chiese antiche hanno accettato. Capire Gesù significa considerare questa varietà di racconti, che non sono inventati ma nascono dalla sua vita storica e dalle esperienze dei seguaci. La figura storica di Gesù è fondamentale; senza di lui non ci sarebbe stato il Cristo della fede. La ricerca storica aiuta a comprendere le diverse immagini di Gesù e le pratiche del cristianesimo iniziale. Gesù ha vissuto il contrasto tra la fede in un Dio buono e la sofferenza dei poveri, annunciando il Regno di Dio come giustizia e misericordia e impegnandosi per gli umiliati. La fede in Dio affronta il male nel mondo, confidando in una bontà che va oltre la comprensione. Dio è libertà e bontà assoluta, distinto dalla religione umana, e spinge all’azione per i diseredati. La fede cristiana, centrata su Gesù, riconosce altri percorsi verso la salvezza e promuove il dialogo. L’uomo moderno cerca il senso della vita con l’intelligenza, una ricerca che è una forma di fede perché va oltre la pura ragione, non potendo spiegare la sofferenza solo razionalmente. Società e religioni vivono una crisi di senso dovuta alla secolarizzazione, con la diffusione di religione senza Dio o fondamentalismo. Le istituzioni religiose a volte si chiudono in un’ideologia che identifica Dio con la propria struttura, danneggiando la loro credibilità. Il messaggio centrale cristiano è il Vangelo del Regno di Dio, che si manifesta come giustizia, amore, solidarietà e pace, non come un sistema rigido, e annuncia libertà. La Chiesa serve l’umanità vulnerabile, essendo “sacramento del mondo”. La sua missione è la solidarietà e il servizio. Per essere credibile, la Chiesa deve mostrare un volto umano e tradurre il Vangelo in modo comprensibile, con coerenza etica. Nell’uomo esiste un profondo desiderio di compimento ultimo che lo spinge verso Dio. La creazione è vista come un atto libero e d’amore di Dio, che chiama all’esistenza il “non divino” rispettandone l’autonomia. La destinazione finale dell’uomo è la beatitudine, la visione di Dio, un dono di grazia. Il desiderio di questa beatitudine è radicato nella ragione umana, un’apertura naturale alla trascendenza che è condizione per la fede. La trascendenza si manifesta nel mondo creato, e Dio si trova nelle azioni umane che promuovono il bene, come quelle di Gesù. La ricerca di Dio è reciproca; Dio cerca l’uomo per primo. Dio è personale e coinvolto nella storia. L’esistenza del male è un problema teorico irrisolvibile, ma la bontà della creazione persiste, con bene, giustizia e amore considerati più forti del male. La speranza nel compimento è in Dio e nella sua creazione. Oggi c’è un rinnovato interesse per la mistica, legato all’alienazione moderna e a una cultura che cerca salvezza solo nella scienza. La modernità ha ridotto la realtà a ciò che è misurabile, portando a una spiritualità solo interiore. Le neuroscienze studiano l’attività cerebrale legata alla mistica, ma l’esperienza umana include una “scintilla spirituale” oltre i sensi. La mistica autentica non sono fenomeni straordinari, ma un’intensa vita di fede quotidiana che trasforma la persona. Implica purificazione e una “notte oscura”, un paradosso di vicinanza e assenza di Dio. La mistica ispira l’etica, basata sulla dignità umana, punto di contatto con il divino. Senza spiritualità, l’etica può diventare spietata. Dio è pura gratuità. Nella visione cristiana, la mistica è mediata da Gesù, considerato la gloria visibile di Dio, che si manifesta negli esseri umani viventi, specialmente in chi pratica giustizia e amore. La mistica cristiana si concentra sull’altro (prossimo, natura, Dio), non sull’ego. Il pluralismo religioso è una realtà, e le fedi possono imparare l’una dall’altra. La pienezza divina in Cristo, nella sua forma umana limitata, lascia aperta la possibilità che Dio si manifesti anche in altre religioni.Riassunto Lungo
1. Racconti molteplici di un vivente
