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Informazioni
“Addio alla Natura” di Gianfranco Marrone è un libro che ti fa davvero rimettere in discussione tutto quello che pensavi di sapere sul concetto di Natura. Marrone non la vede come una cosa semplice e oggettiva, ma come un’idea super complessa che è cambiata un sacco nella storia e nelle diverse culture. Il libro esplora come usiamo questa idea oggi, dalla “neuromania” che cerca di spiegare tutto col cervello, al marketing dei prodotti bio, fino ai dibattiti sull’ecologia e il rapporto tra scienza e politica. L’autore critica l’idea di una Natura unica e separata dalla società, mostrando invece come “fatti” scientifici e “valori” politici siano sempre intrecciati. Ci porta a pensare al “multinaturismo”, cioè all’idea che esistano modi diversi di vedere la realtà, non solo quello occidentale che separa uomo e natura. È un viaggio attraverso la storia del pensiero, la scienza, i media e persino culture lontane, per capire che la Natura non è un dato di fatto, ma qualcosa che costruiamo e negoziamo continuamente. Se ti interessa capire meglio il rapporto uomo natura e come le idee influenzano il mondo, questo libro è una bomba.Riassunto Breve
Il concetto di Natura non è un’idea semplice o oggettiva, ma un’entità complessa e mutevole, usata in modi diversi e spesso contrastanti. Si osserva un forte interesse per la Natura, vista a volte come ambiente da proteggere, a volte come realtà scientifica da studiare, a volte come spontaneità. Questi usi spesso la elevano a valore supremo, nascondendo interessi o semplificando la realtà. Esiste uno scontro tra un pensiero che riduce tutto a leggi naturali certe e un pensiero che collega idee diverse, analizzando relazioni complesse senza cercare risposte affrettate. Non si tratta di separare natura e cultura, ma di riconoscere molteplici nature, intese come settori sociali interconnessi. I problemi ambientali e scientifici sono legati a questioni sociali e culturali, come l’immigrazione, suggerendo un “multinaturismo”. La Natura, intesa come concetto unico, non è chiara ma implicita e poco discussa. La sua definizione è cambiata nella storia del pensiero occidentale, vista come principio, armonia, meccanismo, o esterna all’uomo, spesso contrapposta a cultura o legge. L’etimologia non chiarisce il significato profondo, che varia col contesto. Con le scienze moderne, la Natura diventa una macchina governata da leggi, studiata con strumenti che la rendono astratta. Anche arte e letteratura riflettono questa complessità, rappresentandola in modi diversi, e la percezione della bellezza naturale cambia nel tempo. L’ecologismo unisce sentimento estetico e argomenti scientifici per difendere la Natura come valore intrinseco. L’epoca attuale pone il cervello al centro della comprensione umana (“neuromania”), sostenendo che ogni stato mentale corrisponde a un’area cerebrale attivata, basandosi su tecnologie come la fMRI. Tuttavia, le immagini cerebrali sono costruzioni grafiche complesse, non rappresentazioni dirette. Questa visione riduzionista ignora la diversità sociale e culturale, cercando di localizzare sentimenti complessi in aree specifiche, ma le passioni sono processi dinamici e relazionali, non stati statici. Il cervello non è solo una macchina per risolvere problemi, ma partecipa alla costruzione di identità e senso sociale. L’idea che la natura ami nascondersi ha influenzato il pensiero occidentale, portando ad atteggiamenti diversi: cercare di svelarla con la forza (prometeico) o comprenderla intuitivamente (orfico). Queste visioni si ritrovano nel marketing dei prodotti biologici, dove la confezione comunica un’idea di natura legata alla verità e all’autenticità, spesso rifiutando l’estetica tradizionale e usando una “retorica dell’ipocrisia” per apparire più “naturale”. La “naturalità” è un valore costruito e comunicato. Il dibattito sull’ecologia nei media presenta la Natura come emergenza, con la scienza come autorità. Le filosofie ambientali riprendono la separazione società/natura, oscillando tra descrizione scientifica e azione politica. Si discute di diritti per entità non umane, basati su un valore intrinseco difficile da giustificare. L’ambientalismo protegge la natura per l’uomo, l’ecologismo