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Informazioni
“Alla fine del viaggio. Solitudine per il commissario Casabona” di Antonio Fusco ti trascina subito in un giallo complicato: un uomo viene trovato morto sui binari del treno, investito, ma è chiaro fin da subito che non è né un incidente né un suicidio, perché è legato a una sedia a rotelle. Il Commissario Casabona, che in più sta affrontando un momento difficile nella sua vita privata, si ritrova a indagare su questo omicidio misterioso ambientato in una cittadina italiana. Le piste si moltiplicano in fretta, collegando il caso a un vecchio incidente avvenuto nello stesso punto anni prima, quello di un ragazzo di nome Mirko Rondanelli, e a un suicidio inaspettato che avviene in pubblico. Al centro di tutto sembra esserci una figura oscura che si fa chiamare Samael, che usa il ricatto, sfruttando segreti inconfessabili legati al dark web e a temi delicati come la pedofilia, per manipolare diverse persone e costringerle a partecipare a un piano di vendetta complesso. L’indagine diventa una corsa contro il tempo per capire chi è la vittima, chi è Samael e qual è il legame con il passato, un thriller che scava a fondo nell’animo umano e nelle sue ombre più nascoste, mostrando la difficoltà dell’indagine e la solitudine di chi cerca la verità.Riassunto Breve
Un uomo viene trovato morto sui binari di una ferrovia, investito da un treno, seduto su una sedia a rotelle in un punto isolato. Le indagini escludono subito l’incidente o il suicidio, ipotizzando un omicidio. La sedia a rotelle distrutta e un braccio della vittima sulla locomotiva sono i primi indizi. Si scopre che la vittima, un uomo di circa 55-60 anni, aveva muscolatura tonica e una cicatrice al ginocchio, suggerendo che non usasse abitualmente una sedia a rotelle e fosse stato sedato o reso incosciente prima di essere messo sui binari. Un testimone parla di un’ambulanza sul cavalcavia vicino poco prima dell’incidente. Parallelamente, durante una festa cittadina, un uomo in divisa della Croce Rossa, identificato come Mario Lamberti, si suicida sparandosi. Nella sua casa viene trovato quello che sembra il corpo della madre morta da anni. Lamberti ha un alibi per l’ora dell’omicidio sui binari, ma un messaggio trovato suggerisce un legame con una persona chiamata “Samael” e un senso di colpa. L’indagine sull’uomo sui binari si collega a un caso simile avvenuto cinque anni prima nello stesso punto: la morte di Mirko Rondanelli, un diciassettenne investito da un treno. Vicino alla lapide di Mirko viene trovato un mozzicone di sigaretta di marca estera, lo stesso tipo trovato sulla scena del recente omicidio. Si scopre che la sedia a rotelle usata proviene dall’ospedale di Valdenza ed è scomparsa la sera dell’omicidio. Un infermiere ricorda che un furgone della Croce Rossa ha caricato un paziente, Vincenzo Bracco, usando una sedia dell’ospedale quella sera, su indicazione insolita del medico di turno, dottor Parenti. Il dottor Parenti, interrogato, confessa di aver sedato la vittima e di averla consegnata a un volontario della Croce Rossa nel parcheggio dell’ospedale. Dichiara di essere stato ricattato da “Samael”, conosciuto su una chat del dark web chiamata Tiny69, che lo minacciava di diffondere materiale pedopornografico in suo possesso. Le indagini sui dispositivi di Lamberti, Parenti e altri coinvolti rivelano comunicazioni con Samael, che usa i segreti legati alla pedofilia per costringere le persone ad agire. Un pacco anonimo contiene la registrazione di una confessione di un uomo, identificato come l’avvocato Luca Salvemini, che ammette di aver messo l’uomo sulla sedia a rotelle sui binari, anche lui ricattato da Samael per segreti simili. Salvemini si era confessato da don Massimo Silvestri, suggerendo un possibile coinvolgimento o conoscenza dei fatti anche da parte del prete. Si scopre che l’uomo ucciso sui binari è Andrea Cesari, un ex professore di educazione fisica. Cinque anni prima, Cesari era stato aggredito da Mirko Rondanelli e dal suo amico Matteo Rugani, che gli avevano bruciato l’auto, come reazione alle molestie subite dal professore. Mirko era morto investito dal treno quella stessa notte durante la fuga. Matteo Rugani confessa di essere stato pagato da Samael per filmare l’evento sui binari