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“Animali filosofici. L’opera al bianco del pittore Lorenzo Vale” di Ivan Buttazzoni è un viaggio affascinante nel mondo di Lorenzo Vale, un artista che trasforma la tela in un laboratorio di idee, esplorando il confine tra il visibile e l’invisibile, tra la materia e lo spirito. Buttazzoni ci guida attraverso le opere di Vale, rivelando un pittore-filosofo che, come un fenomenologo, cerca l’essenza delle cose, in particolare degli animali, elevandoli a simboli di profonde verità interiori. L’arte di Vale, intrisa di un “Limbo Neoclassico”, purifica i soggetti per rivelarne l’immortalità, abbracciando un “Bello ideale” che unisce estetica e morale, un’eco del pensiero greco e neoplatonico. I suoi dipinti, spesso ambientati in una Udine immaginaria e ultraterrena, dove il reale si fonde con il sogno, ci invitano a riflettere sul nostro posto nel cosmo e sulla nostra connessione con il divino. Attraverso un linguaggio che mescola Neoclassicismo, Surrealismo e un tocco di Rococò, Vale ci presenta un “Eros espanso”, una celebrazione della vita in tutte le sue sfumature, anche nella contemplazione della morte. L’opera al bianco di Vale, con il suo candore e la sua ricerca di purezza spirituale, ci offre una prospettiva unica sulla dignità animale e sull’evoluzione interiore, trasformando ogni pennellata in un invito alla saggezza ancestrale e alla redenzione.Riassunto Breve
L’arte di Lorenzo Vale si concentra sulla rappresentazione di “Cose” che acquisiscono un significato filosofico attraverso la loro raffigurazione. Il pittore agisce come un fenomenologo, cercando di cogliere l’essenza ultima di ciò che dipinge, rivelando la sua visione interiore in modo trasparente. Questo approccio lo rende un pittore-filosofo, alla ricerca di “essenze ideali” che svelino la verità delle sue scelte artistiche. I suoi dipinti sono spesso descritti come un “Limbo” o un “Aldilà”, dove i soggetti vengono purificati dagli aspetti transitori per raggiungere un’immortalità. La bellezza autentica si trova nell’essenza, e l’atto di “epoché” del pittore, simile a quello del fenomenologo, elimina il mortale per affermare l’eterno.Un elemento distintivo della sua opera è la presenza di animali, che non sono semplici “cose” ma sembrano incarnare una presenza spirituale e arcaica. Questi animali, inseriti in un contesto “Bestiario Neoclassico”, sono più che semplici creature; riflettono dinamiche psico-emotive umane e uniscono natura e cultura su un piano spirituale. La sua arte è caratterizzata da “nobile semplicità e quieta grandezza”, evitando aggressività e passioni per abbracciare un’apatia stoica e un equilibrio interiore. Lorenzo Vale si inserisce nella tradizione del “classico”, richiamando l’armonia e la proporzione dell’arte greca e rinascimentale. Anche elementi surrealisti vengono reinterpretati in chiave neoclassica. La sua intenzione è rappresentare una realtà pura, innocente, libera da drammi viscerali, tendendo a un “Bello ideale” che è anche buono, vero e giusto. I suoi dipinti trasmettono una spiritualità vibrante, dove gli animali diventano simboli di un’ascesa verso il divino, mediatori tra il mondo fenomenico e quello noumenico.L’arte di Lorenzo Vale si ispira ai concetti greci di *kalòn* e *kalokagathia*, che uniscono bellezza fisica e bontà morale. Questo ideale, già presente nell’arte greca classica, si ritrova nella pittura di Vale attraverso la rappresentazione di animali e figure umane depurate da ogni aggressività, simbolo di misura e purezza. La sua opera riflette anche la visione neoplatonica rinascimentale, che vede la natura come un tutto spirituale e interconnesso. Le opere di Vale, come i “Giardini segreti”, invitano a una riflessione sul posto dell’uomo nel cosmo, proponendo una visione olistica e spirituale della realtà. L’influenza del *Fisiologo*, testo medievale che descrive animali con significati simbolici e morali, è evidente nella rappresentazione degli animali nell’arte di Vale. Essi diventano maestri etici, incarnando virtù come la castità e la moderazione, e guidando l’osservatore verso la redenzione. Il colore bianco, ricorrente nei suoi dipinti, assume una valenza metafisica, evocando l’estasi e la presenza divina. Vale esplora dimensioni spirituali e realtà nascoste, collegando