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Contenuti del libro
Informazioni
“Avventure e disavventure della filosofia. Saggi sul pensiero italiano del Novecento” di Pietro Rossi ci porta in un viaggio affascinante attraverso la filosofia italiana del ventesimo secolo, specialmente nel dopoguerra. Il libro inizia raccontando come i filosofi italiani abbiano dovuto fare i conti con l’enorme eredità dello storicismo idealistico di Benedetto Croce, una visione che per anni ha dominato la scena ma che l’esperienza della guerra e l’arrivo di nuove idee come l’esistenzialismo, il marxismo e il neopositivismo hanno messo in crisi. Vediamo come la storia smetta di essere vista come un destino razionale e diventi piuttosto uno strumento per capire meglio le persone e la società, aprendosi al dialogo con le scienze sociali. Il libro ci mostra figure chiave e luoghi importanti, come Torino, dove pensatori come Nicola Abbagnano, Norberto Bobbio e Ludovico Geymonat hanno cercato nuove strade, esplorando temi come l’esistenza, il diritto, la politica e la scienza, distaccandosi dall’idealismo e confrontandosi con le correnti internazionali. Poi, il racconto arriva alla crisi delle grandi ideologie e all’emergere di una riflessione sulla “crisi della ragione”, con filosofi come Severino, Cacciari e Vattimo che propongono nuove interpretazioni della realtà e del ruolo stesso della filosofia, a volte abbracciando il “pensiero debole”. Rossi esplora anche il dibattito sullo stato attuale della filosofia italiana, la sua originalità e il suo rapporto con il pensiero straniero e la scienza. È un percorso che ci fa capire le sfide, i cambiamenti e le continue ricerche del pensiero italiano in un secolo pieno di trasformazioni.Riassunto Breve
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la filosofia in Italia si confronta con l’eredità dello storicismo idealistico di Benedetto Croce, che vede la storia come uno sviluppo razionale e necessario guidato da uno Spirito assoluto. L’esperienza della guerra e l’arrivo di nuove idee come l’esistenzialismo, il marxismo e il neopositivismo mettono in crisi questa visione. I filosofi più giovani si spostano verso uno storicismo metodologico, che usa la storia come strumento per capire i rapporti umani e dialoga con le scienze sociali, superando l’isolamento del passato. Figure come Federico Chabod, pur venendo dal mondo crociano, rifiutano l’idea di uno Spirito assoluto che guida la storia, vedendo la libertà nelle scelte umane dentro le condizioni reali. Lo storicismo italiano di Croce, che identifica filosofia e storia e vede l’individuo come strumento dello Spirito, si distingue dallo storicismo tedesco, che da Dilthey in poi si concentra sulla storia come conoscenza specifica, diversa dalle scienze naturali, e dialoga con la sociologia di Weber. Nonostante i suoi meriti, lo storicismo mostra limiti, come distinzioni metodologiche superate e il rischio di posizioni conservatrici. C’è bisogno di approcci più ampi che guardino alle interazioni tra culture e società. Nel dopoguerra, la filosofia italiana esplora nuove strade. A Torino, Nicola Abbagnano sviluppa un esistenzialismo che mette al centro la possibilità e la scelta, poi si avvicina a un “nuovo illuminismo” che valorizza la scienza e una ragione concreta, dialogando con il pragmatismo e il positivismo logico. Norberto Bobbio passa dalla filosofia del diritto alla teoria della politica, analizzando il diritto come sistema e linguaggio e studiando i classici per capire lo stato e la democrazia, cercando una scienza empirica della politica. Ludovico Geymonat propone un “nuovo razionalismo” che vede la ragione come opera umana e storica, legata alle tecniche scientifiche, mettendo al centro la metodologia. Questi percorsi si sviluppano spesso a Torino, creando un ambiente attento alla scienza e alla società. Torino diventa un centro importante per il movimento neoilluministico, che vuole una filosofia legata alla scienza e alla politica, non alla metafisica. Questo movimento, però, mostra presto i suoi limiti e va in crisi con l’ascesa del marxismo negli anni Cinquanta. Il rapporto tra filosofia e scienze sociali in Italia è complicato; la filosofia si interessa a sociologia e antropologia, ma queste ultime mostrano meno interesse per la filosofia, anche a causa del passato idealistico che le aveva sminuite. Un nuovo interesse per la società emerge dopo il fascismo, con Abbagnano che sottolinea l’importanza della coesistenza. Il Centro di Studi Metodologici di Torino è cruciale per l’introduzione del neopositivismo e per affermare l’autonomia della sociologia. Il marxismo riconosce la sociologia ma cerca di integrarla nel materialismo storico. Sociologia e antropologia in Italia tendono a privilegiare la teoria rispetto alla ricerca sul campo, ma i loro concetti influenzano la cultura di massa, portando a spiegazioni sociali che a volte ripropongono l’idea che il sistema o la società siano più importanti dell’individuo. Verso la fine degli anni Settanta, le grandi ideologie come il marxismo e lo spiritualismo cattolico entrano in crisi. Emerge una nuova fase filosofica, influenzata da pensatori