1X
🔊 100%
Contenuti del libro
Informazioni
“Capitale e ideologia” di Thomas Piketty è un viaggio pazzesco nella storia lunghissima della disuguaglianza umana, che ti fa capire come le idee, le “ideologie”, abbiano sempre giustificato chi ha tanto e chi ha poco. Piketty parte dalle vecchie “società ternarie” europee, divise in clero, nobiltà e terzo stato, e ti porta attraverso la “Rivoluzione francese” che ha provato a ridefinire la “proprietà ”, ma senza eliminare le disuguaglianze. Esplora le forme estreme di disparità nelle “società coloniali” e nella “schiavitù”, mostrando quanto fosse intoccabile la proprietà anche sugli esseri umani, e come il colonialismo abbia influenzato strutture come le caste in India. Poi analizza il XX secolo, dove eventi drammatici e l’introduzione della “tassazione progressiva” hanno ridotto un po’ il divario, portando alla “socialdemocrazia”, ma anche i suoi limiti. Il libro non risparmia critiche al fallimento del comunismo e all’ipercapitalismo che ne è seguito, arrivando al mondo di oggi, dove la “disuguaglianza” globale è ancora enorme e le divisioni politiche si spostano verso il “social-nativismo”. Ma la cosa figa è che Piketty non si ferma all’analisi, propone anche soluzioni concrete per un futuro più giusto, un “socialismo partecipativo” basato su nuove idee di proprietà e una vera “imposta patrimoniale”. È un libro fondamentale per capire le radici storiche e le sfide attuali del “capitalismo” e della lotta per la “giustizia sociale”.Riassunto Breve
Le società umane hanno organizzato la disuguaglianza in modi diversi nel corso della storia. Un modello antico è la società ternaria, divisa in clero, nobiltà e terzo stato, dove potere e proprietà , specialmente la terra, sono legati a livello locale e giustificati dall’idea che ogni gruppo svolga una funzione vitale.Il passaggio a società basate sulla proprietà privata, come quella emersa dalla Rivoluzione Francese, cerca di separare il potere dello Stato dalla proprietà individuale. Tuttavia, questo non elimina la disuguaglianza; anzi, la concentrazione della ricchezza può aumentare, e la sacralità della proprietà porta a situazioni estreme, come l’indennizzo dei proprietari di schiavi dopo l’abolizione, ma non degli schiavi stessi. Le società coloniali e schiaviste mostrano livelli di disuguaglianza ancora maggiori, con sistemi legali e pratiche come il lavoro forzato che favoriscono i coloni e sfruttano le popolazioni locali, a volte irrigidendo strutture sociali preesistenti come il sistema delle caste in India attraverso strumenti amministrativi come i censimenti.Tra il 1914 e il 1945, le società basate sulla proprietà privata subiscono una crisi profonda. Guerre, decisioni politiche come espropri e nazionalizzazioni, e soprattutto l’introduzione di una forte tassazione progressiva su redditi e patrimoni elevati, riducono la concentrazione della ricchezza e aprono la strada a modelli sociali più egualitari con uno Stato sociale forte.Le società socialdemocratiche che emergono nel dopoguerra riescono a ridurre le disuguaglianze per un periodo, ma dagli anni ’80 mostrano limiti nel contrastare la crescente disparità economica. Questo accade anche perché non si affrontano temi come la condivisione del potere nelle aziende o l’accesso iniquo all’istruzione superiore. L’esperienza del comunismo centralizzato fallisce nel creare un’alternativa equa, portando a nuove forme di disuguaglianza estrema nelle transizioni post-comuniste.Nel mondo attuale, caratterizzato da una forte connessione globale ma anche da opacità finanziaria, persistono e si acuiscono disuguaglianze estreme, sia geografiche che sociali. Le politiche monetarie e l’ideologia meritocratica spesso mascherano e perpetuano queste disparità . Le divisioni politiche cambiano, passando da un conflitto di classe tradizionale a un sistema con élite multiple, dove la sinistra attrae i laureati e la destra i detentori di grandi patrimoni. Questo porta all’emergere di movimenti che uniscono rivendicazioni sociali a retoriche nazionaliste e anti-immigrati, sfruttando il senso di abbandono delle classi popolari.Per superare queste disuguaglianze e costruire una società più giusta, si propone un modello basato sulla proprietà sociale, dove i dipendenti partecipano al potere nelle imprese, e sulla proprietà temporanea, ottenuta tramite una tassazione fortemente progressiva sui grandi patrimoni e sulle successioni, che finanzi una dotazione universale di capitale per i giovani. È fondamentale garantire un’istruzione equa per tutti e promuovere la trasparenza finanziaria e la cooperazione internazionale per affrontare le sfide globali, come la giustizia fiscale e climatica. La comprensione di questi processi storici e l’integrazione delle diverse scienze sociali sono essenziali per delineare percorsi verso una maggiore emancipazione e giustizia sociale.Riassunto Lungo
1. L’Ordine Tripartito: Anatomia delle Società Ternarie
Cosa sono le società ternarie
