Contenuti del libro
Informazioni
“Andare per le cattedrali di Puglia. Ediz. illustrata” di Sergio Valzania ti porta in un viaggio che non è solo fisico, ma anche nel tempo e nel modo di percepire l’architettura. L’idea centrale è riscoprire il romanico pugliese, visitando luoghi iconici come le cattedrali di Ruvo e Bitonto e la Basilica di San Nicola a Bari, ma farlo al ritmo lento del passo umano. Il libro spiega come camminare cambi radicalmente l’esperienza, permettendoti di assorbire davvero l’ambiente e l’architettura, a differenza della velocità frenetica dei mezzi moderni. Ma non si ferma qui: Valzania scava a fondo nella storia del restauro architettonico di questi edifici. Ti fa capire che l’aspetto che vediamo oggi non è necessariamente quello medievale originale, ma è il risultato di interventi successivi, soprattutto quelli tra fine Ottocento e Novecento, che hanno rimosso aggiunte barocche per esporre la pietra, influenzati dal gusto moderno per la semplicità. È affascinante vedere come la storia del restauro sia essa stessa uno strato che si aggiunge alla vita dell’edificio. Questo libro ti offre una prospettiva unica su queste meraviglie della Puglia, facendoti riflettere su come il passato viene interpretato e presentato oggi.Riassunto Breve
Viaggiare a piedi offre un modo diverso di vedere i luoghi rispetto ai mezzi veloci. Camminando si entra in contatto con l’ambiente, usando tutti i sensi e diventando parte del territorio. La lentezza permette di notare i dettagli e capire meglio l’insieme. Nel passato, la distanza tra i paesi era spesso quella di un giorno di cammino, circa venti-venticinque chilometri, e questo influenzava dove venivano costruiti gli edifici importanti. Le cattedrali romaniche pugliesi di Ruvo, Bitonto e la basilica di San Nicola a Bari si trovano a distanze simili, pensate per essere visitate in giorni successivi. Lo stile romanico pugliese, diffuso nel XII e XIII secolo, usa pietra locale, muri spessi, archi a tutto sesto e tetti in legno. È un mix di influenze diverse, ma crea un’identità propria. L’esperienza di queste chiese è legata al ritmo lento del viaggio. La cattedrale di Ruvo ha una facciata con un grande rosone e la figura del Sedente, un portale decorato con leoni e grifoni. L’interno è semplice, con pilastri diversi e tracce di affreschi. La cattedrale di Bitonto è considerata un capolavoro per le sue proporzioni. Ha un rosone alto, portali con leoni e grifoni, e sull’architrave scene della Natività e l’Anastasis, che mostrano legami con l’Oriente. L’interno ha navate separate da colonne e pilastri alternati, con matronei sopra le navate laterali. All’esterno c’è un loggiato e una “seconda facciata” con un rosone. Sotto la navata centrale si trova un mosaico antico. L’interno, come a Ruvo, è spoglio e trasmette rigore. Entrambe le chiese mostrano l’influenza della basilica di San Nicola. La basilica di San Nicola a Bari è più grande, con una facciata principale a tre portali e due torri. Ha anche una facciata posteriore verso il mare. L’interno è simile a Bitonto, con matronei e un ritmo alternato di sostegni. Contiene opere come la Cattedra di Elia e il Ciborio di Eustazio. Un forte contrasto è il grande soffitto barocco del Seicento, molto decorato, che copre la struttura romanica. Questa sovrapposizione di stili mostra come il gusto e la fede cambiano nel tempo. L’idea di conservare gli edifici antichi nasce nell’Ottocento con il Romanticismo. Nascono due idee diverse di restauro: Viollet-le-Duc vuole ricostruire gli edifici come se fossero perfetti, anche se non lo sono mai stati, mentre Ruskin pensa che il restauro sia una distruzione e preferisce lasciare le cose come sono. Nel Novecento si sviluppano principi come il minimo intervento, la riconoscibilità delle aggiunte, la reversibilità e la fruibilità. Il minimo intervento è vicino all’idea di Ruskin. La riconoscibilità fa vedere cosa è originale e cosa è aggiunto. La reversibilità permette di tornare indietro. La fruibilità richiede di adattare gli edifici all’uso moderno, a volte creando problemi con gli altri principi. I restauri mostrano l’epoca in cui vengono fatti, come la Pieve di Fornovo che ha un aspetto influenzato dal periodo fascista o la Pieve di Bardone che ha un aspetto moderno. Ogni restauro aggiunge un pezzo alla storia dell’edificio. Tra fine Ottocento e anni Trenta del Novecento, il restauro delle cattedrali pugliesi cambia. Prima si aggiungevano stili, come il barocco. Poi si decide di togliere