Questo libro inaugura un viaggio nel cuore della semantica operativa, svelando come le operazioni mentali plasmano i significati e le categorie che definiscono la nostra comprensione del mondo. Si parte dall’analisi delle fondamenta cognitive, esplorando come le categorie atomiche di verbità, sostantività e aggettività si combinano per formare costrutti mentali complessi. Si approfondisce il ruolo cruciale di attenzione e memoria nella genesi delle categorie, illuminando i meccanismi inconsci che governano il nostro linguaggio. Il percorso prosegue con la singolarizzazione delle categorie, rivelando come un costrutto unico possa diventare un riferimento, un paradigma per altri. Si indaga, infine, la costruzione della realtà osservata, decifrando il complesso rapporto tra organo e funzione, e mostrando come la mente dà forma alla nostra percezione del mondo.
1. La Chimica della Mente e i Mattoni del Significato
Semantica Operativa e Operazionismo Fisico
La semantica operativa si concentra sulla ricerca delle operazioni che creano i significati, distinguendosi così dall’operazionismo fisico. L’operazionismo fisico considera valido solo ciò che può essere misurato e verificato fisicamente, tipico delle visioni empiriste. Tuttavia, la semantica operativa allarga lo sguardo, includendo anche significati non fisici ma universalmente riconosciuti, come quelli della matematica. In sostanza, la semantica operativa ambisce a scoprire le operazioni che generano tutti i tipi di significato: mentali, fisici e psichici.La Democrazia delle Parole e l’Analisi Scientifica del Significato
La filosofia tradizionale spesso ha dato più importanza ad alcune parole, considerandole portatrici di significati fondamentali. Però, raramente si è preoccupata di definire in modo pratico e concreto questi significati. La semantica operativa propone un approccio diverso, una sorta di “democrazia delle parole”. Questo significa analizzare ogni parola con la stessa attenzione e rigore, senza privilegiarne alcune a priori. In questo modo, la semantica diventa una vera e propria scienza, capace di studiare i significati in modo oggettivo. Per fare ciò, la semantica separa i significati dalle parole concrete, utilizzando simboli specifici che possono essere compresi da persone di lingue e culture diverse.Critica al Realismo Ingenuo e la Costruzione Mentale della Realtà
L’analisi semantica operativa critica il “raddoppio conoscitivo” tipico del realismo ingenuo. Il realismo ingenuo presuppone che la nostra mente sia una copia fedele della realtà esterna. Invece, la semantica operativa spiega che la conoscenza nasce dalle operazioni mentali che mettiamo in atto, e non da una semplice ricezione passiva di ciò che esiste fuori di noi. Le categorie mentali sono essenziali in questo processo. Queste categorie non sono ricavate direttamente dalla realtà fisica, ma sono costruite dalla nostra mente e poi applicate al mondo esterno per comprenderlo.Attenzione, Memoria e le Categorie Fondamentali del Linguaggio
L’attenzione e la memoria sono i meccanismi mentali fondamentali che ci permettono di creare i significati delle categorie. L’obiettivo dell’analisi semantica è proprio quello di portare alla luce le operazioni mentali che avvengono automaticamente quando usiamo il linguaggio. Si parte dalle forme più semplici di attenzione, strutturate dalla memoria, per arrivare a costruire significati complessi. In questo processo, emergono tre categorie fondamentali: la verbità (ciò che riguarda i verbi), la sostantività (ciò che riguarda i nomi) e l’aggettività (ciò che riguarda gli aggettivi). Queste categorie sono alla base della struttura grammaticale e del significato di ogni lingua. Ogni significato è composto sia da un contenuto (ciò che significa) sia da una forma (come è espresso), e la semantica operativa cerca di capire entrambi questi aspetti, collegandoli alle operazioni mentali che li generano.Ma la “semantica operativa” è davvero una disciplina così innovativa come viene presentata, o rischia di essere una ripetizione, magari con un nome diverso, di concetti già noti in filosofia del linguaggio e scienze cognitive?