l’animale al divino attraverso il fiore, simbolo della grazia e della legge divina nella natura. La sua pittura è una ricerca del piacere intellettuale, un’astrazione dalla pulsione sensoriale per raggiungere una purezza interiore. La “Cosa” della pittura di Vale non è la materia, ma lo spirito. Egli parte da un’ispirazione mistica per poi calarsi nella realtà, operando una “mimesis spirituale”. La sua arte incarna una bellezza ideale, trascendente, che conferisce alle cose materiali un “più di realtà”, ponendo interrogativi sulla vera natura della realtà e sull’etica. Vale si posiziona tra il mondo ideale e quello materiale, agendo come un oracolo che trasmette verità estetiche attraverso un linguaggio trascendente.La tradizione filosofica ha spesso considerato gli animali come esseri inferiori, privi di razionalità e linguaggio complesso. Tuttavia, una nuova prospettiva, influenzata da pensatori come Jacques Derrida, suggerisce di riconsiderare l’animalità come un concetto più ampio e sfaccettato. L’idea che l’animale possa essere un essere pensante, sognante e desiderante apre a una rivalutazione etica fondamentale. L’opera di Lorenzo Vale esplora questa trasformazione concettuale, proponendo una visione in cui l’animale diventa portatore di un messaggio etico, un “volto dell’Altro” che richiama al rispetto. Attraverso la sua pittura, Vale sembra voler superare la dicotomia tra “bestia” e “anima”, suggerendo una rivoluzione che riconnette l’animalità a dimensioni spirituali e sacre. Le sue opere, che spaziano da rappresentazioni alchemiche a nature morte, utilizzano simboli animali e elementi naturali per esplorare un percorso di crescita spirituale e interiore. In particolare, la serie “Il Profondo” rappresenta una discesa metaforica nelle profondità della psiche umana, equiparando il mondo subacqueo all’inconscio. Qui, i pesci colorati e le antiche vestigia non evocano demoni o inferni, ma piuttosto un mistero interiore calmo e affascinante. Vale suggerisce che l’animalità e lo spirito non sono concetti opposti, ma si fondono in un’unica, complessa psiche. La sua arte invita a confrontarsi con gli aspetti più nascosti di sé, trovando un senso di riconciliazione con il mistero che ci abita, attraverso una conoscenza che deriva dal sogno e dall’intuizione.La pittura di Lorenzo Vale esplora costantemente il confine tra il reale e dimensioni ultraterrene, oniriche e spirituali. Gli uccellini, in particolare, emergono come simboli potenti, rappresentando il passaggio dall’esistenza terrena all’aldilà, al mondo dei sogni e del pensiero. Questi volatili, dipinti con precisione quasi fotografica, acquisiscono una dimensione surrealista quando sovrapposti a un contesto onirico, diventando messaggeri dell’anima e simboli di trascendenza. L’estetica di Vale, pur radicandosi nella natura, trasuda spiritualità, e in opere con uccellini, si avvicina a un’idea di “spiritismo” artistico. L’uso predominante del bianco nelle sue opere simboleggia luce, ordine, purezza e un approccio neoplatonico alla realtà, evocando un senso di trascendenza e speranza. Questo bianco, in contrasto con il nero di altri artisti, diventa il veicolo di una dimensione di esperienza pura e candida. La nobiltà d’animo e la quieta grandezza sono principi che guidano la rappresentazione delle figure animali nell’arte di Vale, riflettendo un’influenza neoclassica. Gli animali esibiscono compostezza, dignità e un’aura di solenne grandezza, incarnando qualità morali come la carità, la fede e la speranza. Anche nella rappresentazione del dolore, come nel “Cervo ferito”, Vale predilige una sofferenza morale, espressa con compostezza e un’astrazione filosofica che commuove per la sua capacità di evocare un mondo di abusi sopportati con amore incondizionato. Le opere che raffigurano paesaggi urbani o sentieri, come “Ritorno in San Giacomo” e “Ritorno da una città lontana”, presentano una Udine immaginaria, ultraterrena, dove il mondo dei vivi e dei morti si compenetrano. Questi dipinti suggeriscono che la dimensione spirituale, l'”altrove” tanto caro a Vale, è già presente nella nostra realtà materiale. L’artista sembra proporre un esperimento surrealista, fondendo sogno e concretezza per comunicare che “Lo Spirito è qui!”, e che l’oltre che cerchiamo è già dentro di noi. L’irruzione del