Le prime esperienze di fede su Gesù di Nazaret sono nate oralmente e sono state poi scritte nei testi del Nuovo Testamento, come i vangeli e le lettere di Paolo. Questo periodo copre il tempo dalla morte di Gesù fino ai primi decenni del secondo secolo. Negli scritti del Nuovo Testamento non c’è un’unica idea su chi fosse Gesù. Ci sono diverse visioni, che formano una “cristologia pluralistica”. Questa varietà è presente nella Bibbia e accettata dalle Chiese antiche. Anche se i “racconti” sono diversi, tutti parlano dello stesso Gesù di Nazaret. Per capire Gesù, bisogna considerare queste diverse idee e non cercare di ridurle a una sola.Il fondamento storico dei racconti
Queste idee su Gesù non sono inventate. Si basano su quello che Gesù ha fatto nella storia e sulle forti esperienze vissute dai suoi seguaci. La figura di Gesù come persona storica è molto importante. Senza il Gesù storico, non ci sarebbe stato il Cristo della fede, e senza il Cristo della fede, non conosceremmo il Gesù di cui si parla.L’interesse per il Gesù storico
Capire la figura storica di Gesù è un interesse nato solo di recente. La fede cristiana non dipende completamente dalla conoscenza storica, ma l’immagine del Gesù storico che emerge dalla ricerca influenza la vita di chi crede. La ricerca scientifica aiuta a capire meglio le diverse immagini di Gesù e i vari modi di vivere la fede e l’etica nel cristianesimo delle origini.L’annuncio del Regno di Dio
Gesù ha vissuto un forte contrasto. Da una parte c’era la sua fede in un Dio buono, dall’altra la dura realtà di sofferenza e ingiustizia che vedeva tra i poveri e gli oppressi del suo tempo. Da questa esperienza è nato il suo annuncio del Regno di Dio. Questo Regno è un luogo di giustizia e misericordia e chiede un impegno concreto per aiutare chi è umiliato.Fede, sofferenza e la natura di Dio
La fede in Dio si trova di fronte al contrasto tra l’esperienza personale di Dio e la presenza del male nel mondo. Credere in Dio significa avere fiducia che esiste una bontà che va oltre la nostra comprensione, anche se c’è sofferenza. Dio è libertà e bontà assoluta, diverso dalla religione, che è qualcosa creato dagli uomini e che può cambiare.L’azione profetica e il dialogo
Avere una relazione con Dio spinge ad agire in modo profetico, cioè a parlare e agire a favore di chi non ha niente. La fede cristiana, che ha Gesù al centro, riconosce che ci sono anche altre vie per arrivare alla salvezza e promuove il dialogo tra le diverse religioni.Se la religione è una creazione umana mutevole, come si concilia questo con la fede in un Dio assoluto e immutabile e con l’idea di “racconti” che, pur diversi, parlano dello “stesso” Gesù?
Il capitolo introduce una distinzione netta tra Dio, inteso come libertà e bontà assoluta, e la religione, definita come una creazione umana mutevole. Questa affermazione, per quanto stimolante, non viene sufficientemente argomentata nel contesto del capitolo, che pure discute ampiamente di concetti intrinsecamente religiosi come la cristologia, il Regno di Dio e la salvezza. Per comprendere meglio le implicazioni di tale distinzione e la sua tenuta logica, sarebbe utile approfondire la filosofia della religione e la teologia sistematica, esplorando autori che hanno riflettuto sulla natura del divino e sul fenomeno religioso, come ad esempio Paul Tillich o Karl Barth.2. La ricerca di senso in un’epoca di crisi
L’uomo moderno, specialmente in Occidente, cerca un senso per la vita. Questa ricerca è diversa da quella del Medioevo. Allora, la fede era già presente e l’intelligenza serviva a comprenderla meglio. Oggi, è l’intelligenza stessa che cerca la fede o un senso ultimo. Anche senza credere in Dio, cercare un senso profondo va oltre la pura ragione ed è una forma di fede. La storia umana, con tutta la sua sofferenza, non può essere spiegata o risolta solo usando la ragione.La crisi di senso nella società e nella fede
Società, culture e religioni stanno attraversando una profonda crisi di senso. Questa crisi è legata alla secolarizzazione, un processo che ha cambiato il modo in cui le persone vivono la dimensione religiosa. Il mondo di oggi presenta molti fenomeni religiosi, ma c’è una crisi specifica che riguarda la fede in Dio. Si vede la diffusione di forme di religione che non pongono Dio al centro e, allo stesso tempo, cresce il fondamentalismo all’interno delle fedi più antiche.Le sfide per le istituzioni religiose
