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Informazioni
“Antropocene, agricoltura e paesaggio. Considerazioni a margine di un viaggio in Cina” di Giuseppe Barbera non è il solito libro che ti spiega solo i problemi, ma ti fa capire quanto siamo arrivati a un bivio cruciale nell’Antropocene, l’epoca in cui l’uomo ha cambiato il pianeta. Barbera esplora come l’agricoltura, quella intensiva che conosciamo, sia una delle cause principali che ci spinge oltre i limiti planetari, rischiando un vero collasso ecologico. Ma non si ferma qui: ti porta a vedere il paesaggio rurale non solo come un posto dove si produce cibo, ma come un sistema complesso, pieno di storia e cultura, che può darci le risposte. Parla di agroecologia come un modo diverso di fare agricoltura sostenibile, che rispetta la natura e la biodiversità. E poi c’è la Cina, vista attraverso gli occhi dell’autore, che diventa un esempio, con le sue contraddizioni ma anche con una tradizione millenaria che cerca l’armonia tra uomo e ambiente, un po’ come la favola di Yugong che sposta le montagne con tenacia. È un invito a cambiare prospettiva, a guardare il paesaggio con occhi diversi e a capire che il nostro futuro dipende dalle scelte radicali che facciamo ora, per un rapporto più equilibrato con la biosfera.Riassunto Breve
L’Antropocene è una nuova epoca geologica dove l’attività umana domina il pianeta, causando cambiamenti climatici estremi e trasformazioni profonde che mettono a rischio la civiltà. Nonostante gli allarmi di scienziati e agenzie, le istituzioni politiche spesso non agiscono, ma la consapevolezza pubblica cresce. L’aumento della popolazione e lo squilibrio tra risorse e bisogni aumentano il rischio di un collasso, inteso come drastica riduzione di popolazione e complessità sociale. Questo collasso è accelerato dall’uso intensivo di energia fossile e da un atteggiamento di dominio sulla natura, generando crisi che vanno oltre l’ambiente e toccano politica, società ed economia. Per affrontare questa situazione serve un cambio di prospettiva, passando da una visione riduzionista a una sistemica e interdisciplinare, che consideri la biosfera e la biodiversità come essenziali. La qualità della vita non è solo materiale, ma include educazione, democrazia e cultura. Il futuro dipende da scelte radicali per la sostenibilità, basate sul rispetto della diversità e sulla comprensione della complessità, vedendo il paesaggio come equilibrio tra natura e storia. L’influenza umana sull’ambiente è nota da tempo, ma il concetto di “Limiti del pianeta” del 2009 definisce i confini di sicurezza per la vita sulla Terra. L’agricoltura intensiva è uno dei fattori principali che spingono oltre questi limiti, consumando risorse idriche, alterando cicli naturali e riducendo la biodiversità. Il modello industriale, pur produttivo, ha forti impatti negativi. Serve un nuovo paradigma: l’agroecologia, che unisce scienze agronomiche ed ecologiche, considerando l’agricoltura non solo per il cibo, ma anche per i servizi che offre all’ecosistema (regolazione del clima, qualità dell’acqua, biodiversità). Un sistema agricolo multifunzionale richiede una visione integrata, superando la logica della filiera produttiva e adottando un approccio paesaggistico che consideri l’interazione tra agricoltura e ambiente. Il paesaggio, come espressione del rapporto uomo-natura, è il luogo dove cercare soluzioni sostenibili, richiedendo un cambiamento culturale che integri etica, estetica, economia, ecologia ed energia. Il paesaggio rurale attuale, spesso dominato da monocolture intensive o degradato nelle aree periurbane e marginali, non è adatto ad affrontare le sfide dell’Antropocene perché manca di complessità ecologica e culturale. L’agricoltura biologica da sola non basta; serve un approccio agroecologico che integri produzione vegetale e animale, riduca l’uso di sostanze chimiche e promuova diete sostenibili. È fondamentale strutturare lo spazio agrario a diversi livelli, integrando agricoltura, foreste e aree urbane. Un’alta diversità biologica rende i sistemi più resilienti e autonomi. Anche la produzione di energia rinnovabile deve integrarsi nel paesaggio in modo armonioso. Il paesaggio rurale è un sistema complesso che unisce ambiente, storia e società. I paesaggi tradizionali, evolutisi nel tempo, sono modelli di sistemi agrari che mantengono funzioni ambientali, culturali, sociali ed economiche, conservando diversità biologica e culturale. Non sono solo beni da preservare, ma sistemi dinamici che rispondono alle esigenze delle comunità. Programmi internazionali