la vede come valore prioritario, a volte anti-umanistico. Il limite è il pregiudizio che natura e uomo siano entità separate; in realtà, sono idee e valori che si definiscono a vicenda e variano culturalmente. L’antropologia del multinaturalismo mostra che le entità del mondo sono attribuzioni di senso. La politica ecologica tradizionale ha usato una concezione semplificata di Natura. Serve una visione che superi la protezione, arrivando a una costruzione sociale della natura, frutto di dialogo. La cultura occidentale stabilisce una divisione tra natura e società, scienza e politica, fondata sul mito platonico della caverna, che nasconde un’alleanza tra scienza e potere. Non esiste teoria politica senza visione della natura, né scientifica senza visione della società. Fatti e valori sono intrecciati; i fatti sono costruiti. Le questioni pubbliche richiedono decisioni nonostante l’incertezza scientifica (società del rischio, principio di precauzione). Il caso della mucca pazza mostra come affrontare il rischio implichi negoziazione tra scienza, politica, economia e valori; definire i prioni è stato un atto sia scientifico che politico. L’idea di una natura unica e separata dalla cultura non è universale. Altre popolazioni vedono esseri non umani come soggetti con status simile agli umani, integrati in relazioni sociali, mostrando che il confine tra umano e non umano cambia. Anche nella scienza moderna si creano entità costruite. La situazione attuale di migrazioni porta a “interculturalità” e “internaturalità”, con processi di mescolanza e diverse “ontologie” (modi di concepire la realtà). Questa pluralità si scontra con un “mononaturalismo” che difende l’idea di una natura unica per mantenere l’idea di un’unica natura umana e culture universali. Il conflitto è tra questa visione pluralistica e la difesa di un’unica realtà data.Riassunto Lungo
1. Lo Scontro sulla Natura
Oggi si parla molto di Natura, ma questo termine viene usato in modi molto diversi. Alcuni la vedono come qualcosa da proteggere, un ambiente puro in contrasto con la civiltà che distrugge. Altri, soprattutto gli scienziati, la considerano una realtà da studiare in modo oggettivo, governata da leggi precise. C’è anche chi lega la Natura all’idea di spontaneità e autenticità, contrapponendola a tutto ciò che è artificiale o costruito.Le diverse idee di Natura
Questi modi di intendere la Natura, pur essendo differenti tra loro, spesso la usano come un valore assoluto, quasi un’arma contro chi cerca di analizzare le cose in profondità senza accontentarsi di risposte semplici. Invocare la Natura in modo unico e indiscusso può nascondere interessi specifici, rafforzare poteri esistenti e portare a situazioni ingiuste o a chiusure verso idee diverse.I limiti di una visione semplice
Esiste una tensione tra un modo di pensare che cerca di ridurre tutto a risposte semplici e certe trovate nella natura (un pensiero che semplifica eccessivamente) e un modo di pensare che cerca di collegare idee e concetti da ambiti diversi (un pensiero che unisce). Questo secondo approccio non cerca risposte immediate e definitive, ma si concentra sull’analisi delle relazioni complesse che esistono tra elementi come i corpi fisici, le idee, le tecnologie e i valori umani.Pensare in modo complesso
La questione non è mettere la natura contro la cultura, ma riconoscere che esistono molteplici nature. Con questo si intendono diversi settori della società che interagiscono tra loro. L’idea di “multinaturismo” suggerisce che i problemi legati all’ambiente o alla scienza sono strettamente connessi a questioni sociali e culturali, come ad esempio l’immigrazione. Dare un nome a qualcosa, come l’inquinamento o una nuova scoperta scientifica, significa già prendere delle decisioni su come affrontarla e gestirla. Allo stesso modo, capire culture diverse richiede di fare delle scelte su come interpretarle e relazionarsi con esse.Molteplici nature e legami sociali
La Natura, intesa come un concetto unico, semplice e ovvio, non è affatto chiara. È invece un’idea che spesso non viene discussa a fondo, rimanendo implicita e poco definita.Ma come si passa concretamente dalla critica di una Natura unica all’idea di ‘multinaturismo’ che lega inquinamento, scienza e immigrazione?