la sera dell’omicidio di Cesari. La scoperta decisiva avviene nella casa affittata da Cesari: si trovano le prove usate per i ricatti, il computer usato per le comunicazioni come Samael, una diagnosi di malattia terminale (carcinoma del pancreas) e una lettera d’addio. Si stabilisce che Andrea Cesari stesso è “Samael”. Malato terminale, ha pianificato la propria morte sui binari, replicando quella di Mirko, e ha usato i suoi ultimi giorni per esporre e punire altre persone con le sue stesse perversioni, costringendole a partecipare al suo piano finale. Un dettaglio finale lega Cesari al padre di Mirko, Alfonso Rondanelli, esperto informatico: le ultime parole di Cesari corrispondono a un verso inedito della madre di Mirko, suggerendo un legame tra i due uomini e un possibile ruolo di Rondanelli nell’assistenza a Cesari nel suo piano.Riassunto Lungo
1. La Sedia sui Binari
Una donna comunica al marito, un funzionario di polizia, la decisione di lasciare la casa. Spiega che una recente malattia ha cambiato la sua prospettiva sulla vita e sul valore del tempo, portandola a un forte desiderio di seguire i suoi veri sentimenti a cinquant’anni. Afferma con decisione che il loro matrimonio è finito da tempo e che i figli sono ormai adulti e indipendenti. Il marito reagisce con rabbia, mettendo in dubbio le sue motivazioni e liquidando l’idea come un tentativo sciocco di ritrovare la giovinezza perduta. La tensione tra i due è palpabile mentre affrontano il cambiamento imminente nelle loro vite.La scoperta sui binari
La conversazione personale viene bruscamente interrotta da una chiamata urgente dalla questura, che richiama il funzionario al suo dovere. Viene segnalato che un uomo è stato trovato morto sui binari di una ferrovia, investito da un treno. L’ispettore della polizia ferroviaria fornisce un dettaglio cruciale: la vittima era seduta su una sedia a rotelle in un punto molto lontano dalla stazione. Questa circostanza anomala fa immediatamente pensare a un omicidio piuttosto che a un semplice incidente o a un suicidio.L’indagine sul posto
Il commissario Casabona e la sua squadra arrivano rapidamente sul posto, un’area vasta e visibilmente contaminata lungo i binari. La sedia a rotelle è completamente distrutta dall’impatto, e un braccio della vittima è ancora tragicamente legato a un bracciolo rimasto sulla locomotiva. Data l’oscurità, si decide che è necessario aspettare l’alba per poter condurre un sopralluogo dettagliato e raccogliere tutte le prove possibili. Un venditore ambulante che lavora nelle vicinanze fornisce una potenziale pista: ha visto un’ambulanza fermarsi sul cavalcavia poco prima dell’incidente. Questo suggerisce che la vittima potrebbe essere stata trasportata lì e deliberatamente posizionata sui binari.I risultati del medico legale
Il medico legale esamina attentamente i resti dell’uomo, stimato avere tra i 55 e i 60 anni. Durante l’esame emerge un dettaglio sorprendente e fondamentale per l’indagine: la muscolatura delle gambe della vittima era tonica e ben sviluppata. Inoltre, viene trovata una cicatrice evidente di un’operazione al ginocchio, indicando che l’uomo era in grado di usare le sue gambe e probabilmente non aveva affatto bisogno di una sedia a rotelle. Questa scoperta rafforza in modo significativo l’ipotesi che sia stato reso incosciente o drogato prima di essere messo sui binari. L’evidenza medica trasforma il caso in modo decisivo verso un omicidio premeditato.Le direttive e la ricerca di indizi
Il questore emana una direttiva chiara alla squadra: minimizzare l’accaduto con la stampa, definendolo un incidente o un suicidio. Questo ordine viene dato per evitare problemi di ordine pubblico, specialmente in vista di un imminente evento cittadino importante. Nel frattempo, la polizia scientifica inizia una ricerca meticolosa sulla scena del crimine. Cercano frammenti della sedia a rotelle distrutta e qualsiasi altro elemento che sembri depositato di recente sull’area. Prestano particolare attenzione a trovare indizi come un mozzicone di sigaretta intatto, nella speranza che questi piccoli dettagli possano aiutare a identificare la vittima e, soprattutto, a scoprire chi lo ha spinto verso la morte.È davvero nell’interesse dell’ordine pubblico definire un omicidio come un incidente o un suicidio?