queste aggiunte per cercare un aspetto medievale originale. Questo trasforma gli edifici da luoghi vivi a “musei”. Questo tipo di restauro non è neutro, ma riflette il gusto del tempo. Ruskin diceva che il passato non si può ricreare. In Italia, figure come Camillo Boito e Gustavo Giovannoni influenzano il dibattito. Giovannoni, anche sotto il fascismo, promuove la “liberazione” dalle aggiunte. L’architettura moderna europea, con figure come Adolf Loos, rifiuta la decorazione e valorizza la struttura nuda. Questo gusto influenza i restauratori pugliesi, che vedono il Medioevo come un’epoca austera. Cercano di riportare gli edifici a una forma iniziale, come si fa con i testi antichi. C’è anche un favore per il Medioevo rispetto al Barocco. Ettore Bernich, dalla fine dell’Ottocento, inizia a togliere le aggiunte settecentesche a Bitonto e Ruvo, scoprendo le strutture originali. Togliere soffitti, stucchi e altari espone la pietra, perché si pensa che la struttura sia la cosa più importante. Ma nel Medioevo la decorazione era essenziale, come le pagine di un libro. Spogliare le chiese non le riporta al loro aspetto medievale, ma le adatta al gusto moderno che non vuole l’ornamento. Negli anni Trenta, i restauri continuano, specialmente a Ruvo, togliendo cappelle e altre strutture per mostrare la forma romanica, seguendo l’idea di ripristinare un passato interpretato secondo il gusto dell’epoca. Il passato non si può raggiungere e la sua conoscenza è incerta. L’unica cosa possibile è mantenere un edificio come è, rallentando il suo degrado. Ogni tentativo di riportare un’architettura a uno stato precedente fallisce, perché l’intervento del restauratore mette il segno del suo tempo e del suo gusto. Le cattedrali pugliesi restaurate non hanno l’aspetto originale. Togliere le decorazioni barocche per trovare un aspetto autentico non considera che il barocco aveva sostituito altre decorazioni, non la pietra nuda. I costruttori medievali pensavano alle chiese affrescate, dove struttura e decorazione erano unite. L’estetica del Novecento, influenzata da Razionalismo e Funzionalismo, non vuole la decorazione e mette in risalto i materiali da costruzione. Restaurare significa mostrare le strutture senza aggiunte decorative. Questo è simile a come si guardavano i templi greci nel Neoclassicismo, ignorando i loro colori originali. La rivalutazione del romanico e del gotico in questo periodo porta a considerare autentica solo la struttura sotto le decorazioni barocche. Le cattedrali romaniche pugliesi come appaiono oggi, spoglie e severe, non sono reperti del passato ma il risultato di interventi del Novecento che hanno reinterpretato le strutture medievali. Sono creazioni artistiche moderne, coerenti con una sensibilità contemporanea che ama gli spazi semplici e una spiritualità senza troppi ornamenti. Questa estetica piace allo sguardo moderno, che vede in essa qualcosa di antico anche se è in parte un risultato recente.Riassunto Lungo
1. L’architettura al ritmo del passo
Viaggiare a piedi offre un modo di vivere i luoghi profondamente diverso dalla velocità dei mezzi moderni come auto o aereo. Il camminare permette un contatto intimo con l’ambiente circostante, attivando tutti i sensi e facendo sentire chi cammina parte integrante del territorio che attraversa. Non si osserva il paesaggio da fuori, ma lo si sperimenta dall’interno. Questa lentezza permette di notare dettagli che altrimenti sfuggirebbero e di comprendere l’insieme in modo completo. Raggiungere una destinazione camminando genera un forte senso di realizzazione e crea un legame speciale con quel luogo.Il Passo Umano e l’Organizzazione del Territorio
Nel passato, la velocità del passo umano era il fattore che determinava la distanza tra i centri abitati. Spesso questa distanza era di circa venti-venticinque chilometri, che corrispondeva più o meno a una giornata di cammino. Questa cadenza ha influenzato profondamente come il territorio veniva organizzato e dove venivano posizionati gli edifici importanti. Le cattedrali pugliesi di Ruvo, Bitonto e la basilica di San Nicola a Bari, splendidi esempi di architettura romanica, si trovano a distanze simili tra loro. Erano pensate per essere raggiunte in giorni successivi di un pellegrinaggio o di un viaggio a piedi. Percorrerle velocemente in auto oggi ne compromette l’apprezzamento, trasformandole in semplici punti di passaggio visivi, senza concedere il tempo necessario per assimilarne la bellezza e il significato.Il Romanico Pugliese: Storia, Stile e Significato