Le istituzioni religiose, incluse le Chiese, spesso tendono a chiudersi in un’ideologia. Questa ideologia identifica Dio con la propria struttura o le proprie regole, anziché con il messaggio centrale. Questo atteggiamento contribuisce a creare un periodo di difficoltà per le Chiese stesse, allontanandole dalla loro essenza più profonda. Il messaggio principale del cristianesimo, ad esempio, è il Vangelo del Regno di Dio. Questo Regno si manifesta nella vita di tutti i giorni attraverso la giustizia, l’amore, la solidarietà e la pace tra le persone. Non è una forma di governo religioso o un insieme di dottrine rigide, ma un annuncio di libertà per tutti.Il ruolo della Chiesa e la sua credibilità
La Chiesa è chiamata a essere come un “sacramento” per il mondo intero. Questo significa che deve essere una comunità che, pur essendo radicata in Dio, si mette al servizio di tutta l’umanità, specialmente di chi è più vulnerabile o minacciato. La sua missione principale è mostrare solidarietà e offrire servizio (diaconia) a coloro che soffrono. Per poter essere credibile agli occhi delle persone, la Chiesa deve mostrare un volto umano e spiegare il messaggio del Vangelo in modo che sia comprensibile per il pensiero di oggi. La sua capacità di servire e annunciare il Regno di Dio dipende in modo fondamentale dalla sua coerenza etica e dalla sua credibilità nella vita di ogni giorno.Ma come si può definire “fede” la ricerca di senso che va “oltre la pura ragione”, anche in assenza di credenza in un Dio?
Il capitolo afferma che cercare un senso profondo che trascende la ragione, anche senza credere in un’entità divina, costituisce una forma di fede. Questa è un’affermazione forte che merita un’analisi più approfondita. Il capitolo non chiarisce sufficientemente i criteri per questa equiparazione, lasciando aperta la questione su cosa distingua questa “fede” laica da una semplice ricerca filosofica o esistenziale. Per esplorare meglio questo punto, sarebbe utile confrontarsi con autori che hanno trattato il concetto di fede e ragione da diverse prospettive, sia teologiche che filosofiche. Approfondire la filosofia della religione e l’epistemologia può fornire gli strumenti concettuali necessari. Autori come Kierkegaard o William James offrono spunti sulla natura non razionale della fede, mentre pensatori come Wittgenstein hanno analizzato il linguaggio e le forme di vita legate alle credenze.3. Il Desiderio Umano di Compimento e la Risposta Divina
Esiste nell’animo umano un desiderio profondo di raggiungere un compimento ultimo e di superare i propri limiti. Questa aspirazione non può essere pienamente soddisfatta dalle sole capacità umane. È proprio questo senso di incompletezza che porta le persone a cercare una realtà più grande, a rivolgersi a Dio. L’uomo percepisce una finitezza che lo spinge oltre sé stesso, verso una dimensione trascendente. Questa ricerca di significato e pienezza è una caratteristica fondamentale dell’esperienza umana.La Creazione e il Rapporto con Dio
Alcune visioni antiche, come quella neoplatonica e araba, descrivono la creazione come un’emanazione da Dio. Pensano che le cose create “escano” da Dio, ma questo uscire è visto quasi come una “caduta”. In questa prospettiva, le creature si allontanano dall’origine divina e perdono purezza, provando nostalgia e desiderando tornare a Dio per ritrovare la loro completezza. San Tommaso d’Aquino propone un’idea diversa e più positiva. Per lui, la creazione non è una necessità o una caduta, ma un atto completamente libero e pieno d’amore di Dio. Dio sceglie di chiamare all’esistenza ciò che non è divino per pura bontà. Le creature, quindi, non sono un rifiuto o qualcosa di imperfetto per natura, ma hanno una loro realtà e una loro autonomia, anche se limitata. Dio rispetta questa autonomia delle sue creature.La Destinazione Finale dell’Uomo