Le società ternarie sono un tipo di organizzazione sociale molto antica e diffusa. La loro caratteristica principale è la divisione della popolazione in tre gruppi sociali distinti, che non sono uguali tra loro. Questi tre gruppi sono: il clero, la nobiltà e il terzo Stato. Ognuno di questi gruppi ha un ruolo fondamentale nella società . Il clero si occupa della guida spirituale e della cultura. La nobiltà ha il compito di proteggere la società , garantendo la sicurezza e la difesa militare. Il terzo Stato, che comprende tutti i lavoratori, si occupa di produrre ciò che serve per vivere, assicurando il sostentamento materiale di tutti. Questo modello di società si è visto in diverse parti del mondo, ad esempio nell’Europa medievale, e ha avuto molte forme diverse nel corso della storia.Come funzionano le società ternarie
Nelle società ternarie tradizionali, il potere e la proprietà sono strettamente legati, soprattutto a livello locale. Questo significa che il clero e la nobiltà possiedono la terra e hanno anche poteri di governo, come amministrare la giustizia e comandare l’esercito. Questa organizzazione del potere è diversa da quella degli stati moderni, dove il potere è centralizzato. Per giustificare questa disuguaglianza, si diceva che ogni gruppo sociale era indispensabile per il benessere di tutti. Anche se questo sistema era autoritario e basato sulla disuguaglianza, per funzionare aveva bisogno del consenso, almeno in parte, della popolazione.Il cambiamento delle società ternarie
Il passaggio dalle società ternarie allo Stato moderno è stato un processo lungo e complicato, non avvenuto in modo lineare. Quando si sono formati gli stati centralizzati, il ruolo e l’importanza dei gruppi sociali tradizionali sono diminuiti. Sono nate nuove idee che mettevano in discussione la divisione in ordini, come il proprietarismo e il comunismo. La Rivoluzione francese è un esempio importante di cambiamento radicale, che ha rotto completamente con la società ternaria. In altri contesti, come l’India durante il periodo coloniale, le trasformazioni sono avvenute in modo diverso, spesso imposte da potenze straniere.Perché studiare le società ternarie oggi
Anche se le società ternarie sembrano lontane dal mondo di oggi, studiarle è ancora importante. Le disuguaglianze che esistono oggi hanno radici in queste antiche strutture sociali. I meccanismi che hanno portato alla fine delle società ternarie continuano a influenzare il mondo contemporaneo. Un aspetto interessante è il ruolo della Chiesa cristiana nelle società ternarie europee. La Chiesa era una grande proprietaria terriera e aveva un ruolo economico importante, oltre a definire le regole sociali. In un certo senso, la Chiesa anticipava alcune caratteristiche del capitalismo moderno. Capire come funzionavano le società ternarie ci aiuta quindi a capire meglio da dove vengono le disuguaglianze di oggi e come mai continuano a esistere.È sufficiente la divisione in tre ordini per descrivere la complessità delle società pre-moderne?
Il capitolo presenta una visione delle società ternarie che, pur essendo didattica, rischia di semplificare eccessivamente la realtà storica. È vero che il modello tripartito è stato influente, ma è importante considerare se questa rigida divisione in clero, nobiltà e terzo Stato rappresenti fedelmente la varietà delle strutture sociali esistite nel tempo e nello spazio. Per una comprensione più articolata, sarebbe utile approfondire studi di storia sociale e antropologia storica, considerando autori come Marc Bloch o Jacques Le Goff, che hanno analizzato le società medievali con maggiore sfumatura e attenzione alle dinamiche interne e alle eccezioni al modello tripartito.2. L’Alba delle Società Proprietarie: La Rivoluzione Francese e il Nuovo Ordine Patrimoniale
La Rivoluzione Francese e la trasformazione delle società europee
Capitolo 3 analizza come le società europee si sono trasformate, diventando società di proprietari. Si concentra in particolare sulla Rivoluzione Francese del 1789. Questo evento ha rappresentato una rottura con il passato, chiamato ancien régime. La Rivoluzione ha cercato di separare nettamente il potere dello Stato dal diritto di proprietà dei singoli cittadini. Durante la notte del 4 agosto 1789, l’Assemblea Nazionale francese ha preso una decisione molto importante: ha abolito i privilegi che avevano il clero e la nobiltà . In questo modo, si è cercato di stabilire un confine chiaro tra diritti considerati legittimi e diritti considerati illegittimi.La teoria rivoluzionaria e la realtà dei fatti
Secondo le idee rivoluzionarie, lo Stato doveva avere tutto il potere, ma allo stesso tempo doveva proteggere la proprietà privata di ogni cittadino in modo assoluto. Però, mettere in pratica queste idee si è dimostrato complicato. Questo perché i diritti e i poteri locali erano molto intrecciati tra loro. All’inizio, si è cercato di capire da dove venivano i diritti, analizzando la storia, per decidere quali diritti fossero validi e quali no. Così, i privilegi fiscali e il potere dei signori pubblici sono stati eliminati senza dare niente in cambio. Invece, i diritti signorili, come le corvée (prestazioni di lavoro gratuite) e le bannalità (obbligo di usare servizi del signore), sono stati mantenuti all’inizio. Poi, è stata data la possibilità di eliminarli, ma pagando un prezzo molto alto. Questo ha reso difficile per i contadini poveri diventare proprietari.Le disuguaglianze dopo la Rivoluzione