Il capitolo critica efficacemente l’uso semplicistico del concetto di Natura, ma l’introduzione del “multinaturismo” come soluzione, pur affascinante, lascia aperte domande cruciali sulla sua applicazione pratica. Il legame tra problemi ambientali/scientifici e questioni sociali complesse come l’immigrazione è affermato, ma il meccanismo di questa connessione e le implicazioni operative di tale visione non sono sufficientemente esplorati nel riassunto. Per comprendere meglio come affrontare questa complessità e superare la dicotomia natura/cultura in modo costruttivo, è utile approfondire gli studi nel campo della sociologia dell’ambiente, dell’antropologia simmetrica e degli Science and Technology Studies (STS). Autori come Bruno Latour offrono strumenti concettuali per analizzare le reti complesse che legano elementi umani e non umani, permettendo di vedere come le “nature” siano sempre intrinsecamente legate alle “culture” e alle dinamiche sociali.2. Natura: Un Concetto Elusivo
La Natura è un concetto complesso e difficile da definire in modo univoco. Nel corso della storia del pensiero occidentale, ha assunto significati molto diversi, spesso in contrasto tra loro. Fin dall’antichità, i filosofi l’hanno vista ora come un principio fondamentale, ora come un sistema armonioso, ora come un meccanismo complesso, o addirittura come qualcosa separato dall’uomo. Spesso, l’idea di Natura viene messa in opposizione a concetti creati dall’uomo, come la cultura, le leggi o la libertà. Anche l’origine delle parole che usiamo, come il latino “natura” e il greco “physis”, che richiamano l’idea di “generare” o “crescere”, non basta a fissare un significato definitivo, perché il senso profondo di questo concetto cambia radicalmente a seconda del periodo storico e culturale.La Natura nella Scienza Moderna
Con l’avvento delle scienze moderne, la Natura viene vista come una macchina governata da leggi matematiche, osservabile e spiegabile scientificamente. Questo porta a una separazione tra la Natura come principio creatore (natura naturans) e la Natura come insieme di cose create (natura naturata). L’osservazione scientifica si basa sempre più su strumenti e tecnologie, rendendo la Natura un campo di studio astratto, lontano dalla percezione umana diretta. Questa visione meccanicistica e misurabile ha profondamente influenzato il modo in cui interagiamo con il mondo naturale. La ricerca scientifica, concentrandosi su dati e modelli, ha creato una distanza tra l’esperienza diretta della Natura e la sua comprensione intellettuale.La Natura nell’Arte e nella Cultura
Anche l’arte e la letteratura riflettono questa complessità, rappresentando la Natura come un paradiso perduto, uno specchio dell’interiorità umana, o un luogo in opposizione alla civiltà. La percezione della bellezza naturale cambia nel tempo: nell’antichità era legata all’ordine, all’armonia e al corpo umano, mentre oggi si tende a vedere la bellezza nei paesaggi selvaggi e incontaminati. Il Medioevo lega la bellezza naturale all’opera divina, considerando bello tutto ciò che esiste in natura. L’arte imita questa bellezza divina. Queste diverse rappresentazioni mostrano come la Natura sia stata vista non solo come una realtà fisica, ma anche come uno spazio simbolico e culturale. L’evoluzione del gusto estetico rivela un cambiamento profondo nel rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda. Dalla celebrazione dell’ordine classico si è passati all’ammirazione per la forza incontrollata e la purezza selvaggia.La Natura nell’Ecologismo Moderno
Oggi, il movimento ecologista affronta la questione della Natura unendo diverse prospettive. Spesso si parte da un sentimento estetico, a volte nostalgico, che vede la Natura come qualcosa di bello e prezioso da preservare. Questo sentire viene poi supportato da argomenti scientifici solidi, che dimostrano la necessità di proteggere gli ecosistemi e la biodiversità. Si difende la Natura non solo per il suo valore per l’uomo, ma anche come un valore intrinseco, considerato bello e buono in sé. L’uso dei dati scientifici come prova rafforza l’appello emotivo e morale. Tutto questo conferma come l’idea di Natura sia un intreccio complesso di storia, cultura, scienza ed estetica, un concetto che non è affatto una realtà semplice e scontata.Se il concetto di Natura è così elusivo e storicamente variabile, come si giustifica il suo presunto ‘valore intrinseco’ nell’ecologismo moderno?