Il capitolo introduce la semantica operativa come una novità, ma non chiarisce in modo sufficiente la sua distinzione da approcci esistenti. Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile confrontare la semantica operativa con le teorie classiche della semantica filosofica, come quelle di Frege o Wittgenstein, e con le moderne teorie cognitive del linguaggio. Approfondire autori come Chomsky per la linguistica e autori come Fodor per la filosofia della mente potrebbe fornire un quadro più completo.2. La Genesi delle Categorie Mentali
Categorie Mentali di Base
Vengono presentate le categorie mentali più semplici. Queste categorie nascono da tre tipi di operazioni fondamentali: combinazione, metamorfosi e inserimento. Queste operazioni si applicano a tre categorie di base, considerate come atomi del pensiero: verbità, sostantività e aggettività. Attraverso queste operazioni, i momenti in cui la mente si concentra possono essere organizzati in strutture mentali più complesse.La Combinazione
La combinazione è un’operazione che unisce due categorie. Quando si combinano, le categorie perdono la loro struttura più complessa. Allo stesso tempo, i momenti di attenzione vengono riorganizzati. Un esempio di combinazione è quello che avviene tra due verbità. Da questa unione nasce il concetto di singolare. Il singolare serve a identificare un momento centrale dell’attenzione, che si trova tra due interruzioni.Metamorfosi e Inserimento
La metamorfosi è un’operazione che trasforma una categoria in un’altra. Questo avviene sostituendo il primo momento strutturale della categoria di partenza. L’inserimento, invece, è un’operazione che aggiunge una categoria alla fine di un’altra categoria già esistente. Se si trasforma la verbità in sostantività attraverso la metamorfosi, si crea un tipo di struttura mentale. Se si inserisce la verbità nella sostantività, si crea una struttura mentale diversa. Questo dimostra che l’ordine in cui si eseguono queste operazioni cambia la forma della struttura mentale finale.Categorie Grammaticali e Concetti Derivati
Queste operazioni non servono solo a definire le categorie grammaticali che conosciamo, come verbi, sostantivi e aggettivi. Permettono anche di formare concetti importanti come singolare e plurale, oppure il correlatore (che è alla base di preposizioni e congiunzioni), soggetto e oggetto. Il correlatore, per esempio, nasce dalla combinazione di sostantività e aggettività. La sua funzione è quella di collegare tra loro strutture mentali separate, formando così proposizioni e periodi. Queste costruzioni sono fondamentali per la sintassi, cioè per la struttura delle frasi, e per il pensiero in generale.Oggetto, Soggetto e Plurale
Anche le categorie di oggetto e soggetto nascono dalla combinazione. La differenza tra oggetto e soggetto dipende dalla forma tematica: l’oggetto ha la forma dell’aggettivo, mentre il soggetto ha la forma del sostantivo. Il plurale e il duale, che indica il numero due, si formano ripetendo la combinazione di sostantività e aggettività. Se si applicano operazioni come la metamorfosi e l’inserimento alle categorie di plurale e duale, si ottengono i concetti di collettivi, che indicano gruppi di elementi.Operazione e Avverso
Infine, le categorie di operazione e avverso sono il risultato di combinazioni specifiche tra le categorie di base. In particolare, l’avverso rappresenta la base per esprimere il negativo e l’opposizione. L’insieme di tutte queste operazioni e categorie di base forma un sistema completo. Questo sistema ci permette di capire come si formano i significati e le strutture del linguaggio, partendo da processi mentali molto semplici.Ma è davvero così lineare? Possiamo ridurre la genesi delle categorie mentali a semplici operazioni su ‘verbità, sostantività, aggettività’, o stiamo forse trascurando la ben più complessa interazione tra mente, corpo e ambiente che dà forma al nostro pensiero?