Anche se la Rivoluzione ha eliminato i privilegi di alcune classi sociali, non è riuscita a risolvere il problema della disuguaglianza nella proprietà . Anzi, nel corso del XIX secolo, la ricchezza si è concentrata ancora di più nelle mani di pochi in Francia. Questo è stato favorito anche dal sistema fiscale, che era proporzionale e quindi avvantaggiava chi aveva grandi patrimoni. La Rivoluzione Francese aveva l’obiettivo di creare una società più giusta, basata sull’uguaglianza dei diritti. Nonostante questo tentativo, non è riuscita a cambiare la grande disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza che esisteva già prima. Questo dimostra quanto sia difficile cambiare il sistema della proprietà senza tener conto di come questa è distribuita tra le persone. La storia francese ci fa capire che c’è sempre una tensione tra il desiderio di liberazione e di uguaglianza e la tendenza a proteggere i diritti di proprietà che si sono acquisiti nel tempo. Questo problema si presenta ancora oggi nelle società in cui la proprietà privata è molto importante.La Rivoluzione Francese ha davvero scardinato le fondamenta della disuguaglianza patrimoniale, o ha semplicemente cambiato i nomi dei privilegiati?
Il capitolo descrive come la Rivoluzione Francese, pur animata da ideali di uguaglianza, non sia riuscita a risolvere il problema della concentrazione della ricchezza, anzi, pare l’abbia in qualche modo perpetuata. Se l’obiettivo era una società di proprietari più equa, perché si è verificato un simile esito? Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile approfondire le dinamiche economiche e sociali del periodo post-rivoluzionario, analizzando in dettaglio le politiche fiscali e le trasformazioni nella struttura della proprietà . Un autore come Piketty, con i suoi studi sulla disuguaglianza storica, potrebbe offrire strumenti concettuali utili per interpretare questi fenomeni.3. L’Eredità Schiavista: Sacralità della Proprietà e Debito
Le società schiaviste rappresentano la forma più estrema di disuguaglianza. La storia di queste società , che precede il colonialismo europeo, solleva questioni fondamentali sui sistemi di disuguaglianza. Un aspetto cruciale emerge dall’abolizione della schiavitù nel XIX secolo in paesi come Regno Unito, Francia, Stati Uniti e Brasile: i proprietari di schiavi furono sistematicamente risarciti, mentre gli schiavi stessi non ricevettero alcuna compensazione.La centralità della proprietà privata
Questa pratica di risarcimento rifletteva un principio fondamentale delle società dell’epoca: la proprietà privata era considerata sacra. Esisteva una forte preoccupazione che espropriare i proprietari di schiavi senza indennizzarli potesse essere visto come una minaccia all’intero sistema basato sulla proprietà . Si temeva che contestare la legittimità della proprietà schiavista avrebbe potuto portare a mettere in discussione ogni diritto di proprietà acquisito fino a quel momento.Il caso emblematico di Haiti
La vicenda di Haiti rappresenta un esempio significativo di queste dinamiche. Haiti, la prima repubblica nera nata da una rivolta di schiavi, fu obbligata dalla Francia a pagare un debito enorme per “compensare” gli ex proprietari francesi. Questo debito ebbe conseguenze molto negative sullo sviluppo del paese per oltre un secolo. La situazione di Haiti dimostra chiaramente la continuità esistente tra le logiche schiaviste, coloniali e proprietariste.Persistenza di pratiche discriminatorie
Anche dopo l’abolizione della schiavitù, non scomparvero del tutto le forme di sfruttamento e discriminazione. Ad esempio, nelle colonie francesi furono creati dei “laboratori di disciplina” con lo scopo di controllare la manodopera proveniente dalla schiavitù. Parallelamente, si diffusero sistemi di lavoro vincolato che perpetuavano lo sfruttamento delle persone. Negli Stati Uniti, la fase di ricostruzione successiva alla guerra civile americana non portò a una reale uguaglianza razziale. Furono invece istituiti regimi segregazionisti che esclusero per molti anni i neri dalla partecipazione politica e dalla vita sociale del paese.Eredità e disuguaglianze contemporanee
Le modalità concrete con cui la schiavitù fu abolita e la questione dei risarcimenti mettono in evidenza la profonda disuguaglianza che caratterizzava le società proprietariste del XIX secolo. Questa eredità continua ad avere un peso significativo nel mondo contemporaneo, influenzando le disuguaglianze che osserviamo ancora oggi.Ma è davvero così semplice superare il capitalismo con una ‘tassa sulla proprietà temporanea’, come se la natura complessa dei sistemi economici potesse essere ridotta a una singola leva fiscale?