riconoscono il valore di questi paesaggi come esempi di equilibrio tra uomo e ambiente. Creare paesaggi rurali sostenibili richiede la partecipazione attiva delle comunità locali, riconoscendo il paesaggio come espressione della cultura di un popolo. L’Antropocene si manifesta globalmente ma ha espressioni locali, con la Cina che gioca un ruolo centrale, vista come responsabile, vittima e potenziale speranza. Nonostante le contraddizioni, la Cina si impegna verso la sostenibilità, anche attraverso programmi di tutela del paesaggio rurale legati a una filosofia che cerca l’armonia tra uomo, cielo e terra. Questa visione si traduce in politiche di “civilizzazione ecologica” che uniscono innovazione e tradizione rurale. L’Antropocene richiede un impegno globale per superare le divisioni e costruire un rapporto non distruttivo con la natura. Il paesaggio è il luogo dove questa nuova relazione si manifesta e si progetta, offrendo una via per ritrovare l’equilibrio di fronte alla “grande cecità” verso il degrado ambientale. La favola cinese di Yugong, che sposta le montagne con tenacia, simboleggia l’azione umana consapevole e sistematica necessaria per affrontare le sfide, prendendosi cura del paesaggio e superando una visione antropocentrica per un’etica che includa tutta la biosfera. Il paesaggio agrario è il risultato di un intervento umano cosciente sulla natura, sottolineando la responsabilità collettiva nel plasmare un futuro sostenibile.Riassunto Lungo
1. Antropocene: Scelte al Bivio
Si vedono sempre più spesso i segni di cambiamenti climatici molto forti e di grandi trasformazioni del pianeta. Anche se i disastri naturali sono sempre più frequenti, si inizia a capire che le conseguenze potrebbero essere gravissime per l’umanità. Gli avvertimenti dati dalle organizzazioni internazionali e dagli scienziati, anche se spesso ignorati dai governi, arrivano all’attenzione delle persone, grazie ai media e all’impegno degli ambientalisti.L’Antropocene e il rischio di collasso
Si parla di Antropocene per indicare una nuova fase della storia della Terra. In questa fase, gli esseri umani sono diventati la forza principale che cambia l’ambiente, causando uno squilibrio tra le risorse disponibili e quelle necessarie. L’aumento della popolazione previsto peggiora ancora di più la situazione, aumentando il rischio di un crollo della società, come spiegato da Jared Diamond. Questo crollo significa una grande diminuzione della popolazione e una perdita di complessità a livello sociale, economico e politico. L’idea del collasso è sempre più presente, perché i dati ambientali sono allarmanti e i problemi sono tutti collegati tra loro, causati da un atteggiamento umano che vuole dominare la natura senza pensarci troppo.Le conseguenze del consumo eccessivo di risorse
Gli scenari per il futuro mostrano una Terra molto stressata, dove tanti problemi diversi si sommano e si peggiorano a vicenda, causando problemi enormi e difficili da prevedere. La seconda legge della termodinamica, chiamata anche entropia, spiega come tutto tende naturalmente verso il disordine e il crollo, un processo che viene accelerato dalle azioni umane e dall’uso eccessivo di energia fossile. Le conseguenze negative non riguardano solo l’ambiente, ma anche la politica, la società e l’economia, causando crisi umanitarie e guerre.La necessità di cambiare prospettiva
Per affrontare questi problemi così complessi, è necessario cambiare completamente modo di pensare. Bisogna smettere di semplificare troppo le cose e iniziare a vedere il mondo come un sistema complesso e interconnesso, studiando i problemi da diversi punti di vista. È fondamentale avere una visione globale e che includa tutti, considerando la natura in tutta la sua interezza e la varietà delle specie viventi come qualcosa di essenziale per la vita. La qualità della vita delle persone non si misura solo in base alle cose materiali che possiedono, ma deve comprendere anche aspetti importanti come l’istruzione, la democrazia e la cultura. Il futuro dell’umanità dipende dalla nostra capacità di fare scelte importanti e urgenti, basate sul rispetto per la diversità, sulla comprensione della complessità del mondo e sulla capacità di vedere il paesaggio come un luogo di equilibrio tra natura e storia. L’Antropocene ci obbliga a riflettere profondamente sul rapporto tra esseri umani e ambiente, chiedendoci di agire subito per costruire un futuro sostenibile.Ma se la situazione è così critica e le soluzioni così complesse, il capitolo indica anche delle vie d’uscita concrete, o si limita a descrivere il problema?