Il capitolo introduce una direttiva del questore che solleva non poche perplessità. L’ordine di minimizzare un caso che presenta fin da subito forti indizi di omicidio, definendolo un incidente o un suicidio per ragioni di “ordine pubblico” legate a un evento imminente, sembra contraddire la fondamentale esigenza di trasparenza e l’obiettivo primario dell’indagine: scoprire la verità su un crimine efferato. Questa scelta, pur motivata da contingenze pratiche, non viene sufficientemente argomentata nel capitolo, lasciando un vuoto logico sul bilanciamento tra sicurezza pubblica e giustizia. Per comprendere meglio le complesse dinamiche che possono portare a decisioni simili nelle forze dell’ordine, è utile approfondire gli studi sulla sociologia della polizia, l’etica professionale nel diritto penale e le strategie di comunicazione in situazioni di crisi. Autori che trattano di criminologia critica o di gestione dell’informazione in ambito investigativo possono offrire spunti preziosi per analizzare le implicazioni di una tale direttiva.2. Un Suicidio Svela un Mistero
Un’indagine per omicidio è in corso e la squadra investigativa si riunisce per fare il punto della situazione. I treni circolano regolarmente, non ci sono telecamere nella zona dove è stato trovato il corpo, e non risultano denunce di ambulanze rubate. La vittima non compare nelle banche dati nazionali per persone scomparse o per impronte digitali. I reperti trovati, tra cui un mozzicone di sigaretta di marca estera e una sedia a rotelle, sono stati inviati a Firenze per le analisi forensi. È stata controllata una lista di persone operate al ginocchio, ma nessuna corrisponde alla vittima. Il commissario Casabona mostra segni di nervosismo a causa di problemi personali, mentre l’ispettore Sarripoli viene aggregato alla squadra per supportare le indagini.Un evento inaspettato
Durante la festa patronale e la tradizionale Giostra dell’orso, un colpo di pistola rompe la calma e scatena il panico tra la folla. La polizia interviene immediatamente e trova un uomo vestito con una divisa della Croce Rossa. L’uomo si è sparato alla testa usando una pistola d’ordinanza, che sembra aver sottratto a un agente. Poco prima di compiere il gesto estremo, mentre veniva inseguito da due agenti, l’uomo continuava a ripetere le parole “Mi dispiace”.L’identificazione e una scoperta inquietante
L’uomo viene identificato come Mario Lamberti, un usciere comunale di 42 anni. La perquisizione nel suo piccolo appartamento rivela indizi che suggeriscono la presenza passata di una donna anziana, trovando vestiti e medicine con date ormai lontane. I vicini lo descrivono come una persona molto riservata e confermano che viveva con la madre, malata di Alzheimer. La madre era stata trasferita in una casa di cura a Pisa circa dieci anni prima, ma Lamberti continuava a ritirare la sua pensione. Sotto il letto, nascosto da un tappeto, viene trovato un fagotto avvolto in sacchi neri, che gli investigatori sospettano possa contenere il corpo della madre.Come esattamente il suicidio di un usciere comunale “svela un mistero” di omicidio, come promette il titolo?