come Heidegger e Nietzsche, con un tema centrale: la “crisi della ragione”, intesa come superamento dell’idea di una ragione universale e immutabile. La scienza moderna mostra i limiti della razionalità classica. Figure come Emanuele Severino, Massimo Cacciari e Gianni Vattimo rappresentano questa svolta, riflettendo sulla storia occidentale e formulando diagnosi sul presente. Severino vede la storia come un allontanamento dalla verità dell’essere, culminando nella tecnica. Cacciari lega la crisi alla volontà di potenza e riflette sulla modernità. Vattimo sviluppa il “pensiero debole”, basato sull’interpretazione, che vede la conoscenza come non assoluta e abbraccia il pluralismo della postmodernità. La filosofia italiana contemporanea è vista in modi diversi: alcuni notano una maggiore visibilità e un confronto con il pensiero internazionale, superando il provincialismo. Altri criticano una mancanza di direzione, l’influenza delle mode e la frammentazione. Un dibattito importante riguarda la dipendenza dalla filosofia straniera, soprattutto tedesca; c’è chi vede un’originalità nell’adattamento e chi una semplice ripetizione. Il rapporto con la scienza è cruciale: alcuni riconoscono i limiti della filosofia, altri rivendicano un suo ruolo autonomo nel dare “senso” e riflettere sui “fondamenti” che la scienza non affronta, spesso attingendo a Nietzsche, Heidegger e all’ermeneutica.Riassunto Lungo
1. La storia e la ragione: un dibattito italiano
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la filosofia italiana ha dovuto fare i conti con l’influenza dello storicismo di Benedetto Croce. Questa corrente di pensiero, che si rifaceva in parte alle idee di Hegel, considerava la storia come un percorso necessario e guidato dalla ragione, quasi come se uno ‘Spirito’ superiore stesse portando avanti un piano preciso. In questa visione, le persone singole erano viste più come strumenti di questo grande processo storico che come attori liberi. L’idea di Croce ha dominato il pensiero culturale italiano per diversi decenni. Questa visione, che vedeva la storia come qualcosa di predeterminato e razionale, ha rappresentato il punto di riferimento principale per molti studiosi e pensatori italiani.La crisi e le nuove direzioni
L’esperienza drammatica della guerra e l’arrivo di nuove filosofie come l’esistenzialismo, il marxismo e il neopositivismo hanno messo in crisi la fiducia in una storia completamente razionale. Le nuove generazioni di pensatori hanno iniziato a prendere le distanze dallo storicismo rigido e assoluto di Croce. Si sono orientati verso un modo diverso di vedere la storia, più legato ai metodi di analisi. La ‘storicità’ non era più vista come una struttura fissa e astratta, ma come l’ambiente in cui si sviluppano le relazioni umane, da studiare con gli strumenti delle diverse discipline che si occupano di storia e società. Questo nuovo modo di affrontare la storia ha iniziato a dialogare con altri campi del sapere, come le scienze sociali e il pragmatismo, superando l’isolamento del passato idealistico e riscoprendo l’importanza del pensiero critico, un po’ come avvenne nell’Illuminismo.Comprendere la razionalità storica
Diverse scuole di pensiero hanno proposto modi diversi di intendere la razionalità nella storia. Per Hegel, la ragione era parte essenziale e fondante del processo storico stesso. Per i pensatori legati al neokantismo, la razionalità era più legata ai valori scelti da chi studiava la storia. Il neopositivismo, invece, la vedeva come qualcosa di puramente logico, basato sulla capacità di spiegare gli eventi usando regole generali. Queste visioni, che partono da un’unica idea di ragione, non riescono a coprire tutta la complessità del rapporto tra storia e razionalità. Per capire e spiegare gli eventi storici, servono modelli di interpretazione diversi e flessibili. La razionalità, come ha mostrato Max Weber, può anche riguardare le varie forme e i diversi livelli che troviamo nelle società e nelle culture.Federico Chabod: una prospettiva nuova
Figure come Federico Chabod, pur essendosi formato nell’ambiente culturale vicino a Croce, rappresentano bene questo cambiamento. Chabod riconosceva l’importanza della storia legata alla politica e all’etica, e accettava che ci fossero diverse aree autonome nel pensiero e nell’agire umano. Tuttavia, rifiutava l’idea di Croce di una storia guidata da un piano superiore. Per Chabod, la libertà nella storia sta nelle scelte che le persone fanno, tenendo conto delle condizioni concrete in cui si trovano, e non nello svolgimento di un qualche ‘Spirito’ assoluto. La storia, nella sua visione, è un insieme complesso di elementi positivi e negativi, con una dimensione drammatica che non era presente nella visione più ottimistica di Croce. Questo segna un allontanamento dall’isolamento del pensiero crociano e un’apertura verso il confronto con il dibattito sulla storia a livello europeo, come quello portato avanti da studiosi come Friedrich Meinecke.Ma come, concretamente, l’esistenzialismo o il neopositivismo hanno “messo in crisi” la granitica fiducia crociana in una storia razionale, al di là di una generica “presa di distanza”?