divino, rappresentato da figure come Apollo, convive con l’umano e il quotidiano, sottolineando una vibrazione divina pervasiva nell’intera produzione artistica, dove il bianco diventa la voce silenziosa di Dio che tutto avvolge e valorizza l’esistenza.La pittura di Lorenzo Vale unisce elementi di stili diversi, come il Surrealismo e il Neoclassicismo, creando un “realismo ideale” personale. L’artista mescola suggestioni che ricordano Henri Rousseau, con la sua attenzione all’essenziale e al simbolismo naturale, e René Magritte, creando un linguaggio unico. Vale attinge anche al verismo, al Neoclassicismo e alla pittura naif, dimostrando una formazione colta. Un aspetto distintivo è la convivenza tra lo spirito neoclassico, evidente in opere che richiamano Ingres e David, e un’anima naif. Questa fusione genera un’armonia tra opposti, come si vede in “Composizione con testa di Apollo”. La sua capacità di unire questi stili, come il gusto neoclassico e lo stile naif, viene paragonata a un processo alchemico. In “Viaggio in Provenza”, l’uccellino bianco simboleggia l’anima o una presenza spirituale, distinguendosi per il suo candore in un contesto di colori vivaci. Nella tradizione celtica, gli animali bianchi sono visti come messaggeri spirituali, e il bianco nelle opere di Vale assume un significato ultraterreno, collegato alla magia e alla surrealtà. Si osserva un’influenza Rococò nella rappresentazione degli animali colorati, con piumaggi e pellicce che ricordano gli ornamenti di una festa di corte settecentesca. Questo stile, caratterizzato da delicatezza cromatica e un certo vezzo, si riflette negli animali di Vale, che sembrano esibirsi con cura per l’apparenza. Questa attenzione all’estetica può celare ansie esistenziali, un tema presente anche in artisti Rococò come Fragonard e Watteau. La pittura di Vale, pur celebrando la vita e la vitalità, affronta anche il tema della morte in modo sereno e consapevole. Il colore bianco diventa centrale per rappresentare vita, morte e aldilà, con elementi come uccellini, cavalli o leoni bianchi che rimandano a dimensioni spirituali. Opere come “Pop” suggeriscono una speranza di rinascita. L’artista esplora la totalità dell’esperienza umana, dal concepimento alla morte, con un approccio che ricorda il pensiero neoplatonico. Anche il piacere carnale, come le fragole rosse in “Otto II”, viene trattato con delicatezza, integrandosi in una visione olistica dell’esistenza.La pittura di Lorenzo Vale esplora un erotismo sottile, legato al piacere in tutte le sue forme, sia carnale che spirituale. Questo piacere si manifesta attraverso corpi, fiori e frutti, elementi che stimolano i sensi in modo delicato. La sua arte non si limita a rappresentare la sensualità della pelle, ma estende questo concetto ai petali dei fiori e alla buccia della frutta, creando un “Eros espanso” che celebra l’esistenza stessa. Opere come “Primavera” e “Sole bianco” incarnano questa visione, dove la natura feconda e la magia si fondono in esplosioni esistenziali. L’arte di Vale è definita “magica” perché genera vita ed estasi, unendo l’esperienza mistica all’erotismo, ma sempre in bilico con la “morte bianca”. I suoi fiori, carnali e sensuali, nascondono significati più profondi, come carte da gioco o enigmi metafisici. La sfinge, con la sua natura ambigua e duplice, rappresenta perfettamente questa complessità: umana e animale, terrena e ultraterrena, seducente e pericolosa. La sua pittura è un teatro di ambiguità e mistero, dove ogni elemento può essere sia velenoso che medicinale, celestiale o infernale. Accanto a questa dimensione, emerge una riflessione sull’oscurità e sul “male”. Elementi demoniaci e surreali, ispirati a Bosch o Ernst, compaiono in opere come “Otto VII” e “Otto III”, con creature come la mantide religiosa o lo scorpione. Tuttavia, il “male” in Vale è sottile, elegante, simile allo spleen baudelairiano, manifestandosi in simboli come un revolver o tocchi funerei. I fiori, spesso associati alla morte, diventano simboli di vita e morte allo stesso tempo. Le opere in nero, o “Nigredo”, come “Senza titolo” con la pistola o il melograno in “Otto V”, esplorano il non essere, la fine e il rimpianto esistenziale. L’accostamento di rosso e nero, presente in opere come “Natura morta con testa di San Giovanni”, esprime ansie