Il capitolo sembra suggerire che l’introduzione di una tassa progressiva sulla proprietà , combinata con altre misure come la partecipazione dei lavoratori e una ‘dote universale’, sia sufficiente per superare le sfide del capitalismo e costruire una società più giusta. Tuttavia, questa visione potrebbe risultare eccessivamente semplicistica. Per comprendere appieno le dinamiche economiche e le potenziali conseguenze di tali riforme, è fondamentale studiare a fondo le teorie economiche, in particolare quelle riguardanti la tassazione, la distribuzione della ricchezza e gli incentivi economici. Autori come Milton Friedman o Friedrich Hayek, con le loro analisi critiche delle economie pianificate e dell’intervento statale eccessivo, potrebbero offrire una prospettiva complementare e stimolante per valutare la fattibilità e le implicazioni del modello proposto nel capitolo.14. Ideologie, Giustizia e Scienze Sociali
La storia di ogni società è caratterizzata dal confronto tra diverse ideologie e dalla continua ricerca di giustizia. Le idee e le ideologie sono fondamentali per capire il corso della storia. Però, per costruire una società giusta, non basta avere un obiettivo sociale positivo. Serve anche una teoria che definisca con precisione aspetti come la proprietà , i confini, le tasse, l’istruzione, i salari e la democrazia. Se mancano risposte chiare e strategie politiche ben definite, le lotte per la giustizia rischiano di creare sistemi oppressivi come quelli che si vogliono superare.L’importanza di studiare le disuguaglianze
È essenziale studiare come nascono e come vengono giustificati i sistemi di disuguaglianza. Altrettanto importante è sviluppare istituzioni e modelli economici e sociali che favoriscano la crescita personale e il progresso della società . La storia della disuguaglianza non è solo una questione di oppressori contro oppressi. Si basa anche su idee e istituzioni complesse. La lotta tra ideologie è diversa dalla lotta di classe perché mette al primo posto la condivisione della conoscenza, il rispetto reciproco e il confronto democratico. Nessuno ha la verità assoluta sulla giustizia. Però, attraverso lo studio della storia e il confronto con gli altri, uniti a un dibattito aperto, è possibile fare dei passi avanti.Proposte per superare il capitalismo
Il capitalismo può essere superato attraverso un modello di socialismo partecipativo e di federalismo sociale. Questo significa:- Proprietà sociale e temporanea: La proprietà deve essere considerata un bene sociale e non eterno.
- Limiti al potere nelle imprese: Bisogna limitare il diritto di voto basato sulla proprietà e condividere il potere nelle aziende.
- Tassazione progressiva sulla proprietà : Le tasse sulla proprietà devono aumentare in base al valore.
- Dotazione universale di capitale: Ogni persona dovrebbe ricevere una somma di denaro di base.
- Circolazione dei beni: I beni devono poter circolare liberamente.
Il ruolo delle scienze sociali
Le scienze sociali hanno un ruolo fondamentale nella società e nella politica. È sbagliato che l’economia sia troppo separata dalle altre discipline e dalla politica. Solo un approccio che mette insieme economia, storia, sociologia e politica può aiutarci a capire meglio i fenomeni economici e sociali e a costruire una società più giusta.Come si conciliano le proposte di superamento del capitalismo con le sfide pratiche e le complessità economiche del mondo reale?
Il capitolo presenta una visione idealistica del socialismo partecipativo, ma non affronta in modo sufficientemente dettagliato le sfide concrete legate alla sua implementazione. Ad esempio, come si gestisce la transizione dalla proprietà privata a quella sociale senza creare instabilità economica? Come si garantisce l’efficienza economica in un sistema con proprietà temporanea e limiti al potere d’impresa? Per rispondere a queste domande, è necessario approfondire le dinamiche economiche e politiche del socialismo reale e confrontarsi con autori come Friedrich Hayek, che ha criticato le economie pianificate.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]