Il capitolo correttamente individua la complessità e la mutevolezza storica del concetto di Natura. Tuttavia, nel presentare l’ecologismo moderno, introduce l’idea di un “valore intrinseco” della Natura senza esplorare adeguatamente le basi filosofiche o etiche di tale affermazione. Se la Natura è un costrutto culturale, su quali fondamenti poggia questo valore che dovrebbe essere indipendente dalla percezione umana? Per approfondire questo nodo cruciale, è utile esplorare il campo dell’etica ambientale e autori come Aldo Leopold o Holmes Rolston III, che hanno cercato di definire e giustificare il valore non strumentale della Natura.3. Mappare le Emozioni nel Cervello
Il cervello è oggi considerato fondamentale per capire il comportamento umano, tanto da generare una vera e propria “neuromania”. Questa tendenza porta ad aggiungere il prefisso “neuro” a molte discipline. L’idea di base è che i comportamenti umani abbiano una causa fisica nel cervello e che ogni pensiero o stato d’animo corrisponda all’attivazione di una specifica zona cerebrale. Si sostiene che le neuroscienze, usando dati sperimentali e oggettivi come le immagini del cervello, possano creare scienze dell’uomo più precise e basate su fatti concreti.I limiti delle tecniche di indagine
Spesso, però, l’uso del termine “neuro” nei media non è del tutto obiettivo. Le neuroscienze si appoggiano molto su tecnologie come la risonanza magnetica funzionale (fMRI). Questa tecnica misura il flusso di sangue nelle aree cerebrali che sono attive in un dato momento. C’è un problema: il flusso di sangue cambia lentamente (in secondi), mentre i pensieri sono molto più veloci (frazioni di secondo). Inoltre, durante gli esperimenti, si attivano tantissime aree del cervello contemporaneamente, rendendo difficile capire quali siano davvero importanti per quello che si sta studiando. Per isolare le aree rilevanti si usano tecniche complicate, come la “sottrazione cognitiva” e analisi statistiche, ma questi metodi si basano su ipotesi e non sono semplici. Le immagini colorate del cervello che vediamo non sono foto dirette dell’attività, ma rappresentazioni create combinando dati tecnologici, calcoli statistici e idee teoriche.Ridurre l’uomo a biologia?
Questa visione tende a semplificare troppo la complessità umana, cercando di ricondurla solo a meccanismi biologici validi per tutti. In questo modo, ignora quanto siamo diversi a causa della società e della cultura in cui viviamo. Un esempio di questa tendenza si vede negli studi che cercano di trovare la “sede” nel cervello di sentimenti come l’amore o l’odio. Alcuni esperimenti hanno mostrato che amore e odio attivano aree simili, come l’insula mediale, la corteccia cingolata anteriore, il nucleo caudato e il putamen. Questi studi, però, presentano problemi nel modo in cui vengono condotti. Ad esempio, la scelta delle persone che partecipano non è sempre casuale, ed è difficile gestire il fatto che i partecipanti sono consapevoli dei propri sentimenti durante l’esperimento.Le emozioni sono processi complessi
Le passioni e i sentimenti umani non sono qualcosa di fisso e immutabile. Sono processi che cambiano continuamente, influenzati dal contesto sociale e dalle interazioni con gli altri. Ridurre sentimenti complessi a semplici “compiti” da collegare a specifiche zone del cervello non tiene conto di quanto le emozioni siano un percorso dinamico e legato alle relazioni. C’è l’idea, implicita in questo approccio e che viene un po’ dal mondo dell’intelligenza artificiale, che il cervello sia una macchina fatta per risolvere problemi.Il vero scopo del comportamento umano
Questa idea non considera che l’obiettivo principale delle persone è costruire la propria identità e gestire il proprio posto nella società e nella cultura. I comportamenti umani sono pieni di significato, legati alla lingua che usiamo, alla società in cui viviamo e alla nostra cultura. Non sono solo il risultato di meccanismi biologici universali.Se i “fatti” vengono “costruiti” e prendono significato da un “certo punto di vista”, non si rischia di scivolare nel relativismo più assoluto, dove ogni “verità” vale l’altra?