La costruzione di questi edifici risale principalmente al XII e XIII secolo. La basilica di San Nicola è legata all’arrivo delle reliquie nel 1087, un evento di grande importanza. Le cattedrali di Ruvo e Bitonto furono costruite in seguito e si ispirarono proprio a San Nicola. Lo stile di queste architetture, noto come romanico pugliese, si caratterizza per l’uso di muri portanti robusti, archi a tutto sesto e coperture in legno. I materiali impiegati erano la pietra calcarea e il tufo, abbondanti nella regione. Questo stile rappresenta una fusione di diverse influenze storiche e culturali, tra cui elementi bizantini, normanni, svevi, arabi e lombardi. Queste diverse tradizioni si sono unite per creare un percorso artistico unico e facilmente riconoscibile, che esprime una forte identità locale. L’esperienza estetica di queste opere è profondamente legata al ritmo lento del viaggio a piedi, un ritmo che prepara la mente ad accogliere pienamente il loro messaggio artistico e spirituale.È davvero il passo umano l’unica chiave per comprendere e apprezzare l’architettura storica, o si rischia di cadere in un romanticismo anacronistico?
Il capitolo pone una forte enfasi sul legame tra il ritmo del cammino e l’esperienza estetica dell’architettura storica, suggerendo che la velocità moderna ne comprometta l’apprezzamento. Tuttavia, questa prospettiva potrebbe non considerare appieno come l’apprezzamento di un’opera architettonica possa avvenire attraverso molteplici modalità, non esclusivamente legate alla velocità di percorrenza fisica o all’esperienza sensoriale diretta. Per approfondire questa complessità, sarebbe utile esplorare la storia della ricezione dell’architettura nelle diverse epoche, le teorie estetiche che analizzano le diverse forme di esperienza artistica e i contributi della sociologia del turismo culturale.2. Pietra, Luce e Fede nel Romanico Pugliese
Le cattedrali di Ruvo e Bitonto sono esempi significativi dell’architettura romanica pugliese, caratterizzata dall’uso della pietra chiara a vista.La Cattedrale di Ruvo
A Ruvo, la facciata si trova più in basso rispetto al piano stradale. È dominata da un grande rosone e dalla figura enigmatica del Sedente, la cui identità, forse un dotto, non è certa. Il portale centrale mostra una decorazione complessa con leoni e grifoni, affiancata da motivi astratti e floreali. L’interno è severo ed essenziale, illuminato da ampie finestre poste in alto. La copertura della navata centrale è realizzata con capriate ravvicinate, una tecnica locale chiamata a chiancarelle. Le navate sono separate da pilastri diversi tra loro. Tracce di affreschi suggeriscono una decorazione pittorica che oggi è in gran parte perduta. L’atmosfera che si respira evoca una fede diretta e una semplicità legata a tempi antichi.La Cattedrale di Bitonto
La cattedrale di Bitonto è considerata un capolavoro per le sue proporzioni armoniose. La facciata principale presenta un rosone posto in alto e portali con decorazioni che ricordano quelle di Ruvo, inclusi leoni e grifoni. L’architrave del portale centrale raffigura scene della Natività, mentre la lunetta mostra l’Anastasis, un dettaglio che indica contatti con l’Oriente. L’interno, diviso in tre navate, è scandito da una sequenza ritmica di colonne e pilastri. Un capitello raffigura Alessandro Magno, a testimonianza dell’abilità degli artigiani dell’epoca. Le navate laterali sostengono un matroneo con grandi trifore. All’esterno, sul lato laterale, si trova un loggiato con esafore. Una “seconda facciata” sul lato sud, con un rosone e la “porta dei maculi”, fu creata per risolvere problemi legati alla luce e all’accesso dalla piazza. Sotto la navata centrale è visibile un mosaico raffigurante un grifo, resto di una chiesa precedente. La rapida sostituzione di questa chiesa fu forse motivata dall’emulazione della Basilica di San Nicola di Bari. L’interno è spoglio, ma ospita elementi notevoli come l’Ambone scolpito da Nicolaus e una lastra scolpita sulla scala, il cui significato, forse legato a una città regia, è ancora dibattuto. La cripta presenta numerose colonne diverse, riutilizzate da edifici antichi. Le capriate del tetto mostrano una colorazione geometrica moderna. L’ambiente interno, come a Ruvo, trasmette un senso di rigore e ricerca spirituale. Entrambe le cattedrali mostrano l’influenza architettonica e decorativa della Basilica di San Nicola di Bari.Davvero la fretta di Bitonto fu solo emulazione di Bari?