e malesseri, culminando nella rappresentazione del drago in “I regali per San Giorgio”, simbolo del Male assoluto. Un altro aspetto fondamentale è l’approccio agli animali, in particolare la tigre, dove Vale mostra affinità con Ligabue ma con una sensibilità diversa. Mentre Ligabue esprime un’animalità selvaggia e urlante, Vale la rende regale, composta ed elegante. Questa differenza evidenzia la capacità di Vale di sublimare istinti e passioni, trasformandoli in un fuoco alchemico, metafora della sua arte trasformativa. Vale è un artista riflessivo e filosofico, che crea un “cogito animale”, attribuendo agli animali dignità di esseri pensanti e consapevoli, rompendo con la tradizione che li considera privi di intelletto.L’arte di Lorenzo Vale si distingue per la sua capacità di esprimere la grazia, la dignità e lo spirito degli animali, proponendo un messaggio etico e sociale di grande impatto. Le sue opere, lungi dall’essere quelle di un artista distaccato, sono veri e propri manifesti che mettono in discussione l’atteggiamento umano nei confronti degli animali, considerati vittime di un’antica svalutazione filosofica e culturale. Vale ritrae gli animali non come esseri inferiori o “macchine di carne”, ma come creature dotate di intelligenza, sofferenza e spiritualità, rivendicando la loro emancipazione dalla condizione di sottomissione. La sua pittura scardina le gerarchie tradizionali, rivelando la purezza e la complessità dell’esistenza animale, e promuovendo un’etica basata sul rispetto e sull’inclusione. Il suo messaggio centrale è racchiuso nel comandamento “Non uccidere” e “Non torturare”, un appello alla sacralità della vita animale che contrasta con la crudeltà e lo sfruttamento spesso perpetrati dall’uomo. Le sue rappresentazioni, come quelle dei pesci pensanti nella serie “Il profondo”, reinterpretano simboli tradizionali, attribuendo consapevolezza e profondità a creature solitamente relegate a un’esistenza inconsapevole. In questo modo, Vale indica una via verso un futuro più etico, in cui la vita animale è riconosciuta e valorizzata.Le opere di Lorenzo Vale esplorano il concetto di evoluzione interiore attraverso un linguaggio simbolico, dove gli animali rappresentano diverse sfaccettature dell’animo umano. Il dipinto “Get up” illustra una salita spirituale a spirale, con un elefante in basso, simbolo del sé materiale e terreno, legato al mondo. Sopra di lui, altri animali come cavalli, una tigre e uno scoiattolo ascendono, rappresentando le varie componenti psichiche che si elevano. Questo percorso è visto come un processo alchemico, una trasformazione da uno stato “mondano” a uno “spirituale”, dove l’elefante, con la sua stabilità e pesantezza, funge da base materiale per questa crescita. L’estetica di Vale è definita “al Bianco” (Albedo), una fase alchemica che unisce il corpo e lo spirito. L’opera “Il Cervo Ferito” incarna questa poetica, mostrando un’apparizione eterea e sanguinante che racchiude la riflessione dell’artista. Il cervo, muto e sofferente, simboleggia la spiritualità che brama una carne vissuta con consapevolezza etica. Il suo sangue rosso, metafora della Rubedo (l’Opera al Rosso), indica la necessità di integrare l’esperienza terrena e la sua trascendenza. Il pensiero di Vale suggerisce che l’evoluzione interiore, un ciclo continuo, richiede la presenza di tutti i livelli, radicati nella fisicità dell’elefante. Il cervo ferito, con il suo sangue, insegna a sopportare la sofferenza con dignità e a vivere la propria esistenza come un mito personale. Il corpo, in questo contesto, diventa un veicolo e una porta per l’esperienza spirituale, un punto di passaggio tra il materiale e l’immateriale, dove l’artista attende, silenzioso e sofferente come il suo cervo.Riassunto Lungo
1. Il Limbo Neoclassico degli Animali Spirituali
La Ricerca dell’Essenza nella Pittura di Lorenzo Vale
La pittura di Lorenzo Vale si concentra sulla rappresentazione di “Cose”, enti che acquisiscono un significato filosofico attraverso la loro raffigurazione. Il pittore agisce come un fenomenologo, cercando di cogliere l’essenza ultima di ciò che dipinge, rivelando la sua visione interiore in modo trasparente. Questo approccio lo rende un pittore-filosofo, alla ricerca di “essenze ideali” che svelino la verità delle sue scelte artistiche.Un Limbo di Bellezza Eterna