Il capitolo introduce l’idea affascinante e complessa che i fatti scientifici non siano entità oggettive preesistenti, ma vengano definiti e prendano significato all’interno di specifiche relazioni e prospettive. Questa visione, pur utile a smascherare la presunta neutralità della scienza e il suo legame con il potere, solleva un interrogativo cruciale: se la verità è sempre relativa a un punto di vista o a una costruzione sociale, come possiamo distinguere tra affermazioni fondate e mere opinioni, o peggio, falsità? Come possiamo prendere decisioni collettive informate se non esiste una base di fatti condivisa, ma solo interpretazioni negoziate? Per esplorare queste tensioni e capire meglio le implicazioni di una visione “costruzionista” della scienza, è utile approfondire gli studi nel campo della Sociologia della Conoscenza e degli Science and Technology Studies (STS). Autori come Bruno Latour o Donna Haraway offrono prospettive articolate su come la scienza operi nella pratica e su come i fatti siano inestricabilmente legati ai contesti sociali e materiali in cui emergono, cercando al contempo di evitare le derive del relativismo estremo.7. Oltre Natura e Cultura: Molteplici Reali
L’idea comune che esista una sola natura, separata dalla cultura umana, non è l’unica possibile. Ci sono molti modi diversi di vedere la realtà nel mondo. In queste visioni, il confine tra ciò che consideriamo umano e ciò che non lo è, e la distinzione tra natura e cultura, cambiano molto. Questo mostra che la nostra visione occidentale è solo una tra tante.Visioni dal Mondo
Per alcune popolazioni, come gli Achuar che vivono in Amazzonia, molti esseri non umani – come animali, piante o spiriti – sono visti in modo simile agli esseri umani. Li considerano come soggetti veri e propri, con le loro intenzioni, i loro diritti e i loro doveri. Sono integrati in sistemi di relazioni sociali e di parentela che noi solitamente riserviamo solo alle persone. Ad esempio, la caccia per gli Achuar non è un’azione su un oggetto, ma un rapporto tra soggetti che si trovano sullo stesso piano. Non rispettare queste relazioni ha conseguenze importanti, sia per il corpo che per lo spirito. Questa prospettiva dimostra chiaramente che la divisione netta tra natura e cultura, che per noi occidentali è normale, è solo una delle tante possibili visioni del mondo.Anche la Scienza Costruisce la Realtà
Anche nel mondo della scienza moderna, creiamo concetti che non sono né fatti puramente oggettivi né semplici invenzioni. Pensiamo a entità come il neutrino, una particella teorica che è stata necessaria per spiegare alcuni fenomeni dell’universo. Questo suggerisce che anche la “natura” studiata dalla scienza è, in parte, una costruzione che facciamo noi per capire il mondo. Le società umane, comprese quelle più avanzate e tecnologiche, includono sempre esseri non umani come elementi fondamentali della loro esistenza e organizzazione. La nostra interazione con la realtà non è mai passiva, ma implica sempre un modo di interpretarla e organizzarla.Il Mondo di Oggi: Incontri e Mescolanze
La situazione attuale, con molte persone che si spostano e culture diverse che si incontrano, porta a una crescente “interculturalità”. Ma non è solo la cultura a mescolarsi: assistiamo anche a una “internaturalità”. Non esistono più culture o nature isolate e immobili, ma processi continui dove tutto si mescola e si trasforma. Quando persone con origini diverse si incontrano, portano con sé non solo modi di vivere e pensare differenti (culture diverse), ma anche modi diversi di concepire la realtà stessa. Portano quelle che potremmo chiamare altre “ontologie”, cioè altri modi di vedere e distinguere cosa è umano e cosa non lo è, cosa appartiene alla natura e cosa alla cultura.Il Conflitto con l’Idea di Natura Unica
Questa grande varietà di visioni sulla realtà incontra una forte resistenza. C’è chi difende l’idea di un “mononaturalismo”, cioè l’esistenza di una natura unica e oggettiva per tutti. Spesso, questa difesa serve a mantenere l’idea che esista anche un’unica natura umana e che certe idee culturali siano universali per tutti. Questa resistenza unisce persone e gruppi che altrimenti sarebbero molto diversi tra loro. La vera discussione importante oggi non è tra chi crede in valori universali e chi crede nel relativismo culturale, ma tra chi accetta questa visione plurale della realtà e chi invece insiste nel difendere l’idea che esista una sola realtà data e immutabile per tutti.Ma questa equiparazione tra visioni indigene e concetti scientifici non rischia di confondere piani diversi, sminuendo la specificità di ciascuno?
Il capitolo presenta l’idea che sia le visioni del mondo non occidentali sia la scienza moderna “costruiscano” la realtà, citando l’esempio del neutrino. Tuttavia, accostare le ontologie complesse e relazionali di popolazioni come gli Achuar alla creazione di entità teoriche nella fisica solleva interrogativi sulla natura di questa “costruzione”. La validazione scientifica di un concetto come il neutrino, basata su previsioni e verifiche empiriche (anche se indirette), differisce sostanzialmente dai sistemi di conoscenza e relazione che governano le interazioni tra esseri umani e non umani in altre culture. Approfondire la filosofia della scienza, in particolare le distinzioni tra realismo, antirealismo e costruttivismo, e studiare l’antropologia delle ontologie, ad esempio attraverso il lavoro di autori come Philippe Descola o Bruno Latour, può aiutare a comprendere meglio le diverse modalità con cui le realtà vengono intese e strutturate, evitando generalizzazioni che potrebbero appiattire differenze cruciali.Abbiamo riassunto il possibile
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