Il capitolo propone l’emulazione della Basilica di San Nicola come possibile causa della rapida sostituzione della chiesa precedente a Bitonto. Tuttavia, presentare questa come la motivazione principale, basandosi su un “forse”, lascia spazio a interrogativi. Per comprendere appieno le dinamiche dietro un’impresa costruttiva di tale portata e rapidità, sarebbe fondamentale approfondire il contesto storico, politico ed economico della Puglia medievale, esaminando le fonti relative al patronato e alla cronologia delle fabbriche. Approfondire gli studi di storici dell’arte e medievisti specializzati nell’Italia meridionale potrebbe offrire prospettive più articolate.3. Stratificazioni del Sacro
La Basilica di San Nicola a Bari ha una struttura che ricorda molto le cattedrali di Ruvo e Bitonto, anche se le sue dimensioni sono maggiori. La facciata principale è caratterizzata da tre portali d’ingresso e da linee verticali che la slanciano. Ai lati della facciata si trovano due torri che esistevano già prima della costruzione della basilica e che per questo non sono perfettamente allineate. Una parte interessante è la facciata posteriore, quella che guarda verso il mare. Questa facciata ha una grande finestra al centro e finestre più piccole con due aperture, ed è stata pensata apposta per essere ben visibile ai pellegrini che arrivavano via mare.L’interno e le opere principali
Anche l’interno della basilica presenta somiglianze con la cattedrale di Bitonto. Le navate sono scandite da un ritmo alternato di colonne e pilastri, creando un effetto visivo particolare. Ci sono i matronei, le gallerie superiori, con finestre a tre aperture che si affacciano sulla navata centrale. Dentro la basilica si trovano opere d’arte di grande valore. Tra queste, spiccano la Cattedra di Elia e il Ciborio di Eustazio. È interessante notare che quest’ultimo è servito da modello per realizzare la copia che si trova nella cattedrale di Ruvo.Il grande soffitto barocco
Un elemento che crea un forte contrasto con l’architettura romanica in pietra è il grande soffitto di legno. Questo soffitto è stato aggiunto nel Seicento ed è in stile Barocco, riccamente decorato con dorature e dipinti. La sua presenza si discosta molto dall’aspetto originale della struttura in pietra a vista. Questa sovrapposizione di stili diversi nel tempo fa capire come sono cambiati i gusti e la sensibilità religiosa nei secoli. Si è passati da un’idea di semplicità che oggi associamo al Medioevo a una preferenza per la magnificenza e la ricchezza tipica del Barocco, promossa nelle epoche successive.I restauri e l’idea di bellezza nel tempo
Oggi, i lavori di restauro spesso cercano di eliminare le aggiunte fatte dopo il periodo medievale. Lo scopo è riportare gli edifici a un aspetto che si pensa fosse quello originale, cercando una sorta di autenticità nella forma. Tuttavia, sorge il dubbio se l’estetica del Duecento fosse davvero così semplice e austera come appare oggi. Ci sono esempi di arte dello stesso periodo che mostrano una grande ricchezza decorativa, come gli affreschi luminosi di Assisi o la tradizione delle chiese ortodosse del Monte Athos, dove le pareti sono sempre riccamente decorate. Capire le ragioni e il senso estetico delle epoche passate è una sfida complessa.Ma è credibile che i restauratori credessero davvero di riportare le cattedrali al loro ‘aspetto originale’?