Il capitolo giustamente individua nella crisi post-bellica e nell’arrivo di nuove correnti di pensiero i fattori che hanno scardinato il dominio dello storicismo crociano. Tuttavia, la descrizione di questo processo rimane un po’ astratta. Non è del tutto chiaro quali specifiche critiche o quali modelli alternativi queste filosofie (esistenzialismo, marxismo, neopositivismo) e le scienze sociali abbiano portato per contrastare l’idea di una storia predeterminata dallo “Spirito”. Per comprendere meglio questa transizione, sarebbe fondamentale approfondire le argomentazioni di autori che hanno attivamente partecipato a questo dibattito, come Antonio Gramsci (per la critica marxista dall’interno della cultura italiana), Carlo Antoni (per il confronto con lo storicismo tedesco e le nuove prospettive), o esplorare come discipline come la sociologia o l’economia storica abbiano proposto metodi di analisi della realtà sociale alternativi a quelli idealistici.2. Storicismo a Confronto: Origini, Differenze e Limiti
Lo storicismo tedesco e quello italiano nascono dal bisogno di giustificare l’unità nazionale attraverso il passato. Nonostante questa origine simile, presentano differenze profonde nel modo di intendere la storia e il suo rapporto con la conoscenza.Lo Storicismo Tedesco
In Germania, a partire da pensatori come Dilthey, la storia è vista come una forma di conoscenza unica, diversa da quella delle scienze naturali. Non si cerca di creare una filosofia generale della storia basata su schemi prefissati, ma piuttosto di capire l’autonomia degli studi umanistici. Si distingue tra lo spiegare i fenomeni naturali e il comprendere le azioni umane. Le scienze sociali, come la sociologia di Weber, vengono considerate utili perché offrono concetti e strumenti per analizzare il passato in modo più preciso.Lo Storicismo Italiano
In Italia, la figura principale è Croce, che identifica completamente la filosofia con la storia. Per questa visione, la storia è l’unica vera conoscenza della realtà, vista come l’opera di uno spirito universale e razionale di cui gli individui sono solo strumenti. Questa impostazione porta a considerare le scienze naturali e quelle sociali come qualcosa di esterno alla vera conoscenza storica, riducendole a semplici strumenti pratici o addirittura a saperi non autentici.Limiti e Critiche dello Storicismo
Nonostante l’importanza di aver sottolineato la specificità del sapere storico, lo storicismo presenta dei limiti che oggi appaiono evidenti. Le distinzioni metodologiche proposte sembrano superate dal progresso degli studi. L’analisi delle strutture della società umana, se basata solo su questa visione, rischia di ripetersi senza aggiungere nuove scoperte. Inoltre, l’idea di fondare le tradizioni sul passato storico può favorire posizioni che tendono a mantenere lo stato attuale delle cose, piuttosto che promuovere il cambiamento. Alcuni sviluppi più recenti, come l’ermeneutica di Gadamer o il narrativismo, mettono in discussione l’idea che la storia possa essere completamente oggettiva.Oltre lo Storicismo
Per comprendere meglio il mondo di oggi, è necessario andare oltre le prospettive dello storicismo. Servono approcci che mettano a confronto culture e società diverse e che analizzino come interagiscono tra loro a livello globale. È fondamentale riconoscere che l’esperienza umana è sempre legata al suo tempo e al suo contesto storico, ma senza ridurre ogni forma di conoscenza solo a questo aspetto.Se, come afferma il capitolo, lo storicismo italiano riduce le scienze naturali e sociali a ‘saperi non autentici’, come si pretende poi di ‘comprendere meglio il mondo di oggi’ senza quegli stessi strumenti?