Il capitolo descrive in modo efficace la gravità della situazione attuale e la complessità delle sfide ambientali e sociali che ci attendono. Tuttavia, manca un approfondimento sulle possibili soluzioni concrete e sulle strategie per affrontare la crisi. Per colmare questa lacuna, sarebbe utile esplorare il lavoro di autori come Elinor Ostrom, che ha studiato le forme di autogoverno e di gestione sostenibile delle risorse comuni, o approfondire le teorie economiche e sociali che propongono modelli alternativi al consumismo e alla crescita illimitata.2. Agricoltura e Limiti Planetari: Verso un Nuovo Paradigma
L’impatto dell’uomo sull’ambiente
L’influenza dell’uomo sull’ambiente di tutto il mondo è un fatto noto da tempo. Già nel XIX secolo, studiosi come George Perkins Marsh e Antonio Stoppani avevano messo in evidenza quanto fosse grande questa influenza. Un momento molto importante nella discussione sui problemi dell’umanità nell’epoca della tecnologia è stato il rapporto “I limiti dello sviluppo” del 1972. Poi, nel 2009, sono stati stabiliti i “Limiti del pianeta”. Si tratta di nove parametri che indicano i confini di sicurezza entro cui la Terra può stare, garantendo allo stesso tempo la prosperità degli esseri umani.Il ruolo dell’agricoltura nel superamento dei limiti planetari
L’agricoltura è uno degli elementi principali che porta al superamento di questi limiti. Lo sviluppo dei terreni coltivati e degli allevamenti, insieme al tipo di agricoltura intensiva più diffusa, mette sotto pressione le risorse di acqua, cambia i cicli naturali e mette a rischio la biodiversità. L’agricoltura industriale che si basa sulle monocolture, spesso lodata per la sua capacità di produrre grandi quantità di prodotti, mostra i suoi difetti di fronte alla crisi ambientale. Questa agricoltura ha conseguenze negative che vanno dai cambiamenti del clima all’inquinamento causato da sostanze chimiche.L’agroecologia come nuovo approccio
Oggi si capisce sempre di più che è necessario cambiare completamente modo di pensare. L’agroecologia è una possibile soluzione alternativa. Il suo scopo è unire le conoscenze dell’agronomia con quelle dell’ecologia e dello studio del territorio. Con questo metodo, l’agricoltura non serve solo a produrre cibo, ma anche a fornire servizi utili per l’ambiente. Tra questi servizi ci sono la regolazione del clima, la qualità dell’aria e dell’acqua, la protezione della biodiversità e la salvaguardia dei valori culturali del territorio.Verso un sistema agricolo multifunzionale e un nuovo paradigma
Un sistema agricolo che abbia diverse funzioni richiede un modo di pensare completo, che vada oltre la semplice idea di produzione. Serve un approccio che consideri il paesaggio nel suo insieme, tenendo conto del rapporto tra le attività agricole e l’ambiente e la cultura del luogo. Il paesaggio, visto come il risultato del legame tra natura e uomo, diventa il punto di partenza per trovare soluzioni per un futuro sostenibile nel periodo storico attuale, chiamato Antropocene. Per fare questo, è necessario un cambiamento profondo nella cultura, che porti a un nuovo modo di pensare. Questo nuovo modo di pensare deve unire l’etica, la bellezza, l’economia, l’ecologia e l’energia in ogni decisione, anche nelle scelte di tutti i giorni.Ma siamo sicuri che i ‘limiti planetari’ siano una realtà scientifica universalmente accettata, oppure si tratta di un modello teorico ancora in fase di validazione?