Il capitolo, pur analizzando con lucidità come il restauro sia sempre figlio del proprio tempo e influenzato da mode e ideologie (dal gusto barocco a quello moderno anti-decorativo, fino all’uso politico dell’architettura da parte del regime fascista), non scava a fondo nella psicologia o nelle motivazioni profonde di chi operava concretamente. Se, come giustamente si afferma, la visione del Medioevo era limitata e il gusto moderno prevaleva, in che misura i restauratori erano consapevoli di non “ripristinare” un originale autentico, ma di crearne uno nuovo, idealizzato e funzionale alle esigenze contemporanee? Per approfondire questa tensione tra l’intenzione dichiarata (il ripristino) e la pratica effettiva (la creazione influenzata dal presente), sarebbe utile esplorare ulteriormente la storia delle teorie del restauro nel periodo considerato, studiando più a fondo il pensiero e gli scritti non solo di figure come Boito, Giovannoni e Piacentini, ma anche di altri restauratori attivi sul campo, per capire come giustificassero le proprie scelte e quale fosse il loro effettivo rapporto con le critiche (come quelle di Ruskin) che già all’epoca mettevano in guardia contro l’illusione del ripristino.6. Restauro come Creazione Moderna
Il passato non può essere raggiunto e sapere esattamente com’era è difficile. Per questo, l’unica cosa possibile è mantenere un edificio o un oggetto così com’è ora, cercando di rallentare il suo deterioramento. Ogni tentativo di riportare un’architettura a come si pensa fosse in origine non funziona, perché chi restaura lascia inevitabilmente il segno del suo tempo e del suo gusto.L’esempio delle Cattedrali Pugliesi
Le cattedrali in Puglia, dopo i lavori fatti tra la fine dell’Ottocento e la Seconda Guerra Mondiale, non mostrano il loro aspetto antico. Guardando bene, gli interni non sono quelli originali. Le decorazioni barocche, che erano state aggiunte in seguito, furono tolte per far vedere un aspetto che si credeva fosse quello vero e più antico. In realtà, le decorazioni barocche avevano preso il posto di altre decorazioni ancora più vecchie, non c’era la pietra nuda. I costruttori del Medioevo pensavano le loro chiese piene di affreschi, senza separare nettamente la struttura portante dalle decorazioni.
L’Influenza dell’Estetica Moderna
Nel Novecento, l’arte e l’architettura, influenzate da idee come il Razionalismo e il Funzionalismo, non amavano le decorazioni considerate superflue. Si preferiva mostrare i materiali e la struttura stessa degli edifici. In questo periodo, restaurare significava spesso togliere le aggiunte decorative per far vedere le strutture architettoniche nella loro essenzialità. Questo modo di fare ricorda un po’ quello usato in passato per i templi greci, dove si ignorava il fatto che in origine fossero colorati.
Le Cattedrali Pugliesi come Opere Moderne
In quel clima culturale, si tornò a dare valore agli stili Romanico e Gotico, e si iniziò a pensare che solo la struttura sotto le decorazioni barocche fosse la parte autentica. Le cattedrali romaniche pugliesi, come le vediamo oggi, spoglie e severe, non sono reperti esatti del passato. Sono il risultato di lavori fatti nel Novecento che hanno reinterpretato le forme medievali. Rappresentano creazioni artistiche nuove e decisamente moderne, che si adattano bene alla sensibilità di oggi, che apprezza gli spazi semplici e una spiritualità senza troppi ornamenti. Questo aspetto essenziale affascina chi guarda oggi, che ci vede qualcosa di antico anche se in parte è stato creato di recente.
Il capitolo riduce il restauro a una mera questione di gusto estetico moderno, ignorando le diverse teorie e pratiche sviluppatesi nel tempo?
Il capitolo efficacemente evidenzia come l’estetica moderna abbia influenzato le pratiche di restauro, portando a interventi che hanno alterato la percezione storica degli edifici. Tuttavia, la discussione sembra concentrarsi su un particolare approccio (la rimozione delle aggiunte) senza esplorare la complessità del dibattito sul restauro che ha animato il XIX e XX secolo. Esistono diverse scuole di pensiero, dalla “restauration stylistique” di Viollet-le-Duc alla conservazione critica, che offrono prospettive differenti sul rapporto con il passato e sull’intervento sull’esistente. Approfondire la storia e le teorie del restauro, magari leggendo testi di autori come Camillo Boito o Cesare Brandi, potrebbe fornire un quadro più completo e articolato.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