I suoi dipinti sono spesso descritti come un “Limbo” o un “Aldilà”, dove i soggetti vengono purificati dagli aspetti transitori per raggiungere un’immortalità. La bellezza autentica si trova nell’essenza, e l’atto di “epoché” del pittore, simile a quello del fenomenologo, elimina il mortale per affermare l’eterno.Gli Animali come Incarnazioni Spirituali
Un elemento distintivo della sua opera è la presenza di animali, che non sono semplici “cose” ma sembrano incarnare una presenza spirituale e arcaica. Questi animali, inseriti in un contesto “Bestiario Neoclassico”, sono più che semplici creature; riflettono dinamiche psico-emotive umane e uniscono natura e cultura su un piano spirituale. La sua arte è caratterizzata da “nobile semplicità e quieta grandezza”, evitando aggressività e passioni per abbracciare un’apatia stoica e un equilibrio interiore.Il Ritorno al Classico e l’Influenza Illuminista
Lorenzo Vale si inserisce nella tradizione del “classico”, richiamando l’armonia e la proporzione dell’arte greca e rinascimentale. Anche elementi surrealisti vengono reinterpretati in chiave neoclassica. La sua intenzione è rappresentare una realtà pura, innocente, libera da drammi viscerali, tendendo a un “Bello ideale” che è anche buono, vero e giusto. I suoi dipinti trasmettono una spiritualità vibrante, dove gli animali diventano simboli di un’ascesa verso il divino, mediatori tra il mondo fenomenico e quello noumenico.La Ragione come Via alla Trascendenza
La sua pittura è profondamente influenzata dal pensiero illuminista e kantiano, enfatizzando il ruolo della ragione come facoltà critica e organizzatrice della realtà. La ragione, per Vale, non è un limite all’esperienza, ma uno strumento per accedere a un ordine divino e terreno, un’estetica basata sulla compostezza e sulla sintesi geometrica. Egli aspira a essere un “noumenologo”, un pittore di archetipi cosmici che, attraverso la ragione, rivela una realtà trascendente e spirituale. Gli animali diventano guide verso la saggezza ancestrale e la redenzione.Se la pittura di Lorenzo Vale aspira a una “realtà pura, innocente, libera da drammi viscerali” e a un “Bello ideale” che è anche buono, vero e giusto, come concilia questa aspirazione con l’influenza illuminista e kantiana che enfatizza la ragione come facoltà critica e organizzatrice, potenzialmente in grado di svelare anche le complessità e le contraddizioni della realtà, piuttosto che una sua purificazione aprioristica?
Il capitolo presenta un’interessante dicotomia tra la ricerca di un’essenza pura e la metodologia razionale illuminista, ma non chiarisce come questi due aspetti si integrino senza creare una tensione irrisolta. Per approfondire questa questione, sarebbe utile esplorare la filosofia estetica di Kant, in particolare le sue riflessioni sul “sublime” e sulla dialettica del giudizio estetico, che riconoscono la presenza di aspetti problematici e non immediatamente armoniosi nell’esperienza del bello. Inoltre, un’analisi più dettagliata delle opere di Vale, con un confronto specifico con artisti che hanno affrontato la complessità della realtà attraverso la ragione e la critica, potrebbe fornire un contesto più solido per comprendere questa specifica declinazione del “classico” e della spiritualità.Lorenzo Vale: Bellezza Ideale e Purezza Spirituale
L’ispirazione classica e rinascimentale
L’arte di Lorenzo Vale trae profonda ispirazione dai concetti greci di kalòn e kalokagathia, che fondono la bellezza esteriore con la bontà morale. Questo ideale estetico, già centrale nell’arte greca classica, si manifesta nella pittura di Vale attraverso la rappresentazione di animali e figure umane prive di ogni tratto aggressivo, simboli di equilibrio e purezza. La sua opera riflette inoltre la visione neoplatonica del Rinascimento, che considera la natura come un’entità spirituale e interconnessa.La natura come guida spirituale
Le opere di Vale, come i “Giardini segreti”, invitano a una riflessione sul posto dell’uomo nel cosmo, proponendo una visione olistica e spirituale della realtà. L’influenza del Fisiologo, un testo medievale che descrive animali attribuendo loro significati simbolici e morali, è evidente nella rappresentazione degli animali nell’arte di Vale. Essi diventano veri e propri maestri etici, incarnando virtù come la castità e la moderazione, e guidando l’osservatore verso un percorso di redenzione.Il significato del colore bianco e la ricerca interiore