L’uomo ha un’unica e sola destinazione ultima: raggiungere la beatitudine. Questa beatitudine consiste nella visione di Dio. È importante capire che questa visione non è qualcosa che l’uomo può ottenere con le proprie forze, ma è un puro dono di grazia divina. Non esiste una doppia via, una naturale e una soprannaturale, per arrivare a Dio; la strada è una sola e passa per la grazia. Il desiderio profondo di questa beatitudine è già presente nell’essenza stessa dell’essere umano. È radicato nella sua capacità di ragionare, che apre l’uomo naturalmente alla possibilità di qualcosa che va oltre il mondo visibile. Questa apertura naturale alla trascendenza è una condizione fondamentale che rende possibile la fede. Non è, però, una prova logica dell’esistenza di Dio.Come Trovare Dio
La realtà trascendente a cui l’uomo si sente aperto si manifesta e si rende presente all’interno del mondo creato. Le cosiddette “vie” proposte da Tommaso d’Aquino non sono dimostrazioni scientifiche o logiche incontestabili dell’esistenza di Dio. Sono piuttosto indicazioni, direzioni che mostrano dove e come Dio può essere cercato e forse trovato. La fede, infatti, non è solo un’adesione intellettuale, ma implica un cambiamento interiore e un inserirsi in una tradizione di pensiero e di esperienza. La ricerca di Dio da parte dell’uomo non è un percorso a senso unico. È un processo reciproco, sostenuto dal fatto fondamentale che è Dio stesso a cercare l’uomo per primo. L’essenza di Dio, il suo essere più profondo, si rende in qualche modo visibile e riconoscibile nelle azioni umane. Questo accade specialmente in quelle azioni che promuovono attivamente il bene e che si oppongono con forza al male, come si vede in modo esemplare nella vita di Gesù.Dio, il Male e la Speranza
Dio non è una forza impersonale o cieca che agisce nel cosmo. È un essere personale, profondamente coinvolto nella storia e nelle vicende umane. L’esistenza del male e dell’ingiustizia nel mondo presenta una difficoltà enorme, un problema che dal punto di vista teorico sembra irrisolvibile. Nonostante ciò, la bontà fondamentale della creazione divina non viene meno. Il bene, la giustizia e l’amore, pur messi alla prova, sono considerati in ultima analisi più forti del male che vediamo. La speranza dell’uomo nel raggiungimento del compimento ultimo, nella beatitudine, risiede proprio in Dio e nella sua creazione, che conserva in sé un orientamento positivo nonostante le sofferenze.[/membership]Se la ragione apre l’uomo alla trascendenza, perché la beatitudine è raggiungibile solo tramite una grazia divina e un’unica via?
Il capitolo afferma che il desiderio di compimento e l’apertura alla trascendenza sono radicati nella natura umana e nella sua capacità di ragionare. Tuttavia, conclude che l’unica destinazione ultima, la beatitudine, non può essere raggiunta con le sole forze umane ma è un puro dono di grazia, e che non esiste una doppia via. Questo solleva la questione di come si concili la naturale inclinazione umana, basata sulla ragione, con l’esclusività di un percorso soprannaturale e grazioso. Per approfondire questa apparente tensione tra natura e grazia, e tra la capacità razionale universale e la specificità di una via di salvezza, è utile esplorare la filosofia della religione e la teologia. Autori come Immanuel Kant hanno discusso i limiti della ragione nel conoscere il trascendente, mentre filosofi come Friedrich Nietzsche hanno criticato i fondamenti dei valori religiosi. Sul versante teologico, oltre a Tommaso d’Aquino, è interessante confrontarsi con pensatori che hanno dibattuto il rapporto tra fede e ragione e la dottrina della grazia, come Agostino d’Ippona o Martin Lutero, e considerare prospettive offerte dalla teologia contemporanea.4. La ricerca di senso nella mistica contemporanea
Nelle società di oggi si nota un interesse crescente per la mistica. Questo interesse nasce come risposta a particolari condizioni sociali e culturali. La modernità, iniziata nel Seicento, ha visto la natura ridotta a un semplice meccanismo e la razionalità concentrata nello spirito umano. Questo ha limitato la realtà a ciò che si può misurare, portando a una spiritualità solo interiore. Quando l’uomo si vede unicamente come un oggetto, si perde il contenuto spirituale.Perché la mistica oggi?