Il capitolo descrive un sistema elegante, ma l’idea che categorie mentali complesse emergano da operazioni così basilari su entità astratte come ‘verbità’ e ‘sostantività’ appare riduttiva. Per una comprensione più approfondita, sarebbe utile confrontare questo approccio con le teorie della linguistica cognitiva e della filosofia del linguaggio che enfatizzano il ruolo dell’esperienza incarnata e dell’interazione sociale nella formazione del pensiero. Autori come Lakoff e Johnson, con la loro teoria della metafora concettuale, o Tomasello, con i suoi studi sull’acquisizione del linguaggio nei bambini, offrono prospettive complementari e cruciali.3. Genesi del Significato: Operazioni e Categorie nella Semantica
L’analisi del significato delle parole si basa sulla comprensione di come la nostra mente organizza i concetti. Per capire il significato, è fondamentale capire come le operazioni mentali danno forma alle parole. Operazioni mentali simili possono creare significati diversi a causa di somiglianze nella struttura, che possiamo vedere nelle formule. Se non consideriamo queste somiglianze, capire il significato diventa più difficile. Ad esempio, la parola “criterio” indica un modo per ottenere un risultato valido in ogni situazione.Le parole, anche se usate in modi diversi, hanno un significato di base comune. Questo significato di base si arricchisce con diverse sfumature, che nascono da cambiamenti di forma e dall’aggiunta di nuove categorie. Prendiamo la parola “corpo”: può avere un significato legato allo spazio, diverso da quello che ha in espressioni come “corpo militare”. Non esistono parole con lo stesso identico significato. Ogni parola ha delle differenze, anche piccole, nel suo significato.I “diali” nascono quando si uniscono due operazioni fondamentali: il cambiamento di forma e l’aggiunta di categorie. Questa unione crea un equilibrio tra queste due operazioni. Verbi diali come “essere” e “avere” non sono semplici aiuti grammaticali, ma parole che rappresentano situazioni dinamiche e acquisizioni. “Essere” descrive una situazione dinamica che continua nel tempo, mentre “avere” indica un cambiamento iniziale orientato all’ottenimento di qualcosa.Le modifiche formali cambiano le parti finali delle parole senza alterare il significato principale. Invece, le modifiche etimologiche cambiano proprio il significato principale della parola. I nomi astratti, come “oggettività”, nascono trasformando aggettivi in nomi. Questo cambiamento sposta l’attenzione dal concetto intero alle sue parti costitutive. Il formalismo, al contrario, dà più importanza alla forma che al contenuto, spostandosi da ciò che è concreto a ciò che è formale.I cambiamenti formali nei verbi riguardano tempi e modi, e si ottengono attraverso trasformazioni e aggiunte. I verbi servili, come “volere” e “potere”, sono diali profondi, legati strettamente alle forme temporali e modali. Essi funzionano come elementi che trasportano informazioni sui tempi e sui modi del verbo principale. Le modalità, come “possibile” e “necessario”, derivano da coppie di verbi servili che esprimono significati opposti.Nuovi significati nascono unendo categorie di base, creando nuove forme come articoli e pronomi. Articoli come “il” e “un” nascono applicando la regola del “mettere e togliere” alla singolarità, cioè al concetto di uno solo. I pronomi, che servono a collegare elementi diversi nel discorso, nascono da combinazioni di categorie. I pronomi personali, come “io” e “tu”, nascono unendo la singolarità con le azioni e i soggetti. Anche i numeri e le operazioni matematiche derivano da operazioni sul concetto di singolarità. Infine, trasformazioni e aggiunte creano concetti come “grande”, “semplice”, “stesso” e “figura”. I connettori, invece, uniscono categorie diverse, come accade nel linguaggio della psicologia con termini come “riflesso” e “comportamento”.È davvero la “singolarizzazione” la chiave per comprendere la formazione delle categorie, o rischiamo di forzare la complessità del pensiero umano in uno schema predefinito?