Il colore bianco, elemento ricorrente nei suoi dipinti, acquisisce una valenza metafisica, evocando stati di estasi e la presenza del divino. Vale esplora dimensioni spirituali e realtà nascoste, collegando il mondo animale al divino attraverso la figura del fiore, simbolo della grazia e della legge divina presente in natura. La sua pittura è una ricerca del piacere intellettuale, un distacco dalla pulsione sensoriale volto al raggiungimento di una purezza interiore.La “Cosa” della pittura: spirito e mimesis spirituale
Nell’arte di Vale, la “Cosa” della pittura non è la materia, ma lo spirito. Egli parte da un’ispirazione mistica per poi immergersi nella realtà, operando una vera e propria “mimesis spirituale”. La sua arte incarna una bellezza ideale e trascendente, che conferisce alle cose materiali un “di più di realtà”, sollevando interrogativi sulla vera natura della realtà e sull’etica. Vale si colloca in uno spazio di connessione tra il mondo ideale e quello materiale, agendo come un oracolo che trasmette verità estetiche attraverso un linguaggio trascendente.Se la natura è un’entità spirituale interconnessa e gli animali sono maestri etici, come si concilia questo con la crudeltà e la sofferenza che spesso si osservano nel mondo naturale, e come può un’arte che idealizza la purezza guidare verso una redenzione da una realtà intrinsecamente imperfetta?
Il capitolo presenta un’affascinante fusione tra ispirazione classica, neoplatonismo e simbolismo animale, ma lascia aperte questioni fondamentali sulla coerenza tra l’ideale di purezza spirituale e la complessa, talvolta brutale, realtà naturale. Per approfondire la comprensione di questa apparente dicotomia, sarebbe utile esplorare discipline come la filosofia della natura, l’etica animale e le teorie sull’estetica del sublime, che affrontano la dualità tra bellezza e terrore nel mondo naturale. Autori come Immanuel Kant, con le sue riflessioni sul sublime, o filosofi contemporanei che si occupano di ecologia profonda e animal studies, potrebbero offrire prospettive illuminanti per colmare questa lacuna argomentativa.2. L’Animale come Specchio dell’Anima e della Psiche
Una Nuova Visione dell’Animalità
La tradizione filosofica ha spesso considerato gli animali come esseri inferiori, privi di razionalità e linguaggio complesso. Tuttavia, una nuova prospettiva, influenzata da pensatori come Jacques Derrida, suggerisce di riconsiderare l’animalità come un concetto più ampio e sfaccettato. L’idea che l’animale possa essere un essere pensante, sognante e desiderante apre a una rivalutazione etica fondamentale.L’Arte di Lorenzo Vale: Un Ponte tra Animalità e Spiritualità
L’opera di Lorenzo Vale esplora questa trasformazione concettuale, proponendo una visione in cui l’animale diventa portatore di un messaggio etico, un “volto dell’Altro” che richiama al rispetto. Attraverso la sua pittura, Vale sembra voler superare la dicotomia tra “bestia” e “anima”, suggerendo una rivoluzione che riconnette l’animalità a dimensioni spirituali e sacre. Le sue opere, che spaziano da rappresentazioni alchemiche a nature morte, utilizzano simboli animali e elementi naturali per esplorare un percorso di crescita spirituale e interiore.“Il Profondo”: Un Viaggio nella Psiche Umana
In particolare, la serie “Il Profondo” rappresenta una discesa metaforica nelle profondità della psiche umana, equiparando il mondo subacqueo all’inconscio. Qui, i pesci colorati e le antiche vestigia non evocano demoni o inferni, ma piuttosto un mistero interiore calmo e affascinante. Vale suggerisce che l’animalità e lo spirito non sono concetti opposti, ma si fondono in un’unica, complessa psiche. La sua arte invita a confrontarsi con gli aspetti più nascosti di sé, trovando un senso di riconciliazione con il mistero che ci abita, attraverso una conoscenza che deriva dal sogno e dall’intuizione.Se l’arte di Lorenzo Vale mira a scardinare le gerarchie tradizionali e a promuovere un’etica basata sul rispetto universale, come concilia questo intento con la potenziale antropomorfizzazione degli animali, che potrebbe, paradossalmente, rafforzare una visione antropocentrica mascherata?