Il rinnovato interesse per la mistica è legato a diversi fattori. Tra questi, l’alienazione che deriva dalla società dei consumi e una cultura sempre più secolarizzata che cerca risposte solo nella scienza. Anche le neuroscienze, che provano a localizzare le esperienze mistiche nel cervello, contribuiscono a questa discussione. L’attività cerebrale è certamente necessaria per l’esperienza mistica, ma l’esperienza umana include anche una “scintilla spirituale” che va oltre ciò che percepiamo con i sensi.Cos’è la mistica autentica?
La vera mistica non si manifesta necessariamente con fenomeni straordinari come visioni o levitazione, che sono aspetti secondari e possono avere diverse cause. È piuttosto un modo intenso di vivere la fede di ogni giorno. L’esperienza mistica è un percorso che trasforma la persona, portando a una consapevolezza profonda e a un cambiamento radicale nella vita. Questo cammino spesso include una fase di purificazione e si manifesta come una “notte oscura”. È un paradosso in cui si cerca la vicinanza di Dio pur sentendone l’assenza a livello empirico. È una forma di “immediatezza mediata”, un contatto profondo che avviene attraverso un processo interiore.Mistica ed etica
La mistica non si limita all’etica, ma la ispira in modo profondo. L’etica si fonda sulla dignità umana. Per chi crede, questa dignità è anche un punto di contatto con il divino. Senza una dimensione spirituale, l’etica rischia di diventare rigida o persino crudele. Dio è pura generosità e grazia, non un padrone severo o un idolo da compiacere.La visione cristiana e il pluralismo
Nella prospettiva cristiana, la mistica trova una mediazione in Gesù di Nazaret, visto come la gloria visibile di Dio. La gloria divina non si rivela solo in eventi eccezionali, ma soprattutto negli esseri umani che vivono, in particolare in coloro che praticano la giustizia e l’amore verso gli altri. La mistica cristiana pone l’attenzione sull’altro, che sia il prossimo, la natura o Dio stesso, e non sull’ego individuale. La presenza di diverse religioni è una realtà concreta, e le varie fedi possono imparare molto l’una dall’altra. La pienezza divina manifestata in Cristo, pur nella sua forma umana e limitata, lascia aperta la possibilità che Dio si riveli anche attraverso altre vie religiose.Se la “scintilla spirituale” va oltre ciò che percepiamo con i sensi e la scienza, come possiamo distinguerla da una semplice illusione o da un’attività cerebrale non ancora compresa?
Il capitolo menziona l’attività cerebrale come necessaria per l’esperienza mistica, ma postula l’esistenza di una “scintilla spirituale” che trascende la percezione sensoriale e l’analisi scientifica. Questa affermazione crea una lacuna argomentativa: se tale “scintilla” è per definizione inaccessibile ai metodi di indagine empirica, su quali basi concrete o razionali si può affermare la sua esistenza e distinguerla da fenomeni puramente psicologici o neurologici? Per affrontare questa complessa questione, sarebbe utile esplorare la filosofia della mente, in particolare il dibattito sul rapporto mente-corpo e le diverse posizioni sul dualismo e il materialismo. Approfondire autori che hanno studiato la natura della coscienza e dell’esperienza soggettiva, o che hanno analizzato criticamente il rapporto tra scienza e spiritualità, può fornire strumenti per valutare la validità di tali affermazioni non empiriche.Abbiamo riassunto il possibile
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