Il capitolo introduce i ‘limiti planetari’ come un dato di fatto consolidato, ma la questione è più complessa. Mentre il concetto ha avuto un grande impatto e stimolato importanti riflessioni, è anche oggetto di dibattito scientifico. Per comprendere meglio la discussione, è utile approfondire il lavoro di autori come Johan Rockström, uno dei principali artefici del framework dei limiti planetari, ma anche considerare le critiche e le diverse prospettive sul tema.3. Ritorno alla Terra: Paesaggi Rurali per l’Antropocene
Il problema dei paesaggi rurali contemporanei
Il paesaggio rurale di oggi mostra che si preferisce la quantità di prodotti rispetto alla qualità e alla bellezza del paesaggio. Nelle zone agricole dove si produce di più, si coltiva una sola pianta intensivamente. Questo crea paesaggi tutti uguali che sembrano industriali. Vicino alle città, le campagne sono divise e rovinate dalle costruzioni disordinate intorno alle città. Queste zone spesso non hanno una loro identità e non sono ben organizzate dal punto di vista urbanistico. Le zone più isolate, come le montagne, vengono abbandonate, sfruttate troppo o rovinate dal punto di vista ambientale. Nessuno di questi tipi di paesaggio rurale è adatto per affrontare i problemi dell’Antropocene. Manca infatti la varietà di elementi naturali e culturali che serve. I veri paesaggi rurali non servono solo a produrre cibo. Comprendono anche case, strade, elementi naturali e offrono servizi importanti per l’ambiente. Rispondono anche a valori che vanno oltre il semplice guadagno economico.L’agroecologia come soluzione
Anche l’agricoltura biologica da sola non basta, se fatta solo in parte. Se si passasse completamente al biologico per produrre la stessa quantità di cibo di oggi, si potrebbe finire per distruggere più foreste. La soluzione migliore è l’agroecologia. Questo metodo unisce l’allevamento di animali e la coltivazione di piante, usando meno pesticidi e fertilizzanti chimici. Inoltre, propone di mangiare in modo più semplice e rispettoso dell’ambiente. È importante organizzare gli spazi agricoli a diversi livelli, dal singolo campo all’intero territorio, unendo agricoltura, boschi e città. Avere molte specie diverse di piante e animali è fondamentale per avere sistemi agricoli forti, che non dipendano troppo dall’energia esterna e che possano adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente. Anche la produzione di energia pulita in questi luoghi deve essere pensata bene, in modo da integrarsi senza rovinare il paesaggio.L’importanza dei paesaggi rurali tradizionali
Il paesaggio rurale non è solo un sistema per produrre cibo. È un insieme complesso che unisce ambiente, storia e società. I paesaggi tradizionali, quelli che sono sopravvissuti all’agricoltura industriale, sono esempi di sistemi agricoli che si sono sviluppati nel tempo. Questi paesaggi mantengono importanti funzioni per l’ambiente, la cultura, la società e l’economia. Non sono solo beni culturali da proteggere, ma sistemi vivi che svolgono diverse funzioni e rispondono alle necessità delle persone che vivono in quei luoghi. Conservano la varietà di specie viventi e di culture, superando l’idea limitata delle aree protette che escludono l’uomo. Programmi come il GIAHS della FAO riconoscono il valore di questi paesaggi tradizionali come esempi di un buon rapporto tra uomo e natura. Questi programmi promuovono il cambiamento e lo sviluppo continuo di questi paesaggi. Per creare paesaggi rurali sostenibili adatti all’Antropocene, è necessario coinvolgere le comunità locali. Il paesaggio rurale è infatti l’espressione della cultura e dell’identità di un popolo.[/membership]Se l’agroecologia è la risposta, perché il capitolo non esplora le barriere economiche e politiche che ne ostacolano l’adozione diffusa?