Il capitolo presenta l’arte di Lorenzo Vale come un potente strumento di sensibilizzazione etica nei confronti del mondo animale, sottolineando la sua capacità di attribuire intelligenza, sofferenza e spiritualità a creature spesso sottovalutate. Tuttavia, l’argomentazione potrebbe beneficiare di un’analisi più approfondita delle implicazioni filosofiche e psicologiche dell’attribuzione di concetti umani, come la “spiritualità” o la “consapevolezza” in senso lato, a specie diverse dalla nostra. Per esplorare queste sfumature, sarebbe utile approfondire studi etologici che indagano la cognizione animale da prospettive scientifiche rigorose, magari confrontandosi con le opere di Konrad Lorenz o con le ricerche più recenti nel campo della neurobiologia comparata. Inoltre, una riflessione sulla storia della filosofia morale e animale, che includa autori come Peter Singer o Tom Regan, potrebbe fornire un quadro più completo delle diverse correnti di pensiero e aiutare a discernere se l’approccio di Vale si allinea con una vera emancipazione o rischia di ricadere in vecchi schemi interpretativi.6. L’Evoluzione Interiore e il Simbolismo Animale
La Spirale dell’Evoluzione Interiore
Le opere di Lorenzo Vale esplorano il concetto di evoluzione interiore attraverso un linguaggio simbolico, dove gli animali rappresentano diverse sfaccettature dell’animo umano. Il dipinto “Get up” illustra una salita spirituale a spirale, con un elefante in basso, simbolo del sé materiale e terreno, legato al mondo. Sopra di lui, altri animali come cavalli, una tigre e uno scoiattolo ascendono, rappresentando le varie componenti psichiche che si elevano. Questo percorso è visto come un processo alchemico, una trasformazione da uno stato “mondano” a uno “spirituale”, dove l’elefante, con la sua stabilità e pesantezza, funge da base materiale per questa crescita.L’Estetica “Al Bianco” e il Cervo Ferito
L’estetica di Vale è definita “al Bianco” (Albedo), una fase alchemica che unisce il corpo e lo spirito. L’opera “Il Cervo Ferito” incarna questa poetica, mostrando un’apparizione eterea e sanguinante che racchiude la riflessione dell’artista. Il cervo, muto e sofferente, simboleggia la spiritualità che brama una carne vissuta con consapevolezza etica. Il suo sangue rosso, metafora della Rubedo (l’Opera al Rosso), indica la necessità di integrare l’esperienza terrena e la sua trascendenza.Il Ciclo Continuo dell’Evoluzione
Il pensiero di Vale suggerisce che l’evoluzione interiore, un ciclo continuo, richiede la presenza di tutti i livelli, radicati nella fisicità dell’elefante. Il cervo ferito, con il suo sangue, insegna a sopportare la sofferenza con dignità e a vivere la propria esistenza come un mito personale. Il corpo, in questo contesto, diventa un veicolo e una porta per l’esperienza spirituale, un punto di passaggio tra il materiale e l’immateriale, dove l’artista attende, silenzioso e sofferente come il suo cervo.Se l’evoluzione interiore è un ciclo continuo radicato nella fisicità, come si concilia la sofferenza del cervo ferito con la stabilità dell’elefante, e quale fondamento scientifico o filosofico supporta questa interdipendenza simbolica?
Il capitolo presenta un’interessante metafora alchemica per descrivere la crescita spirituale, ma la connessione tra i diversi livelli simbolici (elefante, cavalli, tigre, scoiattolo) e il loro radicamento nella fisicità dell’elefante potrebbe beneficiare di un’esplicitazione più chiara delle dinamiche psicologiche e filosofiche sottostanti. La figura del cervo ferito, pur evocativa, necessita di un’ulteriore elaborazione per chiarire come la sofferenza possa essere integrata eticamente e come questo processo si traduca in un’esperienza spirituale concreta. Per approfondire queste tematiche, si consiglia di esplorare le opere di Carl Gustav Jung, in particolare quelle relative all’inconscio collettivo e agli archetipi, e di considerare testi di filosofia della mente che affrontino il rapporto tra corpo e spirito, come quelli di Maurice Merleau-Ponty.Abbiamo riassunto il possibile
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