Il capitolo presenta la “singolarizzazione” come operazione fondamentale, quasi fosse un principio universale per la genesi delle categorie mentali. Tuttavia, questa impostazione rischia di apparire eccessivamente schematica e riduttiva. Per valutare appieno la validità di questa teoria, sarebbe utile confrontarla con altre prospettive filosofiche e psicologiche sulla categorizzazione e la formazione dei concetti. Autori come Wittgenstein, con la sua analisi dei giochi linguistici, o studiosi di scienze cognitive che si occupano di prototipi e somiglianze di famiglia, potrebbero offrire spunti critici e complementari per arricchire la comprensione di questi processi.5. La Costruzione della Realtà Osservata
Il concetto di “subordinatore quinario”
Si parla di un tipo speciale di collegamento tra le parole, chiamato “subordinatore quinario”. Questo termine un po’ complicato descrive come cinque operazioni mentali diverse si uniscono per creare significati complessi.L’esempio del rapporto tra “organo” e “funzione”
Un esempio importante per capire questo concetto è il rapporto tra “organo” e “funzione”. Forse non ci pensiamo spesso quando parliamo normalmente, ma questo rapporto è fondamentale nella scienza ed è presente anche nella vita di tutti i giorni, anche se non ce ne accorgiamo subito.Come funziona il “subordinatore quinario”
Il “subordinatore quinario” funziona collegando diversi elementi in una sequenza. Questa sequenza parte dal concetto di “organo” e arriva a quello di “funzione”, passando attraverso diversi passaggi logici. Questi passaggi logici sono simili a quando usiamo parole come “il quale” o “questo” per collegare frasi e idee. In pratica, si sposta l’attenzione da un elemento all’altro, dal soggetto all’oggetto e poi alla funzione. Questo modo di collegare le idee mostra come si passa da una situazione a un’altra che cambia leggermente, proprio come quando diciamo che l’occhio è l’organo che ci permette di vedere, oppure che il freno serve a fermare una macchina. Anche le attività della mente possono essere viste come funzioni del cervello, seguendo questo stesso schema.Priorità logica della funzione sull’organo
Quando parliamo del rapporto tra organo e funzione, sembra che l’organo sia più importante, perché nella frase viene collegato all’elemento centrale del “subordinatore”. Questo può far pensare che la funzione nasca direttamente dall’organo. Però, se guardiamo le cose in modo più logico, è la funzione che deve essere definita per prima. Facciamo un esempio: non possiamo capire cosa sono lo spazio e il tempo semplicemente studiando il cervello. Invece, dobbiamo partire da cosa significano “spazio” e “tempo” per poi cercare di capire cosa succede nel cervello quando pensiamo a queste cose. Allo stesso modo, se guardiamo solo l’occhio, non possiamo capire cosa sono i colori. Dobbiamo prima capire cosa sono i colori per poi capire come funziona l’occhio a livello fisico.L’esempio delle funzioni matematiche
Questo principio vale anche per le funzioni matematiche. Spesso pensiamo che i risultati di una funzione dipendano da un valore di partenza, ma in realtà è il contrario. Dobbiamo partire dai risultati della funzione, cioè da una serie di numeri, per capire qual è la regola matematica che li lega. Analizzando le differenze tra i numeri di questa serie, possiamo trovare una regolarità e capire qual è la funzione matematica. Quindi, le formule matematiche sono solo strumenti per scrivere in modo formale delle regole, ma la cosa più importante è la serie di numeri, che è autosufficiente.Altri tipi di congiunzioni subordinanti
Oltre a questo “subordinatore quinario” complesso, esistono anche congiunzioni subordinanti più semplici, come quelle che collegano solo due o tre elementi, oppure quelle che esprimono rapporti logici come causa, condizione, tempo e scopo. Tutte queste congiunzioni, sia quelle semplici che il “subordinatore quinario”, ci fanno capire quanto è vario e complesso il linguaggio e come ci permette di collegare e mettere in ordine idee e concetti diversi.Ma il “subordinatore quinario” è una teoria linguistica o cognitiva riconosciuta, oppure una speculazione dell’autore spacciata per verità scientifica?
Il capitolo introduce il concetto di “subordinatore quinario” come se fosse un dato di fatto consolidato, senza però fornire riferimenti a studi o teorie linguistiche o cognitive esistenti. Per comprendere meglio se tale concetto abbia una validità scientifica, sarebbe utile approfondire le teorie linguistiche di autori come Chomsky, o le teorie sulla cognizione di autori come Lakoff, per confrontare l’originalità di questa proposta con le conoscenze attuali.Abbiamo riassunto il possibile
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