Il capitolo evidenzia giustamente la limitazione dello storicismo italiano nel considerare le scienze naturali e sociali come inferiori o esterne alla vera conoscenza storica. Tuttavia, la critica non approfondisce sufficientemente perché questa svalutazione rappresenti un limite così grave per la comprensione della realtà contemporanea, creando una lacuna argomentativa tra la pars destruens e la pars construens del ragionamento. Per colmare questa lacuna e capire come le discipline non storiche siano essenziali, è utile approfondire la filosofia della scienza e la metodologia delle scienze sociali. Approfondire autori come Foucault può offrire prospettive alternative sul rapporto tra sapere, potere e storia che superano l’idealismo storicista.3. Nuove direzioni nella filosofia italiana
Dopo la guerra, la filosofia italiana si allontana in modo deciso dall’idealismo che aveva dominato in precedenza. In questo periodo, la città di Torino diventa un centro importante per lo sviluppo di nuove idee. Qui, filosofi come Nicola Abbagnano, Norberto Bobbio e Ludovico Geymonat esplorano strade diverse, segnando un rinnovamento profondo nel pensiero. Nicola Abbagnano, in particolare, elabora un esistenzialismo definito “positivo”, che mette al centro la possibilità e la libertà di scelta dell’individuo. La sua visione si distingue nettamente dalle correnti esistenzialiste più pessimistiche o assolute di pensatori come Heidegger, Jaspers o Sartre. L’esistenza umana non è vista solo come angoscia, ma come uno sforzo costante per realizzare sé stessi, caratterizzato dalla sua natura problematica e dai limiti propri della condizione umana.Il nuovo illuminismo di Abbagnano
Successivamente, il pensiero di Abbagnano evolve verso quello che lui chiama un “nuovo illuminismo”. Questa fase è caratterizzata da una forte valorizzazione della scienza e da una concezione della ragione non più assoluta, ma finita e capace di intervenire concretamente per trasformare il mondo. In questa prospettiva, Abbagnano dialoga apertamente con il pragmatismo americano, in particolare con le idee di John Dewey, e con il positivismo logico. L’obiettivo è costruire un sapere che sia allo stesso tempo rigoroso e utile, capace di guidare l’azione umana nel mondo contemporaneo.Il percorso di Norberto Bobbio
Un altro percorso significativo è quello intrapreso da Norberto Bobbio, che si muove dalla filosofia del diritto verso la teoria della politica. Inizialmente, Bobbio mostra una certa critica verso il positivismo e risente dell’influenza della fenomenologia. Tuttavia, si orienta progressivamente verso la scienza giuridica, analizzando il diritto non tanto nella sua essenza metafisica, ma come un sistema di norme e come un linguaggio specifico. Questa analisi del diritto si allinea con le posizioni del positivismo giuridico, in particolare con la teoria pura del diritto di Hans Kelsen. L’interesse di Bobbio si sposta poi in modo crescente verso la teoria della politica.Dalla filosofia del diritto alla teoria politica
Nello studio della politica, Bobbio si dedica all’analisi dei grandi pensatori classici del pensiero politico moderno, come Thomas Hobbes, Gaetano Mosca e Vilfredo Pareto. Il suo scopo è comprendere le strutture dello stato moderno, le dinamiche del potere e i fondamenti della democrazia. Bobbio cerca di fondare una vera e propria scienza empirica della politica, che sia distinta sia dalla ricostruzione storica dei fatti politici sia dalla filosofia politica tradizionale intesa in senso normativo o speculativo.Il razionalismo operativo di Geymonat
Ludovico Geymonat, a sua volta, propone una visione che definisce “nuovo razionalismo”. Questa posizione rifiuta l’idea di una razionalità unica, assoluta e immutabile. Al contrario, la ragione è vista come un’opera umana, dinamica e storicamente situata, che si manifesta concretamente nella pluralità delle tecniche e dei metodi utilizzati nella ricerca scientifica. La metodologia scientifica diventa quindi centrale per comprendere questa razionalità in azione, segnando un distacco significativo dal neopositivismo logico tradizionale. La ricerca filosofica stessa è intesa da Geymonat come un’attività programmata e orientata alla comprensione delle pratiche scientifiche. Questi diversi percorsi intellettuali, pur nella loro specificità, trovano un terreno comune nell’ambiente culturale di Torino. Contribuiscono a creare un clima filosofico caratterizzato da un forte orientamento laico e da una grande attenzione al rapporto stretto tra la filosofia, lo sviluppo delle scienze e le questioni della società contemporanea.Davvero la scienza moderna ha semplicemente “mostrato” che la conoscenza è una costruzione, o il capitolo semplifica eccessivamente un dibattito complesso?