Il capitolo, nel riassunto fornito, manca di un passaggio logico fondamentale: non spiega come il suicidio di Mario Lamberti sia effettivamente collegato all’indagine per omicidio descritta all’inizio. Il titolo promette che il suicidio “svela un mistero”, ma il testo non mostra quale mistero venga svelato o come. Questa lacuna argomentativa lascia il lettore senza la chiave di volta della narrazione. Per colmare questa mancanza e capire come gli eventi possano essere collegati, sarebbe necessario approfondire le tecniche narrative del genere giallo e le possibili motivazioni che legano crimini apparentemente distinti, magari leggendo autori come Arthur Conan Doyle o Agatha Christie, maestri nel costruire trame complesse con colpi di scena inaspettati.3. L’ombra del passato sul binario
L’indagine su Lamberti
L’indagine sull’uomo investito dal treno stabilisce rapidamente che Mario Lamberti non può essere la persona che lo ha portato sui binari. Lamberti ha infatti un alibi solido, confermato da testimoni e telecamere di sicurezza, che lo colloca alle prove del Palio nel momento esatto dell’incidente. Tuttavia, la morte per suicidio di Lamberti, avvenuta in pubblico durante una manifestazione poco dopo l’incidente ferroviario, rimane un fatto inspiegabile. Si ipotizza che questo gesto estremo sia legato a un senso di colpa profondo e molto recente, e non alla scoperta del cadavere della madre in casa, che sembra morta da anni. Un messaggio trovato, apparentemente scritto da Lamberti e indirizzato a una figura chiamata “Samael”, aggiunge un ulteriore elemento di mistero. Questo messaggio rivela un legame con una ragazza di tredici anni ed esprime il timore che qualcuno abbia scoperto delle fotografie compromettenti. Il testo suggerisce anche che Lamberti stesse agendo sotto le direttive di “Samael” per portare a termine un compito importante proprio quella sera.Una nuova pista: il caso Rondanelli
Una nuova e significativa pista investigativa emerge dalle ricerche condotte vicino al luogo dell’incidente ferroviario. Gli investigatori scoprono una lapide che commemora Mirko Rondanelli, un ragazzo di diciassette anni morto investito da un treno nello stesso identico punto cinque anni prima. Le circostanze della morte di Mirko non sono mai state del tutto chiarite all’epoca. Ad aumentare l’interesse investigativo, un mozzicone di sigaretta di provenienza britannica è stato trovato vicino alla lapide dalla Scientifica. Ulteriori verifiche rivelano che la madre di Mirko Rondanelli era scozzese e che si è tragicamente suicidata mesi dopo la morte del figlio. Questo dettaglio storico crea un possibile e inquietante collegamento tra l’incidente attuale e la tragedia avvenuta cinque anni fa, suggerendo con forza che i due eventi possano essere in qualche modo connessi. L’indagine si concentra ora sull’analisi approfondita della vita recente di Lamberti e sulla riapertura ufficiale del caso Rondanelli per trovare la connessione che lega queste due morti apparentemente distanti avvenute sullo stesso tratto di binario.Davvero è plausibile che un uomo in fin di vita, per di più sedato al momento cruciale, possa aver orchestrato un piano così complesso e rischioso, che dipendeva dalla cooperazione (seppur forzata) di più individui per la sua stessa esecuzione?