Il capitolo presenta l’agroecologia come una soluzione valida e auspicabile per i problemi dei paesaggi rurali contemporanei, ma manca un’analisi approfondita delle ragioni per cui tale approccio non sia ancora dominante. Per comprendere appieno le sfide e le opportunità legate all’agroecologia, sarebbe utile approfondire discipline come l’economia agraria e la sociologia rurale, studiando autori che si occupano di politiche agricole e sistemi alimentari alternativi. Una comprensione più articolata dei vincoli economici e delle dinamiche di potere potrebbe arricchire la discussione e rendere le proposte del capitolo più concrete e realizzabili.4. La tenacia di Yugong nell’Antropocene
L’Antropocene e il ruolo centrale della Cina
L’Antropocene è un fenomeno che riguarda tutto il pianeta, ma si manifesta in modi specifici a seconda del luogo. La Cina, con la sua grande estensione e popolazione numerosa, ha un ruolo molto importante in questo contesto globale. Per sottolineare questa centralità, si parla di “Sinocene”. Questo termine vuole evidenziare come la Cina sia allo stesso tempo la principale responsabile di alcune dinamiche dell’Antropocene, la prima a subirne le conseguenze, ma anche potenzialmente l’ultima speranza per affrontare le sfide ambientali.L’impegno della Cina per lo sviluppo sostenibile
Nonostante le difficoltà globali, la Cina si impegna per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU. Questo impegno si vede anche se permangono delle contraddizioni, ad esempio nella lotta ai cambiamenti climatici e nella costruzione di istituzioni solide. Un segnale positivo è la partecipazione attiva della Cina a programmi internazionali e locali per proteggere il paesaggio rurale. Questi programmi si basano su una filosofia neoconfuciana, che promuove l’armonia tra uomo, natura e universo. Questa visione si traduce in politiche agricole che mettono al centro la “civilizzazione ecologica”. Queste politiche cercano di unire l’innovazione tecnologica con il rispetto per le tradizioni rurali, con l’obiettivo di far convivere in modo armonioso uomo e natura.Il paesaggio come luogo di equilibrio nell’Antropocene
L’Antropocene ci chiede di collaborare a livello mondiale per superare divisioni politiche e culturali. È necessario costruire un rapporto tra uomo e natura che non sia distruttivo. Il paesaggio diventa il luogo dove questo nuovo rapporto si mostra e prende forma. Di fronte a una sorta di “cecità” che non ci fa vedere i segnali del degrado ambientale e sociale, il paesaggio, con i suoi equilibri antichi, ci offre un modo per ritrovare un nuovo equilibrio.La favola di Yugong: una metafora per l’azione umana
La tradizione cinese ci offre una metafora potente per affrontare queste sfide: la favola di Yugong. Yugong era un uomo che con tenacia spostava le montagne. Questa storia ci insegna che la risposta ai problemi dell’Antropocene sta nell’azione umana consapevole e costante. Dobbiamo prenderci cura del paesaggio, superando un punto di vista che mette solo l’uomo al centro. Dobbiamo invece adottare un’etica che consideri tutta la vita sulla Terra. Il paesaggio agricolo è quindi il risultato di un intervento umano consapevole e continuo sulla natura. Questo ci ricorda che abbiamo una responsabilità collettiva nel costruire un futuro sostenibile.Se il termine “Sinocene” enfatizza il ruolo centrale della Cina nell’Antropocene, non rischia forse di oscurare le responsabilità storiche e attuali dei paesi occidentali e di semplificare eccessivamente un fenomeno globale complesso?
Il capitolo introduce il concetto di “Sinocene” per evidenziare la centralità della Cina nell’Antropocene. Tuttavia, questa enfasi potrebbe essere fuorviante. È fondamentale considerare le responsabilità storiche dei paesi industrializzati occidentali nell’accumulo di emissioni di gas serra e nel consumo di risorse globali. Concentrarsi unicamente sulla Cina rischia di semplificare eccessivamente le dinamiche complesse dell’Antropocene e di eludere questioni di giustizia ambientale globale. Per approfondire questa critica, si suggerisce di esplorare gli studi di ecologia politica e di geografia critica, e di leggere autori come Jason Moore che analizzano le radici storiche del capitalismo e del suo impatto ambientale globale.Abbiamo riassunto il possibile
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