Il capitolo accenna alla teoria della relatività come prova che la conoscenza sia una costruzione e non un mero specchio della realtà, legando questo alla “crisi della ragione”. Questa affermazione, pur diffusa, meriterebbe maggiore contestualizzazione. La relazione tra scoperte scientifiche e cambiamenti epistemologici è un tema complesso e non univoco, oggetto di ampio dibattito filosofico. Per approfondire questo punto e comprendere meglio come la scienza influenzi (o non influenzi direttamente) la filosofia della conoscenza, sarebbe utile esplorare la filosofia della scienza e l’epistemologia, magari leggendo autori come Popper, Kuhn o Feyerabend, che hanno discusso a lungo la natura della conoscenza scientifica e il suo sviluppo.6. La Filosofia Italiana: Tra Compiacimento e Dipendenza Straniera
La filosofia italiana di oggi mostra idee diverse sul suo stato attuale e sulla strada che sta prendendo. Alcuni pensano che vada bene, notando che si vede di più e cresce nelle università rispetto a prima. Sentono che ha superato un vecchio modo di pensare chiuso e si è riavvicinata al pensiero europeo e del mondo. Ora la filosofia italiana discute alla pari con le idee internazionali e torna a creare nuove teorie, dopo un periodo in cui si occupava più che altro della storia della filosofia.Critiche e Preoccupazioni
Mentre alcuni sono ottimisti, altri invece non sono contenti. Vedono la filosofia italiana senza una direzione precisa, che segue le mode e cerca solo di farsi notare. Dicono che il linguaggio usato dai filosofi è troppo diviso e che non c’è più una base comune per discutere. Queste critiche vengono spesso da chi ha idee religiose o da chi vuole tornare alla vecchia tradizione filosofica italiana.Dipendenza da Altre Filosofie
Un punto importante di questa discussione riguarda quanto la filosofia italiana dipenda da quella di altri paesi, specialmente dalla Germania. Si dice che, dopo un periodo chiamato idealismo, la filosofia italiana abbia preso idee da fuori e le abbia cambiate un po’, riuscendo a creare qualcosa di suo proprio partendo da questa influenza dopo la Seconda Guerra Mondiale. Però, più di recente, sembra che si limiti a copiare le tendenze straniere senza aggiungere niente di originale. Questo viene visto come un rifiuto del mondo moderno, dell’industria e della scienza, preferendo invece argomenti legati a pensatori come Hegel, Nietzsche e Heidegger.Il Rapporto con la Scienza
Come si lega la filosofia alla scienza è un altro tema molto discusso. Alcuni ammettono che la filosofia ha dei limiti rispetto ai grandi progressi della scienza. Altri invece dicono che la filosofia ha un suo ruolo indipendente e più importante. La vedono capace di studiare le idee, criticare i modi di pensare (le ideologie), o dare un “senso” alle cose e pensare alle “basi” che la scienza non può affrontare. Sia chi sostiene il “pensiero debole” sia chi preferisce forme di “pensiero forte” sono d’accordo su questa capacità della filosofia di capire la realtà e darle un significato. Spesso per farlo si rifanno a pensatori come Nietzsche, Heidegger e a un modo di interpretare i testi chiamato ermeneutica.Il capitolo afferma che la filosofia italiana si limita a copiare le tendenze straniere e rifiuta il mondo moderno e la scienza. Ma quali sono queste tendenze copiate, e chi sono i filosofi italiani che le copiano, dimostrando questo presunto rifiuto?
Il capitolo lancia un’accusa pesante: la filosofia italiana contemporanea si limiterebbe a copiare tendenze straniere e a ignorare il mondo moderno e la scienza, rifugiandosi in autori come Hegel, Nietzsche e Heidegger. Ma questa è una generalizzazione che richiede verifica. Per capire se questa critica è fondata, è necessario guardare alla produzione filosofica attuale in Italia. Approfondire la filosofia della scienza contemporanea e leggere autori italiani che si occupano di temi non tradizionali può aiutare a formarsi un’opinione più completa.Abbiamo riassunto il possibile
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