Il capitolo, pur svelando l’identità di Samael, presenta una conclusione che solleva non poche perplessità sulla sua effettiva realizzabilità. L’idea che un individuo morente e, secondo il testo, sedato al momento dell’evento finale, sia stato in grado di pianificare nei minimi dettagli e, soprattutto, di garantire l’esecuzione di un piano che richiedeva la partecipazione attiva e coordinata di persone ricattate e presumibilmente riluttanti, appare al limite dell’inverosimile. Come si è assicurato della loro obbedienza fino all’ultimo? Quali garanzie aveva che non lo avrebbero abbandonato o, peggio, denunciato prima? La logistica stessa di sedare sé stesso e farsi trasportare sui binari da complici non del tutto affidabili presenta notevoli criticità pratiche e di controllo. Per esplorare a fondo queste problematiche, sarebbe utile approfondire gli studi sulla psicologia criminale, in particolare sui crimini complessi e sulla dinamica delle relazioni tra mandante e esecutori in contesti di costrizione. Autori che trattano la pianificazione criminale e le vulnerabilità intrinseche dei piani che dipendono da molteplici attori esterni potrebbero offrire spunti interessanti.14. Il verso segreto
A Edimburgo avviene un incontro con Alfonso Rondanelli, il padre di Mirko. Durante la conversazione, Rondanelli esprime con fermezza la sua convinzione che la morte del figlio non sia stata un suicidio, criticando aspramente il modo in cui l’indagine iniziale è stata condotta. Viene presentata una scusa per come il caso è stato gestito in passato.La targa e il verso misterioso
Poco dopo, seduti su una panchina in un giardino, si nota una targa commemorativa. Questa targa è dedicata a Mirko e a Shona, e reca incisa una frase particolare: “in attesa di ritrovarci in un eterno abbraccio, alla fine del viaggio”. Questa stessa frase è stata pronunciata da Andrea Cesari come sue ultime parole, creando un collegamento inaspettato e significativo.L’origine del verso e i legami familiari
Si scopre che la frase incisa sulla targa non è casuale. È, infatti, il titolo dell’ultima poesia scritta da Shona Anderson, un’opera inedita. Shona Anderson era una scrittrice e la sua vita si è conclusa con un suicidio avvenuto dopo la scomparsa del figlio. Viene rivelato che Shona Anderson era la madre di Mirko e la moglie di Alfonso Rondanelli, colui che possiede l’unica copia della poesia inedita.Il legame tra Cesari e Rondanelli
Questa scoperta porta a un’importante deduzione: Andrea Cesari deve essere stato a Edimburgo. Qui, con ogni probabilità, ha incontrato Alfonso Rondanelli e da lui ha ottenuto il verso inedito della poesia di Shona. Si avanza quindi l’ipotesi che Rondanelli, noto per le sue competenze informatiche, possa aver avuto un ruolo nell’assistere Cesari nelle sue ultime fasi di vita, quasi come una figura di guida o supporto, paragonabile in questo contesto all’arcangelo Samael.La decisione finale
Viene presa in considerazione l’eventualità di avviare un’ulteriore indagine per approfondire il ruolo di Rondanelli. Tuttavia, dopo un’attenta valutazione, si decide di non procedere in questa direzione. La scelta è motivata dalla consapevolezza della condizione terminale di Cesari e dalla percezione che, in qualche modo, una forma di giustizia o di risoluzione per i fatti accaduti sia già stata raggiunta. Le anime dei defunti vengono lasciate riposare in pace.Davvero si può considerare chiusa un’indagine quando emerge un legame così stretto tra un testimone chiave e le ultime azioni del defunto?
Il capitolo, dopo aver stabilito un legame inequivocabile tra le ultime parole di Cesari e un verso inedito posseduto unicamente da Alfonso Rondanelli, e aver ipotizzato un suo ruolo di assistenza, decide sorprendentemente di non procedere con un’ulteriore indagine su quest’ultimo. Questa scelta, motivata dalla condizione di Cesari e da una percezione di “giustizia raggiunta”, appare illogica dal punto di vista investigativo, lasciando nell’ombra la natura esatta del coinvolgimento di Rondanelli. Per valutare criticamente tale decisione, è fondamentale studiare i principi della logica applicata alle indagini e le metodologie di analisi dei casi complessi. Approfondire testi sulla criminologia investigativa o sulla teoria della prova potrebbe fornire gli strumenti necessari.Abbiamo riassunto il possibile
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